In sinergia con FONDAZIONE MGRANTES
*ADESTE nr. 8 / anno 5-Domenca 21 Febbraio 2016 do del loro meglio perché possiate riprendervi presto. È così importante sentirsi curati e accompagnati, sentirsi amati e sapere che state cercando il modo migliore di curarci; per tutte queste persone dico: grazie».
H
a ricevuto abbracci, lettere, Allo stesso tempo, ha continuato disegni, bigliettini con fiori di il Pontefice, «desidero benedircarta. Ha regalato autografi e sopratvi». «Voglio chiedere a Dio che tutto carezze e benedizioni ai piccoli vi benedica, accompagni voi e i ospiti dell'ospedale.L'incontro con i vostri familiari, tutte le persone bambini ammalati all'ospedale pediache lavorano in questa casa e trico «Federico Gómez» di Città del fanno in modo che quei sorrisi Messico è il momento più commovencontinuino a crescere ogni giorte di questi primi due giorni di visita no. A tutte le persone che non in Messico. È un ospedale pubblico solo con medicinali bensì con la con 212 posti letto che si occupa dei “affettoterapia” aiutano perché bambini più poveri: si occupa solo di questo tempo sia vissuto con più gioia. È tanto impormalattie gravi, curando bambini che provengono da tutto il Paese ed era stato visitato da Giovanni Paolo II tante l'affettoterapia, aiuta tanto!». nella sua prima visita in Messico del gennaio 1979. Bergoglio ha quindi chiesto ai piccoli ammalati se conoscono l’indio Juan Diego. «Quando lo zio del picAccompagnato dalla «primera dama» Angelica Rivera, la mo- colo Juan era malato, lui era molto preoccupato e anglie del Presidente Enrique Piña gustiato. In quel momento, appare la Vergine di GuaNieto, Papa Francesco ha saluta- dalupe e gli dice: “Non si turbi il tuo cuore e non ti to uno a uno decine di bambini inquieti cosa alcuna. Non ci sono qui io, che sono tua ammalati seduti accanto ai loro Madre?”». genitori. «Sappia che continueremo a pregare per lei», ha detto «Abbiamo la nostra Madre - ha proseguito Francesco - chiediamole di offrirci al suo Figlio Gesù. Chiudiala «primera dama». mo gli occhi e domandiamole quello che il nostro «Ringrazio Dio per l’opportunità cuore oggi desidera, e poi diciamo insieme: Ave Maria… Che il Signore e la Vergine di Guadalupe vi acche mi dona di poter venire a visitarvi, di incontrarmi con voi compagnino sempre. Tante grazie! E per favore non dimenticatevi di pregare per me». e le vostre famiglie» ha detto Bergoglio prendendo brevemente la parola. Francesco ha ricordato che «c’è Al termine del saluto, mentre bambini e genitori ripeun passo nel Vangelo che ci racconta la vita di Gesù quando era bambino. Era molto piccolo, come alcuni tevano «Ti vogliamo bene!», il Papa ha regalato all'ospedale un quadro che raffigura la di voi. Un giorno i suoi genitori, maternità di Maria con il BambiGiuseppe e Maria, lo portarono al no che l'abbraccia. Quindi in forTempio per presentarlo a Dio. E ma privata, senza telecamere, ha così si incontrano con un anziano raggiunto il secondo piano dell'ochiamato Simeone, che quando lo spedale, visitando i degenti del vede, molto deciso e con molta reparto di emato-oncologia. gioia e gratitudine, lo prende in braccio e comincia a benedire «Come si prega il rosario?». A Dio. Vedere il bambino Gesù provocò in lui due cose: un senso di gratitudine e il desi- questa domanda di un piccolo malato, Papa Francesco ha risposto con parole pronunciate a bassa voce, quasi derio di benedire». bisbigliate all’orecchio del suo interlocutore, e gesti «Simeone - ha detto il Papa - è il “nonno” che ci inse- molto espressivi delle mani. Poi ha donato al piccolo gna questi due atteggiamenti fondamentali: quello di la coroncina del rosario che aveva in tasca, dicendo ringraziare e quello di benedire. Io qui - e non solo per «ti nomino custode del mio rosario». A un altro baml’età - mi sento molto vicino a questi due insegnamen- bino, il Papa ha dato le gocce con una pipetta, mentre ti di Simeone. Da un lato, attraversando quella porta e la signora Angelica Rivera, moglie del presidente Pevedendo i vostri occhi, i vostri sorrisi, i vostri volti ha na Nieto, lo teneva in braccio. suscitato il desiderio di rendere grazie». Prima di raggiungere il reparto, una ragazzina senza Francesco ha quindi ripetuto una serie di «grazie». capelli a motivo delle cure chemioterapiche ha ab«Grazie per l’affetto che avete nell’accogliermi; gra- bracciato il Papa e poi gli ha cantato l'Ave Maria di zie perché vedo l’affetto con cui siete curati e accom- Schubert. pagnati. Grazie per lo sforzo di tanti che stanno facen2
*ADESTE nr. 8 / anno 5-Domenca 21 Febbraio 2016 Serna Callahan, analista scientifico di pittura e primo tecnico dell’Università del Kansas, insieme a Jody Brant Smith, «master of arts» nell’Università di Miami, hanno cercato di scoprire il segreto dell’immagine servendosi della fotografia a raggi infrarossi. Hanno scoperto che «la figura originale, comprendente la tunica rosa, il mantello azzurro, le mani, il volto e il piede destro» e che di queste parti «rimane inspiegabile il tipo di pigmenti cromatici utilizzati». Non ci sono tr acce di abbozzo, l’immagine risulta unica, insolita, incomprensibile e irripetibile. Il volto è fatto con tinte sconosciute, in modo da esaltare la diffrazione della luce dovuta al tessuto privo di qualsiasi fondo, che conferisce alla pelle una sfumatura olivastra. Maria ha un volto meticcio. Va detto poi che il tessuto della tilma, alto 168 centimetri e largo 130, è composto di due pezze cucite tra loro e che l’ordito della tela è molto rado. È già una meraviglia che si sia conservato così intatto dopo essere rimasto per secoli esposto al fumo delle candele. Nel 1789 uno scienziato messicano, José Ignacio Bartolache, dipinse una copia della tela con l’immagine e la espose vicino all’originale: per effetto del salnitro e delle intemperie si deteriorò in poco tempo. I fiori della tunica rosa rappresentano perfettamente l’orografia del Messico di allora, così come le stelle del manto sono una riproduzione fedele delle costellazioni visibili da Città del Messico nel Cinquecento. Ma c’è un mistero nel mistero: le palpebre dell’immagine, osservate ingrandendo le fotografie, presentano tutte le ramificazioni venose dell’occhio umano. E nelle pupille della Vergine, grazie alle tecniche della computeristica digitale, lo scienziato José Aste Tönsmann, professore all’americana Cornell University, ha potuto notare che in entrambi gli occhi appaiono particolari con identica precisione, immagini che hanno angolazioni e proporzioni simili a quelle che si presenterebbero negli occhi di una persona viva. Queste immagini sono così piccole che soltanto con le tecniche di ingrandimento fino a duemila volte, oggi disponibili, è stato possibile individuarle. Prima non era stato possibile. Nell’occhio destro appare un gruppo familiare indigeno, una donna con un bambino sulla spalla e un uomo con un cappello simile a un sombrero che li guarda. Nell’occhio sinistro compare un uomo anziano con la barba, identificato con il vescovo Zumarraga. Immagini conformi alle cosiddette «leggi oftalmologiche» di Purkinje e Sanson, come avviene soltanto negli occhi vivi. È come se l’immagine della Vergine si fosse «fissata» sul mantello dell’indigeno avendo nelle pupille l’esatta scena che stava avvenendo in quel momento davanti ai suoi occhi, quando Juan Diego, dopo aver fatto la fila per parlare con il vescovo, arrivato al suo cospetto aprì la tilma che teneva avvolta per contenere i fiori, svelando per la prima volta l’immagine mariana. (Vatican Insider A.Tornielli 12.02.2015)
I l mio desiderio più intimo - ha detto Papa Francesco durante il volo di andata Roma-l’Avana - è fermarmi davanti alla Madonna di Guadalupe, quel mistero che si studia, si studia, si studia e non ci sono spiegazioni umane». Il Papa si è r iferito al mistero della formazione dell’immagine della Vergine meticcia. «Anche lo studio più scientifico dice: “Ma questa è una cosa di Dio”». L’immagine mariana della Madonna di Guadalupe rappresenta un eccezionale testimonianza catechetica, che permette anche agli indigeni più umili di comprendere l’essenza del mistero cristiano dell’incarnazione. La Madonna infatti vi appare con la pelle leggermente scura e sembianze meticce: indossa una tunica color rosa che porta disegnati dei motivi floreali simili l’un l’altro tranne uno, posto al centro del ventre. Quel simbolico fiore diverso dagli altri è un’immagine che richiama, nella tradizione indigena, la divinità. Inoltre indossa una cinta tipicamente utilizzata dalle donne in gravidanza. Gli indigeni che la guardano capiscono immediatamente che si tratta di una donna che sta portando in grembo Dio. Il 9 dicembre 1531 all’indio Juan Diego, conver titosi nel 1524 al cr istianesimo, apparve una fanciulla che si presentò come la «perfetta sempre Vergine santa Maria». L’uomo stava salendo sulla collina del Tepeyac, alla periferia nord dell’attuale Città del Messico, per recarsi a una lezione di catechismo e la richiesta che la Madonna gli rivolse fu di costruire in quel luogo «la mia piccola casa sacra». Juan Diego si recò subito dal vescovo della città, il francescano Juan de Zumárraga, che però gli chiese un segno per essere certo che si trattasse realmente di una fenomeno soprannaturale. Dopo altre due visioni, il 10 e l’11 dicembre, l’indio ebbe l’ultima apparizione il 12 dicembre. La Vergine gli indicò di raccogliere dei fiori che in quella stagione non sarebbero dovuti sbocciare, e di portarli come segno al vescovo. Juan Diego seguì fedelmente le indicazioni e, non appena mostrò a monsignor de Zumárraga il mantello, sotto i fiori lasciati cadere per terra, comparve l’immagine della Madonna, tuttora visibile. Il vescovo si attivò immediatamente per la costruzione di una cappella sul luogo dell’apparizione, pronta già il 26 dicembre successivo. La festa di san Juan Diego si celebra il 9 dicembre, mentre quella di Nostra Signora di Guadalupe è il 12 dicembre. L’apparizione ebbe luogo dodici anni dopo che le caravelle dello spagnolo Hernán Cortés avevano raggiunto quello che oggi noi chiamiamo Messico. Al nucleo originale dell’immagine sono stati aggiunti posteriormente dei raggi, una mezzaluna sotto i piedi e un angelo che la regge, oltre alle stelle dorate sul manto azzurro. Due studiosi americani, Philip 3
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bbiamo parlato con tutta franchezza, da fratelli. Ho sentito una gioia interiore...». Papa Francesco è felice per l’incontro con Kirill. E nonostante la stanchezza della giornata e di ciò che ancora lo attende (ventitré chilometri a Città del Messico con papamobile scoperta salutando la folla), ha voluto subito venire a incontrare i giornalisti in coda all’aereo diretto in Messico. «Credo che con la dichiarazione avete lavoro per tutta la notte e anche per domani. Ma volevo dirvi i miei sentimenti». Prima di tutto, ha spiegato Francesco, «il sentimento di accoglienza e di disponibilità del presidente Raul Castro. Io avevo parlato con lui di questo incontro l’altra volta», cioè durante il viaggio a Cuba dello scorso settembre, «e lui ha fatto di tutto per organizzare...». Parole che confermano la lunga preparazione che in gran segreto ha portato a realizzare lo storico abbraccio. «Con Kirill è stata una conversazione di fratelli, con punti chiari, che preoccupano tutti e due. Abbiano parlato con tutta franchezza. Io mi sono sentito davanti a un fratello e anche lui mi ha detto lo stesso. Due vescovi che parlano sulle situazioni delle loro Chiese, sulle situazioni del mondo, delle guerre... che adesso rischiano di non essere più tanto “a pezzi” ma di coinvolgere tutto; delle situazioni dell’ortodossia, del prossimo sinodo panortdosso».
Il Patriarca Kirill ha donato a Papa Francesco una riproduzione della Madonna di Kazan, quella che Giovan«Io sentivo una gioia interiore - ha detto il Pontefice - che era proprio dal Si- ni Paolo II restituì gnore. Kirill parlava liberamente e anche io, si sentiva la gioia. I traduttori ai russi nel 2004.
erano bravi, è stato un colloquio a sei occhi: Kirill, io, il metropolita Hilarion e il cardinale Koch e i due interpreti. Con tutta libertà abbiamo parlato noi due, gli altri se si faceva qualche domanda». Francesco ha detto che durante l’incontro «si è fatto un programma di possibili attività in comune, perché l’unità si fa camminando. Se l’unità si fa solo nello studio e nella teologia, verrà il Signore e ancora staremo facendo questo studio. Ma se l’unità si fa camminando, il Signore quando verrà ci troverà in cammino». Infine Papa Bergoglio ha parlato della dichiarazione congiunta: «Ci saranno tante interpretazioni... Ma non è politica, non è sociologica. È un dichiarazione pastorale, incluso quando si parla del secolarismo e della manipolazione biogenetica. È una dichiarazione pastorale di due vescovi che si sono incontrati come fratelli. Io sono stato felice... adesso mi aspettano 23 chilometri di papamobile scoperta». 4
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3. Alloggiare i pellegrini I pellegrini del nostro tempo si chiamano emigranti e immigrati. Il loro abbandono della patria, nella stragrande maggioranza, è composto dalla necessità. E' necessità dolorosa perché comporta: abbandono della propria terra, della famiglia, della rete di amicizie; disagio da inserimento abitativo, lavorativo, scolastico per i bambini, sanitario, relazionale anche per la non conoscenza della lingua; chiusura talvolta in un ghetto, che è guardato con diffidenza dalla popolazione locale e, in alcuni casi, è oggetto di punte razzistiche. Fa opera di misericordia chi si impegna per: preparare l'emigrazione sia professionalmente sia spiritualmente, affinché le tradizioni religiose siano salvaguardate nel nuovo contesto; aiutare i nuovi immigrati ad inserirsi nell'ambiente, ad apprendere la lingua, a conoscere leggi, usi e costumi, a trovare una sistemazione dignitosa sia sul piano abitativo che sul piano lavorativo; diffondere la cultura dell'accoglienza: gli immigrati non sono solo portatori di "bisogno"; sono anche portatori di valori, sono ricchezza per la comunità che li accoglie.
4. Visitare gli infermi Il "buon samaritano" del Vangelo offre al cristiano una traccia di comportamento caritativo esemplare. Appresta all'infortunato le cure immediate, lo trasporta al pronto soccorso, paga di proprio per le cure più appropriate, si impegna a ritornare per vedere il malato. In sintesi dà allo sconosciuto sostegno sanitario e calore umano. Il primo atto di misericordia verso il malato è di impegnarci perché abbia una cura efficace, nell'ambito di una reale protezione sanitaria, accessibile a tutti, eventualmente integrando finanziariamente medicine e cure non previste. Il malato però, oltre alle medicine e al ricovero in ospedale, ha bisogno di umanità. La sua condizione lo rende particolarmente sensibile all'affetto, al colloquio, al rapporto personale.
Sono sette per il corpo e sette per lo spirito, in una simmetria quasi perfetta. E diciamo “quasi” solo perché nella Regola san Benedetto introduce un’ottava opere di misericordia spirituale, «non disperare mai della misericordia di Dio», che può anche servire da sintesi. Le sette opere di misericordia corporale • • • • • • •
C'è qui un grande spazio per l’esercizio della misericordia, soprattutto per i malati che non hanno nessuno e che, per la lontananza dalla propria residenza, più difficilmente vedono parenti e amici. Dovunque ci sono malati, lì il Signore dà appuntamento ai cristiani.
Dar da mangiare agli affamati. Dar da bere agli assetati. Vestire gli ignudi. Alloggiare i pellegrini. Visitare gli infermi. Visitare i carcerati. Seppellire i morti.
Le sette opere di misericordia spirituale • • • • • •
Consigliare i dubbiosi. Insegnare agli ignoranti. Ammonire i peccatori. Consolare gli afflitti. Perdonare le offese. Sopportare pazientemente le persone moleste.
CONTINUA 5
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L'incontro con il Padre ci illumina
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esù è a una svolta della sua missione, ha messo i suoi discepoli davan allo sconcerto del primo annuncio della passione: il Figlio dell'uomo deve soffrire molto, essere rifiutato, venire ucciso. E i dubbi sono legione, è tu"o così difficile da capire e da vivere. E allora anche lui si ferma, vuole vederci chiaro, ed è davan al Padre che va per cogliere il senso profondo di ciò che sta per accadere. Nel conta"o con il Padre anche la nostra realtà si illumina, ciò che è nascosto appare in tu"a la sua chiarezza ed evidenza, come il volto di Gesù: Mentre pregava il suo volto cambiò di aspe"o, si trasformò. Pregare trasforma. Pregare cambia dentro, tu diven ciò che contempli, ciò che ascol , ciò che ami... Preghi e trasformi in Colui che preghi; entri in in mità con Dio, che ha un cuore di luce, e ne sei illuminato a tua volta. La preghiera è me"ersi in viaggio: des nazione Tabor, un ba"esimo di luce e di silenzio; des nazione futuro, lampada ai tuoi passi è la Parola e il cuore di Dio. Gesù sale su di un monte. I mon sono come indici punta verso il cielo, verso il mistero di Dio, raccontano la vita come una ascensione verso più luce e più cielo. Scriveva il filosofo la no Seneca: fino a che sei all'osteria, puoi negare Dio. Ma non è facile negarlo quando sei nel silenzio della tua camera o della natura. Siamo mai sali sul Tabor, tocca dalla gioia, dalla dolcezza di Dio? Vi è mai successo di dire come Pietro: Signore, che bello! Vorrei che questo momento durasse per sempre. Facciamo qui tre tende...? Si tra"ava di una luce, una bellezza, un amore che cantavano dentro. E una voce diceva: è bello stare su questa terra, che è gravida di luce. È bello essere uomini, dentro una umanità che pian piano si libera, cresce, ascende. È bello vivere. Perché tu"o ha senso, un senso posi vo, senso per sempre. Il cris anesimo è proprio la religione della penitenza e della mor ficazione, come mol pensano? Il Tabor dice «no». E che fare con le croci? Fissare gli occhi solo su di esse o all'opposto ignorarle? Dio fa di più: ci regala quel volto che gronda luce, su cui tenere fissi gli occhi per affrontare il momento in cui la vita gronda sangue, come Gesù nell'orto degli ulivi. Pietro fa l'esperienza che Dio è bello e lo annuncia. Noi invece abbiamo rido"o Dio in miseria, l'abbiamo mostrato pedante, pignolo, a rovistare nel passato e nel peccato. Res tuiamogli il suo volto solare: un Dio bello, grembo di fioriture, un Dio da gustare e da godere, come Francesco: «tu sei bellezza, tu sei bellezza», come Agos no: tardi ho amato. Bellezza tanto an ca e tanto nuova. Allora credere sarà come bere alle sorgen della luce.
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San Andres de Giles. Accertate le sue condizioni, la “abuela peregrina” ha ripreso il cammino ed è arrivata il 20 marzo al santuario di Lujan.
Emma, classe 1924 e nativa di Castiglione delle Stiviere (Mantova), nel 1990 subisce un delicato intervento chirurgico. Aggrappandosi alla sua fede promette alla Madonna: «Se uscirò viva, andrò a Lourdes a piedi». E così inizia il suo viaggio in giro per il mondo: un voto a Maria che la spinge in Europa, Asia e America.
L’ARRIVO IN FERRARI Durante un altro pellegrinaggio, sta per perdere la Messa. Si trova in un paesino della Francia e scopre che la celebrazione si svolge a 15 chilometri di distanza, impossibile da raggiungere nelle due ore che mancano all’inizio della Messa. Arriva puntualissima: proprio quando si stava scoraggiando, è passata una Ferrari e il guidatore si è fermato per chiederle se aveva bisogno di qualcosa. Così Emma arriva in chiesa in cinque minuti a bordo di una fiammante Rossa.
entaseimila chilometri a piedi per cor si dopo una promessa fatta alla Madonna. Una forza di volontà e una fede fuori dal comune, quelle della 91enne Emma Morosini. Un pellegrinaggio ininterrotto, il suo, iniziato a 67 anni e non ancora terminato.
LE PERIPEZIE DI EMMA In effetti, come riporta Il Timone (20 marzo), durante i suoi viaggi di peripezie ne sono successe davvero tante, ma il fatto che Emma UNA NONNA-STAR alla fine se la cavi sempre EMMA “La vagabonda di Dio” o “nonna pellegrisembra confermare che forse na”, così è soprannominata nel corso di un La nonna pellegrina davvero dal cielo qualcuno vero e proprio tour che – quando non è il sui suoi rocamboleschi Con 36000 Km. veglia pellegrinaggio – compie in parrocchie, viaggi. Una notte, per scamoratori, auditorium di tutta Italia, dove pare alle vipere del prato, dea piedi racconta la sua incredibile storia. L’ultima cide di dormire nello spartiapparizione a stata a Robecco in provincia traffico dell’autostrada. In di Cremona, dove ha ricevuto un’autentica ovazione un’altra occasione semina un malintenzionato infilandalla platea (La Provincia di Cremona, 25 ottobre). dosi in un cancello che si apre inaspettatamente accanto a lei. TUTTO INIZIA DOPO UN INTERVENTO
I SANTUARI RAGGIUNTI Questi i principali santuari mariani che è riuscita a raggiungere in questi 20 anni di percorsi di fede in giro per il mondo: Lourdes, Guadalupe, Fatima, Siracusa, Aparecida, Pontmain, Loreto, Czestochowa, San Giovanni Rotondo, Santiago, Gerusalemme. LA TAPPA ARGENTINA L’ultima fatica di Emma è stata all’inizio dell’anno in Argentina. Partita il 27 dicembre 2014 dalla provincia di Tucuman, aveva intenzione di arrivare il 17 marzo a Lujan, non molto lontano da Buenos Aires: in tutto 1.250 chilometri, da percorrere con buon ritmo e serenità. Lo ha fatto, ricordano i media, “accompagnata da un piccolo trolley con acqua, pane e latte, oltre a un giubbotto catarifrangente senza maniche con sulle spalle ritratta l’immagine del Papa”.
UNA
L’INCIDENTE Un viaggio non privo di contrattempi, come quando Emma è caduta ed è stata ricoverata in una clinica a
STORIA INCREDIBILE 7
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L’amore quando sei padre Stadio - un giorno mi dirai Un giorno ti dirò Che ho rinunciato alla mia felicità per te E tu riderai, riderai, e tu riderai di me Un giorno ti dirò Che ti volevo bene più di me E tu riderai, riderai, tu riderai di me E mi dirai che un padre Non deve piangere mai Non deve piangere mai E mi dirai che un uomo Deve sapere difendersi… Un giorno ti dirò Che ho rinunciato agli occhi suoi per te E tu non capirai, e mi chiederai… perché? E mi dirai che un padre Non deve piangere mai Non deve arrendersi mai Tu mi dirai che un uomo Deve sapere proteggersi… Un giorno mi dirai Che un uomo ti ha lasciata e che non sai Più come fare a respirare, a continuare a vivere Io ti dirò che un uomo Può anche sbagliare lo sai Si può sbagliare lo sai Ma che se era vero amore E’ stato meglio comunque viverlo Ma tu non mi ascolterai Già so che tu non mi capirai E non mi crederai Piangendo tu Mi stringerai.
B
ellezza, sincerità dei contenuti, emozione. Se una canzone racchiude queste componenti si può chiamare arte. E’ il caso della canzone “Un giorno mi dirai” con cui gli Stadio hanno vinto la 66° esima edizione del Festival di Sanremo. Una canzone scartata l’anno prima ma fatta entrare in gara quest’anno e apprezzata da tutti: dalla giuria, dalla sala stampa, dal pubblico. Un successo confermato anche nell’ interpretazione della cover “La sera dei miracoli” di Lucio Dalla, artista con cui gli Stadio hanno condiviso tanta musica e tanta vita. Un altro pezzo di storia della musica italiana è stato scritto dalla band italiana formata da Gaetano Curreri (voce e tastiera), Giovanni Pezzoli (batteria), Roberto Drovandi (basso elettrico), Andrea Fornili (chitarra). L’unicità del rapporto tra padre e figlia. Un legame unico che lega queste due figure in un rap-
porto di amore, intesa, confronto, scontro, rifugio, ironia. Un rapporto a cui non viene data la giusta luce, di cui si parla troppo poco ma che è speciale per davvero perchè unisce due universi lontanissimi eppure così vicini, complementari. Un punto di riferimento nel mondo, due braccia forti, uno sguardo complice, un sorriso. Un padre è questo per una figlia. Un fiore che sboccia, una speranza, una compagna di gioco, la vita che continua. Una figlia è questo per un padre. E quando lei scoprirà che anche un papà può avere dei limiti, che anche un papà può sbagliare, sarà allora che lo amerà ancora di più. Ed entrambi non potranno più vivere uno senza l’altro. La canzone “Un giorno mi dirai” fa parte dell’album “Miss nostalgia”, uscito il 12 febbraio 2016. (Laura Montorio-Aleteia) Racconta Gaetano Curreri leader degli Stadio riguardo alla nascita della canzone “Buona Sorte”, sulla fortuna e sulla Preghiera: Questo brano è nato quando eravamo in tournée in Sud America, tra Uruguay, Cile e Argentina e qui soprattutto, tutti ci salutavano dicendoci “Suerte, suerte amigo” e questa parola ci rimaneva dentro e ci metteva di buon umore. Una sera abbiamo incontrato in un locale un emigrato italiano e gli abbiamo chiesto spiegazioni di questo saluto, che io pensavo significasse solo “buona fortuna”; invece lui mi ha fatto capire che la fortuna è una cosa che viene e che va, mentre la che dicono loro è una cosa che ti costruisci con il tuo impegno, i tuoi ideali, la tua passione. Poi mi ha spiazzato dicendomi che anche poteva fare qualcosa per la mia “buona sorte”, ed era pregare per me. Uno sconosciuto, in un posto sperduto del mondo, che prega per me, perché la mia vita sia migliore! È una cosa meravigliosa che dovremmo provare tutti a fare. 8
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In
Romania la festa degli innamorati si festeggia dieci giorni dopo rispetto alla nostra tradizione: il 24 Febbr aio. Dal 1990, dopo la pausa del periodo del Comunismo, quel giorno è ritornato a essere festa nazionale con il nome di “Dragobete”. La data segna l’inizio dell’anno agrario e della rinascita della natura insieme al sentimento dell’amore. I giovani vestono abiti tradizionali e ballano la “hora”, una danza in cerchio. Per partecipare alla festa si può andare a Maramureş, dove si festeggia anche la ricorrenza della neve che cade il 22 e 23 febbraio, oppure nel distretto di Olt, in particolare nelle località Caracal, Corabia, Slatina. Dragobete era considerato anticamente il Dio della fertilità (simile al Dio Cupido) imper sonato in un giovane molto bello, robusto e alto che rubava il cuore delle giovani fanciulle quando scendeva sulla Terra all’ inizio della primavera. Diverse sono le usanze per il giorno di San Valentino in Romania, ecco come si celebr a questa festa degli innamorati in alcune zone rurali del Paese: le giovani fanciulle raccolgono la neve dai rami degli alberi, neve considerata “l’acqua delle fate” che si pensava avesse proprietà straordinarie e rendesse le ragazze più belle. Nell’ambiente contadino, invece, i riti dei traci restano ancora vivi. Molti ricordano dell’abitudine antica di ragazze e ragazzi, che nel giorno di Dragobete, si vestivano con gli abiti della festa ed andavano nelle foreste per raccogliere bucaneve, viole e moscatello che utilizzavano per diverse magie d’amore. Intorno all’ora di pranzo, le ragazze correvano verso il villaggio, seguite dai ragazzi, ognuna dal proprio corteggiatore. Se l’uomo riusciva a prendere la propria ragazza, poteva “rubare” un bacio in pubblico, gesto che simboleggiava il legame d’amore per un intero anno o più. Da qui la frase “Dragobetele saruta fetele!”, molto cara alle ragazze impazienti di ottenere baci, e che quindi erano predestinate a ricevere amore pieno in un futuro molto prossimo. 9
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LITURGIA EUCARISTICA LETTURE: Gen 15,5-12.17-18 Sal 26 Fil 3,17- 4,1 Lc 9,28-36
C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. All'inizio di questa celebrazione eucaristica, chiediamo la conversione del cuore, fonte di riconciliazione e di comunione con Dio e con i fratelli. Breve pausa riflessione C. Signore, che nell'acqua e nello Spirito ci hai rigenerato a tua immagine, abbi pietà di noi. A. Signore, pietà. C. Cristo, che mandi il tuo Spirito a creare in noi un cuore nuovo, abbi pietà di noi. A. Cristo, pietà. C. Signore, che ci fai partecipi del tuo corpo e del tuo sangue, abbi pietà di noi. A. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di voi, perdoni i vostri peccati e vi conduca alla vita eterna. A. Amen. COLLETTA C. O Padre, che ci chiami ad ascoltare il tuo amato Figlio, nutri la nostra fede con la tua parola e purifica gli occhi del nostro spirito, perché possiamo godere la visione della tua gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo... A. Amen LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura Dal libro della Genesi In quei giorni, Dio condusse fuori Abram e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. E gli disse: «Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questa terra». Rispose: «Signore Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?». Gli disse: «Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un
colombo». Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all’altra; non divise però gli uccelli. Gli uccelli rapaci calarono su quei cadaveri, ma Abram li scacciò. Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco terrore e grande oscurità lo assalirono. Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un braciere fumante e una fiaccola ardente passare in mezzo agli animali divisi. In quel giorno il Signore concluse quest’alleanza con Abram: «Alla tua discendenza io do questa terra, dal fiume d’Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE R.
Il Signore è mia luce e mia salvezza. Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura? R/. Ascolta, Signore, la mia voce. Io grido: abbi pietà di me, rispondimi! Il mio cuore ripete il tuo invito: «Cercate il mio volto!». Il tuo volto, Signore, io cerco. R/. Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza. R/. Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi. Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. R/. Seconda Lettura Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi. Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra. La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero 10
corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose. Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi! Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio Canto al Vangelo R.Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria. Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre: «Questi è il mio Figlio, l’amato: ascoltatelo!» Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria. C. Il Signore sia con Voi A. E con il tuo spirito C. Dal vangelo secondo LUCA A. Gloria a te o Signore. +In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto. Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da
*ADESTE nr. 8 / anno 5-Domenca 21 Febbraio 2016 Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. La nostra finitezza, dopo la testimonianza del popolo d’Israele e soprattutto di Gesù, non è più un ostacolo al nostro cammino verso il Padre, a condizione che essa sia assunta, e perciò superata, da Lui. Preghiamo insieme e diciamo: Signore, trasfigura la nostra fede. 1. Perché sappiamo non accontentarci mai di una conoscenza superficiale di noi e di te. Preghiamo. 2. Perché il coraggio di dire di sì senza porre condizioni ci sorregga sempre. Preghiamo. 3. Perché, consci che il Tuo amore per noi precede ogni nostra azione, sappiamo sentire l’importanza d’impegnarci nel miglioramento di questo mondo. Preghiamo. 4. Perché nelle difficoltà ci accompagni sempre la consapevolezza e la serenità di essere figli di Dio. Preghiamo. C. O Padre, in Te solo possiamo vivere pienamente la nostra dignità di uomini e realizzarla pienamente trasfigurandoci. Aiutaci a realizzare questa altissima vocazione. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. A. Amen LlITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito
a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Questa offerta, Signore misericordioso, ci ottenga il perdono dei nostri peccati e ci santifichi nel corpo e nello spirito, perché possiamo celebrare degnamente le feste pasquali. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Egli, dopo aver dato ai discepoli l'annunzio della sua morte sul santo monte manifestò la sua gloria e chiamando a testimoni la legge e i profeti indicò agli apostoli che solo attraverso la passione possiamo giungere al trionfo della risurrezione. E noi, uniti agli angeli del cielo, acclamiamo senza fine la tua santità cantando l'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli. DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPOLAPREGHIERAEUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C.A. P A D R E NO S T R O che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, 11
sia fatta la tua volontà ciosìin cielo come in terr. Dacci oggi il nstro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e on ci indurre in tentazione ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C Per la partecipazione ai tuoi gloriosi misteri ti rendiamo fervide grazie, Signore, perché a noi ancora pellegrini sulla terra fai pregustare i beni del cielo. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: andate in pace. A. Rendiamo grazie a Dio
*ADESTE nr. 8 / anno 5-Domenca 21 Febbraio 2016 to: Marcellino. Il bimbo cr esce e non avendo altri coetanei con cui giocare, si giovedĂŹ 24 febbraio 1955 (60 anni fa) crea un amico immaginario che chiama Manuel. La sua spensierata e frenetiNell'elenco delle pellicole evergreen per genitori e ca quotidianitĂ lo porta per caso a un figli, occupa un posto speciale il bambino che aveva incontro che si rivelerĂ straordinario. per famiglia un gruppo di frati e per amici l'immaNella soffitta, affisso alla parete c'è un ginario Manuel e GesĂš. crocifisso a grandezza naturale, al quale il piccolo decide di portare acqua e vino Verso la metĂ degli anni Cinquanta, nella Spagna franpensando cosĂŹ di alleviarne la sofferente chista che dopo anni di isolamento tornava al centro magrezza. Ne nasce un'amicizia speciale dell'attenzione europea e degli USA in particolare, il che conduce Marcellino a realizzare ciò cinema locale usciva da una profonda crisi legata in che piĂš desidera: vedere sua madre. Alla gran parte alla pesante censura del regime e iniziava a sua prima uscita il film commosse tutti e conoscere qualche segnale di ripresa. In quel periodo prese qualche mese dopo si guadagnò il plauso della giuria all'otpiede la moda degliattori bambini (tra cui Joselito, Maritavo Festival di Cannes, dove Pablito Calvo ottenne una sol, RocĂo DĂşrcal), catapultati in tenera etĂ sul grande menzione speciale. schermo e destinati ad un immediato e, in molti casi, effi- In Italia arrivò a settembre dello stesso anno e la reazione mero successo. del pubblico fu altrettanto entusiasta. Tre anni dopo la picIl primo, e quello che ottenne maggior fama oltre i confini cola star spagnola recitò al fianco del "principe della risanazionali, fu il madrileno Pablito Calvo, che a soli sei an- ta", al secolo Antonio de Curtis, nel film "Totò e Marcelni si trovò a debuttare al cinema nel ruolo di primo attore. lino" diretto da Antonio Musu. Allo stesso modo in diversi Il piccolo fu scelto dal regista ungherese Ladislao Vajda paesi fiorirono remake e cartoni animati ispirati al persoper vestire i panni del protagonista di Marcelino Pan y Vi- naggio ideato dal scrittore Silva. no, film tratto dall'omonimo romanzo di JosĂŠ MarĂa SĂĄn- Quest'ultimo, dal canto suo, beneficiò non poco della pochez Silva, noto come scrittore per l'infanzia. polaritĂ della pellicola: il suo romanzo, tradotto in trenta La storia nasce da una leggenda legata alla vita di San lingue, vendette oltre nove milioni di copie; tant'è che l'auMarcellino, molto popolare in Spagna, che all'inizio del tore (premiato con il premio Andersen, considerato un po' film viene raccontata da un frate francescano a una bambi- il Nobel della letteratura per ragazzi) scrisse altre storie che na gravemente malata, mentre tutto il paese si reca al con- avevano per protagonista il piccolo orfanello. vento per onorare il Santo. Finite le ostilitĂ tra Spagna e Francia, un gruppo di frati decide di recuperare un vecchio I SANTI DELLA castello per farne un convento francescano. SETTIMANA Una mattina davanti all'ingresso dell'edificio i frati trovano una cesta con un bambino che, dopo aver cercato invano di 21 D S. Pier Damiani affidare a una famiglia, decidono di allevare da soli dandogli il nome del santo del giorno in cui era stato ritrova-
"Marcellino pane e vino" al cinema:
22 L
s. Margherita da Cortona
23 M
s. Policarpo
24 M
Beato T.Maria Fusco
25 G
s. Callisto
26
s. Vittore
27 S
S.Gabriele dell’Addolorata
Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 M ail: Alelembo73@gmail.com Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp
B : Preasfantul Mantuitor
(Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balcescu, nr. 28, sector 1, BucureĹ&#x;ti tel./ fax: 021-314.18.57, don Roberto Polimeni, Tel:0770953530 mail: polimeni.roberto@yahoo.com; polimeni.rober to70@gmail.com; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.
*°* I -: Cattedrale "vecchia" IaĹ&#x;i - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica ore 11,00 Monastero S. Luigi Orione –Iasi,
*°* C9:;: Chiesa romano-cattolica dei Piari-
sti. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii� din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: veresstelian@yahoo.com Domenica alle ore 12,00
*°* A9@A I:9BA: Domenica ore 11:00 nella Chie-
sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262
*°* TBDBEFAGA: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regina Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:parohiafabric@googlemail.com
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