CHECK-IN 23 Settembre 2023

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n°23 - settembre 2023 - Anno III

GIORDANIA

Oltre a Petra, le mete da non perdere

SUTRIO

Tesoro nascosto ai piedi dello Zoncolan

VALLÉE DE LA GASTRONOMIE

In tour nella Francia più golosa

in COpertina

Dalla Giordania alle Alpi passando per la Francia

4 CHeck-in • settembre 2023
CHeck-in • settembre 2023 5 58 50 26 40 10 Sutrio, un tesoro nascosto ai piedi dello Zoncolan Vallée de la Gastronomie 3 Marsiglia e la Provenza Vallée de la Gastronomie 1 Borgogna terra di eccellenze Vallée de la Gastronomie 2 Lione capitale della gastronomia Giordania, oltre a Petra, le mete da non perdere Indice 72 Eat & Ride, esperienza di viaggio a Cortina d'Ampezzo
10 26 92 58 108 72 Vuoi scoprire ancora più contenuti multimediali? All'inizio di ogni articolo trovi questo pulsante Clicca e approfondisci su www.italiaatavola.net CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO
CHeck-in • settembre 2023 7 100 96 92 108 86 80 Parchi di Sicilia La meraviglia della natura BRESCIA | Chiesa di San Giuseppe, il Castello e la Persicata BRESCIA | Chiesa di Santo Spirito e Capù Lamole di Lamole L'essenza del Chianti Classico Cucina e bellezza La doppia offerta dell’Aleph Rome Hotel Alla scoperta del cuore vulcanico della Garganega

I forni a vapore combinato V-ZUG ti faranno capire come con un unico forno puoi avere decine di funzioni professionali in casa. Per risparmiare tempo ed energia. Con gusto.

8 CHeck-in • settembre 2023
frigo2000.it

Editoriale

Dalla Giordania alle Alpi passando per la Francia

Settembre è ormai da anni uno dei mesi migliori per programmare dei viaggi o anche delle piccole fughe durante il weekend. E, vista l’esperienza degli ultimi tempi, anche ottobre non è da meno. Tra le occasioni che Check-In propone per le prossime settimane ci sono certamente due mete montane che, pur a poca distanza fra loro, non possono essere più diverse.

Da un lato la regina delle Dolomiti, la modaiola, sportiva e sempre affascinante Cortina che, senza attendere la stagione invernale, sa essere spettacolare in questa stagione. Non da meno, ma aliena dal fashion e all’insegna della semplicità vera e di una proposta autenticamente originale c’è invece Sutrio, col suo albergo diffuso emblema della modalità con cui la Carnia si è organizzata per un turismo slow e ambientale.

Per chi cerca occasioni fuori dai confini nazionali, ecco le proposte dei due nostre inviate nella valle della gastronomia in Francia e nella lunare Giordania dove il deserto, l’archeologia romana, le tracce delle guerre crociate o la cultura islamica si fondono in un mix incredibile di cui l’imperdibile Petra è forse solo una delle mete più conosciute, ma non certo l’unica ragione per raggiungere il regno ascemita. E poi, ovviamente, le nostre rubriche sui piatti e i monumenti da non perdere per chi visita la Capitale della cultura divisa fra Bergamo e Brescia e gli aggiornamenti su alcuni nuovi locali da provare in tutta Italia.

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Oltre a Petra, le mete da non perdere Giordania

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Chiedete un posto vicino al finestrino, soprattutto se volate di notte, perché atterrare ad Amman è l’inizio di un turbinio di emozioni: migliaia di luci che brillano a perdita d’occhio, i fari delle macchine che disegnano infiniti serpentoni sfocati, sui grattacieli del modernissimo quartiere di Boulevard puntini rossi intermittenti sembrano lì quasi a scandire i vostri battiti.

Il monte Nebo dove Mosè vide per la prima volta la Terra Promessa, Jerash conosciuta come la Pompei d’Oriente, le rovine di castelli crociati, i mosaici di Madaba e la vallata del Mar Morto. Sono solo alcune delle chicche imperdibili della Giordania
Qusayr Amra

Amman, come Roma

una capitale su sette colli

Enorme e caotica: la capitale della Giordania ospita cinque dei 12 milioni di abitanti del paese ed è la perfetta sintesi di quello che vi attende in un viaggio alla scoperta del regno di Rania e Abdullah IIdue figure che vi accompagneranno sempre, perché le loro foto e gigantografie sono appese ovunque: in aeroporto, negli alberghi, nei musei, sui palazzi. Di recente si sono aggiunte anche quelle dei novelli sposi Hussein, il principe ereditario, e Rajwa Al Saif, la moglie saudita.

Antico e moderno, tradizione e globalizzazione: le rovine dell’antica Cittadella e i centri commerciali, venditori ambulanti di spezie e i fast food occidentali. Benvenuti nella capitale di uno degli stati più moderati del Medioriente, nato strategicamente come Transgiordania nel 1921 per assicurare stabilità alla regione e riconosciuto ufficialmente due anni dopo dalla Gran Bretagna che ne fece un suo protettorato fino al 1946.

La visita di Amman è come l’introduzione di un libro che non si vede l’ora di leggere: qualche pagina da sfogliare velocemente prima di arrivare dritti al cuore del romanzo, in questo caso Petra. Quasi sempre il motivo principale di un viaggio in Giordania.

Ed effettivamente la capitale non richiede tanto tempo: il suo “verso” più significativo sono le rovine romane della Cittadella che si trovano sulla collina più elevata di Amman, dove la vista spazia senza ostacoli a 360 gradi interrotta solo da un pennone da record (126 metri) che fa sventolare una bandiera gigante da 60x30 metri. Qui un tempo sorgeva l’antica Rabbath-Ammon e a essere le più fotografate sono le due imponenti colonne del Tempio di Ercole, costruito sotto Marco Aurelio.

Da quassù si vede anche il Teatro Romano da 6.000 spettatori, eretto pare nel II secolo d.C., che ancora oggi ospita in estate spettacoli e rappresentazioni: la testimonianza più grandiosa della Amman di quell’epoca, chiamata Filadelfia in onore di Tolomeo II Filadelfo. [...]

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Salt, camminando nella Storia

A una trentina di chilometri da Amman, in direzione nord ovest, si raggiunge Salt o as-Salt (circa 100.000 abitanti), sito Unesco riconosciuto come “Place of Tolerance and Urban Hospitality” per la convivenza pacifica tra cristiani e musulmani (il 96% della popolazione).

Durante la dominazione ottomana questa città sull’altopiano di Balqa divenne un importante snodo commerciale, con carovane di mercanti in arrivo da Nablus, dalla Siria e dal Libano: così da centro rurale, Salt si trasformò in una ricca città dall’architettura neocoloniale. [...] PER CONTINUARE LA

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CHeck-in • settembre 2023 15 Una festa per i sensi avvolti in un’elegante atmosfera milanese. Ristorante Acanto, Hotel Principe di Savoia. PrincipeSavoia PrincipeDiSavoia PrincipeSavoia #DCmoments dorchestercollection.com

Umm Qays, antiche vestige tra una meze e l’altra

Proseguendo verso il nord del paese, quasi al confine con la Siria, c’è Umm Qyas (chiamata anticamente Gadara, dal miracolo dei maiali dei Gadareni raccontato nelle Bibbia): da qui la vista si perde sul lago di Tiberiade, le alture del Golan e il monte Hermon. Ma oltre al panorama spettacolare, il motivo per cui gli amanti dell’archeologia dovrebbero inserire questa tappa del Jordan Trail - itinerario escursionistico di 650 chilometri che parte da qui e arriva fino ad Aqaba - nel loro itinerario di viaggio sono due.

Innanzitutto il sito archeologico con rovine di epoca greco e romana in basalto nero, tra cui quelle di due teatri e una strada colonnata, e i resti di un villaggio ottomano datato tra il XVIII e il XIX secolo.

E poi per le iniziative di turismo comunitario che hanno l’obiettivo di attirare visitatori in questa località certamente meno famosa (e conservata) di Jerash ma altrettanto affascinante, soprattutto nel periodo

primaverile per via delle fioriture selvatiche: al centro di questo progetto c’è il coinvolgimento della comunità con iniziative e laboratori che ne fanno conoscerne meglio usi e costumi.

Tra le più interessanti e uniche la possibilità di consumare un pasto a casa di una delle famiglie di Umm Qays che hanno aderito all’iniziativa, come quella della signora Roufena (un marito e 7 figli) che cucina pietanze locali - dagli immancabili hummus e babaganoush (crema di melanzane) ai warak enab (involtini di foglie di vite ripieni di riso e carne macinata), passando per il mansaf, il piatto nazionale giordano, offerto durante i matrimoni e le grandi occasioni - da mangiare tutti insieme seduti per terra attorno alla tavola.

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Colazione tipica
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Jerash, la Pompei d’Oriente

Insieme a Petra, l’altra meraviglia da includere assolutamente nel proprio itinerario di viaggio è Jerash: città romana tra le meglio conservate di tutto il Medio Oriente che si può visitare anche in giornata da Amman (le separano una cinquantina di chilometri).

Il momento migliore per girarla è al tramonto quando il caldo, seppur asciutto, si fa meno opprimente ma soprattutto la luce tinge di rosa le rovine disseminate su un’area piuttosto vasta: le più affascinanti sono quelle del Foro, una piazza delimitata da 56 colonne ioniche erette su un lastricato di pietra calcarea, del Tempio di Zeus, costruito nel 162 d.C. sulla sommità di una collina che ne fa un ottimo punto panoramico, l’ippodromo (un tempo poteva ospitare 15.000 spettatori) e lo splendido e integro Teatro sud dove ancora oggi si tengono spettacoli e concerti. Come quello che di recente ha visto protagonista Riccardo Muti in occasione della rassegna Le Vie dell’Amicizia organizzata dal Ravenna Festival. [...]

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Jerash | Teatro sud

Tutto il misticismo del monte Nebo

Luogo di pellegrinaggio già per i primi cristiani di Gerusalemme, soprattutto dopo la visita di papa Giovanni Paolo II nel 2000, il monte Nebo (in aramaico, profeta) è diventato meta di turisti e fedeli da tutto il mondo. A neanche dieci chilometri da Madaba, è un vero e proprio tuffo nella Storia: pare che da quassù Mosè vide per la prima volta la Terra Promessa, dove tuttavia non arrivò mai, e che proprio nei dintorni si trovi la sua tomba, non ancora rintracciata dagli studiosi.

Alle spalle del belvedere si erge una basilica - costruita nel 597 d.C. sulle fondamenta di una piccola chiesa del IV secolo a commemorazione della morte di Mosè, l’edificio ospita all’interno splendidi mosaici bizantini - e nel cortile del parco archeologico gestito dai francescani si riconosce la sagoma di un bastone in bronzo a forma di croce avvolto da un serpente, in ricordo di quello appartenuto a Mosè. [...]

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Alla scoperta di un’antica fortezza crociata, Shobak

Se si chiudono gli occhi, oltre a sentire ben distinto il suono del vento che si incanala nei cunicoli e nei passaggi segreti di questa fortezza arroccata su una collina a 1.400 metri di altezza, con un po’ di fantasia si può immaginare cosa fosse Shobak al tempo dei crociati. Frecce scagliate dalle feritoie, assedi estenuanti e combattimenti feroci: voluto dal re crociato Baldovino I nel 1115 per controllare le rotte delle carovane tra la Siria e l'Egitto il castello di Shobak dovette soccombere definitivamente agli attacchi delle armate di Saladino una settantina di anni più tardi dopo un accerchiamento durato 18 mesi. [...] PER

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Petra

Chissà cosa deve aver provato Johann Ludwig Burckhardt quando nell’agosto del 1812 si trovò di fronte agli occhi la città abbandonata di Petra, antica capitale del regno dei Nabatei. Fu proprio il giovane esploratore svizzero, fingendosi un pellegrino musulmano diretto alla Mecca, a riscoprire il sito archeologico più famoso di tutta la Giordania, fino ad allora tenuto nascosto dai beduini che temevano gli assalti delle tribù rivali.

Fu il cinema a far conoscere al mondo intero la meraviglia di Petra: 172 anni dopo la scoperta di Burckhardt, Spielberg ambientò le scene finali di Indiana Jones e l’ultima crociata nel Tesoro. Il monumento simbolo dell’antica città nabatea. Il momento più emozionante è quando una volta percorso il Siq - gola formatasi a seguito di movimenti

tellurici, lunga un chilometro, stretta e alta fino a 200 metri - si apre improvvisamente una spianata dove svetta imponente questa facciata ellenistica scavata nell’arenaria. Se le pareti verticali del Siq sono state modellate nei secoli dall’acqua e dal vento il Tesoro è rimasto quasi del tutto indenne perché costruito in un punto protetto dalle intemperie.

Scolpito dall’alto verso il basso, questo edificio funerario costruito per ospitare la tomba del re nabateo Aretas III (87-62 a.C.) è un capolavoro che lascia senza fiato: sei colonne sormontate da capitelli con motivi floreali, un timpano triangolare, al di sopra del quale ci sono delle nicchie che ospitano figure divine e mitologiche. [...]

CHeck-in • settembre 2023 23
La città rosa, una delle Sette meraviglie del mondo
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Mar Morto

Viaggio al centro (più basso) della Terra

“You are at the lowest point on earth”: il Mar Morto, proprio come recitano i cartelli disseminati lungo le sue sponde (divise tra Giordania e Israele), è il punto più in basso della Terra. Scendono i metri sotto al livello del mare, circa 400, e salgono le temperature che qui sono quasi una decina di gradi in più rispetto alle zone limitrofe. Ma un tuffo tra le sue acque salatissime - la salinità media è del 23%, dieci volte tanto quella degli oceani - non sarà certo di grande refrigerio, basti pensare che d’estate superano ampiamente i 30 gradi.

Nonostante le condizioni estreme è senz’altro un’esperienza unica un bagno in questo lago perché si galleggia come da nessun’altra parte al mondo [...]

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INDIRIZZI UTILI

Sheraton Amman Al Nabil Hotel

5th Circle, Amman, 11184

Tel +962 6 593 4111

Petra Moon Hotel

Visitors center street, Tourism St, Wadi Musa 43345 Tel +96232156220

Mövenpick Dead Sea

Sweimeh, Dead Sea Road, Amman 11180

Tel+962 5 356 1111

Rakwet Arab Restaurant

Al-Baouneyah St. 11, Amman

Tel +962 6 461 1559

Zokak Coffee House

Jabal Al-Lweibdeh, Amman

Tel +962 7 9554 4217

Tawaheen Al-Hawa Restaurant

Wasfi Al Tal Street, Amman

Tel +962 6 534 9986

Iskandarani Café

Al-Hamam St As, As-Salt

Tel +962 7 9509 9702

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Francia

In tuor nella Vallée de la Gastronomie

1.Borgogna

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di Piera Genta

Una lenta discesa per le incantevoli valli della Saona e del Rodano, da Digione fino a Marsiglia per scoprire i sapori, le bellezze e i profumi di una delle zone più evocative e gastronomicamente varie della Francia. La Vallée de la Gastronomie è un’idea di vacanza alternativa, una destinazione turistica unica che unisce la cucina e l’arte di vivere.

Un itinerario di 620 chilometri attraversando tre regioni, Auvergne-Rhône-Alpes; Bourgogne-Franche-Comté; Provence-Alpes-Côte d’Azur. Parlare di semplice viaggio è sicuramente riduttivo, è una collezione di esperienze multisensoriali in continua crescita dove ognuno di noi può creare il proprio percorso personale, scegliendo tra numerose soluzioni proposte, secondo il tempo a disposizione e gli interessi personali. La difficoltà? L’imbarazzo della scelta tra esplorare vigneti ed uliveti, scoprire specialità regionali, conoscere

Il tour inizia nella cornice della verdeggiante Borgogna. Tra i climats, famosi vigneti patrimonio Unesco, i borghi storici che rievocano epoche perdute e specialità gastronomiche uniche

birrerie, distillerie e cantine, vivere l’arte del formaggio e del cioccolato, pernottare in grandi hotel o nelle chambres d’hôtes, scegliere ristoranti stellati Michelin o la tradizione dei bouchon.

Raggiungere la Vallée de la Gastronomie dall’Italia è facile anche per chi non vuole guidare, infatti Trenitalia con Frecciarossa dispone di quattro collegamenti giornalieri con differenti livelli di servizio per ogni necessità di viaggio. [...]

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Digione

Il nostro percorso inizia proprio da Digione, capitale della Borgogna, un territorio vinicolo tra i più prestigiosi del mondo

La civetta, mascotte della città, ci accompagna per il centro storico completamente pedonale: dal prestigioso palazzo ducale, alla cattedrale gotica di San Benigno dalle due torri, oggi monumento nazionale, alla chiesa gotica di Notre-Dame alle antiche case a graticcio (maison à colombages), alla pittoresca FrançoisRude, nota anche come Piazza Bareuzai per via della presenza della scultura di un

giovane vignaiolo intento a pigiare l’uva. Ai margini del centro storico la Cité internationale de la gastronomie et du vin, aperta nel maggio del 2022. Questa è la città produttrice della mostarda (sono due le firme storiche: Maille ed Edmond Fallot), del pain d’épices e della crema di ribes nero (cassis) utilizzata per il tipico aperitivo francese, il Kir. Da non tralasciare una tappa a Les Halles, il mercato coperto ottocentesco e la visita alla fabbrica del pain d’épices Mulot & Petitjean nel centro città. [...]

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A Digione non si può non visitare la fabbrica di senape (moutarderie) Edmond Fallot, l'ultima azienda a produrre una vera mostarda artigianale a base di semi coltivati in Borgogna e macinati con una macina

La senape, in particolare, che era un condimento tipico di Digione e già molto popolare nell'epoca dei duchi di Borgogna, oggi beneficia dell'indicazione geografica protetta "Moutarde de Bourgogne" (di cui la Moutarde de Dijon è l'appellativo più noto). [...]

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Moutarde Fallot (foto ©CHERRYSTONE)

L’Épicerie & Compagnie

• L’Épicerie & Compagni, bistrot in place Émile Zola delizioso con piatti prevalentemente della tradizione.

• Monique boire et manger, bistrot tipicamente francese, con al massimo 20 posti a sedere, che combina la cucina fusion e quella vegetariana in un insolito menù in cui i piatti sono tutti da condividere.

• La Table des Climats, all’interno della Cité, si definisce un ristorante “vinostromique” dove si sceglie prima il vino e poi i piatti, ideati dallo chef Kévin Julien con la supervisione di Éric Pras, tre stelle Michelin Maison Lameloise di Chagny.

• Pré aux Clercs, in place de la Libération, davanti al Palazzo dei Duchi di Borgogna. In estate si mangia in terrazza. Ambiente informale stile brasserie con la supervisione di Georges Blanc, tre stelle Michelin.

• Cibo è un ristorante stellato guidato dallo chef Angelo Ferrigno. Il suo menù degustazione si basa su ricette a km zero, elaborate con grande fantasia e competenza.

• Le Chat qui pense, un luogo molto speciale in rue Monge: si prenota, si suona a una porta di un appartamento e si verrà accolti da una coppia (lei ai fornelli, lui in sala) che a pranzo dal lunedì al venerdì propone agli ospiti un'ottima cucina bistronomica, in estate si mangia in giardino circondati da opere d'arte.

DOVE MANGIARE A DIGIONE
Monique boire et manger La Table des Climats Pré aux Clercs Le Chat qui Pense Cibo

DOVE DORMIRE A DIGIONE

Per le chambre d’hôtes, ovvero l’equivalente del Bed&Breakfast, esiste un sito www.chambres-hotes.fr. Di seguito alcuni suggerimenti che potrebbero tornare utili:

• Maison Philippe Le Bon, complesso alberghiero composto da tre residenze storiche tra cui un ex convento, che presenta come fiore all’occhiello un cortile gotico del XV secolo classificato come patrimonio mondiale.

• Hotel Vertigo & Spa, hotel di design ben posizionato nei pressi di place Darcy, comodo per raggiungere a piedi il centro storico e non lontano dalla Cité de la gastronomie.

• Hotel du Palais, un hotel del centro storico recentemente rinnovato. Nelle cantine del palazzo, il proprietario organizza degustazioni introduttive ai vini di Borgogna.

Hotel du Palais Maison Philippe Le Bon Hotel Vertigo & Spa

ANDANDO PER CANTINE

Clos de Vougeot

Una delle cantine più prestigiose di Francia, dove i climats, ovvero gli appezzamenti coltivati a vite protetti da muri di pietra medievali, determinano

l’area di un particolare vino. Si contano

1.247 climats in tutta la regione, estesi su un sottile nastro di terra lungo circa 60 chilometri, che va da Dijon al sud di Beaune, inseriti nell’elenco del patrimonio mondiale dell’Unesco dal 2015. [...]

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La sua attrattiva principale è l’Hôtel-Dieu, fondato come ospedale per i poveri nel 1443, in stile gotico, che spicca per le sue piastrelle colorate sopra i tetti. Il monumento storico merita una visita tra le sue sale decorate, l’antica farmacia e il museo. Beaune è soprattutto terra di vini: in questa zona si producono i pregiati Grands Crus e Premiers Crus, di un gran numero di etichette tra le più famose, come Mersault, Pommard e Volnay. Dal 1859, ogni ultimo week-end di novembre, Beaune ac-

coglie un pubblico festante per la vendita all’asta dei vini degli Hospices de Beaune, l’importante istituzione ospedaliera che detiene alcuni tra gli appezzamenti più prestigiosi della regione.

Per saperne di più sul vigneto borgognone, i suoi Climats e i Grand Cru, bisogna assolutamente visitare la Maison des Climats, dove una mostra digitale e immersiva permette al visitatore di immedesimarsi nella storia vitivinicola della regione. [...]

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DOVE MANGIARE A BEAUNE

• Clos du Cèdre, adiacente all’hotel 5 stelle Hostellerie, ristorante gastronomico una stella Michelin, situato in una magnifica casa di un viticoltore con splendida terrazza estiva.

• 21 Boulevard, una cantina del XV secolo, dotata di una notevole carta dei vini.

• La Buissonnière, bistrot contemporaneo.

• Le Carmin, una stella Michelin in un bellissimo edificio stile Enrico IV.

• Bistrot Bourguignon, colorato locale situato in una strada pedonale.

• Le Caves Madeleine, bistrot informale.

• Maison des Colombiers, ristorante gastrobar in una struttura medioevale.

Clos du Cèdre 21 Boulevard La Buissonnière Le Carmin Le Caves Madeleine Maison des Colombiers Bistrot Bourguignon

DOVE DORMIRE A BEAUNE

• Château de Sainte-Sabine, hotel immerso in un parco di 8 ettari in un castello del XVII secolo, situato sulla strada tra Digione e Beaune.

• Hôtel de Beaune, ospitato in un palazzo del XIX secolo con dépendance adiacenti, vicino al Musée du Vin de Bourgogne.

• Abbaye de Maizières, ospitato in un’abbazia del XII secolo nel centro.

• Château de Challanges, elegante hotel immerso nella natura a qualche chilometro dal centro.

Château de Sainte-Sabine

Abbaye de Maizières

Château de Challanges

Hôtel de Beaune

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Cosa Mangiare in Borgogna

• Oeufs en meurette, uova in camicia cotte nel vino. Alloro, prezzemolo, timo, porro, cipolla, carota vengono amalgamati un po’ alla volta secondo tradizione.

• Escargots bourguignon: le lumache preparate con una crema a base di burro, scalogno e prezzemolo.

• Boeuf bourguignon, ovvero il manzo alla borgognona, di origine contadina è uno degli “imperdibili”: polpa di manzo cotto nel rosso di Borgogna, accompagnato da cipolline stufate e funghi trifolati con prezzemolo, che vengono amalgamate alla carne durante la cottura.

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Boeuf bourguignon Oeufs en meurette

• Pollo della Bresse, l’unico al mondo a beneficiare dal 1957 dell’etichetta Doc. Diverso per gusto, struttura, ha un sapore unico. I polli sono allevati esclusivamente a farina di mais e latte. Una specialità.

• Formaggio Époisses, di forma circolare dell’omonimo villaggio, certificato Aoc nell’anno 1991. Fatto con latte di mucca e crosta lavata con il Marc (brandy locale Aoc); è di colore leggermente arancio ed interno morbido.

• Pain d’épices, con farina di frumento, miele e spezie, e le Nonnette, meravigliosa variante del pan pepato, morbido, rotondo, e farcito con marmellata agli agrumi. [...]

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Fricasee de Bresse Formaggio Époisses Nonnette

2.Lione

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di

Prosegue il nostro tour verso sud, incontrando per la prima volta il flusso della Saona. A Chalon-sur Saône merita una sosta, se interessati alla materia, il Museo Nicéphore Niépce, in onore dell'inventore della fotografia: la mostra ospita circa seimila esemplari tra macchine fotografiche e strumenti ottici e più di tre milioni di immagini. Si prose-

gue per Tournus (una sosta per l’Abbazia di Saint-Philibert è d’obbligo essendo uno dei più importanti monumenti romanici della Francia); si giunge poi a Macon da dove parte la Strada del Beaujolais, 140 chilometri che attraversano le 12 denominazioni e si arriva a Lione, la capitale mondiale della gastronomia, come l’ha definita negli anni ‘30, Maurice Edmond Sailland, conosciuto come Curnonsky, celebre critico gastronomico. Una passeggiata per place Bellecour, la più grande piazza pedonale d’Europa, con al centro la

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statua di Luigi XIV a cavallo (costruita nel 1713 in onore del Re Sole) e più avanti quella di Antoine de Saint-Exupéry, l’autore de “Il Piccolo Principe”.

Ai piedi della collina di Fourvière, il quartiere antico risalente in parte al periodo medioevale e in parte a quello rinascimentale, tutelato dall’Unesco come Patrimonio Mondiale dell’Umanità, si snoda in viuzze che esprimono la loro bellezza nei famosi traboules, ovvero i passaggi coperti che collegano due palazzi. Sono una caratteristica unica di Lione, se ne contano circa 300, nascondono curiosità architettoniche come scale a chiocciola, facciate o gallerie e cortili interni. I più conosciuti: Cour des Voraces, uno dei passaggi più fotografati di Lione; La Tour Rose con la sua torre rosa ad archi, mentre il traboule più lungo di Lione si trova al numero 54 di rue Saint-Jean e attraversa ben 3 cortili e 4 edifici. [...]

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CURIOSITÀ I murales

Lione è anche considerata la città dei grandi murales, per gli amanti della street-art. Le Mur des Canuts nel quartiere della Croix Rousse è conosciuto come il più grande d’Europa, con i suoi 1200 metri quadrati di sviluppo. Deve il suo nome ai tessitori di seta (canuts, per l’appunto) e la sua particolarità, oltre alle dimensioni, è che rappresenta un ritratto della città in continua evoluzione, aggiornato e riammodernato ogni 10 anni circa. [...]

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Che sia estate o inverno, una visita a Lione non sarà mai completa senza una passeggiata al Parc de la Tête d’Or. Questo parco che si estende per 120 ettari è uno dei polmoni verdi urbani più grandi della Francia e offre numerose attività e attrazioni.

Sulla riva opposta della Saona, Presqu’île, il quartiere di stampatori e librai del XV secolo, oggi una zona con bar e ristoranti di tendenza, hotel di lusso, due teatri e il Museo delle belle arti e quello della stampa e della comunicazione grafica. Un punto di riferimento per i buongustai, è le Halles Paul Bocuse, un mercato coperto unico, dove si percepisce il cuore gourmet di una città che conta circa 4mila ristoranti, molti stellati. E ancora dal 2022 la Citè Internationale de

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Les Halles Paul Bocuse

la Gastronomie, all’interno del complesso del Grand Hôtel-Dieu, l’ex ospedale fondato nel XII. Dopo anni di restauro, l’enorme complesso oggi ospita una galleria, boutique della moda e del design, molti caffè e ristoranti, un hotel di lusso, un mercato coperto su due piani di 1.200 metri quadrati.

Questa struttura fino al 5 novembre 2023 accoglierà la mostra temporanea Banquet, progettata dal grande chef Thierry Marx, che rende omaggio alla gastronomia francese attraverso un'esperienza coinvolgente che fa appello a tutti i cinque sensi. Il terroir è celebrato anche nella mostra permanente “Bonnes tables, belles tables", che permette ai visitatori di scoprire l'arte di mangiare bene alla francese.

Annoverato tra i Patrimoni dell'Umanità, il pasto gastronomico francese è un simbolo di raffinatezza. Pensando ad alcune specialità alimentari da provare: sicuramente la pralina rosa, mandorle o nocciole tostate ricoperte di zucchero rosa, ingrediente immancabile del Gâteau de Saint-Genix. Devono la loro notorietà al pasticcere Auguste Pralus che nel 1955 inventò la Praluline®, il dolce lievitato con praline rosa nell’impasto e la quenelle de brochet, un canederlo di forma allungata, preparato con ingredienti veramente locali tra cui il luccio. [...]

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La Prauline

Dalle stelle ai Buchon

La città offre un'ottima scelta con ristoranti e negozi per tutte le tasche, andiamo a scoprirne alcuni.

Un’esperienza sono i Bouchon, ristoranti tipici, una sorta di versione locale delle nostre tipiche trattorie. In questi locali vengono serviti piatti della tradizione. L’origine di questo termine è legato alla consuetudine di appendere dei ciuffi d’erba o di paglia (per l’appunto bouche) fuori dalle abitazioni dei ristoratori che offrivano cibo e vino a prezzi economici. Originariamente gestiti dalle “Mères”, chef donne del XIX secolo, questi piccoli ristoranti illustrano l'autenticità delle ricette casalinghe attraverso una cucina del territorio semplice e generosa. Per essere sicuri che si tratti di un vero e proprio Bouchon, il consiglio è quello di consultare il sito Les Bouchons Lyonnais.

• Le Poêlon d’or

• Café du Peintre

• Têtedoie, sulla collina di Fourvière, che offre anche l’opportunità di sedersi a tavola nel panoramicissimo Bistrot versione più economica del ristorante stellato con “cucina del mercato”

• Tra gli stellati, sicuramente il ristorante di Paul Bocuse, l’Auberge du Pont de Collonges, inconfondibile ristorante dalla facciata verde e rossa, si nota da lontano. Si trova in un sobborgo di Lione sulle rive della Saône. [...]

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DOVE MANGIARE A LIONE
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Le Poêlon d’or Café du Peintre Têtedoie

Il tuo Ristorante offre conoscenza?

Il Consorzio del Parmigiano Reggiano intende valorizzare i locali che somministrano ai propri clienti il Parmigiano Reggiano e lo sappiano raccontare, offrendo visibilità sui propri canali digitali (da oltre 900.000 visitatori all’anno), libri e corsi gratuiti, merchandising, targhe . Non vengono richiesti ne fee, ne minimi di acquisto; solo passione e coerenza!

Per tutti i dettagli dell’iniziativa, consultate la pagina: parmigianoreggiano.com/it/cucina/cucina-io-scelgo o questo QR Code.

CHeck-in • settembre 2023 47
entra a far parte
Restaurant! RESTAURANT
Allora
di Io Scelgo Parmigiano Reggiano
e valorizzare la
O scrivi a: marketing@parmigianoreggiano.it Un’occasione per distinguersi
qualità.

• La Collections des Aubergistes Lyonnais comprende 3 hotel e 2 ristoranti che uniscono fascino, autenticità, piaceri gastronomici. Lo storico Globe et Cecil, Le Simplon e Le Phenix sono indirizzi splendidamente accoglienti, e il Comptoir Cecil e il Comtour Phénix propongono una cucina di qualità.

• Molto piacevole l’accoglienza del Mama Shelter Lyon, nello spirito del gruppo: conviviale, gioioso, allegro, il posto giusto per rilassarsi, lavorare, in un design contemporaneo e con dettagli perfetti, pause gourmet comprese.

• Elegante, l’Hotel Boscolo, in un palazzo dell’800 dalla tipica architettura stile Haussmann in centro, offre un’accoglienza da star e una splendida spa.

• Il gruppo Accor propone a Lione un’ampia gamma di hotel su misura per ogni esigenza e ogni budget, secondo lo spirito del marchio: All, Accor Live Limitless. In centro o fuori dal centro, in palazzi storici o in edifici contemporanei, c’è sempre un hotel Accor pronto ad accogliervi.

• Maison Nô nel cuore della Presqu’île vicino al teatro dell’Opera, un'ex banca trasformata in hotel. All’ultimo piano il rooftop con il ristorante con vista a 360° su tutta Lione.

LIONE
DOVE DORMIRE A
Lyonnais Mama Shelter Boscolo Exedra Accor Hotel Carlton Lyon Maison Nô

3.Marsiglia

di Piera Genta

Proseguendo lungo la valle del Rodano verso le coste mediterranee merita una deviazione il piccolo villaggio di Hauterives. Siamo nel cuore della dolci colline del Drôme per una visita al Palais Idéal du Facteur Cheval, costruito alla fine dell'Ottocento da un postino francese di nome Ferdinand Cheval, rappresenta un particolare esempio di architettura naïf che

attirò la curiosità di artisti illustri ed è meta turistica visitabile tutto l'anno. Si raggiunge poi Tain-l’Hermitage, sosta ideale per chi ama il vino, quelli tipici della zona sono l’Hermitage e il Crozes Hermitage, da non perdere la visita alla Citè du Chocolat Valrhona.

La prima azienda al mondo ad aver valorizzato nel campo del cioccolato il concetto di cru. Si tratta di una struttura innovativa che propone un itinerario esperienziale alla scoperta del cioccolato, aperta 362 giorni

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all’anno. Proseguendo si arriva a Montélimar, dove sono nati i fidanzatini di Peynet, la porta della Provenza, famosa per il suo torrone. Lo si può degustare nel museo che ripercorre le tappe della storica Maison d’Arnaud Soubeyran, fondata nel 1837. Alzi la mano chi non ha mai mangiato un orsetto della Haribo? Il museo lo troviamo proprio a Uzes sulla nostra strada verso Marsiglia. [...]

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Arles

Raggiungiamo Arles, la città dove Vincent Van Gogh scelse di vivere gli ultimi anni della sua vita. Da vedere l’anfiteatro, il teatro ed i criptoportici, costruiti dai romani ed andare alla ricerca di luoghi che hanno ispirato il pittore olandese. Per continuare a vivere l’atmosfera artistica sulla collina di Lauves alle porte di Aix-en-Provence si trova il laboratorio di Paul Cézanne, il pittore provenzale. E poi la cittadina con la parte vecchia, il Cours Mirabeau con i tanti cafè, tra cui Les Deux Garçons, un’istituzione dal 1792. Da non dimenticare i assaggiare i calissons, dolcetti dalla caratteristica forma a losanga con frutta candita, mandorle e zucchero ricoperti di glassa. Ed ancora le terme, quelle più conosciute sono le terme Sextius sulle vestigia dell’antico complesso romano, una struttura che comprende Spa, hotel, ristorante e giardino. L’acqua della fonte, che sgorga naturalmente a 33°C, è l’elemento base di tutti i trattamenti. [...]

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Dopo aver attraversato le suggestive e ispiratrici colline provenzali ecco che si giunge sulle rive tiepide del Mediterraneo, dove si erge la maestosa città portuale di Marsiglia, la città più antica di Francia, fondata nel 600 a.C. dai greci nel sito dove oggi sorge il Vieux Port, punto nevralgico della città, completamente rinnovato nel 2013 quando il capoluogo provenzale è stato scelto come Capitale della Cultura.

Tra le nuove architetture della zona spicca il Miroir ombrière ideato da Norman Foster, dietro al quale si snoda il caratteristico

susseguirsi di bar, ristoranti, il mercato del pesce sul Quai des Belges. Partono anche di qui i battelli turistici per le escursioni al Chateau d’If e ai Calanchi e il traghetto che attraversa il porto da Fort Nicolas a Fort Saint Jean, le due fortezze che dominao l'insenatura. Simbolo della città la Basilica di Notre Dame de La Garde, che si staglia sulla collina da cui si gode di un panorama incredibile su tutta la città. Senza dimenticare la Major, la cattedrale costruita per volere di Napoleone III, dallo stile neobizantino, con molti materiali provnienti dall’Italia come il marmo bianco di Carrara.

CHeck-in • settembre 2023 53

Camargue

Nelle lagune salate della Camargue, zona del dipartimento delle Bouches-du-Rhône, a sud di Arles tra il mar Mediterraneo e il fiume Rodano ci sono diverse saline, Aigues-Mortes verso Montpellier e Salin de Giraud nei dintorni di Saintes-Maries-de-la-Mer - da cui si ottiene il fleur de sel de Camargue, un sale non raffinato, iposodico e in piccoli cristalli. Ma è anche zona di risaie, da cui si produce l’igp Riso di Camargue. [...]

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Da non perdere

Il piatto tradizionale è la Bouillabasse, una zuppa di pesce che, secondo la tradizione, deve contenere almeno tre tipi di pesci locali e deve essere mescolata a tavola: il pesce, presentato in un piatto a parte, va poi mescolato alla zuppa con crostini e un po’ di rouille (una salsa provenzale molto piccante). Si mangia in tutti i ristoranti e trattorie tipiche della città. Tra i dolci le Navettes, biscottini a forma di barchetta, secondo la tradizione riproducono la barca su cui le Tre Marie (Maria-Salomé, Maria Maddalena e la vergine Maria) sarebbero arrivate in Camargue. Benedette il giorno della Candelora, le navettes pare si conservino a lungo (si narra un anno intero) in una scatola di metallo. Indirizzo simbolo per acquistarle: Les Navettes des Accoules.

Navettes de Marseille (foto ©CHERRYSTONE)

A TAVOLA
Bouillabasse

DOVE MANGIARE A MARSIGLIA

• AM par Alexandre Mazzia: tre stelle Michelin in una viuzza dell’VIII arrondissement. Niente menu, pranzi e cene secondo l’estro di Mazzia, che mette insieme proposte di mare e di verdure di stagione con influenze africane, frutto della sua infanzia trascorsa a Pointe-Noire, in Congo.

• Chez Fonfon con vista sul porticciolo e le barche, un ristorante-mito per la bouillabaisse.

• Une Table au Sud, locale contemporaneo sul Vieux Port, punta molto al pesce (compresa una bouillabaisse rivisitata).

InterContinental Marseille Hotel Dieu

Une

E DOVE DORMIRE

• Affacciata sul porto vecchio, la Maison du Monde hotels & suites

Ultimo nato Crowne Plaza MarseilleLe Dôm

• InterContinental Marseille Hotel Dieu ospitato all’interno di un antico palazzo del XVII secolo.

• Les Bords de Mer situato a 400 metri dal Palais du Pharo.

56 CHeck-in • settembre 2023
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Maison du Monde Hotel Les Bords de Mer Table au Sud Chez Fonfon AM par Alexandre Mazzia

Calanques

Tra Marsiglia e il piccolo borgo di Cassis, lungo 20 km di costa, si estende il Parco Nazionale delle Calanques: un vero e proprio paradiso naturalistico fatto di scogliere a picco. Tra le curiosità il Museo del Sapone per scoprire come viene prodotto il sapone di Marsiglia. È possibile, su prenotazione, anche partecipare a laboratori per fare il sapone con le proprie mani. [...]

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Un tesoro nascosto ai piedi dello Zoncolan

Sutrio

Sutrio (Ud), un incantevole borgo situato nel cuore delle Alpi Carniche, affascina i visitatori con il suo autentico carattere e la sua ricca eredità culturale. Con le sue stradine acciottolate, le case tradizionali in legno e le montagne imponenti che lo circondano, il paese si presenta come un'oasi di tranquillità e bellezza naturale. Un luogo dove trascorrere dei momenti di relax e dove è possibile godersi l'esperienza di alloggiare in uno dei quattro alberghi diffusi presenti nell'area dello Zoncolan, la mitica vetta (1900 metri) da scalare in bicicletta in molti Giri d'Italia, nonchè la montagna simbolo della Carnia, angolo verde ed incontaminato del Friuli Venezia Giulia, incuneato fra Veneto e Austria. Una metà turistica che vale tutto l'anno, visto che d'inverno è attiva un'attrezzata stazione sciistica raggiungibile facilmente con un impianto di risalita.

Con la sua tradizione artigiana, le bellezze naturali e la cucina, il borgo di Sutrio grazie al suo albergo diffuso conquista i visitatori offrendo una sorta di viaggio indietro nel tempo con le comodità e i servizi di oggi. Un'interessante collaborazione con i ristoranti e le trattorie del paese dove possono pranzare e cenare gli ospiti dell'albergo diffuso
di Alberto Lupini
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Sutrio e l'albergo diffuso: un'immersione in un ambiente di altri tempi

Ed è proprio l'esperienza dell'albergo diffuso (in questo caso il Borgo Soandri) che permette al turista di godere fino in fondo dell'immersione in una dimensione spazio temporale che sembra perduta, ma che qui si può recuperare senza rinunciare ai servizi e alle comodità alberghiere.

Quella che si assapora all’Albergo Diffuso Borgo Soandri di Sutrio è del resto un'ospitalità genuina e dal fascino autentico che forse non a caso aveva vinto l’amichevole disfida fra gli Alberghi Diffusi della Carnia davanti alle telecamere della fortunata trasmissione “Bruno Barbieri - 4

Hotel”. Borgo Soandri è nato dall’idea di recuperare e mettere in rete il patrimonio edilizio di questo caratteristico borgo di montagna, rendendolo una componente essenziale e caratterizzante della sua offerta turistica.

Le oltre 150 camere di Borgo Soandri sono sparse nell’antico borgo e le sue frazioni. Suddivise in 35 appartamenti di varia capienza, diventano un “Albergo” coordinato e organizzato come un’unica struttura ricettiva, con reception e servizi comuni. Gli appartamenti sono stati ricavati dall’attenta ristrutturazione di edifici rurali, vecchie stalle, antiche case con portici in pietra e austeri palazzotti settecenteschi che rispecchiano la più caratteristica architettura carnica: una soluzione che sa di storia, a cui si unisce la comodità dei servizi tipici di un hotel. [...]

60 CHeck-in • settembre 2023 PER CONTINUARE LA LETTURA CLICCA QUI

ALL'ARIA APERTA Natura e avventura

Gli amanti della natura troveranno un paradiso nella bellezza naturale di Sutrio. Il borgo montano è circondato da panorami mozzafiato e offre molte opportunità per escursioni e attività all'aperto. Uno dei luoghi più suggestivi è il Lago di Sauris, un lago di origine glaciale dalle acque cristalline circondato da boschi lussureggianti. Qui si può passeggiare lungo i sentieri panoramici, fare un picnic con vista sul lago o noleggiare una barca per esplorare le sue acque tranquille.[...]

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Sutrio, un paese che coinvolge una comunità

Ma Borgo Soandri è anche, e soprattutto, molto altro. In effetti l'ambiente invita a condividere i gesti e i ritmi della gente di Sutrio, a contatto con la sua quotidianità e le sue tradizioni. E questo, secondo Silvio Ortis, presidente dell'albergo diffuso, era l'obiettivo principale: offrire esperienze diverse a un turista che vuole esplorare un territorio, per conoscerne le parti autentiche e scoprire delle pepite

L’ospite ha quindi l’opportunità di vivere in un ambiente non artefatto, di immergersi nella vita del paese e di godere appieno del relax rigenerante offerto dalla quiete del luogo. Assapora il suo soggiorno in un paese che è albergo, in cui si è accolti come amico da una comunità ospitale, e vive in ogni momento dell’anno (magiche sono le stagioni di mezzo, come l'autun-

no con il suo foliage) una vacanza rigenerante, alla scoperta della cultura, delle tradizioni e del ritmo di vita di un borgo di montagna autentico e vitale, dove i bambini corrono ancora per strada, le persone si salutano guardandosi negli occhi e verso sera ci si ritrova in osteria per condividere un bicchiere di vino e fare quattro chiacchiere.

Una comunità che grazie all'albergo diffuso, spiega Ortis, punta a un turismo per tutto l'anno, superando cioè le stagionalità estiva ed invernale. Per soddisfare al meglio le esigenze dei propri ospiti e proporre stimolanti spunti per vacanze, lunghe o brevi che siano, Borgo Soandri idea pacchetti-vacanze per tutti i gusti: le proposte vanno dallo sport alla cultura, dal benessere alla gastronomia. [...]

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Sutro, la fattoria diffusa
ottobre 2023 21-22 14-15 07-08 29 fiera merceologica bianco mostra nazionale del a @mostratartufosantangeloinvado www.mostratartufo.it www.visitsantangeloinvado.it Provincia di Pesaro e Urbino

TRADIZIONI

Dal contadino al casaro passando per il ricamo

A Sutrio le donne insegnano il ricamo, c'è il contadino che conduce i bambini in stalla per farli familiarizzare con gli animali, lo scultore-falegname che insegna a scolpire piccoli oggetti in legno, il caseificio Alto But che apre le sue porte e dove la casara Patrizia Tomat, che segue una tradizione famigliare che parte dal nonno, spiega come produrre i prelibati formaggi di Carnia, oppure il birrificio Bondai dove Luca della Torre e la moglie si sono inventati un mestiere che oggi è uno dei motivi di richiamo come il formaggio, i salumi o i Cjarsòns, i ravioli carnici, che non mancano in nessun menù, ognuno con piccole variazioni. Insomma tutti sono coinvolti in questo progetto turistico. E come dimenticare le pregiate carni della Macelleria La vecje becjarie, i dolci della Pasticceria Bon Pan o le trote e loro derivati dell’allevamento La trute. [...]

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Napule è mille culure

Mille colori e mille sapori legano la storia di Napoli a quella del nostro Mulino. Una storia fatta di passione, generosità e rispetto della tradizione.

Il mulino di Napoli

CHeck-in • settembre 2023 65
mulinocaputo.it @mulinocaputo

Il progetto dell'albergo diffuso coinvolge anche i ristoranti e le trattorie

E a proposito di gastronomia, se la colazione viene portata in camera, per pranzo e cena, gli ospiti dell'albergo diffuso possono cucinare nel proprio appartamento, oppure scegliere a piacere dove mangiare fra quelli che possono essere considerati i "ristoranti" di Borgo Soandri

L’Albergo Diffuso è infatti convenzionato con ristoranti, trattorie, agriturismo e rifugi del paese, così da offrire la possibilità di gustare al meglio vari aspetti della cucina locale.Gli ospiti hanno inoltre sconti per l’acquisto dei genuini prodotti locali. La visita a Sutrio sarebbe del resto inompleta

Cjarsòns

senza assaporare la sua autentica cucina. I ristoranti e le trattorie locali servono prelibatezze tipiche della regione. Oltre a i Cjarsòns troviamo la polenta taragna, un piatto a base di farina di mais e formaggio, e i frico, delle gustose frittate di patate e formaggio.

Fra i locali testati direttamente da CheckIn vi segnaliamo:

• Osteria Da Alvise (Via I Maggio, 5)

• Ristorante Del Negro (Via Roma, 55)

• Trattoria alle Trote (Via Peschiera)

• Baita Da Rico (Via Monte Zoncolan)

• Il Marangon (Viale Europa Unita) [...]

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A SUTRIO

Il borgo artigiano del legno

Sutrio è famoso per la lavorazione del legno, un artigianato a cui i suoi abitanti si dedicano da secoli. Un paese che si snoda attorno al caratteristico centro storico, fatto di piccole strade lastricate e case tipiche in pietra dove si trovano alcune delle più apprezzate botteghe artigiane d’intaglio e scultura di tutto il Friuli. Il profumo del legno si rincorre tra i laboratori e le case, tra le vie del paese fino alle cataste di tronchi, figlie delle montagne circostanti. Scultori che raccontano la magia di queste terre grazie al legno, abbondante e pregiato, e ad una maestria che è memoria delle generazioni passate. [...]

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Consorzio Friuli Colli Orientali e Ramandolo 50 anni di persone e territorio

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Sono le persone la prima cosa che ti colpisce del Friuli Venezia Giulia. Concreti, accoglienti e riservati, i friulani si sa, sono anche grandi produttori di vino, famoso il bianco ma interessante anche il rosso. Per raccontarli al meglio il Consorzio a tutela della Denominazione

Friuli Colli Orientali e Ramandolo ha organizzato un press tour in occasione dei suoi primi 50 anni. Trenta giornalisti provenienti da tutta Italia sono approdati a Udine e dintorni per trascorrere 4 giorni insieme ai produttori.

Il 18 aprile del 1970 nasceva ufficialmente il Consorzio a tutela della Denominazione

Friuli Colli Orientali e Ramandolo, 200 viticoltori in una delle zone vitivinicole più antiche d’Italia. Le denominazioni sono: Doc

Friuli Colli Orientali, Docg Ramandolo, nel comune di Nimis, la Docg Colli Orientali del Friuli Picolit che si estende nella fascia centro orientale della Provincia di Udine, vicino

al confine con la Repubblica della Slovenia e la Docg Rosazzo di grande importanza e rilievo storico anche per la sinergia con l’Abbazia di Rosazzo, centro religioso, culturale, politico e sociale. Malvasia, Ribolla gialla, Tocai, Picolit, Verduzzo Friulano, i vitigni autoctoni a bacca bianca della zona; Pignolo, Tazzalenghe, Schioppettino, Merlot e Refosco del Penducolo Rosso, quelli a bacca nera.

Per il 50° anniversario il Consorzio ha anche elaborato un nuovo logo: la spada simbolo di Cividale, che rievoca lo spadone del Patriarca Marquardo, e la lama che entra nel calice e affonda nella storia. Ogni vino è storia, finezza, eleganza del gesto.

«Come Presidente del Consorzio il mio orgoglio è enorme perché rappresento il territorio dove mio padre ha fatto la storia insieme ai tanti grandi produttori - ha detto Paolo Valle, presidente Consorzio tutela vini Friuli Colli Orientali e Ramandolo - che ci hanno preceduto. Il Consorzio ha cambiato marcia in questi anni ed abbiamo una squadra che lavora in maniera splendida

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portando grandi risultati e che voglio ringraziare profondamente. Il 50° del Consorzio è per noi un nuovo inizio ed una rinnovata carica di energia, creatività e voglia di portare avanti il nome dei Colli Orientali del Friuli - un territorio che merita il riconoscimento del suo enorme prestigio».

Il tour è partito presso l’azienda Scubla, a Ipplis di Premariaccio (Ud), una meravigliosa cascina nella zona Doc Friuli Colli Orientali che produce 60.000 bottiglie. Il fondatore Roberto Scubla ci ha accolti insieme ad altri produttori per degustare le loro Malvasia, Pinot Bianco e Sauvignon. A guidarci in questo tour, Matteo Bellotto, scrittore, enologo e grande conoscitore della sua terra meravigliosa che sa descrivere in modo unico. Tra i segreti di queste splendide colline (che loro in friulano chiamano Roncs) fatte di vigneti terrazzati c’è la Ponca, un terreno nel quale si alternano marna e arenaria, che ha una particolare conformazione rocciosa associata alla viticoltura solo nell’area a cavallo tra Friuli, Slovenia e Istria. La Ponca conferisce ai vini mineralità e freschezza.

Secondo giorno, tappa al Tasting Academy che è stata inaugurata nel 2021 in Villa Nachini - Cabassi, a Corno di Rosazzo (UD) un vero e proprio hub scientifico del Consorzio per chi vuole approfondire la conoscenza delle Doc/Docg e degustarne i vini. Quelli che abbiamo assaggiato noi avevano anche 20, 30 anni e ci hanno regalato delle belle emozioni!

La serata si è conclusa con la cena di Gala organizzata all’Abbazia di Rosazzo e curata dagli chef Matteo Metullio del ristorante Harry's Piccolo Restaurant & Bistrò ed Emanuele Scarello del ristorante Agli Amici, entrambi 2 stelle Michelin. I piatti, tutti sorprendenti, accompagnati dai vini del Consorzio, sono stati serviti in lunghi tavoli imperiali allestisti in una splendida terrazza che affaccia sulle colline. [...]

70 CHeck-in • settembre 2023
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I CANALI DIGITALI DI METRO SEMPLIFICANO LA TUA VITA

CHeck-in • settembre 2023 71 METRO ITALIA SPA, VIA XXV APRILE n. 23, SAN DONATO MILANESE, MI, ITALIA
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Eat&Ride Cortina

Il viaggio a Cortina d'Ampezzo è stato davvero unico, una fusione magica tra la bellezza mozzafiato della natura e l'eccezionale tripudio di sapori. Da appassionata di viaggi e ciclista dilettante quale sono - oltre che amante della cucina -, il programma “Eat & Ride” si è rivelato perfetto per soddisfare tutte queste mie passioni

Già dal momento in cui sono arrivata, l'atmosfera magica di Cortina mi ha avvolto. Il paesaggio montano, con le sue vette imponenti, ha suscitato in me un senso di meraviglia e gratitudine per la bellezza della natura. Ho depositato i bagagli presso l'ufficio Skipass, desiderosa di iniziare subito l'avventura. Grazie ai consigli forniti dallo staff che, con grande premura si è preso cura di me, ero già equipaggiata con abbigliamento da montagna adeguato e pronta a salire in quota.

CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO La cabinovia “Freccia nel Cielo”

Masi Wine Bar, un tripudio di sapori

La risalita con la cabinovia “Freccia nel Cielo” è stata un'esperienza spettacolare, permettendomi di ammirare panorami mozzafiato… Primo giro, prima sosta. Al Masi Wine Bar mi hanno accolto con gentilezza facendomi assaggiare una delle loro prelibatezze culinarie: il tipico risotto all'Amarone, un'esplosione di sapori in cui l’aroma intenso e avvolgente del vino si fonde con la cremosità del riso, dando vita a una combinazione irresistibile. Ma non è solo il risotto a conquistare i sensi. Ogni piatto locale è un'opera d'arte culinaria, preparata con passione e amore per la tradizione. Dalle paste fatte in casa alle carni succulente, ogni portata è un tripudio di sapori che si fondono e si esaltano a vicenda. La cucina qui va oltre il cibo, è una finestra aperta sulla cultura e la storia di queste terre. […]

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Faloria Mountain Spa Resort, tra benessere e lusso

Terminata la sosta gourmet, siamo tutti scesi a piedi fino a Cortina da Col Druscié. Quando sono arrivata al Faloria Mountain Spa Resort a Cortina, ho avuto la sensazione di entrare in un mondo di pura magia alpina. La sua posizione tra il maestoso Monte Faloria e il celebre trampolino olimpico del 1956 ha catturato subito la mia attenzione. I riferimenti agli ambienti naturali ampezzani si fondono armoniosamente con il design nordico ed elegante. Atmosfera che mi ha completamente rapito.

Dopo essermi sistemata, ho deciso di esplorare le aree comuni dell'hotel. Il design raffinato si intrecciava con elementi naturali, creando uno spazio accogliente e affascinante. La Spa, in particolare, mi ha conquistato con la sua atmosfera rilassante e i trattamenti curati nei minimi dettagli. Sono rientrata in camera e mi sono immersa in una vasca da bagno rilassante, un momento di puro benessere. […]

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Chalet Tofane, cena gourmet tra le montagne

L’appuntamento per la cena era, invece, allo Chalet Tofane di Cortina d'Ampezzo, attratta dalla promessa di una cena gourmet in uno dei luoghi più suggestivi della zona. Già dall’esterno, l'eleganza discreta della struttura mi ha fatto sentire a mio agio. Gli interni curati, con l'uso sapiente del legno e delle pietre locali, si fondevano armoniosamente con elementi di design contemporaneo Dopo un'attenta consultazione del menu, ho optato per una selezione di piatti tipici della cucina locale: tagliere “prosciutto” chalet, cervo con patate all’ampezzana, carpaccio di manzo. Ogni portata era una sinfonia di sapori e profumi, preparata con ingredienti freschi e di qualità.

Durante la cena, ho avuto l'opportunità di assaporare alcuni dei vini pregiati della regione. Ogni sorso era un viaggio attraverso i vigneti delle Dolomiti, che mi ha permesso di scoprire il fascino delle produzioni locali. […]

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CHeck-in • settembre 2023 77

Bike tour a Cortina d'Ampezzo

Il giorno successivo abbiamo noleggiato una bici da Jgor Ski&More per iniziare il bike tour. Il sole brillava alto nel cielo, rendendo la giornata perfetta per pedalare. Costantino - la nostra guida su due ruote - ci ha accompagnato in un itinerario affascinante fino alle Cinque Torri passando anche per il lago Ghedina. La passeggiata in bici elettrica ha regalato scenari stupefacenti e un senso di libertà. Ogni tanto mi fermavo per scattare foto delle cime maestose e dalle variegate forme.

Arrivata al Rifugio Scoiattoli, ho lasciato la bici fuori e sono entrata nella calda atmosfera del locale. Le pareti in legno e i soffitti alti mi hanno dato il benvenuto, mentre il profumo invitante della cucina mi ha stimolato l'appetito. Abbiamo trovato un tavolo accogliente vicino alla finestra, da cui si poteva ammirare la bellezza degli scenari circostanti. Il menu offriva una varietà di piatti locali, e ho optato per uno della tradizione: tagliolini al ragù di cervo e finferli. […]

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Baita Resch, benessere e gusto

La serata alla Baita Resch è stata un altro appuntamento speciale all'insegna del benessere e del gusto, uno di quei luoghi in grado di amalgamare perfettamente l'atmosfera di montagna con piatti prelibati. L’interno, rustico, della baita era completamente ricoperto da pareti in legno. Il personale, vestito con tradizionali abiti montani, mi ha accolto con sorrisi calorosi e mi ha accompagnato al tavolo. La vista panoramica dalle finestre era semplicemente sbalorditiva, con le montagne che si stagliavano contro il cielo stellato.

Il menu della Baita Resch offriva una selezione di piatti prelibati e tipici della cucina locale. Ho iniziato con una zuppa cremosa di ceci, che emanava un profumo irresistibile e mi ha riscaldato l'anima. Il sapore intenso dei ceci era perfettamente equilibrato con le spezie e gli aromi delle erbe di montagna. Ho continuato con un piatto di casunsiei all’ampezzana, ripieni di un trito di rape e barbabietole e conditi con burro e semi di papavero.

Il tempo è trascorso tra buon cibo e piacevoli conversazioni con lo staff del programma “Eat & ride” e i colleghi.

La domenica, ultimo giornata di questa esperienza, non poteva cominciare nel migliore dei modi: a bordo di una jeep bianca (guidata da Gilda) abbiamo raggiunto il Rifugio Faloria (a quota 2120 metri) per consumare una deliziosa colazione. La direttrice Adriana De Biasi ci ha subito fatto sentire ospiti speciali. La mattinata si è conclusa con una passeggiata per scorgere da vicino Cliffhanger lodge, la location scelta nel 1993 come set di “Cliffhanger-Ultima sfida”, il film d’avventura interpretato da Sylvester Stallone e utilizzata come set per alcune scene della fiction “Un passo dal cielo”. Il ritorno a casa è stato accompagnato da una dolce malinconia, ma anche dalla consapevolezza che questo viaggio mi ha regalato ricordi indelebili. Cortina d'Ampezzo ha saputo incantarmi con la sua bellezza, la sua cucina e la sua natura generosa. Ho apprezzato come l'organizzazione del programma mi abbia permesso di connettermi con l'anima autentica dei luoghi e immergermi nelle sue tradizioni. […]

CHeck-in • settembre 2023 79
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Alla scoperta del cuore vulcanico della Garganega

Lo spicchio di territorio che dalla vallata del Chiampo, nell’estremo occidente vicentino, arriva a lambire le colline dei Lessini, è un dolce susseguirsi di morbide ondulazioni collinari, con creste che non superano i 400 metri e verdi vallette percorse da vari corsi d’acqua. È qui che nascono i vini Gambellara Doc, figli del vitigno Garganega e del suolo vulcanico di queste terre

Grappoli di Garganega

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Un territorio abbastanza piccolo, quasi un “parco vinicolo” per la qualità del paesaggio e la forte presenza di vigneti che ricoprono le colline fino a renderle un enorme mare verde. Qui sono racchiusi quattro comuni - Gambellara, Montebello Vicentino, Montorso Vicentino e Zermeghedo - con tanti piccoli tesori da custodire ed una infinità di ricordi storici da preservare e tramandare.

Ad esempio, a Montebello sono stati ritrovati i resti di una Villa Romana del I secolo d.C. con vinaia e abbondanti vinaccioli. A conferma che la coltura della vite è ampiamente conosciuta e diffusa in questa zona da quasi duemila anni.

Invece a Montorso è stata scritta la novella “Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti”, paradigma di un amore contrastato tra due giovani che poi è finito in tragedia. I due innamorati, Romeo Montecchi e Giulietta Cappelletti (poi trasformato in Capuleti), appartenevano a famiglie, la prima ghibellina e la seconda guelfa, nemiche acerrime nella Verona del XIII secolo. L’autore dell’opera, o per meglio dire della tragedia, è stato Luigi Da Porto, storiografo e scrittore vicentino del XVI secolo, che la pubblicò nel 1530. Parecchi decenni dopo lo scritto arrivò nelle mani di William Shakespeare che lo trasformò in “Romeo and Juliet” un capolavoro assoluto della letteratura mondiale, donando alla vicenda dei due innamorati una perenne attualità.

un obelisco eretto nel 1868 ricorda una importante battaglia risorgimentale tra l’esercito austriaco ed una formazione di volontari del Lombardo Veneto.

Gambellara custodisce anche un tesoro geologico che merita di essere conosciuto e valorizzato. Si tratta di affioramenti basaltici, rocce magmatiche presenti in quanto l’intera zona è di origine vulcanica.

Cioè nata dall’attività di antichi vulcani oggi spenti, nello specifico i monti Calvarina e San Marco, che hanno lasciato in eredità un suolo scuro ricco di basalto e tufo con una infinità di frammenti di roccia nera anche in superficie.

Invece a Soro, una frazione di Gambellara,

CHeck-in • settembre 2023 81
Il tipico suolo vulcanico

Gambellara ed i suoi vini

Oggi la cittadina è conosciuta anche fuori dai confini regionali e nazionali per i suoi vini più rappresentativi (Gambellara Doc, Recioto di Gambellara Docg e Gambellara Doc Vin Santo) di straordinaria piacevolezza e longevità. Hanno una spiccata mineralità e si caratterizzano per sfumature balsamiche e varietà di profumi, dalla mandorla ai fiori bianchi, dalla frutta matura ai fiori d’acacia, capaci di entusiasmare esperti ed appassionati.

Alla base di tutto c’è la Garganega, un vitigno autoctono, incredibilmente vigoroso ed anche “disinvolto”, cioè in grado di dare vita a vini bianchi sia nelle versioni più fresche ed immediate ed anche in quelle più strutturate. I grappoli dorati hanno gli acini di media grandezza tendenti all’aranciato e al rosa, al momento della raccolta.

Le uve poi si prestano in modo particolare per l’appassimento, la tecnica utilizzata è quella dei “Picai” che in dialetto veneto significa impiccati. Infatti i grappoli vengono legati, cioè impiccati, alle travi del fruttaio o della cantina per periodi che vanno dai 3 ai 6 mesi. […]

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Appassimento delle uve su picai

Il territorio e le cantine

Proprio Gambellara con il suo centro dominato dalla neoclassica parrocchiale di San Pietro Apostolo ed annesso campanile con cupola a cipolla, è sicuramente il punto di partenza ideale per andare a scoprire il territorio, meta apprezzata di gite e passeggiate, ed alcune delle aziende vinicole associate al Consorzio, assaggiare alcuni dei loro vini più rappresentativi e “toccare con mano” i percorsi enoturistici (alcuni ancora in embrione) avviati in questa wine destination.

La prima tappa è la Tenuta Natalina Grandi di Gambellara, con una storia vinicola lunga cinque generazioni. Oggi la cantina ha

i vigneti in due territori: il primo nella zona collinare di Gambellara ed il secondo (più di recente) sulla sommità dei Colli Berici a Lonigo, su suolo calcareo argilloso. Le uve vengono lavorate con una filiera biologica.

Le Cantine di Gambellara fanno parte delle Cantine Vitevis, un gruppo cooperativo agricolo di cui fanno parte anche le cantine dei Colli Vicentini di Montecchio Maggiore, di Val Leogra di Malo e di Castelnuovo del Garda. I numeri di Vitevis sono di tutto rispetto: 2800 Ha di vigneto nel cuore del Veneto, tra Verona e Venezia, 13 milioni e passa di bottiglie prodotte ogni anno in due linee di imbottigliamento, 1350 soci conferitori e 99 dipendenti. La produzione abbraccia tutte le Doc, Docg ed Igt del territorio. I

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suoi vini oltre ad essere buoni, sono anche sostenibili. Infatti una delle certificazioni è relativa al SQNPI, cioè il Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata, ben riconoscibile per la presenza nel logo di un’ape. Ciò assicura sia la tracciabilità dell’intera filiera sia l’utilizzo in pieno campo di tecniche agronomiche rispettose dell’ambiente e della salute dell’uomo.

La terza tappa è la Tenuta di Tarcisio Maule immersa nei vigneti di Contrada Selva a Montebello Vicentino. L’azienda è nata nel 2019 per rendere omaggio al lavoro dei predecessori (i Maule coltivano la vite da oltre due secoli) e dare valore alla terra di Selva di Montebello. Vengono anche coltivati innovativi vitigni resistenti che permettono di ridurre i trattamenti fitosanitari dell’80 per cento. In cantina grande spazio all’innova-

zione, come la criomacerazione enologica, una tecnica di vinificazione a temperatura molto bassa per esaltare le qualità organolettiche dei vini prodotti in termini di profumi più intensi e fruttati. Molto apprezzati il Gambellara Classico 2021 ed il Passito Tarcisio.

Sempre in Contrada Selva si incontra la Cantina Cavazza: una realtà che guarda al futuro con autentica passione, giuste competenze tecniche e costante ricerca della qualità. Ciò con la consapevolezza che il buon vino nasce dal rispetto per la materia prima, tutto il resto è esperienza costruita nel tempo mista a saggezza. Nata nel 1928 da una famiglia di agricoltori si è via via sviluppata fino a diventare un’azienda vitivinicola di medie dimensioni con 600 mila bottiglie prodotte e 150 ettari di vigneti di proprietà distesi tra le colline di Gambellara e sui colli Berici, nel comune di Alonte. L’azienda ha anche studiato dei wine tour su prenotazione, che prevedono visita a vigneti, cantina e fruttaio più degustazione di vini.

Per la quinta ed ultima tappa del veloce tour nel cuore della Garganega non ci spostiamo da Contrada Selva. Qui infatti c’è Dal Maso Wines, una cantina la cui storia è iniziata oltre un secolo fa sulle dolci colline di Gambellara. I suoi vini - che provengono da Gambellara, Colli Berici e Monti Lessini, tre diverse zone della provincia - sono lo specchio di un sapere artigianale che si converte in ricerca e progetto. Nella cabina di comando oggi siede la quarta generazione di famiglia: Nicola Dal Maso, enotecnico ed enologo dell’azienda, con le sorelle Anna e Silvia. Anche Dal Maso ha messo a punto iniziative enoturistiche con visite alla cantina e degustazioni personalizzate.

Mauro Maule con la figlia Marzia

Dove godersi i piaceri della tavola

Per sperimentare i giusti abbinamenti tra i vini della Doc di Gambellara ed i piatti del territorio si può fare una tappa gustosa al Ristorante La Marescialla a Montebello Vicentino. Un locale, accogliente e ricercato, che da oltre 20 anni propone solo ottimi piatti tipici vicentini, preparati con ingredienti sempre freschi e stagionali.

A Gambellara invece si può provare l’Antica Osteria Al Castello che propone una cucina del territorio preparata con maestria e un tocco di novità. Qui si può provare il “Risotto di zucca e liquirizia”, il “Maialino la nostra tradizione” con polenta e patate al forno e, per finire in dolcezza un “Semifreddo al Lessini Durello” con il cuore all’albicocca e frutti di bosco da accompagnare con un bicchierino di Vin Santo.

Infine, sempre a Gambellara merita una sosta golosa il Panificio Rossi Federico, in via Castello 3. Qui si può assaggiare una fetta di “brasadelo” il dolce tipico da accompagnare, in particolare, con il Recioto Passito di Gambellara. Una autentica delizia che si può anche acquistare per poi assaggiare a casa, con calma.

Dove pernottare

Per rimanere sul territorio della Doc di Gambellara si può dormire al Business & Leisure Hotel Fracanzana, un quattro stelle immerso nei vigneti di Montebello Vicentino, a pochi passi dall’autostrada A4 e dalla stazione ferroviaria di Vicenza. […]

Sarde marinate con limone candito | Antica Osteria Al Castello PER CONTINUARE LA LETTURA CLICCA QUI

Cucina e bellezza La doppia offerta dell’Aleph Rome Hotel

A fianco della proposta di cucina di Carmine Buonanno dell’Orgacin Sky restaurant oggi ci sono i servizi per la cura di corpo e capelli grazie a Le Caveau by Narducci Hair and Spa

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Cucina a e bellezza, è un po’ questo il binomio scelto da Aleph Rome Hotel, Curio Collection by Hilton, situato nel cuore di Roma, praticamente in via Veneto, a pochi passi da Piazza di Spagna, Villa Borghese e Fontana di Trevi, per aggiungere un motivo in più per scegliere questo 5 stelle lusso. Con un’accoglienza di alto livello l’Aleph è da tempo attento a offrire ai turisti, ma anche ai romani, occasioni per frequentarlo.

Se le camere eleganti e confortevoli dotate di ogni confort, nonché la piscina e il bar sulla terrazza all’ultimo piano Sky gard sono un’oasi nel caos del centro città, la proposta

L'ARTICOLO COMPLETO Organics Garden
Le Caveau By Narducci Hair & Spa

BENESSERE

L’Aleph Rome ha messo a punto un servizio di grande qualità. L’elevata esposizione al sole, l’acqua di mare, l’aria secca di montagna, l’inquinamento e il caldo umido estivo sono la principale causa di danneggiamento della pelle e delle fibre del capello, che si disidratano completamente. Ed è per questo che agli ospiti (con costi contenuti, un trattamento corpo costa 130 euro e quello dei capelli 60) si propongono queste opportunità per chi vuole coccolarsi e prendersi cura di sé dopo il rientro dalle vacanze.

Il trattamento corpo Orlane: un rituale che mira a riparare la pelle del corpo disidratata e inspessita dall’esposizione solare. Si comincia con un massaggio esfoliante attraverso l’utilizzo di un gommage corpo “Drenant au sail marine” di Orlane Paris, a base di sale marini ed estratto di escina. Una formula creata per stimolare la microcircolazione superficiale e favorire delicatamente l’eliminazione dell’acqua in eccesso, delle cellule morte, levigando la pelle. Si passa in seguito all’applicazione della “Crème riche ultra confort” a base di acidi grassi essenziali, burro di cacao e di Karité, creata per andare a idratare la pelle che risulta visibilmente più nutrita e radiante immediatamente dopo l’applicazione. [...]

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del cuoco Carmine Buonanno all’Organic Sky restaurant e le nuove esperienze wellness e beauty personalizzate e trattamenti di eccellenza all’interno della sua Le Caveau by Narducci Hair and Spa - l’innovativo concetto di Spa nato in collaborazione con Fabrizio Narducci - sono gli altri assi che la direzione dell’hotel può mettere oggi in campo per questo periodo di quasi post estate.

Gusto e sperimentazione

Ed ecco dunque che dopo una rigenerante seduta di bellezza, si è pronti per gustarsi un delizioso aperitivo al tramonto all’Organics Sky Garden, la terrazza mozzafiato dell’Aleph Rome Hotel, incorniciata dalla scenografica piscina a sfioro e dove l’atmosfera suggestiva creata dai colori e dalla luce di settembre favoriscono un’esperienza sensoriale unica. Insomma, la location ideale per lasciarsi coccolare dall’ancora caldo

ma piacevole venticello sorseggiando il proprio drink e godendo di un autentico e rilassante panorama in uno dei rooftop più affascinanti della Capitale.

Ampia l’offerta dei signature cocktail ad opera di Daniele Gentili, mixologist di punta che, insieme al bartender Lorenzo Politano, giovane e creativo bartender dell'Aleph Rome Hotel con lunga esperienza nella mixology degli alberghi di lusso, crea

Organics Garden

drink unici e innovativi dall’equilibrio perfetto, miscelati con i soft drink The Organics by Red

le bevande bio con ingredienti di origine naturale al 100%.

E con questo si arriva alla cucina del cuoco beneventano che all’Aleph offre una reinterpretazione, attenta e contemporanea, di una cucina romana mixata con varie creazioni personali particolarmente intriganti. Da non perdere assolutamente il primo dei Tortelli ripieni di pollo stufato ai peperoni, una proposta che unisce gusto, tradizione e presentazione. Altri piatti gustosi che al momento in menu sono Variazione di melanzane con spuma di mozzarella e chips di parmigiano e un piacevolissimo sorbetto di pomodoro, seguita da Panella di ceci con ostrica in tempura e spuma di patate viola. Ricchi di sapore sono i Fiori di zucca ripieni di ricotta e accompagnati da un battuto di scampi. Molto gustosa è la Tartare di manzo con sorbetto alla mostarda, crumble salato e dressing ai lamponi. Un’esplosione di gusto si trova nelle Linguine di Gragnano con carpaccio di gambero rosso e crumble

Tartare di manzo con sorbetto alla mostarda, crumble salato e dressing ai lamponi

di prezzemolo, mentre un inno alla carne è la Costata marinata sotto vuoto rosticciata in padella con fondo bruno. Fra i dolci una citazione particolare è per la Meringata con pesce caramellate e spuma di mandorle.

Per concludere ricordiamo che l’Aleph hotel è stato recentemente premiato con il massimo punteggio previsto nella campagna nazionale "Plastic Free e non solo" promossa da Marevivo. Riconosciuto per la sua sensibilità e impegno verso la transizione ecologica, l’hotel aveva aderito prontamente alla campagna, dimostrando di aver soddisfatto i requisiti per la categoria "Ospitalità" e ottenendo le prestigiose "Tre Stelle Marine". [...]

PER CONTINUARE LA LETTURA CLICCA QUI Aleph Rome Hotel �� 06 4229001 ��www.alephrome.com
Fiori di zucca ripieni di ricotta con battuto di scampi
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Lamole di Lamole L'essenza del Chianti Classico

Sei itinerari dedicati alla scoperta del mondo del vino e del territorio chiantigiano aperti a tutti, esperti e neofiti, per gustare un angolo d'Italia dalle caratteristiche enogastronomiche uniche

La tenuta Lamole di Lamole, nella splendida cornice del paesaggio del Chianti, nel Comune di Greve, tra Firenze e Siena, apre le porte all’esplorazione del suo universo fatto di bontà e bellezza.

Con sei itinerari diversi, infatti, sarà possibile esplorare la tenuta per guidare sia i neofiti del mondo del vino, che gli appassionati di vecchia data, verso esperienze immersive e totalizzanti alla scoperta del territorio. Ogni visita è calibrata sulle specifiche esigenze, in modo da soddisfare una platea ampia di visitatori. Tra le varie esperienze sarà possibile ammirare il Vigneto Storico, datato 1945 e an-

che lo Sperimentale. Presente e passato coesisteranno nello stesso momento: la cantina di vinificazione, tecnologicamente avanzata, farà da contrasto, ma senza stonare, a quella Storica, dove dimorano le grandi botti e le barrique.

Sarà inoltre possibile fare una visita alla Vinsantaia, dove affina lentamente uno dei prodotti iconici del Chianti Classico: il vinsanto, ottenuto con il metodo tradizionale. Ma sebbene sia vero che l’occhio vuole la sua parte, anche il palato non rimarrà all’asciutto, ogni degustazione sarà, infatti, in modalità differenti, accompagnata con delizie e specialità locali.

E, ça va sans dire, in ogni visita sarà possibile degustare i prestigiosi vini locali.

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Ma procediamo per gradi, ecco gli appuntamenti:

1.

Le origini del Chianti Classico

La visita è dedicata a curiosi e appassionati, anche coloro che si avvicinano per la prima volta al mondo del Chianti Classico e dei suoi vini. Un percorso per conoscere la storia del territorio, capire come nasce un vino e ammirare i paesaggi. Seguirà una degustazione con quattro vini accompagnati da piccoli assaggi di prodotti del territorio.

2. Lamole Experience

Un viaggio alla scoperta di Lamole e del Chianti Classico, il tutto nel lusso e nell’intimità di una visita privata con aperitivo sulla terrazza del Vigneto di Campolungo. Dopo il tour della Piazza e della Chiesa, una breve passeggiata tra le vigne condurrà gli ospiti in cantina. Un’esperienza completa per scoprire il cuore di Lamole e la sua produzione attraverso una degustazione di 4 vini con piccoli assaggi di prodotti del territorio.

3. Pic-Nic in Vigna

Un tour tdi cantina e vigneti che culmina in un’esperienza completa e insolita. Al termine della visita verrà consegnato un paniere con tutto il necessario per pranzare in vigna, con prodotti a km 0 e vino della cantina, avvolti dalla natura e dai paesaggi della tenuta di Lamole.

4. Chianti Classico Gourmet Experience

Un’esperienza enologico-gustativa di alto livello: dopo la visita alle cantine, la cucina del ristorante fine dining "Vitique" guiderà l’ospite in un viaggio gastronomico creato per esaltare il connubio tra cibo e vino, in un contesto elegante, contemporaneo e ricercato. Disponibile da Aprile a Ottobre, la degustazione comprende 5 vini e un pranzo/ cena (a scelta) di 5 portate.

5. #ChiantiDayExperience

Un’esplorazione delle bellezze del paesaggio chiantigiano, perfetta per i più sportivi e per chi vuole abbinare attività fisica e prelibatezze. Il percorso inizierà con un giro panoramico in e-bike, al quale seguiranno una

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visita della cantina e un pic-nic immerso nel fascino dei vigneti. Infine, questa esperienza si concluderà con una degustazione di olio e un aperitivo alternativo! Disponibile da Aprile a Ottobre, la degustazione comprende quattro vini e cestino da pic-nic con vivande e una bottiglia di vino da 0,375 litri.

6. Smart tasting

Un’esperienza unica nel suo genere che permetterà di seguire una degustazione online comodamente dal divano di casa senza rinunciare al confronto col produttore che risponderà a domande e curiosità, proprio come in cantina. [...]

Vitique

Passando per la zona è impossibile per i gourmand perdersi la sosta a Vitique, ristorante ed enoteca, un luogo d’incontro nato per esplorare il mondo del vino e della cucina italiana contemporanea, situato anch'esso a Greve in Chianti nel cuore del Chianti Classico, all’interno dell’ex distilleria storica Bonollo. Appaganti per vista gusto e olfatto, declinati sul territorio ma senza folklorismi, di buona tecnica e ottima materia, i piatti proposti riflettono la filosofia del giovane chef Antonio Guerra, che non rinuncia a una certa dose di contemporaneità, ricerca e continua evoluzione.

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Lamole di Lamole �� 055 9331256 ��www.lamole.com
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Chiesa di Santo Spirito e Capù BERGAMO

Capù (o Nosecc) | Ricetta della Trattoria Visconti di Ambibere (Bg)

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Continua la nostra rubrica “Bergamo e Brescia tra storia e cibo”, nata con l'intento di celebrare le due meravigliose città, le loro ricche tradizioni e la prelibata gastronomia, nel contesto dell'anno della Capitale della Cultura. Attraverso un intrigante percorso, mettiamo in relazione un importante monumento storico di ciascuna città con un piatto o un prodotto tipico, creando un filo conduttore che unisce la cultura e la cucina.

Infatti, come abbiamo sempre sostenuto, la cucina, con la sua grande importanza, è una componente fondamentale della cultura di una città e del suo territorio, così come lo sono la storia e i monumenti che segnano e definiscono il tessuto urbano.

Questa volta, per Bergamo, è il turno della Chiesa di Santo Spirito e del Capù

Santo Spirito, una chiesa da scoprire

Non è uno dei monumenti più in vista di Bergamo la Chiesa di Santo Spirito, ma una volta raggiunta non lascia indifferente nessuno. Sarà per la sua facciata rustica, ma ben tenuta; o sarà per l’imponente scultura in bronzo che rappresenta la discesa dello Spirito Santo che incombe sul sagrato, grande e bellissima.

La struttura originaria dell’edificio faceva parte di un complesso monastico trecentesco: il desiderio di un folto gruppo di ricchi mercanti del Cinquecento di affermare il proprio status sociale non più solo attraverso i palazzi ma addirittura tramite una chiesa, la trasformò profondamente. La ristrutturazione della chiesa fu molto elaborata e

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vi lavorarono, in epoche diverse, i due maggiori architetti bergamaschi: Pietro Isabello nel Cinquecento e Gian Battista Caniana nel Settecento.

L’opera di maggior pregio presente nella chiesa è senza dubbio La Pala del Lotto, di cui è possibile ammirare il luminoso cielo con il turbinio di nuvole e angeli che incorniciano l’apparizione della colomba dello Spirito Santo. Ammirandola, è possibile riconoscere, nell’assetto maestoso e imponente dei personaggi, un rimando alla pittura del grandissimo artista rinascimentale Raffaello Sanzio, che affrescò anche le Stanze del Vaticano.

Il Capù, ricetta delle valli

Quella dei Capù è una ricetta che parla delle valli bergamasche. La Val Seriana, in particolare, anche se una preparazione identica viene fatta anche in Val Brembana ma è conosciuta con un nome diverso: Nosecc. Di

fatto, parliamo dello stesso piatto. Si tratta di teneri involtini di verza farciti con carne macinata e cotti in un delizioso sughetto di pomodoro. Per prepararli basta far bollire abbondante acqua salata in una pentola, immergere le foglie di verze, lasciarla bollire per 2 minuti e poi scolarla. Nel frattempo preparare il ripieno sminuzzando i cotechini, metterli in una ciotola e aggiungere il formaggio, il pane, il prezzemolo, le uova e tanto brodo quanto basta per ottenere un ripieno morbido. Infine aggiustare di sale e pepe. Prendere poi una pentola, aggiungere e scaldare l’olio evo e far appassire la cipolla, aggiungere il pomodoro, un bicchiere e mezzo d’acqua, portare a bollore e abbassare la fiamma. Battere con il batticarne la parte dura delle foglie, porre al centro una pallina di ripieno e chiudere prima le estremità, poi quelle laterali avendo cura che l’involtino sia ben sigillato. Arrotolare con lo spago da cucina in modo che non si aprano durante la cottura. Ripetere il procedimento con le altre foglie. Una volta pronte, adagiarle nel sugo e farle cuocere una mezz’ora, stando attenti a non far bruciare gli involtini.

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Madonna in trono con otto santi e angeli - Lorenzo Lotto (1521)

DIETRO OGNI STORIA VERA

Libra è il nuovo prosciutto crudo di Salumificio San Michele, ricco di potassio e caratterizzato da un contenuto di sodio ridotto del 25% rispetto ai prosciutti crudi tradizionali. Questo lo rende un prodotto ideale per i consumatori attenti al proprio benessere che cercano di limitare l’assunzione di sale nella propria dieta.

Salumificio San Michele: dietro ogni storia vera.

CHeck-in • settembre 2023 99 SALUMIFICIO SAN MICHELE S.P.A. | WWW.SAN-MICHELE.IT | INFO@SAN-MICHELE.IT
LIBRA: LESS IS MORE
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Chiesa di San Giuseppe, il Castello e la Persicata

Persicata

Ricetta realizzata da Carlo Bresciani dell'Antica Cascina San Zago di Salò (Bs)

BRESCIA

ABrescia ci sono due tesori: uno nascosto, nascostissimo; l'altro visibile, visibilissimo. Si tratta dei Chiostri e della Chiesa di San Giuseppe e del Castello, o Falcone d'italia posto a dominare la città, sul colle Cidneo. Storie diverse ed altrettanto affascinanti da non perdere nell'anno della Capitale Italiana della Cultura. Dopo averli scoperti (o riscoperti) li abbiniamo ad un dolce tipico della provincia bresciana: la Persicata.

Il primo tesoro nascosto si trova tra i vicoli, a fianco di piazza Loggia: è la Chiesa di San Giuseppe. Di straordinaria grandiosità e ampiezza con una ventina di cappelle tutte con una loro storia. I primi lavori documentati risalgono al 1515, all'interno vi sono una serie di Profeti attribuiti a Stefano Rizzi, maestro del Romanino, grandi pale di pittori del '600 e '700 e una sugge-

stiva scalinata. Un gioiello da non perdere assieme al vicino Museo Diocesano con gli splendidi Chiostri e le preziosissime raccolte di codici antichi.

Ammirare, riflettere, godere il complesso conventuale di un luogo ricco di bellezza, storia, arte e tradizione come la possente fortezza del Castello. Con tanta pazienza (e non poca fatica), salite gli oltre 200 scalini che portano sul colle Cidneo (in futuro forse arriverà anche un ascenso-

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re). Qui svetta in tutta la sua maestosità il complesso le cui origini si perdono nella notte dei tempi e che fu voluto nell'attuale struttura militare, alla fine del Medioevo, da Luchino e Giovanni Visconti. Oggi vi troverete il Museo delle Armi Marzoli, uno dei più ricchi al mondo, assieme al rinnovato Museo del Risorgimento.

La Persicata di Collebeato

Nel nostro percorso alla scoperta delle Città della cultura 2023 abbiamo deciso di abbinare alla Chiesa di San Giuseppe e al Castello un dolce tipico della provincia di Brescia, la Persicata di Collebeato.

Diffuso nella provincia, si trova in tutta Lombardia mentre nel resto d’Italia è un dolce poco conosciuto. Si dice che la persicata abbia una storia legata al do-

lore materno per la partenza del figlio in guerra, oggi è infatti simbolo di amore materno e memoria. La leggenda narra di una madre che voleva far assaggiare i sapori e i profumi delle migliori pesche raccolte in paese al figlio lontano, partito per il fronte.

Così creò delle barrette di gelatina, una soluzione intelligente per mantenere il gusto delle pesche evitando il deteriorarsi della frutta durante il lungo viaggio e consentendo la conservazione anche d’inverno.

Oggi la ricetta è rimasta invariata e prevede pochi semplici ingredienti: pesche (preferibilmente di Collebeato), zucchero di canna e zucchero a velo.

Si crea una barretta di gelatina che viene tagliata in pezzettini monoporzione, come una caramella. Il nome “persicata” deriva dal termine dialettale bresciano “persech” che indica appunto la pesca e sembra che già ai tempi di Gabriele D’Annunzio questo dolce era diffuso sulle tavole bresciane, pare che il vate ne andasse particolarmente ghiotto.

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IMPORT EXPORT INGROSSO ORTOFRUTTICOLO

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Benevento e il Sannio

Il Sannio Experience Tour, organizzato dal Sannio Consorzio Tutela Vini, in collaborazione con l’Agenzia Turistica Rotolando Verso Sud, è stato un viaggio alla scoperta delle bellezze culturali del Sannio e di Benevento, un’accogliente città capoluogo nell’entroterra appenninico in Campania, dalla storia millenaria con chiare evidenze sannitiche, romane, longobarde e pontificie con importanti ritrovamenti anche di epoca egizia, alcuni conservati nel museo Arcos ed altri disseminati per la città. Senza dimenticare il culto di Iside, nominata addirittura “Signora di Benevento”, da Domiziano, Imperatore di Roma.

Il nostro viaggio è cominciato dalla Rocca dei Rettori, che oltre ad essere sede della Provincia custodisce al suo interno i tesori e le testimonianze storiche del Museo del Sannio. Proseguendo poi, tra i vicoli del centro storico, (Teatro Comunale, passando per il vicolo della zia Cecia, Palazzo Paolo V, il Duomo) accompagnati dal prof. Mario Collarile e dai musicanti e danzatori, abbiamo seguito il percorso teatralizzato delle streghe o delle “janare”, depositarie di antichi segreti, tra storia e mito fino ad arrivare al Teatro Romano.

In serata spazio alla cena presso l’accogliente ed elegante atmosfera de l’Agriturismo Le Peonie, a Sant’Angelo a Cupolo, a pochi km da Benevento. Il menu ben costruito è stato abbinato ai vini: Alchimia

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Falanghina Spumante Brut (Cantina Masiello), “Ambra Rosa” (Aglianico Rosato La Guardiense), “Essentia” (Rosso Igp Vigne Sannite), “Piedirosso” beneventano Igp Cantine del Taburno, “Lucchero” Aglianico Janare doc Cantine Laguardiense e per terminare un “Intenso 05” Moscato spumante dolce Cantine di Solopaca.

Un territorio vocato al vino

Un territorio quello del Sannio che si caratterizza per il suo rilevante patrimonio vitivinicolo con 10mila ettari vitati, 7900 produttori, circa 100 aziende imbottigliatrici per oltre 1 milione di ettolitri prodotti, 3 denominazioni di origine, una indicazione geografica, oltre 60 tipologie di vini complessivi. L’espressione del vigneto Sannio

è racchiusa nelle diverse tipologie di vitigni coltivati: Aglianico, Sommarello, Piedirosso, Sciascinoso, Agostinella, Falanghina, Cerreto, Coda di volpe, Grieco, Malvasia,

Fiano, Passolara di San Bartolomeo, Olivella, Carminiello, Palombina, Moscato di Baselice.

A Sant’Agata de Goti abbiamo visitato invece le cantine Mustilli, una vera eccellenza della produzione vitivinicola, dove è stata imbottigliata la prima Falanghina al mondo.

In serata a cena, nel moderno ristorante Agape, abbiamo degustato i piatti dello chef Gabriele Piscitelli. I piatti proposti che hanno emozionato: La bufala campana dop dal cuore di tartare di gamberi imperiali e composta di pomodori gialli in abbinamento al Jenn’ emois della Fattoria

Ciabrelli scelto dalla sommelier Gianna Piscitelli. Di buon livello il Bottoncino alla genovese con la scenografica aria di pecorino servito con un Kissos di Cantine Tora. Mentre il Baccalà in crosta di riso soffiato con zucchine al limone coadiuvato dalle note del Niè - Cantine Iannella è stato un inno alla gioia.

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L’ultima giornata del Sannio Experience

Tour è stato all’insegna del wine tasting delle annate Falanghina del Sannio 2022 e Aglianico del Taburno 2019 presso l'azienda La Guardiense a Guardia Sanframondi.

Spazio poi al pranzo, presso le terme di Telese Terme, per degustare la pizza realizzata con l’acqua sulfurea in abbinamento alla Falanghina. Nel pomeriggio il tour è proseguito alla scoperta di Montesarchio e poi verso Bonea per visitare un vitigno di montagna.

In serata, la grande chiusura, con la cena presso il ristorante Locanda della Luna, a San Giorgio del Sannio, alla quale ha partecipato tutto il team del Sannio Consorzio Tutela Vini rappresentato dal presidente Libero Rillo e dal direttore Nicola Matarazzo.

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Parchi di Sicilia La meraviglia della natura

Parco delle Madonie

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La Sicilia vanta quattro parchi regionali nei quali è possibile trovare piante ormai scomparse nel resto d’Europa, oppure endemiche, e animali in via d’estinzione Si tratta di gemme naturali incontaminate, per nulla o solo in minima parte modificate dagli interventi dell’uomo.

Le quattro realtà, custodi di ecosistemi rari, sono state istituite con la legge regionale n.98 del 1981 e successive modificazioni e sono: il Parco dell’Etna (Catania), delle Madonie (Palermo), quello dei Nebrodi (Catania, Enna e Messina) e, ultimo nato, il Parco fluviale dell’Alcantara (Messina e Catania).

Il Parco dell’Etna

Il Parco dell’Etna è stato il primo ad essere istituito in Sicilia nel marzo del 1987 e si estende dalla vetta del vulcano attivo più alto d’Europa sino alla cintura superiore dei paesi etnei. L’area, divisa in due zone (A e B) la prima fatta di grandi spazi incontaminati e la seconda caratterizzata dalla presenza umana con piccoli appezzamenti agricoli privati e antiche case contadine, frugali ricoveri per animali, palmenti, austere case padronali. L’intero territorio presenta un’orografia segnata dalle eruzioni che condizionano la colonizzazione della vegetazione: in alcune zone sono presenti colate laviche recenti, in cui ancora non si

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Parco dell'Etna

è insediata alcuna forma di vita, che presentano un paesaggio brullo tinto dal nero della roccia vulcanica, in altre le colate antichissime sono state colonizzate da formazioni naturali di Pino laricio, Faggio e Betulla, restituendo all’occhio del visitatore un paesaggio florido e rigoglioso. Alle altitudini più basse crescono, oltre ai vigneti, boschi di leccio, noccioleti e ancora i boschi di querce, pometi e castagni. Ad alta quota sono presenti boschi di faggio e betulle, e astragalo.

Ma a popolare il Parco dell’Etna non è solo il verde, c’è anche una variegata fauna ovvero con specie come l'istrice, la volpe, il gatto selvatico, la martora, il coniglio, la lepre e, fra gli animali più piccoli, la Donnola, il Riccio, il Ghiro, il Quercino e numerose specie di pipistrelli. In tutto il territorio è presente una fitta rete di sentieri che permette di visitare vaste zone del parco, nel rispetto di un ecosistema così complesso e raro.

Il parco delle Madonie

Il Parco delle Madonie, istituito nel 1989, si estende su una superficie di circa 40.000 ettari e comprende parte del territorio di 15 comuni. Costituisce un vero microcosmo naturale dove sono rappresentate tutte le specie vegetali autoctone, oltre 1.800, che le valgono l’appellativo di giardino botanico del Mediterraneo. Qui trovano casa ben circa 170 entità endemiche, tra specie e sottospecie: tra queste, l’abies nebrodensis e la viola nebrodensis. Un ambiente di straordinaria bellezza, punteggiato, inoltre, da rare orchidee selvatiche. Le Madonie sono un vero e proprio saltuario della biodiversità: da sole infatti ospitano tutte le specie di mammiferi presenti in Sicilia, il 70% circa degli uccelli che vi nidificano e il 60% circa degli invertebrati dell’isola. Tra le rarità protette figurano molte specie di farfalle, alcune endemiche come il “Parnassio Apollo di Sicilia”, un elegante esemplare esclusivo

110 CHeck-in • settembre 2023 Parco delle Madonie

delle zone più alte. Le caratteristiche geologiche unite ai processi morfo-dinamici in corso e la posizione nella Sicilia centrale rendono il Geoparco un’area fondamentale per la conoscenza e la ricostruzione della storia geologica della Catena Appenninica e del Mediterraneo centrale in virtù dei sette tipi di formazioni geologiche e dei più di 60 geositi che li caratterizzano. Per gli amanti delle passeggiate e del trekking il parco offre svariate possibilità: sono presenti circa 300 km di percorsi che includono sentieri geologici, urbani e non, musei, attività sportive e didattiche.

Il parco dei Nebrodi

Il paesaggio del Parco dei Monti Nebrodi è peculiare e unico: rigogliosi boschi suggestivi, ampi e verdeggianti, pascoli d’alta quota, laghi pacifici e torrenti scroscianti contrastano con l’immagine più comune

di una Sicilia arida ed arsa dal sole. Gli elementi che caratterizzano maggiormente il parco, infatti, sono la ricca vegetazione e gli ambienti umidi. Connotazione essenziale dell’andamento orografico è la dolcezza dei rilievi, dovuta alla presenza di estesi banchi di rocce argilloso-arenacee: le cime, che raggiungono con Monte Soro la quota massima di 1847 m s.l.m., hanno fianchi arrotondati e si aprono in ampie vallate solcate da numerose fiumare che sfociano nel Mar Tirreno. Ove però predominano i calcari, il paesaggio assume aspetti dolomitici, con profili irregolari e forme aspre e fessurate. La vegetazione è caratterizzata dalla tipica macchia mediterranea sempreverde, dove spiccano piante come l’euforbia, il mirto, il lentisco, la ginestra e dove si riconoscono elementi arborei a foglie strette quali il corbezzolo, la sughera, il leccio. Il Parco ospita comunità faunistiche ricche e complesse: numerosi i piccoli mammiferi, i rettili e gli anfibi, ingenti le specie di uccelli nidificanti e di passo,

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Parco dei Nebrodi

eccezionale il numero di invertebrati. Sono state classificate circa 150 specie di uccelli, tra le quali alcune endemiche e di grande interesse, come la cincia bigia di Sicilia e il codibugnolo. Mentre le zone rocciose delle Rocche del Crasto sono il regno dell’aquila reale e della folta colonia di grifoni.

Il Parco dell’Alcantara

L’Alcantara, il cui nome deriva dall’arabo Al Qantarah, significa “il ponte” a testimonianza dei numerosi resti di attraversamenti visibili ancora lungo l’intera asta fluviale. Con i suoi 57 Km di percorrenza tra le sorgenti dei monti Nebrodi e la foce di Capo Schisò, è uno dei fiumi più importanti, oltre che affascinanti e spettacolari della Sicilia. Un concentrato di ricchezze naturalistiche, geologiche, storiche e paesaggi mozzafiato che rendono l’area dell’Alcantara uno dei

luoghi più selvaggi e mistici dell’intera isola. Il Parco fluviale del fiume, istituito nel 2001, è un sistema naturale di bellezza quasi primitiva, dove il paesaggio è modellato dall’incontro tra acqua e fuoco, con il fiume che ha scavato nei millenni il solco nella roccia lavica, creando grandi architetture di pietra: gole, pareti levigate, salti d’acqua, blocchi di pietra lisci e squadrati. Il territorio del Parco Alcantara è ricco di siti ove è possibile compiere escursioni per osservare la natura e il fiume nella sua magnificenza. Tra le attività fluviali esercitabili si segnalano il torrentismo, il river trekking, la canoa, l’hidrospead e il rafting. Tra quelle terrestri il trekking, il nord walking la mountbike e l’equitazione.

INIZIATIVA PROMOSSA DA: Regione Siciliana Assessorato Regionale Territorio e Ambiente Regione Siciliana Assessorato Turismo Sport e Spettacolo
dell'Alcantara PER CONTINUARE LA LETTURA CLICCA QUI
Parco delle Madonie
Gole

Consorzio di Tutela dei Fichi di Cosenza D.O.P.

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COSENZA
FICHIdi
FICHIDICOSENZA.COM

San Tommaso 10, il gusto delle specialità sabaude nel centro di Torino

In una delle vie più antiche del centro storico di Torino, Contrada dei Guardinfanti, dove 128 anni fa Luigi Lavazza aveva iniziato la sua attività con una drogheria specializzata nella vendita delle miscele di caffè, diventata poi caffetteria, ha riaperto San Tommaso 10. Nuovo allestimento, un locale più ampio rispetto al passato, le sale sono un tributo all'architettura sabauda, infatti i soffiti evocano la cupola della Cappella del Guarini, la Mole Antonelliana e la cupola della Basilica di Superga di Juvarra; mentre la Gallery Room, dedicata al brand Lavazza, racconta i progetti più significativi del marchio. La proposta gastronomica è firmata da Gabriele Eusebi, chef di origine marchigiane che si è formato in importanti locali italiani ed esteri dall’Osteria del povero diavolo di Rimini, a Mugaritz di Errenteria nei Paesi Baschi fino a Moreno Cedroni, che ritorna a Torino dove era arrivato nel 2018 per stare al fianco di Federico Zanasi da Condividere. I piatti sono quelli della tradizione gastronomica piemontese, reinterpretati con una luce nuova, secondo tecniche e gusti della cucina contemporanea, utilizzando materie prime e fornitori del territorio. L’aperitivo inizia con i grissini ed i piccoli assaggi dello chef accompagnati da un altro classico torinese, ovviamente rivisitato, un drink di benvenuto a base di alchermes, Vermouth storico Mulassano ed un pizzico di caffè selezione Lavazza 1895. Veniamo al menu, tra gli antipasti troviamo un Carosello (altro mito di casa Lavazza) in due versioni, quello di terra e quello di mare con la scelta tra 4 e 7 sketch. Incuriosisce piacevolmente l’insalata russa presentata come una cassata dalla piacevole leggerezza della maionese realizzata con l’aggiunta di acqua di pomodoro. Un primo piatto inedito sono le tagliatelle del plin ripiene alla Carmagnola e come non poteva esserci il vitello tonnato, proposto come secondo piatto in versione calda. Lo scamone di vitello di una nota macelleria di Boves viene cotto alla brace e servito con la salsa tonnata, il tutto nel rispetto dei sapori della tradizione. Ed ancora tra i dolci la Panna Cotta “latteria Bera”, aspic di fragole e rabarbaro.

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di Piera Genta

Brace e Gusto a Roma La Calabria nel cuore e nel piatto

Da Brace e Gusto (Viale Tirreno 64) l'accoglienza e la buona cucina si fanno interpreti di un'idea che mette al centro l'ospite per un'esperienza poco comune. I titolari, Adriano Cipolla e Maurizio Vaineri nel ruolo di chef, calabresi e legati da amicizia e da vincoli di parentela, hanno voluto un ristorante dove non solo si mangi bene ma dove si stia bene, con il vantaggio di una materia di altissima qualità proveniente dall'azienda agricola di famiglia di San Marco Argentano (Cs). Terra dalle cento eccellenze, la Calabria si presenta qui con i suoi gioielli enogastronomici, dalle mitiche cipolle di Tropea alle soffici patate silane, dalle carni di bovini podolici allevati allo stato brado agli ovini che con il loro latte scarso ma denso di aromi danno formaggi dal gusto intenso. I salumi sono frutto di antichi saperi e stagionati in grotta e i vini da vitigni autoctoni come il Maglioppo stanno finalmente emergendo per l'impegno dei produttori verso la qualità. E poi ormai dici n'duja e ti si apre un mondo. Il segreto qui è la qualità assoluta della materia prima e il rispetto nell'elaborarla, nel segno della propria storia. La grande griglia sempre in funzione è fonte ispiratrice, non solo per le vivaci cotture alla brace di costate, fiorentine, o tomahawk che stazionano nella ghiacciaia a temperatura controllata maturando fino a raggiungere la tenerezza e il sapore ideali. Come omaggio alla Capitale, scelta per l'approdo, ci sono piatti come la Trippa alla Romana con menta e pecorino, le Bruschette assortite e le Polpettine di manzo alla Picchiapò, il Tonnarello Cacio e pepe. Ma in questo ultimo piatto si insinua anche un tocco di nduja, più o meno piccante e con un gusto speciale che la sapidità e il rovente peperoncino non coprono. E c'è anche la nostalgica ma non banale Fettina panata con patatine, che qui raggiunge la perfezione nel rapporto carne-panatura. Ma basta vedere la lista dei carpacci e delle tartare per comprendere come a regnare sovrana è la carne dei pascoli cosentini, la stessa uguale e diversa per tagli e stagionature da quella che va sulla griglia . Tra i primi piatti è impegnativa la scelta tra Fettuccine alla Norma con stracciatella, Fettuccine al ragu, Ravioli con Brasato di manzo, il Fagottino di crèpe con salsa al formaggio.

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di Mariella Morosi

Cosa si mangia da Silene, il piccolo ristorante “green” nel cuore di Foligno

Sala completamente a tinte vegetali. Verde all around us, fiori, piante vere e raffigurazioni sulle pareti. I motivi floreali dominano Silene, il “piccolo ristorante” nel cuore del centro storico di Foligno (Perugia). Nicoletta Franceschini, la chef classe 1987, porta avanti nella sua Foligno, (di ritorno dopo le esperienze da Reale nella brigata di Niko Romito e all’Argine a Vencò, dalla Klugmann) la sua idea di cucina.

Un’idea che ingentilisce la cucina tipica umbra, quasi la sgrezza, le rinnova un’anima storicamente legata a carne e selvaggina riservando un ruolo da protagonista a verdure ed erbe selvatiche. Non poteva forse essere altrimenti, considerando come i suoi due maestri facciano dell’ingrediente “verde” un tratto distintivo della loro filosofia. I piatti di Nicoletta nascono e prendono vita da erbe spontanee, selvatiche, che lei stessa va a cogliere al mattino. È una cucina che punta forte sul vegetale, che rotea e cambia in continuazione a seconda delle disponibilità.

Una cucina profumata, in cui la materia prima (sia essa carne, pesce o vegetale) viene rispettata, non eccessivamente elaborata, per favorire l’autenticità più verace dell’ingrediente locale. Tra gli entrée delizioso il mini panino con lingua di manzo e albicocca, fresco, profumato ed estivo l’antipasto a base di pomodori, spuma di caprino e tartufo. Pesce d’acqua dolce, la tinca, protagonista del raviolo ripieno di ricotta con fiore di zucca come garnish.

Notevole il risotto con genovese di agnello, fichi in agrodolce e finocchio selvatico. Dolce, amaro, persistente, selvaggio, delicato; praticamente un piatto con tutto dentro. I bocconi con i pezzi di fico, poi, una marcia in più. Come secondo c’è la faraona, must della cucina umbra, con taccole, datterini gialli e guazzetto acidulato. Si chiude con un dolce non dolce, la millefoglie con bufala, pomodori canditi, pesto e polline. Degna conclusione del delicato, raffinato, percorso disegnato da Nicoletta. Da Silene il cuore dell'Umbria è più verde che mai.

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di Alessandro Creta

Aldivino, ristorante a "km ampio" alle porte di Perugia

Grazie all’ottimo lavoro di tanti chef umbri di ritorno a casa dopo importanti esperienze fuori Regione (e anche fuori Italia), questa terra si sta velocemente ritagliando un ruolo di protagonista nella scena gastronomica italiana. Merito loro, certo, così come di professionisti non originari di qui ma che in Umbria sono arrivati riuscendo a trovare la giusta dimensione per potersi esprimere e poter esprimere la loro cucina. È il caso di chi muove le cucine di Aldivino, ristorante aperto a Corciano da un paio d’anni e recentemente entrato nella Guida Michelin 2024. Menzione meritata, che premia il lavoro dello chef Enrico Pistoletti (di origini piemontesi, trapiantato in Umbria) e Emanuele Rugini, il maitre sommelier (lui sì umbro) che in sala offre un ottimo servizio tanto d’accoglienza quanto di abbinamento vini.

Aldivino non è un ristorante in cui cercare una proposta necessariamente locale. Ce ne sono di prodotti umbri ma non sono centrali nell’idea di cucina dello chef, bensì più un supporto di protagonisti che sintetizzano il concetto di chilometro ampio rispetto al chilometro zero. Il pranzo: ricchi e variegati gli entrée. pomodorino, tartelletta di brisée, crema di carota allo zenzero, trota marinata e carota agrodolce, cannolo al parmigiano e besciamella al barbozzo, chips di polenta e baccalà mantecato con pepe timut. L’antipasto è affidato a gambero rosso con lingua di vitello, quindi si prosegue con calamaro ripieno di calamaro e gamberi, dripping di pomodoro e crema di piselli. Buono, bello anche nella presentazione, colorato e pop al punto giusto. Signature dish, con dovuta nota di merito, lo spaghettone mantecato al burro, ostrica, foglia d’ostrica e polvere di lampone. Esaltato a dovere da uno degli abbinamenti cibo-vino più azzeccati mai provati. Il già citato Riesling 2003 il cui corpo, aromaticità e spessore si sposano a pieno con la burrosità complessiva della pasta. Si prosegue poi con un’ombrina cotta alla perfezione accompagnata da lattuga BBQ, e mugnaia al martini bianco. Gelato alla menta e agrumi in chiusura. Pieni, e felici.

118 CHeck-in • settembre 2023
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di Alessandro Creta
CHeck-in • settembre 2023 119 RIMANI SEMPRE AGGIORNATO ISCRIVITI ALLE NOSTRE NEWSLETTER WWW.ITALIAATAVOLA.NET

La Chiancheria, la carne gourmet nella Napoli "lontana dal mare"

Il mare non bagna Napoli è una raccolta di racconti e reportage giornalistici di Anna Maria Ortese pubblicata nell'anno 1953. Prendiamo in prestito il titolo per dire cosa altra rispetto all'intento dell'autrice. Qui diciamo, molto semplicemente, che lo sviluppo collinare di Napoli è tale che potremmo parlare di lembi periferici di città che sono davvero distanti dal mare, con esso poco interagendo. È il caso della collina dei Camaldoli, quasi un borgo a sé. E qui, in amena posizione collinare, vi è una delle sedi del ristorante Chiancheria Gourmet, in esercizio dallo scorso dicembre 2022. Chiancheria Gourmet è un concept appartenente al più grande progetto Gruppo Le Due Torri per l’economia circolare che contempla al momento sei attività di ristorazione. La"chianca" in dialetto napoletano è la macelleria. Ci si può fermare all'aperitivo, come invece proseguire con un delizioso antipasto prima di sedersi al tavolo per doviziosa cena. Cena che ha il suo focus sulle carni, qui tutte di provenienza certa e a filiera corta. Difatti, la maggior parte delle carni proviene da Fattoria Carpineto di cui Laura Rusciano, moglie di Salvio Passariello, direttore generale del Gruppo Le Due Torri, e comproprietaria. Chiancheria Gourmet offre anche una vasta selezione di tagli bovini, con diverse frollature, selezionati on the road nei migliori allevamenti del mondo. Si comincia con un sontuoso antipasto impeccabilmente servito: arrosticini di vitellone fatti in casa alla griglia. A seguire la Chianamburger, selezione scelta dei primi tre tagli nobili: punta di petto, tracchia di locena, corazza. Alla corazza viene lasciata la parte adiposa che permette durante la cottura di avere una carne succulenta. Ben consigliati, optiamo per tagliolino cacio e pepe con battuta di marchigiana. Una pausa dalle carni ce la concediamo passando ad altra deliziosa pietanza: il caciocavallo impiccato. Il caciocavallo si scioglie al calore della griglia e a caduta diviene una crema che si spalma sul crostone di pan bauletto fatto in casa. Ed eccoci al dessert: sfogliatella scomposta. E c'è un sorprendente quanto gradito bis: Mela annurca Igp cotta sotto cenere, con zabaione e cioccolato fondente.

120 CHeck-in • settembre 2023
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di Vincenzo D’Antonio

Birra Imperdibile Guida alle Birre d’Italia 2023

Slow Food

1a Classificata Categoria 21 (Porter, Stout)

Associazione Unionbirrai Birra dell’Anno 2022

Birra Imperdibile Guida alle Birre d’Italia 2021

Slow Food

Medaglia d’oro

Categoria 5.4

Stout/Porter (Oatmeal Stout)

Brussels Beer Challenge 2019

Medaglia di bronzo

Categoria 41 (Stout)

European Beer Star 2019

2a Classificata Categoria 19 (Stout)

Associazione Unionbirrai Birra dell’Anno 2018

Birra Imperdibile Guida alle Birre d’Italia 2023

Slow Food

Medaglia d’oro Categoria 4.3 Lager (German-Style Pilsner)

Brussels Beer Challenge 2021

Medaglia d’argento Categoria 4.3 Lager (German-Style Pilsner)

Brussels Beer Challenge 2020

Medaglia di bronzo Categoria 2 (German-Style Pilsner)

European Beer Star 2020

Certificato d’eccellenza Categoria 4.3 Lager (German-Style Pilsner)

Brussels Beer Challenge 2019

3a Classificata Categoria 1 (German and Bohemian Pilsner)

Associazione Unionbirrai

Birra dell’Anno 2019

3a Classificata Categoria 26 (Blanche, Witbier)

Associazione Unionbirrai Birra dell’Anno 2023

Medaglia d’argento Categoria 24A

Witbier (Belgian Ale)

Barcelona Beer Challenge 2022

Medaglia d’argento Categoria 29 (Belgian Wheat Beer)

European Beer Star 2018

Medaglia di bronzo

Categoria 47A (Traditional

German-Style Bock)

World Beer Cup 2023

Medaglia di bronzo

Categoria 6C

Dunkles Bock (Amber Malty

European Lager)

Barcelona Beer Challenge 2022

B5

Medaglia d’oro Categoria 4.5

German-Style Helles/Maibock/ Doppelbock

Brussels Beer Challenge 2021

Medaglia d’argento

Categoria 4.10

Lager (Helles)

Brussels Beer

Challenge 2020

Medaglia d’oro Categoria 4A

Munich Helles (Pale Malty

European Lager)

Barcelona Beer Challenge 2020

Medaglia d’oro

Categoria 15A

Irish Red Ale (Irish Beer)

Barcelona Beer

Challenge 2020

Medaglia d’argento

Categoria 3.2

Red Ale (Irish Red Ale)

Brussels Beer Challenge 2019

LE BIRRE DI OTUS VINCONO MEDAGLIE IN ITALIA E NEL MONDO

Abbiamo sottoposto le nostre birre alla valutazione di giurie importanti. I successi ci stimolano a proseguire nella creazione di prodotti che uniscono carattere artigianale e capacità di soddisfare il gusto di un pubblico ampio.

BIRRIFICIO OTUS Via Rumi, 7 - 24068 Seriate (Bergamo)

Italia - birrificiootus.com

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SIDE B OS7 REDVOLUTION PILS 2
2023 2023
RED&GO AMBRANERA Birrificio

Hotel 2023 L'ospitalità sostenibile

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Dal 23 al 26 ottobre ritorna a Bolzano la fiera internazionale per hôtellerie e ristorazione. La 47ª edizione di Hotel mette al centro innovazione, alimentazione, architettura e la controversa tematica delle risorse umane: il tutto sotto all’immancabile tetto

della sostenibilità, con un Award e un programma-eventi dedicato.

Hotel 2023, nei padiglioni di Fiera Bolzano, dedicherà quattro giorni a tutte le ultime tendenze, tecnologie e soluzioni per il settore, attraverso le novità degli espositori e al ricco programma eventi dedicati

122 CHeck-in • settembre 2023

Sustainability Award

Ritorna inoltre per la quinta edizione il Sustainability Award, premio organizzato in collaborazione con Fraunhofer Italia Research, Libera Università di Bolzano, Ökoinstitut Südtirol/Alto Adige, IDM Südtirol-Alto Adige, Eurac Research e Provincia Autonoma di Bolzano. L’obiettivo è ancora una volta quello di dare un riconoscimento alle aziende più meritevoli sul fronte della sostenibilità e al loro lavoro di ricerca e sviluppo.

Le categorie di quest’anno saranno: Sustainable Technology, Circular Product Design, Sustainable Food&Drinks, e Sustainable Tourism Pioneers powered by IDM.

Novità 2023: le migliori 10 strutture candidate avranno diritto ad uno sticker digi-

tale, utilizzabile su tutti i canali di comunicazione, per mettere in risalto la loro eccellenza. La cerimonia di premiazione si terrà nella serata di lunedì 23 ottobre

L’Hotel Connects Stage, il palco tra le corsie, rappresenterà anche in questa edizione uno dei luoghi-chiave della manifestazione, insieme naturalmente al FieraMesse H1 Eventspace che ospiterà i principali momenti di networking. [...]

Tutte le informazioni:

www.fieramesse.com/hotel

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sono pronti per La Tropea

Experience 2023

Tropea non è Arda e Tolkien non è mai stato in Calabria, ma se il mondo fantasy avesse incrociato la poesia della Cipolla rossa di Tropea Calabria Igp e la sua concentrica spirale tutta gusto e croccantezza, senza dubbio l’anello del potere di Sauron avrebbe avuto una magia differente: dolce, profumata, buona

Quella stessa magia che sono pronti a sperimentare i sette chef internazionali, i

sette signori degli anelli pronti ad invadere il promontorio vibonese in occasione della Tropea Experience 2023, il Festival della Cipolla rossa di Tropea Calabria Igp che si terrà da venerdì 22 a domenica 24 settembre prossimi.

Max Mariola, Igles Corelli, Hirohiko Shoda, Celestino Drago, Antonino Esposito, Cristiano Tomei, Francesco Mazzei: saranno loro a sfidare gli anelli del potere della regina del gusto e della produzione agroalimentare calabrese e icona agroalimentare

124 CHeck-in • settembre 2023 M AX MARIOLA CELESTINODRAGO IGLESCORELL I HIROHIKOSHODA FRANCESCO M A Z Z E I PSEONINOTNA O S I T O C R I S T I IEMOTONA
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tra le più apprezzate e riconosciute su scala globale, chiave del turismo enogastronomico e ormai sempre più elemento di spicco della calabresità nel mondo.

Destagionalizzare e internazionalizzare la destinazione Calabria attraverso la magia della Cipolla Rossa di Tropea Calabria Igp era e resta l’obiettivo della Tropea Experience che, se lo scorso anno ha spostato le lancette dell’avvio dell’Estate di qualche mese prima, a cavallo tra aprile e maggio, quest’anno spingerà la bella stagione un po’ più in là. Il Festival della Cipolla rossa di Tropea Calabria Igp, infatti, sarà inaugurato alla vigilia dell’equinozio d’autunno.

ll laboratorio esperienziale Le Mani in Pasta per imparare dalle signore del posto a preparare la fileja, la pasta fresca fatta in casa tipica della provincia di Vibo Valentia. E poi, ancora, i momenti di approfondimento scientifico sulle mille proprietà della Rossa di Tropea. Per finire con l’educazione alimentare e i percorsi ludico-ricreativi per i più piccoli

Uno spazio speciale del Festival della Cipolla rossa di Tropea Calabria Igp sarà dedicato agli studenti degli Istituti alberghieri

calabresi che avranno la possibilità di formarsi ed essere giudicati dagli chef stellati protagonisti di questa nuova edizione con le loro ricette ed i cooking show che vedranno diventare piazza Cannone, già belvedere iconico della Calabria nel mondo, anche la location privilegiata del gusto calabrese.

Affiancati dagli chef calabresi Ercole Villirillo, Luigi Quintieri, Pierluigi Vacca, Giuseppe Romano, Enzo Barbieri, Francesca Mannis l’edizione 2023 de La Tropea Experience, vedrà il ritorno di grandi chef, i sette Signori degli Anelli ambasciatori nel mondo dell’ingrediente principe della Dieta Mediterranea. Sarà un vero e proprio red onion carpet in un lungo week-end dedicato alla Cipolla rossa di Tropea Calabria Igp che si pone un obiettivo: appagare tutti i sensi attraverso i sapori tra i più buoni al mondo, in una terra tra le più belle al mondo. [...]

Per informazioni:

www.latropeaexperience.it

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Pasquale Vitiello: «Per la pizza vivo un amore assoluto»

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Pasquale Vitiello deve la passione per il mondo della pizza al nonno. «Avevo 6 anni - racconta - e mi portava nel suo ristorante-pizzeria. Lì negli anni ho imparato a pulire le verdure, a riconoscere i tagli di carne, a preparare l’impasto e la moz-

zarella». Da 12 anni il 39enne Pasquale Vitiello guida nel cuore dei Quartieri Spagnoli l’Antica Pizzeria Nennella 1930. «È un locale di 30 metri quadri nato come asporto. Dopo la pandemia ho aggiunto una saletta e alcuni tavolini fuori. Tra sette anni festeggeremo il secolo di vita di Nenella. In quell’occasione chiederò al Sindaco di chiudere la strada».

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Pasquale ha le idee chiare, ma in fatto di pizza è travolto da un amore sconfinato, una passione autentica, non tanto per parlare. «Quando salgo il gradino della pedanaspiega - entro in un mondo tutto mio. Vivo un amore assoluto».

spolverata di Parmigiano, basilico e in uscita un giro di olio extravergine di oliva. «L’impasto è preparato con metodo diretto, idratazione al 65% e lievitazione tra le 12 e le 18 ore - sottolinea - A monte una miscela di farine di Mulino Caputo: Tipo 1, Nuvola e Doppio Zero. Devo dire che nel corso della mia carriera ho utilizzato molte farine,to è compagno di strada. Farine adatte a me, alle mie mani e alla mia concezione di-

lo ha chiesto al mulino qualche sacco di farina da donare alla clientela: «un regalo -

lizzo. Sono stato però preso in contropiede, in quanto mi è stata recapitata quasi una tonnellata di farina in sacchetti da 1 chilo. E nei Quartieri Spagnoli è stata davvero festa

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LE GEMME DOLCI DI CALABRIA

Dorato, dalla tipica forma a goccia allungata, essiccato al sole di Calabria che gli dona l’inconfondibile gusto dolce e mielato, la pelle sottile e la polpa carnosa. Queste sono le caratteristiche principali dei Fichi di Cosenza, che sono valse all’eccellenza calabrese il riconoscimento Dop. Un grande traguardo, frutto della salvaguardia di gesti antichi, che si tramandano di generazione in generazione, conservando tradizione e conoscenza del prodotto, oggi tutelati da un Consorzio che supervisiona e gestisce l’intera filiera. Il prodotto finale si gusta esclusivamente essiccato e nasce dalle migliori piante del Fico Dottato Bianco di Cosenza.

A rendere davvero unici i Fichi di Cosenza è il processo di disidratazione che inizia naturalmente sulla pianta e si completa al sole o

in serra. I fichi vengono raccolti manualmente solo dopo aver subito un primo processo di appassimento naturale, quando raggiungono un grado di umidità compreso tra il 39% e 43%, in un periodo compreso tra il 10 agosto e il 10 ottobre. Il processo di asciugamento continua poi al sole per un periodo che varia da tre giorni a una settimana su supporti, detti cannizze, che permettono l’arieggiamento, così da favorire la traspirazio-

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segnalazioni
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ne e la perdita di umidità. Più volte al giorno si procede a muoverli a mano per garantire un’essiccazione omogenea.

Successivamente i fichi sono trasportati in appositi centri dove vengono eliminate eventuali impurità, sono lavati, sterilizzati e, solo a questo punto, si possono commercializzare con il marchio Dop.

Tutela della tradizione, la chiave del successo

Nonostante il grande successo internazionale che i Fichi di Cosenza Dop stanno avendo, la zona da cui proviene è molto limitata: meno di un terzo della provincia di Cosenza, un fazzoletto di terra (che negli ultimi anni si è allargato di 2000 ettari vista l’espansione commerciale), dove 30 aziende lavorano per la produzione di questa eccellenza culinaria in condizioni climatiche e di terreno uniche nel loro genere. Se oggi i Fichi di Cosenza Dop sono pronti a volare sulle tavole di tutti una parte del merito è sicuramente da attribuire alla campagna di comunicazione promossa dal Consorzio di Tutela

La certificazione ottenuta è stata il trampolino di lancio che ha proiettato la fichicoltura e il tradizionale fico essiccato cosentino verso un nuovo sviluppo, salvandolo dall’oblio in cui versa questo tipo di coltivazione, che in Italia ha perso l’80% della superficie negli ultimi 30 anni, secondo i dati FAO.

Un grande risultato frutto della determinazione degli agricoltori del territorio, della volontà di preservazione delle tecniche tradizionali attraverso un disciplinare, tutte pratiche che sono state la pietra angolare del successo del prodotto e che hanno portato il circuito della Dop a ingrandirsi e a conquistarsi il rilievo odierno. Tutte attività che sono state finanziate dalla regione Calabria, con i finanziamenti FEASR-PSR Calabria con la misura 3 intervento 3.2.1 sottointervento A. Un’occasione da non perdere per deliziare il palato con gli autentici Fichi di Cosenza Dop è il Fichi Festival, in programma dal 16 al 17

settembre nel capoluogo di provincia calabrese. [...]

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CombiCookTop

Il sistema integrato V-ZUG per cucine eleganti e intelligenti

Si dice che la felicità di un individuo sia determinata in primis dall’armonia che si crea nel proprio ambiente familiare e quindi nella casa, cornice fisica di questo equilibrio. Questo concetto è ben presente nella creazione dei prodotti V- ZUG , azienda svizzera specializzata nella produzione di elettro-

domestici, dal 1913. Lo scopo primario dell’azienda è portare, attraverso la sua più che centenaria esperienza nel settore, semplicità ed eleganza nelle abitazioni dei suoi clienti, senza rinunciare alla creatività.

I piani cottura a induzione con sistema di aspirazione integrato uniscono due funzioni in un unico prodotto, facilitano le at-

130 CHeck-in • settembre 2023 segnalazioni
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tività in cucina: la cappa aspirante, infatti, è integrata nel piano e aspira silenziosamente i fumi dal basso direttamente dalle pentole, catturando da subito gli odori sprigionati durante la cottura, prima che possano impregnare tessuti, abiti, capelli; inoltre, l’opzione di ricircolo pulisce l’aria grazie a un sistema di filtraggio avanzato, reimmettendola nell’ambiente di cucina. La soluzione richiede una manutenzione minima e garantisce un’efficace rimozione degli odori fino al 96%. Il tutto è stato congegnato nell’ottica di un generale risparmio energetico.

I piani cottura con cappa integrata sono stati studiati per essere una perfetta sintesi di potenza e intelligenza. Grazie alle loro funzioni automatiche, regolano l'intensità di aspirazione senza spreco di energia. Sorprendentemente, anche con le loro elevate prestazioni, rimangono piacevolmente silenziose anche ai livelli di aspirazione più elevati. Ma non è solo questo a farli brillare. Il loro design minimalista e integrato conferisce un tocco di eleganza senza tempo alla cucina.

I piani cottura a induzione CombiCookTop V4000 e CombiCookTop V2000 di V-ZUG, aspirano i fumi dalle pentole, eliminando così gli odori sul nascere, grazie all’innovativa tecnologia dei filtri a carboni attivi LongLifePlus, presenti in entrambi i piani. La loro durata eccezionale di circa 3 anni ti offre tranquillità a lungo termine. I piani cottura in vetro sono stati perfezionati fino all'essenza del minimalismo, conferendo alla tua cucina un aspetto elegante e moderno. [...]

Per informazioni: www.frigo2000.it

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n°23 - settembre 2023 - Anno III - edizionE digitale

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