In sinergia con Fondazione. Migrantes
ADESTE n°39/ ANNO 4°-27.09.2015
Papa Francesco a Obama: "Qui da figlio di migranti" "Signor presidente, le sono profondamente grato per il benvenuto che mi ha rivolto a nome di tutti gli americani. Quale figlio di una famiglia di migranti sono felice di essere ospite in questa nazione che in gran parte fu edificata da famiglie come la mia". Queste le prime parole del Pontefice al
Visita alla Casa Bianca ————————— Discorso al Congresso
presidente americano nel discorso tenuto alla Casa Bianca
Obama al Papa: "Esempio vivente degli insegnamenti di Gesù" "Con
la sua umiltà, la sua grazia e la sua semplicità abbiamo di fronte l'esempio vivente degli insegnamenti di Gesù": questo l'omaggio a papa Francesco nelle parole di Barack Obama, durante il discorso alla Casa Bianca. "Un leader la cui
autorità morale si realizza non solo nelle parole ma nei fatti"
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a prima volta di un Papa a Capitol Hill: nel mondo dilaniato da conflitti e fondamentalismo non bisogna semplificare la realtà vedendo solo buoni o cattivi. La politica non sia sottomessa all'economia e alla finanza. Non spaventiamoci per il numero di immigrati ma guardiamo i loro volti. La vita umana va difesa «in ogni fase del suo sviluppo», la pena di morte abolita. Bisogna far di più per combattere la povertà e fermare il commercio delle armi. È necessario aiutare la famiglia «minacciata, forse come mai in precedenza»
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U
na bambina messicana di 5 anni anni elude la sicurezza e, con Papa Francesco, voglio dirti che il mio la determinazione dipinta sul volta, consegna una lettera a cuore è triste e mi piacerebbe chiederti Papa Francesco. di parlare con il Presidente e con il Il fatto è successo durante la parata del pontefice sulla Constitution Congresso per mettere in regola i miei genitori, perché ogni giorno sono spaAvenue a Washington mer‐ ventata dal fatto che prima o poi li porcoledì 23 settembre, primo teranno lontano da me. Credo di avere il giorno del viaggio di Bergo‐ diritto di vivere con i miei genitori. Ho il glio negli Stati Uniti. diritto di essere felice. Mio papà lavora ogni giorno in fabbrica per galvanizzare Francesco si trovava sulla pezzi di metallo. Tutti gli immigrati così papamobile decappottabile, come il mio papà hanno bisogno di quequando la piccola Sophie sto Paese. Meritano di vivere con digniCruz ha tentato di raggiun‐ tà. Meritano di vivere con rispetto. Tutti gerlo. Le guardie del corpo meritano una riforma dell'immigrazione, perché è un beneficio per il mio l'hanno fermata, ma il Papa li Paese e perché lavorano duramente racha esortati: "Lasciatela veni‐ cogliendo arance, meloni, carote, cipolre a me". Sophie ci aveva già le, spinaci e altre verdure. provato poco prima al parco dell'Ellipse vicino alla Casa Bianca, ma era stata bloccata. La bimba, con addosso un ve‐ stitino tradizionale ricamato e i capelli raccolti in due trecce ordinate, è stata portata in braccio dal Papa, che l'ha baciata e benedetta. Lei gli ha dato la lettera e una maglietta gialla con la scritta "Salva Dapa, così l'immigrazione potrebbe essere la tua benedizione". La lettera, indirizzata a colui che si definisce "il figlio di una famiglia di migranti", era accompagnata da un dise‐ gno del pontefice per mano di bambini di diverse nazio‐ nalità. "Io e i miei amici ci vogliamo bene a prescindere dal colore della nostra pelle", recita la frase sopra l'imma‐ gine. Sophie, che come la sua sorellina è nata negli Stati Uniti ed è quindi una cittadina americana, è figlia di im‐ migranti messicani che vivono clandestinamente in California. Suo papà, il 36enne Raul Cruz, è venuto negli Usa con la moglie 10 anni fa. "Mia figlia vive con la paura che ci deportino", ha detto l'uomo al Washington Post. La trovata di Sophie, che ha affermato di avere pronta un'altra lettera per Barack Obama, è in realtà stata orga‐ nizzata dall'organizzazione no profit Hermandad Mexicana Transnacional dopo che un'altra bambina era riuscita in un'impresa simile a Roma.
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bero l’immagine di Nostra Signora Santissima Vergine con il bambino Gesù tra le braccia su una piccola tavoletta, e su questa tavoletta alcune lettere grandi che Rodrigo de Hoyos lesse dicevano: “Io sono la Vergine della Carità”, ed essendo i suoi vestiti di stoffa si stupirono che non fossero bagnati, e pieni di piacere ed allegria, tornarono indietro prendendo solo 3 terzi di sale». La statua fu trasferita al paese de El Cobre, cioè dove erano le miniere di rame (in spagnolo cobre) da cui prende il nome. Il suo culto si estese subito per tutta l'isola. Durante la guerra per l’Indipendenza, le truppe si affidarono alla Vergine della Carità. Nel 1915, dopo la guerra di indipendenza, i veterani chiesero al Papa che dichiarasse la Vergine della Carità del Cobre patrona di Cuba. In un documento del 10 maggio 1916 il Cardinale vescovo di Ostia comunicò che Benedetto XV acconsentiva alla richiesta. La Vergine della Carità del Cobre fu dichiarata Patrona della Repubblica di Cuba e fu fissata la sua festività l’8 settembre. Sotto l'altare della Madonna c'è la Cappella dei Miracoli dove si conservano doni offerti alla "Cachita", come affettusamente la chiamano i cubani: tra gli ex voto la medaglia di Ernest Hemingway. I cubani ricordano anche che Carlos Manuel de Céspedes e il generale Calixto García, furono molto devoti alla Madonna della Caridad. Il pr imo dopo l'occupazione di Bayamo si recò in pellegrinaggio al Santuario e rimase in preghiera molto tempo per ringraziare "la grazia della libertà di Cuba". Alla fine del 1895, Calixto García spedì il generale Agustín Cebreco e al suo stato maggiore per celebrare, per la prima volta, la Festa de la "Virgen de Caridad en Cuba Libre". Questo evento è considerato il primo atto ufficiale della nazione cubana indipendente.
Ai
piedi della Madonna della Carità anche Ernest Hemingway lasciò la sua medaglia, ricevuta per il Nobel per la letteratura nel 1954, per ringraziare la Vergine per il riconoscimento al suo romanzo Il vecchio e il mare, che il popolo cubano gli aveva ispirato. Ma nella sacrestia del Santuario di Santiago, nel quale è custodita la statuetta, c'è anche una foto dei fratelli Castro, Fidel e Raul, che la madre portò in segno votivo alla Madonna della carità perché proteggesse i suoi figli. Il Papa, che ha posato al lato della statuetta un portafiori d'argento con i fiori gialli e bianchi del Vaticano, ricorda che Maria è venerata come "Madre della carità e che custodisce la nostra radice e la nostra identità".
La
statuetta, ritrovata in mare nel 1606 da Juan Moreno, schiavo nero, lungo le coste dell'attuale diocesi di Holguin, al Nipe, è alta 60 centimetri. Juan Moreno, raccontò che «Una mattina, essendoci il mare calmo, uscirono da un isolotto francese in cerca di una salina, prima che sorgesse il sole, i suddetti Juan e Rodrigo de Hoyos e questo dichiarante. Imbarcati in una canoa e allontanatisi dall’isolotto francese, avvistarono una cosa bianca sulla spuma dell’acqua e non distinguevano cosa potesse essere, avvicinandosi di più sembrò loro che fossero un uccello e dei rami secchi. Dissero gli Indios “sembra una bambina” e, una volta arrivati, riconob4
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Se la profezia è me ersi in ascolto
Maestro, quell'uomo non è dei nostri... Non importa se è bravo, fa miracoli e dalle sue mani germoglia vita. Ci oscura, ci toglie pubblico, viene da un'altra storia, dobbiamo difendere la nostra. L'istituzione prima di tutto, l'appartenenza prima del miracolo, l'ideologia prima della verità . La risposta di GesÚ, l'uomo senza barriere, è di quelle che possono segnare una svolta della storia: gli uomini sono tutti dei nostri, come noi siamo di tutti. Prima di tutto l'uomo. Quando un uomo muore, non domandarti per chi suona la campana: essa suona sempre un poco anche per te (John Donne). Tutti sono dei nostri. Tutti siamo 'uno' in Cristo GesÚ. Anzi, si può essere di Cristo anche senza appartenere alla sua istituzione, perchÊ la Chiesa è strumento del Regno, ma non coincide con il Regno di Dio, che ha altri confini. Compito dei discepoli non è classificare l'altro, ma ascoltarlo. Profeta è chi ascolta il soffio della primavera dello Spirito, che non sai da dove viene, che non conosce la polvere degli scaffali, la polvere delle frasi già fatte, delle musiche già imparate. Ascoltare la sinfonia del gemito di un bambino: anche questa è profezia. Imparare a sentire e a lasciarsi ferire dal grido dei mietitori defraudati ( Gc 5,4): anche questa è profezia. Ascoltare il mondo e ridargli parola, perchÊ tutto ciò che riguarda l'avventura umana riguarda me: sono un uomo e nulla di ciò che è umano mi è estraneo (Terenzio). Ma l'annuncio di GesÚ è ancora piÚ coraggioso: ti porta dal semplice non sentirti estraneo al gettarti dentro: dentro il grido dei mietitori, dentro lo Spirito dei profeti. Ti porta a vivere molte vite, storie d'altri come fossero le tue. Ti darò cento fratelli, dice, cento cuori su cui riposare, cento labbra da dissetare, cento bocche che non sanno gridare, di cui sarai voce. Il Vangelo termina con parole dure: Se la tua mano, il tuo piede, il tuo occhio ti scandalizzano, tagliali, gettali via. Vangelo delle cicatrici, ma luminose, perchÊ le parole di GesÚ non sono l'invito a un'inutile automutilazione, sono invece un linguaggio figurato, incisivo, per trasmettere la serietà con cui si deve pensare alle cose essenziali. Anche perdere ciò che ti è prezioso, come la mano e l'occhio, non è paragonabile al danno che deriva dall'aver sbagliato la vita. Ci invita il Signore a temere di piÚ una vita fallita che non le ferite dolorose della vita.
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EMIGRAZIONE ITALIANA IN ROMANIA
Ğuan Dolo, di Stalis, emigrante in Romania http://www.pensemaravee.it/ Storie d’altri tempi ma ancora oggi, in altre storie, presenti. boschi dei Carpazi a faticare, lui mi-
1906 nei boschi della Romania. Intorno al 1870 emigrarono dalla nostra Regione (ndr: Friuli) in Romania molti operai; era un’emigrazione stagionale, temporanea o pendolare. Nel primo ventennio del XX° secolo c’erano in Romania oltre 60.000 persone di provenienza del Friuli – Venezia Giulia e del Veneto. Dal nostro mandamento erano per lo più di Gemona del Friuli, Venzone, Buia, Osoppo, Trasaghis, Maiano e Forgaria. Eccovi la storia vera di un tal Ğuan Dolo di Stalis (Borgùt), fratello di Nardin e Vigni. La storia è raccontata dal figlio Benito e dalla nuora Pierina. Ğuan, nato nel 1886, da piccolo è vissuto con i nonni paterni. La madre era andata via da casa, mentre il padre era partito per la guerra in Eritrea. Al rientro dalla guerra il padre era subito emigrato in Romania e non aveva dato più alcuna notizia di sè. In cerca del padre. A 12 anni Ğuan era partito a cercarlo. Lo aveva trovato che faceva una brutta vita “a barabba vie” e lo aiutò a “tornâ a metisi in sest”. Lavorò con lui insieme nel bosco e così riuscirono insieme a rientrare a Gemona. Fecero ritorno diverse volte in Romania anche in compagnia del fratello più giovane Nardin (nella foto aveva 17 anni). Nel bosco in Romania. Ğuan che era uno dei più giovani del gruppo dei boscaioli veniva spesso utilizzato per l’approvvigionamento di acqua e di viveri. Il paese più prossimo era molto distante (un giornata di cammino). La foresta era popolata da orsi, lupi e cinghiali e da piante di enormi dimensioni e percorrerla da solo era una avventura non priva di rischi. Una volta Ğuan si ferì con l’accetta a una gamba, trasportato in ospedale rischiò di morire. Fu salvato provvidenzialmente da un medico italiano incontrato per caso in ospedale. Lavori di grande fatica si effettuavano nel bosco e i boscaioli venivano pagati solo a lavoro finito. Se pioveva per molto tempo il lavoro non fatto doveva essere recuperato anche di notte. L’esbosco delle taglie veniva realizzato mediante scivolamento dei tronchi lungo appositi canali (lisse), poi in acqua (stue) ed infine su carri trainati da cavalli. Ricordi di Ğuan nei boschi d’Europa. Prima della prima guerra mondiale, sui Carpazi, aveva conosciuto diversi boscaioli Ungheresi. Li ha rivisti durante il conflitto tra le fila dell’esercito austroungarico e, dopo la guerra, li ha ritrovati al lavoro nei boschi. Ricordava spesso la frase detta a uno di questi sul fronte “Scjampe se no ti copi”. Ricordava che dopo la guerra, erano stupiti di vederlo lì, sui 6
litare di una nazione vittoriosa e pertanto, pensavano loro, ricca. Lui però rispondeva che era ricco solo di miseria. Raccontava, Ğuan, che era stato anche sul Caucaso a taiâ il bosc. Con lui c’era Francesco Copetti dal Borc di Scugjelârs (un Borec); aveva la gamba di legno e faceva il cuoco. Una volta, sul piroscafo che da Costanza portava ad Odessa sul Mar Nero, col mare in burrasca, Ğuan disse a Checo “Stâ atent, che il mâr uêi al è come il cjaval cal trai”. Sui monti del Caucaso ricordava l’abilità dei cosacchi nel cavalcare a grande velocità nel bosco, senza sella. Nel frattempo la madre si era ricongiunta al padre. Prima di partire per la Francia, sempre come boscaiolo, nel 1928 fece una stagione a Gemona. Essendo un uomo burbero e coraggioso si racconta che andava da solo a fare fieno in prossimità delle Crete Pòrie in Chiampon, luogo di dicerie e paure: si mormorava che, in quei luoghi, gli spiriti dei dannati facevano rotolare i sassi. La paura era tanta che avevano perfino chiamato un esorcista di Venezia per benedire quei posti ed altri (Cuarnan di dentri) ritenuti infausti. Come dicevo, dal 1928 al 1933 Ğuan emigra sempre come boscaiolo capo nell’Alta Savoia, versante francese, a contratto presso un proprietario che era un personaggio influente (deputato) di Francia. Raccontò la storia dell’uccisione di un bracconiere da parte del deputato, che scoperto, si suicidò piuttosto che finire sotto processo. Da quelle parti c’era una clinica per persone ricche; un giorno un degente della clinica gli disse che gli avrebbe dato tutto il suo denaro se poteva avere un quarto della sua salute e prestanza fisica. Ğuan è poi rientrato a Gemona, ha continuato a fare il boscaiolo e il contadino; fino a 75 anni è andato in Cuarnan a fare fieno (la mede). E’ morto nel 1967. La nuora lo ricorda soprattutto per la sua onestà e per aver sempre mantenuto la parola data anche senza firmare contratti (ogni allusione a vicende odierne è del tutto casuale). E’ passato un secolo, dall’inizio della storia. In Romania ci sono ancora alcuni lembi di foreste vergini, studiate da ricercatori di tutto il mondo. Si sente parlare ancora friulano, senza contaminazioni linguistiche, in alcune sperdute e isolate contrade. Molti Rumeni sono in Friuli a cercare maggior fortuna (la storia si ripete all’incontrario). I nemici di un tempo sono Europei e devono decidere cosa diventare da grandi. Sul Caucaso si continua a morire.
C ’ ERA
U N A V O LTA . . . I N
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UNGHERIA
Il dramma ungherese del 1956. L’esodo verso l’Austria per tutto il mese di novembre. A Eisenstadt, nella sola giornata del 4 arrivarono alla stazione ferroviaria oltre cinquemila ungheresi. Piccola avanguardia rispetto ai 200mila ungheresi che trovarono rifugio in Europa dalla guerra in casa Giovanni Punzo: www.remocontro.it
Le
date sanguinose della rivolta ungherese vanno dal 23 ottobre al 4 novembre 1956, ma già dal maggio precedente era iniziato un piccolo esodo dall’Ungheria verso l’Austria perché, leggermente mutato il clima politico interno, erano stati semplicemente rimossi alcuni posti di controllo e ridotto il numero delle guardie di frontiera. Poco o nulla in realtà, ma sufficiente a far filtrare attraverso la cortina di ferro parecchie centinaia di persone e a far attivare da parte della Croce rossa austriaca del Burgenland, la piccola regione al confine ungherese, un minimo di strutture con un certo anticipo nonostante l’ondata di novembre fosse in quel momento imprevedibile. Mano a mano che gli avvenimenti di Budapest andavano verso la loro tragica conclusione, la sola Croce rossa austriaca aveva già predisposto campi ad Eisenstadt e Kaisersteinbruch dove prestavano la loro opera numerosi volontari.
L’agenzia delle Nazioni Unite UNHCR – costituita nel 1951 dopo le drammatiche esperienze della Seconda Guerra mondiale – subì la prima grande prova dalla sua fondazione e fornì un altro dato elaborato però solo dopo un biennio: circa centottantamila casi conosciuti, transitati nella stragrande maggioranza attraverso l’Austria. Altri dati anche se non perfettamente concordanti sono tuttavia eloquenti: basti pensare che nella tranquilla Svizzera che accolse altri rifugiati, nell’agosto 1957, a dieci mesi dall’inizio della crisi, il numero di quelli in attesa di una soluzione o di un altro visto, era di circa diecimila. Anche confrontando i dati con attenzione, i numeri restano indubbiamente spaventosi e soprattutto concentrati in un solo mese, pr ima cioè che le fr ontier e tornassero ad essere impenetrabili.
Il primo segnale dell’esodo che sarebbe durato per tutto il mese di novembre, con altri episodi fino a gennaio 1957, avvenne ad Eisenstadt, cittadina famosa fino a quel momento solo per il musicista Franz Joseph Haydn. Nella sola giornata del 4 arrivarono alla stazione ferroviaria oltre cinquemila ungheresi. Tra essi i numerosissimi feriti che furono subito trasportati a Vienna. Si trattava di una piccola avanguardia, perché – quando si tirarono le somme – una stima realistica totale dei profughi riparati in Austria si aggirava intorno alle duecentomila unità. Nei mesi successivi il nuovo governo ungherese appoggiato dai sovietici pubblicò una statistica sui «controrivoluzionari espatriati illegalmente» nel mese di novembre stimandone il numero intorno ai centoventimila: anche se non fornisce la controprova esatta, il dato conferma comunque l’altissimo numero di espatriati in poco tempo e in condizioni affatto normali.
Ovvio che la vicenda col tempo fu anche mitizzata e – non senza una certa retorica – si parlò delle ‘braccia aperte dell’Austria’. Resta il fatto che il giovane segretario di stato austriaco Bruno Kreisky già dal 16 novembre ammonì che l’Austria avrebbe incontrato enormi difficoltà nell’affrontare da sola l’emergenza e sarebbero state necessarie un’ampia mobilitazione interna e la collaborazione agli stati europei non direttamente coinvolti. Con rapidità fu allora istituito un comitato nazionale per l’Ungheria e bandita una raccolta di fondi che ebbe uno straordinario successo. Meno aiuti vennero invece dall’estero. Tra mito e realtà dall’esperienza austriaca di quasi sessant’anni addietro, emersero dunque quasi tutti gli aspetti dei quali si dovrebbe tenere conto in una complessa e vasta emergenza umanitaria, compresa la volontà politica di agire o meno. 7
Quarta Parte
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E
cco 30 cose che devi iniziare a fare per te stesso, che abbracciano una serie di atteggiamenti umani salutari. Che ne dici di metterli in pratica?
U) *+,,-./0-)12: 3-.34 5/ 6/6-.- +) 7+)12 48 ,/2.)2, 7-. +) 0-*-! 25. INIZIA A DIRE DI PIÙ COME TI SENTI Se stai soffrendo, datti lo spazio e il tempo necessari per provare il dolore, ma sii aperto al riguardo. Parla con le persone che ti sono più vicine. Dì loro la verità su come ti senti. Lasciale ascoltare. Il semplice atto di sfo-
garti è il primo passo per sentirti bene di nuovo. 26. INIZIA AD ASSUMERTI PIENA RESPONSABILITÀPER LA TUA VITA Sii responsabile per le tue scelte e per i tuoi errori, e sii disposto a prendere le misure necessarie per migliorare in base a questi. O ti assumi la responsabilità della tua vita, o lo farà qualcun altro. E quando lo farà qualcun altro, diventerai uno schiavo delle sue idee e dei suoi sogni anziché un pioniere dei tuoi sogni. Sei l'unico che possa controllare direttamente il risultato della tua vita. E no, non sarà sempre facile. Ogni persona ha una marea di ostacoli davanti, ma devi assumerti la responsabilità della tua situazione e superare questi ostacoli. Optare per il contrario è scegliere una vita di mera sussistenza.
27. INIZIA A NUTRIRE I TUOI RAPPORTI PIÙIMPORTANTI Porta nella tua vita, e in quella di chi ami, vera e onesta allegria con il semplice atto di dire regolarmente a queste persone quanto significano per te. Non puoi essere tutto per tutti, ma puoi essere tutto per alcune persone. Decidi quali sono queste persone nella tua vita e trattale con regalità. Ricordati, non hai bisogno di un certo numero di amici, ma solo degli amici sui quali puoi contare.
28. INIZIA A CONCENTRARTI SULLE COSE CHE PUOI CONTROLLARE Non puoi cambiare tutto, ma puoi sempre cambiare qualcosa. Sprecare il tuo tempo, il tuo talento e la tua energia emotiva con cose che sono al di là del tuo controllo è una ricetta per la frustrazione, la miseria e la stagnazione. Investi le tue energie nelle cose che puoi controllare e agisci al riguardo ora.
29. INIZIA A CONCENTRARTI SULLA POSSIBILITÀ DI RISULTATI POSITIVI La mente deve credere di poter fare qualcosa prima che sia davvero capace di farla. Il cammino per superare i pensieri negativi e le emozioni distruttive è sviluppare emozioni positive che siano più forti e più potenti. Ascolta la tua voce interiore e sostituisci i pensieri negativi con quelli positivi. Indipendentemente da come sembra la situazione, concentrati su ciò che vuoi che succeda, e poi compi il prossimo passo positivo. No, non puoi controllare tutto ciò che ti accade, ma puoi controllare il modo in cui reagisci alle cose. La vita di tutti ha aspetti positivi e negativi. A lungo termine, il fatto di essere o meno felice e di avere o meno successo dipende molto da quali sono gli aspetti sui quali ti concentri maggiormente nella vita.
30. INIZIA A CAPIRE QUANTO SEI RICCO ORA Henry David Thoreau ha detto: “La ricchezza è la capacità di sperimentare la vita pienamente”. Anche quando i tempi sono difficili, è sempre importante mantenere le cose in prospettiva. Non sei andato a dormire affamato la notte scorsa. Non hai dormito per strada. Puoi scegliere quali vestiti indossare oggi. Non ti sei stancato oggi. Non hai passato un minuto in preda alla paura. Hai accesso all'acqua potabile. Hai accesso alle cure mediche. Hai accesso a Internet. Sai leggere. Alcuni potrebbero dire che sei incredibilmente ricco, e allora ricordati di essere grato per tutte le cose che hai. (E, cosa più importante, se ti unisci a Dio e dai un senso spirituale a ciascuno di questi atteggiamenti, l'avventura della vita varrà molto più la pena!!) 8
FINE
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COME SONO IMPORTANTI I NONNI Figure insostituibili capaci di risolvere mille problemi pratici ai genitori di oggi: i nonni non sono più soltanto quelle figure parentali affettuose che amano incondizionatamente i nostri bambini e tramandano storie e saggezza del passato. I nonni vanno a prendere i bimbi a scuola, li accudiscono se sono malati, li accompagnano a nuoto... svolgono quel lavoro che la carenza di strutture e la poca flessibilità lavorativa impedisce ai genitori di svolgere in prima persona. Dal 2005 si celebra l'importanza dei nonni all'interno della famiglia con una ricorrenza tutta dedicata a loro: la festa dei nonni cade il 2 ottobre, data in cui la chiesa cattolica celebra appunto gli Angeli custodi.
ESSERE NONNI VUOL DIRE…... Essere nonni vuol dire... accorgerti che qualcuno, gratuitamente, ti sta regalando il lifting al cuore. Essere nonni vuol dire che...in casa dei nonni si salta, si canta, si balla, si gioca, si coccolano bambini perche' per fortuna ora sono i genitori a dover essere severi!!! w i nipoti! Essere nonni vuol dire…..ricominciare a giocare. Ricominciare a sognare, ricominciare a crescere. Essere nonni vuol dire... ave-
re un cuore per amare tanto, una pazienza che non ha fine, due braccia aperte pronte a coccolare e consolare, e un sorriso per incoraggiare, rasserenare e rassicurare. Essere nonni vuol dire...avere finalmente la liberta' di comportarsi come un bambino. Essere nonni vuol dire... trovare sempre tempo per ascoltare condividere e giocare inventar favole e coccolare sorridere e anche un po' viziare. Essere nonno vuol dire....avere un nipotino che non piange quando gli si rompe un giocattolo perche' "tanto aggiusta il nonno...!" Essere nonno vuol dire...vedere il futuro con ottimismo e il passato con ironia. Essere nonno vuol dire...fare le capriole sul prato con la nipotina (dimenticando di essere un "serioso" professionista. Essere nonni vuol dire... avere la fortuna di poter fare il lavoro piu' bello del mondo, gratificato dai sorrisi piu' piccoli e sinceri. Essere nonno vuol dire...mettermi in ginocchioni con la mia nipotina per vedere una lucertola che scappa, e provare la sua stessa emozione. Essere nonno vuol dire...aver aggiunto vita agli anni e non anni alla vita. Essere nonno vuol dire...avere finalmente la liberta' di comportarsi come un bambino. Essere nonno vuol dire...fare insieme tante cose che la mamma e 9
il papa' non vogliono! Essere nonno vuol dire..giocare con la play station! Essere nonni vuol dire...nascondere una impertinente lacrima di commozione nel sentire: "Nonno, ti voglio tanto bene". Essere nonni vuol dire...Amare Capire Compatire Giocare insieme Scoprire. Essere nonni vuol dire...perdere la testa! Essere nonni vuol dire...avere ancora voglia di giocare agli indiani. Essere nonni vuol dire...essere un grande nonno, ma piccolo come un bambino. Essere nonno vuol dire...giocare come bambini e divertirsi il doppio. Essere nonno vuol dire...donare saggezza e ricevere allegria. Essere nonno vuol dire... un nipotino che ti vuole bene cosi' come sei... perche' sei il suo nonno. Essere nonno vuol dire...avere ogni giorno un'occasione per stupirsi. Essere nonni vuol dire.. essere insegnanti e allievi di tutti i bambini del mondo. Essere nonni vuol dire...sentirsi piacevolmente riciclati", anziani ma di nuovo utili. Essere nonno vuol dire...ricominciare a vedere il mondo a colori. Essere nonno vuol dire.. ritrovare il gusto di giocare! Essere nonno vuol dire.. rinascere, ma per dire sempre si! Essere nonni vuol dire..ripassare le tabelline! Essere nonni vuol dire...ascoltare le fantasie e i desideri dei bambini e trasformarli nella realta' quotidiana. Essere nonno vuol dire...la vita che continua.
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LITURGIA EUCARISTICA LETTURE :Num 11,25-29 Sal 18 Giac 5,1-6 Mc 9,38-43.45.47-48: C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. Fratelli e sorelle, per celebrare degnamente i santi misteri, riconosciamo i nostri peccati. Breve pausa di riflessione C. Signore, che non vuoi la morte del peccatore, ma che si converta e viva, abbi pietà di noi. Signore, pietà. Cristo, che ti sei fatto obbediente fino alla morte per riscattarci dalla disobbedienza del peccato, abbi pietà di noi. Cristo, pietà. Signore, che ci vuoi obbedienti non solo a parole, ma con le opere, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di voi, perdoni i vostri peccati e vi conduca alla vita eterna. A. Amen. GLORIA A DIO NELL’ALTO CIELI e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen. COLLETTA C. O Dio, tu non privasti mai il tuo popolo della voce dei profeti; effondi il tuo Spirito sul nuovo Israele, perché ogni uomo sia ricco del tuo dono, e a tutti i popoli della terra siano annunziate le meraviglie del tuo amore. Per il nostro….
A.
Amen LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura Dal libro dei Numeri In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito. Ma erano rimasti due uomini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento. Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento». Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè, mio signore, impediscili!». Ma Mosè gli disse: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE R.
I precetti del Signore fanno gioire il cuore. La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima; la testimonianza del Signore è stabile, rende saggio il semplice. R/. Il timore del Signore è puro, rimane per sempre; i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti. R/. Anche il tuo servo ne è illuminato, per chi li osserva è grande il profitto. Le inavvertenze, chi le discerne? Assolvimi dai peccati nascosti. R/. Anche dall’orgoglio salva il tuo servo perché su di me non abbia potere; allora sarò irreprensibile, sarò puro da grave peccato. R/. Seconda Lettura Dalla lettera di san Giacomo apostolo Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario dei lavora-
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tori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente. Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio Canto al Vangelo R. Alleluia, alleluia. La tua parola, Signore, è verità; consacraci nella verità. R. Alleluia.
† Vangelo Dal vangelo secondo Marco In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue». Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non crea-
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to, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Invochiamo il Signore perché ci renda capaci di riconoscere e rispettare il bene ovunque si trovi, senza prevenzioni e pregiudizi, da veri discepoli di Cristo. Preghiamo insieme e diciamo: Raccoglici, Signore, nella tua Chiesa. Per i responsabili nel popolo di Dio: ciascuno riconosca l'opera dello Spirito Santo ovunque si manifesta, preghiamo. Per tutti i cristiani: siano pronti a riconoscere in ogni persona la presenza del Signore che offre a tutti il dono della salvezza, preghiamo. Per i seminaristi della nostra Diocesi: perché ogni giorno possano rispondere il loro sì al Padre e con le opere si impegnino a lavorare nella comunità diocesana, preghiamo. Per la nostra comunità : sia capace di riconoscere con gioia l'azione di Dio nelle per-sone di buona volontà che ci vivono accanto, preghiamo. C. O Padre, fa' di noi i testimoni nel mondo del tuo amore; il nostro impegno nel bene sappia suscitare in chi ci incontra amicizia e solidarietà. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. A. Amen
a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Accogli, Padre misericordioso, i nostri doni, e da quest'offerta della tua Chiesa fa' scaturire per noi la sorgente di ogni benedizione. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. C. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Abbiamo riconosciuto il segno della tua immensa gloria quando hai mandato tuo Figlio a prendere su di sé la nostra debolezza; in lui nuovo Adamo hai redento l'umanità decaduta e con la sua morte ci hai resi partecipi della vita immortale. Per mezzo di lui si allietano gli angeli e nell'eternità adorano la gloria del tuo volto. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo……
raci dal male. Amen. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C. Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato.
DOPO LA COMUNIONE C Questo sacramento di vita DOPO LA CONSACRAZIONE eterna ci rinnovi, o Padre, nell'anima e nel corpo, perché, comuC. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Si- nicando a questo memoriale della passione del tuo Figlio, diventiagnore, proclamiamo la tua risurremo eredi con lui nella gloria. Per zione nell’attesa della tua venuta.. DOPOLAPREGHIERAEUCARISTICA Cristo nostro Signore. C. Per Cristo, con Cristo e in Cri- A. Amen. sto, a te Dio, Padre onnipotente, C. Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. nell’unità dello Spirito Santo, ogni A. onore e gloria, per tutti i secoli C. Vi benedica Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. dei secoli. A. Amen A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda A. P A D R E NO S T R O te in pace. Rendiamo grazie a Dio Padre nostro, che sei nei cieli, A. sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua La vecchiaia è la sede volontà, come in cielo così in della sapienza della vita. terra. Dacci oggi il nostro pane LITURGIA EUCARISTICA quotidiano, e rimetti a noi i no(Papa francesco) C. Pregate, fratelli e sorelle, stri debiti come noi li rimettiaperché portando all’altare la gioia mo ai nostri debitori, e non ci e la fatica di ogni giorno, ci dispo- indurre in tentazione, ma libeniamo a offrire il sacrificio gradito
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Anna Magnani
data di nascita: sabato 7 marzo 1908 (107 anni fa) data morte: mercoledì 26 settembre 1973 (42 anni fa) «Lasciamele tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una, che ci ho messo una vita a farmele!». In questa sua frase c'è la vera, grande, anima di Nannarella (suo nome d'arte), che aveva la stessa spontaneità e forza drammatica sul set come nella vita reale. Massima espressione della "romanità" (come lei forse solo Aldo Fabrizi), a Roma venne alla luce e trascorse gran parte della sua vita, fino alla morte nel settembre del 1973. Come tanti cominciò anche lei a teatro, con l'avanspettacolo, passando dal 1934 sul grande schermo con parti secondarie e sette anni dopo con il ruolo di protagonista in Teresa Venerdì di Vittorio De Sica. Ad Hollywood iniziarono ad apprezzarla con la sublime interpretazione di Pina nel capolavoro neorealista di Roberto Rossellini (che le fu compagno di vita per un periodo), Roma città aperta, che le valse il Nastro d'argento e venne premiato alla prima edizione del Festival di Cannes, e successivamente con Bellissima (1951) del grande Luchino Visconti. Affascinato dalle sue qualità recitative il regista Daniel Mann la scritturò per interpretare la giovane immigrata negli USA, Serafina Delle Rose, ne La rosa tatuata. Fu un trionfo per la Magnani, che ricevendo nel 1956 l'Oscar (anticipato dal Golden Globe) come "miglior attrice protagonista", entrò nella storia come prima attrice italiana a conquistare la "statuetta". Anti-diva per eccellenza, pensò a uno scherzo quando glielo comunicarono e rinunciò a partecipare alla grande "notte di Los Angeles". Tra le poche personalità italiane a vedersi dedicata una stella nella celebre Hollywood Walk of Fame, nella sua quarantennale carriera artistica vinse tra gli altri due David di Donatello e una Coppa Volpi (per "L'onorevole Angelina") alla Mostra del Cinema di Venezia del 1947.
I SANTI DELLA SETTIMANA DOM.27
S. Vincenzo de’ Paol1
LUN. 28
S.Venceslao
MART.29 SS.Arc.Michele,Gabriele,Raffaele MERC.30
S. Girolamo
GIOV.01 S. Teresa di Gesù Bambino VEN.02
S.S. Angeli Custodi
SAB. 03
S. Gerardo
Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp
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C6 7: Chiesa romano-cattolica dei Piaristi. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: veresstelian@yahoo.com Domenica alle ore 12,00
B : Preasfantul Mantuitor
(Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balcescu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./ fax: 021-314.18.57, don Roberto Polimeni, Tel:0770953530
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mail: polimeni.roberto@yahoo.com; polimeni.rober A69 I 6+ : Domenica ore 11:00 nella Chieto70@gmail.com; Tel 0040 756066967. Trasmessa sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don in diretta su www.telestartv.ro Horvath Istvan , tel 0745 020262 Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul *°* "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari. T+;+ < : Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi*°* na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. I +: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domenica ore 18:00. Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica Mail:parohiafabric@googlemail.com ore 9,30, Don Alessandro Lembo *°* Tel 0749469169 Mail: Alelembo73@gmail.com
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