Domenica delle Palme e Inizio della Settimana Santa *In sinergia con Fondazione Migrantes
ADESTE n°13/ ANNO 4°-29.03.2015
Quando è arrivato in elicottero, eravamo tutti con il naso all'insù è il cuore batteva forte. È stata la goglio a Napoli, sabato 21 marzo. Il Papa festa del messaggio di Cristo, del suo amore, del porta una ventata di cambiamento e un perdono verso chi commette reati, a seguire invece la strada del bene “mettendo fine alle lacrimessaggio all'Italia contro la corruzione, me delle madri per i propri figli che si sono persi la criminalità e lo sfruttamento dei lavora- nella vita”, e poi il valore inestimabile della famitori. E la città del Vesuvio diventa capitale glia come bene assoluto della società. Poter sentire finalmente quel “tuono” sul dramma del lavodel Sud del mondo. ro, del lavoro in nero o mal retribuito che toglie dignità all'uomo. Quello sfruttamento che diventa schiavitù, lavoratori come schiavi che subiscono (Laura Bercioux 21 Mar 2015 LA VOCE DI NEW YORK datori di lavoro caini: il Santo Padre ha fatto cenQUOTIDIANO IN LINGUA ITALIANA A NEW YORK ) tro. Oggi mi sono sentita profondamente napoletana, Napoli ha abbracciato il suo Papa, quell'uomo vesottosopra per l'entusiasmo di poter raccontare nuto da un posto lontanissimo del mondo. Una anche io la giornata del Papa a Napoli, mi ha scagiornata particolare, lunga, intensa. tenato una forza incredibile con un tour de force Più che una cronaca, la mia, è un racconto di una iniziato all'alba di questo sabato napoletano. Alla giornata di sentimenti, di emozioni fine mi semforti, di riflessione. Io sono napolebrava di essere tana, sono nata a Napoli, dove ci in tutti i Sud sta il mare, cantava Pino Daniele, e del mondo e di Papa Francesco, nella città del Vesentirmi anche suvio, della rivoluzione del 1799 e io senza fissa del Napoli di Maradona, è ancora di dimora perché più il mio Papa. Il Papa dei Sud del la vera casa, mondo. È il Papa del cambiamento, oggi, era l'abdella rivoluzione, di una Chiesa cobraccio di Big Bergoglio, il mio, il nostro, il vostro me casa di Cristo e non solo sede di alti e ricchi Papa. prelati. il Papa è cool, poi... È argentino, e basta Anche San Gennaro, il Patrono di Napoli, che noi questo per fare subito goal a Napoli, perché si affettuosamente chiamiamo "faccia gialla", ha sa, a noi napoletani gli argentini ci piacciono asfatto la sua parte: il sangue si è sciolto a metà. Il saie. È stato il goal dell'abbraccio di Gesù. Il suo messaggio è stato chiaro: il Santo Padre ci ha messaggio è stato chiaro "fate largo alla sperandetto a chiare lettere za", quella speranza unica energia che ci resta, o che dobbiamo converquasi, in un momento drammatico per l'Italia. tirci del tutto. Non baLa sua durezza sulla corruzione che spuzza – costa, dunque siamo solo sì ha detto: “spuzza, i corrotti spuzzano” – a metà strada. Papa rappresenta quella regola che oggi manca alla Francesco è andato a nostra politica. Polso, fermezza di fronte al dilabraccio. gare della corruzione, il vero cancro del nostro Il sole sta calando sul Paese. lungomare di Napoli e Oggi è stato un Papa instancabile, ha percorso in si va a coricare nel Gollungo e in largo la città a partire, dopo Pompei, fo tra i più belli al mondal suo ingresso a Napoli, da Scampia, il quartiedo. Non so bene cosa re più straziato della città che oggi segue la strasia successo ma qual- PERO’ METTI IL CASCO.. da del riscatto sociale. Scampia non è solo Gocosa è cambiato: quemorra. E non sono solo parole, ho visto gente di sta giornata è stata per me questo quartiere commossa e con una grande uno stato di grazia. Papa compostezza. Una signora mi ha raccontato, Francesco lascia Napoli, ma mentre aspettavamo Papa Francesco a Scampia, ormai è nel cuore di Napoli che “questo Papa è Pietro e Gesù. Signuri' io pree... “a Maronna t'accugo per lui perché ho paura e spero che porti mpagne!”. avanti la sua grande trasformazione”. Un racconto personale della visita di Ber-
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un angelo, vestito da pompiere, intercettasse il suo respiro e la liberasse. Sotto le macerie ha vinto l'at‐ tesa lavorando con l'uncinetto: cioè non spegnendo dentro l'animo la speranza di tornare a vivere, di tenersi sveglia e attenta. Invita‐ LA FARFALLA DEVE FAR FATICA ta dai soccorritori ad uscire da quell'inferno, ha chiesto solo una gentilezza: "Almeno fatemi Un giorno, apparve un piccolo bu‐ pettinare". E' un'immagine meco in un bozzolo; un uomo che pas‐ ravigliosa della Pasqua: sotto i sava per caso, si mise a guardare la calcinacci di un terremoto, den‐ farfalla che per varie ore si sforza‐ tro il dramma più oscuro, nel va per uscire da quel piccolo buco. fondo dell'inferno della natura Dopo molto tempo sembrava che c'è ancora la possibilità di so‐ essa si fosse arresa ed il buco fosse gnare giorni migliori. Saputo sempre della stessa dimensione. Sembrava che doveva tornare tra la gente, ha chie‐ che la farfalla ormai avesse fatto tutto sto di pettinarsi. Cioè d'essere bella, di‐ quello che poteva, e che non avesse più la gnitosa, composta. Questa è la vera Pa‐ possibilità di fare niente altro. Allora l'uo‐ squa: passare sotto le macerie del Vener‐ mo decise di aiutare la farfalla: prese un dì Santo, attendere silenziosi tutto il Sa‐ temperino ed aprì il bozzolo. La farfalla uscì bato Santo e uscire da quei sepolcri immediatamente. Però il suo corpo era pic‐ "pettinati", vestiti di quella bellezza che colo e rattrappito e le sue ali erano poco sviluppate e tanto invade l'animo di tutti i personaggi che oggi si muovevano a stento. L'uomo continuò ad osserva‐ nel Vangelo corrono commossi, stupiti, entusiasti. re perché sperava che, da un momento all'altro, le ali E' una corsa contro il tempo: occorre annunciare a della farfalla si aprissero e fossero capaci di sostenere tutti che la Morte è stata vinta per sempre. Che il corpo, e che essa cominciasse a volare. Non succes‐ l'Uomo appeso alla Croce ha vinto la partita della se nulla! La farfalla passò il resto della sua esistenza storia. trascinandosi per terra con un corpo rattrappito e E dopo aver vinto ha fe‐ con le ali poco sviluppate. Non steggiato nel modo più fu mai capace di volare. inaspettato: varcando il A Tempera, borgo abruzzese Cielo a braccetto con un semi-distrutto dal terremoto ladrone. Ops, scusate: di due anni fa, vive Maria col primo santo della d'Antuono, 98 primavere siste‐ storia cristiana. Quella mate sulle spalle e una vita di che ancor oggi è tacciata obbligate ri‐partenze. In quei d'essere la storia più am‐ giorni rimase prigioniera 30 biziosa di tutta la terra. ore sotto le macerie prima che UNA BELLA IMMAGINE DELLA SETTIMANA SANTA E DELLA RESURREZIONE. DON MARCO POZZA PARLA IN UNA SUA OMELIA DEL “BUON LADRONE” E DELLA SUA CONVERSIONE VICINO A GESU’ SULLA CROCE
h t t p s : / / s i t e s . g o o g l e . c o m/ s i t e / a d e s t e r o m a n i a c o m u n i t a i t a l i a n a /
ADESTE COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA
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nell’orto degli Ulivi . Invece nel Venerdì Santo non c’è la messa, poichè il sacrificio celebrato in ogni messa si attua nel Gesù Crocifisso, del Venerdì Santo. Lì, il Dio Uomo arriva all’assurdo dell’amore: consegnare se stesso per coloro che ama. “Non c’è amore più grande di quello di dare la vita per i propri amici”. Egli era nostro amico quando noi non ervamo ancora suoi amici. Ultima goccia di sangue, ultima prova di amore. Nella liturgia delle tre pomeridiane celebriamo la morte di Gesù: (in Italia questa celebrazione si fa intorno alle sei del pomeriggio e si chiama: La liturgia della croce – prevede lo stesso obbligo di partecipazione come per la domenica- ndr.). Egli si fa presente. Udiamo la Parola di Dio che proclama la presenza, la realtà di questa morte, preghiamo per tutti i bisognosi di questo mondo e adoriamo Gesù morto sopra il legno. Quanto dolore e sofferenza nel Figlio, nella Madre e negli amici! “Una spada trapasserà il tuo cuore”. Madre dei Dolori, prega per noi. Al termine facciamo la Comunione (con le ostie consacrate nella messa del giorno prima, il giovedì santo. – ndr.). Celebriamo il Cristo morto, ma Egli è vivo. Per questo possiamo partecipare totalmente al suo mistero per la comunione al suo Corpo e Sangue redentori. Un sepolcro vuoto Passiamo il Sabato Santo nel silenzio a lato della croce silenziosa. Non c’è nessuna celebrazione, c’è soltanto il dolore silenzioso della morte di un Dio. Il Nostro Dio non uccide, ma muore per noi. Nella notte del Sabato ci sarà invece la Veglia Pasquale. E’ il giorno che Gesù ha scelto per andare al Cielo. Bellissimo. E’ il fuoco nuovo, la proclamazione della Pasqua, le letture, il rinnovamento delle promesse battesimali, la celebrazione dell’Eucaristia. Risuscitiamo con Lui. Passiamo questi giorni ascoltanto la Parola e aprendo il cuore.
Nella Domenica delle Palme: entr iamo nella Settimana Santa, ci mettiamo in cammino con Gesù. Dal Lunedì al Mercoledì Santo: leggiamo i testi del profeta Isaia che ci parla del Servo sofferente. Gesù è quel Servo di Dio che si consegna per noi. nei vangeli seguiamo il nascere del proposito del tradimento dell'apostolo Giuda e la decisione degli uomini di uccidere Gesù. Nel Giovedì Santo: -al mattino c'è la messa della consacrazione degli Olii sacri (catecumeni, crisma, infermi) che ser vir anno nell'amministrare i sacramenti (Battesimo, Cresima, unzione degli infermi, Ordinazioni sacerdotali) - con il vespro del Giovedì santo iniziano le grandi celebrazioni del Triduo pasquale, con la "Messa in Cena Domini" La messa della Cena del Signore, ricorda 4 punti fondamentali: -la Eucaristia, pane e vino che r endono pr esente il sacrificio redentore di Cristo - l’istituzione del sacerdozio, quando Gesù disse: fate questo in memoria di me; - il comandamento dell’amore che è il cammino di vita e di salvezza, sintesi di tutto quello che Gesù ha fatto per noi; - la umiltà , grande vir tù, per viver e come visse Gesù. Gesù sintetizza tutto questo nella cerimonia della Lavanda dei piedi. Lì risiede il sacerdozio come servizio, il modo di amare con umiltà , la spiegazione dell’Eucarestia e della morte e risurrezione di Gesù, il modo di Dio di amare e servire il mondo. - Dopo la messa c’è l’adorazione silenziosa dell’Eucaristia in unione all’agonia di Gesù
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Secondo il già citato Călinescu, da SECONDA PARTE Roma, nel giugno del 1812 parte per Milano dove conosce Vincenzo Monti insieme al quale va a Venzago, in visita dalla madre di Bianca Milesi. Di là i suoi interessi lo porteranno a Verona e IN ITALIA a Venezia, dove si imbarca su una nave per la Turchia, portando con sé per sempre la nostalgia della capitale del mondo, ripromettendosi di non dimenticarla mai. Ottimo conoscitore della lingua italiana, delle opere di Dante, Boccaccio, Castiglione, Ariosto, Foscolo, Poliziano, Bembo, Goldoni, Metastasio, Asachi resterà per sempre un modello di inserimento in una cultura che vantava già numerosi secoli di esistenza e che tanto ha dato al mondo. Rispetto a lui, il transilvano Ion Codru Drăguşanu (1818-1884) era più attento agli elementi esteriori tanto a Roma quanto Napoli, ed osservava la dimensione negativa delle rispettive città. A Napoli, questo giornalista ante litteram rimarcava che intorno ad un ceppo tondo si mettevano seduti in mezzo alla piazza, il padre, la madre ed i figli, uno in braccio all’altro per mangiare e che le paste venivano servite con le mani. Sempre l’aneddoto catturava l’attenzione del valacco Dinicu Golescu negli anni 1824, in visita a Trieste, Torino e Milano
VIAGGIATORI ROMENI DELL’ OTTOCENTO
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egli anni a venire una serie di patrioti e rivoluzionari del ’48 romeno trovava accoglienza sul territorio italiano. Qualche decennio più tardi, sempre nel periodo del Risorgimento, altri romeni combattevano nell’esercito garibaldino, ottenendo il riconoscimento del loro valore da parte dello stesso Garibaldi e dei suoi luogotenenti. Gli anni del Risorgimento italiano corrispondono a quelli del Risorgimento romeno: pur vivendo in numerose entità statali (nove stati italiani prima dell’Unità, alcune regioni sottomesse all’Austria, due stati romeni sotto dominio turco più altri territori sotto il dominio austriaco e russo) i due popoli hanno avuto i loro momenti di affermazione liberale e democratica durante le rivoluzioni del 1848 (preparate dai carbonari massoni e da intellettuali emigrati soprattutto a Parigi e a Londra). Nelle terre romene, l’italiano Marco Antonio Canini, l’autore della canzone Addio, mia bella, addio, fu uno dei più rappresentativi diffusori delle idee mazziniane e garibaldine, suscitando un’onda di simpatia tra gli abitanti dei due Principati. I gruppi mazziniani di Londra, Parigi e Torino avevano attratto subito numerosi giovani romeni che studiavano nelle rispettive città. È il caso, ad esempio, di Nicolae Bălcescu, il quale fondava, nel 1849 a Parigi, insieme a Dimitrie Brătianu l’Associazione romena per la direzione dell’emigrazione. I due conoscevano già le realtà italiane, si erano da un po’ di tempo messi in contatto con Mazzini ed altri esuli italiani, polacchi, ungheresi. L’adesione alle idee di Mazzini, incontrato a Londra dal giovane Dimitrie Brătianu, ha pr esupposto anche la fir ma congiunta di numer osi documenti e proclami mazziniani. Lo stesso Brătianu manteneva il collegamento tra i gruppi liberali di Londra e Parigi e portava i messaggi di Mazzini al francese Jules Michelet. Non solo la comune origine latina rivendicata fortemente, il più delle volte, nei momenti di massimo sforzo di identificazione con i propri ideali, ma anche numerose similitudini storiche hanno contribuito ad una decisa affermazione dell’orgoglio neolatino in contrasto con le non poche entità statali considerate, giustamente, se non addirittura nemiche, almeno contrarie alle legittime aspirazioni nazionali dei due popoli .L’ammirazione per Mazzini si era manifestata fino alla sua scomparsa, nel 1872.
continua
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UNA COMUNITA’ DI FRATI FRANCESCANI IN UNA DELLE PIU’ GRANDI CHINATOWN ITALIANE Uscire da sé stessi per andare nelle periferie esistenziali..
gli occhi a mandorla.
(Messaggero di S.Antonio—Marzo2014)
P
rato, Cina. Non è un errore, ma quando fra Fang Ji Ge, ops! scusate, Francesco, il giovane e toscanaccio superiore della comunità (ma l’altro frate, fra Roberto, non è da meno), mi dice con candore: «Non sono mai stato in Cina, ma ci vivo da cinque anni», non posso che trarre questa, seppur errata, conclusione geografica. Del resto, arrivare a Prato e inoltrarsi nel quartiere ormai abitato quasi esclusivamente da cinesi ti dà un senso di confusione: in pochi metri ti ritrovi scaraventato in un altro continente. Attraversi un confine neanche tanto invisibile, passando dalle insegne in italiano a quelle con gli ideogrammi cinesi.
Stakanovisti made in China Questo è un pezzo di Cina ritagliato dalla patria d’origine e trapiantato tale e quale in questa città della Toscana. Che qui deve più che mai fare i conti con il mondo, che non bussa più ai suoi confini, ma le è ormai entrato letteralmente in casa. A Prato, produttivo distretto dell’industria tessile made in Italy, vivono circa 40 mila migranti cinesi, tra regolari e irregolari; di questi, solo una risicata minoranza è cattolica.
Ogni tanto l’incidente di turno solleva il velo che, normalmente, nasconde alla nostra attenzione questa realtà. Per il resto sono leggende più o meno metropolitane che riempiono il vuoto della nostra curiosità, spesso frutto di affrettate considerazioni piuttosto che di conoscenza della realtà. Perché è vero che il migrante cinese è qui unicamente per lavorare: per pagare prima possibile il debito che ha contratto per arrivare in Italia, e quindi per raggranellare, sempre in tempi rapidi, più soldi possibili per tornarsene definitivamente nella sua patria. In vista di ciò, risparmiare i soldi di cibo e affitto, vivendo letteralmente nel poL’impatto è ancor più straniante perché non si tratta sto di lavoro, accelera notevoldi una «chinatown» a uso mente la realizzazione del suo e consumo di turisti in cer«progetto migratorio». Che non ca di emozioni esotiche: prevede il «piantare radici» qui non vedo nessun tetto a in Italia: perciò niente casa né pagoda. Ma una città viva, integrazione né apprendimento pulsante, qua e là persino della lingua. Ma perché? Se l’ocaotica. Dove vivono uobiettivo è quello di guadagnare mini e donne che, come circa dieci volte tanto quello noi, sognano e faticano per che avreste guadagnato nel vouna vita migliore. stro Paese per tornarvene lì il più in fretta possibile, a voi, in C’è la signora con la borsa un Paese straniero, non verrebdi plastica dalla quale be la tentazione di fare lo stesspunta la verdura, con il so? Perciò non è del tutto cordubbio, che le ronza nella retto affermare che sono «schiavi», almeno dal loro testa, che questa costi troppo. O il ragazzino con lo punto di vista. Senza volere per questo minimizzare zaino della scuola a spalle, e con la preoccupazione per gli esami nello sguardo. Solo che entrambi hanno assolutamente lo sfruttamento e la mancanza di qualsiasi garanzia lavorativa e sanitaria, che dal nostro 6
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punto di vista, invece, non è per niente accettabile.
cortesia e curiosità accettano (a differenza di molti italiani che li rifiutano in modo brusco).
È evidente, comunque, che in un progetto di vita così ridotto alla dimensione del lavoro, tutto il resto, vale a Ma al di là di tutto questo, lo stile francescano si condire tutto ciò che rientra in una dimensione umana e cretizza in moltissime attività informali, quotidiane, spirituale, non trova un granché di spazio. occasionali. Sono incontri all’ospedale, dove i frati vanno a trovare quei cinesi ricoverati che, non potenSegni per gli occhi che parlano al cuore do lavorare, sono abbandonati a se stessi. Come Yang Dentro a tutto questo, a partire dal 2006, stanno alcuni Ming: ha ricevuto il battesimo da poco tempo, ma al frati francescani. Proprio per provare a «guardare» in mattino, prima di un’operazione molto delicata, si maniera diversa, quel guardare che si fa con gli occhi prepara alla sala operatoria pregando davanti a un crotanto quanto con la testa e con il cuore. E per guardare cifisso appoggiato sulla sedia. in maniera diversa bisogna provare a «stare» in maniera diversa. «I frati non facciano liti né dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere cristiani»: in queste poche Sono anche incontri in carcere, dove fra Francesco sta righe di Francesco d’Assisi c’è tutto lo stile, la scom- accompagnando il cammino di conversione di un camessa e le modalità persino concrete di questo modo pomafia cinese. O all’interno dei «buchi» dove molti diverso di stare in mezzo alla gente. cinesi abitano. Come quella volta che è capitato di recitare il rosario in un A cominciare dalla scelta abitativa, box in cartongesso, di 2 dedicata e affidata a S. Maria metri per 2, con PRATO - capodanno cinese dell’Incontro: gli ex uffici di lo spazio recupeuno dei tanti laboratori del rato ammucquartiere, in affitto. Giusto per chiando i matele classiche quattro stanze che rassi. O nella servono a formare un convenstessa cappellina to: refettorio, sala comune, del convento, dormitorio e cappella. Fa niendove la preghiera te se la cappella è «a vista straquotidiana, e soda»: nel senso che solo la veprattutto l’adoratrina la separa dalla strada, per zione eucaristica cui tutta la preghiera che i frati serale, si anima vi fanno è sotto gli occhi dei di presenze che passanti. O se il dormitorio, vanno e vengoper l’esiguità degli spazi, non prevede singole celle no, si accostano, guardano, sussurrano preghiere che monastiche, ma uno spazio unico nel quale i frati dor- solo Dio è in grado di comprendere. mono insieme. O se il refettorio è luogo di incontro per tutti: anche per l’amico cinese che, in compagnia Dove finalmente il tuo semplice «essere lì» comincia della sua ragazza, vi si rifugia quando piove, perché a interrogare gli altri. Che qualche volta, pur nella lonon ha altro posto in cui andare. Ma magari un’altra ro ignoranza, c’azzeccano come nessun teologo sarebvolta sarà il turno dell’anziana donna in cerca di un be capace di fare: «Ma chi sono?». «Non lo vedi? Sopo’ di tè e di tanta compagnia. O i novizi in visita fra- no Gesù». terna: «Ho spazzato casa perché c’era un “porcaio” per terra dopo la loro visita», commenta fra Francesco con la sua bella parlata toscana. La forma canonica è comunque salva. Testimoni di una Presenza Ma lo «stare» francescano prende corpo soprattutto nelle attività. Che prevedono momenti strutturati e continuativi: il servizio alla Caritas diocesana, il doposcuola per studenti cinesi presso una scuola statale del territorio o in convento, e, soprattutto, le esperienze di evangelizzazione di strada: frati e tanti volontari, suore e laici che, insieme, accostano i passanti per un dialogo o anche solo per distribuire volantini in lingua cinese, che gli stessi cinesi con
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Perché non lo prendiamo noi? Il 1° ottobre 1989 è il giorno della svolta per Michele e la sua futura famiglia adottiva «lessero quel primo trafilet‐ to assieme ai loro tre bambini, "ma non ci passò nem‐ meno per la testa di accoglierlo noi." racconta il padre "Dopo 15 giorni però è uscito il secondo appello e con i nostri bambini abbiamo detto una preghiera perché quel neonato trovasse davvero una famiglia. Fu Marco, il piccolo di 8 anni, a lasciarci di stucco dicendo: e perché non lo prendiamo noi?". Un fulmine a ciel sereno, Vivere, non sopravvivere. Potrebbe essere questo l’impossibile che si crea un varco nel possibile, soprat‐ tutto grazie al candore del bambino: "Dai, papà, in fon‐ il titolo che accompagna le giornate di Michele Cargiolli, 25 anni e una vita che non gli ha rispar- do non abbiamo mai vinto niente, noi!".» miato nulla, nel bene e nel male. Ma sempre dentro un abbraccio più grande dei suoi limiti e della Al più piccolo di voi sua malattia. Sì, perché Michele nel tempo si è rivelato un vero e pro‐ prio premio. «"All’epoca mi consultai con il pediatra Uno su 1 milione che, saputo il nome della malattia, si prese la testa tra La storia di Michele, affetto da sindrome di Leschle mani e ci disse assolutamente di lasciar perdere." Nyhan (LND) è da "1 su 1 milione" non solo continua Franco "Andai perché la sua è una malattia rarissima in chiesa per meditarci (appunto, un caso su un milione nel mondo, su e nel Vangelo di quel 40 in tutta Italia), per cui fare ricerca non giorno Gesù diceva conviene. Non solo perché la patologia ha "quello che farete al più infierito con cattiveria particolare sul corpo piccolo di voi lo avrete di Michele: tetraparesi spastica, insulina fin fatto a me". Era così lam‐ da piccolino e a 9 anni il trapianto di reni se‐ pante e non lo avevo guito da una costellazione di ricoveri. Ma capito!" anche e soprattutto per come è venuta alla luce. A raccontarla è Lucia Bellaspiga sulle Michele cambia la vita pagine di Avvenire.it (23 febbraio) ed è pro‐ «Le notti insonni poi so‐ prio il quotidiano d'ispirazione cattolica che ha permes‐ no state migliaia, eppure "dopo 25 anni ci chiediamo so a Michele di non rimanere senza padre nè madre. ancora perché Dio abbia concesso a noi un tale privile‐ Era il lontano 1989... gio. Michele cambia la vita a chiunque lo incontri". Dall’asilo al liceo, compagni e professori lo hanno ama‐ 25 anni fa l'SOS di Avvenire to in modo tangibile e quotidiano, così come tutti i me‐ «Egregio direttore, il Signore si serve di "Avvenire" per dici che negli anni ha incontrato, nonostante le batta‐ fare miracoli...". La lettera arrivata in redazione giorni glie contro la burocrazia e per ottenere quel po’ fa allegava due trafiletti ingialliti, usciti sul nostro gior‐ di assistenza domiciliare... "Ma noi paghiamo volentie‐ nale 25 anni or sono, obbligandoci a un flashback. ri le tasse, perché la Sanità gli ha sempre passato cure e "Michele è un bel bambino di 5 mesi ricoverato dalla operazioni», tiene a far sapere mamma Paola, che non nascita in ospedale e adottabile", spiegava l’articoletto, percepisce pensione perché "per stare con lui lasciai il firmato dall’allora giudice onorario del Tribunale dei lavoro".» minori di Milano, Silvio Barbieri (lo stesso autore della lettera odierna). Il neonato però presentava un quadro Scrittore di fiabe clinico grave, occorreva una famiglia speciale... Quindici «La "Nyhan" l'ha accompagnato continuamente e con‐ giorni dopo un secondo trafiletto ripeteva l’appello: "Si tro di lei ha inveito e lottato (non senza cicatrici...), ma cerca una coppia che accolga il piccolo con assoluto non l'ha sconfitto e Michele ha saputo creare attorno a spirito di servizio... potrebbe infatti verificarsi una mor‐ sé amicizie solide e relazioni forti, diventando, anche te prematura".» per i genitori, zii, fratelli, nonni, punto di riferimento e stimolo a una vita più autentica. Stare con lui è un'av‐ ventura che comprende, come tutte le avventure, mo‐ menti di angoscia e di incubo, ma anche la scoperta di tesori incredibili in lui e attorno a lui. E' bello vedere che è spesso invitato a partecipare a trasmissioni televisi‐ ve. L'ultima sorpresa che ci ha fatto è stata quella di scrivere una fiaba che è stata presentata al Palazzo Du‐ cale di Genova e la cui prima edizione è andata esaurita nel giro di un paio di settimane.» (tratto dal sito lesch‐ nyhan.eu)
Visibilmente felice Michele, quel neonato destinato a morire presto, ha 25 anni e una maturità scientifica da 100 e lode. Non è "medicalmente" guarito perché la sua è una malattia rarissima. «Eppure è visibilmente felice» si legge sempre su Avvenire.it «tra mamma Paola (ex insegnante di religione) e papà Franco Cargiolli (macchinista di treni in pensione), la coppia speciale che un quarto di secolo fa il giudice di Milano cercava con il lanternino.»
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C'è il Papa, suore di clausura in delirio. Il cardinale: "Sorelle, tenimmo che ffa'" Simpatico siparietto nel duomo di Napoli. Francesco arriva per parlare ai sacerdoti e ai religiosi: alcune monache claustrali prese da un entusiasmo incontenibile, circondano il pontefice mentre il cardinale Sepe prova a fermarle: "Adesso se lo mangiano - scherza - E queste sono quelle di clausura, figuriamoci le altre!"
I SANTI DELLA SETTIMANA DOM.29
Domenica delle Palme
LUN. 30
S. Amedeo
MART.31
. Beniamino
MERC.01
S. Ugo
GIOV.02
S.Francesco di Paola
VEN. 03
S. Riccardo
SAB. 04
S. Isidoro
Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp
*°*
C6 7: Chiesa romano-cattolica dei Piaristi. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: veresstelian@yahoo.com Domenica alle ore 12,00
B : Preasfantul Mantuitor
(Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balcescu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./ fax: 021-314.18.57, don Roberto Polimeni, Tel:0770953530
*°*
mail: polimeni.roberto@yahoo.com; polimeni.rober A69 I 6+ : Domenica ore 11:00 nella Chieto70@gmail.com; Tel 0040 756066967. Trasmessa sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don in diretta su www.telestartv.ro Horvath Istvan , tel 0745 020262 Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul *°* "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari. T+;+ < : Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi*°* na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. I +: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domenica ore 18:00. Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica Mail:parohiafabric@googlemail.com ore 9,30, Don Alessandro Lembo *°* Tel 0749469169 Mail: Alelembo73@gmail.com
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I
Letture:
Is 50,4-7 Sal 21 Fil 2,6-11 Mc 14,1-15,47
INTRODUZIONE C- Nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo
sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!». Parola del Signore. TLode a te, o Cristo. C- Imitiamo, fratelli carissimi, le folle di Gerusalemme, che acclamavano Gesù, Re e Signore, e avviamoci in pace.
forza, vieni presto in mio aiuto. R/. Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea. Lodate il Signore, voi suoi fedeli, gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe, lo tema tutta la discendenza d’Israele. R/.
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Dalla lettera di S.Paolo ai Filippesi C- La grazia del Signore nostro Cristo Gesù, pur essendo nella Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre condizione di Dio, non ritenne un e la comunione dello Spirito Santo privilegio l’essere come Dio, ma COLLETTA siano con tutti voi. C- O Dio onnipotente ed eter- svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando C- Fratelli carissimi, questa as- no, che hai dato come modello simile agli uomini. Dall’aspetto agli uomini il Cristo tuo Figlio, semblea liturgica é preludio alla riconosciuto come uomo, umiliò nostro Salvatore, fatto uomo e Pasqua del Signore, alla quale ci se stesso facendosi obbediente umiliato fino alla morte di croce, stiamo preparando con la penifino alla morte e a una morte di fa' che abbiamo sempre presente tenza e con le opere di carità fin croce. Per questo Dio lo esaltò e il grande insegnamento della sua dall'inizio della Quaresima. Gesù gli donò il nome che è al di sopra passione, per partecipare alla entra in Gerusalemme per dare di ogni nome, gloria della risurrezione. Egli è compimento al mistero della sua perché nel nome di Gesù ogni Dio, e vive e regna con te, nell’umorte e risurrezione. ginocchio si pieghi nei cieli, sulla nità dello Spirito Santo, per tutti i Accompagniamo con fede e deterra e sotto terra, e ogni lingua secoli dei secoli. vozione il nostro Salvatore nel suo proclami: «Gesù Cristo è SignoTAmen ingresso nella città santa, e chiere!», a gloria di Dio Padre. Parola LITURGIA DELLA PAROLA diamo la grazia di seguirlo fino ( di Dio. alla croce, per essere partecipi TRendiamo grazie a Dio. P5678 L9::;58 della sua risurrezione.
Dal Libro del Profeta Isaia
BENEDIZIONE DELLE PALME Il Signore Dio mi ha dato una lingua C- Dio onnipotente ed eterno, da discepolo, perché io sappia indibenedici questi rami , e concedi a rizzare una parola allo sfiduciato. noi tuoi fedeli, che accompagnia- Ogni mattina fa attento il mio orecmo esultanti il Cristo, nostro Re e chio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’oSignore, di giungere con lui alla Gerusalemme del cielo. Egli vive recchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho e regna nei secoli dei secoli. presentato il mio dorso ai flagellatoTAmen ri, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratDal vangelo secondo Marco. to la faccia agli insulti e agli sputi. Il Quando furono vicini a GerusaSignore Dio mi assiste, lemme, verso Bètfage e Betània, per questo non resto svergognato, presso il monte degli Ulivi, Gesù per questo rendo la mia faccia dura mandò due dei suoi discepoli e come pietra, sapendo di non restare disse loro: «Andate nel villaggio confuso. Parola di Dio. di fronte a voi e subito, entrando TRendiamo grazie a Dio in esso, troverete un puledro leSALMO RESPONSORIALE gato, sul quale nessuno è ancora R. Dio mio, Dio mio, perché salito. Slegatelo e portatelo qui. E mi hai abbandonato? se qualcuno vi dirà: “Perché fate Si fanno beffe di me quelli questo?”, rispondete: “Il Signore che mi vedono, storcono le labne ha bisogno, ma lo rimanderà bra, scuotono il capo: «Si rivolga qui subito”». Andarono e trovaro- al Signore; lui lo liberi, lo porti in no un puledro legato vicino a una salvo, se davvero lo ama!». R/. porta, fuori sulla strada, e lo sleUn branco di cani mi circongarono. Alcuni dei presenti disseda, mi accerchia una banda di ro loro: «Perché slegate questo malfattori; hanno scavato le mie puledro?». Ed essi risposero loro mani e i miei piedi. Posso contare come aveva detto Gesù. E li latutte le mie ossa. R/. sciarono fare. Portarono il puleSi dividono le mie vesti, suldro da Gesù, vi gettarono sopra i la mia tunica gettano la sorte. Ma loro mantelli ed egli vi salì sopra. tu, Signore, non stare lontano, mia Molti stendevano i propri mantelli
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CANTO AL VANGELO
Gloria e lode a te, o Cristo! Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte, e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è sopra ogni altro nome. Gloria e lode a te, o Cristo!
PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO Secondo Marco Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire. Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo». Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei. Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la in-
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fastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto». Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno. Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’al-
leanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto: “Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri. Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino». E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il
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traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un brigante siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!». Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo. Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo». Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti
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sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano. Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto. E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito. A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa vo-
lete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa “Luogo del cranio”, e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano. Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sa-
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bactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. (Chi può si mette in ginocchio. Pausa di preghiera silenziosa) Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!». Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme. Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto. Parola del Signore. TLode a te o Cristo. OMELIA (seduti) CREDO in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per
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mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C- Cristo Gesù, che ti sei fatto obbediente fino alla morte per donarci la pienezza della vita, ascolta la nostra preghiera, che con fiducia ti rivolgiamo dopo aver meditato sulla tua crocifissione. Preghiamo insieme e diciamo: Cristo, nostra salvezza, ascoltaci. 1. Tu, che nella morte in croce hai unito cielo e terra, guarda alla tua Chiesa e donale pace e unità, perché sia segno nel mondo della tua salvezza, preghiamo. 2. Tu, che sei venuto per salvare tutti, da' agli sfiduciati la forza per superare le difficoltà della vita, il coraggio di affrontare la malattia e la premura della solidarietà a chi sta vicino a chi soffre, preghiamo. 3. Tu, che hai sofferto un'ingiusta condanna, dona forza e coraggio a chi lotta per la giustizia e a chi cerca la pace attraverso la riconciliazione e il rifiuto della violenza, preghiamo. 4. Tu, che al ladrone pentito hai promesso il paradiso, fa' che tutti i popoli ti possano riconoscere come unico salvatore, preghiamo. 5. Tu, che sei venuto a liberarci dal peccato e dalla morte, fa' che tutti noi, riconoscendo le nostre colpe e omissioni, veniamo a te, sorgente del perdono e della vita, preghiamo. C- O Dio, nostro Padre, che ci hai tanto amato da donare il tuo Figlio unigenito, fa' che abbiamo sempre presente l'insegnamento
della sua passione, per poter partecipare alla gloria della sua risurrezione. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. TAmen C- Pregate, fratelli e sorelle, perché il mio e vostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente. T- Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) C- Dio onnipotente, la passione del tuo unico Figlio affretti il giorno del tuo perdono; non lo meritiamo per le nostre opere, ma l'ottenga dalla tua misericordia questo unico mirabile sacrificio. Per Cristo nostro Signore. TAmen PREGHIERA EUCARISTICA C- Il Signore sia con voi. TE con il tuo spirito. C- In alto i nostri cuori. TSono rivolti al Signore. C-Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. TÈ’ cosa buona e giusta. C- È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro. Egli, che era senza peccato, accettò la passione per noi peccatori e, consegnandosi a un'ingiusta condanna portò il peso dei nostri peccati. Con la sua morte lavò le nostre colpe e con la sua risurrezione ci acquistò la salvezza. E noi, con tutti gli angeli del cielo, innalziamo a te il nostro canto, e proclamiamo insieme la tua lode: T- Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli. DOPO LA CONSACRAZIONE
CMistero della fede TAnnunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPOLA PREGHIERA EUCARISTICA C - Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. TAmen
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TP A D R E NO S T R O Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen. C- Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. T- Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C- Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli TAmen C - La pace del Signore sia sempre con voi. TE con il tuo spirito. C - Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. T - Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C - Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. T - O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C- O Padre, che ci hai nutriti con i tuoi santi doni, e con la morte del tuo Figlio ci fai sperare nei beni in cui crediamo, fa' che per la sua risurrezione possiamo giungere alla meta della nostra speranza. Per Cristo nostro Signore. TAmen. C- Il Signore sia con voi. TE con il tuo spirito. C- Vi benedica Dio onnipotente, Padre,Figlio e Spirito Santo. TAmen. C- Nel nome del Signore: andate in pace. TRendiamo grazie a Dio
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I
l racconto della passione domina la liturgia della parola. Il lettore che segue Gesù nel racconto, nel contesto della celebrazione liturgica, è condotto a percorrere lo stesso itinerario dalla morte alla vita, dalla passione alla gloria. I due aspetti insieme della morte e della vita, della passione e della gloria, formano la pasqua di Gesù, ma formano anche la nostra pasqua, la pasqua di tutti noi credenti. Istintivamente saremo presi dalla voglia di scavalcare la sofferenza e la morte... Da Gesù apprendiamo però che la notte della sofferenza si combina sul pentagramma della passione modulando la sinfonia dell’amore, perché il senso della vita è quello di spenderla per gli altri. Egli garantisce che il bene annienta il male e che la vita vince la morte. Non è dunque un caso che “pasqua fiorita” sia uno dei tanti nomi che qualificano la festa odierna. Non c’è che un amico per tutti, Cristo. Tutti noi abbiamo bisogno di questo amico che non tradisce, che capisce il dolore dell’uomo e dà una speranza perfino alla morte. Guardando a Cristo, noi cristiani non abbiamo creato il culto della personalità: di lui, non abbiamo fatto un mito. Non ci inchiniamo davanti a un uomo, ma davanti al Figlio di Dio che ha preso carne nel cuore della Vergine Maria. Niente e nessuno, neanche l’indegnità dei cristiani, potrà cancellare la presenza di Cristo: poiché egli è entrato nel cuore dell’umanità senza chiedere nulla, neanche un atto di amore . (Liturgia Silvestrini)
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