Adeste52 natale 2015 domenica 27 dicembre 2015c

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…un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. (Is. 9,5)


ADESTE n°52/ ANNO 4°-27.12.2015

Carissimi Lettori dell’Adeste,

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nche quest’anno la Santa Notte è alle porte, quasi arrivata: mancano solo alcune ore! Ci prepariamo a vivere questo momento in cui da secoli si intrecciano le verità più importanti della nostra fede, le tradizioni più sentite dei Popoli raggiunti dalla Buona Notizia, le storie familiari e le relazioni che ciascuno porta più a cuore. Molti di noi, ‘raggiunti’ da questo, ritengo molto apprezzato, strumento di collegamento e di informazione, celebreremo la Santa Notte lontano dall’Italia, qui in Terra di Romania. Per me, è il secondo Natale rumeno. Certamente mi sento più ‘a casa’ rispetto allo scorso anno, e sono più in grado di apprezzare le ricchezze culturali e spirituali di questo popolo, le grandi potenzialità; come anche sono più consapevole delle fatiche, dei problemi e delle sfide che comporta operare in questa realtà. È risaputo come vivere all’estero sia una grande opportunità per allargare i propri orizzonti, per scoprire ‘cose nuove’, non solo nel mondo ma anche dentro di noi. Il contatto con situazioni diverse, modi di pensare diversi, anche problemi diversi, rivela nuove strade e nuove possibilità anche a livello personale. La piccola Comunità degli Italiani, che si incontra a Iasi per celebrare insieme l’Eucarestia e per conservare l’indispensabile dimensione comunitaria della fede cristiana, è uno ‘spaccato’ realistico della possibilità che sopra ricordavo. Un miscuglio di doni e fatiche, di slanci e lentezze, in cui il Signore non manca di far sentire la sua presenza. Non può mancare: fu la sua scelta! Nella notte di Betlemme, in una stalla di periferia, con intorno solo alcuni pastori. Ancora oggi è la sua scelta. Nel segno del ‘piccolo’, che non è timidezza, ma qualità esigita per quel solo spazio in cui, Lui, colui che niente può contenere, ha scelto di farsi presente. A questa piccola Comunità e a tutte le altre che condividono lo stesso cammino in altre zone della Romania, l’augurio sincero di un Santo Natale. L’augurio e la preghiera raggiunga anche tutti gli Amici Il Presepio vivente di Don Orione presepio vivente di Don Orione, organizzato in più città negli che ci seguono dall’Italia o da altri Anni ’30 da San Luigi Orione. Il Santo della Divina Provvi- paesi. denza, con quelle singolari manifestazioni religiose intese a Buon Natale e....Sărb e....S rbători rb tori Fericite! ricreare la mistica atmosfera del Natale di Betlemme, per aiutare a vedere con i propri occhi dove nacque Gesù, “una maIași, 23 decembrie 2015 nifestazione di fede e di arte veramente grandiosa” (Scritti 62, 36). Ad assistere ai presepi viventi, che occupavano le strade di Tortona, Novi Ligure, Voghera, Bra... Don Alessandro convennero decine di migliaia di persone; centinaia erano i protagonisti, le scenografie molto curate. 2

Lembo


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o splendore che irradiava la Santa Vergine diveniva sempre più fulgido, tanto da annullare il chiarore delle lampade accese da Giuseppe. La Madonna, inginocchiata sulla sua stuoia, teneva il viso rivolto ad oriente. Un'ampia tunica candida priva di ogni Dalle visioni della legame cadeva in larghe pieghe intorno al suo corpo. Alla dodicesima ora fu rapita dall'estasi della preghiera, teBeata neva le mani incrociate sul petto. Vidi allora il suo corpo Caterina Emmerich elevarsi dal suolo. Frattanto la grotta si illuminava sempre più, fino a che la Beata Vergine fu avvolta tutta, con tutte le cose, in uno splendore d'infinita magnificenza. Questa scena irradiava tanta Grazia Divina che non sono in grado di descriverla. Vidi Maria Santissima assorta nel rapimento per qualche tempo, poi la vidi ricoprire attentamente con un panno una piccola figura uscita dallo splendore radioso, senza toccarla, né sollevarla.

La nascita di Gesù Bambino

Dopo un certo tempo vidi il Bambinello muoversi e lo udii piangere. Mi sembrò che allora Maria Santissima, sempre Vergine, ritornando in se stessa, sollevasse il Bambino e l'avvolgesse nel panno di cui l'aveva ricoperto. Alzatolo dalla stuoia, lo strinse al petto. Sedutasi, la Madonna si avvolse col Fanciullo nel velo e col suo santo latte nutri il Redentore. Vidi una fitta schiera di figure Angeliche nelle spoglie umane genuflettersi al suolo e adorare il Neonato divino; erano sei Cori angelici entro un alone di fulgida luce abbagliante. Un'ora circa dopo il parto, Maria chiamò Giuseppe, che se ne stava ancora assorto nella preghiera. Lo vidi avvicinarsi e protendersi umilmente, mentre guardava in modo gioioso e devoto il Bambino Divino. Solo quando la santa Consorte gli ripeté di stringere al cuore con piena riconoscenza il dono dell'Altissimo, egli prese il Bambino tra le braccia e lodò il Signore con lacrime di gioia. La Vergine allora avvolse il Bambinello nei pannolini, vidi che lo ricoprì dapprima con un panno rosso, poi lo avvolse in uno bianco fino alle ascelle, mentre avvolse la testolina in un altro ancora. La Madonna aveva con sé solo quattro pannolini. Vidi allora Maria e Giuseppe seduti al suolo; non parlavano ma parevano assorti nella meditazione. Bello e raggiante vidi il Santo Neonato tutto fasciato disteso sulla stuoia, mentre Maria lo contemplava. A quella vista esclamai: "Questo Corpicino è la salvezza dell'universo intero". Poco dopo la santa Coppia pose il divino Neonato nella mangiatoia, che era stata riempita di ramoscelli e di fini erbette, e gli adagiarono una coperta sul corpicino. Deposto il Bambino in questa culla, che si trovava più in basso del posto dove era stato partorito, la santa Coppia pianse di gioia e cantò le lodi del Signore. Giuseppe dispose il giaciglio e la seggiola della Santa Vergine vicino al presepe. Vidi Maria Santissima, prima e dopo il parto, sempre velata e biancovestita; nei primi giorni, subito dopo l'Evento, stava seduta o inginocchiata, dormiva su un fianco e mai la vidi ammalata o affaticata. Quando qualcuno veniva a visitarla si velava ancor più accuratamente e se ne stava diritta sul posto dove era avvenuta la santa Nascita.

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ve. Il neonato, due chili di peso, sta bene e dorme ora nella nursery di un ospedale; c’è già chi vuole adottarlo, e non resterà solo per molto. Anzi non lo è mai stato. Sembra una fiaba, una fiaba di Natale quella del bambino sceCAB CD EBFB DG HIJKB B HL CD KLCGBMMBKB. SNBHLDGOBFMB LF PIBQML MBONL PIDFRJ, so come dal nulla tra i palazzi di una imNBK HAL QD PIDGB OJRJ RL NBFQDKB, QL mensa metropoli, e lasciato proprio nella HJFMBQMD G’DGGBQMLOBFMJ RBG NKBQBNB. mangiatoia di un presepe – a ricordarci PBFQLDOJ QJGJ IF OJOBFMJ DGGD MDquanto profondamente ancora, e visceralRJFFD B SDF GLIQBNNB DGGD KLHBKHD RL IF DGGJSSLJ. QIDFMJ DTTBFIMJ 2000 DF- mente, ci appartiene questa immagine, queFL CD QL KLNBMB JSFL SLJKFJ sto essenziale focolare che attende, sotto a RLQMIKEDFRJ..”GD FJQMKD HJOJRD BQLuna stella, un figlio. Non è però una fiaba, QMBFVD . ma un doloroso dramma, la storia di Queens, a legger la dalla par te della ignota madre. Pare di vederla entrare, in punta di piedi, con un fagotto in braccio, nella sacrestano della chiesa chiesa, guardandosi attorno, temendo di indell’Holy Child Jesus, nel contrare qualcuno. Lei, per chissà quale Queens, a New York, aveva miseria o solitudine, da quel figlio deve seappena finito il presepe. Poi pararsi. Ma già l’averlo avvolto, nel freddo era andato a mangiare, e la di novembre, in una coperta, già come lo grande chiesa di mattoni rossi porta stretto in braccio rivela una cura masulla 86esima strada era rimaterna: la più disperata forse, sta deserta. Accanto all’altare quella di chi cerca un luogo la capanna, gli angeli, la manper abbandonare un figlio. giatoia ancora vuota, nella peLa donna si guarda intorno: nombra delle luci basse. non deve essere un angolo Un’ora dopo il sacrestano tortroppo nascosto, perché na, e chissà che tuffo al cuore: qualcuno possa subito trodal presepe viene un vagito. varlo. Gli occhi le cadono L’uomo incredulo si avvicina, sulla mangiatoia vuota, eccola, non pare proè proprio un bambino quello, seminudo, che piange nella mangiatoia. Un bambino con an- prio lì apposta? Lì, lo vedranno subito. cora il cordone omE così è infatti, belicale attaccato, e la storia del partorito da pochisGesù Bambino sime ore: abbandodi New York fa nato in un presepe, il giro del monin un giorno di inido. È il tipo di zio d’Avvento. Gesù storia che ci fa Bambino a New bene sentirci York, è il titolo sui raccontare, e tg americani, e chi soprattutto in ascolta si commuotempi come

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questi: il dramma di un abbandonato, sì, ma subito abbracciato e accolto . È il tipo di storia che rincuora e fa pensare che il mondo vada ancora, a volte, per il verso giusto. Ma quanti altri bambini proprio in questi giorni, in queste ore premono alle nostre porte, e non hanno un tetto, come quello di Betlemme. Tre giorni fa sul web c’era la foto di una giovane profuga appena sbarcata su un’isola greca, con un neonato in braccio: e per la foggia delle vesti orientali, lunghe e col velo, e per la giovinezza dei tratti, pareva proprio una Madonna che venisse dal mare. E quanti infinitamente sono i figli profughi sulla via dei Balcani, ora che l’inverno piomba sui sentieri e che le frontiere dell’Occidente sgomento si sono fatte più severe. Quanti sono i bambini, nei campi profughi in Turchia, in Giordania, in Libano, quanti nelle braccia delle madri e sotto un cielo attraversato da ali di guerra, che hanno freddo. Quanti, perduti, sono ormai solo piccole sagome fluttuanti nelle acque del Mediterraneo. Di bambini come quello del Queens, che ha colpito il cuore degli americani col suo presentarsi in un presepe, ce ne sono davvero tanti. Su di loro non si accenderanno i riflettori, e, non vedendoli, potremo non pensarci. Potesse la fiaba di New York almeno farceli ricordare. Nella paura e nell’ansia che ha avvolto le nostre città dal 13 novembre, restasse almeno uno spiraglio per pensare a loro, alla marea di figli di fuggitivi che bussa ai confini che ora andiamo a chiudere. Sono, ci spinge ora a dirci uno spaventato immaginario collettivo, figli di stranieri magari ostili e pericolosi: sbarriamo le frontiere, spranghiamo le 5

porte. Eppure, sappiamo in fondo che quelli sono semplicemente bambini, e stride la coscienza nel festeggiare un Bambino mentre ne dimentichiamo centinaia di migliaia. Bella, la fiaba di Gesù “arrivato” in una mangiatoia a New York. Che strana profonda gioia ci dà sapere che un abbandonato, almeno, è stato abbracciato; come se in quel figlio salvato ci fosse un po’ di ognuno di noi. E chissà se, nell’ansia di una nuova, subdola guerra, non ci distoglierebbe dalla paura proprio fare il contrario che chiudere le porte: accogliere invece, aprire a quei figli e ai loro genitori. Come farebbe gente forte della sua storia, dei suoi valori e della sua fede, certa che il bene di cui siamo capaci è, di ogni incenerente nichilismo e di ogni odio, più generoso e più grande. (Marina Corradi 2.12.2015 Associaz. Amici di Lazzaro)

http://www.amicidilazzaro.it/


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L> ?@ABC> DEF GBE?@CHCA?A ICBIA SCDAFC DC RAK>LC> MALD>@A D> TEADABA SCDAFC, C@>FC>LA, H>BCN>FDCLA E BAKELA DC >DAOCALE. cessò di vivere. Il figlio Cesare (nato a Ber lino il 4 giugno 1868) continuò alla morte del padre, a dar lustro al Circo Sidoli, con il quale egli venne anche in Italia, all'inizio del nostro secolo, nel 1908. Teodoro Sidoli era invece venuto in Italia nel 1879, con un grande Circo in cui faceva spicco una magnifica ca-

Teodoro Sidoli era nato a Novara nel 1830; malgrado che il padre, commerciante, volesse indirizzarlo alla medesima attività il ragazzo a 12 anni uscI di casa per aggregarsi al Circo Gillet e intraprendere un tirocinio come cavallerizzo. Ma nel 1849 corse ad arruolarsi nelle file di Garibaldi e a combatter e a Roma il 30 aprile, a Porta San Pancrazio, contro i francesi, venuti valleria. a risollevare le sorti del Papato, poi il 9 e il lO maggio Il circo Sidoli è stato il primo circo stabile impiana Palestrina e a Velletri contro i borbonici e, ancora tato sul territorio rumeno, essendo costr uito a Bunel giugno, di nuovo a Roma sul Gianicolo. carest nel 1874 da Teodoro Sidoli sul luogo dell'attuaQuando Garibaldi il 2 luglio fu costretto a ritirarsi, le birreria Gambrinus (Hotel Cismigiu). Il circo fu diTeodoro lo segui verso strutto da un incendio nel il Nord fino a tanto 1884, ma Sidoli effettuò molche il corpo dei gariti tentativi di ricostruzione baldini non fu sciolto. ma alla fine dvette abbandoSi aggregò allora a una nare il progetto per mancanza compagnia circense di fondi per rientrare a Novara Il 25 Dicembre 1888, nel pedove sposò Emilia rimetro delle Strade Politiei e Gattin. Sapientei ( strada che appare Nel medesimo anno, negli articoli di Caragiale) è formato un Circo proimaugurato un nuovo circo prio, lasciò Novara, e stabile con una capienza di da allora fino al 1863 3500 posti. Se osserviamo intraprese quelle touruna carta attuale di Bucarest, nées che lo portarono il circo era nelle vicinanze a dare spettacoli in della Chiesa Mihai Voda. Egitto, Asia Minore, Grecia, Turchia, Rus- A Bucarest l’edificio del circo stabile Sidoli Sotto la direzione del vecchio Sidoli e poi di suo figlio, Cesia, Valacchia e, dal sare Sidoli, il circo di Roma1864 al 1888, in Ronia raggiunse alti livelli di mania, Austria, Unprofessionalità e di tecnica gheria e in Italia. Nel circense con artisti di indubfrattempo a Bucarest bia bravura e talento. Nei due costruì un Circo staedifici adibiti a circo stabile bile ed un secondo di Bucarest e di Iasi si sono eresse a Iasi nel 1888. formati e hanno debuttato Riprese a viaggiare una miriade di artisti rumeni: nel 1889-1890 attrail quartetto Dumitrescu, i traverso l'Austriapezisti Stroici, il clown Toni Ungheria per fissarsi Marculescu, George Mateedefinitivamente in Roscu- primo addestratore rumania, che egli consimeno di elefanti, Franz Kraderava la sua seconda teyl, i clown Ciacanica e Topatria, e dove, il 7 nino Milea e molti altri. marzo 1891, a Galați, 6


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Secondo le cronache dell'epoca, Cesar Sidoli il figlio maggiore supero' in bravura il padre Teodoro ma anche Francesco Sidoli, secondo figlio aveva ottime doti di artista circense cimentandosi nel tiro con la pistola insieme a tre sue figlie mentre la quarta figlia era una provetta amazzone. Dal 1908 e sino alla scoppio della prima guerra mondiale, il circo Sidoli intraprende turnee di successo in Ungheria, Austra, Italia, Belgio, Olanda, Svizzera e Germania. In un vecchio libro di Br asvov- Sextil Puscariu appare un paragrafo dove si legge del circo Sidoli: "Il circo mi ha molto impressionato ma molto di più il Sidoli, che aveva a Bucarest un edifico in muratura, nel quale si tenevano anche adunanze politiche. Cavali bardati galoppavano e si alzavano sulle zampe, quando il vecchio Sidoli, che portava un barbone come Napoleone III e baffi lunghi con la cima appuntita, faceva schioccare una lunga frusta. Nelle pause visitavamo le stalle tenute ordinate e pulite, come un bicchiere. La scuola di cavalleria la teneva la figlia del proprietario, la bella Alma Sidoli, che mi piaceva molto quando appariva con una maglietta rosa e un toupè da ballerina, saltando in cerchi nei quali era posta carta di seta. Dei due fratelli Sidoli, il più piccolo, Francesco, era giocoliere a cavallo, e il più grande, Cesare, cavalcava in costume equestre facendo tante figure stravaganti. Soltanto un negro, bello come un Adone, li sorpassava e salta- Locandina del va diretta- Circo Sidoli, mente in stagione 1911piedi sul 1912 con cavallo. Una volta, annessa pubblicità del c'ero anprestigioso che io orologio quando Longines anche il figlio Cesare ha fatto questo salto. “ Nell'anno 1902 la vedette del crco Sidoli era il tedesco Kleppini, il quale pretendeva di aver vinto un duello con il grande Houdini

in cui ogni mago era legato con manette da parte dell'avversario, riuscendosi poi a liberare. Quando ha sentito di cosa di vantava questo impostore, il grande Houdini è venuto a Dusseldorf dove era il circo di Sidoli, è salito sulla scena e ha messo a Kleppini un paio di manette dalle quali il tedesco non ha saputo liberarsi. Gli eventi della Prima Guerra Mondiale e la morte di Cesare Sidoli (1919) ha portato al disinteresse per gli spettacoli offerti dal circo Sidoli. L'edificio di Bucarest cambiò destinazione, il maneggio fu adattato a ring di Boxe sin quando nel 1932 fu demolito. Fino alla Seconda Guerra Mondiale, gli artisti del circo hanno partecipato a diversi spettacoli improvvisati organizzati durante le fiere e mercati. All'interno degli spettacoli offerti dal circo Sidoli hanno avuto luogo le prime dimostrazioni di lotta professionista sotto la guida del francese Doublier che ha dato le prime lezioni specifiA Iasi, spettatori che nell'anno fuori del 1892. Cinematografo Nel 1906Sidoli, il primo di 1907, nel cirRomania co Sidoli di Iasi si impianta la prima sala cinematografica di Romania nella quale si facevano proiezioni permanenti. L'edificio, che oggi non esiste più, era posizionato esattamente alle spalle dell'Hotel Unirea, vicino al palazzo Carmen che esiste ancor oggi. Allora il cinematografo divenne un fenomeno di massa in Romania. Dopo l'anno 2000 un ebreo ha rivendicato la proprietà di 10 immobili e terreni relativi. Fra questi c'e' anche l'ex circo-cinema Sidoli. Per curiosità, il più conosciuto clown rumeno è stato Victor Mono Ciacanica che si è esibito a ungo anche nel circo Sidoli. Originario di Cernavoda è rimasto orfano a 7 anni ed è espatriato in Italia col Circo Russieri. Si è esibito in tutta Europa anche come equilibrista, trapezista e clown. Nel 1940 torna in Romania e lotta come sindacalista per i diritti dei circensi. Nel 1959 viene decorato con „Ordinul Muncii”. 7


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Oggi celebriamo la Santa Famiglia, così diversa dalle nostre famiglie (una madre Vergine, un padre adottivo, un figlio che è Dio!) eppure così identica alle nostre nelle dinamiche affettive. Nazareth ci insegna che Dio viene ad abitare in casa, che nella quotidianità e nella ripetitività dei gesti possiamo realizzare il Regno, fare un'esperienza mistica, crescere nella conoscenza di Dio. Possiamo (sul serio!) elaborare una teologia del pannolino, un trattato mistico dei compiti dei figli, una spiritualità del mutuo da pagare. La straordinaria novità del cristianesimo è - appunto! - la sua assoluta ordinarietà. Dio ha deciso di abitare la banalità, di colmare lo scorrere dei giorni. La seconda riflessione deriva dalla risposta, apparentemente dura e scortese, che Gesù rivolge ai propri genitori (da buon adolescente!): egli si deve occupare delle cose del Padre. Gesù richiama i propri genitori (!) al primato di Dio nella vita di una famiglia. Siamo insieme per aiutarci a trovare la felicità, il senso della vita, siamo insieme per camminare incontro alla pienezza. Maria e Giuseppe vedono il Mistero di Dio che gattona e bordeggia, che passa le notti piangiucchiando per lo spuntare di un dentino... Mi sono chiesto cento volte quanta fede hanno dovuto avere questi genitori per dirsi che quel bambino, identico a tutti i bambini, era davvero il Figlio di Dio. Giuseppe spesso guardava, alla fine della giornata, la sua verginale sposa, imbarazzato per l'immensità della sua fede, sentendosi un poco inadatto a tanta meravigliosa tenacia. (Paolo Curtaz)

17 tipiche scuse per non andare a Messa 14) Non capisco la dinamica di inginocchiarsi e stare fermi per tutto il tempo Siamo esseri spirituali e materiali, non possiamo vivere senza mediazioni, senza contatto, senza simboli. La parola simbolo deriva dal greco syn (con, insieme) e ballein (verbo che significa gettare, mettere), e il risultato è eloquente: si tratta di mettere insieme due cose che separate non hanno un significato completo perché ne acquisiscano la pienezza. Ad esempio, nell’antichità si rompeva un disco a metà e ogni popolo ne conservava una. Le metà in sé non possedevano un significato pieno, ma una volta assemblate diventavano il simbolo che rappresentavano e ricordavano una realtà che va molto al di là del simbolo stesso – in questo caso l’alleanza di pace. Ogni volta che compiamo gesti come inginocchiarci, farci il segno della croce o metterci in piedi, stiamo realizzando una serie di segni liturgici chiamati a esprimere simbolicamente una serie di realtà. Nel caso della Messa, l’aspetto più straordinario è che molti dei simboli diventano non solo portatori di un messaggio o rappresentazione di un concetto, ma realizzano effettivamente quello che significano. Ad esempio, quando il sacerdote alza l’ostia e pronuncia le parole della consacrazione sta “mettendo insieme” la realtà materiale di un pezzo di pane e una serie di preghiere formali; le due cose separate possono non dirci molto, ma insieme diventano il Corpo di Cristo. Noi ci inginocchiamo. Questo gesto che in altre occasioni potrebbe non significare nulla (mi inginocchio per cercare un oggetto caduto), in quel momento, compiendolo davanti all’ostia, che è il Corpo di Cristo, diventa un segno, un simbolo di vera adorazione.

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1 Gennaio 2016

ricorrenza è stata istituita da papa Paolo VI con un messaggio datato 8 dicembre 1967 ed è stata celebrata per la prima volta il 1º gennaio 1968. Da quell’anno il Pontefice della Chiesa cattolica invia ai capi delle nazioni e a tutti gli uomini di buona volontà un messaggio che invita alla riflessione sul tema della pace.

«Vinci l’indifferenza e conquista la pace». Questo è il titolo del Messaggio per la 49ª Giornata Mondiale della Pace, la terza di Papa Francesco. L’indifferenza nei confronti delle piaghe del nostro tempo è una delle cause principali della mancanza di pace nel mondo. L’indifferenza oggi è spesso legata a diverse forme di individualismo che producono isolamento, ignoranza, egoismo e, dunque, disimpegno. L’aumento delle informazioni non significa di per sé aumento di attenzione ai problemi, se non è accompagnato da una apertura delle coscienze in senso solidale; e a tal fine è indispensabile il contributo che possono dare, oltre alle famiglie, gli insegnanti, tutti i formatori, gli operatori culturali e dei media, gli intellettuali e gli artisti. L’indifferenza si può vincere solo affrontando insieme questa sfida. La pace va conquistata: non è un bene che si ottiene senza sforzi, senza conversione, senza creatività e confronto. Si tratta di sensibilizzare e formare al senso di responsabilità riguardo a gravissime questioni che affliggono la famiglia umana, quali il fondamentalismo e i suoi massacri, le persecuzioni a causa della fede e dell’etnia, le violazioni della libertà e dei diritti dei popoli, lo sfruttamento e la schiavizzazione delle persone, la corruzione e il crimine organizzato, le guerre e il dramma dei rifugiati e dei migranti forzati. Tale opera di sensibilizzazione e formazione guarderà, nello stesso tempo, anche alle opportunità e possibilità per combattere questi mali: la maturazione di una cultura della legalità e l’educazione al dialogo e alla cooperazione sono, in questo contesto, forme fondamentali di reazione costruttiva. Un campo in cui la pace si può costruire giorno per giorno vincendo l’indifferenza è quello delle forme di schiavitù presenti oggi nel mondo, alle quali era dedicato il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 2015, «Non più schiavi ma fratelli». Bisogna portare avanti questo impegno, con accresciuta coscienza e collaborazione. La pace è possibile lì dove il diritto di ogni essere umano è riconosciuto e rispettato, secondo libertà e secondo giustizia. Il Messaggio del 2016 vuole essere uno strumento dal quale partire perché tutti gli uomini di buona volontà, in particolare coloro i quali operano nell’istruzione, nella cultura e nei media, agiscano ciascuno secondo le proprie possibilità e le proprie migliori aspirazioni per costruire insieme un mondo più consapevole e misericordioso, e quindi più libero e giusto. La Giornata Mondiale della Pace è stata voluta da Paolo VI e viene celebrata ogni anno il primo gennaio. Il Messaggio del Papa viene inviato alle cancellerie di tutto il mondo e traccia anche la linea diplomatica della Santa Sede per l’anno che si apre.

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Un fatto storico Prima Guerra Mondiale. Siamo nel fronte occidentale ed è il 24 dicembre 1914: senza che nulla sia stato concordato, i soldati degli opposti schieramenti cessano il fuoco. Si accendono candele, si canta “Silent Night” e altri inni di Natale. Comincia un botta e risposta di auguri gridati da parte a parte, fino a che qualcuno si spinge fuori dalla propria trincea per incontrare il nemico, stringergli la mano, scambiare la propria giubba e perché no, organizzare una bella partita di pallone.

Quando nacque una tregua spontanea e sul campo di battaglia si festeggiò il Natale fra gli opposti schieramenti. Qui di seguito la lettera di un soldato nglese alla srella lontana nella quale descrive quella notte.

"Janet, sorella cara, sono le due del mattino e la maggior parte degli uomini dormono nelle loro buche, ma io non posso addormentarmi se prima non ti scrivo dei meravigliosi avvenimenti della vigilia di Natale. In verità, ciò che è avvenuto è quasi una fiaba, e se non l'avessi visto coi miei occhi non ci crederei. Prova a immaginare: mentre tu e la famiglia cantavate gli inni davanti al focolare a Londra, io ho fatto lo stesso con i soldati nemici qui nei campi di battaglia di Francia! Le prime battaglie hanno fatto tanti morti, che entrambe le parti si sono trincerate, in attesa dei rincalzi. Sicché per lo più siamo rimasti nelle trincee ad aspettare. Ma che attesa tremenda! Ci aspettiamo ogni momento che un obice d'artiglieria ci cada addosso, ammazzando e mutilando uomini. E di giorno non osiamo alzare la testa fuori dalla terra, per paura del cecchino. E poi la pioggia: cade quasi ogni giorno. Naturalmente si raccoglie proprio nelle trincee, da cui dobbiamo aggottarla con pentole e padelle. E con la pioggia è venuto il fango, profondo un piede e più. S'appiccica e sporca tutto, e ci risucchia gli scarponi. Una recluta ha avuto i piedi bloccati nel fango, e poi anche le mani quando ha cercato di liberarsi. Con tutto questo, non potevamo fare a meno di provare curiosità per i soldati tedeschi di fronte noi. Dopo tutto affrontano gli stessi nostri pericoli, e anche loro sciaguattano nello stesso fango. E la loro trincea è solo cinquanta metri davanti a noi. Tra noi c'è la terra di nessuno, orlata da entrambe le parti di filo spinato, ma sono così vicini che ne sentiamo le voci. Ovviamente li odiamo quando uccidono i nostri compagni. Ma altre volte scherziamo su di loro e sentiamo di avere qualcosa in comune. E ora risulta che loro hanno gli stessi sentimenti. Ieri mattina, la vigilia, abbiamo avuto la nostra prima gelata. Benché infreddoliti l'abbiamo salutata con gioia, perché almeno ha indurito il fango. Durante la giornata ci sono stati scambi di fucileria. Ma quando la sera è scesa sulla vigilia, la sparatoria ha smesso interamente. Il nostro primo silenzio totale da mesi! Speravamo che promettesse una festa tranquilla, ma non ci contavamo. Di colpo un camerata mi scuote e mi grida: "Vieni a vedere! Vieni a vedere cosa fanno i tedeschi!". Ho preso il fucile, sono andato alla trincea e, con cautela, ho alzato la testa sopra i sacchetti di sabbia. Non ho mai creduto di poter vedere una cosa più strana e più commovente. Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea tedesca, a destra e a sinistra, a perdita d'occhio. "Che cos'è?", ho chiesto al compagno, e John ha risposto: "Alberi di Natale!". Era vero. I tedeschi avevano disposto degli alberi di Natale di fronte alla loro trincea, illuminati con candele e lumini. E poi abbiamo sentito le loro voci che si levavano in una canzone: " Stille nacht, heilige nacht…". Il canto in Inghilterra non lo conosciamo, ma John lo conosce e l'ha tradotto: "Notte silente, notte santa".

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Non ho mai sentito un canto più bello e più significativo in quella notte chiara e silenziosa. Quando il canto è finito, gli uomini nella nostra trincea hanno applaudito. Sì, soldati inglesi che applaudivano i tedeschi! Poi uno di noi ha cominciato a cantare, e ci siamo tutti uniti a lui: "The first nowell the angel did say…". Per la verità non eravamo bravi a cantare come i tedeschi, con le loro belle armonie. Ma hanno risposto con applausi entusiasti, e poi ne hanno attaccato un'altra: "O tannenbaum, o tannenbaum…". A cui noi abbiamo risposto: "O come all ye faithful…". E questa volta si sono uniti al nostro coro, cantando la stessa canzone, ma in latino: "Adeste fideles…". Inglesi e tedeschi che s'intonano in coro attraverso la terra di nessuno! Non potevo pensare niente di più stupefacente, ma quello che è avvenuto dopo lo è stato di più. "Inglesi, uscite fuori!", li abbiamo sentiti gridare, "voi non spara, noi non spara!". Nella trincea ci siamo guardati non sapendo che fare. Poi uno ha gridato per scherzo: "Venite fuori voi!". Con nostro stupore, abbiamo visto due figure levarsi dalla trincea di fronte, scavalcare il filo spinato e avanzare allo scoperto. Uno di loro ha detto: "Manda ufficiale per parlamentare". Ho visto uno dei nostri con il fucile puntato, e senza dubbio anche altri l'hanno fatto ma il capitano ha gridato: "Non sparate!". Poi s'è arrampicato fuori dalla trincea ed è andato incontro ai tedeschi a mezza strada. Li abbiamo sentiti parlare e pochi minuti dopo il capitano è tornato, con un sigaro tedesco in bocca! Nel frattempo gruppi di due o tre uomini uscivano dalle trincee e venivano verso di noi. Alcuni di noi sono usciti anch'essi e in pochi minuti eravamo nella terra di nessuno, stringendo le mani a uomini che avevamo cercato di ammazzate poche ore prima. Abbiamo acceso un gran falò, e noi tutti attorno, inglesi in kaki e tedeschi in grigio. Devo dire che i tedeschi erano vestiti meglio, con le divise pulite per la festa. Solo un paio di noi parlano il tedesco, ma molti tedeschi sapevano l'inglese. Ad uno di loro ho chiesto come mai. "Molti di noi hanno lavorato in Inghilterra", ha risposto. "Prima di questo sono stato cameriere all'Hotel Cecil. Forse ho servito alla tua tavola!". "Forse!", ho risposto ridendo. Mi ha raccontato che aveva la ragazza a Londra e che la guerra ha interrotto il loro progetto di matrimonio. E io gli ho detto: "Non ti preoccupare, prima di Pasqua vi avremo battuti e tu puoi tornare a sposarla". Si è messo a ridere, poi mi ha chiesto se potevo mandare una cartolina alla ragazza, ed io ho promesso. Un altro tedesco è stato portabagagli alla Victoria Station. Mi ha fatto vedere le foto della sua famiglia che sta a Monaco. Anche quelli che non riuscivano a parlare si scambiavano doni, i loro sigari con le nostre sigarette, noi il tè e loro il caffè, noi la carne in scatola e loro le salsicce. Ci siamo scambiati mostrine e bottoni, e uno dei nostri se n'è uscito con il tremendo elmetto col chiodo! Anch'io ho cambiato un coltello pieghevole con un cinturame di cuoio, un bel ricordo che ti mostrerò quando torno a casa. Ci hanno dato per certo che la Francia è alle corde e la Russia quasi disfatta. Noi gli abbiamo ribattuto che non era vero, e loro. "Va bene, voi credete ai vostri giornali e noi ai nostri". E' chiaro che gli raccontano delle balle, ma dopo averli incontrati anch'io mi chiedo fino a che punto i nostri giornali dicano la verità. Questi non sono i "barbari selvaggi" di cui abbiamo tanto letto. Sono uomini con case e famiglie, paure e speranze e, sì, amor di patria. Insomma sono uomini come noi. Come hanno potuto indurci a credere altrimenti? Siccome si faceva tardi abbiamo cantato insieme qualche altra canzone attorno al falò, e abbiamo finito per intonare insieme (non ti dico una bugia) "Auld Lang Syne". Poi ci siamo separati con la promessa di rincontraci l'indomani, e magari organizzare una partita di calcio. E insomma, sorella mia, c'è mai stata una vigilia di Natale come questa nella storia? Per i combattimenti qui, naturalmente, significa poco purtroppo. Questi soldati sono simpatici, ma eseguono gli ordini e noi facciamo lo stesso. A parte che siamo qui per fermare il loro esercito e rimandarlo a casa, e non verremo meno a questo compito. Eppure non si può fare a meno di immaginare cosa accadrebbe se lo spirito che si è rivelato qui fosse colto dalle nazioni del mondo. Ovviamente, conflitti devono sempre sorgere. Ma che succederebbe se i nostri governanti si scambiassero auguri invece di ultimatum? Canzoni invece di insulti? Doni al posto di rappresaglie? Non finirebbero tutte le guerre? Il tuo caro fratello Tom".

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ADESTE n°52/ ANNO 4°-27.12.2015

LITURGIA EUCARISTICA LETTURE: 1Sam 1,20-22.24-28

Sal

83 1Gv 3,1-2.21-24 Lc 2,41-52

C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. La vita delle nostre famiglie scorre a volte secondo piani puramente umani. Chiediamo perdono di tutto ciò che in noi e nelle nostre famiglie non è secondo la volontà di Dio. Breve pausa di riflessione C. Signore, che hai voluto la famiglia icona del tuo amore, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Cristo, che hai voluto essere come noi figlio in una famiglia, abbi pietà di noi. Cristo, pietà. C. Signore, primogenito del Padre che fai di noi una sola famiglia, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di voi, perdoni i vostri peccati e vi conduca alla vita eterna. Amen. Gloria A Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen. COLLETTA C. O Dio, nostro Padre, che nella santa Famiglia ci hai dato un vero modello di vita, fa' che nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore, perché, riuniti insieme nella tua casa, possiamo godere la gioia senza fine. Per il nostro Signore Gesù Cri-

sto... Amen LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura Dal primo libro di Samuele Al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuèle, «perché – diceva – al Signore l’ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre». Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE RIT: Beato chi abita nella tua casa, Signore. Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti! L’anima mia anela e desidera gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente. R/. Beato chi abita nella tua casa: senza fine canta le tue lodi. Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio e ha le tue vie nel suo cuore. R/. Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera, porgi l’orecchio, Dio di Giacobbe. Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo, guarda il volto del tuo consacrato. R/. Seconda Lettura Dalla prima lettera di S.Giovanni Apostolo Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui,

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perché lo vedremo così come egli è. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio Canto al Vangelo R. Alleluia, alleluia. apri, Signore, il nostro cuore e accoglieremo le parole del Figlio tuo. Alleluia. C. Il Signore sia con Voi A. E con il tuo spirito C.Dal vangelo secondo LUCA A. Gloria a te o Signore. + I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti)


ADESTE n°52/ ANNO 4°-27.12.2015

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Come la Santa Famiglia anche le nostre vivono delle difficoltà e percorrono un silenzioso cammino che coltiva profondi legami d’amore; l’origine di questa perseveranza e di questa ricchezza, Signore, non puoi che essere Tu. Preghiamo insieme e diciamo: Signore entra nelle nostre case. 1. Perché ogni famiglia sappia condividere le sua ricchezza d’amore con altri, e dagli altri venga aiutata nelle difficoltà. Preghiamo. 2. Perché gli effetti della venuta di Gesù nel mondo non siano relegati a una festa, ma modifichino la nostra vita di tutti i giorni. Preghiamo. 3. Perché le figure evangeliche di Giuseppe e Maria siano riferimento per il cammino spirituale degli uomini e delle donne di ogni tempo. Preghiamo. 4. Perché la volontà di servirti sia all’origine del desiderio di migliorare il mondo in cui viviamo. Preghiamo. C. O Padre, aiutaci a lasciarti entrare nella realtà che viviamo ogni giorno e a non confinarti nei ristretti spazi delle nostre pie emozioni. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen LITURGIA EUCARISTICA

C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Accogli, Signore, questo sacrificio di salvezza, e per intercessione della Vergine Madre e di san Giuseppe, fa' che le nostre famiglie vivano nella tua amicizia e nella tua pace. Per Cristo nostro Signore. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. C. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre, a te Signore Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno. Il tuo unico Figlio, venendo ad assumere la nostra condizione di uomini, volle far parte di una famiglia per esaltare la bellezza dell’ordine da te creato e riportare la vita familiare alla dignità alta e pura della sua origine. Nella casa di Nazaret regna l’amore coniugale intenso e casto; rifulge la docile obbedienza del Figlio di Dio alla Vergine Madre e a san Giuseppe l’uomo giusto a lei sposo; e la concordia dei reciproci affetti accompagna la vicenda di giorni operosi e sereni. O famiglia nascosta ai grandi della terra e alla fama del mondo, più nobile per le sue virtù che non per la sua discendenza regale! In essa, o Padre, hai collocato le arcane primizie della redenzione del mondo. Per questo disegno di grazia, uniti alla grande famiglia di tutte le tue creature, eleviamo a te il nostro canto e proclamiamo insieme l’inno della tua lode.Santo, Santo, Santo…. DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPOLAPREGHIERAEUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri-

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sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. Amen C.A. P A D R E NO S T R O Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C Padre misericordioso, che ci hai nutriti alla tua mensa, donaci di seguire gli esempi della santa Famiglia, perché dopo le prove di questa vita siamo associati alla sua gloria in cielo. Per Cristo nostro Signore. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio


ADESTE n°52/ ANNO 4°-27.12.2015

novella si avviava lo scorrimento e il riavvolgimento della pellicola, in modo da allungare il tempo delle riprese continue e registrare fedelmente le azioni compiute. Il destino volle che venisse brevettata con il titolo cinematographe. Anche se gli storici si dividono sul riconoscere ai Lumière il primato di aver inventato il cinema – una parte l'attribuisce al kinetoscopio di Thomas Edison, brevettato nel 1891 – non v'è dubbio alcuno nel considerare la proiezione del 28 dicembre 1895, come il primo film in assoluto nella storia della settima arte. L'evento rappresentò uno spartiacque nell'evoluzione del termine cinematografo (dalle parole greche kinema = "movimento" e grapho = "descrivere"), che già dall'anno dopo iniziò a diffondersi, anche in Italia, nella versione abbreviata "cinema" (pronunciata alla francese con l'accento sull'ultima sillaba). Nella fase antecedente al 1895, si erano compiuti diversi esperimenti legati al movimento delle immagini. Tuttavia, un passo significativo verso la possibilità di riprodurle dal vero si era avuto con la camera oscura di Leonardo da Vinci e ancor di più con

Nasce il cinema con i Lumière sabato 28 dicembre 1895 (120 anni fa)

Un gruppo di operai, per lo più donne, con indosso abiti tipici della Belle Époque, esce dalla fabbrica al termine della giornata di lavoro. È l'episodio iniziale del cortometraggio proiettato dai fratelli Lumière davanti a una sparuta platea che, alla modica cifra di un franco, assistette a quello che oggi è considerato il primo film della storia del cinema. Da tempo impegnati in esperimenti sul procedimento fotografico, Auguste e Louis Lumière (figli dell'imprenditore e fotografo Antoine) si trovarono la strada spianata dall'invenzione di George Eastman, che nel 1885 aveva brevettato la pellicola cinematografica. Da qui partirono per la messa a punto di uno strumento che fosse in grado di la lanterna magica (inventata tra il XVI e il XVII secatturare e riprodurre immagini, fungendo al contempo sia colo), ritenuta la madre del moderno proiettore. da camera da presa che da proiettore. AzionarI SANTI DELLA lo era la più SETTIMANA semplice delle operazioni: giS. Famiglia di Nazareth DOM.27 rando una maS. Innocenti Martiri LUN. 28

MART.29

S.Tommaso Beckett

MERC.30

S. Ruggero

GIOV.31

S.Silvestro I Papa

VEN.01

Maria Madre di Dio

SAB. 02

S. Basilio

Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 M ail: Alelembo73@gmail.com Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp

B : Preasfantul Mantuitor

*°* C9:;: Chiesa romano-cattolica dei Piari-

(Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balcescu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./ fax: 021-314.18.57, don Roberto Polimeni, Tel:0770953530 mail: polimeni.roberto@yahoo.com; polimeni.rober to70@gmail.com; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I +: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica ore 11,00 Monastero S. Luigi Orione –Iasi,

sti. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: veresstelian@yahoo.com Domenica alle ore 12,00

*°* A9@A I:9BA: Domenica ore 11:00 nella Chie-

sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262

*°* TBDBEFAGA: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regina Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:parohiafabric@googlemail.com

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