Adeste45 domenica 08 novembre 2015c

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IN SINERGIA C O N F O N D A Z I ON E M IGRANTES


ADESTE n°45/ ANNO 4°-08.11.2015

Nella notte di venerdì 30 Novembre un incendio in una discoteca della capitale (Colectiv) ha causato decine di morti, tutti giovanissimi. Il paese è in lutto e si dibatte del perché non era stata rispettata alcuna elementare norma di sicurezza 32 persone hanno perso la vita (un bilancio destinato a salire) e altre 180 sono rimaste ferite a Bucarest, in un incendio che nella notte tra venerdì e sabato ha devastato una discoteca. Da sabato scorso l’intero paese e sotto shock e piange i suoi ragazzi, andati a divertirsi in una discoteca dove hanno invece trovato la morte. Erano circa 400 le persone presenti nel club “Colectiv”, nel centro della capitale, per assistere al concerto rock della band “Goodbye to Gravity” che doveva presentare il suo nuovo album ”Mantras of war”. Entusiasti, felici come ci si sente a 20-30 anni. Chi è riuscito a salvarsi dall’inferno racconta che lo spettacolo prevedeva un momento pirotecnico sul palcoscenico. Poi una scintilla che investe alcuni arredi in polistirolo per l'isolamento fonico del locale. In pochi secondi ha preso fuoco il soffitto. Un solo estintore e un'unica uscita. È stata un'apocalisse. Quando hanno iniziato a staccarsi pezzi di soffitto le fiamme hanno iniziato a bruciare i capelli, i vestiti, i corpi delle persone nel locale. Molti sono caduti a terra intossicati, nella ressa parecchie persone sono state calpestate. Secondo il segretario di stato Raed Arafat, la prima ambulanza è arrivata dopo 11 minuti dalla prima chiamata d'urgenza registrata. In tutto ne sono poi intervenute circa 60. Via vai anche delle autopompe dei vigili del fuoco. Le testimonianze di un'infermiera (Violeta Maria Naca), citata da gran parte della stampa romena, sono drammatiche: “La loro carne si staccava, si aggrappavano ai medici, alle infermiere, si mettevano davanti alle ambulanze per essere portati via e salvati”. A Bucarest il sistema sanitario si è trovato in piena emergenza: ambulanze tutte occupate così come i posti nelle sale operatorie e in terapia intensiva. “Tutto, anche i medici e gli infermieri a disposizione erano insufficienti”, denuncia un medico che ha partecipato al salvataggio. Il sistema sanitario romeno è da anni in difficoltà. Buona parte del suo personale ha infatti deciso di emigrare, dati gli stipendi bassi e la situazione precaria nella quale si trovavano a lavorare. E la frustrazione del non avere i mezzi per salvare il più alto numero di persone è risulta eviden2

te dalle testimonianze di medici, infermieri e vigili del fuoco. Molti dei quali piangevano davanti a giovani con il 70-90% del corpo bruciato, circondati dai genitori dei ragazzi che, secondo alcune testimonianze “baciavano i piedi ai soccorritori” chiedendo loro di salvare i propri figli. Intanto centinaia di persone si sono messe in fila, in piena notte, per donare il sangue. Il presidente della Romania, Klaus Iohannis, si è recato sul luogo della tragedia per deporre un mazzo di fiori e una candela e ha sottolineato che vi è un'alta possibilità che non siano state rispettate le basilari regole di sicurezza. Poi si è recato a visitare alcuni feriti. La procura ha avviato un'indagine per omicidio colposo. Il governo ha invece dichiarato 3 giorni di lutto nazionale (dal 31 ottobre al 2 novembre). Duramente criticato invece, il patriarca ortodosso Daniel, che nemmeno a 48 ore dalla tragedia altro non ha fatto se non emettere un semplice comunicato. In molti si aspettavano più compassione da parte dalla Chiesa. Si è mobilitata invece la gente comune, che ha portato da mangiare ai parenti dei feriti che aspettano nei cortili degli ospedali in attesa di una buona notizia per i loro figli, psicologici che hanno offerto il loro sostegno, e altra solidarietà è arrivata da varie espressioni della società civile. Infine circa 8000 persone hanno partecipato domenica a Bucarest ad una marcia del silenzio. Un tappetto di fiori e candele circondava il luogo della tragedia. Tutti chiedono ora che sia fatta chiarezza su quanto avvenuto e puntano il dito contro “la corruzione che uccide i giovani”. Infatti si ritiene che dietro ai numerosi locali notturni e bar spuntati come funghi nella capitale vi sia il malaffare che, grazie alla corruzione, mira al profitto senza rispettare alcuna regola. Senza o con carte truccate i proprietari dei vari club farebbero quello che vogliono. E i funzionari che dovrebbero controllare non fanno nulla. Secondo il giornale Adevarul oltre il 90% degli spazi con questo tipo di attività, “facendo riferimento in modo esplicito al centro storico di Bucarest”, non rispettano gli standard minimi di sicurezza. Il noto scrittore Mircea Cărtărescu scrive su Facebook che ognuno di quei giovani morti in modo così terribile e assurdo sarebbe potuto essere suo figlio. Cărtărescu ha tenuto a sottolineare poi che “la capitale è una trappola per topi” e se non si rimedia in qualche modo, la prossima volta il numero delle vittime rischia d'essere superiore. (Osservatorio Balcani e Caucaso 2 Novembre 2015)


ADESTE n°45/ ANNO 4°-08.11.2015

UNA STDENTESSA ITALIANA COINVOLTA NELL’INCENDIO DEL CLUB DI BUCAREST

Il

telegramma di cordoglio per i numerosi giovani che hanno perso la vita nel rogo avvenuto venerdì notte in una discoteca nel centro di Bucarest, inviato dal Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin – a nome del Santo Padre Francesco - al Presidente della Repubblica di Romania, S.E. Klaus Werner Iohannis:

S

ono gravi le condizioni di Tullia Ciotola, la 27enne napoletana, unica italiana coinvolta nell’incendio della discoteca a Bucarest, nella notte tra sabato e domenica. La giovane studentessa dell’Orientale era in Romania per il progetto Erasmus e aveva deciso di passare la serata di Halloween al Club Collectiv con alcune colleghe Romene. Le raTelegramma gazze erano insieme ad altri 500 giovani e staA SUA ECCELLENZA IL SIG. KLAUS WERNER IOHANvano assistendo a un concerto di una banda NIS PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI ROMANIA metal, si stavano divertendo. Qualche secondo BUCAREST dopo l’inferno, le fiamme, causate da fuochi di IL SOMMO PONTEFICE ESPRIME PROFONDO DOLO- artificio, divampano, il rogo non risparmia nulla e nessuno. Il bilancio delle vittime è di RE PER IL TRAGICO INCIDENTE AVVENUTO NELLA DISCOTECA DI BUCAREST NEL QUALE HANNO PER- 32 morti e 145 feriti trasportati d’urgenza in ospedale. Tra quelli c’è anche Tullia. Il 50% SO LA VITA TANTI GIOVANI E, NELL’ASSICURARE LA del suo corpo presenta ustioni gravi, i suoi polSUA SPIRITUALE VICINANZA AI FAMILIARI DELLE VIT- moni sono danneggiati, il suo apparato respiraTIME, ALLE AUTORITÀ GOVERNATIVE E ALL’INTERA torio è, infatti, compromesso. Quando è stata NAZIONE, AFFIDA ALLA MISERICORDIA DEL SIGNO- soccorsa la giovane era in stato di shock e vaRE QUANTI SONO DECEDUTI IN COSÌ DRAMMATICI gava alla ricerca dei documenti che sono andati in fiamme. Secondo l'autorità nazionale per EVENTI. le emergenze la maggior parte dei feriti ancora CARDINALE PIETRO PAROLIN SEGRETARIO DI STATO DI ricoverati in ospedale è in stato critico. Anche SUA SANTITÀ le condizioni della studentessa napoletana escludono al momento qualsiasi possibilità di trasferimento dal nosocomio della capitale romena a una struttura ospedaliera italiana. L’ambasciata italiana di Bucarest, dopo aver identificato la ragazza, ha subito informato la famiglia che giunta sul posto ha preferito non divulgare notizie sulla figlia che è intanto ricoverata in prognosi riservata.

L’

arcivescovo romano cattolico Ioan Robu è accorso subito sul luogo della tragedia ed in segno di solidarietà, si è inginocchiato sull’asfalto, ha acceso un lume , ha pregato per le vittime e si espresso molto causticamente ricevendo ammirazione e consenso da parte di tutti: "...Penso di non aver lavorato abbastanza fino ad ora, in questi 25 anni, noi, le chiese, per cambiare qualcosa nel nostro modo di pensare e di agire che ha visto noi digerire facilmente negligenze, corruzione, menzogna, inganni…... Preghiamo per coloro che hanno lasciato questo mondo, ma preghiamo anche per coloro che sono rimasti con le lacrime, ma chiediamo a Dio di dare conforto e speranza a tutti. Ho detto a Dio che chiedo perdono perchè noi, tutti noi, della nostra nazione, non abbiamo fatto niente di speciale perchè non accadesse questo, perche’ la Romania fosse diversa..."

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Bibihal Uzbeki ha 105 anni, ha attr aver sato due secoli e visto forse quanto nessuno vorrebbe mai vedere e vivere. In un Paese continuamente invaso dalle superpotenze, dove i talebani stanno di nuovo seminando il terrore e le bombe (nemmeno quelle degli americani) non risparmiano nessuno. L’anno scorso le vittime del conflitto sono salite a 10mila. La nonnina non si è arresa al suo destino. La sua città, Kunduz, è la stessa dove giorni fa un raid aereo sciagurato ha ucciso trenta civili nell’ospedale di Medici senza frontiere. Ha indossato i suoi vestiti migliori - il fazzoletto verde in testa e una gonna a fiori, codice tradizionale che rispecchia l’islam moderato che non prevede il burqa imposto dai talebani - e ha deciso di affrontare lo stesso un viaggio lungo e rischiosissimo, attraverso la Turchia, la Serbia e ora la Croazia. Una impresa faticosa per chiunque, figurarsi alla sua età, tra montagne, deserti, mari. Insieme a lei un figlio di 67 anni e una quindicina di parenti, tra cui un nipote di 19 anni, che nei momenti più difficili si è caricato sulle spalle la nonna. Come non pensare all’immagine mitologica - poi ritratta magistralmente anche da Raffaello e Bernini - di Enea che porta sulle spalle il padre Anchise, in fuga dall’incendio di Troia? Bibihal è arrivata insieme ad altri 10mila profughi, in tutta Europa ne sono entrati quest’anno oltre 700mila, di cui 550mila dal corridoio balcanico che porta i profughi in fuga dalle guerre in Siria, Afghanistan e Iraq. La prima preoccupazione di Bibihal, appena accolta dai volontari, è stata per i bambini: «Indosso quattro paia di calze e ho freddo, figuriamoci loro che camminano scalzi». Nonni e nipoti uniti nello stesso destino obbligato: la fuga. Come negli esodi biblici, oggi si sta incendiando il mondo. Il sogno di una vita migliore e in pace di chi fugge dalla disperazione non ha età, né epoche storiche, perché la storia non fa sconti a nessuno. È ora di prenderne coscienza. 4


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L’odissea di un giovane somalo che in fuga dal suo paese ha attraversato il deserto e il mare per raggiungere Lampedusa e un luogo senza guerra

colpa che feriscono Aweis. Dopo la “liberazione”, grazie ai soldi mandati da suo fratello, l’ex calciatore passa due mesi in un appartamento di Tripoli rifiutandosi di avere qualsiasi contatto con il mondo di fuori. Aspetta solo l’occasione per il viaggio in mare verso l’Italia su una qualche imbarcazione di fortuna, affidando la vita a nuovi trafficanti. Dietro di sé morte certa, davanti il mare e una probabilità: cosa sceglierebbero tutti quelli che si indignano di fronte ai migranti che tentano la sorte stringendo in braccio i figli? Le compagne di traversata di Aweis, ragazze siriane ed eritree, violentate e abusate più volte durante il viaggio – una culla il figlio avuto mentre era in un centro di detenzione in Libia e di cui ignora chi possa essere il padre – non hanno dubbi. Ottomila dollari e sei mesi dopo, Aweis raggiunge Lampedusa e l’Europa. Pensa che sia tutto finito e invece è solo l’inizio di un’altra odissea. Il sistema di protezione italiano non è in grado di offrire una rete che aiuti i rifugiati a trovare sistemazioni di vita dignitose dopo la fase di prima accoglienza e “libertà” ha un sapore di cenere quando Aweis si trova a dormire tra i rifiuti dell’ex ambasciata somala a Roma e a dipendere per la sopravvivenza dai pasti della mensa del Centro Astalli per i rifugiati dei gesuiti o della Caritas, grazie al passa parola dei tanti come lui che si incontrano alla stazione Termini. Tra l’indifferenza di chi gli passa accanto, italiani o turisti fortunati a cui il passaporto in regola garantisce di poter girare il mondo senza doversi guardare le spalle. Aweis oggi ha una casa e un lavoro in Italia e nuovi amici, tra i quali gli operatori del Centro Astalli che lo hanno aiutato nel suo difficile percorso di inserimento in un Paese, in una lingua e una cultura diversi. Ha provato a farsi raggiungere da sua madre, ma un tentativo attraverso lo Yemen, a sua volta sconvolto dai gruppi jihadisti, è fallito. Aweis non sa se rimarrà per sempre nel nostro Paese ma è ottimista: è un credente e la sua fede gli dà coraggio. A volte ripensa ai ragazzi morti nel deserto, a suo cognato e alla telefonata a casa che non arriverà mai, e la voce si spezza. In italiano ha imparato a dire: “Non mollo mai”. (Source ALETEIA)

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on tornare a casa”. Basta una frase sola, sussurrata al telefono, senza aggiungere spiegazioni, trattenendo le emozioni nella voce, a cambiare di colpo tutta una vita. Aweis Ahmed, l’idolo della nazionale giovanile di calcio della Somalia, il fortunato gestore di un avviato negozio di cd e dvd, marito, figlio, fratello, amico di tanti, diventa il fuggiasco Aweis, senza documenti, senza soldi, senza una camicia di ricambio. La sua ricerca di libertà in un Paese travolto da oltre 20 anni di guerra civile, dominato da pirati tribali ricchi e straccioni, sempre in balia di fragili prove di vita democratica destinate a fallire, è la storia di molti rifugiati che chiedono protezione e asilo nei paesi europei. La fuga di Aweis comincia agli inizi del 2008 dal Kenya, solo la prima tappa di un lungo percorso attraverso l’Uganda e il Sudan verso la Libia e poi l’Europa. Ad ogni frontiera lo stesso cuore in gola per i controlli di polizia e militari, passando di mano in mano ai trafficanti; ad ogni frontiera scende il valore della persona umana e si alza il prezzo in banconote del passaggio. Odissea di Aweis In Sudan Aweis trova suo cognato e decidono di attraversare il deserto insieme, facendosi coraggio a vicenda. Una manciata di giorni e saranno in Libia, promettono i trafficanti, ma non è così. E il prezzo da pagare si conta adesso in vite umane. Anche Aweis, sfinito, cade in coma. Quando riapre gli occhi ha davanti a sé degli ufficiali libici: “Ti abbiamo salvato”. Ma da queste parti niente niente è gratis. Anche a un clandestino che ha indosso soltanto dei pantaloncini si possono spremere soldi: basta che telefoni ai familiari in Somalia e li scongiuri di aiutarlo mentre viene picchiato. Per poco il “gioco” non gli riesce: Aweis telefona a sua madre, ma lei che lo crede morto, non lo riconosce. Più delle botte e delle sevizie dei militari, più dell’inferno del carcere in cui lo tengono rinchiuso, è il dolore provocato a sua madre e il senso di 5


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L’ESTATE DI SAN MARTINO: MARTINO: 11 NOVEMBRE

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uesto periodo dell’anno, intorno alla metà di novembre è caratterizzato da una serie di giornate calde e soleggiate dopo un per iodo di gelo o di for ti piogge. È “l’estate indiana” come l’hanno sempre chiamata i nativi del Nord America, che un tempo approfittavano di questo particolare periodo per terminare il raccolto prima del sopraggiungere dell’inverno. Ma il fenomeno non si ripete necessariamente tutti gli anni. Così nel Nord America, invece in Europa, questo periodo dell’anno è legato alla data dell’11 novembre, San Martino; ma c’è una similarità anche questo periodo si chiama “estate” l’estate di San Martino. Anche qui la tradizione è legata al mondo agricolo: infatti “a San Martino ogni mosto diventa vino” Tradizionalmente durante questi giorni si aprono le botti per il primo assaggio del vino novello, che solitamente viene abbinato alle prime castagne. Per evocare ricordi scolastici questa tradizione è celebrata anche in una famosa poesia di Giosuè Carducci intitolata appunto San Martino: La nebbia a gl’irti colli Piovigginando sale, E sotto il maestrale Urla e biancheggia il mar; Ma per le vie del borgo Dal ribollir de’ tini Va l’aspro odor de i vini L’anime a rallegrar. Gira su’ ceppi accesi Lo spiedo scoppiettando: Sta il cacciator fischiando Su l’uscio a rimirar Tra le rossastre nubi Stormi d’uccelli neri, Com’esuli pensieri, Nel vespero migrar. (San Martino; Giosuè Carducci)

L’ 11 Novembre si ricorda : San Martino di Tours, vescovo. Martino nacque nel 317 in Pannonia (Ungheria) da un tribuno militare e fu educato a Pavia. Costretto ad arruolarsi nell’esercito imperiale, in questo ambiente ebbe modo di incontrare la fede cristiana e vi aderì. Dal suo biografo Sulpizio Severo veniamo a sapere che il giovane soldato, ancora catecumeno, incontrò un povero, tremante di freddo, alle porte di Amiens e, non avendo altro da offrirgli, gli diede metà del suo mantello militare. La notte successiva Cristo, apparendogli in sogno, gli fece udire queste parole: “Martino, ancora catecumeno, mi ha coperto con questo mantello”. Nel 337 fu battezzato e, ispirato dalla figura di Ilario di Poitiers, decise di dedicarsi alla vita monastica; ma intervenne l’esilio inflitto dagli ariani a Ilario, che indusse Martino a ritornare in Pannonia, ove convertì la madre alla fede cristiana. Al rimpatrio di Ilario a Poitiers anche Martino tornò e potè realizzare il suo desiderio, fondando insieme a Ilario il monastero di Ligugé, il più antico d’Europa. Eletto vescovo di Tours nel 371, iniziò la sua grande opera pastorale dedicandosi alla conversione dei Galli, impegnandosi nella pacificazione tra ariani e ortodossi e nell’evangelizzazione missionaria delle campagne, dove creò le prime parrocchie rurali. Restò comunque sempre fedele alla sua vocazione monastica, continuando a vivere come monaco nel nuovo monastero da lui stesso fondato presso Tours, il cenobio di Marmoutiers, dove condusse con alcuni monaci-preti da lui formati, una vita di comunione fraterna, di condivisione dei beni, di preghiera comune e di predicazione. La tradizione legata al mondo delle campagne ha fatto di Martino uno dei santi più popolari e amati, inventando una miracolosa estate di san Martino. Morì l’8 novembre 397 a Candes vicino a Tours. 6


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La protagonista della liturgia di oggi è una vedova, anzi due. Se la vedovanza già rappresenta uno stato di grande dolore, di lacerazione interiore, di frantumazione di affetti, restare vedove. al tempo di Gesù, era una vera e propria tragedia. Sono proprie le vedove, le ultime della società, ad essere al centro dell'attenzione della Parola di Dio di oggi. La prima vedova si trova a Zarepta di Sidone, fuori dal territorio di Israele. Elia, il grande profeta, le chiede accoglienza alle porte della città. Questa povera donna, senza mezzi di sussistenza, accetta di ospitare questo sconosciuto, straniero, condividendo l'ultima porzione di cibo che possiede. Questo immenso segno di generosità cambierà la sua vita: l'olio nell'orcio e la farina nella madia non verranno mai più a mancare. Così la vedova del Vangelo getta nel tesoro del Tempio qualche euro, mentre i notabili della città e i devoti si spintonano per far notare le somme considerevoli che versano nelle casse del Tempio appena ricostruito. Gesù loda la generosità di questa donna che ha dato il suo necessario come offerta a Dio, e ignora le generose offerte pubblicate e titoli cubitali del miliardario di turno. La vedova del Vangelo - ingenua - mette quel poco che ha per il Tempio, per Dio. Non sa dove finiranno i soldi, forse serviranno a comperare detersivo per i pavimenti... poco importa, il suo gesto è assoluto, profetico, colmo di una tenerezza infinita. Che se l'uomo ignora, Dio gradisce.

17 tipiche scuse per non andare a Messa 6) Non mi piace andare a Messa

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lizzare il criterio del piacere-non piacere per giudicare cosa fare o cosa non fare nella vita è una cosa piu osto infan le. È il classico modus operandi dei bambini. Le mamme lo sanno meglio di chiunque altro. Per questo, è poco consigliabile procedere nella vita lasciandosi trascinare da questo impulso. Possiamo immaginare tu e le a%vità di importanza fondamentale che rifiuteremmo con questo pretesto se fosse valido: “Non mi piace questa medicina che mi ha prescri o il medico”, “Non mi piace fare la dieta”, “Non mi piace fare sport”, “Non mi piace studiare, andare a scuola o all’università”, “Non mi piace andare al lavoro (preferirei dormire fino a tardi)”, ecc. Se ci reggessimo sulla base di questa legge capricciosa finiremmo per ammalarci, per essere licenzia , per non andare a scuola o all’università, e non svilupperemmo mol dei nostri talen . Bisogna maturare per scoprire che i sacrifici e le rinunce sono una parte fondamentale della vita e sono esperienze di grande valore perché ci perme ono di crescere e di dispiegare in pienezza la nostra esistenza. Con un po’ di sforzo e perseveranza, molte delle a%vità che all’inizio ci costano (e che quindi non ci piacciono) con il tempo iniziano ad acquisire il sapore della familiarità, della sana rou ne della buona abitudine, del sacrificio che libera, del rito capace di dare un senso profondo alla vita; e così, a poco a poco, ci vengono svela la bellezza e il grande valore che ci si nascondevano a prima vista. Nel caso dell’Eucaris a, è straordinario poter scoprire la presenza reale di Dio e la possibilità di condividere con Lui un’ora di questa vicinanza.

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Piccole storie per riflettere IL PETTEGOLEZZO....

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giorno una donna spettegolava con un amica di un uomo che a malapena conosceva…. Quella notte fece un sogno…, un enorme mano apparve sopra di lei, e le puntò il dito contro, la donna fu sopraffatta da un opprimente senso di colpa. Iil giorno seguente andò a parlare col proprio vescovo…al quale raccontò tutto… “il pettegolezzo è peccato??” chiese al vescovo… “era la mano di Dio onnipotente che puntava il dito contro di me?… mi dica… ho commesso peccato? “SI”…le rispose il vescovo “Hai detto falsità sul conto di un tuo simile, hai messo a repentaglio la sua reputazione, dovresti pentirtene dal profondo del tuo cuore…! Allora, la donna disse di essere pentita, e chiese il perdono… “Non avere fretta…” disse il Vescovo, “vai a casa tua prima, prendo un bel cuscino e portalo sul tetto. Squarcialo bene con un coltello,e poi ritorna da me…” Cosi la donna andò a casa, prese un cuscino dal letto, un coltello in cucina, salì sul tetto, salendo dalla scala antincendio e squarciò il guanciale.

Tornò poi dal vescovo, come lui le aveva detto…. “Hai squarciato il cuscino con il coltello?” chiese lui “Si…“ “E il risultato qual è stato?” “piume”…disse lei “piume”…fece eco il vescovo “piume dappertutto…” “ora voglio che tu torni a casa, a raccogliere tutte le piume volate via con il vento” “ ma…” rispose la donna…”non è possibile, non so dove siano finite, il vento le ha portate chissà dove…” “…e questo è…”…disse il vescovo…”IL PETTEGOLEZZO”…

AGGIUSTARE IL MONDO....

Un

bambino ed il suo papà erano seduti sul treno. Il viaggio sarebbe durato un’ora circa. Il padre si siede comodamente e si mette a leggere una rivista per distrarsi. Ad un certo punto il bambino lo interrompe e domanda: “Cos’è quello, papà?”. L’uomo si volta per vedere quello che gli aveva indicato il bambino e risponde: “E’ una fattoria.” Incomincia di nuovo a leggere quando il bambino gli domanda un’altra volta: “Quando arriveremo, papà?”. Il padre gli risponde che manca ancora molto. Aveva di nuovo cominciato a leggere la sua rivista quando un’altra domanda del bambino lo interrompe e così per tantissime altre volte. Il padre disperato cerca la maniera di distrarre il bambino. Vede sulla rivista che stava leggendo la figura del mappamondo, la rompe in molti pezzetti e li da al figlio invitandolo a ricostruire la 8

figura del mappamondo. Così si siede felice sul suo sedile convinto che il bambino sarebbe stato occupato per tutto il resto del viaggio. Aveva appena cominciato a leggere di nuovo la sua rivista quando il bambino esclama: “HO TERMINATO”. “Impossibile! Non posso crederci! Come hai potuto ricostruire il mondo in così poco tempo?” Però il mappamondo era stato ricostruito perfettamente. Allora il padre gli domanda di nuovo: “Come hai potuto ricostruire il mondo così rapidamente?” Il bambino risponde: “Non mi sono fissato sul mondo…. dietro al foglio c’era la figura di un uomo, HO RICOSTRUITO L’UOMO E IL MONDO SI E’ AGGIUSTATO DA SOLO!!!”. Il mondo sarà aggiustato solo quando gli uomini saranno aggiustati ossia, saranno leali ed onesti.

IL SAGGIO

Un

giorno il saggio disse: «Seguirò la regola d’oro e convertirò tutti gli uomini. Ma… da dove comincerò? Il mondo è così grande. Comincerò dal paese che conosco meglio, il mio. Ma è così vasto il mio Paese! Comincerò dalla città più vicina, la mia. Ma è così grande la mia città! Allora comincerò dalla mia strada… No, comincerò dal mio caseggiato, o meglio, comincerò dalla mia famiglia. No, finalmente ho capito che cosa vuole la regola d’oro: comincerò da me stesso»


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GLI ORI DI ROMANIA Una principessa gepida della Transilvania Intorno al 500 d.C., l’accampamento della legione V Macedonica di Potaissa (oggi Turda, nella Transilvania centrale) giaceva in par te in r ovina, essendo stato abbandonato fin dal tempo dell’imperatore Aureliano (270 – 275). Fra gli edifici semidistrutti si stabilirono i Gepidi, gente di origine gotica. Le antiche terme del castro, edificio imponente, erano ancora in piedi e furono forse rifunzionalizzate nel „palazzo” di un capo gepida, così come accadde anche nelle altre città dell’Impero romano dove, nel V a.C., giunsero i Barbari germanici. Qui, nelle antiche terme del campo legionario, fu seppellita, alla fine del V d.C. o all’inizio del VI, una nobile gepida. Questa fu abbigliata con un camicione o lunga veste di lino, ricamata con perle di vetro all’altezza del busto. La veste terminava, sul davanti, con un laccio da cui pendevano grandi perle d’ambra e su di essa c’era un „peplo” di lana, trattenuto sugli omeri con due grandi fibule (lunghe 25 cm) d’argento. In vita indossava una cinta con una fibbia in oro argento e pietre semipreziose (almandina, una specie di granato). A questa cinta erano appesi uno specchio di metallo e un pettine in osso. Alle orecchie portava orecchini d’oro con almandina. Delle calzature si sono conservate soltanto le fibbie d’argento. Il corpo fu poi coperto con una sindone di lino e deposto in una fossa angusta, proprio nelle antiche latrine delle terme ... La donna visse circa 35-45 anni, era di piccola statura e, dicono gli antropologi, aveva partorito molte volte. Chi era questa donna? Sulla base dei gioielli che la ador navano da mor ta e che ammontano a cir ca 700 gr. d’argento e quasi 30 d’oro, dobbiamo considerarla una nobile. Forse era una „parente povera” dei re germanici sepolti ad Apahida, a 40 km da Potaissa. Nelle loro tombe gli oggetti d’oro erano molto più consistenti. Potremmo anche paragonare la principessa di Potaissa ad un personaggio storico: Arnegunda, la moglie del re franco Clotario I e nuora di Clodoveo, che morì intorno al 565-570. Nella sua tomba di Saint-Denis sono state rinvenute due fibule, orecchini, una fibbia, tre aghi e un anello, pari a 400 gr. di argento e 120 di oro. I „Barbari”, infatti, erano, così come riporta Ammiano Marcellino a proposito degli Unni, „accesi da una sconfinata avidità per l’oro”...

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LITURGIA EUCARISTICA LETTURE:

1Re 17,10-16 Sal 145 Eb 9,24-28 Mc 12,38-44

C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia e la pace di Dio nostro Padre e del Signore nostro Gesù Cristo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. Il vangelo oggi ci richiama sull’esercizio della carità, proponendo una vedova come modello di generosità e di amore gratuito. Alla luce della Parola di Dio verifichiamo la capacità di dono che esprimiamo nella vita e chiediamo perdono per l’egoismo che ci chiude ai bisogni dei fratelli. Breve pausa di riflessione C.A. CONFESSO a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di voi, perdoni i vostri peccati e vi conduca alla vita eterna. Amen. Signore, pietà. Signore, pietà. Cristo, pietà. Cristo, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà. GLORIA A DIO NELL’ALTO CIELI e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen. COLLETTA C. O Dio, Padre degli orfani e delle vedove, rifugio agli stranie-

ri, giustizia agli oppressi, sostieni la speranza del povero che confida nel tuo amore, perché mai venga a mancare la libertà e il pane che tu provvedi, e tutti impariamo a donare sull'esempio di colui che ha donato se stesso, Gesù Cristo nostro Signore. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura Dal Primo Libro dei Re In quei giorni, il profeta Elia si alzò e andò a Sarèpta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere». Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: “La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra”». Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio. SALMO RESPONSORIALE R. Loda il Signore, anima mia. Il Signore rimane fedele per sempre rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri. R/. Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri. R/. Egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. Il Signore regna per sempre, il

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tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. R/. Seconda Lettura Dalla lettera agli Ebrei Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte. Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio Canto al Vangelo R. Alleluia, alleluia. Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Alleluia. C. Il Signore sia con Voi A. E con il tuo spirito C.Dal vangelo secondo Marco A. Gloria a te o Signore. + In quel tempo, Gesù nel tempio diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre on-


ADESTE n°45/ ANNO 4°-08.11.2015

nipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Fratelli e sorelle, entrando in questa chiesa ci siamo messi sotto lo sguardo di Dio. Egli guarda il nostro cuore e vede in realtà quello che siamo. Preghiamo perché trasformi il nostro desiderio di ostentazione in umiltà, il nostro attaccamento al denaro in carità generosa e umile. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore. 1. Per coloro che nella Chiesa hanno posti di responsabilità: con la parola e con l'esempio insegnino a tutti e non cercare incarichi di prestigio, ma di servizio umile e fecondo a tutti gli uomini, preghiamo. 2. Preghiamo per coloro che sono periti nel rogo di Bucarest e preghiamo anche per coloro che sono rimasti con le lacrime e chiediamo a Dio di dare conforto e speranza a tutti,preghiamo. 3. Per gli educatori, gli insegnanti, i catechisti e i genitori: animino dello spirito del Vangelo la loro attività educativa, offrendo ai più piccoli i giusti modelli di vita per la loro crescita, preghiamo. 4. Per la nostra comunità cristiana: si unisca al sacrificio di Cristo, per rinnovare la volontà di

servire i più poveri, preghiamo. C. Signore Gesù, che per venire a salvarci hai scelto la strada dell'umiltà e del nascondimento e hai avuto attenzione verso tutti, ma in special modo verso i poveri, aiutaci a camminare per la stessa tua strada, in umiltà e condivisione. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Volgi il tuo sguardo, o Padre, alle offerte della tua Chiesa, e fa' che partecipiamo con fede alla passione gloriosa del tuo Figlio, che ora celebriamo nel mistero. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. C. È veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare a te l'inno di benedizione e di lode, Dio onnipotente ed eterno, dal quale tutto l'universo riceve esistenza, energia e vita. Ogni giorno del nostro pellegrinaggio sulla terra é un dono sempre nuovo del tuo amore per noi, e un pegno della vita immortale, poiché possediamo fin da ora le primizie del tuo Spirito, nel quale hai risuscitato Gesù Cristo dai morti e viviamo nell'attesa che si compia la beata speranza nella Pasqua eterna del tuo regno. Per questo mistero di salvezza, insieme agli angeli e ai santi, proclamiamo a una sola voce l'inno della tua gloria:Santo, Santo, Santo…... DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta.. DOPOLAPREGHIERAEUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri-

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sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen A. P A D R E NO S T R O Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C. Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C Ti ringraziamo dei tuoi doni, o Padre; la forza dello Spirito Santo, che ci hai comunicato in questi sacramenti, rimanga in noi e trasformi tutta la nostra vita. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen.


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Cade il Muro di Berlino

giovedì 9 novembre 1989 (26 anni fa)

Cade il Muro di Berlino: Cade il "muro della vergogna" al grido «Libertà, libertà!» di decine di migliaia di tedeschi dell'Est, accol in un grande abbraccio dai fratelli dell'Ovest, tra fiumi di birra gra s offerta dai locali. La no zia della caduta del Muro di Berlino rimbalza sui telegiornali di tu o il mondo, nei quali scorrono le prime immagini di festa che concludono una rivoluzione silenziosa iniziata mesi prima e che aveva portato alla caduta del leader comunista Erich Honecker, fedelissimo di Mosca. L’episodio del 9 novembre, in realtà, nasce per caso. Incalzato dalle domande del giornalista dell'ANSA da Berlino Est, Riccardo Ehrman, il ministro della Propaganda della DDR, Günter Schabowski, amme e di aver ricevuto l'ordine di lasciar a raversare il confine ai ci adini dell'Est, previo regolare permesso, ma ignora la data esa a dell'esecu vità dell'ordine. Nel dubbio, si lascia scappare che la dire%va ha effe o immediato; non passa molto che la no zia venga rilanciata dalla TV, entrando nelle case di milioni di tedeschi. È il segnale di "via libera" che dopo 28 anni spalanca un orizzonte diverso per i Berlinesi e per il mondo intero, che in quel muro ha sempre visto il simbolo della guerra fredda e della divisione tra due blocchi contrappos . Ai solda di guardia ai famigera checkpoint, sparsi lungo la "cor na di ferro", non resta che lasciar passare il fiume di persone che vi si riversa, senza alcuna possibilità di iden ficazione. L'evento sarà festeggiato, nel luglio dell'anno successivo, dal mega concerto di Roger Waters (ex bassista dei Pink Floyd) con l'esecuzione di The Wall dal vivo. L'abba%mento ufficiale inizierà il 13 giugno del 1990 ma già da prima migliaia di persone picconeranno in più pun il muro per portarsi a casa un souvenir.

CARTELLO...DA RIDERE…..

I SANTI DELLA SETTIMANA DOM.08

Beato Giovanni Duns Scoto

LUN. 09

Beata Elisabetta della Trinità

MART.10

S. Leone Magno

MERC.11

S. Martino di Tours

GIOV.12

S. Giosafat

VEN.13

S. Agostina

SAB. 14

S. Serapione

Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 M ail: Alelembo73@gmail.com Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp

B : Preasfantul Mantuitor

*°* C9:;: Chiesa romano-cattolica dei Piari-

(Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balcescu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./ fax: 021-314.18.57, don Roberto Polimeni, Tel:0770953530 mail: polimeni.roberto@yahoo.com; polimeni.rober to70@gmail.com; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I +: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica ore 10,30 Monastero S. Luigi Orione –Iasi,

sti. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: veresstelian@yahoo.com Domenica alle ore 12,00

*°* A9@A I:9BA: Domenica ore 11:00 nella Chie-

sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262

*°* TBDBEFAGA: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regina Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:parohiafabric@googlemail.com

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