In sinergia con Fondazione. Migrantes
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milione di poveri. Durante la liturgia della Parola, fu proclamato il Vangelo della moltiplicazione dei pani e il Papa fece la sua esortazione missionaria. Alla fine dell’incontro, visibilmente impressionato, egli parlò a braccio facendo una sintesi del suo messaggio con er risolvere il problema della gente queste parole: “Hambre de Dios, SÍ. Hambre affamata, i discepoli pensano a due de pan, NO” (Fame di Dio, Sì. Fame di pane, soluzioni: mandarli via o compera- No). Questa sintesi dottrinale fece immediare… Gesù rifiuta queste proposte. tamente il giro del mondo e rimase scolpita “Gesù non manda via la gente, non ha mai nel monumento che sul posto ricorda quella mandato via nessuno. I discepoli parlano di visita del Papa. È una sintecomprare, Gesù parla di dare. Apre si che spiega e sostiene il un nuovo modo di essere: dare senlavoro missionario: un imza calcolare, dare senza chiedere, pegno forte per fomentare generosamente, gratuitamente, per la fame di Dio e debellare la primi. Quando il mio pane diventa il fame di pane. nostro pane, il dono è seme di miraPapa Francesco:«Oggi colo” (Ermes Ronchi). Gesù coinvoldobbiamo dire “no a un’ege i discepoli e li impegna nella soconomia dell’esclusione e luzione del problema: “Voi stessi della inequità”. Questa ecodate loro da mangiare” (v. 16). Il minomia uccide…Non si può racolo comincia dal poco che i dipiù tollerare il fatto che si scepoli offrono: cinque pani e due getti il cibo, quando c’è pesci, che nelle mani di Gesù diventano molgente che soffre la fame. Questo è inequità. ti; anzi, sovrabbondano. Il comprare viene Oggi tutto entra nel gioco della competitività sostituito con il condividere. Il sistema del comperare crea fortunati e sfortunati: c’è chi e della legge del più forte, dove il potente può e chi non può. Secondo il Vangelo la pa- mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolarola d’ordine è: condividere! zione si vedono escluse ed emarginate: senGesù vuole che i discepoli ne prendano co- za lavoro, senza prospettive, senza vie di scienza ed escogitino con creatività e auda- uscita. Si considera l’essere umano in se cia le possibili soluzioni. Senza ritardi! Solstesso come un bene di consumo, che si può tanto nella logica della condivisione è usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla possibile superare grossi problemi come cultura dello “scarto” che, addirittura, viene la fame nel mondo, le malattie endemipromossa… Gli esclusi non sono “sfruttati” che… Senza la condivisione prevale la logi- ma rifiuti, avanzi”». (Evangelii Gaudium 53) ca dell’ accumulo, per cui anche le più ingenti moltiplicazioni di beni finirebbero sempre nelle mani di poche persone. Senza la condivisione c’è l’impero dell’egoismo.
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Sulle sabbie di Villa El Salvador, nella periferia al sud di Lima (Perù), la mattina del 5 febbraio 1985, il Santo Papa Giovanni Paolo II si incontrò con un
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Pane da comprare o da spezzare!
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famare, dissetare, saziare nell"anima e nel corpo è il compito a cui il buon Dio ha provveduto personalmente sin dal principio: Egli con sapienza infinita, creato l'uomo a sua immagine, ha provveduto con i fru! della natura a dargli l'habitat e tu"o il necessario per vivere. Nell'a"o crea%vo ha legato a se la creatura con un vincolo di amore, fonte di un totale naturale benessere. Dopo il peccato tu"o è diventato complicato e difficile per l'uomo. Dio, pur non cessando di altare la vita sul mondo con il suo Spirito, dice all'uomo: "Ti guadagnerai il pane con il sudore della fronte" e aggiunge: "La terra % germinerà triboli e spine". Di conseguenza mol% interven% straordinari nella storia della salvezza sono occorsi per venire incontro alla sete e alla fame dell"uomo o di un intero popolo. Bas% ricordare le vicende del popolo ele"o mentre vaga nel deserto. Anche ai nostri giorni quello della fame e della sete sono tra i più urgen% e gravi problemi per milioni di esseri umani. L'intero con%nente africano è assetato e affamato ed è un fenomeno in crescita! Gesù ci lancia ancora una duplice sfida: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare"»: "comprare": è la via iniziale di una umana debole solidarietà. E Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C"è qui un ragazzo che ha cinque pani d"orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente"». Rispose Gesù: «Fateli sedere». Il buon Dio sempre ci coinvolge nei nostri problemi, sempre chiede la nostra collaborazione, ma poi sa lui come sconvolgere e superare le logiche umane per far emergere la fede e imboccare la via feconda dell'amore. Nell’era della tecnica e della scienza è difficile comprendere la forza e le recondite infinite energie che scaturiscono da un sacramento di comunione dove il pane e il vino diventano la carne e il sangue del Figlio di Dio. Noi cris%ani però dovremmo ormai sapere con la certezza della fede che proprio da quel banche"o umano divino sgorgano le virtù che uniscono l'uomo a Dio e l'uomo all'uomo con vincoli di carità, di generoso altruismo, di vera completa disponibilità. In gran parte ques% sono valori da recuperare, li abbiamo persi miseramente in nome dell'egoismo. (a cura dei Monaci Benede!ni Silvestrini—Bassano Romano-Vt)
26 LUGLIO Santi Gioacchino ed Anna Genitori della Beata Vergine Maria
Anna e Gioacchino sono i genitori della Vergine Maria. Gioacchino è un pastore e abita a Gerusalemme, anziano sacerdote è sposato con Anna. I due non avevano figli ed erano una coppia avanti con gli anni. Un giorno mentre Gioacchino è al lavoro nei campi, gli appare un angelo, per annunciargli la nascita di un figlio ed anche Anna ha la stessa visione. Chiamano la loro bambina Maria, che vuol dire «amata da Dio». Gioacchino porta di nuovo al tempio i suoi doni: insieme con la bimba dieci agnelli, dodici vitelli e cento capretti senza macchia. Più tardi Maria è condotta al tempio per essere educata secondo la legge di Mosè. Sant'Anna è invocata come protettrice delle donne incinte, che a lei si rivolgono per ottenere da Dio tre grandi favori: un parto felice, un figlio sano e latte sufficiente per poterlo allevare. La madre della Vergine, è titolare di svariati patronati quasi tutti legati a Maria; poiché portò nel suo grembo la speranza del mondo, il suo mantello è verde, per questo in Bretagna dove le sono devotissimi, è invocata per la raccolta del fieno; poiché custodì Maria come gioiello in uno scrigno, è patrona di orefici e bottai; protegge i minatori, falegnami, carpentieri, ebanisti e tornitori. Perché insegnò alla Vergine a pulire la casa, a cucire, tessere, è patrona dei fabbricanti di scope, dei tessitori, dei sarti, fabbricanti e commercianti di tele per la casa e biancheria. È soprattutto patrona delle madri di famiglia, delle vedove, delle partorienti, è invocata nei parti difficili e contro la sterilità coniugale . 3
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I L PESCATORE
LE PIETRE DELLA VITA Un esperto in time management, tenendo un seminario ad un gruppo di studenti, usò un’illustrazione che rimase per sempre impressa nelle loro menti. Per colpire nel segno il suo uditorio di menti eccellenti, propose un quiz, poggiando sulla cattedra di fronte a se’ un barattolo di vetro, di quelli solitamente usati per la conserva di pomodoro. Chinatosi sotto la cattedra, tiro’ fuori una decina di pietre, di forma irregolare, grandi circa un pugno, e con attenzione, una alla volta, le infilo’ nel barattolo. Quando il barattolo fu riempito completamente e nessun’altra pietra poteva essere aggiunta, chiese alla classe: - “Il barattolo e pieno?”. - Tutti risposero di si’. - “Davvero?”. Si chino’ di nuovo sotto il tavolo e tiro’ fuori un secchiello di ghiaia. Verso’ la ghiaia agitando leggermente il barattolo, di modo che i sassolini scivolassero negli spazi tra le pietre. Chiese di nuovo, - “Adesso il barattolo e’ pieno?”. A questo punto, la classe aveva capito. - “Probabilmente no” rispose uno. - “Bene” replico’ l’insegnante. Si chino’ sotto il tavolo e prese un secchiello di sabbia, la verso’ nel barattolo, riempiendo tutto lo spazio rimasto libero. Di nuovo, - “Il barattolo e’ pieno?”. - “No!” rispose in coro la classe. - “Bene!” riprese l’insegnante. Tirata fuori una brocca d’acqua, la verso’ nel barattolo riempiendolo fino all’orlo. - “Qual e’ la morale della storia?”, chiese a questo punto. Una mano si levo’ all’istante “La morale e’: non importa quanto fitta di impegni sia la tua agenda, se lavori sodo ci sarà sempre un buco per aggiungere qualcos’altro!”. - “No, il punto non e’ questo”. “La verità che questa illustrazione ci insegna e’: se non metti dentro prima le pietre, non ce le metterai mai.” Quali sono le “pietre” della tua vita? I tuoi figli, i tuoi cari, il tuo grado di istruzione, i tuoi sogni, una giusta causa. Insegnare o investire nelle vite di altri, fare altre cose che ami, avere tempo per te stesso, la tua salute, la persona della tua vita. Ricorda di mettere queste “pietre” prima, altrimenti non entreranno mai. Se ti esaurisci per le piccole cose (la ghiaia, la sabbia), allora riempirai la tua vita con cose minori di cui ti preoccuperai non dando mai veramente “quality time” alle cose grandi e importanti (le pietre). Questa sera, o domani mattina, quando rifletterai su questa storiella, chiediti: “Quali sono le ‘pietre’ nella mia vita?” Metti nel barattolo prima quelle.
Sul molo di un piccolo villaggio messicano, un turista americano si ferma e si avvicina ad una piccola imbarcazione di un pescatore del posto. Si complimenta con il pescatore per la qualità del pesce e gli chiede quanto tempo avesse impiegato per pescarlo. Il pescatore risponde: ‘Non ho impiegato molto tempo’ e il turista: ‘Ma allora, perchè non è stato di più, per pescarne di più?’ Il messicano gli spiega che quella esigua quantità era esattamente ciò di cui aveva bisogno per soddisfare le esigenze della sua famiglia. Il turista chiese: ‘Ma come impiega il resto del suo tempo?’ E il pescatore: ‘Dormo fino a tardi, pesco un po’, gioco con i miei bimbi e faccio la siesta con mia moglie. La sera vado al villaggio, ritrovo gli amici, beviamo insieme qualcosa, suono la chitarra, canto qualche canzone, e via così, trascorro appieno la vita.’ Allorchè il turista fece: ‘La interrompo subito, sa sono laureato ad Harvard, e posso darle utili suggerimenti su come migliorare. Prima di tutto dovrebbe pescare più a lungo, ogni giorno di più. Così logicamente pescherebbe di più. Il pesce in più lo potrebbe vendere e comprarsi una barca più grossa. Barca più grossa significa più pesce, più pesce significa più soldi, più soldi più barche… Potrà permettersi un’intera flotta! Quindi invece di vendere il pesce all’uomo medio, potrà negoziare direttamente con le industrie della lavorazione del pesce, potrà a suo tempo aprirsene una sua. In seguito potrà lasciare il villaggio e trasferirsi a Mexico City o a Los Angeles o magari addirittura a New York! Da lì potrà dirigere un’enorme impresa!’ Il pescatore lo interruppe: ‘Ma per raggiungere questi obiettivi quanto tempo mi ci vorrebbe?’ E il turista: ‘20, 25 anni forse’ quindi il pescatore chiese: ‘….e dopo?’ Turista: ‘ Ah dopo, e qui viene il bello, quando il suoi affari avranno raggiunto volumi grandiosi, potrà vendere le azioni e guadagnare miliardi!’ E il pescatore:’miliardi? e poi?’ Turista: ‘Eppoi finalmente potrà ritirarsi dagli affari e andare in un piccolo villaggio vicino alla costa, dormire fino a tardi, giocare con i suoi bimbi, pescare un po’ di pesce, fare la siesta, passare le serate con gli amici bevendo qualcosa, suonando la chitarra e trascorrere appieno la vita’
Piccole storie per riflettere
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Le
Da 5 secoli a servizio del Papa
guardie svizzere che prestano servi‐ zio nella Città del Vaticano provengono tutte dalla Con‐ federazione elvetica. La data di fondazione del Corpo delle Guardie sviz‐ zere viene considerata il 21 gennaio 1506, quando 150 soldati svizzeri giunsero a Roma per mettersi al servizio di papa Giulio II, che li benedisse solennemente. Alcuni anni dopo, in occasione del sacco di Roma (1527) da parte delle truppe imperiali di Carlo V, le guardie svizzere dimostraro‐ no la loro devozione al pontefice com‐ battendo eroicamente in sua difesa: ne morirono 147; soltanto 42 poterono salvarsi rifugiandosi con il papa Cle‐ mente VII in Castel Sant’Angelo. Per potersi arruolare in questo corpo militare, che forse è il più vecchio del mondo, bisogna essere cittadini svizzeri, cattolici, celibi e in età compre‐ sa tra i 19 e i 30 anni, avere un’ottima reputazione, una buona costituzio‐ ne fisica e un’altezza minima di 174 cm. La Città del Vaticano è lo Stato indipendente più piccolo del mondo e il suo esercito è il più piccolo esistente. La Guardia svizzera è infatti compo‐ sta di soli 100 uomini. Con la loro celebre divisa a strisce verticali gialle, rosse e blu e con l’elmo a due punte sormontato da un pennacchio rosso, le Guardie svizzere assicurano il servizio d’ordine durante le cerimonie religiose e le udienze del Papa. Inoltre montano la guardia agli ingressi del Vaticano e del palazzo pontificio, oltre che davanti all’appartamento papale. Il loro compito principale è infatti quello di vigilare sulla sicurezza del Papa, che è il loro comandante in capo.
La divisa
Una guardia svizzera ha raccontato che Papa Francesco, uscendo dalla camera del suo appartamento dopo la sua prima notte al Palazzo Apostolico, l’ha incontrata e gli ha chiesto se avesse passato lì tutta la notte. Quando la guardia ha risposto “Si” per via del turno di sorveglianza, il Papa è rientrato nella sua stanza, ha preso una sedia, una merendina e l’ha data al giovane. E’ poi rientrato nella sua camera, non prima di aver pregato la guardia che se avesse avuto bisogno di qualcosa bastava che gli bussasse.
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Quando giunse al suo cospetto la suora, 1515-2015 a mani giunte e un’espressione ieratica, Nel 1500 a Roma non c’eraFilippo si sedette e, stese le gambe, dis500 anni fa nasceva no scuole, ma abbondava la se: “Toglietemi le scarpe!”. Indignata miseria e torme di ragazzini per il trattamento, la suora restò ferma e abbandonati a se stessi, lalo guardò ma il santo non aggiunse aldruncoli laceri e sempre affamati, affollavano le strade cercando di borseggiare tro: riprese il mantello e tornò a Roma a riferire al Papa che, secondo lui, una persona che non ha l’umiltà qualche passante o di sgraffignare qualcosa da mandi mettersi al servizio di chi ha bisogno, non può essegiare dai banchi del mercato. Colto, appassionato di Dio (si racconta che nella sua prima estasi il cuore gli re una santa. si dilatò nel petto rompendogli due costole) e sempre di buonumore, giunse a radunarli intorno a sé un gio- I DANNI DEL CHIACCHIERICCIO Un giorno, una nota chiacchierona, andò a confessarsi vane fiorentino di buona famiglia che a Firenze era nato il 21 luglio 1515. “Pippo buono”, come era chia- da San Filippo Neri. Il confessore ascoltò attentamente e poi le assegnò questa penitenza: “Dopo aver spenmato da tutti, diede loro un tetto e una famiglia e nato una gallina dovrai andare per le strade di Roma e mendicò nelle strade perchè avessero da mangiare, istruendoli attraverso il canto e la catechesi nella co- spargerai un po' dappertutto le penne e le piume della gallina! Dopo torna da me!”. La donna, abbastanza noscenza di Dio . A 500 anni dalla nascita di san Filippo Neri (la cui memoria liturgica ricorre il 26 mag- sconcertata, eseguì questa strana penitenza e tornò dal santo come richiesto. “La penitenza non è finita! – gio) non si è ancora spenta l’eco della sua risata di grande burlone che portava il cuore di piccoli e grandi disse Filippo - Ora devi andare per tutta Roma a raca Dio attraverso la gioia e lo stare allegri nella sempli- cogliere le penne e le piume che hai sparso!”. “Ma è cità, così come alcuni aneddoti famosi che lo ebbero impossibile!”, rispose la donna. “Anche le chiacchiere che hai sparso per tutta Roma non si possono più racprotagonista. cogliere! – replicò Filippo Neri - Sono come le piume e le penne di questa gallina che hai STATE BUONI… SE POTETE! sparso dappertutto! Non c’è rimedio Filippo voleva che i suoi ragazzi creANEDDOTI per il danno che hai fatto con le tue scessero nella gioia e cantando: tutt’alchiacchiere!”. tro stile rispetto alla severità e all’uso del bastone che si ritenevano fossero PREFERISCO IL PARADISO! necessari all'epoca per educare i giovaIn molti ricorderanno la fiction del ni. “Figlioli – diceva – state allegra2010 sulla vita di san Filippo Neri mente: non voglio nè scrupoli, nè macon protagonista l’attore Gigi linconie, mi basta che non facciate Proietti: “Preferisco il Paradiso”. peccato”. La sua frase ricorrente Però forse non tutti sanno da dove (diventata il titolo di un film musicale deriva questo titolo. La leggenda del 1983 con Johnny Dorelli) era: dice che al santo, amico non solo “State buoni…se potete!” che in romadei ragazzi di strada e della povera nesco suona “State bboni (se potegente, ma anche di pontefici e cardite...)!”. E sempre in romanesco era annali (in particolare il cardinale di che la frase che indirizzava ai ragazzi Milano Carlo Borromeo) che spesso quando gli facevano perdere la pazienricorrevano ai suoi consigli, fosse za ma…correggendo il tiro all’ultimo stato proposto di diventare a sua con l’auspicio di poter ricevere la covolta cardinale. Ma Filippo, che trarona del martirio: “Te possi morì amlasciò sempre nella sua vita le ricmazzato... ppe' la fede!" chezze materiali e qualsiasi privilegio, rispose appunto: “Preferisco il Paradiso!”. MENDICANTE PER AMORE Filippo cercava di provvedere ai suoi ragazzi in tutti i modi possibili e non esitava a bussare alle porte dei palazzi dei ricchi per farsi dare un aiuto. Si narra che S. Filippo Neri, sacerdote una volta, un ricco signore, infastidito dalle sue richieNasce il 21 luglio 1515 a Firenze. Educato dai domenicani ste, gli diede uno schiaffo. Il santo non si scompose: di Firenze, collabora con lo zio commerciante ma, nel “Questo è per me - disse sorridendo - e ve ne ringra1535, rinuncia alla vita professionale e si reca a Roma. zio. Ora datemi qualcosa per i miei ragazzi”.
SAN FLIPPO NERI
Una vita ascetica e molte esperienze mistiche caratterizzano la vita di Filippo in questo periodo. Ordinato sacerdote, TOGLIETEMI LE SCARPE! fonda nel 1548 una comunità di sacerdoti per la cura dei E’ chiaro che per san Filippo l’umiltà fosse la virtù pellegrini a Roma e per gli ammalati. Vive a lungo a Roprincipale, specialmente per un uomo o una donna ma, nei pressi della chiesa di S. Maria in Vallicella, da lui consacrata a Dio. C'era ai suoi tempi una religiosa che restaurata ed ingrandita, e detta anche la “Chiesa Nuova”. godeva di grande notorietà poiché si diceva avesse estasi e rivelazioni. Un giorno il Papa mandò proprio La fama di Filippo si estende presto in tutta Roma ed egli “Pippo bono” a verificare la santità della suora che si diventa un confessore molto richiesto e consigliere ambito da papi e cardinali. Ha molto successo anche con i bambitrovava in un convento nei pressi di Roma. Mentre Filippo era in cammino un violento temporale trasfor- ni, grazie al suo carattere allegro. Muore il 26 maggio 1595 a Roma ed è sepolto nella Chiesa di S. Maria in Vallicella. mò in fango la strada così che il santo arrivò a destiE' uno dei patroni di Roma. nazione conciato male e con le scarpe tutte lorde.
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Gli italiani di Craiova Fine ‘800 inizio ‘900 ...I lavoratori qualificati italiani arrivano in Romania alla fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo attratti dagli alti stipendi e dalla possibilità di fare buoni affari. In questo periodo si verifica la presenza di un gran numero di lavoratori specializzati nel campo dello sfruttamento forestale e delle costruzioni. Lo sfruttamento forestale e la lavorazione del legno sono i due settori che hanno utilizzato al massimo la manodopera straniera. Nel settore dei lavori pubblici la manodopera straniera è stata usata soprattutto per la costruzione delle ferrovie, delle strade e dei ponti. Ma su quest’aspetto la Romania non è stato l’unico paese, anche in altri paesi dell’Europa sono stati assunti lavoratori specializzati e artigiani stranieri per la costruzione degli sterrati delle ferrovie. Fin dall’inizio del suo mandato, Carol I ha voluto dotare il Paese di una vasta rete di linee ferroviarie. Nel 1868 è entrata in vigore la legge ideata da lui per la costruzione e lo sfruttamento delle ferrovie, la linea Suceava – Iasi – Roman essendo concessa alla compagnia austriaca Offenheim e la linea Roman – Bucarest – Varciorova a quella tedesca Straussberg. Quest’ultima ha assunto anche lavoratori italiani. Nel 1898 l’ingegniere responsabile dei lavori per la linea Caineni – Ramnicu Valcea si è messo d’accordo con l’operaio italiano Miscetti Pasquale per far arrivare dall’Italia venticinque operai, di cui aveva bisogno per concludere i lavori. Ma lui porta in Romania centotrentuno persone bisognose di lavorare, tanti di questi si vedono invece costretti a far ritorno a casa perché non c’era lavoro per tutti. Nel 1892 vengono impiegati duecentocinque operai italiani specializzati per la linea Craiova – Calafat. L’esigenza sempre più grande di legno, a livello nazionale, da utilizzare per le traverse delle ferrovie, per i cantieri navali, per le cartiere e i mobilifici, alla quale si aggiunge anche la grande richiesta di legname, a livello europeo, ha provocato un’enorme campagna di diboscamento e trasporto del legname verso i centri di lavorazione. I grossi e rapidi redditi ottenuti dallo sfruttamento e dalla lavorazione del legno hanno accelerato l’ingresso dei monopoli stranieri nel settore forestale. In questo periodo sono nate grandi compagnie che hanno ottenuto il diritto di sfruttare le foreste statali e private, per esempio: le ditte Gaetz – Negoiu, Lotru, SA Ungaro – Romena. Le ditte straniere assumevano operai dall’estero, come ad esempio la ditta Oltul che sfruttava le foreste della regione Oltenia, nel 1905 era autorizzata a portare operai dall’estero. Nel marzo 1913 la stessa società chiede il permesso di soggiorno per motivi di lavoro per ottocento lavoratori, tra cui anche italiani provenienti dal Nord Italia. Nel frattempo le richieste di legname da esportare aumentano, soprattutto sotto forma di tavole di legno prefabbricate. Di conseguenza aumenta la mo7
dernizzazione dei macchinari impiegati nella lavorazione del legno. Nel 1864, l’ingegnere ceco Carol Novac ottiene il monopolio sullo sfruttamento forestale e la lavorazione del legno e sviluppa il trasporto del legno sul fiume Olt (Oltenia). Nel 1883 a Brezoi si costituisce la società Lotru, che aveva come obbiettivi principali lo sfruttamento delle foreste del bacino Lotru e nel 1907 chiede il permesso di soggiorno per duemila operai austro-ungari, italiani e macedoni. Ma il Ministro dell’interno ha concesso soltanto la metà dei permessi richiesti, l’altra metà rimpiazzata da lavoratori locali. Le mansioni degli operai italiani erano abbattere gli alberi con le seghe, trasportare e lavorare il legno. Alcuni di loro avevano contratti di lavoro di cinque mesi all’anno, per il trasporto del legno sull’acqua. All’inizio del XX secolo si eseguono dei lavori per adattare il letto del fiume a questa pratica e migliorare la tecnica del trasporto sull’acqua del legname, con l’introduzione di una zattera guidata da due persone che si servivano di un pezzo di acciaio chiamato spancs per manovrarla. Nel 1904, a Brezoi, l’imprenditore assume quaranta operai italiani per questo lavoro. Nel 1920 dalla fusione di più società nasce la Carpatina Brezoi. Nel 1894 l’italiano Olivotto, sposato con Maria Roselini di Udine, trova lavoro nella zona forestale Brezoi come guardiano e ulteriormente come mastro. Sono stati tanti lavoratori italiani che hanno trovato lavoro in questa zona del distretto Valcea, ma a differenza degli agricoltori, quando è calato il lavoro sono tornati nel loro paese, assieme agli ingegneri e ai mastri. Gli operai specializzati italiani hanno eccelso nei lavori pubblici, la città di Craiova abbonda in costruzioni progettate e costruite da loro. Perresutti Giovanni Battista è stato un ingegnere e costruttore, nato nel 1880 a Pinzano al Tagliamento in Italia ed è morto nel 1953 a Craiova. Ha studiato a Udine e si è laureato come ingegnere in costruzioni all’Università di Padova. A Craiova ha fondato una scuola di costruzioni pubbliche, con lavoratori italiani, per formare muratori e carpentieri romeni. Esistono dei bellissimi palazzi costruiti dagli ingegneri Perresutti e Dalla Barba. Nel 1900 Craiova era la città più ricca dell’Oltenia ed i costruttori italiani erano molto richiesti. Gli imprenditori italiani Olivero e Albertozzi lavoravano con muratori, carpentieri e scalpellatori italiani. Il Palazzo amministrativo e la Banca commerciale di Craiova sono stati progettati dagli architetti italiani Vignali e Gambara e costruiti da squadre di lavoratori italiani. I palazzi Davidedescu e Vorvoreanu sono stati costruiti da italiani portati al lavoro dall’imprenditore italiano Pasuttini. Il ponte di metallo sul fiume Jiu che ha sostituito quello vecchio di legno è stato lavorato dal carpentiere italiano Zampol Celeste. Gli operai specializzati italiani hanno portato con loro sul territorio romeno anche mestieri sconosciuti fino a quel momento: fonditore di candele, tavoliere, litografo.
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LITURGIA EUCARISTICA LETTURE: 2Re 4,42-44 Sal 144 Ef 4,1-6 Gv 6,1-15 C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi. A. E con il tuo spirito. ATTO PENITENZIALE C. Il Signore Gesù, che ci invita alla mensa della Parola e dell’Eucaristia, ci chiama alla conversione. Riconosciamo di essere peccatori e invochiamo con fiducia la misericordia di Dio. (Breve pausa di silenzio) C.Signore, che chiami a te tutti coloro che sono affaticati e oppressi, abbi pietà di noi. Signore, pietà. Cristo, che hai dato ai tuoi apostoli le chiavi del regno dei cieli per legare e per sciogliere, abbi pietà di noi. Cristo, pietà. Signore che fai consistere tutta la legge nell’amore di Dio e del prossimo, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A. Amen. GLORIA A DIO NELL’ALTO CIELI e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen. COLLETTA C. O Padre, che nella Pasqua domenicale ci chiami a condividere il pane vivo disceso dal cielo, aiutaci a spezzare nella carità di Cristo anche il pane terreno, perché sia saziata ogni fame del corpo e
dello spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura Dal secondo libo dei Re In quei giorni, da Baal-Salisà venne un uomo, che portò pane di primizie all’uomo di Dio: venti pani d’orzo e grano novello che aveva nella bisaccia. Eliseo disse: «Dallo da mangiare alla gente». Ma il suo servitore disse: «Come posso mettere questo davanti a cento persone?». Egli replicò: «Dallo da mangiare alla gente. Poiché così dice il Signore: “Ne mangeranno e ne faranno avanzare”». Lo pose davanti a quelli, che mangiarono e ne fecero avanzare, secondo la parola del Signore. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE R. Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente. Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli. Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza. R/. Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa e tu dai loro il cibo a tempo opportuno. Tu apri la tua mano e sazi il desiderio di ogni vivente. R/. Giusto è il Signore in tutte le sue vie e buono in tutte le sue opere. Il Signore è vicino a chiunque lo invoca, a quanti lo invocano con sincerità. R/. Seconda Lettura Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio Canto al Vangelo
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R. Alleluia, alleluia. Un grande profeta è sorto tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo. R. Alleluia. † Vangelo Dal vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo. Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza
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discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Gesù ha moltiplicato il cibo per compassione verso le persone che lo seguivano e che erano affamate. Preghiamo il Padre perché la nostra vita sia coerente con ciò che Gesù ci ha insegnato a vivere. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore. 1. Per la Chiesa e i suoi testimoni: sappiano denunciare l'ingiustizia di un sistema economico che rende i ricchi sempre più ricchi e porta all'indigenza coloro che non hanno risorse, preghiamo. 2. Per quanti hanno l'incarico di governare: si distinguano per il disinteresse e per la dedizione al loro compito di servizio alla società civile, proponendosi anche come esempio di vita, preghiamo. 3. Per i popoli tormentati dalla guerra e dalla fame: gli organismi internazionali e la sensibilità dell'opinione pubblica impediscano il proliferare della violenza e delle ingiustizie, preghiamo. 4. Per la nostra comunità, perché la condivisione dello stesso pane e la celebrazione dell'Eucaristia unisca tutti noi, nella condivisione dei nostri doni e carismi, preghiamo. C. Signore, aiutaci a continuare con la nostra vita cristiana il miracolo che tu hai operato in favore di tutti gli uomini, affamati della tua Parola. Tu sei Dio e vivi e regni nei secoli dei secoli.
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Amen. LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Accetta, Signore, queste offerte che la tua generosità ha messo nelle nostre mani, perché il tuo Spirito, operante nei santi misteri, santifichi la nostra vita presente e ci guidi alla felicità senza fine. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. C. È veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare a te l'inno di benedizione e di lode, Dio onnipotente ed eterno, dal quale tutto l'universo riceve esistenza, energia e vita. Ogni giorno del nostro pellegrinaggio sulla terra é un dono sempre nuovo del tuo amore per noi, e un pegno della vita immortale, poiché possediamo fin da ora le primizie del tuo Spirito, nel quale hai risuscitato Gesù Cristo dai morti e viviamo nell'attesa che si compia la beata speranza nella Pasqua eterna del tuo regno. Per questo mistero di salvezza, insieme agli angeli e ai santi, proclamiamo a una sola voce l'inno della tua gloria: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli. DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta.. DOPOLAPREGHIERAEUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. Amen
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A. P A D R E NO S T R O Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C. Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C O Dio, nostro Padre, che ci hai dato la grazia di partecipare al mistero eucaristico, memoriale perpetuo della passione del tuo Figlio, fa' che questo dono del suo ineffabile amore giovi sempre per la nostra salvezza. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio
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martedì 28 luglio 1914 (101 anni fa) Scoppia la Grande Guerra: Un mese dopo l’assassinio a Sarajevo dell'arciduca d'Austria Francesco Ferdinando e di sua moglie Sofia Chotek, per mano del rivoluzionario bosniaco Gavrilo Princip, l'Austria dichiara guerra alla Serbia. Quella che inizialmente appare come una crisi isolata, si trasforma in poco tempo nel più grande e drammatico conflitto della storia, noto come Prima guerra mondiale. Vari fattori concorrono a far precipitare gli eventi: la forte ostilità tra Francia e Germania; la frenetica corsa agli armamenti tra il 1908 e il 1913; la rivalità tra le potenze colonialiste. Sul campo si danno battaglia i grandi imperi centrali (Germania, Austria-Ungheria, Impero Ottomano e Bulgaria) e le potenze alleate (Francia, Regno Unito, Impero Russo, Serbia). Con queste ultime si allea a guerra in corso l'Italia, dopo un aspro dibattito interno tra interventistie neutralisti che spaccherà in due l’opinione pubblica. L'entrata in guerra avviene con il patto di Londra del 26 aprile 1915; un mese dopo iniziano i primi scontri sul versante alpino tra l'esercito italiano, guidato dal generale Luigi Cadorna, e quello tedesco. Due anni più tardi, l'ingresso degli Stati Uniti fa definitivamente pendere le sorti del conflitto a favore delle potenze alleate. La guerra termina l'11 novembre del 1918 con un bollettino spaventoso: oltre 9 milioni di vittime militari, circa 7 milioni di vittime civili provocate sia dagli scontri, sia dalle gravi carestie e malattie che ne derivarono. Accanto alle morti e alle mutilazioni provocate dai nuovi armamenti ultramoderni (compaiono per la prima volta carri armati, lanciafiamme, mitragliatrici e gas tossici), vanno ricorI SANTI DELLA dati veri e propri crimini di guerra commessi nei confronti deSETTIMANA gli ebrei, degli armeni e del popolo belga. Ss. Gioacchino e Anna DOM.26 LUN. 27
S. Natalia
MART.28
Ss. Nazario e Celso
MERC.29
S. Marta
GIOV.30
S.Pietro Crisologo
VEN.31
S. Ignazio di Loyola
SAB. 01 S. Alfonso Maria De Liguori Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp
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C6 7: Chiesa romano-cattolica dei Piaristi. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: veresstelian@yahoo.com Domenica alle ore 12,00
B : Preasfantul Mantuitor
(Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balcescu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./ fax: 021-314.18.57, don Roberto Polimeni, Tel:0770953530
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mail: polimeni.roberto@yahoo.com; polimeni.rober A69 I 6+ : Domenica ore 11:00 nella Chieto70@gmail.com; Tel 0040 756066967. Trasmessa sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don in diretta su www.telestartv.ro Horvath Istvan , tel 0745 020262 Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul *°* "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari. T+;+ < : Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi*°* na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. I +: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domenica ore 18:00. Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica Mail:parohiafabric@googlemail.com ore 9,30, Don Alessandro Lembo *°* Tel 0749469169 Mail: Alelembo73@gmail.com
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