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Niente è impossibile. Neppure correre (e stabilire un nuovo record) dopo i cento anni di età. La prova vivente è Julia Hawkins, 103 anni, che ha da pochi giorni stabilito un nuovo record: 50 metri in 21”06. Ma non è la sola. In Italia, Giuseppe Ottaviani, suo coetaneo, è il primo e unico centenario al mondo a fare il salto triplo della categoria master (M100). Insomma, non è mai troppo tardi.
La frase di don Giussani va dritta al cuore, non solo all’intelligenza. Mi ci ritrovo tantissimo, come mio modo di essere. Sono stato battezzato, cresimato, andavo a messa, sono stato anche chierichetto nel Duomo di Casale. Però non mi ricordo come pensassi a Dio in quei momenti. Ricordo che mi spaventavano le illustrazioni del libro di religione, quell’inferno in cui bruciavano i corpi nudi. Poi sono sparito nel limbo degli agnostici. Oggi, la sera, quando vado a dormire, con mia moglie preghiamo i nostri genitori. E Gesù Bambino: parliamo di Dio, ma non di un Dio anziano, con il barbone. No, di un Dio bambino, buono, tenero. Penso a Dio con quelle fattezze, perché mi sembra più disposto a perdonare le mie sciocchezze, i miei peccati. Ho sempre pensato che ci fosse il nulla dopo la morte. Ora ne sono sempre meno convinto. Preferirei che ci fosse il famoso giudizio: Pansa? Dove lo mandiamo? Inferno, purgatorio, paradiso? Natale è Dio che viene sulla terra, ma che resta perennemente bambino, che è buono. E poi nascere in quelle condizioni! Un profugo, sotto la tenda… Ricordo la cura impressionante con cui io e mia sorella facevamo il presepe. Papà portava in casa due assi che diventavano un tavolone. La capanna ancora vuota mi colpiva sempre: un bambino, nascere lì, in quel modo, avrà freddo… E mia sorella: «Ma che dici! Ci sono il bue e l’asino. Poi san Giuseppe, vuoi che non ci pensi?». Ecco, io sono rimasto a quel bambino lì, in quella capanna. Il Papa parla di ragione e ragionevolezza. Be’, io forse non sono un uomo “ragionevole”. Lavoro molto con il cuore, con il mio bisogno. Non so se questa parabola mi porterà a essere credente. Ma se dovessi riscoprire Dio credo che sarei guidato da quel bambino, dal Dio di Natale, dal Dio della nascita. E sarei spinto dal bisogno che ho di Lui. Lo avverto in un modo prepotente, soprattutto la sera, dopo aver lavorato tutta la giornata. Ho bisogno di Lui. Anche soltanto dieci anni fa non ci pensavo. Ma oggi mi chiedo se con la morte finisce tutto. Cosa c’è dopo? C’è qualche posto in cui posso andare? A fare cosa, non lo so. Ma non vorrei che fosse un posto cattivo. Anche se non so se potrei meritarmi il paradiso».
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Battezzare un figlio è un atto di giustizia. Nel battesimo gli diamo un tesoro, un pegno, lo Spirito santo». Con queste parole papa Francesco ha aperto la sua omelia durante la messa per la festa del battesimo di Gesù, celebrata nella Cappella Sistina. «Il bambino esce con la forza dello Spirito dentro: lo Spirito che lo difenderà, lo aiuterà, durante tutta la vita», ha sottolineato il Pontefice, «per questo è così importante battezzarli da bambini, perché crescano con la forza dello Spirito Santo». Dopo la riflessione sul significato profondo del battesimo, Francesco ha aggiunto “soltanto un avviso” rivolto ai genitori dei neonati presenti con i loro genitori, come di tradizione in questa festa, per essere battezzati: «I bambini non sono abituati a venire alla Sistina, non sono abituati a essere chiusi in un ambiente anche un po’ caldo, e a essere vestiti così, per una festa tanto bella come oggi. Si sentiranno un po’ a disagio». E ribadisce: «Lasciate piangere e gridare i bambini». Se uno piange forse è perché ha caldo, e allora bisogna togliergli qualcosa addosso. «O perché ha fame: allattalo, qui, sì, sempre in pace». E aggiunge: «Loro hanno una dimensione corale, basta che uno dia il la e cominciano tutti e si farà il concerto. Non spaventatevi. E’ una bella predica quando piange un bambino in chiesa». Un messaggio di pochissime parole, semplici, dirette, espresse a braccio, quelle di papa Francesco. Il Pontefice ha invitato i genitori a non spaventarsi, a non preoccuparsi se i loro figli durante la celebrazione piangono, gridano, esprimono un malessere. E’ tutto nella normalità dei neonati. Non è la prima volta che papa Bergoglio ricorda come sia del tutto lecito e naturale allattare i propri bambini in chiesa, ricordando come anche la Vergine Maria allattò Gesù. Un messaggio che sta molto a cuore al Pontefice, sottolineato più volte, come nell’omelia della celebrazione del battesimo di Gesù nel 2016, nel corso della quale aveva battezzato 26 bambini, e in quella del 2017 (in cui a ricevere il battesimo erano stati 28 neonati). Non è un invito scontato: il Papa rompe un tabù ancora radicato anche nel nostro Paese. In Italia non esistono leggi che regolino l’allattamento al seno in pubblico, ma in generale questo gesto naturale suscita ancora sopresa o fastidio e molte neomamme evitano di allattare al seno i loro figli nei luoghi pubblici, come i ristoranti, per paura di arrecare disturbo agli altri clienti con questo comportamento. In Gran Bretagna una legge ha vietato la discriminazione delle donne che allattano in pubblico, negli Stati Uniti si può allattare praticamente dovunque, in Francia e Germania c’è un atteggiamento di grande libertà verso questo gesto, mentre in Danimarca una legge permette ai ristoratori addirittura di mandare via dal loro locale le donne che allattano al seno. Papa Francesco ha battezzato 32 bambini, fra i quali tre piccoli nati da un parto trigemellare, in presenza di 58 genitori, 60 tra padrini e madrine e 240 familiari. Il battesimo che Gesù riceve nelle acque del fiume Giordano per mezzo di Giovanni Battista è l’evento che conclude il tempo liturgico natalizio e, di tradizione, si celebra nella domenica immediatamente successiva alla festa dell’Epifania.
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erfino qui a “La fin del mundo” è possibile trovare la vera pizza napoletana che delizia i palati degli abitanti del luogo mentre fuori le temperature sono bassissime, freddo e vento regnano sovrani, e per trovare un ospedale bisogna percorrere 400km sotto la neve.
Figlio di pizzaiolo, Carmine decide di lasciare Napoli alla volta di Bournemouth, in Inghilterra, dove trova lavoro come pizzaiolo in un ristorante italiano ed è proprio qui che incontra l’amore della sua vita, Romina, cameriera nello stesso ristorante. Romina, argentina, molto legata a Puerto Natales, decide di proporre a Carmine di cambiar vita e di trasferirsi con lei lì, in Cile, per aprirsi una pizzeria tutta loro. L’impresa è ardua e non da poco: dopo molti sacrifici e lavoretti i due iniziano a costruire le pareti della piccola pizzeria con i bancali recuperati al porto, costruendo a mano tavoli, sgabelli e finalmente riescono a comprare il forno. Restati con pochi pesos in tasca, l’apertura della pizzeria diviene quasi un obbligo, così Carmine e Romina aprono le porte e servono le loro prime squisite pizze su taglieri di legno, non avendo i piatti. A poco a poco la tenacia della coppia premia, le loro pizze incontrano i gusti degli abitanti del luogo anche grazie alla farcitura con prodotti cileni proponendo pizze con chorizo e salame, carne e cipolla, pollo e mozzarella. Così oggi Carmine e Romina sono un punto di riferimento per gli autoctoni e anche per gli studenti italiani e per i visitatori che per qualche motivo si trovano laggiù e cercano un luogo caldo e accogliente dove poter gustare un buona pizza intrattenendosi con i proprietari e gli altri clienti, mentre fuori imperversano magari tempeste di neve. Certo a Puerto Natales non c’è il clima e la temperatura di Napoli eppure Carmine Esposito è riuscito nella sua grande impresa di portare la pizza napoletana alla fine del mondo e l’ha fatto con grande coraggio, tenacia e forza di volontà, un uomo, un napoletano e un pizzaiolo da ammirare.
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iovanni vedendo Gesù venire… Poter avere, come lui, occhi di profeta e so che non è impossibile perchè «vi è un pizzico di profeta nei recessi di ogni esistenza umana» (A.J. Heschel); vedere Gesù mentre viene, eternamente incamminato lungo il fiume dei giorni, carico di tutta la lontananza; mentre viene negli occhi dei fratelli uccisi come agnelli; mentre viene lungo il confine tra bene e male dove si gioca il tuo e, in te, il destino del mondo. Vederlo venire (come ci è stato concesso a Natale) pellegrino dell’eternità, nella polvere dei nostri sentieri, sparpagliato per tutta la terra, rabdomante d’amore dentro l’accampamento umano, da dove non se ne andrà mai più. Ecco l’agnello, il piccolo del gregge, l’ultimo nato che ha ancora bisogno della madre e si affida al pastore, che vuole crescere con noi e in mezzo a noi. Non è il «leone di Giuda», che viene a sistemare i malvagi e i prepotenti, ma un piccolo Dio che non può e non vuole far paura a nessuno; che non si impone, ma si propone e domanda solo di essere accolto. Accolto come il racconto della tenerezza di Dio. Viene e porta la rivoluzione della tenerezza, porta un altro modo possibile di abitare la terra, vivendo una vita libera da inganno e da violenza. Amatevi, dirà, altrimenti vi distruggerete, è tutto qui il Vangelo. Ecco l’agnello, inerme e più forte di tutti gli Erodi della terra. Una sfida a viso aperto alla violenza, alla sua logica, al disamore che è la radice di ogni peccato. Viene l’Agnello di Dio, e porta molto di più del perdono, porta se stesso: Dio nella carne, il cromosoma divino nel nostro Dna, il suo cuore dentro il nostro cuore, respiro dentro il respiro, per sempre. E toglie il peccato del mondo. Il verbo è al declinato al presente: ecco Colui che instancabilmente, infallibilmente, giorno per giorno, continua a togliere, a raschiare via, adesso ancora, il male dell’uomo. E in che modo toglie il male? Con la minaccia e il castigo? No, ma con lo stesso metodo vitale, positivo con cui opera nella creazione. Per vincere il buio della notte Dio incomincia a soffiare sulla luce del giorno; per vincere il gelo accende il suo sole; per vincere la steppa semina milioni di semi; per vincere la zizzania del campo si prende cura del buon grano; per demolire la menzogna Lui passa libero, disarmato, amorevole fra le creature. Il peccato è tolto: nel Vangelo il peccato è presente e tuttavia è assente. Gesù ne parla solo per dirci: è tolto, è perdonabile sempre! E come Lui, il discepolo non condanna, ma annuncia un Dio che dimentica se stesso dietro una pecora smarrita, un bambino, un’adultera. Che muore per loro e tutti li catturerà dentro la sua risurrezione. Padre Ermes Ronchi
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C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. T. E con il tuo spirito.
ATTO PENITENZIALE
C. Il Signore Gesù, che ci invita alla mensa della Parola e dell’Eucaristia, ci chiama alla conversione. Riconosciamo di essere peccatori e invochiamo con fiducia la misericordia di Dio. Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. T. Amen. Signore, pietà. Signore, pietà. Cristo, pietà. Cristo, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà
Preghiamo: O Padre, che in Cristo, agnello pasquale e luce
delle genti, chiami tutti gli uomini a formare il popolo della nuova alleanza, conferma in noi la grazia del Battesimo con la forza del tuo Spirito, perché tutta la nostra vita proclami il lieto annunzio del Vangelo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. T. .
di Dio. Preghiamo. C. O Dio, che ti fai chiamare Padre, ti rendiamo grazie per averci salvati nel sacrificio in croce del tuo Figlio, Gesù. Aiutaci a comprendere i nostri limiti e rendici capaci di orientare al bene le nostre azioni. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. T
C. Più che offerte e sacrifici, Dio vuole da noi l’obbedienza alla sua volontà. Disponiamo il nostro animo alla preghiera, affinché possiamo domandargli ciò che è conforme ai suoi disegni d’amore. Preghiamo dicendo: Ascoltaci Signore. 1. Perché la Chiesa sappia annunciare a tutti gli uomini che Gesù è l’Agnello che toglie i peccati dal mondo e che in lui soltanto c’è la salvezza. Preghiamo. 2. Per i predicatori, i catechisti, gli educatori, perché siano consapevoli dell’importanza del compito che è stato loro affidato, di essere cioè instancabili annunciatori del Signore. Preghiamo. 3. Per i cristiani che si trovano in situazioni di peccato, perché riscoprano la loro chiamata alla santità e si aprano alla consolazione e all’aiuto dello Spirito Santo nel cercare e vivere la volontà di Dio. Preghiamo. 4. Per coloro che sono impegnati nel dialogo interreligioso, perché sappiano individuare tutto ciò che unisce e rende possibile l’incontro tra gli uomini, resi in Cristo fratelli. Preghiamo. 5. Per noi, convocati a celebrare l’Eucaristia, perché il saperci salvati nel sangue dell’Agnello ci ispiri comportamenti di perdono e fraternità fondati sulla fede, nell’impegno ad edificare il Regno
C. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro. Nella sua misericordia per noi peccatori egli si è degnato di nascere dalla Vergine morendo sulla croce, ci ha liberati dalla morte eterna, e con la sua risurrezione ci ha donato la vita immortale. Per questo mistero di salvezza, uniti agli angeli e ai santi, cantiamo con gioia l'inno della tua lode: Santo, Santo, Santo …….
C. Preghiamo : Infondi in noi, o Padre, lo Spirito del tuo amore, perché nutriti con l'unico pane di vita formiamo un cuor solo e un'anima sola. Per Cristo nostro Signore.