n°19 - Aprile 2023 - Anno III
VACANZA IN BICI
Otto itinerari per scoprire il Belpaese da nord a sud
Una festa per i sensi avvolti in un’elegante atmosfera milanese.
Ristorante Acanto, Hotel Principe di Savoia.
in COpertina
Vacanza in bici, otto itinerari per scoprire il Belpaese da nord a sud
Il cicloturismo ha smesso di essere un fenomeno di nicchia ed è diventato, a tutti gli effetti, tra i protagonisti del mondo del turismo a livello mondiale e italiano. Lo dicono anche i numeri: vale 4 miliardi in Italia
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BERGAMO:
BRESCIA: I laghi bresciani e il luccio alla gardesana
Ceretto, non solo grandi vini Storia, cultura e alta cucina
Natura
way we lake it.
Editoriale
Bicicletta
Viaggiare a passo lento per l'Italia
Per un “viaggiatore”, termine che è solo un po’ più aulico per indicare un turista curioso, la meta è fondamentale. E nel nostro caso sono principalmente i luoghi dove alloggiare o ristorarsi al meglio. Ma centrale resta sempre il “viaggio” dove il vero “lusso” è il conoscere e scoprire posti e paesaggi nuovi. Navi, aerei, treni od auto ci permettono di avvicinarci rapidamente alle località che vogliamo, ma - a parte fare un percorso a piedi o a cavallo - la bicicletta è oggi l’unico mezzo, oggi meno faticoso di un tempo grazie alle e.bike di ultima generazione, che ci permette di vivere il paesaggio sentendocene parte integrante.
Per alcuni è questa la magia della bicicletta e sempre più turisti - indipendentemente da reddito od età - scelgono questo tipo di vacanza. Per questo, come Check-In abbiamo deciso di dedicare prevalentemente un numero ad alcuni itinerari in Italia in prospettiva anche della Giornata mondiale della bicicletta che si festeggia il 3 giugno.
Le due ruote sono sicuramente un mezzo di trasporto semplice, economico e sostenibile che tutela la salute dell’ambiente e quella dell’uomo. E non da ultimo regala grandi emozioni. Ci si può immergere nelle immagini, nei suoni e nei profumi dei paesaggi che si attraversano. Non c'è modo migliore per scoprire gemme nascoste con la libertà di andare al proprio ritmo e secondo i gusti personali.
E, a scanso di equivoci, con costi alla portata di qualunque portafoglio, visto che dalle bici più basic, da qualche centinaio di euro, si passa a modelli che arrivano tranquillamente a molte migliaia di euro. E, ovviamente, in un ogni percorso si trovano soste per mangiare e dormire per tutte le tasche e attrezzati per ospitare le biciclette. Nei nostri percorsi ne abbiano segnalati solo alcuni, ma ovviamente se ne possono trovare di ogni tipo.
Sport, natura e avventura È il momento d'oro della vacanza in bicicletta
di Gianluca PirovanoQualcosa dentro di noi, durante la pandemia, è cambiato. Essere costretti in casa, chiusi nelle nostre quattro mura, ci ha fatto capire quanto bello sia potersi godere un viaggio all'aria aperta, immersi nella natura. Così, quando l'incubo Covid, finalmente, ce lo siamo lasciato alle spalle, abbiamo ripreso a viaggiare, ma con una sensibilità differente. La tendenza, confermata anche dai numeri, è quella di cercare viaggi in cui è la natura a giocare un ruolo da protagonista, in cui si cercano spazi aperti e in cui, spesso, ci si muove a piedi o in bici
Proprio il cicloturismo sta vivendo un vero e proprio momento d'oro. Sia chiaro, la pandemia altro non ha fatto che accelerare una tendenza che in realtà aveva già in parte preso piede, ma che ora sembra aver fatto il definitivo salto di qualità.
Il cicloturismo non è più un fenomeno di nicchia, relegato a pochi appassionati. Siamo di fronte a quello che nei prossimi anni diventerà, senza dubbio, uno dei pilastri del turismo a livello mondiale. E l'Italia, in questo senso, non sembra essere da meno.
Il momento d'oro del cicloturismo
A certificare la fase fortunata del cicloturismo italiano ci sono i numeri, freschi freschi, forniti da “Viaggiare con la bici 2023 - terzo Rapporto nazionale sul cicloturi-
smo” curato da Isnart (Istituto Nazionale Ricerche Turistiche) in collaborazione con Legambiente. Una fotografia chiara di ciò che sta accadendo: i cicloturisti "puri" sono passati dai 4 milioni nel 2019, ultimo anno prima della pandemia, ai 9 milioni del 2022, con un impatto economico che si aggira attorno al miliardo di euro.
Tutto qui? No di certo. A chi sceglie l'Italia per una vacanza su due ruote si aggiunge chi lo fa con altre motivazioni, ma passa comunque una parte del suo viaggio in
bicicletta. Un dato che porta il numero complessivo per il 2022 a circa 33 milioni di presenze generate dalla bicicletta, che valgono per il turismo del Belpaese circa 4 miliardi di euro
Italia, il Paese della bicicletta
A dar manforte all'Italia in questa crescita, che vede nel mirino Germania e Francia, vere potenze del cicloturismo europeo, c'è la tradizione. L'Italia è, infatti, il Paese della bicicletta. Questo sia perché in molte città è un mezzo simbolo, pensiamo per esempio a Ferrara, sia perché in Italia esistono destinazioni conosciute a livello mondiale per il loro legame con le due ruote. Zoncolan, Mortirolo, Stelvio, Gavia, solo per citarne alcune, simbolo del Giro d'Italia, una delle gare ciclistiche a tappe più conosciute al mondo.
Proprio la corsa rosa è il simbolo di ciò che potrebbe rappresentare il cicloturismo per l'Italia. Una città di tappa può contare su un giro d'affari che si aggira tra i 400 e i 600mila euro. E accanto al Giro ci sono corse "minori", ma che portano comunque un importante movimento a livello turistico.
Un esempio è il Giro di Lombardia che, secondo Banca Ifis, genera durante l'anno 49,2 milioni di euro di ricavi per il territorio. Il grosso, l'84% è il valore indotto dalla competizione in sé, ma il restante 16% (7,8 milioni di euro) è portato dal cicloturismo. Gli appassionati delle due ruote vengono apposta in Lombardia per percorrere non solo le strade della gara ma anche quelle naturalistiche, tanto che una delle prime richieste ai Tour operator specializzati è quella di avere una guida turistica sul posto per conoscere a fondo il territorio.
Gli itinerari di Check-in
Da Nord a Sud, quanti itinerari da scoprire
Insomma, le condizioni per un vero e proprio boom ci sono tutte. E da Nord a Sud sono già moltissime le mete adatte per chi cerca una vacanza su due ruote. Oltre alle già citate tappe di montagna, ci sono infatti ciclabili più tradizionali, come per esempio quella che collega Trezzo sull'Adda, interessante borgo lombardo, con Milano, costeggiando prima il fiume Adda e poi il Naviglio della Martesana
Oppure le ciclabili della Val Pusteria, perfette sia perché facili e adatte anche ai meno atletici sia perché splendidamente integrate con il trasporto pubblico altoatesino.
Scendendo più a Sud si può pedalare lungo la ciclabile della Valmarecchia, da Rimini agli Appennini, lungo gli Anelli del Po a Ferrara o lungo il tracciato di una vecchia ferrovia, la Spoleto-Norcia, in Umbria.
In Puglia, invece, c'è la ciclovia dell'Acquedotto, tra Cisternino e Ceglie Messapica, dieci chilometri inseriti nella più ampia rete cicloturistica pugliese, che permette, per esempio, al turista di muoversi tra l'Adriatico e lo Ionio, con Savelletri come punto di partenza e Santa Maria di Leuca come "capolinea". E ci sono anche percorsi e regioni forse meno note per il cicloturismo e per questo ancora più belle da scoprire, come la Basilicata, che si può percorrere da costa a costa su due ruote.
Qualche assaggio di quello che l'Italia della bicicletta ha da offrire, a cui affiancare ottimi ristoranti e hotel confortevoli, che tengono sempre più conto anche delle necessità di chi si muove in bicicletta o di chi una bicicletta sua non ce l'ha, ma vuole affittarla, spesso a pedalata assistita e adatta veramente a tutti.
Noi, qualche consiglio, ve lo abbiamo dato. A voi non resta che scegliere la prossima destinazione e montare in sella.
Da sorseggiare rigorosamente a temperatura ambiente o in un buon cocktail
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Da Milano a Trezzo: la Ciclabile del Naviglio Martesana
di Martino Lorenzini
La Ciclabile del Naviglio Martesana segue per 36 chilometri il corso d'acqua da via Melchiorre Gioia a Milano fino a Trezzo sull'Adda. È molto facile da percorrere, visto che si è sempre in piano, e volendo se si è stanchi si può sempre tornare indietro utilizzando i mezzi pubblici (metropolitana o treno). La si può fare praticamente
tutto l’anno, ma è consigliabile mettersi in sella dalla primavera all’autunno per poter godere appieno delle ore di luce e affrontare il viaggio con calma.
Il tratto milanese
Si percorre partendo da via Melchiorre Gioia, ovvero nel momento in cui il Naviglio si inabissa e finisce nel sottosuolo della metropoli meneghina, e si prosegue poi verso Nord, sempre dritto senza mai abbandonare il corso d’acqua, lasciandosi alle spalle il capoluogo di Regione.
Infatti, nell'attraversare Milano si passa dapprima davanti a Cascina De Pomm, e
poi Gorla e via Padova, attraversando parchi e altre aree verdi, ma rimanendo all'interno di un percorso protetto per pedoni e biciclette.
Da Cologno Monzese a Cassano d'Adda
Una volta giunti a Cologno Monzese si scavalca il fiume Lambro attraverso un suggestivo ponte di ferro. Dopodiché si passa per Vimodrone e lentamente ci si lascia alle spalle la metropoli meneghina. A Cernusco Sul Naviglio si respira già un'atmosfera più bucolica.
Più avanti si raggiunge Gorgonzola e si passa per il suo bellissimo borgo antico. Gorgonzola, fu stazione di cambio di cavalli in epoca romana, ed è nota per l’omonimo celebre formaggio erborinato, prodotto Dop che dalle valli orobiche fu introdotto in paese dai "bergamini", i mandriani che per
Al Cuoco di Bordo
Per chi volesse mangiare pesce in un ristorante confortevole e accogliente, può desinare Al Cuoco di Bordo, locale meneghino, sito in via Gluck. In cucina c'è Marco Blasi, membro di Euro-Toques e della Federazione italiana cuochi (Fic).
La sua cucina segue una linea naturale: il pesce è una delle materie prime con cui ha maggiormente a che fare, non la stravolge, preferisce cotture che siano veloci e semplici. Insieme al fratello Andrea, porta avanti più di 40 anni di storia del “Cuoco” tra tradizione e innovazione.
Milano 37 a Gorgonzola
Per chi ha tempo di fermare il pedale e di fare una sosta a metà strada, se ha un particolare appetito gourmet, può rifocillarsi al Milano 37 Restaurant a Gorgonzola. Il celebre locale vede in cucina Carlo Andrea Pantaleo, membro di Euro-Toques (l’associazione che tutela I cuochi europei), che declina i suoi piatti seguendo la filosofia della “semplicità complessa”. «Non esiste una buona cucina o una cucina cattiva; esiste solo quella che più ti piace, la mia è continuamente una grande sfida», ama sempre dichiarare lo stesso Carlo Andrea Pantaleo.
PizzAut
Per chi invece ha fame di pizza in quel di Cassina de' Pecchi, sempre a poche decine di metri dal Naviglio Martesana c'è PizzAut, locale speciale, unico in Italia e nel mondo, perché è l'unico che assume e dà lavoro a ragazzi affetti dai disturbi dell'autismo. Il progetto ha subito riscosso l'interesse di aziende e sponsor, o di personaggi pubblici del calibro di Joe Bastianich, imprenditore, e ex giudice della trasmissione televisiva Masterchef, ma anche la più alta carica dello stato, il presidente Sergio Mattarella, che recentemente ha inaugurato la seconda sede a Monza. Persino Papa Francesco ha indossato la divisa rossa con lo slogan scritto in bianco di PizzAut: «Nutriamo l'inclusione».
Best Western di Villa Appiani
A poche centinaia di metri dalla ciclabile dell'Adda e a pochi minuti dalle uscite dell'autostrada A4 in località Trezzo, si trova un suggestivo boutique hotel dal grande fascino. È il Best Western Villa Appiani, dimora storica di fine Settecento incastonata tra le mura del piccolo borgo medievale abduano, un albergo perfetto per una pausa lontano dalla città. Ad attenderti visitatori e bikers la calda accoglienza della struttura e la rinomata cucina tradizionale bergamasca e lombarda, sapientemente rivisitata in cucina.
Molto apprezzata è anche la cucina del boutique hotel, con il suo ristorante La Cantina. Ma non solo, il ristorante appartiene all'Alleanza dei cuochi Slow Food. Assolutamente da provare sono i “Casoncelli dello chef”, tipico raviolo bergamasco con arrosto di maiale, pere e amaretti. Altra particolarità culinaria dell'Hotel Villa Appiani è Slow Breakfast: una colazione che guarda alla bontà, al territorio e all’ambiente.
la stagione invernale scendevano con le vacche dagli alpeggi alla pianura. La ciclabile prosegue poi passando per Bellinzago Lombardo e Inzago, dove ormai ci si è immersi in piena campagna, facendo comunque sempre attenzione a un paio di attraversamenti da superare che incrociano le strade. A Cassano d'Adda il Naviglio passa in realtà per la frazione di Groppel-
MILANO
Al Cuoco di Bordo
Cernusco sul Naviglio Vimodrone Cascina De Pomm Gorla via Padova Ponte sul Lambro Cologno Monzese PizzAutlo dove è possibile ammirare il Rudun, ovvero la ruota idraulica che serviva per portare l'acqua alla suggestiva villa di delizia arcivescovile posta sull'altro lato del Naviglio
Da Cassano D'Adda a Trezzo sull'Adda
La ciclabile immersa nel verde fiancheg-
gia per un breve tratto l'Adda, ma se si prosegue dritto, tenendo sempre il Naviglio alla propria sinistra, si arriva dapprima a Vaprio d'Adda, dove anche in questo caso si può ammirare una ruota idraulica simile a quella di Groppello, seppur più piccola, ma anche la Casa del custode delle acque col suo Eco Museo di Leonardo. Ma le bellezze artistiche e
Trezzo sull'Adda
Best Western di Villa Appiani
Inzago
Vaprio d'Adda
Cassano d'Adda
Gorgonzola
Milano 37 Restaurant
Crespi d'Addapaesaggistiche non sono di certo finite. A Trezzo, infatti, si scova dapprima sulla sinistra il Santuario dei Frati di Concesa, e dall'altro lato la ciclabile che porta a Crespi d'Adda, cittadina industriale del Novecento, patrimonio Unesco.
Pedalando e seguendo il corso del fiume si possono ammirare anche il Castello Visconteo, con la sua Torre che domina la valle, e la Centrale idroelettrica Taccani, gioiello liberty ancora in funzione.
A quel punto si può continuare il percorso pedalando lungo la ciclabile dell'Adda in direzione Lecco. Oppure, si può tornare indietro raggiungendo la stazione dei treni di Cassano d'Adda o quella della Metropolitana 2 di Bellinzago.
Crespi d'Adda
Trezzo, ponte sull'AddaAlto Adige Alto Adige
Pedalando in Val Pusteria circondati dalle Alpi
Nel cuore dell'Alto Adige, circondata da boschi, prati fioriti, cime maestose e incantevoli specchi d'acqua dolce, la Val Pusteria e le sue valli laterali offrono agli amanti delle due ruote oltre 230 chilometri di piste ciclabili, asfaltate e non, collegate fra di loro (anche dal servizio ferroviario) e ben segnalate. Una ventata di aria fresca per chi sogna una vacanza estiva per fuggire dal caldo e dall'afa, all'insegna del divertimento e... perché no, anche del buon cibo.
Per chi ama viaggiare pedalando, e per chi vorrebbe farlo (dato che oggi esistono le e-bike, le biciclette elettriche con la pedalata assistita), andare alla scoperta della Val Pusteria e delle sue valli laterali, non potrà che essere un'esperienza indimenticabile.
Rio di Pusteria
Hotel Ristorante Putzerhof
Abbazia di Novacella
Bressanone
Il periodo consigliato per affrontare questo viaggio è quello estivo, ma si sconsiglia l'alta stagione, in particolare il periodo a cavallo tra metà luglio e la prima metà di agosto, perché alcuni percorsi potrebbero essere eccessivamente trafficati dai biker. Tra le tante escursioni abbiamo scelto di raccontarvi quello che da Brunico porta a Bressanone.
La ciclabile che collega Brunico a Bressanone
È un percorso lungo poco più di 42 chilometri e presenta qualche strappo improv-
Bonfanti Design Hotel
Brunico
ECCELLENZA VINICOLA
Abbazia di Novacella
Una visita a parte la merita l'Abbazia di Novacella, circondata da vigneti. Situata a 3,5 chilometri da Bressanone in epoca medievale è stata un rinomato centro culturale e ancora oggi è conosciuta per la sua biblioteca, la ricca pinacoteca, il giardino e la sua cantina dove sono vinificate le uve dei vigneti circostanti.
I vini dell’Abbazia di Novacella vengono proposti in tre linee (Classica, Praepositus e Insolitus) che si distinguono per la elevata finezza e longevità. Caratteristiche frutto di esperienza secolare nella viticoltura, precisione nelle scelte enologiche e di una filosofia che asseconda la qualità a scapito delle rese.
All’interno del complesso monastico c’è anche un’enoteca per la commercializzazione dei vini dell’azienda, insieme ad altri prodotti di propria produzione come grappe, succhi di mele, tisane alle erbe e cosmetici.
È possibile, inoltre, degustare i vini della cantina, in abbinamento con tipiche merende tirolesi, all’interno della Stiftskeller, la cantina ristorante dotata di 160 posti a sedere.
Hotel Ristorante Putzerhof
A soli cinque minuti dalla suggestiva chiusa di Rio di Pusteria ci si può fermare e rifocillarsi all’Hotel Ristorante Putzerhof, locale dove è possibile fare un vero e proprio assaggio delle specialità della Val Pusteria. A partire dai gulasch di carne cucinati con il Pinot nero (il Blauburgunder) o con la birra artigianale di un micro-birrificio della zona. Si fanno apprezzare anche altri piatti tipici della cultura tirolese, a partire dai canederli, cucinati nelle varianti tradizionali. Poi da provare assolutamente le zuppe d’orzo e di farro.
Bonfanti Design Hotel
Al Bonfanti Design Hotel di Chienes (Bz), grazioso paesino della Val Pusteria, il relax è il mantra di casa. Qui non è difficile staccare la spina per ritemprarsi dalla fatica di una giornata passata in bici. La Spa dell’hotel è una vera oasi di benessere: due piscine, saune (biosauna, sauna al fieno e sauna a infrarossi), bagno turco, vasche whirpool (interna ed esterna riscaldata a 34°C), percorso Kneipp, cabine beauty e zona relax con caminetto, una nuova snow room e una sala fitness di 100 mq con attrezzi Technogym di ultima generazione. In più, una spettacolare baita-sauna esterna in cui si tengono più volte al giorno sedute di Aufguss (ventilazione) e un esclusivo laghetto balneabile, oasi di benessere di 300 metri quadrati immersa nel verde con vista panoramica sulle montagne.
Castel Maurn
Alle porte di Brunico (Bz), a Palù (frazione di San Lorenzo di Sebato), sorge un meraviglioso boutique hotel di charme che è possibile affittare anche ad uso esclusivo: Castel Maurn. Le otto favolose ApartSuites solo per adulti dotate di camera, salotto, bagno e cucina hi-tech, sono il rifugio perfetto per un soggiorno molto più che romantico. Spazi interni con affreschi d’epoca a narrare la gloriosa storia della dimora, calde pannellature in legno del Settecento, una selezione di arredi di design contemporaneo. Imponente la vista sulle vette dalla piscina in giardino, unica la spa, ricavata dalle mura della fortezza e dotata di sauna finlandese, bagno turco, vasca a sfioro per immersione, area relax, attrezzature Life Fitness.
viso spezza-gambe. Si può affrontare in mountain bike per poi tornare comodamente in treno, oppure in e-bike e farsi senza troppi problemi un viaggio andata e ritorno di oltre 84 km.
Il tracciato parte dal centro di Brunico e segue una pista ciclabile che in prevalenza costeggia il fiume Rienza fino al paesino di Rio di Pusteria (Muhlbach). Da lì si raggiunge Fortezza e poi si costeggia un altro fiume, l'Isarco (l'Eisack) fino a Bressanone (Brixen).
Lungo il tracciato ci si imbatterà nella Chiusa di Rio di Pusteria (Muhlbacher Klause), un'antica fortezza del XV° Secolo, ideata per scopi difensivi e daziali. La
Bressanone
struttura è circondata da imponenti mura ed è stata oggetto di un'interessante opera di recupero. Fino a pochi anni fa la statale Pusteria vi passava attraverso ed è stato necessario il suo spostamento per poter procedere coi lavori di restauro.
Bressanone è invece una città dalla storia più che millenaria. Da vedere, oltre al pittoresco centro storico e ai suoi caratteristici porticati, c'è il Duomo con la sua piazza e il suo chiostro, il Palazzo dei Principi vescovi, che al suo interno ospita il Museo Diocesano e dei Presepi.
Per gli appassionati c'è anche il Museo della Farmacia, che ripercorre la storia della farmacia e la sua evoluzione nei secoli.
San Vigilio Dolomites in Val Badia
I territori di San Vigilio in Val Badia (Bz) godono del riconoscimento “Approved Bike Area”, assegnato dall'Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci) e dalla Federazione Italiana Amici della Bicicletta (Fiab). Questo è l'unico marchio di qualità per le regioni di mountain bike che garantisce una serie di servizi dedicati agli amanti delle due ruote. Attorno a San Vigilio e a San Martino in Badia, infatti, ci sono 600 km di percorsi per mountainbike, sia per ciclisti sportivi, che per famiglie con bambini, dai ragazzi fino ai neonati. Gli splendidi paesaggi delle Dolomiti, nei parchi Naturali Fanes-Senes-Braies e Puez-Odle si scoprono sia in mountain bike che e-mbt di ultima generazione, ma anche con le bike da “downhill”, con le bici da trekking, o con le bici da corsa all’avanguardia. Inoltre, nelle scuole specializzate, come la Bike School San Vigilio, non si impartiscono solo nozioni tecniche, ma anche tutti i trucchi da vero biker o i life hacks pratici per risolvere le situazioni più complicate sul trail. E si possono anche richiedere esperienze freeride personalizzate sul Plan de Corones. Sul territorio, poi, sono dislocate una serie di alberghi adatti ad ogni tipo di biker e con a disposizione servizi dedicati per le biciclette.
Renon, un paradiso per i bike lovers
L’altipiano del Renon (Bz) si trova proprio al centro della rete di piste e percorsi ciclabili dell’Alto Adige, adatti a tutte le capacità! Una semplice gita in bicicletta o un circuito impegnativo?
Qui certamente nessuno resterà deluso. Su e giù per il Renon vis-à-vis con le Dolomiti, in sella e via, attraversando in lungo e in largo il meraviglioso altipiano, alla scoperta di questo bellissimo angolo di natura incontaminata. Il Renon è un vero paradiso per gli amanti delle due ruote che possono scegliere se avventurarsi da soli alla scoperta del territorio o prendere parte a bellissimi tour guidati che attraverso percorsi di diversa durata e difficoltà invitano a scoprire gli angoli più suggestivi del soleggiato altipiano. Un esempio? Partendo da Auna di Sopra, i ciclisti più temprati possono anche raggiungere il bellissimo Corno del Renon a quota 2.260 m. Partecipando a un tour guidato (o soggiornando in una delle strutture che aderiscono alle proposte e-bike) è poi possibile noleggiare la bici elettrica. Da non dimenticare, infine, che da Soprabolzano si può anche scendere a Bolzano in funivia con bici al seguito.
A scuola di bike al Family Hotel Sonnwies
A Luson (Bz), a due passi da Bressanone, il lussuoso Family Hotel Sonnwies insegna a tutta la famiglia ad andare in bicicletta. La bike school è dedicata ai bambini di tutte le età e anche alle mamme e ai papà che vogliono mettere alla prova il loro equilibrio.
I maestri istruiscono sulle diverse tecniche per pedalare nei boschi e su terreni accidentati in totale sicurezza; si apprende come percorrere le discese e come calibrare le forze quando si va in salita. Tutti i trucchi del mestiere saranno svelati. In hotel si possono noleggiare differenti modelli di bicicletta (per tutte le età) e tutto l’occorrente per esplorare i dintorni sulle due ruote, compresi anche i rimorchi per portare i bambini molto piccoli.
Il plus? Dopo l’allenamento, lo staff della Spa è pronto a fare massaggi distensivi alle gambe non solo agli adulti, ma anche ai bambini.
Riempi il tuo mondo di meraviglia
Pedalare tra i vigneti Bike&wine a Bolzano
Il cicloturismo nel bellissimo capoluogo altoatesino è di certo uno dei tanti assi nella manica. Se poi l’itinerario “sui pedali” diventa anche itinerario del gusto, alla scoperta dei suoi celebri vini, delle etichette più pregiate e delle cantine più rinomate, allora l’experience è davvero unica. A Bolzano i vigneti entrano nei quartieri e nel centro storico, ne disegnano i contorni, abbelliscono i dolci pendii e la conca pianeggiante. Ovunque i filari e le pergole s’intrecciano con l’architettura nell’inconfondibile e unico scenario sotto le Dolomiti. Tra i percorsi su due ruote da non perdere quello sulla Strada del Vino, un itinerario ad anello di circa 53 km, con un dislivello limitato, quindi non impegnativo e adatto a tutti: partenza dal cuore di Bolzano, sulla ciclabile lungo il torrente Talvera, per poi avventurarsi in uno spettacolare saliscendi sulle colline, tra castelli, laghi e sentieri abbracciati dai filari di vite, con un’impareggiabile vista sulla vallata dell’Adige, i suoi laghi e il profilo dei monti. Tutto il percorso è costellato di ottime cantine vinicole, con possibilità di sosta per degustazioni gourmet. Il rientro è possibile in treno o percorrendo la ciclabile lungo il fiume Adige fino alla città. BOLZANO
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Auronzo e Misurina sulle strade del Giro d'Italia
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Un luogo storico del ciclismo italiano pronto a tornare protagonista della gara ciclistica per eccellenza e, con esso, un territorio da scoprire, meglio ancora su due ruote. Dopo dieci anni il Giro d'Italia torna a far tappa sulle Tre Cime di Lavaredo. Appuntamento fissato per il 26 maggio, un'occasione imperdibile per un tour tra le Dolomiti patrimonio Unesco.
La spettacolare super tappa dolomitica del Giro d’Italia partirà da Longarone (Bl) nell’anno dei 60 anni dalla tragedia del Vajont, per arrivare dopo 182 km e 5.400 metri di dislivello alle Tre Cime di Lavaredo. Dopo aver attraversato l’Agordino e Alleghe, i corridori si contenderanno la tappa e pro-
babilmente il Giro sulle salite dei quattro mitici passi: Campolongo, Falzarego, Giau e Tre Croci. L’ultimo tratto è quello che regala i momenti e i paesaggi più affascinanti. Dalla cima del Passo Giau i ciclisti arriveranno a Cortina d’Ampezzo (Bl) e da qui inizieranno la difficile scalata del Passo Tre Croci che porta a Misurina (Bl). Una volta arrivati al lago di Misurina proseguiranno quindi lungo la strada panoramica che porta alle Tre Cime di Lavaredo fino al Rifugio Auronzo, che vedrà il vincitore della tappa tagliare il traguardo. Tanti gli appassionati che si assieperanno lungo l’ultima parte del tragitto e all’arrivo: questa tappa ha sempre regalato nel tempo molte emozioni e tutti ricordano l’arrivo trionfante, dieci anni fa, di Vincenzo Nibali, sotto un’improvvisa e fitta nevicata.
La ciclabile delle Tre Cime: 30 km nella natura
Sei arrivato fino all’ombra delle Tre Cime per vedere la mitica tappa dolomitica del Giro d’Italia? Perché non trasformare l’occasione in una breve vacanza rigenerante nella natura alla scoperta di Auronzo e Misurina nelle Dolomiti Venete Patrimonio Unesco? L’area veneta che circonda le Tre Cime, da Auronzo e Misurina, ha da poco inaugurato una nuova pista ciclabile panoramica e dispone di diversi percorsi per mountain bike, adatti a ogni tipo di preparazione, che regalano biciclettate tra paesaggi incantevoli.
Itinerario imperdibile per tutti gli appassionati è la Ciclabile delle Tre Cime, uno spettacolare percorso lungo 30 km, che attraverso i boschi e le radure di Pra Lon-
go, Somadida e Valbona collega il lago di Auronzo a quello di Misurina. I primi 15 km sono percorribili anche dai bambini o da ciclisti poco esperti, mentre la seconda parte del tracciato, che porta fino a Misurina, a quota 1.756 metri, è più impegnativa.
Il tracciato si snoda lungo alcuni dei gruppi dolomitici più belli, alzando lo sguardo mentre si pedala si resterà incantati dalle Marmarole, dal Sorapiss, il Cristallo e i Cadini. La ciclabile nei prossimi anni sarà collegata con la Ciclabile delle Dolomiti e diventerà parte integrante della Ciclovia Monaco-Venezia.
Il percorso fino a Malga Maraia
Per gli appassionati delle due ruote le opportunità sono veramente tantissime. Tra i percorsi più belli c'è, senza dubbio, quello che porta a Malga Maraia. Si parte da
Malga Maraia | foto Consorzio Turistico Tre Cime Dolomiti - Nicola BombasseiPalùs San Marco e si imbocca una strada sterrata. Il percorso, particolarmente avventuroso, prosegue fiancheggiando il fiume Ansiei fino all’ingresso principale della Foresta di Somadida. Ci si immette quindi nella ciclabile fino ad arrivare a una strada asfaltata molto impegnativa che mette a dura prova i ciclisti: una salita di circa 2 km con pendenze costantemente superiori al 15%, con alcuni strappi che superano il 20%. Dopo tanta fatica si arriva finalmente alla Casera Maraia, dove ci si può godere una meritata pausa con i deliziosi piatti del posto. La discesa è poi molto ripida, ma regala panorami indimenticabili sulle Marmarole, il Cristallo e la parte nord del circo del Sorapiss.
Auronzo, una base perfetta
Circondato dalle montagne e affacciato sul lago di Santa Caterina, Auronzo è il punto di partenza perfetto per una vacan-
L’appuntamento con la tappa dolomitica del Giro d’Italia sarà preceduto da un ricco calendario di eventi che si succederanno lungo il mese di maggio. Per prepararsi all’attesa tappa, a partire dallo scorso 4 maggio 2023 le finestre di Palazzo Corte Metto ad Auronzo si trasformeranno in una sorta di Calendario in rosa, per scandire le giornate che mancano alla tappa e il Palazzo accoglierà la mostra fotografica “The best of cycling”, visitabile fino a luglio.
Dal 20 maggio la città si vestirà di rosa, per prepararsi alla festa dedicata al Giro. Per i più sportivi il 21 maggio 2023 ci sarà la crono scalata alle Tre Cime “From the Lake to the Sky”: 32 km dove il tempo da battere non è quello dell'avversario ma di un'applicazione, Google Maps. Impostando il percorso in modalità bike il tempo che si dovrebbe impiegare è di 3 ore e 32 minuti. Il 26 maggio 2023 al Rifugio Auronzo, traguardo della tappa dolomitica, ci sarà la Scalata alpinistica in rosa delle Tre Cime.
Da segnare in agenda, il 2, 3 e 4 giugno 2023 il Grande Giro delle Tre Cime: 141 km per circa 3.000 metri di dislivello da percorrere in 1 o 3 giorni, per coinvolgere in un evento unico nel suo genere tutti gli appassionati delle due ruote.
Tutti gli eventi in "rosa"
IL GIRO D'ITALIA
za in montagna su 2 ruote. Tanti i percorsi che si inoltrano nei boschi, seguono il lago, regalando i profumi della montagna e panorami unici e inaspettati. Uno dei più amati è l’anello panoramico delle borgate di Auronzo.
Un itinerario vista lago che parte dagli impianti di risalita del Monte Agudo, a Taiarezze. Seguendo la ciclabile si costeggia il fiume Ansiei fino ad addentrarsi in un bellissimo e ampio sentiero che costeggia la vallata di Auronzo. Si tratta di una strada campestre, chiamata Sentiero del Sole, che ha diversi saliscendi mediamente impegnativi che offrono un panorama insolito e privilegiato su Auronzo e sul suo lago dalle acque color smeraldo. Il tracciato, lungo 12 km, con un dislivello di 259 metri è percorribile in un’ora, ma presentando diverse biforcazioni è consigliato l’utilizzo del Gps.
A Misurina con la famiglia e... la bicicletta
Un percorso a misura di famiglia è quello dei laghi di Misurina e Antorno. La strada che si percorre porta a trovarsi al cospetto delle Tre Cime, proprio come i ciclisti impegnati nel giro e questo regalerà un’emozione in più ai ragazzi che si sentiranno campioni per un giorno!
L’itinerario ad anello, lungo 7 km, parte dagli impianti di risalita di Col De Varda, salendo per un breve tratto lungo le piste da discesa fino a un sentiero che attraversa un bosco in piano, mantenendosi sempre alla stessa altezza rispetto al lago. Ad un certo punto il tracciato diventa un po’ più impervio e richiede maggiore attenzione, ma termina su un ampio prato che conduce fino alla strada principale che porta alla Tre Cime di Lavaredo.
Le
proposte del
Consorzio Turistico Tre Cime Dolomiti
Il Consorzio Turistico Tre Cime Dolomiti propone in occasione della tappa dolomitica del Giro d’Italia il pacchetto From the lake to the sky, valido dal 19 maggio al 4 giugno 2023.
3 notti, con trattamento di mezza pensione in camera doppia, bevande escluse, in hotel tre stelle a partire da 210 euro a persona, in hotel due stelle a partire da 200 euro a persona, in b&b a partire da 150 euro a persona.
2 notti con trattamento di mezza pensione in camera doppia, bevande escluse, in hotel tre stelle a partire da 160 euro a persona, in hotel due stelle a partire da 150 euro a persona, in b&b a partire da 120 euro a persona.
L’offerta include l’iscrizione a uno degli eventi organizzati in occasione del Giro d’Italia tra la Chrono “From the lake to the sky” del 21 maggio, oppure il GT3 “Grand Tour delle 3 Cime by 3 Epic” - road o off road del 2-4 giugno, ma anche una visita guidata per le vie del paese e la Tre Cime Guest Card.
Ad Arabba primavera ed estate sono su due ruote
Pedalare tra le Dolomiti, patrimonio dell’Unesco, è per ogni ciclista la realizzazione del sogno più bello. Non c’è angolo di Arabba (Bl) che non possa essere scoperto pedalando. In mountain bike, in e-bike o con la bici da strada: qui ci sono percorsi per tutti, dalle salite impegnative che hanno fatto la storia del ciclismo agli itinerari che coniugano divertimento e panorami mozzafiato. Non solo. Ad Arabba l’estate ciclistica offre una serie di appuntamenti davvero eccezionali, con eventi di richiamo internazionale diventati ormai dei veri e propri cult. Il Giro d’Italia, che il 26 maggio attraverserà Arabba per una tappa impegnativa riservata a “scalatori” veri; il Sellaronda Bike Day (10 giugno e 16 settembre) e il Dolomites
Bike Day (24 giugno), giornate dedicate a tutti gli amanti delle due ruote, grandi e piccoli; la Hero Dolomites (17 giugno), per gli irriducibili della MTB. Una chicca?
Qui c’è la diabolica salita dell’Ornella, considerata una tra le salite più dure d’Italia dai veri MTBikers, che dai 1.602 metri di Arabba si inerpica in direzione Porta Vescovo fino ai 2.359, con panorami da capogiro e uno strappo del 30% che spesso costringe a scendere dalla sella e spingere a piedi.
quando una buona pizza è unanchepiacere fuori casa.
Romagna Romagna
Santarcangelo di Romagna
Villa delle Rose
Grand Hotel Rimini
RIMINI
Ristorante Dallo Zio
Verucchio
Santuario della Madonna di Saiano
Pietracuta
Da Marchesi
Novafeltria
Il ponte di Tiberio a RiminiLa Ciclabile della Valmarecchia, da Rimini agli Appennini
La Ciclabile della Valmarecchia parte da Rimini sul mare per raggiungere la località di Novafeltria sugli Appenini. È il percorso più amato dai biker della Riviera Romagnola e si sviluppa dal litorale verso l’entroterra lungo le sponde del fiume Marecchia. Lunga poco meno di 40 chilometri, presenta un dislivello lieve, di soli 490 metri, sebbene il fondo non asfaltato faccia salire comunque il tasso di difficoltà del percorso.
Il punto di partenza della ciclabile è alquanto suggestivo, dato che si tratta del Ponte di Tiberio, opera realizzata dai romani, voluta dall'imperatore Augusto e terminata dal suo successore, collega la città dal quartiere di Borgo San Giuliano. Dopodiché si segue la pista bianca sul fianco del fiume. Non ci sono cartelli di segnalazione, ma basta seguire il tracciato che costeggia il corso d’acqua per non perdersi.
LA DOLCE VITA Grand Hotel Rimini
Per chi vuole soggiornare nella storia e vivere un'esperienza indimenticabile, sognando i film di Federico Fellini deve assolutamente provare il Grand Hotel Rimini. L’elegante facciata Liberty, che si staglia sul mare, testimonia la sua lunga storia. Ancora oggi tra gli splendidi saloni e nelle stanze arredate con autentici pezzi veneziani e francesi del XVIII secolo, con i grandi lampadari di Murano, arredi lussuosi e marmi preziosi si respira un’ aria speciale, carica di storia e di unicità.
Al suo interno, assolutamente da non perdere, c'è il ristorante La Dolce Vita, guidato da Claudio Di Bernardo, membro di EuroToques, ristorante che propone una cucina internazionale, mittleuropea, mediterranea e regionale.
Alla scoperta dei borghi storici della Romagna
Pedalando, lungo il percorso, ci saranno diverse possibilità per raggiungere paesi e tipici borghi storici della Valmarecchia. Ma per farlo bisognerà lasciare l’agevole tracciato e inerpicarsi il più delle volte lungo impegnative salite. Fra le tappe intermedie facoltative vale la pena segnalare il paese-fortezza di Verrucchio e la sua Rocca Malatestiana, che si trovano quasi a metà del tracciato.
TAPPE GOURMET
Dallo Zio a Rimini
Ristorante Dallo Zio a Rimini è uno dei locali storici della città e si trova a poche decine di metri dall’Arco d’Augusto. In cucina è gestito dallo chef Giuliano Canzian. Propone una cucina basata sulle sole materie prime del territorio riminese, di terra e di mare, per riscoprire e valorizzare le risorse della ricca e produttiva Romagna.
Villa Delle Rose
Per chi decide di sobbarcarsi la salita alternativa per raggiungere il Comune di Santarcangelo di Romagna, oltre a visitare l’incantevole borgo, potrà decidere di fermarsi a mangiare al ristorante Villa Delle Rose. Il locale è immerso in un parco ampio e curato che comprende anche un’area giochi per i piccoli ospiti. Nella sua cucina si respira la tradizione di Romagna, grazie all’utilizzo esclusivo di materie prime a chilometro zero che parlano del territorio da cui provengono.
Da Marchesi
Sull'impervia strada che porta al confine tra la Romagna e l'Appennino si trova Da Marchesi. La locanda è un trionfo dei piatti locali, dalla pasta fatta in casa, dai secondi con le carni a km 0, ai formaggi. Chi si ferma non sbaglia mai la sosta e riparte felice.
La julienne di bresaola dalle infinite possibilità
Sei sempre di corsa ma non rinunci al gusto? Bresaola2GO è la soluzione!
La novità di Salumificio Bordoni nel comodo formato doypack può essere portata ovunque: provala come merenda golosa, come topping creativo per insalate e poké o come spuntino proteico pre-allenamento. Ottenuta dai migliori tagli di carne Bresaola2GO è il perfetto incontro tra l’antica arte salumiera di una volta e lo stile di vita di oggi.
Da segnalare, anche la suggestiva località di Mutonia, che si trova poco prima di Santarcangelo di Romagna, dove dagli anni Novanta vive una comunità di artisti anglosassoni giunti a Santarcangelo per un festival teatrale e mai più ripartiti. La località è suggestiva, perché gli artisti hanno dato vita a una serie di opere d’arte con rottami di ferro e rifiuti urbani. Fantastici robot, alcuni di essi semoventi e in grado di sputare fuoco.
Si torna in sella dall’altra parte del Marecchia, sulla sponda giusta per salire al Santuario (eremo) della Madonna di Saiano, visibile anche in lontananza per via della sua imponente torre.
Restando sul percorso ciclabile, invece, poco prima dell’abitato di Pietracuta, si scavalca un’altra volta il fiume per affrontare l’ultimo tratto del percorso, che finora, escludendo le deviazioni per raggiungere, i borghi storici, è sempre rimasto pianeggiante. Mentre nell’ultimo tratto, da Villa Verrucchio a Novafeltria, si troveranno alcune salite leggermente impegnative.
Infine, una volta giunti a Ponte Santa Maria Maddalena si attraversa per l’ultima volta il Marecchia e si punta dritto verso Novafeltria, capolinea del percorso e sede di uno dei più importanti musei storici minerari d’Europa.
Ferrara In bici e in barca lungo gli anelli del Po
Eeccoci a Ferrara, la città della bicicletta che mantiene tutto il suo antico splendore con il centro storico dal 1995 Patrimonio dell’Umanità Unesco.
“Città del Rinascimento” e città d’acqua, perché disegnata nei secoli dal Po, al quale è ancora particolarmente legata, Ferrara accompagna i ciclisti, professionisti e no, (ma è perfetta anche per chi ama camminare) a pedalare lento tra le sue tortuose viuzze medievali che seguivano i capricci dell’acqua (e che sono ancora incredibilmente intatte) o via per i lunghi viali che attraversano ancora immutati la città, fino alle sue splendide mura e poi ancora, fuori, alla ricerca delle meraviglie naturalistiche del Parco del Delta del Po, scrigno di biodiversità, delle bellissime Delizie Estensi. Ecco i quattro percorsi ad anello in collaborazione con Visit Ferrara, con partenze programmate da Ferrara.
L’Anello del Rinascimento
Sicuramente da non perdere l’escursione guidata lungo l’Anello del Rinascimento che da Ferrara prevede un bellissimo percorso in bici con visita alla Delizia del Belriguardo e alla Delizia del Verginese. Il percorso in bici è di circa 40 km.
L’Anello del Po di Volano
Complessivamente 42 km, lungo l’Anello del Po di Volano, che comincia con un tragitto su due ruote sul percorso cicloturistico della Destra Po, con tappe alla Pieve di San Venanzio, una sosta a Copparo per
visitare la sua Delizia e a Villa Mensa, , per poi imbarcarsi a Sabbioncello San Vittore rientrando navigando sul Po di Volano a Ferrara.
L’Anello del Grande Fiume
Parte dalla città estense per proseguire sulla ciclabile del Burana e giungere a Bondeno, dove visitare la Rocca di Stellata; nel pomeriggio, dopo il pranzo al Ristorante Albergo Tassi, fondato nel 1916, si prende la barca per rientrare a Ferrara navigando sul fiume Po.
L’Anello delle Delizie
È un viaggio tra le straordinarie residenze degli Estensi e prevede un percorso in bici fino a Villa Mensa, continuando fino alla Delizia di Copparo e alla Pieve di San Venanzio, chiesa romanica costruita nel 1344 sul dosso di un antico alveo fluviale. L’itinerario prevede poi la navigazione da Ro Ferrarese fino a Ferrara.
Alla scoperta degli Anelli del Po
Anche nel 2023 proseguono i tuor guidati dei quattro percorsi ad anello in collaborazione con Visit Ferrara, con partenze programmate da Ferrara, per vivere esperienze uniche all’insegna del turismo e della mobilità sostenibile. Eccoli nel dettaglio!
L’Anello del Rinascimento
SABATO 3 GIUGNO 2023 DOMENICA 24 SETTEMBRE 2023
Un bellissimo percorso in bici con visita alla Delizia del Belriguardo e alla Delizia del Verginese. Il ritorno è in barca, navigando sul Po di Volano. Il percorso in bici è di circa 40 km, con tappa all'Agriturismo i Due Laghi dove degustare i prodotti tipici e rinfrescarsi nell’oasi del lago.
L’Anello del Po di Volano
SABATO 20 MAGGIO 2023 DOMENICA 10 SETTEMBRE 2023
Itinerario di 42 km lungo l’Anello del Po di Volano, che comincia sul percorso cicloturistico della Destra Po, con tappe alla Pieve di San Venanzio nei pressi di Copparo, una sosta a Copparo per visitare la sua Delizia e a Villa Mensa, per poi imbarcarsi a Sabbioncello San Vittore rientrando navigando sul Po di Volano a Ferrara.
L’Anello del Grande Fiume
DOMENICA 22 OTTOBRE 2023
Si parte dalla città estense per proseguire sulla ciclabile del Burana e giungere a Bondeno, dove visitare la Rocca di Stellata con la sua pianta a stella e il Museo Civico archeologico; dopo il pranzo al Ristorante Albergo Tassi, fondato nel 1916, si prende la barca per rientrare a Ferrara navigando sul fiume Po.
L’Anello delle Delizie
DOMENICA 8 OTTOBRE 2023
Un viaggio tra le straordinarie residenze degli Estensi che prevede un percorso in bici fino a Villa Mensa, continuando fino alla Delizia di Copparo e alla Pieve di San Venanzio, chiesa romanica costruita nel 1344. L’itinerario prevede poi la navigazione da Ro Ferrarese fino a Ferrara.
Umbria Umbria
Su due ruote in Valnerina Tra natura, tartufi e paesaggi mozzafiato
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di Gianluca PirovanoUna ferrovia unica in Italia diventata oggi una ciclabile in grado di stupire e affascinare, per i suoi paesaggi, ma anche per i borghi che lambisce, dove il tempo sembra essersi fermato. Stiamo parlando del vecchio tracciato della ferrovia Spoleto-Norcia, in Umbria. Un percorso che i terremoti degli ultimi anni hanno purtroppo colpito duramente, costringendo alla chiusura di alcuni tratti, ma che dal 2014 fa da teatro a una delle più belle manifestazioni cicloturistiche d’Italia, la SpoletoNorcia.
Nel 1926 venne inaugurata la linea ferroviaria che congiungeva la città di Spoleto a Norcia e che rappresentava in quei tempi un piccolo gioiello di ingegneria ferro-
Il Tempio Del Gusto
viaria. Per le sue caratteristiche plano-altimetriche la ferrovia Spoleto-Norcia può definirsi una ferrovia alpina.
Lungo il percorso relativamente breve di 51 chilometri vennero costruite ben 19 gallerie, con quella di valico nei pressi di Caprareccia di quasi 2 chilometri, e 24 ponti e viadotti avveniristici e di grande pregio architettonico, con vari tratti di linea elicoidali, simili a quelli che si trovano spesso nelle ferrovie svizzere, e pendenze fino al 45 per mille nel tratto tra Spoleto e la valle del fiume Nera; per queste ragioni era chiamata anche il Gottardo dell’Umbria.
Un piccolo gioiello che venne, però, chiuso nel 1968 e lasciato in seguito in stato di abbandono. Soltanto a partire dal 2014 il suo vecchio tracciato è stato parzialmente recuperato e trasformato in un percorso ciclabile.
Ristorante Abbazia dei Santi Felice e Mauro
Hotel dei DuchiCome detto, lungo il tracciato sussistono numerose complessità strutturali, causate o acuite dai terremoti che hanno colpito il Centro Italia. Per questo motivo il percorso contiene numerose deviazioni e per chi lo percorre sono diverse le opzioni tra cui scegliere, anche se è impossibile percorrere l’intera tratta. La soluzione migliore, dal nostro punto di vista, è partire da Spoleto e dedicarsi poi alla scoperta della Valnerina e dei suoi borghi.
Il tracciato nella cittadina umbra inizia poco fuori dal centro abitato, nel punto in cui via Conti incontra la via Flaminia. Il primo tratto risulta essere, a causa della pendenza, anche il più faticoso. Il fondo è sterrato, ma la sua compattezza garanti-
sce la massima stabilità. Si giunge quindi, dopo due gallerie, al viadotto del Cortaccione, il più alto di tutto il percorso.
Si prosegue in salita costante fino alla trincea elicoidale che porta al viadotto della Caprareccia che a sua volta conduce alla galleria di valico omonima, una delle esperienze più affascinanti della tratta. Qui è obbligatorio avere con sé una luce: si attraversa infatti un tunnel di quasi due chilometri, immersi nel buio più completo. L’umidità della galleria, l’uscita che sembra essere un puntino bianco lontano e il volteggiare dei pipistrelli riescono a regalare bellissime emozioni a chi la percorre. Il modo migliore per giungere in Valnerina.
Che qualcosa sia cambiato lo si nota immediatamente con gli occhi. A farla da
La ciclabile che parte da Spoleto
padrone sono i boschi. Purtroppo, però, non è più possibile proseguire lungo l’antico tracciato della ferrovia ed è necessario percorrere una variante che conduce prima a Forca di Cerro e poi, con una ripida discesa, fino a Sant’Anatolia di Narco. Qui la ciclabile prosegue lungo il corso del fiume Nera ed è pressoché tutta pianeggiante, anche se ancora sterrata. Per chi volesse proseguire fino a Norcia l’obiettivo è ora la Galleria di Triponzo, che conduce alla valle del fiume Corno. Dopo una serie di sterrati, si percorre per circa cinque chilometri una strada statale, fino a Serravalle, dove si imbocca l’ultimo tratto della vecchia Spoleto-Norcia. Come dicevamo, però, il nostro consiglio è quello di fermarvi in Valnerina e di godervi i suoi borghi.
Sant’Anatolia e Vallo di Nera
I nostri preferiti si trovano tutti a pochi chilometri di distanza e sono raggiungibili lungo la Greenway del Nera. Il punto
di riferimento resta Sant’Anatolia, dove siamo giunti lasciando il vecchio tracciato della Spoleto-Norcia. Il borgo ospita diversi spunti interessanti. C’è, per esempio, il Museo della Canapa, che ha sede nel cinquecentesco palazzo comunale e merita senza dubbio una visita, e c’è l’Abbazia dei Santi Felice e Mauro, luogo perfetto per una pausa dopo aver pedalato. Al suo interno un bassorilievo che racconta il legame tra Sant’Anatolia e il fiume Nera. Secondo la tradizione, infatti, qui vissero due Santi eremiti provenienti dalla Siria, Mauro e suo figlio Felice. Secondo il mito la gente chiese loro di essere liberata da un drago che con il suo fiato mefitico rendeva l’aria irrespirabile ed insalubre. Mauro affrontò il drago e l’uccise, Felice piantò in terra il bastone che subito germogliò con fiori e frutti.
A poco meno di sette chilometri, in direzione nord, si trova un altro borgo simbolo della Valnerina, Vallo di Nera. Siamo di fronte a un vero e proprio gioiello, inserito anche nella lista dei Borghi più belli d’I-
L’Abbazia dei Santi Felice e Maurotalia, danneggiato dai terremoti e in parte ricostruito secondo criteri antisismici. L'impianto urbano conserva ancora il cassero, buona parte della cinta muraria (la Carbonaia) e la possente torre munita di mensoloni e caditoie. Le porte di accesso sono due: Porta Ranne e la porta doganale, Portélla. Basta passeggiare per i suoi vicoli di pietra per sentirsi catapultati indietro nel tempo. Imperdibile la chiesa di Santa Maria e i suoi affreschi.
Scheggino, il paese del tartufo
Se ci si muove, sempre lungo la ciclovia del Nera, ma in direzione Sud, da Sant’Anatolia si raggiunge in un quarto d’ora Scheggino. Qui il punto di riferimento è la Piazza del Mercato, dalla quale si può godere della vista del borgo in tutta la sua interezza. Attraversato il piccolo ponte sul Nera si arriva, poi, in pieno centro
storico, un dedalo di vie in salita, strette e di pietra.
Scheggino, però, non è nota e merita una visita soltanto per la sua bellezza. Scheggino è anche il paese del tartufo. Sul territorio si trova Urbani Tartufi, una delle aziende di riferimento a livello mondiale per il comparto, che ha realizzato anche un museo, che rivive la storia della famiglia e del tartufo in Valnerina. Sono presenti nel museo antiche fatture scritte a mano, telegrammi e lettere anche personali ricevute dagli Stati Uniti. Tanti gli oggetti del passato presenti nelle sale, come ad esempio i primi lavatoi a mano improvvisati nella casa-azienda di Carlo Urbani e di sua moglie Olga, o la lettera di ringraziamento del presidente Ronald Reagan per quei 1,1 Kg di tartufo inviato dai fratelli Bruno e Paolo. Ogni anno, poi, Scheggino ospita Il Diamante Nero, la mostra mercato del tartufo nero pregiato.
SchegginoDove mangiare e dove dormire...
Dopo aver pedalato, ecco una serie di indirizzi da non perdere se si decide di fare un viaggio tra Spoleto e la Valnerina.
Il primo luogo da non perdere è, senza dubbio, Torre del Nera. Siamo a Scheggino e le camere di questo albergo diffuso si trovano tutte nel cuore del paese, in pieno centro storico. La scelta, per gli interni, è chiara: un mix tra legno e pietra che si sposa perfettamente con il panorama e con la tradizione locale. A questo fortunato “matrimonio” si aggiungono arredi preziosi che non privano però le stanze di tutti i moderni comfort. In molti casi le camere possono anche contare su viste panoramiche sulla Valnerina. C’è poi un’altra categoria di siste-
mazione: le dimore storiche. Si tratta di 16 appartamenti indipendenti ognuno con il nome degli abitanti originari del borgo di Scheggino e lo stemma di famiglia. Sempre in centro storico, nella parte alta, sorge il ristorante di Torre del Nera, con una cucina tradizionale e di territorio. Il vero fiore all’occhiello è, però, per noi, la Spa. Si trova all’interno della fortezza medievale del borgo, con 400 metri quadrati di benessere ricavati nella roccia, in un mix perfetto tra storia e modernità. Perfetto per rilassarsi dopo le fatiche in biciletta.
A Sant’Anatolia di Narco, a pochi passi l’uno dall’altro, troviamo altri due indirizzi da non perdere. Il primo è l’agriturismo Zafferano e dintorni, ai margini della frazione di Castel San Felice. Tanti i suoi punti di forza. In primis, l’attenzione verso i ciclisti, che
Torre del Nera | La Spapossono qui lasciare la loro bicicletta in sicurezza o, in alternativa, noleggiarne una. All’interno della struttura è possibile dormire: ci sono un appartamento, due camere, una piazzola per tende e un posto camper. Per chi non si ferma, è possibile organizzare una degustazione dei prodotti dell’agriturismo, su tutti lo zafferano
A pochi metri, invece, per chi cerca un ristorante con una proposta semplice, ma gustosa, in un ambiente che ha pochi eguali, ecco il ristorante L’Abbazia, proprio all’interno dell’Abbazia dei Santi Felice e Mauro. Il menu è legato al territorio. Bella la sala interna, ma molto meglio i tavolini all’esterno, se il tempo lo consente.
Se preferite tenere come base Spoleto, allora, la soluzione migliore per noi è, almeno
per dormire, l’Hotel dei Duchi. La struttura, un quattro stelle, sorge ai margini del centro storico. Una posizione perfetta per scoprire la bellissima cittadina umbra, ma che permette di godere di viste tanto belle quanto rilassanti dalle finestre di molte delle quarantanove camere. La vista sulle colline circostanti è anche la forza della sala colazioni, caratterizzata da una magnifica vetrata condita dal panorama umbro.
Detto del letto, è il momento del tavolo. Sono veramente molti gli indirizzi spoletini con una proposta gastronomica interessante. Tra i vari noi scegliamo Il Tempio del Gusto, per la sua capacità di muoversi in equilibrio tra l’Umbria e il resto d’Italia. Atmosfera molto romantica e ottimo il servizio. La vera sorpresa, poi, sta nel prezzo: rapportato alla qualità è, senza ombra di dubbio, ottimo.
Hotel dei DuchiDall'AdriaticoPuglia allo Ionio
Da Egnazia a Santa Maria di Leuca passando per la Ciclovia dell'Acquedotto
In Puglia, dall'Adriatico allo Ionio passando per la Valle d'Itria, tra i trulli e le meraviglie della natura, c'è una ciclabile unica nel suo genere in Italia. Si snoda infatti lungo un percorso atipico che porta alla scoperta dello storico “fiume nascosto” della Puglia.
La Ciclovia dell'Acquedotto Pugliese è un'alternanza di paesaggi rurali e luoghi suggestivi, in cui si rivela la forza evocativa della macchia mediterranea e dei trulli pugliesi.
La ciclovia è un progetto, finanziato dalla Regione Puglia e realizzato da Acquedotto Pugliese e come obiettivo si propone quello di promuovere un turismo diverso, eco-sostenibile e rispettoso della storia e dei luoghi interessati. Il progetto è il secondo percorso ciclabile europeo su acquedotto, è parte dell'Itinerario Ciclabile Nazionale n. 11 (Ciclovia degli Appennini) della rete Bicitalia e nel 2014 ha ricevuto la menzione speciale nell'ambito del Premio Nazionale Go Slow.
L'acquedotto è nato oltre cento anni fa per trasportare l'acqua alla Puglia dalle sorgenti del Sele nel parco Regionale dei Monti Piacentini, in provincia di Avellino, fino a Villa Castelli, nel Brindisino fu realizzata una galleria
Osteria Il Rosone
Figazzano
Santoro
Ceglie Messapica
BRINDISI
Gallipoli
Ecoresort Le Sirenè
LECCE
Ristorante Petrosino
Meraviglia
Vivosa Apulia Resort
sotterranea di oltre due metri di apertura e lunga 250 chilometri. Per quei tempi fu una sorta di meraviglia della tecnica con gallerie, ponti canale per mantenere una pendenza costante che permettesse all'acqua di scorrere liberamente. La trasformazione della strada di servizio in pista ciclabile fu decisa nel 2008.
I periodi sicuramente migliori per affrontare questo viaggio sono la primavera e l'autunno o perché no anche in inverno (l'estate rischia di essere troppo calda!), non ci sono pendenze rilevanti e il tracciato è principalmente asfaltato con lunghi tratti sterrati, consigliata per tanto una mountain bike o una gravel.
La Ciclovia dell'Acquedotto Pugliese Le campagne della Ciclovia dell'Acquedotto Pugliese foto Massimiliano ScaligeriNon dimenticate di portare acqua e protezione solare, il sole della puglia si fa sentire anche in primavera!
Il tragitto, lungo oltre 170 km parte dai suggestivi scavi di Egnazia nel comune di Fasano (Br), si dipana verso l'interno costeggiando Locorotondo (Ba) e a Figazzano (Br) si immette nella Ciclovia dell'Acquedotto Pugliese vera e propria.
Lungo il tracciato, immerso tra muretti a secco, staccionate in legno e fiori di campo ci si imbatte in cinque ponti canale (fra questi segnaliamo quelli di Figazzano e della Contrada Galante), utilizzati dagli ingegneri dell'acquedotto per appianare gli avvallamenti. Da segnalare, sem-
TAPPE GOURMET
Il Rosone a Locorotondo
Se si vuole fare una gustosa sosta, tra i tanti ristoranti della zona segnaliamo Il Rosone. Il locale si trova a Locorotondo, bellissimo borgo della Valle d'Itria, ed è gestito, da poco più di due anni, da due storici ristoratori Peppino Ferrara e Margherita Curri. Tra i piatti da segnalare, “U pezzetìdde”, focaccia ripiena di sponsali, il “Benedetto” e il Timballo di ziti spezzati e polpettine.Tra i secondi: Marretto al forno con patate, Agnello con piselli e lampascioni, Polpettone ripieno di uova sode.
Ristorante Petrosino
Tenuta Mosè a Sannicola è una splendida struttura a pochi passi da Gallipoli, un’oasi di relax immersa nei toni e nei profumi della campagna salentina. Al suo interno il Ristorante Petrosino, ambiente raffinato e bucolico, una cucina locale rivisitata con influenze internazionali. Le materie prime vengono scelte con cura tra le eccellenze del territorio e i presidi Slow Food e accostate a frutta e ortaggi biologici coltivati nell'orto-giardino.
Meraviglia
Poco distante dalla Farmacia dei Sani di Ruffano (Le), tra il mare e la macchia mediterranea ha aperto l'anno scorso a Torre Suda questo accogliente secondo locale della famiglia Rizzo. L'ottima cucina di Valentina si fonde con il relax che solo il Salento sa donare.
Borgo Egnazia
A Savelletri di Fasano (Br), là dove la Valle d’Itria inizia a scendere dolcemente verso l’Adriatico, si trova Borgo Egnazia: un luogo meraviglioso, liberamente ispirato nelle forme, nei materiali e nei colori a un tipico paese pugliese. Qui unicità e autenticità si fondono per creare qualcosa di inedito e speciale, introvabile altrove. Benessere, lusso e relax sono il leitmotif: la Vair Spa, Il San Domenico Golf (meraviglioso 18 buche a ridosso del mare), 7 campi sportivi, palestra outdoor e soprattutto la cucina. Il Due Camini è il ristorante gourmet di Borgo Egnazia premiato con una stella Michelin dal 2019 e guidato dallo chef Domingo Schingaro che con sapienza crea dei menu che sono un omaggio alla cultura mediterranea e alla Puglia.
Ecoresort Le Sirenè
Dal 1987 nella pineta della riserva naturale Torre del Pizzo a pochi passi da Gallipoli (Le) l’Ecoresort Le Sirenè, è un’accogliente dimora direttamente sul mare, con 123 comode camere e un servizio attento all’ambiente in ogni suo aspetto. La ristorazione, affidata allo chef Onofrio Terrafino (socio Euro-Toques Italia), è naturalmente a chilometro zero: a cena si servono buffet per antipasti, contorni, frutta e dolci, mentre primo e secondo si scelgono dalla lista del giorno e sono portati a tavola con un servizio veloce e preciso.
Vivosa Apulia Resort
Alla scoperta delle dune del Parco Litorale di Ugento (Le), un’oasi incontaminata di dune di sabbia, tra uliveti secolari, specchi d’acqua e macchia mediterranea rigogliosa, è questo il Parco Naturale Litorale di Ugento, dove è incastonato il Vivosa Apulia Resort. Un suggestivo racconto tra i profumati cespugli di rosmarino, ginepro, coccolone e le variopinte orchidee mediterranee, da vivere nella natura con le escursioni in bicicletta organizzate con guide specializzate. L’avventura prevede anche una sosta per tuffarsi nello splendido mare ricco di tartarughe caretta caretta, che proprio sulla Spiaggia di Fontanelle vengono a deporre le uova.L’escursione è parte dell’offerta experiencies del Vivosa Apulia Resort, al costo di 55€ per persona, bici e guida incluse.
pre lungo il percorso c'è anche il tempio dell'Ashram Bole Baba, dove si trova una comunità, fondata nel 1979 e ispirata alle divinità indù, che pratica la meditazione e la ricerca spirituale. La ciclabile continua poi lungo il Ponte Galante fino alla Pineta Ulmo, prima di Ceglie Messapica (Br).
Si prosegue verso Francavilla Fontana e poi Oria, immersi nel pieno della campagna tra ulivi e vigneti fino a raggiungere finalmente lo Ionio a Punta Prosciutto e poi Porto Cesareo, Gallipoli con la sua splendida costa. E poi ancora lungo il mare attreaversando Torre Suda, Torre Mozza e giù fino alla punta del tacco, Santa Maria di Leuca (Le).
Tanti sono gli spunti per un simile itinerario che dalla costa adriatica taglia per la campagna salentina fino alle splendide coste ioniche, un percorso fatto di tanta natura e macchia mediterranea.
Il lungomare di Santa Maria di Leuca La spiaggia di Palude del Conte a Porto CesareoBasilicata coast to coast... in bici In viaggio nell'Italia genuina
di Caterina ZaniratoLa Basilicata: una regione a lungo esclusa dagli itinerari turistici di massa, che oggi invece diventa sempre più riferimento per un turismo lento, a caccia di paesaggi incantati, cultura, itinerari enogastronomici e territori
inesplorati, fuori dalle rotte più battute. Per questi motivi la Basilicata è una delle mete più consigliate per i cicloturisti che vogliono visitare un Sud Italia ancora genuino e ricco di tradizioni, scoprendo a ogni km percorso un volto, un’atmosfera e un sapore diverso. La bellezza di questa regione, che unisce il mar Ionio al mar Tirreno, confinando con la Puglia, la Calabria e la Campania, è proprio la varietà di pano-
Matera
Mararanch
Maratea
Euvodia Luxury Rooms
Aquatio Cave Luxury Hotel & Spa
MATERA
BASILICATA
Policoro
Tenuta Fortunato
Noepoli
San Paolo Albanese
Pollino DiVino
Rotonda
Camping Maratea
Terranova di Pollino
Osteria del Baccalà
Masseria Campolerose
rami offerti al suo interno, che vanno dal mare alla montagna più selvaggia, dalle distese di calanchi ai borghi arroccati nel mezzo della natura.
Resa nota ai più grazie al film “Basilicata coast to coast”, questa regione custodisce tanti “segreti” ancora da esplorare e la bicicletta, con la sua lentezza, permette di assaporarne ogni aspetto. La bici consigliata per attraversare la Lucania è una gravel, in modo da alternare le strade sterrate a quelle asfaltate, ma non è una regola: l’importante è viaggiare in ascolto e con l’animo curioso per cogliere tutta la bellezza del territorio.
Prima tappa: Matera
L’itinerario per toccare i due mari e le bellezze principali della Basilicata parte da Matera, capoluogo di regione e scrigno di storia,
cultura e bellezza. La città dei “Sassi”, delle suggestive pareti di pietra bianca baciate dal sole scavate negli anni per creare case, cisterne, chiese rupestri, monasteri, diventata Capitale Europea della Cultura nel 2019 e Patrimonio Unesco dal 1993. Raggiungerla in treno purtroppo non è semplice: i vettori non sono diretti e bisogna scendere a Taranto con l’alta velocità (percorrendo circa 80 km attraverso la Puglia per raggiungerla) oppure cambiare a Bari e Altamura per prendere dei regionali. In ogni caso, la meraviglia di Matera ripagherà di ogni scomodità: conquista il cuore e la vista al primo sguardo.
La città è composta da due “Sassi”, ovvero pareti di tufo e calcare bianco (il “Caveoso” e il “Barisano”), divisi dal centro della città (la “Civita”): passeggiare per i loro vicoli lastricati è un vero spettacolo e si possono visitare dimore storiche, ma anche hotel, ristoranti e locali di design e alta qualità. È circondata dal parco della Murgia, dove si costruirono le prime grotte preistoriche nel paleolitico.
La storia dei sassi è molto curiosa: le antiche abitazioni scolpite nella roccia sorsero ancora prima di Cristo, scavate dall’acqua piovana grazie a un sistema di raccolta ingegnoso e furono abitate dai residenti - che ci vivevano anche con gli animali da fattoria - fino agli anni ’60. Date le condizioni igieniche precarie, le case furono sgomberate mantenendo un valore prettamente storico e turistico. In ogni angolo dei sassi e della Civita si possono scoprire statue (sono esposte alcune opere di Dalì), cisterne e terrazze panoramiche. Potete visitare quasi tutto con un unico biglietto (20 euro), che dà diritto all’ingresso a chiese e luoghi storici, oltre che al Duomo e numerosi musei.
Euvodia
Dove mangiare e dormire a Matera
Un esempio di storia e design moderno sono gli appartamenti Euvodia, realizzati all’interno di una palazzina Liberty completamente ristrutturata nel cuore della Civita. Lussuosi, ma dai prezzi contenuti, sono comodi per visitare la città a due passi dall’ingresso ai Sassi, dalla movida serale e dal Duomo. Le stanze (sono 5 diverse tra loro per forma e dimensioni) sono ristrutturate mantenendo l’atmosfera storica ma con arredi di design e servizi all’avanguardia, come le prese Usb in ogni camera. Tv schermo piatto, impreziosita da elementi cromati, e bagno-doccia dalle dimensioni molto ampie, sempre all’interno della pietra storica. La colazione è superba, italiana e continentale (dalle brioches alle uova con bacon) da consumare anche in giardino, sui comodi allestiti.
I ristoranti dall’atmosfera più magica sono quelli che si trovano all’interno dei Sassi, dove cenare circondati da pareti bianche
e panorami incantati grazie alle luci della sera. Il più romantico è il ristorante dell’Hotel Aquatio, all’interno del sasso Caveoso, che vi coccolerà stupendovi con la sua atmosfera chic: è letteralmente scavato nella roccia e le sue pareti bianche risaltano con il lume di candela, così come l’arredo minimal non lo snatura, anzi lo impreziosisce. Si possono gustare numerosi piatti della cucina lucana, da abbinare ovviamente al famoso pane di Matera Igp, ottenuto da semola di grano duro e lievito madre che ancora si realizza stampando il timbro di famiglia sulla sua crosta. Ma il pezzo forte di questo ristorante è il pesce, freschissimo, portato qui dalle vicine coste, da gustare come crudité o cucinato con maestria con le numerose verdure della zona o negli spaghetti alla chitarra. Per i più curiosi c’è la possibilità di scegliere un menu degustazione di terra o di mare. Come abbinamento ai piatti, che sia carne o pesce, consiglio un ottimo rosé della zona di Matera: Akratos, delle cantine Battifarano, un rosato ricavato dalle uve di primitivo.
Seconda
tappa:
i calanchi e il mar Ionio
Partendo da Matera e pedalando verso il Mar Ionio, direzione Policoro, si attraversano panorami da favola. Passando per il parco della Murgia e costeggiando il parco dei Monaci (in cima alla collina, come una vedetta, potrete ammirare la città di Montescaglioso), dopo circa 70 km di saliscendi si raggiunge Montalbano Ionico, che si affaccia sulla riserva regionale dei Calanchi. Vi accolgono distese di argilla bianca ricamata dagli anni e dal vento, che compongono geometrie e figure di
ogni tipo. Ci sono vari sentieri all’interno del parco da percorrere a piedi o in bici: il Circolo Cea I Calanchi propone diversi itinerari, anche con guida.
Da qui si può scendere per 15 km (tutta discesa) fino alla cittadina sul mare di Policoro con i suoi stabilimenti balneari e la caratteristica oasi del WWF Bosco del Pantano, dove sorge il centro di recupero di animali selvatici del WWF. Il centro è visitabile e sono previsti anche tour guidati tra tartarughe di diverse specie recuperate nei mari italiani, daini, volpi e rapaci provenienti dai vicini parchi, volatili e animali selvatici di ogni genere. Un luogo speciale per conoscere la fauna di questo paradiso naturale.
Risalendo poi il fiume Sinni per 20 km si raggiunge la suggestiva diga del Monte Cotugno, da cui inizia il parco del Pollino.
Dove dormire e mangiare a Senise
In questa zona non ci sono molte strutture ricettive. Di particolare fascino è senza dubbio Tenuta Fortunato, azienda agricola e agriturismo recentemente ristrutturato che svetta dalla cima di una collina a Senise e si affaccia sulla diga del Monte Cotugno, offrendo come panorama la valle del Sinni. Ideale per chi vuole regalarsi una vacanza all’insegna del relax, partecipando alle attività organizzate dalla Fattoria Didattica o semplicemente assaggiando i piatti tipici proposti dal ristorante: dalla selezione di formaggi e salumi (le salsicce nelle loro varie versioni sono il piatto forte: da provare la lucani-
ca o il pezzente), alla pagnotta con ragù e pomodori secchi al suo interno. La cucina lucana è povera, ma ricca di sapore. Antonio, il gestore della struttura, inoltre prepara i migliori peperoni cruschi di Senise (la specialità della Basilicata: peperoni essiccati al sole e fritti), coltivati proprio con le sue mani. Tenuta Fortunato, infatti, presta massima attenzione al recupero delle tradizioni storiche culinarie e anche delle stesse sementi, per preservare gusto e proprietà nutritive.
Le camere sono al secondo piano, semplici e tradizionali come richiede il contesto bucolico: la vera meraviglia la si ottinee aprendo la finestra e ammirando la diga (e i numerosi gatti che fanno visita alle camere la mattina).
Terza tappa: il Parco nazionale del Pollino
Inserito tra i geoparchi tutelati dall’Unesco, il Parco nazionale del Pollino offre una varietà di flora e fauna, dovuta anche alle differenti altitudini: attraversarlo in bicicletta costituisce un viaggio nel viaggio. Dai calanchi alle vette rocciose, dalle rose canine ai pini loricati, pedalando tra i suoi dislivelli si possono ammirare anche branchi di cavalli selvatici correre liberi in un panorama da pelle d’oca.
Si può seguire l’itinerario che va da Senise a Noepoli, cittadina tra le rocce raggiungibile con 10 km di salita. Da qui si scende e si risale fino alla città di San Paolo Albanese, ultimo paese di tradizione Arberesh (ovvero albanese, dato che qui si rifugiarono i nobili dopo la caduta del principe Skanderbeg): nessuno parla italiano e le anziane vestono tutte di nero. Altri 16 km di salita vi separano da Terranova: un paese panoramico con terrazze che si affacciano sulla vegetazione rigogliosa, famoso per la sua gastronomia.
Fate tappa all’Osteria del Baccalà, ristorante gestito da una coppia di anziani con piatti solo a base di baccalà. Qui potrete degustare una selezione di 5 antipasti che spaziano dal baccalà fresco, a quello mantecato, fino a quello spalmato sopra a delle melanzane con aceto balsamico.
Dopo un saliscendi di altri 10 km tra canyon e foreste si raggiunge Acquatremola, dove ci si ritrova immersi in un meraviglioso bosco di faggi, circondati da fiori viola e sorgenti d’acqua. Infine, la parte più divertente del tour: 20 km di discesa verso la città di Rotonda
Nel parco del PollinoRotonda è il punto di partenza perfetto per chi vuole praticare escursionismo per conoscere questo splendido parco: dalla bici al trekking, dal rafting al cavallo. Le attività sportive sono tantissime e proprio qui si trovano numerose agenzie che le propongono. Una di queste è la Wilderness Parco nazionale del Pollino
si può bere, degustare e anche cenare. Carlo, simpatico ed esperto sommelier, vi condurrà in curiose degustazioni per scoprire i vitigni autoctoni del Pollino (sia del versante lucano sia del calabro). Molto curioso il metodo classico a base di Aglianico rosé (cantina Ferrocinto), tutto da scoprire il Guarnaccino, vitigno a bacca rossa autoctono vinificato in bianco dalla cantina Luigi Lauria, mentre un grande classico è il Magliocco rosso, vitigno calabro profumatissimo, di Matina. Qui potete anche assaggiare prelibatezze uniche come le melanzane rosse di Rotonda. Questa verdura è una tipicità della zona dal gusto piccante e amarognolo, ricorda molto quello del cetriolo, vengono usate sia per cucinare sia per la creazione di cocktail.
Da non perdere è l’enoteca Pollino Divino: un angolo di paradiso per gli amanti del buono e del tipico. Si tratta di una delle 10 enoteche migliori di Italia e al suo interno
Una soluzione ottimale per dormire è invece l’agriturismo Campolerose che ha camere sia fuori città sia in pieno centro a Rotonda in formato B&B. Le camere in zona centro sono a due passi dalla piazza principale: si raggiungono entrando in un’elegante scala interna che regala privacy all’edificio, in cui si possono appoggiare in tutta sicurezza le biciclette (o ogni attrezzatura ingombrante). Comode e spaziose, con tanto di soppalco con un secondo letto e un bagno matrimoniale, le camere sono perfette per le famiglie che vogliono dormire insieme senza dividersi in più stanze. Pulitissime e con una ricca colazione, questi appartamenti vi accoglieranno con una cifra moderata (cosa non facile, soprattutto in alta stagione). Se invece optate per la formula agriturismo, vi ritroverete in splendide camere immerse in un’atmosfera bucolica tra Rotonda e Viggianello, tra simpatici animali come caprette e cinghiali da allevamento, orto e panorami da cartolina.
giunge alla Basilicata attraverso il ponte di Castrocucco.
La città di Maratea è un vero gioiello, ma per raggiungerla bisogna affrontare una salita di circa 7 km con un 5% costante. Il centro è piccolo e chiuso al traffico, pieno di palazzi storici, locali e ristoranti, con un belvedere spettacolare.
Se volete ammirare il panorama più magico, non perdetevi la salita al Cristo - statua simile a quella di Rio De Janeiro che domina la baia - e i suoi bellissimi tornanti amati da tutti i ciclisti della zona.
Quarta tappa: verso la costa tirrenica e Maratea
La strada che va da Rotonda a Maratea si inerpica per le aspre montagne calabre, regalando emozioni e panorami mozzafiato, ma anche tanta fatica visto le importanti pendenze. Pedalare qui è come entrare in un presepe, tra vegetazione selvatica e piccole case arroccate. Per raggiungere la costa tirrenica si deve superare il monte Serramale: pareti di gesso, salite ripide e una discesa in mezzo agli alberi, tra rigagnoli d’acqua, capre e pochissime auto.
Si può pedalare davvero per decine di km senza incontrare anima viva: è fondamentale portare con sé tanta acqua. Avvicinandosi alla costa si iniziano a incontrare i primi paesi, poi una lunga discesa per arrivare a Tortora Marina, da dove ci si ricon-
Per tornare al treno, vi attendono solo i 10 km che vi porteranno a Sapri, città della spigolatrice da dove si può riprendere l’alta velocità.
Dove dormire a Maratea
Durante la stagione estiva è tutto davvero costoso. Per chi ha un budget medio, l’opzione migliore è il noleggio di un bungalow o di una roulotte al Villaggio Camping Maratea. Il campeggio vi fornirà anche le lenzuola pulite e all’interno è attivo un servizio bar ristorante in determinati orari (cambiano in base alla stagione).
In alternativa consiglio l’agriturismo Mararanch, dove sarete accolti da cavalli e una splendida atmosfera contadina che vi farà dimenticare il caos turistico di Maratea.
Arrivati sulla costa inizia il relax: le pendenze sono dolci e le spiagge si susseguono una dietro l’altra. Da sud si incontra prima la grande spiaggia di A Gnola, larga ed economica, per poi salire fino alla pittoresca La Secca, piccolo incavo dove si può nuotare e fare snorkeling attorno a un isolotto.
Salendo ancora di qualche km si incontra
Cala Ficarra: fatta di calette, grotte e scogli dove fare snorkeling, osservare pesci, esplorare anfratti scavati nella roccia che ricreano veri e propri edifici. Non perdete l’occasione di noleggiare un kayak e visitare le varie grotte naturali: grotta azzurra e grotta della Sciabella sono decisamente le più belle ed emozionanti.
Piazza Vecchia e i Casoncelli BERGAMO
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di Luca BassiProsegue la nostra rubrica Bergamo e Brescia tra storia e cibo, nata per celebrare le due città, le loro tradizioni e la loro cucina nell'anno della Capitale della Cultura
Un excursus che lega un monumento storico di ognuna delle due città ad un piatto o un prodotto tipico andando a creare una sorta di fil rouge tra Cultura e Cucina perché, come diciamo da sempre, la Cucina con la C maiuscola è un aspetto fondamentale e fondante della Cultura di una città e del suo territorio, così come lo sono la storia e i monumenti che punteggiano e definiscono il tracciato urbano
Questa volta è il turno, per Bergamo, della sua Piazza Vecchia e di uno dei piatti simbolo della cucina bergamasca, i casoncelli
Piazza Vecchia, cuore pulsante di Città Alta
Piazza Vecchia. Il cuore pulsante della Città Alta. Il simbolo di Bergamo. È stata per secoli il fulcro del potere politico della città e ancora oggi continua a essere il luogo più iconico, uno dei più belli, punto di arrivo di lunghe passeggiate dei bergamaschi e centro nevralgico delle gite dei tanti turisti.
Sulla piazza si affacciano maestosi e imponenti edifici disposti secondo una geometria armonica e perfetta. Spiccano il Palazzo della Ragione, che risale alla fine del 1100 e rappresenta la più antica sede comunale lombarda esistente, e la Torre Civica, detta “il Campanone”. Al centro di Piazza Vecchia è possibile ammirare la Fontana Contarini, donata alla città nel 1780 dal Podestà Alvise Contarini. Sul lato opposto della Piazza sorge il Palazzo Nuovo, sede del Comune fino al 1873 e oggi della Biblioteca Angelo Mai che con-
serva un patrimonio librario composto da incunaboli, cinquecentine, stampe, manoscritti e altri reperti di inestimabile valore, rendendola una delle biblioteche più importanti d’Italia.
Non tutti lo sanno, ma Piazza Vecchia non è sempre stata come la conosciamo oggi. Originariamente, infatti, era un tutt’uno con l’attuale Piazza Duomo ed era il luogo dei proclami pubblici e del commercio cittadino. La conferma ce la danno le barre in ferro ancora conservate a fianco della Basilica di Santa Maria Maggiore. Queste barre prendono il nome di “misure” e hanno origine in epoca medievale, quando la frammentazione del potere portava anche alla frammentazione delle grandezze. Ogni città creava le proprie unità di misura per pesi, volumi, lunghezze, che divenivano un'unità di misura efficace solo se rese pubbliche e garantite dall'autorità, per questo i Comuni esponevano in luoghi pubblici (in genere dove si svolgeva il mercato) i riferimenti ufficiali. Le barre situate sul muro di Santa Maria Maggiore rappresentano quindi le unità di misura in uso a Bergamo in periodo medievale
La grande trasformazione dopo il 1100
Piazza Vecchia come esiste oggi inizia a prendere vita solo dopo l’innalzamento del Palazzo della Ragione alla fine del 1100, dividendo l’attuale spazio da quello retrostante del Duomo: le case private che vi sorgevano sono state gradualmente abbattute a partire dal XIV secolo. Una volta raggiunte le dimensioni odierne, la modifica più importante avviene sul finire della dominazione veneziana con la costruzione della bellissima Fontana Contarini, voluta sia per ragioni di abbellimento del cuore della città, sia per scopi pratici (ancor oggi tutti possono dissetarsi bevendo dalle sue bocche che rappresentano delle sfingi). Viene sostituita a fine Ottocento da una statua dedicata a Giuseppe Garibaldi, salvo poi essere ripristinata nella sua forma originaria nel 1922.
Se capitate in Piazza Vecchia state attenti a dove mettete i piedi, perché sotto al Palazzo della Ragione troverete un'antica meridiana solare costruita nel XVIII secolo; a mezzogiorno in punto (con l’ora solare) il raggio che filtra dal foro nello scudo
appeso alle arcate indica la data precisa e il segno zodiacale.
E se passate in questa piazza attorno alle 22 preparatevi a sentire i rintocchi del Campanone, la Torre Civica che si erge nella Piazza… Se presterete attenzione alla fine dei rintocchi avrete sentito ben cento colpi di campana.
Casoncelli, un’icona di Bergamo
Tra le vie di Città Alta (ma anche tra quelle della cosiddetta città bassa) potrete anche essere piacevolmente investiti dall’inconfondibile profumo del burro che frigge con salvia e pancetta. Se dovesse succedere, significherebbe che nei paraggi qualcuno starà preparando i casoncelli, il piatto sicuramente più iconico della città insieme alla polenta.
Preparati con pasta fresca e ripieno di carne, sono una vera prelibatezza per gli amanti dei primi piatti italiani. In origine, nacque come piatto per riutilizzare gli avanzi delle carni suine e bovine, anche se prima del boom economico non erano tante le famiglie che potevano permettersi di portare in tavola della carne (e tantomeno di farla avanzare). Per questo nella Bergamasca (soprattutto nella Val Seriana, ma non solo) sono in voga anche gli Scarpinocc, un altro tipo di ravioli ripieni però di Grana e pangrattato, due ingredienti che anche cent’anni fa abbondavano sulle tavole dei bergamaschi.
ta pian piano si arricchì con l’aggiunta di amaretti, uva sultanina e scorza di limone
Ogni ristorante ne propone la sua versione: c’è chi li fa più dolci, chi meno dolci, chi esagera volutamente con amaretti, pere e uva sultanina, chi ci mette più Grana… Insomma, a Bergamo ogni piatto di Casonsèi è diverso dall’altro. Provare per credere.
I casoncelli sono cambiati molto nel corso dei decenni, tant’è vero che la ricet-
BRESCIA
I laghi bresciani e il luccio alla gardesana
Luccio alla gardesana Ricetta realizzata da Carlo Bresciani dell'Antica Cascina San Zago di Salò (Bs)
Cinque laghi in parte condivisi e in parte rive (o zone) di confine. Bergamo e Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, sono anche terre e luoghi ricchi d'oro blu (anche se adesso scarseggia) e di gustosi pesci d'acqua dolce.
Si parte dal lago di Endine (Bg), per arrivare al lago d'Iseo (Bg- Bs) con incastonata Montisola, l'isola lacustre piu grande d'Europa, per salire poi in media Valcamonica al suggestivo lago Moro, e ridiscendere sul Garda, nello specchio d'acqua più grande d'Italia. 24 milioni di presenze annue divise fra Brescia, Verona e Trento e, infine, il lago d'Idro a far da confine bresciano con il Trentino.
Chi quest’anno vorrà scoprire 2 città d'arte con gemme storiche e artistiche uniche e
mai abbastanza valorizzate, potrà trovare anche una cucina di lago interessante, leggera e tutt'altro che povera.
I piatti di Carlo Bresciani
Ci facciamo consigliare dallo chef Carlo Bresciani, responsabile dei cuochi lombardi e patron dell'Antica Cascina San Zago di Salò. Anzitutto il “Luccio alla gardesana”, pesce poco apprezzato e di significative dimensioni. E invece… invece il luccio gardesano, che appunto prende il nome dal Benaco, è un piatto tipico della sponda bresciana, da Sirmione a Desenzano fino a Toscolano, Gargnano e Limone. Si tratta di un pesce dalle carni tenere, con poche calorie, molti sali minerali e vitamine.
Ha un gusto molto intenso e viene sublimato con altri ingredienti locali come i limoni di Gargnano, i capperi e l'olio di oliva Casaliva
La ricetta non è complicata da realizzare; un piatto fresco e delicato, da apprezzare soprattutto nella stagione primaverile ed estiva. Raggiunge il massimo della bontà in abbinamento con una fetta di polenta abbrustolita
Carlo Bresciani consiglia di squamare, sfilettare e togliere la pelle al luccio. Dai filetti ricavare un kg di polpa e preparare la farcia. Successivamente passare nel tritacarne la polpa del luccio, aggiungere del pane bianco frullato, la riduzione di vino bianco con la cipolla e il rosmarino, l’aglio ed il pepe in grani con la panna liquida.
Far raffreddare ed incorporare la panna battuta, salare e pepare. Dividere l’impasto a metà, in una parte incorporare la purea di spinaci, nell'altra i fagiolini sminuzzati. Spalmare sulla pelle la farcia verde, al centro mettere l'altro impasto ed arro-
tolare. Infine, chiudere nella pellicola e poi nella stagnola, cuocere in forno a vapore, a bassa temperatura per 20 minuti.
Tempo di preparazione complessivo circa un'ora con una difficoltà media anche per i principianti.
Dal Vittoriale a Salò
Un piatto che va gustato dopo aver ammirato alcuni splendidi gioielli del Garda. Anzitutto il Vittoriale di Gardone Riviera con la casa museo di D'Annunzio che ogni anno ospita il super gettonato festival musicale ''Tener a mente".
Lo scorso anno fra i cimeli del Vate si sono recati oltre 270mila visitatori accompagnati (e affascinati) dall'anfiteatro di marmo rosso e dalle mostre allestite
dal vulcanico Giordano Bruno Guerri. Dal Vittoriale, d'obbligo un passaggio a Salò luogo di storia recente e passata con la Magnifica Patria Veneziana e il sempre affascinante lungolago.
Merita una sosta pure la Villa romana di Desenzano come le splendide grotte di Catullo a Sirmione. Una penisola millenaria che non si può non conoscere.
Dal Benaco al lago d’Iseo, nel cuore della Capitale delle emozioni. Regina è la sardina, o agone, di Montisola presidio Slow Food. Le sarde essiccate al sole e alle brezze lacustri secondo una tecnica di produzione e conservazione di antichissima tradizione, sono eccezionali!
Un pesce azzurro dalla carne tenera che si esalta con olive e olio locale. Da gustare anche panate o fritte, fragranti.
E non fatevi mancare la Spongada, un dolce prodotto quotidianamente dell’unico fornaio dell'isola, Marino Ziliani. Una vera leccornia.
Poi, con calma e pazienza salite al Santuario della Madonna della Ceriola: da lì si abbracciano idealmente le montagne fino alla cima dell'Adamello, le torbiere e la pianura della Capitale italiana della Cultura.
Non solo grandi vini Storia, cultura e alta cucina
Quando parliamo di Ceretto non possiamo limitarci - passateci il termine - a parlare di vino. Perché Ceretto è molto, molto di più: è ospitalità, è territorio, è arte. Ed è alta cucina. Del resto, si tratta di una delle cantine più importanti del mondo, che ogni anno attira nelle Langhe migliaia di turisti appassionati di enogastronomia. Una cantina che, però, come detto, non si occupa solo di vino.
Il vino, il buon cibo, la storia, la tradizione e la cultura sono i punti cardine del territorio delle Langhe, insignito nel 2015 del titolo di Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. La famiglia Ceretto ha voluto dar voce a tutti questi aspetti, iniziando dal vino e poi crescendo, negli anni, attraverso iniziative culturali e gastronomiche innovative e di successo. Un trionfo di
idee e progetti che hanno contribuito in maniera importantissima alla crescita di questo splendido territorio piemontese, raggiunto ogni anno da milioni di persone che arrivano da tutto il mondo per visitare, provare, assaggiare. Per questo una visita alla cantina Ceretto e ai luoghi di questo celebre marchio sono molto più di una nuova scoperta: sono una vera e propria esperienza.
Il quartier generale ad Alba
Localizzata a San Cassiano ad Alba (Cn), la cantina Ceretto vanta innumerevoli meriti e riconoscimenti, tra cui due cantine d’autore, un ristorante tre stelle Michelin e suggestive opere d’arte e architettura moderna divenute tappa fissa per i turisti in visita nelle Langhe. Chi ha il piacere di visitare la Tenuta Monsordo Bernardina, si troverà immediatamente immerso nel cuore pulsante dell’azienda: la barricaia, tra volte in mattoni e cancellate in ferro.
È questo l’inebriante ingresso alla tenuta, dove è possibile fare degustazioni di vini locali. La sala degustazione è aperta dal mattino fino al tardo pomeriggio. Coloro che non hanno prenotato possono comunque entrare e chiedere la disponibilità.
Tra storia e tecnologia
Terminato l’attraversamento dello spazio dove riposa e invecchia il vino, ci si sposta nell’headquarter vero e proprio, assolutamente moderno ed ipertecnologico. Unico nel suo genere e segno distintivo di questa cantina è l’Acino, un’opera architettonica avveniristica che lascia a bocca aperta, sia ammirandola dall’esterno che dall’interno. Si tratta di una “capsula” leggera a forma di acino d’uva, appunto, progettata dagli architetti Deabate, pensata per eventi e degustazioni d’eccellenza.
Dal suo interno si ammira il paesaggio sconfinato delle Langhe mentre guardandola da fuori, è uno spettacolo special-
mente all’imbrunire, quando si illumina internamente con sfumature di vari colori.
Rossi e bianchi: i grandi vini di Ceretto
La cantina è stata fondata ad Alba negli anni ’30 da Riccardo Ceretto, originario di Santo Stefano Belbo (Cn). Nel corso dei decenni successivi, la tenuta si è progressivamente ingrandita con l’acquisizione di vigneti nel Roero e delle Langhe, con alcune parcelle di grande pregio, situate nei cru più famosi del territorio delle denominazioni Barolo e Barbaresco, come Bricco Asili e Bricco Rocche. Grazie a un parco vigne di straordinario valore, oggi la cantina è in grado di proporre una gamma di etichette, capaci di illustrare le migliori sfumature del terroir.
Ceretto è stata tra le prime importanti cantine delle Langhe a porsi il problema della sostenibilità ambientale e a convertire tutta l’azienda in regime di agricol-
La Tenuta Monsordo Bernardinatura biologica e biodinamica, una scelta che consente di produrre vini sani e di coltivare la vigna in armonia con l’ambiente circostante.
Nel corso degli ultimi vent’anni, è stato completamente abbandonato l’utilizzo di sostanze chimiche, sostituendo i trattamenti con zolfo e rame e praticando la tecnica del sovescio per concimare i campi. Gli interfilari inerbiti hanno favorito anche la presenza di una ricca biodiversità, che garantisce un ecosistema in equilibrio. I vini Ceretto sono il frutto di un lavoro in vigna nel segno della natura, a cui seguono pratiche di cantina ridotte al minimo, per esaltare la purezza di uve di eccezionale qualità
La valorizzazione degli altri prodotti
Oltre al vino, nel 1993 la Cantina Ceretto ha iniziato il progetto Relanghe per nobilitare la Nocciola Piemonte Igp e uno
Piazza Duomo
Ceretto è anche accoglienza e buona cucina, dicevamo, non solo vino. Infatti, la famiglia ha ben due ristoranti nel cuore di Alba: uno è La Piola, inaugurato nel 2005 con lo scopo di portare i piatti della tradizione alla portata di ogni turista; il secondo è il Piazza Duomo, uno dei migliori ristoranti d’Italia, certificato anche dalle tre stelle Michelin. Quest’ultimo, inaugurato anch’esso nel 2005, ha ottenuto la prima stella nel 2006, la seconda tre anni dopo e la terza, quello che l’ha consacrato nell’olimpo dei più grandi del Belpaese, nel 2012.
Lo chef è Enrico Crippa, uno dei massimi esponenti della cucina territoriale, che porta nei piatti con talento e maestria tantissimi vegetali che caratterizzano le Langhe: contribuisce lui stesso alla coltivazione di 400 metri quadrati di serra, estremamente automatizzata, e di quattro ettari di terreno, uno dei quali riservato alle piante spontanee.
dei suoi simboli: il torrone. Attiva nell’arte e nella ristorazione, ha inoltre portato a termine nel ’99 la ristrutturazione della Cappella del Barolo alle Brunate di La Morra per opera degli artisti David Tremlett e Sol LeWitt. Fu la prima iniziativa di arte contemporanea della famiglia, seguita, l’anno successivo, dal Cubo di Vetro di Bricco Rocche, oggi uno dei simboli architettonici del Barolo.
Tutti questi monumenti oggi rappresentano il fiore all’occhiello delle Langhe, vere e proprie attrazioni supplementari per chi sceglie di visitare queste terre.
Le Langhe, tra enogastronomia e poesia
Ma quando parli di Ceretto parli, inevitabilmente, anche della Langhe, del loro splendore, dell’enogastronomia che rappresentano e della loro poesia. Alba è la città che negli ultimissimi anni ha visto uno dei boom di popolarità più alti di tutta la regione dei vini piemontesi. Durante i primi sette mesi del 2022, per dare due numeri, rispetto all’anno precedente nella cittadina sono più che raddoppiate le presenze sono arrivate ad oltre 87mila pernottamenti.
I turisti che arrivano nelle Langhe amano soprattutto fare passeggiate rilassanti, salire a cavallo tra le colline e le immancabili degustazioni di vini e prodotti locali. Ceretto, con la sua cantina e i suoi ristoranti, contribuisce a tutto questo.
Palazzo Giovanelli, eleganza e stile sul Canal Grande
Un palazzo cinquecentesco elegante e romantico affacciato sul Canal Grande è stato trasformato in hotel di classe con atmosfere sognanti, arredi preziosi e servizi impeccabili. Con la facciata orgogliosamente disposta sull’acqua a fianco di Ca’ Pesaro, il museo di Arte Moderna di Venezia, e con ingresso nascosto in una piccola calle vicino alla fermata di vaporetto di San Stae, Palazzo Giovanelli è uno degli hotel prestigio di categoria quattro stelle superior ed è stato restaurato con grande attenzione al dettaglio per essere trasformato in albergo, mantenendo intatta la sua architettura originale e valorizzando gli elementi frutto di una lunga storia che hanno visto alloggiare nelle sale del piano nobile il doge Foscarini, un re di Danimarca, il giovane Mozart e da ultimo la famiglia Benetton che vi abitava. Ceduto nel 2006 agli imprenditori trevigiani che ne hanno realizzato un albergo di charme, ha cominciato ad accogliere i suoi ospiti nel 2010: tra questi la clientela americana ha sempre registrato percentuali importanti.
L’elegante architettura, ricca di marmi policromi e grandi lampadari di Murano, e i sontuosi interni, arricchiti da affreschi e decorazioni dell’epoca, invitano a rivivere e riassaporare i fasti della storia veneziana con tutti gli agi della tecnologia moderna. Tranquillità e privacy sono assolute nelle 36 camere e suite raffinate e accoglienti alloggiate su quattro piani, tutte arredate con gusto e dotate di connessione internet wi-fi gratuita, aria condizionata, Tv satellitare e minibar, alcune con vista panoramica sul Canal Grande, altre sul grazioso e riservato giardino retrostante. Il risultato è un connubio tra tradizione e modernità, che si riflette sia nelle camere eleganti e confortevoli che nei servizi di alta qualità offerti dall'hotel grazie a uno staff attento e premuroso, sempre a disposizione degli ospiti per garantire un soggiorno indimenticabile: reception 24/24, transfer privati, american bar sempre disponibile, servizio in camera, sala per riunioni o board meeting, tour a Murano o concerti privati di musica mozartiana. La colazione non è a buffet, ma servita a tavola con piatti preparati al momento dal personale.
La Spigola: l'esperienza e la passione per il mare di Roberto Pisano
Ha riaperto mercoledì 5 aprile La Spigola, il raffinato ristorante di chef Roberto Pisano affacciato sulla baia di Golfo Aranci (SS), un piccolo angolo di Paradiso direttamente sulla spiaggia bianca e su quel mare cristallino i cui colori rendono unica e conosciuta la Sardegna. La splendida vista, sormontata dal promontorio roccioso di Capo Figari e dall'Isola di Tavolara, fa da cornice al ristorante, dove la cucina di mare dello chef Roberto Pisano racconta l’intero territorio sardo, dal mare alle alture.
Chef Roberto Pisano e la sua brigata hanno messo a punto un nuovo menu caratterizzato da suggestioni e piatti inediti, basati sulla circolarità e sulla stagionalità della materia ittica del Mar Mediterraneo. Direttamente dai pescatori locali, Pisano sperimenta quelle varietà di pesce meno conosciute, lavora a tecniche che consentano di recuperare gli scarti, ridurre gli sprechi, conservare il prodotto più a lungo e conferirgli nuove sfumature di gusto. Un grande lavoro di ricerca, che valorizza l’eccellenza non solo dei prodotti sardi, ma anche di chi investe sul territorio dai pastori, produttori vitivinicoli, e pescatori.
Al centro della cucina di la Spigola, la tecnica e la materia prima. Quello che distingue la cucina di La Spigola, sono la cultura del mondo ittico e l’esperienza dello chef Roberto Pisano. Un nuovo modo di fare cucina, dove la materia prima viene messa al centro e quello che la rende speciale è proprio la tecnica. È il caso per esempio della frollatura, o “Dry Age”, che lo chef applica soprattutto ai pesci di grossa taglia: si asciuga l’acqua contenuta nella carne, per esaltarne le sfumature di gusto e le proprietà, rendendo il pesce più morbido e leggero e aumentando il periodo di conservazione. Con lo stesso obiettivo, nei mesi invernali chef Pisano utilizza il pesce, i vegetali e la frutta stagionale del territorio: il tonno rosso, il tonnarello o il polpo di scoglio vengono lasciati sotto ghiaccio per 8 ore e lavorati subito, con una tecnica di cottura che ne preservi i succhi e gli aromi; i limoni sono fermentati in salamoia come anche i cucunci, la bottarga è home made. Un progetto che prosegue anche in primavera, estate e autunno.
Al Castello di Spessa fascino e benessere a tutto tondo
A Capriva del Friuli nel Collio goriziano sorge il Castello di Spessa Golf Wine Resort & Spa. L’edificio, le cui origini risalgono al 1200, è stato trasformato in un elegante resort dopo un’accurata ristrutturazione. Immerso nei vigneti della tenuta, la cui proprietà vanta nobili casate, offre una vacanza benessere a tutto tondo. A partire dalle camere arredate in stile italiano e mitteleuropeo con mobili del ‘700 e dell’800, come le Junior Suite dedicate alle famiglie Torriani e Rassauer, che vissero nel castello per secoli e a Casanova, amante del bello e del lusso che vi soggiornò per un lungo periodo. Si respira la storia nell’affascinante appartamento del Conte, che si snoda su una superficie di 170 m2. Linea country chic per le camere situate nella Tavernetta del castello e stile rustico per gli appartamenti, creati da un vecchio casale affacciato sul green a 18 buche per ospitare i golfisti. Le antiche scuderie, invece, racchiudono la Vinum Spa. Realizzata su più livelli con ampie vetrate, che dialogano con il dolce paesaggio circostante, è interamente dedicata al nettare di Bacco in omaggio al territorio, terra di grandi vini. A partire dagli affreschi sulle pareti, ai grandi tini per la vinoterapia con idromassaggio cromoterapico e alla sala Le Botti dove sorseggiare un calice di vino. Tratteggiano il percorso benessere la sauna finlandese con stufa in maiolica, il bagno turco, le piscine interna ed esterna, il percorso Kneipp dove si cammina sulle pietre dell’Isonzo, e la Showerbucket, scrosciate d’acqua per una sferzata d’energia. Sulla pelle i cosmetici naturali agli estratti d’uva e di vite, realizzati in esclusiva dalla lavorazione di uve del Castello di Spessa, sprigionano le loro proprietà benefiche e donano al corpo e allo spirito serenità e vigore.
Ottenuto dal restauro di una vecchia cascina, il ristorante gourmand La Tavernetta al Castello delizia i palati più esigenti. Le proposte dello chef, Antonio Venica, puntano sull’ecosostenibilità della produzione e sulla stagionalità delle materie prime. In abbinamento vini del Castello di Spessa, quali ad esempio il Segrè, Sauvignon Doc Collio per la varietà di asparagi, il Rassauer, Friulano Doc Collio per la faraona e il Santarosa, Pinot Bianco Doc Collio per i carusoli.
El Porteño gourmet, autentica cucina argentina nel centro di Roma
El Porteño Gourmet è la seconda insegna capitolina appena aperta a Via dell'Umiltà dalla Holding Dorrego Company dei fratelli argentini Alejandro e Sebastian Bernardez, e di Fabio Acampora, dopo quella già avviata con successo al Largo del Teatro Valle, nel centro storico della Capitale. Sempre fedele al format che punta all'autentica enogastronomia argentina d’eccellenza che celebra la carne, il locale presenta una proposta arricchita pensata per un pubblico ancora più evoluto. La cucina è l'esatta testimonianza della storia e della civiltà di un Paese, e qui la chiave di lettura è quella giusta, articolata tra ricette della tradizione depositarie di tanti valori e l'immersione nell'atmosfera tipica dei locali di Buenos Aires frequentati appunto dai "porteños", i suoi abitanti.
A Roma, capitale cosmopolita, non poteva non destare subito interesse questo ultimo El Porteño Gourmet, un "place to be" di autentiche emozioni con piatti che anticipano e seguono i riti della cottura della celebratissima carne. Sorprende il gusto e la tenerezza di tagli che normalmente non vengono considerati per la griglia ma che esaltano la cucina porteña tipica. Oltre al Gran Lomo (filetto di manzo) ci sono il Bife Milonga (costata di black angus con filetto) al Bife de chorizo (controfiletto), i vari tagli di Entraña, il saporito diaframma. e il Vacio (bavetta o taglio del sottopancia). Ma ci sono anche l’Asado de tira, le Costine di vitello), il Galletto intero al chorizo, una sorta di salamella, il Pechito de cerdo, Puntine di maiale in crosta e la speciale Ribeye di wagyu giapponese, categoria A5 Premium. La cucina a vista e consente di seguire il rito della parrilla, la cottura che sa graduare il fuoco alla griglia ridisegnata da Sebastian Bernardezbrace. Proprio davanti c'è un lungo tavolo rettangolare, uno “sharing table”, per sottolineare il valore della condivisione dello stare a tavola per gli argentini, magari sorseggiando a fine cena prima del commiato, un buon infuso di Yerba Mate. Un capitolo a parte meritano le empanadas, i panzerotti tipici al forno, proposti con diversi ripieni, dal manzo tagliato al coltello al pollo sfilacciato a mano, dalle verdure al classicissimo Jamon y Queso, prosciutto e formaggio.
IMPORT EXPORT INGROSSO ORTOFRUTTICOLO
Sal De Riso Costa D'Amalfi Gourmet, il nuovo ristorante a Minori
Il nuovo locale di Sal De Riso: “Sal De Riso Costa D’Amalfi Gourmet” sorge proprio accanto alla sua famosissima pasticceria sul lungomare di Minori. Un ristorante con una proposta gastronomica intimamente legata al territorio, in un ambiente caratterizzato da una spiccata luminosità e da colori brillanti, con una cucina a vista supportata dall’utilizzo di tecnologie all’avanguardia. A raccontare come è nato il ristorante ci pensa Anna De Nunzio, moglie di Sal De Riso e sua strettissima collaboratrice: «A sette anni dall’apertura della pasticceria-bistrot Sal De Riso Costa D’Amalfi, Salvatore ed io oggi realizziamo un altro grande sogno che custodivamo nel cassetto. Da un po’ di tempo sentivamo il bisogno di ampliare la nostra offerta gastronomica, così dopo due anni di intenso lavoro, il 21 aprile abbiamo inaugurato il nuovo ed esclusivo ristorante Sal De Riso Gourmet».
Il locale, da un punto di vista architettonico, è un’esaltazione di diversi stili aventi un’unica anima “mediterranea”, vestita con i colori del blu, del bianco e di tante particolari sfumature di corallo. Ad impreziosire l’ambiente ci sono importanti opere di artisti della Costa d’Amalfi, come il Maestro Mario Carotenuto e i suoi amati girasoli; il Maestro Paolo Sandulli e le sue signorine dai capelli di corallo e di spugne del mare, le ceramiche dell’artista Marco Fusco e quelle di Klaus di Vietri.
In cucina il giovane chef Giuseppe Cozzolino, che ha già maturato numerose esperienze in Italia e in Europa, coordinerà una brillante brigata composta da 12 cuochi e pizzaioli. Infine, ma altrettanto importante, la squadra di sala guidata dal direttore Enzo D’Amato e dal maître Nicola Ferrigno. La pizza è realizzata in versione gourmet dal pizzaiolo Giuseppe Giordano e dai suoi collaboratori.
Naturalmente i dolci saranno uno dei fiori all’occhiello. De Riso ha messo a punto una selezione di dessert al piatto oltre alla variegata scelta dalla pasticceria, coordinata dalla chef pasticcera Daniela Cioffi.
Caserta, "Gli Scacchi" scende in centro: stessa
cucina, nuovo locale
C'è la collina e c'è la pianura. C'è il pittoresco borgo medievale di Casertavecchia e c'è Caserta con il suo Palazzo Reale. E ci sono Gino Della Valle e sua moglie Marilena. A Casertavecchia, proprio al limitare del borgo, la loro famosa e pluripremiata trattoria Gli Scacchi. Celebre, frequentato sia dai turisti che "salgono" per visitarla, sia dai locali che nei mesi estivi "salgono" per sfuggire alla calura. Ma c'è anche il lungo inverno, stagione poco propizia, al netto di qualche fine settimana di bel tempo, per "salire" in collina. E allora che si fa? Gino e Marilena "scendono" a Caserta e danno vita a Gli Scacchi in pieno centro. Linea di cucina pressoché invariata rispetto al "borgo collinare", sebbene l'oggettiva commutazione da trattoria a ristorante comporti naturali accorti riposizionamenti. In successione, ben descritte: Cantuccio salato con spuma di mortadella di bufalo. Ricavare la mortadella dal bufalo qui significa molto. Si va ben oltre il donare una poco conosciuta leccornìa a commensali gourmet; qui si tratta di rendere valevole la sopravvivenza stessa degli annutoli (i piccoli della bufala) un tempo soppressi alla nascita senza troppi complimenti. Adesso, invece, la carne fresca, la bresaola e questa sorprendente mortadella. Tipicità della zona, noto già ai tempi di Cicerone, il formaggio Conciato Romano. La chef Marilena lo adopera sapientemente in cucina e ne sortisce il delizioso Biscottino di pasta frolla con cremoso di Conciato Romano. L'antipasto è un ghiotto trittico: Finocchi in pastella; Polpettine di lenticchia su crema di zucca; Soufflé di patate con carciofi. Sinusoide di sapori, ammiccamenti di gusti conciliabili, contrappunti intriganti. Encomiabile questo saper attingere dall'Oltralpe e poi, fior da fiore, dai vigneti (e vitigni) locali. E in zona si resta quando nel calice viene versato il sorprendente rosato fatto da Vigne Chigi: Igt Terre del Volturno Rosa Canina 2021, ottenuto da sole uve Pallagrello Nero. Bello a vedersi, di grande bontà al palato, il Raviolo verde ripieno di ricotta e borragine su crema di Quadrello.
A concludere, fatta in casa, "La mia Delizia al limone", "mia" della chef Marilena, ovviamente.
A passo lento tra le vie della città del vino
di Gianluca PirovanoNon serve girarci intorno, dici Bordeaux e pensi subito al vino. La città francese che sorge sulle rive della Garonna è, infatti, la capitale di uno dei vini rossi pregiati più conosciuti al mondo e di un territorio che racchiude al suo interno circa sessanta denominazioni e settemila viticoltori.
Bordeaux ha saputo fare di questo suo biglietto da visita una forza ed è da anni al centro di una rinascita turistica che ha
portato la Bella addormentata, com’era soprannominata in Francia, a essere città frizzante e con un interessante proposta cultura e gastronomica.
Una città, appunto, da scoprire lentamente, per goderne i sapori e gli angoli di un centro storico che, dal 2007, è Patrimonio mondiale dell’umanità per l’Unesco.
E quando andare? Un consiglio ce l’abbiamo: intorno al 7 luglio, quando in città farà tappa il Tour de France. Il mix tra la bellezza di Bordeaux e il fascino di una delle corse ciclistiche più importanti al mondo saprà regalarvi un imperdibile scorcio di Francia.
Bordeaux, i luoghi imperdibili della città
Prima di addentrarci nei meandri del vino e di ciò che rappresenta per Bordeaux, scopriamo quali sono i luoghi imperdibili della città. Il punto di riferimento è, sicuramente, la Piazza della Borsa. Uno spazio senza dubbio elegante, simbolo della trasformazione della Bordeaux medievale, avvenuta nel 1700, quando si volle creare una piazza per dare respiro al centro storico e per omaggiare il re. Lì si trova, tra le altre cose, il Museo delle Dogane, utile a capire la millenaria storia commerciale della città, favorita dal suo fiume e dalla vicinanza con l’oceano. A rendere unica e soprattutto molto fotografata la piazza è, però, lo specchio d’acqua che ospita. Due centimetri d’acqua che poggiano su una lastra di granito, che durante la giornata, al variare della luce, trasformano la piazza di uno spettacolare palcoscenico di luci e riflessi.
Un altro simbolo della città è la Cattedrale di Sant’Andrea, che sorge non distante dalla Piazza della Borsa. Forse non potrà competere con le sue cugine più famose, quelle di Amiens, Chartres o Reims, ma è comunque molto affascinante e senza dubbio imponente, merito delle cinque cappelle che l’arricchiscono. Accanto alla Cattedrale sorge, invece, un campanile dedicato a Pey-Berland l’arcivescovo di Bordeaux che fondò la prima università della città intorno al 1440. La visita è un po' impegnativa dal punto di vista fisico, in quanto occorre salire 229 gradini per raggiungere la cima del campanile (50 metri), ma lo sforzo viene ricompensato dalla vista eccezionale di Bordeaux e dei suoi monumenti.
Il terzo e ultimo simbolo architettonico della città è, infine, la porta della Grosse-Cloche, la Grande Campana, che oltre a essere uno dei campanili più antichi di
Francia rappresenta una delle ultime testimonianze delle mura che proteggevano la città. In passato è stata anche una prigione.
Al di là dei simboli che vi abbiamo raccontato, Bordeaux resta comunque una città da vivere e da assaporare. Magari passeggiando sulle rive della Garonna, dove i magazzini sono stati trasformati e sono diventati locali e luoghi di aggregazione, oppure camminando per Rue Sainte Catherine, la lunghissima via dello shopping cittadina, con più di duecento negozi.
Il vino in città
Bordeaux, come detto, è la città del vino e dal 2016 ha deciso di dedicare al suo prodotto più importante uno spazio specifico. Stiamo parlando della Cité du Vin,
un museo che offre ai visitatori di tutto il mondo un viaggio ludico e sensoriale nella cultura, nella storia e nella civiltà del vino. La visita del museo si snoda attorno a una sala di 3000 m² e termina con una degustazione a 35 metri di altezza, su una piattaforma panoramica con vista a 360° sulla città. Una struttura che, già di per sé, meriterebbe una visita anche senza i contenuti che propone, per la sua architettura unica e ambiziosa, che si sviluppa su dieci livelli di legno, vetro e metallo.
La Cité è diventata in questi anni un punto di riferimento e un simbolo del peso del vino delle dinamiche turistiche bordolesi. Qualcuno l’ha addirittura paragonata a ciò che per Bilbao è stato il Guggenheim.
Le cantine da visitare in città e la Festa del vino
Per chi, dopo aver scoperto la città, volesse anche “berla” la scelta è veramente
ampia se si è disposti a lasciare i confini cittadini. All’interno del territorio comunale di Bordeaux, invece, soltanto una cantina può vantare una vigna urbana. È Château Les Carmes Haut-Brion, con il suo vigneto di cinque ettari. La cantina deve il suo nome ai frati carmelitani che gestirono la proprietà dal 1584 sino alla Rivoluzione Francese del 1789. Acquistata agli inizi del 1800 dal negociant Leon Collin, l’azienda ha recentemente subito un cambio di proprietà, esattamente nel 2010, anno in cui per la cifra record di poco meno di 18 milioni di euro è passata nelle mani di Patrice Pichet. La nuova proprietà ha investito parecchio sulla struttura e il simbolo è la cantina in metallo firmata da Philippe Starck.
Per chi ama il vino i momenti giusti, anche restando in città, comunque non mancano. È in arrivo, per esempio, la Fête le Vin, festival dedicato all'enoturismo, in scena dal 22 al 25 giugno sulle rive della Garonna e dal 15 giugno in anteprima presso i
ristoranti, le cantine e i luoghi culturali della metropoli bordolese. Questo evento popolare e conviviale, proposto ogni anno, promuove Bordeaux come destinazione grazie ai suoi vini, in particolare quelli biologici e impegnati, ai suoi prodotti locali e artigianali e al suo patrimonio. Degustazione, scoperta ed emozione saranno le parole chiave di questa edizione 2023, che vedrà come protagonista il confronto tra i professionisti e le professioniste del settore e il grande pubblico. Il programma prevede padiglioni dedicati alle denominazioni bordolesi e della sua regione, numerosi eventi culturali, ludici e ricreativi, concerti, mostre, un'offerta gastronomica regionale e velieri visitabili dal pubblico.
Dove mangiare a Bordeaux
Se con il vino si può stare sicuri, anche con il cibo la musica non cambia. Bordeaux può, infatti, vantare una proposta gastronomica
sempre nuova e interessante, di livello molto alto. Noi abbiamo scelto per voi tre ristoranti.
In pieno centro, non distante dalla Piazza della Borsa, troviamo una duplice opportunità allo stesso indirizzo che porta, in entrambi i casi, la firma di Philippe Etchebest. Stiamo parlando di Le Quatrieme Mur all’interno del Grand Théâtre de Bordeaux. Gli avventori possono scegliere una proposta più tradizionale, con un menu della tradizione costruito con materie prime di alta qualità e una tecnica che riesce sempre a stupire e incuriosire. Tra i fiori all’occhiello de Le Quatrieme Mur c’è, senza dubbio, il dehor, posto nella galleria esterna del teatro: un vero spettacolo. Per chi non si accontenta, però, chef Etchebest ha creato La Tables d’Hotes del suo ristorante, premiata con una stella Michelin. Dodici posti, con i commensali tutti seduti a un unico tavolo e con la possibilità di seguire in prima persona la creazione dei piatti e tutto ciò che sta dietro il servizio. Un’esperienza unica.
Per il secondo indirizzo, invece, vi toccherà uscire dal centro storico di Bordeaux e addentrarvi in uno dei Comuni della cintura urbana del capoluogo, Merignac. Quello che possiamo assicurarvi è che ciò che proverete varrà il viaggio. Nel paese che ospita anche l’aeroporto bordolese sorge, infatti, il ristorante Blisss. Pochi coperti e arredi moderni così come è moderno il menu ad opera di Anthony Aycaguer. La proposta è a sorpresa e cambia, mediamente, ogni tre settimane. Le portate sono nove e non esiste menu à la carte.
titolari lo definiscono una “bistronomie” e puntano su una cucina pura, con pochi ingredienti ma di qualità e con un focus sul territorio e sulla proposta gastronomica regionale. Molto bello anche il locale, con pareti in pietra e arredi freschi (belli i tavolini in legno), che lo rendono perfetto per una pausa pranzo di qualità. A mezzogiorno, infatti, propongono offerte interessanti, che permettono di assaggiare diverse proposte a prezzi contenuti rispetto al servizio serale.
Dove dormire a Bordeaux
Bordeaux è una città abituata al turismo, ma anche ai viaggiatori business e la sua proposta d'accoglienza rispecchia queste abitudini. Sono, infatti, numerose le strutture di alto livello, con diversi cinque stelle interessanti. Ecco, allora, tre alberghi su cui puntare.
Appena fuori dal centro storico, accanto a Place de Quinconces, sorge l'Hotel Villas Foch. Il cinque stelle può contare su venti
Per chiudere le nostre tre proposte gastronomiche torniamo in centro e precisamente al civico 13 di rue de la Rousselle. Lì troviamo Arcada, dall’animo meno formale dei due precedenti ristoranti. I
camere, di cui otto suite, che garantiscono una tranquillità invidiabile, nel cuore della città ma lontano dai suoi rumori.
Il tratto distintivo degli spazi comuni e delle camere è l'eleganza. Bellissima la scalinata monumentale e affascinante l'incontro tra le componenti storiche e la modernità. A giornata conclusa, è possibile riposarsi nella sauna o nella piscina riscaldata.
Per il secondo hotel ci spostiamo di pochi metri. Siamo sempre in pieno centro, ai margini della città storica, e siamo all'Hotel des Quinconces, un boutique hotel con sole 9 stanze. L'ambiente è raffinato e rilassante.
Alla struttura storica, l'albergo riesce ad affiancare con garbo la modernità e tutti i comfort per un'esperienza di alto livello. Il numero ridotto di ospiti garantisce
un'esperienza cucita su misura, anche se sotto alcuni aspetti, per esempio la colazione, non è all'altezza di altri cinque stelle. Lo si deve scegliere se si preferisce un'esperienza più contenuta, per certi versi famigliare, ma pur sempre di lusso.
Per chi, al posto dell'hotel, preferisce un appartamento, la soluzione migliore per Bordeaux è sicuramente Villa Reale. Location perfetta per scoprire la città, a due passi da Piazza della Borsa e nella bellissima cornice di Piazza del Parlamento. Gli appartamenti e le stanze (è un aparthotel) si trovano all'interno di un palazzo storico, costruito nel 1754, che conserva intatto il suo fascino, ma lo unisce alle più moderne soluzioni di accoglienza e comfort.
A disposizione degli ospiti anche una sauna, aperta tutto il giorno, e una cola-
Hotel des QuinconcesNatura Rigenerante Ilingiappone 5 tappe
Paesaggi da cartolina, il fascino di una storia millenaria e di una cultura affascinante sono i punti di forza del Giappone. Una nazione che non è soltanto frenesia delle grandi metropoli, ma offre ai viaggiatori di tutto il mondo la possibilità di scoprire la biodiversità e gli angoli nascosti di un territorio unico. Il turismo, infatti, si sta sempre più spostando verso le esperienze a contatto con la natura, dove dimenticare il traffico e il caos e lasciare spazio al rumore dell’acqua, dell’aria e degli animali che circondano delle location speciali. Dal glamping al forest bathing, dai percorsi a piedi a quelli in kayak. Ecco cinque proposte per vivere avventure memorabili in Giappone.
1. Forest bathing per ascoltare la natura ai Kumano Kodo
È il Giappone la patria del forest bathing: un antidoto alla frenesia urbana, occasione per ascoltare i suoni dell’ambiente e della natura e toccare con mano quanto ci sta attorno. Tra i benefici vi sono il miglioramento del sonno, dell’umore e della concentrazione; diminuiscono invece stress, ansia e pressione sanguigna. Il luogo ideale sono i Kumano Kodo, che sono un intreccio di antiche vie nel Parco nazionale di Yoshino-Kumano, nella regione del Kansai. Seguendo le orme dei pellegrini che percorsero questi sentieri secoli fa, i viaggiatori possono respirare un’atmosfera unica, dal sapore mistico, attraverso alberi maestosi e le cascate di Nachi.
2. Motegi, un glamping immerso nella natura
È il compromesso perfetto tra chi non vuole rinunciare a vacanze in cui godersi la natura e chi ama il lusso e il riposo. Il glamping è una tipologia di vacanza molto in voga e il Giappone non può essere di certo da meno. Il posto giusto è Motegi, una cittadina che dista soltanto due ore da Tokyo e in cui a
far da padrone sono fitti boschi, maestose terrazze di riso e il fiume Nakagawa. Nelle tende del glamping, di dimensioni generose e attrezzate di tutto quanto può servire ai viaggiatori, ci si può riposare dopo aver passato ore a scoprire i territori che circondano Motegi. Da non perdere gli appuntamenti che permettono di approfondire la conoscenza di pianeti, galassie e costellazioni, alla scoperta della volta celeste.
3. La ciclovia
Shimanami Kaido
Collega le città di Onomichi e di Imabari: è la ciclovia Shimanami Kaido, 70 chilometri in cui a dominare sono la meraviglia e lo stupore di un tragitto unico nel suo genere
Dalla vista senza pari del Mare interno di Seto fino al verde smeraldo della flora, il tracciato passa attraverso alcuni isolotti collegati da maestosi ponti.
È una ciclovia ideale anche per i meno esperti, non presentando grossi dislivelli nè difficoltà di sorta.
4. In Kayak sul lago Shizenko
Le acque limpide dei laghi giapponesi sono il luogo ideale per gli amanti del kayak. È soprattutto il lago Shizenko, che si trova nella prefettura di Nagano, il posto ideale per chi vuole fare attività fisica
pagaiando. Formatosi nel 1984 in seguito ad un terremoto, il lago ha una caratteristica che lo rende unico: alberi che si innalzano dal fondale, sommersi per metà dalle acque. Le avventure in kayak non sono mai state così speciali come sul lago Shizenko.
5. A piedi nella natura del parco Minoo
Sono 34 i parchi nazionali del Giappone, tra cui svetta il Parco Minoo, vicino alla città di Osaka. È un luogo da cartolina, da scoprire rigorosamente a piedi, passando per una cornice fiabesca attraverso rigogliosi alberi
e maestose cascate dall’acqua cristallina. Aria fresca e l’incanto della natura sono a portata di tutti. Imperdibile il Momiji temperatura, una foglia d’acero fritta, lo snack ideale per affrontare l’escursione
Per informazioni: Ente Nazionale del Turismo Giapponese
Stati Uniti Cinque destinazioni per tutti i gusti
Per gli amanti dei profumi, dei sapo ri e delle tradizioni culinarie degli Stati Uniti, ecco destinazioni gastronomiche, a partire dai dolci aromi dei peperoni arrostiti di Santa Fe, passando per la New England e con un ne a Boston. La scoperta dei sapori unici e variegati degli Stati Uniti rappresenta un elemento di connessione con la cultura di un luogo e permette di immergersi appieno nell’esperienza del viaggio.
1. Il trionfo del Gumbo a Lake Charles, Louisiana
Se siete in viaggio nel Sud, Lake Charles - nel Sud-Ovest della Louisiana - merita sicuramente una sosta. Celebrando il patrimonio e la cultura cajun e creola, questa città serve i migliori gumbo, boudin e étouffée e il suo paesaggio culinario aspetta solo di essere scoperto. Dirigetevi verso
din (tradizionalmente preparate con una miscela di porto, riso, cipolle, peperoni e condimenti insaccati).
I più golosi possono scegliere poi tra una selezione di torte della tradizione, sfornate ogni mattina dalla Mrs Johnnie’s Gingerbread House. Vale sicuramente la pena di prendere una o due fette di torta di more in più per il viaggio. Per la prima volta in assoluto, Lake Charles ospiterà il Louisiana Food & Wine Festival (14-17 settembre), che riunirà le migliori esperienze gastronomiche della Louisiana e del Sud.
2. Zuppa di vongole a volontà a Boston, Massachusetts
La prima tappa di ogni viaggio culinario nel New England inizia con il più antico ristorante degli Stati Uniti, la Union Oyster House di Boston, dove i buongustai possono assaporare specialità regionali come la zuppa di vongole, l'aragosta e le ostriche fresche. Il ristorante vanta un wall of fame con i suoi ospiti più celebri, tra cui Robin Williams, Meryl Streep e Al Pacino, oltre a essere tra i preferiti del presidente John F. Kennedy, che amava accomodarsi nella privacy della sala al piano superiore. Tra i piatti forti del menu, il famoso involtino di aragosta o i maccheroni all'aragosta.
Non avete voglia di frutti di mare? Dirigetevi verso il North End, anche noto come Little Italy, per esplorare il quartiere più antico di Boston, che ospita più di 100 ristoranti, caffè e panetterie di ispirazione
italiana. Cenate al Bricco, all’Assaggio o al Quattro - tutti proprietà di Frank DePasquale - per un mix di tradizione italiana e raffinatezza moderna. Qui consigliamo vivamente il sugo di pomodoro e polpette, una ricetta di famiglia. Il Caffè Paradiso, in fondo alla strada, è perfetto per un espresso e un cannolo dopo cena, aperto tutti i giorni fino alle 2 di notte.
3. Rivoluzione culinaria del Bluegrass a Lexington, Kentucky
Immergetevi nel fascino del Sud a Lexington, in Kentucky, dove vi attendono gli aromi dolci e salati della classica cucina del Sud. Iniziate il percorso in una residenza storica del 1800 trasformata in ristorante, l'Holly Hill Inn. Si tratta di uno dei sei ristoranti di Lexington di proprietà della celebre chef Ouita Michel - soprannominata la “Martha Stewart del Sud” - e
ha dato il via a una rivoluzione culinaria del Bluegrass quando è stato aperto nel 2001. Con prodotti provenienti dalle fattorie locali del Kentucky e un menu basato sulla stagionalità, il ristorante trasmette il calore della vera ospitalità del Kentucky.
far risaltare la comunità agricola e contadina dell'Arizona con i menu stagionali del suo ristorante in centro, FnB. Charleen offre anche il primo assortimento di vini prodotti esclusivamente in Arizona per accompagnare i piatti di ispirazione locale.
Al The Mission, lo chef Matt Carter propone i sapori di Spagna, Messico, Centro e Sud America nella Old Town di Scottsdale. Il freschissimo guacamole viene preparato direttamente al tavolo e non andate via senza aver provato i tacos di spalla di maiale arrosto o i margarita al cetriolo e jalapeno. Per un clima più casual, Diego Pops propone ai clienti i sapori messicani tradizionali in chiave creativa con i nachos ai cavoli di Bruxelles, uno dei piatti più popolari del menu.
Un viaggio in Kentucky non sarebbe poi completo senza il bourbon, distillato originario americano. Scoprite le 18 più grandi distillerie del Kentucky lungo il Bourbon Trail, a Lexington e Louisville, per assaporare la ricchezza storica e il gusto distintivo del bourbon, sbirciando dietro le quinte della sua produzione. Per una perfetta combinazione food & beverage, recatevi alla Bardstown Bourbon Company.
4. Chef e proposte all'avanguardia a Scottsdale, Arizona
Sullo sfondo delle Camelback Mountain, Scottsdale ospita una serie di chef all'avanguardia che da tempo guidano la scena culinaria del posto. Lo chef Charleen Badman è considerato il protagonista della gastronomia locale, conosciuto per
The Mission
5. Un viaggio piccante a Santa Fe, New Mexico
La maggior parte delle strade di questa città nelle Rocky Mountain è dedicata al peperoncino. Gli abitanti del luogo si tramandano i semi come cimeli di famiglia e nella valle del Rio Grande si trova Hatch, la “Capitale mondiale del Cile”.
Provate le varietà verdi, da quelle medie fino alle più piccanti, utilizzate in piatti come i chiles rellenos, peperoncini ripieni, in pastella o fritti, oppure sperimentate il peperoncino rosso, più dolce, spesso essiccato o in salse.
La maggior parte dei venditori arrostisce i peperoni sul posto e quando viene posta la domanda "rosso o verde", i viaggiatori possono rispondere “Christmas” per as-
saggiarli entrambi. Non perdetevi la specialità del New Messico, il cheeseburger al peperoncino verde, oggi così apprezzato che è stato realizzato un percorso ad hoc per scoprirlo in tutte le sue versioni.
Tra le altre specialità locali troviamo i food truck messicani nella piazza del centro, il ricco posole (stufato di maiale e mais macinato), il gustoso barbecue e il Santa Fe Chocolate Trail, dove i golosi possono provare antichi elisir in stile meso-americano.
A settembre avrà luogo la Santa Fe Wine & Chile Fiesta, che celebra la scena culinaria della città con spettacoli di cucina, banchetti di chef ospiti, cene a base di vino e un tour in bicicletta tra le tappe gastronomiche.
IMPORT EXPORT INGROSSO ORTOFRUTTICOLO
Emozioni, gusto e divertimento L'estate di Abu Dhabi
Un'estate non basta è la nuova campagna estiva 2023 promossa dal
Dipartimento della Cultura e del Turismo di Abu Dhabi (DCT Abu Dhabi) per raccontare l'ampia gamma di esperienze disponibili durante la stagione e ha come obiettivo più ampio piano per la destinazione di attrarre 24 milioni di visitatori entro il 2023.
A completamento della campagna, sono state inserite anche tre nuove promozioni per ispirare, emozionare e ristorare i visitatori da tutto il mondo quest'estate: l’Abu Dhabi Summer Pass, la promozione Stay More, Pay Less e l’offerta Kids Go Free.
L'all-inclusive Abu Dhabi Summer Pass consente di esplorare oltre 30 attrazioni, 600 ristoranti e una varietà di punti vendita
I visitatori potranno, inoltre, beneficiare della promozione Stay More, Pay Less negli hotel aderenti, che prevede una notte extra di divertimento ad Abu Dhabi ogni tre notti prenotate in hotel
I vantaggi non si fermano qui per le famiglie, grazie all’esclusiva offerta Kids Go Free. Il programma prevede, per ogni adulto pagante, un soggiorno in hotel e pasti gratuiti per un bambino. E non è tutto: i bambini hanno anche diritto a un ingresso gratuito a parchi tematici di Yas Island a loro scelta.
Un mix di attrazioni divertenti ed eventi
Ad Abu Dhabi c'è sempre una nuova esperienza da vivere, con un mix di attrazioni divertenti ed eventi emozionanti disponibili per tutta l'estate, tra cui SeaWorld Abu Dhabi, che aprirà il prossimo 23 maggio. Questa nuovissima attrazione offre divertimento interattivo per tutta la famiglia e otto regni tematici da scoprire.
Per tutta l'estate, i visitatori possono usufruire di una connessione continua tramite il servizio navetta Experience Abu Dhabi Shuttle Bus, gratuito per tutti.
Basta salire e scendere dai parchi a tema al coperto, dai luoghi di interesse culturale e da altre attrazioni uniche, secondo i propri ritmi.
n°19 - aprile 2023 - Anno III - edizionE digitale
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