uinto mese del calendario gregoriano, maggio era il terzo mese dell'anno del calendario di Romolo, poi riformato da Numa Pompilio con l'aggiunta di gennaio e febbraio. Con i suoi 31 giorni è il secondo mese della stagione primaverile che entra in questo periodo nella sua fase di massima espressione, riflesso della crescente esposizione della natura alla luce solare, destinata a toccare il culmine nel solstizio d'estate del 20-21 giugno. Di conseguenza le giornate si allungano e il clima è decisamente più mite. Un aspetto che giustifica la consuetudine presso i popoli antichi di dedicare questo mese a divinità legate alla luce. Infatti i romani lo associavano ad Apollo mentre i Celti al "fuoco luminoso", metafora del risveglio della natura, celebrato con la festa di Beltane (o Beltaine), termine che in irlandese indica il mese stesso. L'altro elemento centrale era la Terra, intesa come Madre Natura e identificata con la dea Maia, dalla cui radice latina, Maius, si pensa possa essere derivato il termine "maggio". Ad essa erano collegate numerose feste (come i Floralia romani) e riti legati alla fertilità della terra. Protagonisti assoluti di quelle manifestazioni erano i fiori, che antiche popolazioni italiche come gli Etruschi e i Liguri festeggiavano nel Calendimaggio (intorno al 1° del mese), ancor oggi in uso in diverse ocalità del nord Italia. A quelle tradizioni si richiamò la Chiesa dedicando il mese alla Madonna, e in generale alla figura della mamma, e sostituendo il biancospino, fiore simbolo della dea romana Maius, con la rosa associata alla figura della Vergine. Sul piano astronomico, s'inizia a delineare il cielo tipico delle notti estive, con la costellazione di Boote in posizione dominante, grazie alla spiccata luminosità di Arturo, terza stella più brillante della volta celeste. Altissima sull'orizzonte, quasi allo zenit, è la costellazione dell'Orsa Maggiore o Grande Carro.
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ilioni di persone partecipano nel mese di maggio a pellegrinaggi ai santuari mariani, recitano preghiere speciali in onore della Madonna e le fanno dei doni, sia spirituali che materiali.
Dedicare il mese di maggio – chiamato anche mese dei fiori – a Maria è una devozione popolare radicata da secoli. La Chiesa l’ha incoraggiata, ad esempio concedendo indulgenze plenarie speciali e con riferimenti ad alcuni documenti del Magistero, come l’enciclica Mense Maio di papa Paolo VI del 1965. “ Il mese di maggio ci incoraggia a pensare e a parlare in modo particolare di lei”, constatava papa San Giovanni Paolo II in un’udienza generale all’inizio del mese di maggio del 1979. “Infatti questo è il suo mese. Così, dunque, il periodo dell’anno liturgico e insieme il mese corrente chiamano e invitano i nostri cuori ad aprirsi in maniera singolare verso Maria”
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TRADIZIONI PASQUALI La Tavola di Pasqua e Lunedi’ si “ANNAFFIANO” le Ragazze
dispetto del motto italiano, ( ndr: Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi…) la Pasqua romena si passa per tradizione in famiglia.
Uova sode a parte, il menù prevede una zuppa acida chiamata ciorba, insalata, sottaceti, agnello al forno o arrosto e un particolare polpettone chiamato drob, una specie di coratella d’agnello, fatta con le frattaglie, pane umido, molto prezzemolo, aglio e cipolla verde. I dolci tipici sono la pasca, una torta a base di pasta frolla, uvetta sultanina e ricotta, che viene preparata solo una volta all’anno, per la Pasqua appunto. Ha una forma circolare, per simboleggiare la culla di Gesù e sopra viene fatto il segno della croce. Un altro dolce casalingo che si ritrova sulla tavola di Pasqua è il cozonac, una sorta di panettone fatto in casa, riempito con semi di papavero o noci. In cucina, nella settimana santa, si radunano le donne della famiglia che di generazione in generazione imparano le ricette tradizionali, con un sentimento di profonda sacralità oltre e calore domestico. Il Lunedì di Pasqua, l’italiana “pasquetta”, si svolge un’altra antica tradizione, soprattutto in Transilvania, al nord, chiamata udatul (l’annaffiare). Nei villaggi le ragazze e le donne vengono “annaffiate” con acqua di sorgente. Nelle città invece, dove le sorgenti scarseggiano, si utilizza del profumo, augurio di bellezza, freschezza, salute. Che tutte le “donne siano tutto l’anno come la primavera”! Dalle prime ore del pomeriggio, le città si riempiono di gruppi di uomini e ragazzi, che suonano alla porta della donne, muniti di bottigliette di profumo, pronunciando frasi del tipo: “Ho sentito che qui c’è un fiore, sono venuto ad annaffiarlo“, e le ragazze vengono così profumate. Ai ragazzi gli si offre un bicchiere di grappa e un dolce. Il rituale si protrae fino alla tarda serata, quando, per via dell’alcol, sono in pochi a ricordarsi la strada di ritorno. La grappa in Romania non si rifiuta, è segno di malaugurio…
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olontà di conoscere l’altro, incontrarlo per dialogare e confrontarsi con lui per superare le paure. È quello che vuole fare la Fondazione Migrantes che da ieri riunisce a Seveso, in Brianza, operatori pastorali, missionari con gli italiani all’estero, sacerdoti impegnati nella pastorale con gli stranieri in Italia. Oltre 150 persone che si confronteranno sul tema "Tessitori di comunità. Colori diversi per una unica tenda". Ed è significativo la scelta nella diocesi di Milano dove lo scorso anno si è svolto un Sinodo minore che aveva come tema "Chiesa dalle genti" e che vede a Milano «una presenza di persone che arrivano da tante parti del mondo e che qui inserite e integrate e che contribuiscono in modo significativo alla Formazione della comunità cristiana e sociale», ha detto in apertura del convegno il segretario generale della Cei, il vescovo Stefano Russo. Una presenza quella di Russo al convegno come segno di «condivisione per chi opera un servizio nell’ambito dei migranti nella Chiesa. Si parla spesso di migranti e se ne parla come di emergenza. In realtà sappiamo bene che ci sono sacerdoti, religiosi, religiose e laici che si occupano da tanto tempo dei migranti e lo fanno ordinariamente con lo spirito di chi annuncia la buona notizia». Parliamo di una realtà di cui si parla poco come gli oltre 5milioni di italiani residenti all’estero e che partecipano «attivamente alla vita delle comunità cattoliche dove si trovano e sono serviti spesso da sacerdoti italiani. Segno di una presenza bella di uomini e donne che si sono inserite nelle comunità dove vivono e dove sono anche testimoni di pace». La Chiesa delle genti deve essere una Chiesa «unita nella diversità e aperta all’accoglienza di chi oggi arriva da noi e che aiuta quindi a superare quelle tensioni del convivere tra popoli diversi» per il vescovo Guerino Di Tora, presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Migrantes. Il presule sottolinea che è fondamentale oggi partire dalle nuove generazioni, e quindi iniziare come già si sta facendo quella «integrazione nelle scuole dove i ragazzi non hanno problemi tra di loro, nello studio, nel gioco, nell’incontrarsi e da loro si passa alle famiglie». Viviamo oggi una stagione che vede le terre ambrosiane «interessate da cambiamenti profondi e importanti da richiedere l’aggiornamento dei nostri stili pastorali, alla luce del Vangelo», ha sottolineato il vicario generale di Milano, il vescovo Franco Agnesi evidenziando come i cambiamenti «non si sono prodotti dal nulla ma sono il risultato della crescita della popolazione residente e della sua composizione sempre più eterogenea, delle trasformazioni dei mondi dell’economia e del lavoro, dei profondi mutamenti negli orientamenti culturali e negli stili di vita». Oggi ci si sposterà a Milano per una celebrazione eucaristica nella Basilica di Santo Stefano presieduta da Di Tora e per un confronto in 11 parrocchie della città. Parrocchie e comunità dove, spiega il direttore Migrantes don Gianni De Robertis, la presenza di persone immigrate, non italiane, è più consistente: «comunità che vivono un’esperienza di dialogo ecumenico, interreligioso, oppure altre che, soprattutto a livello giovanile, vivono questa esperienza di integrazione con gli oratori».
LEONARDO DA VINCI Muore da emigrante
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Principe Ranocchio (e La Principessa e il Ranocchio della Disney) approvano: oggi è la Giornata Internazionale delle Rane 2019. Ebbene sì, in mezzo al marasma di tutte le Giornate Internazionali per questa o quella causa, a quanto pare c'è anche quella dedicata agli anfibi più celebri del globo, le rane. E' dal 28 aprile 2009 che si festeggia la Giornata Mondiale delle Rane o Save the Frog Day: in questo giorno si cerca di sensibilizzare e famigliarizzare la popolazione su tutto ciò che concerne la tutela e la salvaguardia di questi anfibi. In effetti alle rane non si pensa spesso, soprattutto quando si parla di animali a rischio di estinzione, ma anche loro corrono questo pericolo. Forse non tutti sanno che un terzo della popolazione mondiale di anfibi è a rischio di estinzione, infatti, circa 1/3 della popolazione mondiale delle 6.468 specie di anfibi è a rischio di estinzione e, negli ultimi decenni, almeno 150 specie sono già scomparse. Secondo la Lista Rossa dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura, in Italia, l’11% delle specie rientra nella categoria “minacciato criticamente”, l’11% nella categoria “minacciato” ed il 21 % nella categoria “vulnerabile”. Anche in Italia, molte specie vengono inserite nelle categorie Minacciato criticamente, Minacciato e Vulnerabile della Lista Rossa dell'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura.
Il fatto è che l'eccessiva urbanizzazione, l'inquinamento, l'uso di sostanze tossiche, la distruzione degli habitat naturali, i problemi climatici, la scarsità di acqua e risorse alimentari e anche l'introduzione di specie nocive e non autoctone, stanno creando dei seri problemi di sopravvivenza alle rane. Forse la rana non sarà l'animale più conosciuto e amato del mondo, ma è comunque indispensabile anche a livello della catena alimentare. Quindi oggi volgiamo un pensiero anche alla salvaguardia e al benessere delle rane. E se, dopo una pioggia intensa, le vediamo uscire fuori, se possibile togliamole dalla strada, evitiamo loro un destino fatto di macchine che le spiaccicano e deponiamole in un prato o campo.
inché saranno gli uomini a proclamare i santi, Dio avrà la “D” tra parentesi e un “io” scritto in grande. L’uomo che si incarna nello spirito anziché il contrario. Eppure, nell’infinitesimale vastità del tutto, polvere atomica e galassie colossali, esiste un’energia ininterrotta, pervadente e razionale. Straordinariamente razionale. La avvertiamo perché ne siamo parte e la ignoriamo per la stessa ragione. Bill Bryson è un giornalista statunitense, autore di un libro – tra gli altri – meraviglioso: Breve storia di (quasi) tutto. È un reportage dell’universo, un romanzo ironico e coinvolgente che racconta la scienza con esempi concreti e straordinariamente comprensibili. Quando parla di proteine, racchiude in meno di una pagina la prova di quell’energia metodica che i popoli chiamano Dio, ciascuno col proprio nome: “Noi abbiamo bisogno di moltissime proteine, ognuna delle quali è un piccolo miracolo. Stando alle leggi della probabilità, le proteine non dovrebbero nemmeno esistere. Per crearne una, gli amminoacidi devono essere assemblati in un ordine particolare. Per ottenere il collagene, una comunissima proteina, bisogna disporre ben 1055 amminoacidi nella sequenza corretta. La probabilità che una molecola di collagene si autoassembli spontaneamente sono, in tutta franchezza, nulle. Per renderci conto di quanto questo sia improbabile, immaginiamo una normalissima slot machine come quelle di Las Vegas e aumentiamone le dimensioni portandole a 27 metri, in modo che possa accogliere 1055 ruote (anziché le solite tre) ognuna delle quali contenente 20 simboli (uno per ogni comune amminoacido). Quante volte dovremmo tirare la leva prima che tutti i 1055 simboli si presentino nella sequenza giusta? In pratica, per tutta l’eternità. Anche riducendo il numero di ruote da 1055 a 200 (che è il numero di amminoacidi più comune per una proteina) la probabilità che si sistemino nell’ordine corretto è una su 10 elevato a 260 (ossia 1 seguito da 260 zeri). Un numero di per sé più elevato di tutti gli atomi contenuti nell’universo. Il fatto che anche una sola proteina possa essere sintetizzata grazie a eventi casuali sembrerebbe dunque una circostanza spaventosamente improbabile”. Bryson parla di “piccolo” miracolo probabilmente solo per una questione di dimensioni. Perché questo evento, tanto inverosimile quanto reale, è solo il primo di quell’incredibile fatalità che è la vita. Il secondo sta nel fatto che la nostra esistenza non si accontenta di una sola proteina “ma di centinaia di migliaia, forse un milione, ciascuna delle quali diversa dalle altre”. Un milione di enormi slot machine tutte, “casualmente”, con la corretta sequenza. Il terzo è che l’eccezionalità di una proteina è sia nella concatenazione dei suoi amminoacidi sia nell’esatta forma che questa sequenza deve assumere, evento altrettanto spontaneamente assurdo. Il quarto – ebbene sì, ce n’è anche un quarto – arrovellerebbe filosofi e semplici avicoltori, appassionati dell’ancestrale quesito di quale, tra la gallina e l’uovo, abbia per primo fatto la sua comparsa: le proteine non devono avere solo forma e sequenza assolute ma devono anche potersi riprodurre. Operazione che si realizza con perfetta efficacia attraverso il Dna. Siamo quindi a una situazione paradossale: “Le proteine – scrive Bryson – non possono esistere senza Dna, e il Dna non serve a niente senza di esse. Dobbiamo quindi pensare che siano comparsi sulla Terra contemporaneamente, con lo scopo di sostenersi a vicenda? Tutto questo per logica non dovrebbe succedere; eppure, in un modo o nell’altro, in natura succede eccome”. Io non sono né scienziato né prete. E non so che forma abbia Dio, il senso ultimo della sua esistenza, se abbia sembianze d’uomo o di donna, se sia buono o vendicativo, padre avvinto all’esistenza dei figli o inesorabile destino. Credo che non abbiamo facoltà sufficienti nemmeno a immaginarlo: con la prima parola di questa frase, “credo”, a essere cardine delle vicende dell’uomo più di Dio stesso.
Era nato in via S.Gregorio, nel cuore del Capo, uno dei quattro mandamentidel centro storico di Palermo, il 5 ottobre 1922. Quarto di cinque figli, come la maggior parte dei suoi coetanei, sbarca il lunario facendo i classici mestieri del buscapane – termine che indica colui che lavora alla giornata per portare a casa un modesto salario appena sufficiente a sfamare la famiglia – come il falegname, barbiere, calzolaio e garzone di bottega. Il grande Totò diventa il suo idolo e, grazie all’imitazione del maestro, Francesco inizia a esibirsi in occasione di comunioni, battesimi e matrimoni. Con Andronico e Ciampolo, nel 1944, forma il Trio Sgambetta, che rappresenta i suoi primi passi su un palcoscenico vero. Inizia per Ciccio Ingrassia il lungo periodo di teatrante, nel nord dell’Italia, dove conosce Rosaria Calì, che diventerà sua moglie e madre di Giampiero. L’incontro, casuale, con Francesco Benenato, che ancora non si faceva chiamare Franco Franchi, da l’avvio ad un luncarriera di Franghissimo sodalizio artistico Franchi e Ciccio Ingrassia in poche righe, co. Come in tutte le unioni, nulla è per sempre e anche il duo Franco e è impossibile, basti Ciccio, termina il suo ciclo di vita. pensare che insieme hanno interpretato 116 Ciccio Ingrassia ha lavorato con film, oltre all'aver inciso Fellini, Petri, i fratelli Taviani e dischi/singoli, lavorato molti altri registi che lo scelsero in teatro, condotto traper la sua cifra stilistica, che ebbe smissioni e aver recitato singolarmente. Come per molti il pregio di mantenere inalterata artisti i loro film vennero giudicati negativamente dai criti- negli anni. Quando, il 28 aprile ci contemporanei ma nonostante ciò vennero apprezzati 2003, Ciccio Ingrassia chiuse defidal pubblico e dopo la loro morte iniziò un percorso di rinitivamente i suoi occhi a causa di valutazione. Forse non tutti sanno che tra la fine del 1967 e problemi respiratori che lo affligl'inizio del 1968 la coppia ebbe anche 16 albi di fumetti a loro dedicati con storie originali che riprendevano le gag gevano da un paio di anni, si chiuproposte al cinema. Il grandissimo successo di pubblico è se un ciclo in cui, come lo definì Nitestimoniato dagli incassi altissimi (almeno il 10% di quelli no Manfredi, “il volto triste della annuali in Italia negli anni sessanta). Caratteristiche da ri- risata” aveva garbatamente propomarcare, nella loro sfera privata, furono l'umiltà e la parsi- sto una comicità spontanea, scanmonia, una condotta che rifuggiva gli agi e la mondanità in zonata, satirica ma mai volgare. favore di una vita più modesta e tranquilla.
padre ricco, volendo che suo figlio sapesse quale fosse il significato di essere povero, gli fece passare alcune giornate con una famiglia di contadini. Il bambino trascorse tre giorni e tre notti nei campi. Di ritorno in città, ancora in macchina, il padre gli chiese: “Cosa mi dici della tua esperienza?” “Bella!” rispose il bambino. “Hai appreso qualcosa?” insistette il padre. Il bimbo in quel momento iniziò a parlare: Noi abbiamo un cane, loro ne hanno quattro. Noi abbiamo una piscina con acqua trattata, che arriva in fondo al giardino. Loro hanno un fiume, con acqua cristallina, pesci e altre belle cose. Noi abbiamo la luce elettrica nel nostro giardino ma loro hanno le stelle e la luna per illuminarli. Il nostro giardino arriva fino al muro. Il loro, fino all’orizzonte. Noi compriamo il nostro cibo; loro lo coltivano, lo raccolgono e lo cucinano. Noi ascoltiamo CD… Loro ascoltano una sinfonia continua di pappagalli, grilli e altri animali… tutto ciò, qualche volta accompagnato dal canto di un vicino che lavora la terra. Noi utilizziamo il microonde. Ciò che cucinano loro, ha il sapore del fuoco lento Noi per proteggerci viviamo circondati da recinti con allarme… Loro vivono con le porte aperte, protetti dall’amicizia dei loro vicini. Noi viviamo collegati al cellulare, al computer, alla televisione. Loro sono collegati alla vita, al cielo, al sole, all’acqua, ai campi, agli animali, alle loro ombre e alle loro famiglie. Il padre rimase molto impressionato dai sentimenti del figlio. Alla fine il figlio concluse: “Grazie per avermi insegnato quanto siamo poveri!” Ogni giorno, diventiamo sempre più poveri perché non osserviamo più la natura!
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skar Schindler: «Chiunque salva una vita salva il mondo intero.» è scritto nel Talmud babilonese, testo sacro dell'Ebraismo. Una massima che ispirò la vita di quest'imprenditore tedesco che con la sua provvidenziale "lista" sottrasse alla ferocia nazista centinaia di ebrei. Nato a Svitavy, città un tempo dell'ex Impero austro-ungarico e oggi nella parte orientale della Repubblica Ceca, Oskar Schindler si trasferì a Cracovia e, sotto l'occupazione nazista, aprì una fabbrica di pentolame, la “Deutsche Emaillewaren-Fabrik”, nella quale impiegò circa 1100 operai, tutti ebrei. Convertita la produzione in munizioni, fu spinto dal rastrellamento nel ghetto di Cracovia del 1942 ad usare le proprie doti diplomatiche per difendere i cosiddetti Schindlerjuden, gli ebrei di Schindler, puntando sulla loro indispensabilità per le attività della fabbrica e, di fatto, salvandoli dai campi di sterminio del regime hitleriano. Finita la guerra, emigrò in Argentina e in seguito ritornò in patria, accolto con calore dai sopravvissuti in Israele. Visse gli ultimi anni proprio tra Israele e la Germania, dove morì nell'ottobre del 1974. Nel 1999, a Stoccarda, fu ritrovato il manoscritto originale della lista di Schindler, in una valigia lasciata dal Giusto tra le nazioni, così come è stato definito da un’apposita commissione israeliana, in casa di amici. Una copia-carbone della lista, invece, è custodita in una biblioteca australiana, in mezzo ai manoscritti di Thomas Keneally. Quest’ultimo è lo scrittore australiano che, venuto a conoscenza della storia casualmente dallo stesso imprenditore, scrisse il romanzo “La lista di Schindler” da cui, successivamente, è stato tratto il film Schindler's List, diretto da Steven Spielberg. Dal libro dell'australiano Thomas Keneally La lista . L'industriale tedesco Oskar Schindler, in affari coi nazisti, usa gli ebrei come forza-lavoro a buon mercato. Gradatamente, pur continuando a sfruttare i suoi intrallazzi, diventa il loro salvatore, strappando più di 1100 persone dalla camera a gas. È il film più ambizioso di S. Spielberg e il migliore: prodigo di emozioni forti, coinvolgente, ricco di tensione, sapiente nei passaggi dal documento al romanzesco, dai momenti epici a quelli psicologici. La partenza finale di Schindler è l'unica vera caduta del film, un cedimento alla drammaturgia hollywoodiana, alla sua retorica sentimentale. L. Neeson rende con grande efficacia le contraddizioni del personaggio. L'inglese R. Fiennes interpreta il paranoico comandante del campo Plaszow come l'avrebbe fatto Marlon Brando 40 anni fa. Memorabile B. Kingsley nella parte dell'ebreo polacco, contabile, suggeritore e un po' eminenza grigia di Schindler. 7 Oscar: film, regia, fotografia di Janusz Kaminski (in bianconero, tranne prologo ed epilogo), musica di John Williams, montaggio, scenografia e sceneggiatura. Quel rosso del cappottino della bambina che cerca di sfuggire al rastrellamento è una piccola invenzione poetica, un esempio del modo con cui gli effetti speciali possono diventare creativi.
Papa Francesco, il 2 Giugno 2019, nel corso della sua visita in Romania, beatificherĂ a Blaj i 7 Vescovi martiri
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● Il diminuire della presenza materna con le sue qualità femminili costituisce un rischio grave per la nostra terra. Apprezzo il femminismo quando non pretende l’uniformità né la negazione della maternità. Perché la grandezza della donna implica tutti i diritti che derivano dalla sua inalienabile dignità umana, ma anche dal suo genio femminile, indispensabile per la società. ● Dio pone il padre nella famiglia perché, con le preziose caratteristiche della sua mascolinità, “sia vicino alla moglie, per condividere tutto, gioie e dolori, fatiche e speranze. E [perché] sia vicino ai figli nella loro crescita: quando giocano e quando si impegnano, quando sono spensierati e quando sono angosciati, quando si esprimono e quando sono taciturni, quando osano e quando hanno paura, quando fanno un passo sbagliato e quando ritrovano la strada; padre presente, sempre. Dire presente non è lo stesso che dire controllore. Perché i padri troppo controllori annullano i figli”. ● L’individualismo di questi tempi a volte conduce a rinchiudersi nella sicurezza di un piccolo nido e a percepire gli altri come un pericolo molesto. Tuttavia, tale isolamento non offre più pace e felicità, ma chiude il cuore della famiglia e la priva dell’orizzonte ampio dell’esistenza. ● Il legame virtuoso tra le generazioni è garanzia di futuro, ed è garanzia di una storia davvero umana. Una società di figli che non onorano i genitori è una società senza onore. ● Il fenomeno contemporaneo del sentirsi orfani, in termini di discontinuità, sradicamento e caduta delle certezze che danno forma alla vita, ci sfida a fare delle nostre famiglie un luogo in cui i bambini possano radicarsi nel terreno di una storia collettiva.
a porte chiuse. In quella stanza, dove si respirava paura, alcuni non ce l’hanno fatta a restare rinchiusi: Maria di Magdala e le donne, Tommaso e i due di Emmaus. A loro, che respirano libertà, sono riservati gli incontri più belli e più intensi. Otto giorni dopo Gesù è ancora lì: l’abbandonato ritorna da quelli che sanno solo abbandonare; li ha inviati per le strade, e li ritrova chiusi in quella stanza; eppure non si stanca di accompagnarli con delicatezza infinita. Si rivolge a Tommaso che lui stesso aveva educato alla libertà interiore, a dissentire, ad essere rigoroso e coraggioso, vivo e umano. Non si impone, si propone: Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco. Gesù rispetta la fatica e i dubbi; rispetta i tempi di ciascuno e la complessità del credere; non si scandalizza, si ripropone. Che bello se anche noi fossimo formati, come nel cenacolo, più all’approfondimento della fede che all’ubbidienza; più alla ricerca che al consenso! Quante energie e quanta maturità sarebbero liberate! Gesù si espone a Tommaso con tutte le ferite aperte. Offre due mani piagate dove poter riposare e riprendere il fiato del coraggio. Pensavamo che la risurrezione avrebbe cancellato la passione, richiusi i fori dei chiodi, rimarginato le piaghe. Invece no: esse sono il racconto dell’amore scritto sul corpo di Gesù con l’alfabeto delle ferite, incancellabili ormai come l’amore stesso. La Croce non è un semplice incidente di percorso da superare con la Pasqua, è il perché, il senso. Metti, tendi, tocca. Il Vangelo non dice che Tommaso l’abbia fatto, che abbia toccato quel corpo. Che bisogno c’era? Che inganno può nascondere chi è inchiodato al legno per te? Non le ha toccate, lui le ha baciate quelle ferite, diventate feritoie di luce. Mio Signore e mio Dio. La fede se non contiene questo aggettivo mio non è vera fede, sarà religione, catechismo, paura. Mio dev’essere il Signore, come dice l’amata del Cantico; mio non di possesso ma di appartenenza: il mio amato è mio e io sono per lui. Mio, come lo è il cuore e, senza, non sarei. Mio come il respiro e, senza, non vivrei. Tommaso, beati piuttosto quelli che non hanno visto e hanno creduto! Una beatitudine alla mia portata: io che tento di credere, io apprendista credente, non ho visto e non ho toccato mai nulla del corpo assente del Signore. I cristiani solo accettando di non vedere, non sapere, non toccare, possono accostarsi a quella alternativa totale, alla vita totalmente altra che nasce nel buio lucente di Pasqua. Padre Ermes Ronchi
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FOGLIETTO DOMENICALE
SALUTO
+Nel nome del Padre e del Figlio
e dello Spirito Santo. A. Amen. C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE
vizio della nostra obbedienza e del nostro amore, per regnare con Cristo nella gloria. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen (seduti)
LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura
Dagli Atti degli Apostoli Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro. Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.
C. Nel giorno in cui celebriamo la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, anche noi siamo chiamati a morire al peccato per risorgere a vita nuova. Riconosciamoci bisognosi della misericordia del Padre. Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A. Amen. SALMO RESPONSORIALE Signore, pietà. Signore, pietà. R. Alleluia, alleluia, alleluia. Cristo, pietà. Cristo, pietà. Dica Israele: «Il suo amore è Signore, pietà. Signore, pietà. per sempre». Dica la casa di AronGLORIA ne: «Il suo amore è per sempre». Rit. Gloria! Gloria! in excelsis Dicano quelli che temono il SignoDeo! (bis) re: «Il suo amore è per sempre». R. 1 E pace in terra agli uomini di La pietra scartata dai costrutbuona volontà. Noi ti lodiamo, ti tori è divenuta la pietra d’angolo. benediciamo, ti adoriamo, ti glori- Questo è stato fatto dal Signore: fichiamo, ti rendiamo grazie per la una meraviglia ai nostri occhi. tua gloria immensa, Signore Dio, Questo è il giorno che ha fatto il Re del cielo, Dio Padre onnipoten- Signore: rallegriamoci in esso ed te. (Rit.) esultiamo! R/. 2 Signore, Figlio unigenito, Gesù Ti preghiamo, Signore: Dona Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, la salvezza! Ti preghiamo, Signore: Figlio del Padre, tu che togli i pec- Dona la vittoria! Benedetto colui cati del mondo, abbi pietà di noi; che viene nel nome del Signore. Vi tu che togli i peccati del mondo, benediciamo dalla casa del Signoaccogli la nostra supplica; tu che re. Il Signore è Dio, egli ci illumina. siedi alla destra del Padre, abbi R/. pietà di noi. (Rit.) Seconda Lettura 3 Perché tu solo il Santo, tu solo il Dal libro dell'Apocalisse di san GioSignore, tu solo l'Altissimo, Gesù vanni apostolo Cristo, con lo Spirito Santo: nella Io, Giovanni, vostro fratello e comgloria di Dio Padre. Amen. (Rit.) pagno nella tribolazione, nel regno COLLETTA e nella perseveranza in Gesù, mi C. O Padre, che nel giorno del trovavo nell’isola chiamata Patmos Signore raduni il tuo popolo per a causa della parola di Dio e della celebrare colui che è il Primo e testimonianza di Gesù. l'Ultimo, il Vivente che ha sconfitto Fui preso dallo Spirito nel giorno la morte, donaci la forza del tuo del Signore e udii dietro di me una Spirito, perché, spezzati i vincoli voce potente, come di tromba, che del male, ti rendiamo il libero ser- diceva: «Quello che vedi, scrivilo
in un libro e mandalo alle sette Chiese». Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro. Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito». Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio (in piedi)
SEQUENZA
Alla vittima pasquale, / s'innalzi oggi il sacrificio di lode. / L'agnello ha redento il suo gregge, / l'Innocente ha riconciliato / noi peccatori col Padre. Morte e Vita si sono affrontate / in un prodigioso duello. / Il Signore della vita era morto; / ma ora, vivo, trionfa. «Raccontaci, Maria: / che hai visto sulla via?». / «La tomba del Cristo vivente, / la gloria del Cristo risorto, / e gli angeli suoi testimoni, / il sudario e le sue vesti. / Cristo, mia speranza, è risorto; / e vi precede in Galilea». Sì, ne siamo certi: / Cristo è davvero risorto. / Tu, Re vittorioso, / portaci la tua salvezza.
Canto al Vangelo
ALLELUIA Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto! ALLELUIA
VANGELO
C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo GIOVANNI A. Gloria a te o Signore La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo,
soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore A. Lode a te o Cristo OMELIA ( Seduti) CREDO in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
PREGHIERA DEI FEDELI
La risurrezione è un fatto reale, ma comprendere il suo significato per la nostra vita non è né scontato né banale. Dobbiamo metterci in ricerca. Preghiamo insieme e diciamo: Cristo Risorto, rendici credenti. 1. Perché siamo capaci di rifiutare le soluzioni facili che propongono un Dio diverso da Te. Preghiamo. 2. Perché la nostra fede parta sempre dalla verità della Tua resurrezione. Preghiamo. 3. Perché non ci colga la paura dell’ignoto, sicuri del fatto che al termine di ogni cammino di verità ci attende il Tuo volto. Preghiamo. 4. Perché sappiamo cogliere nella nostra vita, specialmente nella sofferenza, i segni del Tuo corpo risorto. Preghiamo. C. O Padre, Tu hai donato all’uomo la vita eterna. Aiutaci a comprendere questa verità così superiore alle nostre deboli capacità. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. A. Amen
LITURGIA EUCARISTICA
C.
Mistero della fede Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire: A.
PADRE NOSTRO
…. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli
R ITO DELLA PACE
C. Signore Gesu’ che hai detto ai C. Pregate, fratelli e sorelle, tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi perché portando all’altare la gioia do la mia pace” non guardare ai e la fatica di ogni giorno, ci dispo- nostri peccati ma alla fede della niamo a offrire il sacrificio gradito tua Chiesa, e donale unità e pace a Dio Padre onnipotente. secondo la tua volontà. Tu che vivi A. Il Signore riceva dalle tue e regni nei secoli dei secoli. mani questo sacrificio a lode e A. Amen gloria del suo nome, per il bene C. La pace del Signore sia sempre nostro e di tutta la sua santa con voi. Chiesa. (in piedi) A. E con il tuo spirito. SULLE OFFERTE C. Come figli del Dio della paC. Accogli con bontà, Signore, l'of- ce, scambiatevi un gesto di coferta del tuo popolo [e dei nuovi munione fraterna. battezzati]: tu che ci hai chiamati A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 alla fede e rigenerati nel Battesimo, guidaci alla felicità eterna. Per VOLTE) Agnello di Dio, che togli i pecCristo nostro Signore. A. Amen.
PREGHIERA EUCARISTICA
C. A. C. A. C.
Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. In alto i nostri cuori. Sono rivolti al Signore. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio .A. E’ cosa buona e giusta C. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, proclamare sempre la tua gloria, o Signore, e soprattutto esaltarti in questo giorno nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato. È lui il vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo, è lui che morendo distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita. Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale, l'umanità esulta su tutta la terra, e con l'assemblea degli angeli e dei santi canta l'inno della tua gloria Santo, Santo, ... (In ginocchio)
cati del mondo, dona a noi la pace.
C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato.
DOPO LA COMUNIONE
C. Preghiamo Dio onnipotente, la forza del sacramento pasquale che abbiamo ricevuto continui a operare nella nostra vita. Per Cristo nostro Signore. A. Amen C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo A. Amen. C. Nel nome del Signore: andate in pace. A. Rendiamo grazie a Dio