Adeste25 domenica 21 giugno 2015c

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In sinergia con Fondazione. Migrantes

S E T T I M A N A L E D I PA S T O R A L E E I N F O R M A Z I O N E P E R L A C O M U N I TA’ I TA L I A N A I N

ROMANIA


ADESTE n°25/ ANNO 4°-21.06.2015

La forza di un messaggio rivolto non solo ai cristiani (Luigi Accattoli)

Con l'enciclica sulla «casa comune» del pianeta il Papa parla al mondo convinto di poter influire sul suo destino: è da questa fiducia straordinaria, quasi ingenua, che prende forza il messaggio. Non si era più vista, in un leader cristiano, tanta sicurezza nel fare appello a tutti dopo l'enciclica «Pacem in Terris» di Giovanni XXIII, che è del 1963. Dopo mezzo secolo eccoci a un altro Papa che si pone come interlocutore e anzi portavoce della famiglia umana. Come nel caso di papa Roncalli, il messaggio è rivolto a tutti. Allora l'intestazione dell'enciclica per la prima volta vedeva tra i destinatari «tutti gli uomini di buona volontà». Stavolta Francesco dichiara: «Voglio rivolgermi a ogni uomo che abita questo pianeta». Persino il richiamo dedicatorio a Francesco d'Assisi — che è presente fin dalle parole che danno il titolo all'enciclica: «Laudato si' mi' Signore» — è svolto in termini di universalità: Bergoglio segnala che quel santo cristiano «si sentiva chiamato a prendersi cura di tutto ciò che esiste» ed è «amato anche da molti che non sono cristiani». Il Papa si dice mosso dalla «preoccupazione di unire tutta la famiglia umana» e di dare una mano a vincere «il rifiuto dei potenti» e il «disinteresse degli altri». Si fa portavoce sia del «grido della Terra» sia del «grido dei poveri» e si sente in ogni pagina che una tale passione indivisa viene dal Sud del pianeta. Bergoglio è inteso a ottenere risultati. Una volta, conversando con i giornalisti, si disse deluso della «paura» mostrata dai grandi della Terra sui temi del clima, dell'acqua, della fame. Nell'enciclica è forte la denuncia della «debolezza della reazione politica internazionale» agli allarmi sulla sorte del pianeta. In altra occasione aveva protestato contro l'idea che occuparsi del cosmo è affare dei «verdi» e aveva esclamato: «Non sono i verdi, questo è cristiano». L'enciclica difende con energia la tradizione ebraico-cristiana dall'accusa di aver favorito «lo sfruttamento selvaggio della natura» e ricorda che nella Scrittura non c'è solo il comando di «soggiogare la terra» ma anche quello di «custodirla». Non sappiamo se il grido di papa Francesco sarà ascoltato. Ma è certo che oggi nessuno mostra di possedere altrettanta vocazione a fare appello a una nuova «solidarietà universale». Corriere della Sera, 16 giugno 2015

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ra non solo intesa come i monumenti del passato, ma specialmente nel suo senso vivo, dinamico e partecipativo».

Un ecologia mirata alla tutela dell'ambiente nella sua interezza. Un'ecologia "integrale" la defini-

6) UN'ECOLOGIA UMANA

sce papa Francesco, spiegandone le ca- Per poter parlare di autentico sviluppo, osserva ancora Bergoglio, «occorrerà verificare che si produca un ratteristiche nell'Enciclica "Laudato miglioramento integrale nella qualità della vita umaSi". Eccone i 10 tratti salienti: na, e questo implica analizzare lo spazio in cui si svolge l’esistenza delle persone. Gli ambienti in cui viviamo influiscono sul nostro modo di vedere la vita, di sentire e di agire. Al tempo stesso, nella nostra stanza, nella nostra casa, nel nostro luogo di lavoro e nel nostro quartiere facciamo uso dell’ambiente per esprimere la nostra identità».

1) LA RETE DEGLI ESSERI VIVENTI Come i diversi componenti del pianeta – fisici, chimici e biologici – sono relazionati tra loro, così spiega Papa Francesco, «anche le specie viventi formano una rete che non finiamo mai di riconoscere e comprendere. Buona parte della nostra informazione genetica è condivisa con molti esseri viventi. Per tale ragione, le conoscenze frammentarie e isolate possono diventare una forma d’ignoranza se fanno resistenza ad integrarsi in una visione più ampia della realtà».

7) LO SGUARDO SULLE PERIFERIE E' scientificamente provato, inoltre, che «l’estrema penuria che si vive in alcuni ambienti privi di armonia, ampiezza e possibilità d’integrazione, facilita il sorgere di comportamenti disumani e la manipolazione delle persone da parte di organizzazioni criminali». E' questo accade sopratutto nei quartieri periferici delle grandi città «molto precari», dove si vive in un pericoloso «anonimato sociale» che favorisce «comportamenti antisociali e violenza».

2) UNA VISIONE SOCIO-AMBIENTALE Quando si parla di “ambiente”, prosegue il pontefice, si fa riferimento anche alla relazione tra la natura e la società che la abita. «Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo parte di essa e ne siamo compenetrati. Le ragioni per le quali un luogo viene inquinato richiedono un’analisi del funzionamento della società, della sua economia, del suo comportamento, dei suoi modi di comprendere la realtà».

8) LA MANCANZA DI UN ALLOGGIO Papa Francesco denuncia anche la mancanza di alloggi, che è «grave» in molte parti del mondo, tanto nelle zone rurali quanto nelle grandi città, «anche perché i bilanci statali di solito coprono 3) SOLUZIONI INTEGRALI solo una piccola parte della doÈ fondamentale cercare «soluzioni intemanda». Non soltanto i poveri, ma «una gran parte grali», sentenzia il papa, «che considerino le interazio- della società incontra serie difficoltà ad avere una casa ni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. propria. La proprietà della casa ha molta importanNon ci sono due crisi separate, una ambientale e za per la dignità delle persone e per lo sviluppo un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio delle famiglie. -ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la pover- 9) IL BENE COMUNE tà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso L’ecologia umana è poi «inseparabile» dalla nozione tempo per prendersi cura della natura». di bene comune, «un principio che svolge un ruolo centrale e unificante nell’etica sociale, l’insieme di 4) UN'ECOLOGIA ECONOMICA quelle condizioni della vita sociale che permettono Nel pensiero di Bergoglio, «la crescita economica ten- tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungede a produrre automatismi e ad omogeneizzare, al fine re la propria perfezione più pienamente e più speditadi semplificare i processi e ridurre i costi. Per questo è mente». Il bene comune presuppone il rispetto della necessaria un’ecologia economica, capace di indurre a persona umana in quanto tale, con dir itti fondaconsiderare la realtà in maniera più ampia. Infatti, «la mentali e inalienabili ordinati al suo sviluppo integraprotezione dell’ambiente dovrà costituire parte in- le. tegrante del processo di sviluppo e non potrà considerarsi in maniera isolata». 10) IL MONDO DEL FUTURO «Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro 5) UN'ECOLOGIA CULTURALE che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno creSecondo Papa Francesco, bisogna, inoltre, integrare la scendo?», infine si domanda il papa. «Quando ci instoria, la cultura e l’architettura di un determinato luo- terroghiamo circa il mondo che vogliamo lasciare go, salvaguardandone l’identità originale. «Perciò l’e- chiosa Bergoglio - ci riferiamo soprattutto al suo cologia richiede anche la cura delle ricchezze culturali orientamento generale, al suo senso, ai suoi valori. Se dell’umanità nel loro significato più ampio. In modo non pulsa in esse questa domanda di fondo, non più diretto, chiede di prestare attenzione alle culture credo che le nostre preoccupazioni ecologiche poslocali nel momento in cui si analizzano questioni lega- sano ottenere effetti importanti». te all’ambiente, facendo dialogare il linguaggio tecni- (Source Aleteia) co-scientifico con il linguaggio popolare. È la cultu3


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Laudato sii, o mio Signore, per sora Acqua, la quale è molto utile, umile, preziosa e casta.

Il cantico delle creat re

Laudato sii, o mio Signore, per frate Fuoco, con il quale ci illumini la notte: ed esso è robusto, bello, forte e giocondo.

Altissimo, onnipotente, buon Signore tue sono le lodi, la gloria e l'onore ed ogni benedizione.

Laudato sii, o mio Signore, per nostra Madre Terra, la quale ci sostenta e governa e produce diversi frutti con coloriti fiori ed erba.

A te solo, Altissimo, si confanno, e nessun uomo è degno di te. Laudato sii, o mio Signore, per tutte le creature, specialmente per messer Frate Sole, il quale porta il giorno che ci illumina ed esso è bello e raggiante con grande splendore: di te, Altissimo, porta significazione.

Laudato sii, o mio Signore, per quelli che perdonano per amor tuo e sopportano malattia e sofferenza. Beati quelli che le sopporteranno in pace perchè da te saranno incoronati.

Laudato sii, o mio Signore, per nostra sora Morte Laudato sii, o mio Signore, per sora Luna e le Stelle: corporale, dalla quale nessun uomo vivente in cielo le hai formate limpide, belle e preziose. può scampare. Guai a quelli che morranno nel peccato mortale. Laudato sii, o mio Signore, per frate Vento e Beati quelli che si troveranno nella tua volontà per l'Aria, le Nuvole, il Cielo sereno ed ogni tempo poichè loro la morte non farà alcun male. per il quale alle tue creature dai sostentamento. Laudate e benedite il Signore e ringraziatelo e servitelo con grande umiltà

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l Cantico delle creature Scritto forse nel 1224, nell'ultimo periodo della vita di San Francesco, il Cantico delle creature, altrimenti chiamato Cantico del Sole è uno dei primi testi poetici in volgare della letteratura italiana; è collocato in un periodo storico in cui sono attivi movimenti religiosi quali i Catari, il Gioachinismo, quello dei Dominicani, oltre a quello di San Francesco: solo gli ultimi due non sono stati ostacolati dalla Chiesa. Rappresenta una lode a Dio in cui emerge con particolare spontaneità il tema dell'umiltà, principio di vita di San Francesco, inteso anche come sommo rispetto verso il Signore; è evidente, inoltre, la necessità di lode e di gratitudine stimolata dalla magnificenza della natura che lo circonda. Da ciò scaturiscono il concetto di ringraziamento, attraverso la glorificazione di tutte le creature da Lui generate, poiché rappresentano la Sua onnipotenza, e la Sua misericordia rivolta a tutti. Nella strofa iniziale si magnifica l'esistenza della realtà divina: "...tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione...". Nel secondo gruppo di versi, a conferma del concetto di lode precedentemente presentato, San Francesco indica una nuovo "precetto", ovvero il nome del Signore non si può nemmeno pronunciare perché non sarebbe

degno: "...et nullu homo ène dignu te mentovare...". Nelle successive sei strofe si esaltano il sole, la luna, il vento l'acqua , il fuoco e la terra: appellati come fratelli o sorelle per indicare la comune paternità. La presenza di tali indica la profonda conoscenza dell'autore: questi, infatti, erano gli elementi strutturali fisici del Medioevo. Infine, tra versi di lodi, vi è quasi una "stonatura": il ringraziamento di "sora morte corporale" (la morte fisica) dalla quale nessuno può fuggire, denotata come antifona alla seconda morte, quella spirituale che non nuocerà a chi è in grazia di Dio. A mio parere, ciò che è maggiormente da sottolineare è come San Francesco espliciti la propria "devozione" con termini comprensibili, rivolti all'umanità intera, suggerendo, però alcuni segni simbolo di una profonda cultura.

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Un granello di luce nel buio della paura La barca sta per affondare e Gesù dorme. Il mondo geme con le vene aperte, lotta contro la malattia e la disperazione e Dio dorme. L’angoscia lo contesta: Non ti importa niente di noi? Perché dormi? Svegliati! I Salmi traboccano di questo grido, lo urla Giobbe, lo ripetono gli apostoli nella paura. Poche cose sono bibliche come questa lite con Dio, che nasce dalla passione per la vita, dall’arroganza di un amore che non accetta di finire. Perché avete così tanta paura? C’è tanto da attraversare, tanta paura motivata. Ma troppo spesso la religione si è ridotta a una gestione della paura. Dio non vuole entrare in questo gioco. Egli non è estraneo e non dorme, sta nel riflesso più profondo delle tue lacrime. Sta nelle braccia dei marinai forti sui remi, sta nella presa sicura del timoniere, nelle mani che svuotano l’acqua, negli occhi che scrutano la riva, che forzano il venire dell’aurora. Dio è presente, ma non come vorrei io, bensì come vuole lui: è sulla mia barca e vuole salvarmi, ma insieme a tutta la mia libertà. Non interviene al posto mio ma insieme a me; non mi esenta dalla tempesta ma mi precede, come il pastore nella valle oscura. È la nostra fede bambina che ha bisogno più di miracoli che non di presenza. Vorrei che non sorgessero mai tempeste e invece la morte è allevata dentro di noi con il nostro stesso respiro e sangue. Vorrei che il Signore gridasse subito all?uragano: Taci, che rimproverasse subito le onde: Calmatevi, e che alla mia angoscia ripetesse: È finita. Vorrei essere esentato dalla lotta, e invece Dio risponde dandomi forza, tanta forza quanta ne basta per il primo colpo di remo, tanta luce quanta ne serve al primo passo. Come granello di senape nel buio della terra, così Dio è nel cuore oscuro della tempesta. Come chicco di grano nel buio della terra, come un granello di fiducia, di forza, di luce, così Dio germoglia e cresce nel cuore dell’ombra. Non ti importa che moriamo? La risposta è senza parole ma ha la voce forte dei Mi importa di te, mi importa la tua vita, tu sei importante. Mi importano i passeri del cielo e tu vali più di molti passeri, mi importano i gigli del campo e tu sei più bello di loro. Tu mi importi al punto che ti ho contato i capelli in capo e tutta la paura che porti nel cuore. E sono qui a farmi argine e confine alla tua paura. Mi troverai dentro di essa, nel riflesso più profondo delle tue lacrime.

h t t p s : / / s i t e s . g o o g l e . c o m/ s i t e / a d e s t e r o m a n i a c o m u n i t a i t a l i a n a /

ADESTE COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA

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poi tutti finivamo in braccio alle mamme sedute al fresco del pergolato, dove discorrevano con le vicine. Allora ci cullavano con la noncuranza dei gesti discontinui della conversazione e ci addormentavano con la ninna nanna del loro chiacchierio ritmato dal caso, in quei meriggi assolati che non conoscevano l'ansimare del tempo. *** Come ho detto, mio padre non fu un contadino; fu più propriamente… un emigrato. In Venezuela, precisamente, dove lo mandai io stesso con la mia nascita. Scriveva sempre: ora torno a casa, ora torno a casa… Poi calcolava che oltre i panni sporchi di calce, in valigia avrebbe potuto aggiungere ben poco, e allora allungava di un altro anno. Così potei conoscerlo solo quando io ne contavo otto. Tutti ritagliati negli anni del dopoguerra, quando a Modica, la mia città, infuriavano le lotte bracciantili, per ottenere contratti più equi contro gli interessi egoistici degli agrari. Molti gli scontri con la polizia, dove anche le donne fecero sentire la loro disperazione. Bandiera Rossa e Scudo Crociato si fronteggiavano in accese campagne elettorali. Per noi picciriddi delle periferie, quell’evento era solo una coreografica festa di infuocati comizi e di bannie politiche gridate dagli altoparlanti, montati su qualche giardinetta, e di collezioni di volantini e di fac-simile, che si aggiungevano a quelle dei bottoni, dei tappi delle gazzose e delle cartine delle caramelle. Non capivamo che era in atto la guerra del pane, nel senso stretto della parola, quello impa-

Associazione “Il Tesoro Nascosto Onlus” Carpi (Mo)- Tutela e promozione dei diritti delle persone disabili e informazione per le famiglie. http://www.iltesoronascosto.org/ Autore del racconto: Rosa Giovanni

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io padre non era un contadino, ma il mondo in cui sono vissuto è stato il mondo contadino, che ho conosciuto proprio nella fase del suo tramonto, poco prima che si eclissasse per fare posto alla nuova società industriale. Ho conosciuto con esso la povertà, ma allora non l’avrei mai definita così. Neanche adesso, col senno di poi, la definirei povertà, se non fosse per quel metro fatto di reddito, servizi, eccetera, eccetera, con cui si misura la qualità” della vita (così di dice oggi, ma s’intende: “quantità”). Insomma, chiamatela come volete, ma io non ero affatto povero, poiché ero felice nella mia vanedda1. Era questa un mondo dentro al mondo, una culla per diventare grandi e lì ho appreso i paradigmi dei sentimenti di tutta una vita. Per noi picciriddi2 il tempo vi scorreva come quello di un orologio senza lancette. Sembrava che tutto fosse eternamente uguale: che i picciriddi fossimo stati e saremmo rimasti sempre tali; come pure i vecchi patriarchi: i vari massa’ Franciscu, ronna Maruzza, don Sariddu.3.. Perfino ’zu Peppi4, con la sua artrosi per il tanto zappare, sembrava esserci nato, bastone compreso, con la schiena piegata fin quasi a terra. Qui imparai la vita, tra risa e pianti, tra giochi e zuffe con gli altri picciotti5, dalle quali ne uscivano, come sempre, vincitori e vinti. Ma 6


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stato con la farina di grano. E per procurarselo si ricorse ad una tradizionale usanza: la spigolatura. Ma qui bisogna dire due parole a parte. C’era un tempo in cui i Modicani venivano identificati come spigolatori, perché si avventuravano nei feudi della Sicilia centrale per raccogliere le spighe cadute ai mietitori e trasformarle in grano e farina per la cosiddetta “mancia” (il pane e la pasta per l’inverno). Questa forma di nomadismo stagionale era motivo di giudizi contrastanti. Alcuni ci vedevano la solerzia e l’intraprendenza delle famiglie disposte ad affrontare disagi e pericoli, pur di assicurarsi l’essenziale; altri ci vedevano i segni di un’arretratezza economica e sociale che costituiva la vergogna del paese. Tuttavia nelle vanedde, compresa la mia, alcune famiglie, mentre i politici ne discutevano i pro e i contro, partivano per la spigolatura, perché non potevano permettersi il lusso di aspettare l’esito del dibattito. Un mattino di tarda primavera, alle prime luci dell’alba, fu tutto un trambusto, un vociare sommesso nella vanedda. Massa’ Iachinu6 aveva attaccato al carretto la mula, che abitava in casa sua, insieme alla moglie e ai numerosi figli, e si apprestava a sistemare le masserizie che tutti, come tante formiche silenziose, ammucchiavano sul cassone. C’erano falci, ditali di canna per proteggere le dita dei mietitori, sacchi di iuta, corbelli, ceste, pentolame di alluminio dalle pareti esterne nere come il carbone, teli rustici per approntare un accampamento, lumi a petrolio, il grande paracqua da carretto incerato di nerofumo, bisacce piene di cianfrusaglie, tridenti, zappe, brocche di terracotta e di zinco e chissà quante altre cose. L’esperto carrettiere assicurava tutto con robuste funi, che faceva passare intorno ai pomoli delle sponde e che poi annodava sapientemente ai ganci di ferro, con energici strattoni, che facevano tintinnare le borchie di rame del mozzo. Le bisacce con una buona infornata di pane fresco venivano riposte nel capiente retone, fissato sotto la pancia del carretto, insieme ad un sacchetto di farina, alle olive in salamoia e ad una fiaschetta impagliata di vino. Infine tutti prendevano posto dove se ne poteva trovare e se ne ricavò uno anche per vecchia gallina e la capretta da latte. Fu chiusa la porta con tutte le mandate possibili della massiccia chiave e poi massa’ Iachinu imbracciò le redini, mormorando: - A nomu ri Diu7! - e sedette di traverso su una delle due aste del carretto, perché il rimanente palmo di spazio libero venne riservato alla gna’ Miniccia8, con l'ultimo nato in braccio che dormiva ancora, dentro lo scialle nero. Erano quasi tutti fuori dalla soglia a salutare col cuore in mano ripetendo: - ’U Signuri v’aiuta e ’a Maronna v’accumpagna9! C’ero anch’io e, quando la mamma mi spiegò che i nostri vicini partivano per la spigolatura, pensai ingenuamente che questa doveva essere un’avventura fantastica, come nei film dei pionieri del West visti nella sala parrocchiale. Però non capivo perché le donne, compresa la mia mamma, tenessero le mani chiuse a pugno, incrociate sul petto, con il pretesto di serrare i lembi dello scialle, per non prendere freddo, ma in verità quasi a non farsi sfuggire dal cuore la trepidazione per chi affrontava l’incognito per assicurarsi il pane per l’annata. E più 1 Strada, cortile 2 Bambini di una aveva gli occhi lucidi di lacrime. 3 Massaro Francesco, donna Maria, signor Rosario 4 Zio Giuseppe (zio, non a titolo di parentela, ma di deferenza) Poi il carro scomparve lungo la strada che muore in ci5 Ragazzi 6 Massaro Gioacchino ma al poggio dei carrubi, oltre le Colonne d’Ercole del7 In nome di Dio 8 Signora Carmela, (diminuitivo) la mia vanedda. 9 Il Signore vi aiuti e la Madonna v’accompagni

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articolare, e dovuta proprio alla sconfitta bellica, la condizione di Trieste, terra di migranti e per giunta divisa dalla madrepatria italiana. Teddy Reno, al secolo Ferruccio Ricordi, propone nel 1949"Trieste mia" che recita

Forcella su "il Giorno" del 28 gennaio 1967, certo non ci si uccide per una canzone, ma forse ci si può uccidere per Trieste mia che nostalgia mi go lontan de ti tutto ciò che c'è son vagabondo dietro un certo tipo girà gò il mondo di canzone. ma penso sempre a ti.... Stesso sordo dolore, stessa cupa tristezza precorritrice della "Vola Colomba" di 3 anni dopo, inno dell'ita- nell'Endrigo degli lianità triestina, ma questa è un'altra storia. stessi anni ne "Il Perfino la celeberrima "Romagna mia", che sugella la consatreno che viene dal crazione di Secondo Casadei nel 1955 anche al di fuori dei confi- Sud", tr a l'altr o ni regionali, ha di fondo il nostro tema pare nata in risposta ad una canzone "...quando ti penso vorrei tornare "buonista" sul tema dalla mia bella, al casolare..." dell'emigrazione, "La donna del il romagnolo protagonista del canto, Sud" di Bruno è, quindi nostalgicamente lontano Lauzi. dalla sua terra. E se Claudio Villa nel 1960 piangeI1 treno che viene dal sud va sul "Binario" quelle fredde panon porta soltanto Marie rallele della vita che gli portavano con le labbra di corallo via l'amata, Nino d'Angelo gli farà e gli occhi grandi così. eco oltre vent'anni dopo Porta gente, gente nata fra gli ulivi, porta gente che va a scordare il sole, in "Maledetto treno" in cui maledima è caldo il pane ceva, appunto, il treno che gli aveva lassù nel nord. portato via la bella per chissà dove. .... ma in cuore sentono che Tragedie assurde come nel '56 la questa nuova, questa grande società, morte nelle miniere di Marcinelle in questa nuova, bella società Belgio o nell'agosto del 1965 quannon si farà, do un ghiacciaio delle Alpi Svizzere non si farà. si rovesciò sui cantieri allestiti per la costruzione della diga di Mattmark, 1971 ed ancora l'Equipe '84 in "Casa mia" di Albertelli e Soffifacendo strage di uomini ispirò struggenti brani come ci, "Se vuoi veder l'inferno, amico mio, Torno a casa vieni con me che ti ci porto io, siamo in tanti sul treno si chiama Mattmark e Marcinelle". occhi stanchi ma nel cuore il sereno così apriva la sua "Ballata di Attilio", una canzone cr uda e scarna cantata da Franco Trincale quasi quarant'anni fa. Raccon- Dopo tanti mesi di lavoro tava la storia di uno dei tanti italiani che, lasciata la propria terra mi riposerò per un futuro migliore all'estero, trovava invece la morte. Marci- dietro quella porta nelle, il cui toponimo diverrà in Italia simbolo stesso di tragedia, le mie cose io ritroverò venne cantata anche da Otello Profazio, ne "Lu trenu de lu so- la mia lingua sentirò quel che dico capirò.... li" del 1963. Comincia però il cosiddetto boom economico, e l'emigrazione Struggente il canto dei Ricchi e Poveri e Josè Feliciano in "Che cambia faccia, assumendo prevalentemente caratteri interni, dal mezzogiorno al nord Italia, o più semplicemente dalla campagna sarà", nell'abbandonar e il celeber r imo "Paese mio che stai sulla collina....",lasciato alla sua noia, abbandono, niente...per alla metropoli. andare a cercar fortuna lontano. Da rimarcare il fatto che "gli L'urbanesimo ed il difficile distacco dai campi nel "Ragazzo amici miei son quasi tutti via...." E' chiaro che non si tratta di della via Gluck", pezzo autobiogr afico di Celentano del '66 una scelta ma di una necessità. che racconta la sua storia attraverso l'artificio del colloquio con se stesso nei panni dell'amico rimasto nei campi, a giocare a piedi L'icona dell'emigrante in Mino Reitano col suo manifesto "L'uomo e la valigia", il giovane e sper anzoso r agazzo del nudi nei prati, mentre lui in centro respirerà il cemento. Tema sud che parte in cerca di gloria verso la "grande città" e ripreso vent'anni dopo da Ramazzotti in "Adesso tu", quando " giorni di nebbia" che ci fanno inequivocabilmente capire dove lui, ormai cantante di successo ma "nato ai bordi di perifesi vada, lasciando la bella al paese natìo mentre il giovane Al ria" non dimentica tutti gli amici che sono ancora la. Bano nel 1968 aveva raccontato la sua esperienza ne "La siepe", Il tragico commiato dal mondo di Tenco non sfugge al nostro malinconico addio del ragazzo pugliese alla mamma che resta nel tema suo mondo delimitato, appunto, dalla siepe di casa. Continua l'Epopea della migrazione interna con "Montagne ver....La solita strada, bianca come il sale di", pezzo del 1972 fir mato da Bigazzi e dal fr atello Gianni il grano da crescere, i campi da arare. per Marcella Bella, in un clima quasi da feuilletton in cui la raGuardare ogni giorno gazza siciliana narra della sua tristezza nell'abbandonare la ridense piove o c'e' il sole, te terra natia per il freddo e nebbioso nord Italia. per saper se domani si vive o si muore e un bel giorno dire basta e andare via. E' "Ciao amore ciao", una canzone difficile, amar a e pr ofonda come del resto tutto il repertorio del cantautore genovese: in un'Italia che pur viveva il cosiddetto miracolo economico, c'erano ancora sacche paurose di povertà e di indigenza, e non sempre il distacco dai campi e l'avventura verso la città venivano coronati dal successo, anzi spesso l'impatto con un mondo tanto diverso dal proprio produceva effetti devastanti. L'esistenzialismo, il disagio, il male di vivere: come scrisse Enzo

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L’avventura di Nicola e Alex sul cammino di Santiago

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icola Stanga, 30 anni, ci ha pensato a lungo sul compagno con il quale percorrere il cammino di Santiago. Poi ha scelto di camminare per 290 chilometri con Alex, il suo border collie di sei anni e mezzo. Sono partiti da Irun e sono arrivati a Santander, lungo dodici tappe del «cammino del Nord» di Santiago. «È stato faticoso, ma noi ci incoraggiavamo e sostenevamo a vicenda – racconta Nicola Stanga -, Alex si è adattato al mio passo, e dopo qualche giorno eravamo perfettamente sincronizzati». L’avventura li ha uniti moltissimo. Perché come un amplificatore energetico, percorrere il percorso insieme ha prodotto grandi benefici: «Adesso che da qualche giorno siamo tornati a casa (a Mazzano, in provincia di Brescia) ci vogliamo ancora più bene. Mi fido ciecamente di lui». Ogni mattina Nicola indossava il suo zaino da 17 chili sulle spalle, metteva la crema protettiva alle zampe del suo amico – o le scarpette se l’asfalto scottava - e si mettevano in viaggio. Trascorrevano la notte negli ostelli privati, e durante il giorno Alex, che fa il tecnico di radiologia all’ospedale civile di Brescia, aggiornava dallo smartphone il suo blog, seguito da molti amici e fans della loro avventura. Il motivo del viaggio? Nessuna ricerca spirituale, «l’ho fatto per prendermi un po’ di giorni da dedicare a me stesso. Per conoscermi meglio – dice -. E per la prima volta nella mia vita mi è capitato di essere così rapito dal paesaggio da riuscire a non pensare a niente». I due amici sono talmente entusiasti della loro avventura, che il prossimo anno proseguiranno il cammino di Santiago dal punto nel quale l’hanno interrotto. E fino ad allora Nicola avrà tutto il tempo per fare con calma anche un bilancio “ spirituale” di questa esperienza. (La Stampa 19.6.2015) 9


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Letture: Gb 38, 1. 8-11; Sal.106; 2 Cor 5, 14-17; Mc 4, 35

INTRODUZIONE C- Nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo C- Il Signore, che guida i nostri cuori nell’amore e nella pazienza di Cristo, sia con tutti voi. ATTO PENITENZIALE C- GesĂš è il Figlio di Dio: nessuna paura quando si è con lui. Egli vince le nostre tempeste e ci aiuta ogni volta a risollevarci dalle cadute e a lasciarci alle spalle il nostro peccato. Riconosciamo sinceramente la nostra colpa e chiediamone perdono dal profondo del cuore. Breve pausa di riflessione C. Signore, creatore dell'universo, dal quale traspare la tua potenza e la tua gloria, abbi pietĂ di noi. TSignore, pietĂ . C- Cristo, morto e risorto per fare di noi delle nuove creature, nella grazia del Padre, abbi pietĂ di noi. TCristo, pietĂ . C- Signore, ispiratore dei misteri della salvezza, della creazione e della redenzione, abbi pietĂ di noi. TSignore, pietĂ C- Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. TAmen GLOR IA Gloria a Dio nell’alto dei cieli. E pace in terra agli uomini di buona volontĂ . Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore, Figlio unigenito, GesĂš Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietĂ di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietĂ di noi. PerchĂŠ tu solo il Santo, tu solo il

Signore, tu solo l'Altissimo, GesĂš Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA C- Rendi salda, o Signore, la fede del popolo cristiano, perchÊ non ci esaltiamo nel successo, non ci abbattiamo nelle tempeste, ma in ogni evento riconosciamo che tu sei presente e ci accompagni nel cammino della storia. Per il nostro Signore GesÚ Cristo, tuo Figlio, che è Dio... T- Amen LITURGIA DELLA PAROLA (

P L Dal Libro di Giobbe Il Signore prese a dire a Giobbe in mezzo all’uragano: ÂŤChi ha chiuso tra due porte il mare, quando usciva impetuoso dal seno materno, quando io lo vestivo di nubi e lo fasciavo di una nuvola oscura, quando gli ho fissato un limite, gli ho messo chiavistello e due porte dicendo: “Fin qui giungerai e non oltre e qui s’infrangerĂ l’orgoglio delle tue ondeâ€??Âť. Parola di Dio. TRendiamo grazie a Dio

SALMO RESPONSORIALE R. Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempre. Coloro che scendevano in mare sulle navi e commerciavano sulle grandi acque, videro le opere del Signore e le sue meraviglie nel mare profondo. R/. Egli parlò e scatenò un vento burrascoso, che fece alzare le onde: salivano fino al cielo, scendevano negli abissi; si sentivano venir meno nel pericolo. R/. Nell’angustia gridarono al Signore, ed egli li fece uscire dalle loro angosce. La tempesta fu ridotta al silenzio, tacquero le onde del mare. R/. Al vedere la bonaccia essi gioirono, ed egli li condusse al porto sospirato. Ringrazino il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini. R/.

colui che è morto e risorto per loro. CosicchÊ non guardiamo piÚ nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo piÚ cosÏ. Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Parola di Dio. TRendiamo grazie a Dio.

CANTO AL VANGELO Alleluia,Alleluia,Alleluia Un grande profeta è sorto tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo. Alleluia,Alleluia,Alleluia C- Il Signore sia con voi TE con il tuo Spirito!

In quel giorno, venuta la sera, GesĂš disse ai suoi discepoli: ÂŤPassiamo all’altra rivaÂť. E, congedata la folla, lo presero con sĂŠ, cosĂŹ com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: ÂŤMaestro, non t’importa che siamo perduti?Âť. Si destò, minacciò il vento e disse al mare: ÂŤTaci, calmati!Âť. Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: ÂŤPerchĂŠ avete paura? Non avete ancora fede?Âť. E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: ÂŤChi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?Âť. Parola del Signore. OMELIA (seduti)

CREDO in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, GesĂš Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre priS L ma di tutti i secoli: Dio da Dio, Dalla II a Lettera di S.Paolo Luce da Luce, Dio vero da Dio ai Corinzi vero, generato, non creato, della Fratelli, l’amore del Cristo ci pos- stessa sostanza del Padre; per siede; e noi sappiamo bene che mezzo di lui tutte le cose sono uno è morto per tutti, dunque tutti state create. Per noi uomini e per sono morti. Ed egli è morto per la nostra salvezza discese dal tutti, perchĂŠ quelli che vivono non cielo, e per opera dello Spirito vivano piĂš per se stessi, ma per santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sot-

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to Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI Mentre chiediamo a Gesù che ci aiuti a leggere ogni evento quotidiano alla luce del suo amore, ringraziamolo per essere con noi ogni giorno della nostra vita. Preghiamolo per noi, per i bisogni della Chiesa e del mondo. Preghiamo insieme dicendo: Assiti il tuo popolo, Signore Gesù. ∗ La Chiesa prosegua sicuro il suo cammino anche tra le tempeste del mondo e sia sempre salda nella fede al suo Signore, preghiamo. ∗ I cristiani sappiano resistere al fascino del male e seguano Cristo con determinazione e rinnovato amore in tutte le prove della vita, preghiamo. ∗ Quanti soffrono nel corpo e nello spirito o attendono il momento della morte, siano confortati dalla presenza del Signore che apre loro le porte del cielo, preghiamo. ∗ Il vangelo ascoltato ci insegni a credere nel Signore e ad affidarci a lui con grande fiducia, preghiamo. ∗ La testimonianza di fede che diamo con la vita produca frutti di giustizia e di santità, preghiamo. CBenedetto sii tu, Gesù Signore nostro, tu non godi della nostra morte ma continuamente ci offri la vita. Accogli le nostre preghiere e rendici capaci di credere ed affidarci a te che vivi e regni nei secoli dei secoli.

offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. T- Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) C- Accogli, Signore, la nostra offerta: questo sacrificio di espiazione e di lode ci purifichi e ci rinnovi, perché tutta la nostra vita sia bene accetta alla tua volontà. Per Cristo nostro Signore TAmen PREGHIERA EUCARISTICA Il Signore sia con voi. TE con il tuo spirito. C- In alto i nostri cuori. TSono rivolti al Signore. C-Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. TÈ’ cosa buona e giusta. C- E' veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, ……………….. T- Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli. C-

DOPO LA CONSACRAZIONE

CMistero della fede TAnnunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPOLA PREGHIERA EUCARISTICA C - Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. TAmen

TP A D R E NO S T R O Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen. C- Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. C- Pregate, fratelli e sorelle, per- T- Tuo è il regno, tua la potenza e ché portando all’altare la gioia e la la gloria nei secoli fatica di ogni giorno, ci disponiamo a R ITO DELLA PACE

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C- Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli TAmen C - La pace del Signore sia sempre con voi. TE con il tuo spirito. C - Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. T - Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C - Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. T - O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C- O Dio, che ci hai rinnovati con il corpo e sangue del tuo Figlio, fa’ che la partecipazione ai santi misteri ci ottenga la pienezza della redenzione. Per Cristo nostro Signore TAmen. C- Il Signore sia con voi. TE con il tuo spirito. C- Vi benedica Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. TAmen. C- Nel nome del Signore: andate in pace. TRendiamo grazie a Dio


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ciale, il Consiglio di Amministrazione Fiduciaria, la Corte Internazionale di Giustizia (con sede a L'Aja). Leader dell'Organizzazione è il Segretario Generale, designato dall'Assemblea Generale su indicaCon l'adozione della Carta di San Francisco 51 paesi zione del Consiglio di sicurezza e il cui mandato dura diedero vita alla Società delle Nazioni Unite, appro- cinque anni. Attualmente il ruolo è ricoperto dal sudcoreano Ban-Ki-Moon, eletto una prima volta nel vandone lo statuto in quella stessa sede. All'indomani di un feroce conflitto mondiale, la 2007 e confermato fino al 2016. comunità internazionale avvertì l'esigenza di dar vita a un organismo che, tra le altre cose, individuasse una Impegnata attualmente in 15 missioni di risoluzione pacifica delle controversie tra gli Stati, pace, su tutte la più delicata è in Congo, l'ONU è promuovesse il rispetto dei diritti umani e delle libertà stata in passato al centro di polemiche per l'ineffondamentali dell'individuo e alimentasse le relazioni ficacia dimostrata nel amichevoli tra gli Stati. non preveniQuesti sono ancora oggi i compiti principali dell'Ore genocidi, come NU, la maggiore organizzazione intergovernativa di quelli in Bangladesh cui sono membri 193 Stati del mondo su un totale di (1971), Cambogia 202. Tra questi alcuni, come il Vaticano e (1975-79) e Ruanda la Palestina (ammessa nel novembre del 2012), godo- (1994), ed esecuzioni no dello status di«osservatore permanente come Stato di massa come non membro». L'Italia venne ammessa il 14 dicembre il massacro di Srebredel 1955. nica (1995). La sede centrale dell'ONU è a New York e tra gli organi principali che la compongono vi sono: l’Assemblea Generale (il principale organo, di cui fanno parte i rappresentanti di tutti gli Stati aderenti I SANTI DELLA alle Nazioni Unite), il Consiglio di Sicurezza (ha un SETTIMANA ruolo cruciale nell'evitare che i contrasti fra i paesi S. Luigi Gonzaga DOM.21 degenerino in conflitti), il Consiglio Economico e So-

Nasce l'ONU: martedì 26 giugno 1945 (70 anni fa)

LUN. 22

S.Tommaso Moro

MART.23

S. Giuseppe Cafasso

MERC.24 Natività S.Giovanni Battista GIOV.25

S. Guglielmo abate

VEN.26

S. Josèmaria Escriva de B.

SAB. 27

S. Cirillo di Alessandria

Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp

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C6 7: Chiesa romano-cattolica dei Piaristi. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: veresstelian@yahoo.com Domenica alle ore 12,00

B : Preasfantul Mantuitor

(Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balcescu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./ fax: 021-314.18.57, don Roberto Polimeni, Tel:0770953530

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mail: polimeni.roberto@yahoo.com; polimeni.rober A69 I 6+ : Domenica ore 11:00 nella Chieto70@gmail.com; Tel 0040 756066967. Trasmessa sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don in diretta su www.telestartv.ro Horvath Istvan , tel 0745 020262 Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul *°* "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari. T+;+ < : Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi*°* na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. I +: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domenica ore 18:00. Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica Mail:parohiafabric@googlemail.com ore 9,30, Don Alessandro Lembo *°* Tel 0749469169 Mail: Alelembo73@gmail.com

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