“In una stanza quattro candele, bruciando, si consumavano lentamente. Il luogo era talmente silenzioso che si poteva ascoltare la loro conversazione. La prima diceva ‘Io sono la pace ma gli uomini non riescono a mantenermi. Penso proprio che non mi resti altro da fare che spegnermi’. E a poco a poco la candela si lasciò spegnere. La seconda candela disse ‘Io sono la fede ma purtroppo non servo a nulla. Gli uomini non ne vogliono sapere di me e per questo motivo non ha senso che resti accesa’. Appena ebbe terminato di parlare, una leggera brezza soffiò su di lei e la spense. Triste triste, la terza candela a sua volta disse ‘Io sono l’amore e non ho la forza per continuare a rimanere accesa. Gli uomini non mi considerano e non comprendono la mia importanza’. E senza attendere oltre la candela si lasciò spegnere. In quel momento un bambino entrò nella stanza, vide le tre candele spente e, impaurito per la semioscurità, disse ‘Ma cosa fate? Voi dovete rimanere accese. Io ho paura del buio’. E così dicendo scoppiò in lacrime. Allora la quarta candela, impietosita, disse ‘Non piangere. Finché io sarò accesa, potremo sempre riaccendere le altre tre candele. Io sono la speranza’. Con gli occhi lucidi di lacrime, il bimbo prese la candela della speranza e accese tutte la altre. Cosa vuol dire questa storia? Che non si deve spegnere mai la speranza dentro il nostro cuore e che ciascuno di noi può essere lo strumento, come quel bimbo, capace in ogni momento di accendere con la sua speranza la fede, la pace e l’amore”.
È
rimasto orfano, ha attraversato il deserto, è stato picchiato nei centri di detenzione in Libia, ha affrontato i pericoli del mare per arrivare in Italia e adesso rischia di essere espulso e riportato là, da dove è fuggito tre anni fa. Taiwo, nigeriano di 21 anni, ha segnato in rosso la data del 7 maggio. Quel giorno dovrà presentarsi davanti alla Commissione rifugiati della Prefettura di Asti, che sarà chiamata a decidere se concedergli il permesso di soggiorno o rispedirlo in Africa con il primo aereo. Taiwo ha paura, ma quel giorno non sarà solo. Ad accompagnarlo ci saranno le “referenze” degli scolari di prima e seconda elementare di Serravalle, piccola frazione di Asti, che si sono mobilitati, con lettere, disegni e video girati a scuola, per convincere la Commissione della necessità che Taiwo resti in Italia. Il progetto “Bimbisvegli” Taiwo è stato tra i primi migranti, ospitati nel Centro di accoglienza gestito dalla società Agathon, a partecipare alle iniziative del progetto “Bimbisvegli”. Così, i ragazzi nigeriani sono entrati a scuola come “tutor” durante le lezioni di inglese, ma hanno anche partecipato a una rappresentazione teatrale, salendo sul palco insieme ai bambini. La scorsa estate, migranti e scolari, hanno ridipinto la scuola, rendendo ancora più bello un luogo dove accoglienza e integrazione sono vita vera. Ora, tutto questo può finire, se la Prefettura non darà il permesso di soggiorno a Taiwo. «Testimoni di un'esperienza umana» «Avremmo potuto portare i bambini a manifestare sotto le finestre della Prefettura - spiega il maestro Giampiero Monaca, che insegna ai “Bimbisvegli” con le colleghe Maria Molino e Mariagrazia Audenino - ma la cosa sarebbe finita lì. Invece, abbiamo scelto di coinvolgere gli scolari nella produzione di materiale che potesse, per certi versi, “integrare” la domanda di Taiwo. Noi siamo testimoni di una grande esperienza umana che, attraverso i lavori dei bambini, vogliamo far conoscere alla Commissione, alla quale chiediamo di ascoltare anche la voce di questi cittadini di sette e otto anni». Il precedente di Paul e Lamine A far ben sperare i “Bimbisvegli” di Serravalle, c'è il precedente di Paul e Lamine, altri due ragazzi del Centro di accoglienza ai quali la Commissione ha concesso una proroga del visto, proprio dopo aver ricevuto una lettera degli scolari lo scorso Natale. «Un primo, piccolo segno di ascolto c'è stato - aggiunge il maestro Giampiero -. Ora speriamo che la stessa attenzione sia riservata anche al caso di Taiwo». E, tra poco, toccherà ad Hagie, un altro amico degli scolari di Serravalle, presentarsi in Commissione. «Quando scriviamo la lettera anche per lui?». I “Bimbisvegli” sono già pronti.
S
ulla Mare Jonio, la nave che salva i migranti, ora, insieme all'equipaggio della Mediterranea, c'è anche un giovane sacerdote.
C’è anche la Chiesa cattolica a bordo della nave italiana che salva i migranti. E non è una metafora spirituale. Sulla Mare Jonio, infatti, si è imbarcato don Mattia Ferrari, giovane vicario parrocchiale di Nonantola, nella diocesi di Modena. ...
Ma don Mattia non si è imbarcato col solo scopo di dire messe in mezzo al Mediterraneo. “Sono il cappellano di bordo, il mio compito è rappresentare la vicinanza della Chiesa sia a questi ragazzi che rischiano la vita per qualcosa in cui credono, sia ai migranti che arrivano dalla Libia. Siamo le prime persone che vedranno. Io voglio portare amicizia, sostegno spirituale e consolazione”. Ora, la sua presenza sulla Mare Jonio non è una storia di “colore”, merita una riflessione più approfondita. Perché per essere lì rispettando le procedure canoniche, don Mattia ha chiesto e ottenuto il permesso di due arcivescovi (quello di Modena Elio Castellucci e quello di Palermo, Corrado Lorefice, noto per essere molto vicino a Bergoglio), nonché il benestare della Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana. Per dire che non siamo di fronte a una iniziativa personale di un parroco di provincia, ma a una scelta appoggiata da un pezzo rappresentativo delle gerarchie vaticane. Politicamente, non è un dettaglio. ... ... Don Mattia è proprio come ti immagini che sia un prete giovane. Chi vorrà appiccicargli addosso il cliché del don barricadero, non né troverà traccia. Fresco di barba, impeccabile in jeans e camicia clergy, i modi garbati del seminarista docile. Difficile, però, non leggergli nello sguardo la vocazione, e nelle parole una determinazione che sembra non avere molto a che vedere con tanti suoi coetanei. «Sono qui – dice – per vivere il Vangelo di Gesù accanto a questi ragazzi affamati di giustizia e operatori di pace. Sono qui per portare la vicinanza della Chiesa di Gesù a questi ragazzi che rischiano la loro stessa vita per salvare quella del prossimo, e ai migranti che casomai verranno salvati durante la missione». ... a bordo di Mare Jonio, don Mattia sentiva che doveva esserci. Specie dopo la Via Crucis con Papa Francesco. Se lo ripete e lo ripete a bordo: «Mentre nel mondo si vanno alzando muri e barriere, vogliamo ricordare e ringraziare – aveva detto Francesco – coloro che con ruoli diversi, in questi ultimi mesi, hanno rischiato la loro stessa vita, particolarmente nel Mar Mediterraneo, per salvare quella di tante famiglie in cerca di sicurezza e di opportunità. Esseri umani in fuga da povertà, dittature, corruzione, schiavitù». Essere a bordo delle navi di soccorso «fa parte della nostra missione», osserva don Gianni De Robertis, direttore della Fondazione Migrantes della Cei. «Nel volto dei migranti – aggiunge – noi vediamo il Cristo che ci viene incontro e non possiamo non essere lì dove questi fratelli ci tendono le braccia». ...
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Un‘Europa unita e multiforme, con una forte coesione sociale nella molteplicità culturale. Le nostre diversità non devono essere più motivo di paura o di separazione. Viviamo per un’Europa che non le sopprime, piuttosto le riscopre come ricchezze e le sviluppa, le armonizza. Un‘Europa animata dalla fraternità. Per diffondere questa Europa offriamo i frutti del nostro amore fondato sul Vangelo: condivisione di beni e risorse; uguaglianza e libertà per tutti; apertura a quanti sono portatori di altre culture e tradizioni religiose. Questo stile di vita può essere fonte d’ ispirazione per scelte più coraggiose in tutti i campi. Un’Europa che diventi essa stessa “messaggio di pace”, ponte tra i popoli. La costruiamo impegnandoci nel quotidiano a perdonarci vicendevolmente e vivendo da persone riconciliate. Un’Europa democratica e partecipata. La consapevolezza che ognuno di noi è un soggetto unico e irripetibile, con una insopprimibile vocazione alla relazione, rende ognuno una risorsa per costruire nuove forme di partecipazione democratica responsabile, per rapporti costruttivi tra cittadini ed istituzioni. Un’Europa consapevole delle proprie responsabilità e aperta al mondo intero. Un’Europa – dall’Atlantico agli Urali – che mette al centro la persona, dotata di una dignità unica, da riconoscere e rispettare da parte degli Stati, delle comunità civili e religiose e dei singoli.
Il giorno europeo o Festa dell'Europa si celebra il 9 maggio di ogni anno. Questa data ricorda il giorno del 1950 in cui vi fu la presentazione da parte di Robert Schuman del piano di cooperazione economica, ideato da Jean Monnet ed esposto nella Dichiarazione Schuman, che segna l'inizio del processo d'integrazione europea con l'obiettivo di una futura unione federale. La data coincide anche con il giorno che segna, de facto, la fine della Seconda guerra mondiale: il 9 maggio è infatti il giorno successivo alla firma della capitolazione nazista, quando furono catturati Hermann Göring e Vidkun Quisling. Il Consiglio d'Europa ha celebrato il 5 maggio come "Giorno dell'Europa" fino dal 1964, ricordando la propria fondazione avvenuta il 5 maggio 1949. La Comunità Economica Europea adottò invece come "Giorno dell'Europa" il 9 maggio in occasione del vertice tenutosi a Milano nel 1985, in ricordo della proposta che Robert Schuman presentò il 9 maggio 1950 per la creazione di un nucleo economico europeo, a partire dalla messa in comune delle riserve di carbone e acciaio, come primo passo verso una futura Europa federale, ritenuta indispensabile al mantenimento della pace. Il giorno coincide con la Giornata della Vittoria dell'Unione Sovietica (quella di molti paesi europei
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l 5 maggio si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale dell’igiene delle mani 2019, un giorno molto importante, che pone l’attenzione su un aspetto fondamentale che spesso sottovalutiamo mettendo a rischio la nostra salute. Lavarsi bene le mani è importantissimo per evitare di prendere e diffondere germi di ogni tipo. Lavarsi bene le mani è fondamentale. E sì, ci voleva una giornata per ricordarcelo. La Giornata mondiale dell’igiene delle mani è stata istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità proprio per ricordare a grandi e piccini che le mani vanno lavate bene e spesso. La corretta igiene è infatti fondamentale per evitare il contagio di germi, virus, batteri. Lo sappiamo in teoria, ma è nella pratica che ci perdiamo. Secondo quanto emerso da una ricerca condotta da Top Doctors, la piattaforma online che seleziona e mette a disposizione degli utenti un panel formato dai migliori medici specialisti di tutto il mondo, gli italiani non sono così bravi. Il 46% delle persone si lava le mani tra le 5 e le 10 volte al giorno. Il 15% per fobia arriva a superare le 10 volte. 4 italiani su 10 non lo fanno. Gli esperti consigliano di lavarsi le mani almeno 5 volte al giorno. Per fortuna, però, usiamo il sapone. Solo 1 persona su 10 non lo usa o lo usa raramente. Il 46%, invece, oltre all’acqua usa anche sapone liquido e saponette quasi sempre. I gel igienizzanti li snobbiamo ancora, anche se in viaggio sono molto comodi e dovremmo usarli di più. Il 72% degli intervistati, per fortuna, si lava le mani ogni volta che va in bagno. Il 49% le lava prima dei pasti. Il 47% si lava sempre le mani dopo aver preso un mezzo pubblico, mentre sono poche le persone che le lavano dopo aver stretto quelle di altre persone… Come lavarsi le mani E dopo tanta teoria, ecco cosa fare in pratica per lavarsi bene le mani: ·Le mani vanno lavate quando si mangia o si preparano i pasti, quando dobbiamo curare una ferita, dopo aver toccato un animale, dopo aver toccato la spazzatura, dopo aver tossito o starnutito, prima di mettere o togliere le lenti a contatto, ogni volta che cambiamo i neonati, quando rientriamo a casa, quando sono sporche, ovviamente… ·Prima si devono bagnare, non importa la temperatura (non deve essere troppo calda, però). Poi si applica il sapone e si strofinano le mani, facendo tanta schiuma. Non dimenticatevi unghie e dita. Strofinare per 20 secondi e poi risciacquate con cura per eliminare tutto il sapone. Le mani vanno asciugate con un asciugamano pulito. ·Ricordatevi di non chiudere il rubinetto con le mani. Potete anche usare il disinfettante, sulle mani asciutte, strofinando bene e continuando a farlo finché non si è del tutto asciugato.
uando ti sei svegliato questa mattina ti ho osservato e ho sperato che tu mi rivolgessi la parola anche solo poche parole, chiedendo la mia opinione o ringraziandomi per qualcosa di buono che era accaduto ieri. Però ho notato che eri molto occupato a cercare il vestito giusto da metterti per andare a lavorare. Ho continuato ad aspettare ancora mentre correvi per la casa per vestirti e sistemarti e io sapevo che avresti avuto del tempo anche solo per fermarti qualche minuto e dirmi: "Ciao". Però eri troppo occupato. Per questo ho acceso il cielo per te, l'ho riempito di colori e di dolci canti di uccelli per vedere se così mi ascoltavi però nemmeno di questo ti sei reso conto. Ti ho osservato mentre ti dirigevi al lavoro e ti ho aspettato pazientemente tutto il giorno. Con tutte le cose che avevi da fare, suppongo che tu sia stato troppo occupato per dirmi qualcosa. Al tuo rientro ho visto la tua stanchezza e ho pensato di farti bagnare un po' perché l'acqua si portasse via il tuo stress. Pensavo di farti un piacere perché così tu avresti pensato a me ma ti sei infuriato e hai offeso il mio nome, io desideravo tanto che tu mi parlassi, c'era ancora tanto tempo. Dopo hai acceso il televisore, io ho aspettato pazientemente, mentre guardavi la TV, hai cenato, però ti sei dimenticato nuovamente di parlare con me, non mi hai rivolto la parola. Ho notato che eri stanco e ho compreso il tuo desiderio di silenzio e così ho oscurato lo splendore del cielo, ho acceso una candela, in verità era bellissimo, ma tu non eri interessato a vederlo. Al momento di dormire credo che fossi distrutto. Dopo aver dato la buona notte alla famiglia sei caduto sul letto e quasi immediatamente ti sei addormentato. Ho accompagnato il tuo sogno con una musica, i miei animali notturni si sono illuminati, ma non importa, perché forse nemmeno ti rendi conto che io sono sempre lì per te. Ho più pazienza di quanto immagini. Mi piacerebbe pure insegnarti ad avere pazienza con gli altri, ti amo tanto che aspetto tutti i giorni una preghiera, il paesaggio che faccio è solo per te. Bene, ti stai svegliando di nuovo e ancora una volta io sono qui e aspetto senza niente altro che il mio amore per te, sperando che oggi tu possa dedicarmi un po' di tempo. Buona giornata...
Tuo papà Dio.
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arantire le comunicazioni tra i cittadini, preservandone l'inviolabilità, fu una questione prioritaria tra quelle affrontate all'indomani della nascita dello Stato unitario. L'istituzione del servizio postale introdusse per la prima volta nella vita degli italiani il concetto di "servizio pubblico". Mentre il primo parlamento dell'Italia unita iniziava a mettere mano all'assetto amministrativo del Paese, partendo dalla proclamazione di Vittorio Emanuele II a Re d'Italia (atto costitutivo del Regno d'Italia, 17 marzo 1861), Cavour incaricò il direttore delle Poste del Regno sardo, conte Giovanni Battista Barbavara di Gravellona, di riorganizzare la rete nazionale postale. Il primo passo fu di legare il settore della comunicazione a quello dei mezzi di trasporto, inserendo tra le competenze del Ministero dei Lavori Pubblici la gestione dei servizi delle poste, dei procacci e dei telegrafi, unitamente a quella delle ferrovie, indispensabile mezzo di smistamento della corrispondenza in luogo delle vecchie carrozze a cavalli. Nella primavera dell'anno successivo giunse a compimento l'iter legislativo: il 5 maggio 1862 il Parlamento approvò la legge n° 604 che istituiva il servizio nazionale delle Regie Poste. Il provvedimento era costituito dai seguenti punti cardine: l'affermazione del concetto di "servizio pubblico"; la creazione del monopolio statale attraverso l'abolizione di tutte le concessioni private; la tutela della privacy della corrispondenza; l'introduzione di una tariffa unica mediante l'utilizzo del francobollo. Sul piano amministrativo, la legge istituiva una Direzione generale da cui dipendevano 18 direzioni compartimentali e 2.383 direzioni locali. Lo sviluppo della rete ferroviaria aumentò il traffico della corrispondenza, rendendolo più sicuro e rapido. Ciò favorì anche le transazioni economiche a grandi distanze, che in quel periodo trovarono un efficace strumento nel vaglia postale, utilizzato soprattutto dai numerosi emigranti che così potevano offrire un sostegno economico alle rispettive famiglie rimaste in Italia. Nel 1874 iniziarono a circolare le cartoline (inventate nel 1869 dall'austriaco Hermann Emmanuel), al costo di dieci centesimi, impresse con l'effigie di Vittorio Emanuele II e che ritraevano monumenti celebri come il Vittoriano e il Colosseo, accanto a scene di vita quotidiana. Due anni dopo le Poste iniziarono a fare concorrenza agli istituti bancari, dando vita alle casse di risparmio ed emettendo i libretti di risparmio, che garantivano un forma di deposito finanziario più sicura. L'invenzione del telegrafo senza fili di Guglielmo Marconi, nel 1896, rivoluzionò il modo di comunicare sul territorio nazionale e con l'estero, al punto che tre anni dopo si pensò di istituire un ministero ad hoc: il Ministero delle Poste e Telegrafi. Da qui cominciò una storia diversa, che vide le Poste accompagnare gli Italiani nelle trasformazioni tecnologiche e sociali del XX secolo. Ad esempio, per il lancio del segnale televisivo della RAI nel 1954, la cui trasmissione fu possibile grazie ai ponti radio della rete postale. Gli anni Novanta segnarono la trasformazione in ente pubblico economico con il nome di Poste Italiane, diventando poi una Società per Azioni nel 1998.
Penny Black, primo francobollo emesso al mondo: Per risolvere l'annoso problema del recapito della corrispondenza, l'insegnante e politico inglese Rowland Hill, il 6 Maggio 1840, escogitò un sistema di pagamento anticipato a carico del mittente, attraverso l'utilizzo di un francobollo adesivo. Disegnato con l'effige della Regina Vittoria, prese il nome di Penny Black per via del colore nero e del valore monetario (un "penny", la più piccola unità della sterlina). Il pagamento anticipato cambiò anche le modalità di recapito della corrispondenza, dal momento che non era più indispensabile consegnarla a mano al destinatario; ciò favorì la diffusione delle cassette delle lettere, davanti all'ingresso delle abitazioni. Pur stampato all'epoca in milioni di esemplari, il Penny Black conserva oggi un valore inestimabile ed è ricercatissimo dai filatelici di tutto il mondo.
Aldo Moro:
Protagonista di
primo piano della storia politica del Novecento, viene ricordato come uno dei più insigni statisti d'Italia. La sua tragica fine segnò uno spartiacque nella lotta al terrorismo di matrice politica e negli equilibri politici nazionali. Pugliese di Maglie (in provincia di Lecce), Aldo Romeo Luigi Moro si appassionò agli studi giuridici che proseguì dopo la Laurea in Giurisprudenza, con attività di ricerca e pubblicazioni. Negli stessi anni, prese contatto con gli ambienti politici cattolici, prima con la FUCI (federazione degli universitari cattolici) e poi con la Democrazia Cristiana, che insieme ad altri fondò nel 1942. Eletto nel 1946 all'Assemblea Costituente e chiamato a redigere il testo costituzionale, in pochi anni si trovò a ricoprire incarichi sempre più rilevanti, come quelli di ministro di Grazia e Giustizia nel 1955 e ministro della Pubblica Istruzione nel 1957. Gli anni Sessanta lo videro salire in cattedra come principale fautore dei governi di centrosinistra, alcuni dei quali guidò in qualità di Presidente del Consiglio dal 1963 al 1968 e dal 1974 al 1976. L'apertura di Moro verso il Partito Comunista, sancita dal cosiddetto compromesso storico con Enrico Berlinguer, alimentò un clima politico a lui ostile, dentro la stessa DC, e lo fece entrare nel mirino delle Brigate Rosse. Sequestrato a Roma, il 16 marzo del 1978, da un commando di queste ultime (in seguito a un conflitto a fuoco in via Fani, che provocò la morte dei cinque uomini della scorta), il 9 maggio, dopo 55 giorni di prigionia, fu assassinato e il corpo venne rinvenuto nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, parcheggiata, simbolicamente, tra via delle Botteghe Oscure e Piazza del Gesù (dove avevano sede rispettivamente il PCI e la DC).
el maggio 2007 il parlamento italiano approva un disegno di legge, proposto fra gli altri da Sabina Rossa, figlia del sindacalista Guido Rossa, ucciso dalle BR, e da Rosa Villecchi, vedova Calipari, che “riconosce il 9 maggio, anniversario dell'uccisione di Aldo Moro, quale "Giorno della memoria", al fine di ricordare tutte le vittime del terrorismo, interno e internazionale, e delle stragi di tale matrice.” Tra il primo gennaio 1969 e il 31 dicembre 1987 si sono verificati in Italia 14.591 atti di violenza con motivazione politica, secondo i dati del Ministero dell'in-
terno. Atti che hanno causato 491 morti e 1181 feriti.
La Santa di Skopje
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Terra di Apostoli Il ponte e il Muro – –
Un nuovo volto
Vangelo slavo
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riva al lago, una delle domande più alte ed esigenti di tutta la Bibbia: «Pietro, tu mi ami?». È commovente l’umanità del Risorto: implora amore, amore umano. Può andarsene, se è rassicurato di essere amato. Non chiede: Simone, hai capito il mio annuncio? Hai chiaro il senso della croce? Dice: lascio tutto all’amore, e non a progetti di qualsiasi tipo. Ora devo andare, e vi lascio con una domanda: ho suscitato amore in voi? In realtà, le domande di Gesù sono tre, ogni volta diverse, come tre tappe attraverso le quali si avvicina passo passo a Pietro, alla sua misura, al suo fragile entusiasmo. Prima domanda: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gesù adopera il verbo dell’agápe, il verbo dell’amore grande, del massimo possibile, del confronto vincente su tutto e su tutti. Pietro non risponde con precisione, evita sia il confronto con gli altri sia il verbo di Gesù: adotta il termine umile dell’amicizia, philéo. Non osa affermare che ama, tanto meno più degli altri, un velo d’ombra sulle sue parole: certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene, ti sono amico! Seconda domanda: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Non importano più i confronti con gli altri, ognuno ha la sua misura. Ma c’è amore, amore vero per me? E Pietro risponde affidandosi ancora al nostro verbo sommesso, quello più rassicurante, più umano, più vicino, che conosciamo bene; si aggrappa all’amicizia e dice: Signore, io ti sono amico, lo sai! Terza domanda: Gesù riduce ancora le sue esigenze e si avvicina al cuore di Pietro. Il Creatore si fa a immagine della creatura e prende lui a impiegare i nostri verbi: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene, mi sei amico?». L’affetto almeno, se l’amore è troppo; l’amicizia almeno, se l’amore ti mette paura. «Pietro, un po’ di affetto posso averlo da te?». Gesù dimostra il suo amore abbassando ogni volta le sue attese, dimenticando lo sfolgorio dell’agápe, ponendosi a livello della sua creatura: l’amore vero mette il tu prima dell’io, si mette ai piedi dell’amato. Pietro sente il pianto salirgli in gola: vede Dio mendicante d’amore, Dio delle briciole, cui basta così poco, con la sincerità del cuore. Quando interroga Pietro, Gesù interroga me. E l’argomento è l’amore. Non è la perfezione che lui cerca in me, ma l’autenticità. Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore (Giovanni della Croce). E quando questa si aprirà sul giorno senza tramonto, il Signore ancora una volta ci chiederà soltanto: mi vuoi bene? E se anche l’avrò tradito per mille volte, lui per mille volte mi chiederà: mi vuoi bene? E non dovrò fare altro che rispondere, per mille volte: sì, ti voglio bene. E piangeremo insieme di gioia. Padre Ermes Ronchi
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FOGLIETTO DOMENICALE In quei giorni, il sommo sacerdote interrogò gli apostoli dicendo: «Non vi avevamo espressamente Nel nome del Padre e del Figlio proibito di insegnare in questo noe dello Spirito Santo. me? Ed ecco, avete riempito GeruA. Amen. salemme del vostro insegnamento C. La grazia del Signore nostro e volete far ricadere su di noi il Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre sangue di quest’uomo». e la comunione dello Spirito Santo Rispose allora Pietro insieme agli siano con tutti voi. apostoli: «Bisogna obbedire a Dio A. E con il tuo spirito. invece che agli uomini. Il Dio dei INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendoFratelli e sorelle, il Signore oggi lo a una croce. Dio lo ha innalzato chiede a ciascuno di noi, come a alla sua destra come capo e salvaPietro: “Mi ami, tu?”. Consapevoli tore, per dare a Israele conversiodelle nostre mancanze e infedeltà, ne e perdono dei peccati. E di queimploriamo con sincerità il suo sti fatti siamo testimoni noi e lo Spiperdono. rito Santo, che Dio ha dato a quelli PAUSA DI RIFLESSIONE PERSONALE che gli obbediscono». Confesso a Dio onnipotente e a Fecero flagellare gli apostoli e orvoi, fratelli, che ho molto pecca- dinarono loro di non parlare nel to in pensieri, parole, opere e nome di Gesù. Quindi li rimisero in omissioni, per mia colpa, mia libertà. Essi allora se ne andarono colpa, mia grandissima colpa. E via dal Sinedrio, lieti di essere stati supplico la beata sempre vergi- giudicati degni di subire oltraggi ne Maria, gli angeli, i santi e per il nome di Gesù. Parola di Dio. voi, fratelli, di pregare per me il A. Rendiamo grazie a Dio. Signore Dio nostro. SALMO RESPONSORIALE C. Dio Onnipotente abbia mise- R. Alleluia, alleluia, alleluia. ricordia di noi, perdoni i nostri Ti esalterò, Signore, perché mi peccati e ci conduca alla vita eter- hai risollevato, non hai permesso ai miei na. A. Amen. nemici di gioire su di me. Signore, hai Signore, pietà. Signore, pietà. fatto risalire la mia vita dagli inferi, mi Cristo, pietà. Cristo, pietà. hai fatto rivivere perché non scendessi Signore, pietà. Signore, pietà. nella fossa. R/. Cantate inni al Signore, o suoi GLORIA fedeli, della sua santità celebrate il Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buo- ricordo, perché la sua collera dura un na volontà. Noi ti lodiamo, ti be- istante, la sua bontà per tutta la vita. nediciamo, ti adoriamo, ti glori- Alla sera ospite è il pianto e al mattino fichiamo, ti rendiamo grazie per la gioia. R/. Ascolta, Signore, abbi pietà di la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre On- me, Signore, vieni in mio aiuto! Hai nipotente. Signore, Figlio unige- mutato il mio lamento in danza, Signore, mio Dio, ti renderò grazie per nito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, sempre. R/. Seconda Lettura tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i Dal libro dell'Apocalisse di san Giopeccati del mondo, accogli la vanni apostolo nostra supplica; tu che siedi alla Io, Giovanni, vidi, e udii voci di destra del Padre, abbi pietà di molti angeli attorno al trono e agli noi. Perché tu solo il Santo, tu esseri viventi e agli anziani. Il loro solo il Signore, tu solo l'Altissinumero era miriadi di miriadi e mo, Gesù Cristo, con lo Spirito migliaia di migliaia e dicevano a Santo: nella gloria di Dio Padre. gran voce: «L’Agnello, che è stato Amen. immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, COLLETTA C. Padre misericordioso, accre- onore, gloria e benedizione». Tutte sci in noi la luce della fede, perché le creature nel cielo e sulla terra, nei segni sacramentali della Chie- sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che sa riconosciamo il tuo Figlio, che dicevano: «A Colui che siede sul continua a manifestarsi ai suoi discepoli, e donaci il tuo Spirito, per trono e all’Agnello lode, onore, proclamare davanti a tutti che Ge- gloria e potenza, nei secoli dei sesù è il Signore. Egli è Dio, e vive... coli». E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E gli anziani si A. Amen (seduti) in adorazione. LITURGIA DELLA PAROLA prostrarono Parola di Dio. Prima Lettura A. Rendiamo grazie a Dio Dagli Atti degli Apostoli (in piedi) SALUTO
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Canto al Vangelo
ALLELUIA Cristo è risorto, lui che ha creato il mondo, e ha salvato gli uomini nella sua misericordia. ALLELUIA
VANGELO
C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo GIOVANNI A. Gloria a te o Signore In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli
disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi». dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore A. Lode a te o Cristo OMELIA ( Seduti) CREDO in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chie-
risorge. Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale, l'umanità esulta su tutta la terra, e con l'assemblea degli angeli e dei santi canta l'inno della tua gloria: Santo, PREGHIERA DEI FEDELI (In ginocchio) C. A volte la difficoltà maggiore C. Mistero della fede nell’accogliere realmente nelle A. Annunciamo la tua morte, nostre vite la resurrezione di CriSignore, proclamiamo la tua risto si manifesta proprio nell’incasurrezione nell’attesa della tua pacità di tradurre in azioni concre- venuta. te questo messaggio di speranza. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA Preghiamo insieme e diciamo: Si- C. Per Cristo, con Cristo e in Crignore metti al tuo servizio il no- sto, a te Dio, Padre onnipotente, stro lavoro. nell’unità dello Spirito Santo, ogni 1. Perché la ricerca del denaro e onore e gloria, per tutti i secoli dei del potere non ostacoli mai la no- secoli. A. Amen stra ricerca di fede e non contrad- C. Obbedienti alla parola del dica la nostra testimonianza. PreSalvatore e formati al suo divino ghiamo. insegnamento, osiamo dire: 2. Perché abbiamo sempre fiducia PADRE NOSTRO che nei momenti di fatica e di stan………. chezza tu sei con noi. Preghiamo. C . .Liberaci, o Signore, da tutti i 3. Perché il tuo amore per l’uomo mali, concedi la pace ai nostri ci faccia comprendere che le nostre azioni e le nostre scelte conta- giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi no davvero. Preghiamo. dal peccato e sicuri da ogni tur4. Perché, guidati dal desiderio d’incontrarti, siamo sempre capaci bamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il di riconoscere la luce della tua nostro salvatore Gesù Cristo. presenza. Preghiamo. Tuo è il regno, tua la potenC. O Padre, Tu ci hai mandato il A. za e la gloria nei secoli tuo unico Figlio per annunciarci RITO DELLA PACE che la nostra vita può e deve essere felice e proficua. Aiutaci a esse- C. Signore Gesu’ che hai detto ai re all’altezza di tale dono. Te lo tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi chiediamo per Cristo nostro Signo- do la mia pace” non guardare ai re. A Amen nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace LITURGIA EUCARISTICA secondo la tua volontà. Tu che vivi C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e regni nei secoli dei secoli. Amen e la fatica di ogni giorno, ci dispo- A. niamo a offrire il sacrificio gradito C. La pace del Signore sia sempre con voi. a Dio Padre onnipotente. A. E con il tuo spirito. A. Il Signore riceva dalle tue C. Come figli del Dio della pamani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene ce, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. nostro e di tutta la sua santa A. Agnello di Dio, che togli i pecChiesa. (in piedi) sa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
SULLE OFFERTE
C. Accogli, Signore, i doni della tua Chiesa in festa, e poiché le hai dato il motivo di tanta gioia, donale anche il frutto di una perenne letizia. Per Cristo nostro Signore. A. Amen.
PREGHIERA EUCARISTICA
C. A. C. A. C.
Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. In alto i nostri cuori. Sono rivolti al Signore. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio .A. E’ cosa buona e giusta C. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, proclamare sempre la tua gloria, o Signore, e soprattutto esaltarti in questo tempo nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato. Per mezzo di lui rinascono a vita nuova i figli della luce, e si aprono ai credenti le porte del regno dei cieli. In lui morto è redente la nostra morte, in lui risorto tutta la vita
cati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace.
C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato.
DOPO LA COMUNIONE
C. Preghiamo Dio onnipotente, la forza del sacramento pasquale che abbiamo ricevuto continui a operare nella nostra vita. Per Cristo nostro Signore. A. Amen C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo A. Amen. C. Nel nome del Signore: andate in pace. A. Rendiamo grazie a Dio