ADESTE nr. 19 Domenica 12 Maggio 2019

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La Festa della Mamma è il giorno in cui celebriamo le nostre madri, ma la data non è sempre la stessa: vi siete mai chiesti perché? La Festa della Mamma si festeggia la seconda domenica di Maggio, ogni anno. Nel 2019 la data della Festa della Mamma è quindi il 12 maggio.Originariamente la data era fissa, l’8 maggio, ma si è poi deciso di rendere la data “mobile” e fissarla in un giorno festivo. Non esiste un unico giorno dell'anno in grado di accomunare tutti gli Stati in cui l'evento è festeggiato. In gran parte degli Stati europei (compresa l'Italia), negli Stati Uniti, in Giappone, in Australia e in numerosi altri Paesi la festa cade nella seconda domenica di maggio; a San Marino si festeggia il 15 marzo; nei paesi balcanici l'8 marzo; in molti paesi arabi la festa cade invece nel giorno dell'equinozio di primavera. La festa della mamma in Italia come la si intende oggi è nata a metà degli anni cinquanta in due diverse occasioni, una legata a motivi di promozione commerciale e l'altra invece a motivi religiosi. La prima risale al 1956, quando Raul Zaccari, senatore e sindaco di Bordighera, in collaborazione con Giacomo Pallanca, presidente dell'Ente Fiera del Fiore e della Pianta Ornamentale di Bordighera-Vallecrosia, prese l'iniziativa di celebrare la festa della mamma a Bordighera, al Teatro Zeni; successivamente la festa si svolse al Palazzo del Parco. La seconda risale all'anno successivo e ne fu protagonista don Otello Migliosi parroco di Tordibetto di Assisi, in Umbria, il 12 maggio 1957. L'idea di don Otello Migliosi fu quella di celebrare la mamma non già nella sua veste sociale o biologica ma nel suo forte valore religioso, cristiano anzitutto ma anche interconfessionale, come terreno di incontro e di dialogo delle varie culture tra loro: il suo tentativo è stato ricordato, in due contributi, anche dal quotidiano vaticano. Da allora, ogni anno, la parrocchia di Tordibetto celebra ufficialmente la Festa con importanti manifestazioni a carattere religioso e culturale. Sempre a Tordibetto è localizzato, unico in Italia, un "Parco della Mamma", progettato dall'architetto assisano Enrico Marcucci intorno ai resti dell'antica chiesa di Santa Maria di Vico, con al centro una statua della maternità, opera dello scultore Enrico Manfrini.


SON TUTTE BELLE LE MAMME DEL MONDO “Donne, donne, donne, che l’amore trasformerà! Mamme, mamme, mamme, questo è il dono che Dio vi fa!” Quand’ero piccolino sentivo le strofe di questa splendida canzone, con la quale Gino Latilla e Giorgio Consolini avevano vinto il Festival di Sanremo del 1954. Alla vigilia della festa della mamma, credo ancora che le parole di questo brano musicale siano da riscoprire e riassaporare: “Son tutte belle le mamme del mondo quando un bambino si stringono al cuor! Son le bellezze d’un bene profondo fatto di sogni, speranze ed amor. E’ tanto bello quel volto di donna che veglia un bimbo e riposo non ha! Sembra l’immagine d’una Madonna, sembra l’immagine della bontà”. Parole semplici e profonde intrise di genuina religiosità, di commovente poesia niente affatto retorica. Sembrano rime di tempi antichi e perduti eppure sono e saranno l’inno, finché ci sarà un bagliore di umanità, della famiglia, della storia di ogni padre, di ogni madre e di ogni figlio. Son tutte belle le mamme del mondo ed ogni creatura di Dio e questa compartecipazione alla vita ….. è conformata alla Sacra Famiglia: la storia di una Madre, di un Padre e di un Figlio. La canzone parla della meraviglia dell’amore e del miracolo della nascita, ma anche della crescita e dello sviluppo del bimbo, dell’importanza quindi del “far famiglia”: “Ogni vostro bambino quando uomo sarà verso il proprio destino senza voi se ne andrà…son tutte belle le mamme del mondo, ma soprattutto più bella tu sei, tu che m’hai dato il bene profondo e sei la mamma dei bimbi miei”. In questi tempi di preponderante confusione la famiglia ha bisogno di elementari chiarezze e di canzoni come queste, oltre che di formazione e di politiche a suo sostegno. Politiche per la famiglia, cellula fondamentale della società. Risorse culturali, economiche e formative dovrebbero essere allocate per aiutare le future mamme e i futuri papà. Politiche che ribadiscono la centralità della famiglia senza tuttavia sostituirsi ad essa e che rinsaldano la solidarietà con la sussidiarietà. Questo inno di gioia rappresentato dalla canzone non può appartenere solo ad una minoranza di donne; molte donne non possono, per vari motivi, sperimentare ed assaporare la bellezza dell’essere mamma! C’è un altro brano musicale: “Mamma”, cantato dal tenore Beniamino Gigli e reso famoso anche da Claudio Villa, che esalta l’amore materno ed il suo ruolo indispensabile nella formazione umana: “Mamma, son tanto felice perché ritorno da te. La mia canzone ti dice ch’è il più bel giorno per me!...Mamma, solo per te la mia canzone vola. Quanto ti voglio bene! Queste parole d’amore che ti sospira il mio cuore forse non s’usano più, ma la canzone mia più bella sei tu! Sei tu la vita e per la vita non ti lascio mai più!”. Non è solo sentimentalismo ma è il ribadire la stretta connessione ed il riconoscimento della vita: “Sei tu la vita e per la vita non ti lascio mai più!”. Anche se il compito dei genitori è assai arduo, nonostante che manchino risorse a loro sostegno, non bisogna scoraggiarsi. Certamente queste canzoni che ho riproposto per ricordare la festa della mamma non sono il riflesso di un passato remoto che non esiste più. Sta a noi genitori, a noi famiglie apprezzarle, attualizzarle, riscoprirle. Sta a noi famiglie sostenere con la formazione queste aspirazioni legittime delle future mamme e tesserne le lodi, non dimenticando mai: “Tra batuffoli e fasce, mille sogni nel cuor; per un bimbo che nasce quante gioie e dolor!”. ( da Radio Maria FB)


Siamo uniti in modo sacro da un filo invisibile sostenuto da Dio


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ÂŤMia madre -

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“Lui ed io siamo in due! Don Orione”. In un foglio senza data egli scrive: “Bisogna fare da asino... respirare una boccata d’aria, una fontana d’acqua, un pezzo di pane, e basta”.

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“Nessuno voleva andare... Ho pensato a tutte quelle anime e a Gesù Cristo e a mia madre che mi diceva che, in mancanza di cavalli, trottano gli asini; e noi siamo proprio gli asinelli della Divina Provvidenza o, almeno, desideriamo esserlo”.

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Egli sorrise e mi confidò la sua felicità di poter talvolta portare le valigie. Adoperò anzi un’immagine che mi piacque enormemente e mi commosse: Portare le valigie come un asinello! E mi confessò: La mia vocazione – è un segreto che voglio rivelarti – sarebbe poter vivere come un autentico asino di Dio, come un autentico asino della Divina Provvidenza”. ( Ignazio Silone testimonianza)

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Con queste parole si rivolgeva ai giovani che gli chiedevano di entrare nella sua Congregazione: "Questa piccola e poverissima Congregazione

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è lo straccio della Madonna e della Chiesa di Roma ... è la congregazione degli straccioni di Dio. Sai cosa si fa con gli stracci? con gli stracci si dà giù la polvere, si puliscono i pavimenti e si strofinano, si tolgono le ragnatele e si puliscono le scarpe ... Ebbene, se ti piace essere uno straccio di Dio, uno straccio sotto i piedi di Dio (...) e nelle mani dei tuoi Superiori questo è il tuo posto." 1) “Ho conosciuto una santa monaca... andai a Viterbo un giorno e, siccome abitava lì, andai a lei a celebrare la Santa Messa... Quando stavo per venire via mi disse: ‘Quando lei fonderà un monastero di monache dirà loro così: ch’io lascio loro questo ricordo: Dirà loro che si lascino usare come stracci... dica loro - mi disse quella monaca - che procurino di essere veramente come stracci, e la benedizione di Dio sarà con loro”. colei, che poi diventerà la prima superiora, già nel 1914 scriveva: “Credo che nostro Signore farà di V. Signoria una santa religiosa... Lei cerchi di essere solo uno straccio nelle mani del Signore: uno straccione nelle mani di Gesù”. d una giovane di Venezia, che voleva consacrarsi a Dio, Don Orione rispose in modo esigente: “Se sapessi che avete stoffa per diventare una buona stracciona della Div. Prov.za, vi accetterei

senz’altro, e magari vi manderei dopo 24 ore a spargere la carità di Nostro Signore Gesù Cristo...”

· Ad un giovane che desiderava seguirlo nella Piccola Opera della Divina Provvidenza: “Se ti piace essere uno straccio di Dio, uno straccio sotto i

piedi di Dio, sotto i piedi immacolati della Madonna SS.: se ti piace essere uno straccio sotto i piedi benedetti della Santa Madre Chiesa e nelle mani dei tuoi Superiori: questo è il tuo posto. Noi siamo e vogliamo essere nulla più che poveri stracci: si tratta in una parola, e uscendo della metafora, del sacrificio totale di te stesso e nell’esterno e nella vita interiore, sacrificio e d’intelletto e di raziocinio e di tutto te stesso. Va avanti alla Madonna, mettiti come uno straccio, di più, come un figlio, ma bambino nelle Sue mani, e poi decidi come se fossi in punto di morte e avrai deciso bene”


quando arrivarono in Romania i primi religiosi di Don Orione. L’attività fu subito rivolta ai più fragili e agli ultimi, ma anche al sostegno spirituale della numerosa comunità italiana. In particolare è stata profetica l’attività avviata sin dal 1994 da don Belisario Lazzarin a favore dei ragazzi di strada della capitale rumena, ma anche a sostegno degli anziani soli e privi di risorse. Oggi la Congregazione orionina è presente a Bucarest, Voluntari, Oradea e Iasi. La missione dipende dalla provincia Madre della Divina Provvidenza–Italia. Sono molteplici le attività: una casa famiglia per ragazze orfane e l’attività pastorale per gli italiani della capitale rumena e dintorni su richiesta della Cei (Bucarest); un casa di riposo, un centro per bambini e giovani con disabilità e un centro diurno per bambini autistici (Voluntari); una parrocchia “Tutti i santi” e la scuola “S. Luigi Orione” (Oradea); un seminario, una scuola materna e un centro specializzato per il recupero di alcoolisti (Iasi).


In cura da un somaro…..

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er secoli l’asino ha seguito pazientemente l’uomo nel suo lavoro trasportando pesi, accompagnandolo su sentieri impervi (merito della sua memoria eccellente che gli permette di ricordare bene i percorsi frequentati) offrendogli il suo latte e finendo poi per essere sfruttato per la sua carne e la sua pelle. Con la diffusione delle macchine agricole l’asino ha perduto il suo ruolo tradizionale di lavoratore infaticabile o animale da sella e la sua diffusione nonché la sopravvivenza è sempre più a rischio. Fortunatamente negli ultimi anni si è riscoperto il suo valore ed è stato introdotto in vari settori: dalle fattorie didattiche per i bambini, ai luoghi dove si pratica l’onoterapia (la terapia di sostegno per disabili o persone in difficoltà) o, semplicemente, come animale “da compagnia” invece del cavallo. E lui ha ritrovato una nuova identità. Il carattere mite, socievole e umile dell’asino ne fa un compagno ideale per i bambini. Ma è anche adatto per aiutare la socializzazione delle persone con difficoltà relazionali e per infondere tranquillità. La pet-therapy, ossia la terapia con gli animali, deve la sua nascita allo psichiatra Boris Levinson, che lavorava soprattutto con i bambini e che, a metà del secolo scorso (attorno al 1960), si accorse che la presenza di un animale all’interno del suo studio facilitava la relazione medico-paziente e semplificava le cure. ·

Il carattere tranquillo e la capacità dell’asino di relazionarsi con l’uomo hanno fatto di lui il terapeuta ideale per aiutare persone con situazioni di disagio emotivo, fisico e psichico. Nell’ambito della pet-therapy oggi si parla di “onoterapia” ossia di terapia assistita con l’asino (onos dal greco = asino), che consente alle persone in difficoltà e/o con patologia di creare un legame affettivo-emozionale con l’asino.

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L’onoterapia può aiutare anche i portatori di handicap a recuperare piccoli ritardi o insufficienze fisiche e psicologiche.

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Per i bambini invece può dare una mano a superare i problemi di relazione e socializzazione, perché permette di creare un legamea ffettivo con l’animale e di instaurare un rapporto di fiducia reciproca.

Romania presso il Centro di San Luigi Orione di Voluntari che ospita bambini e ragazzi con disabilità e anziani, si pratica la petterapia con gli animali ed anche onoterapia con gli asinelli .


nasce nel 1928. Figlio del governatore del Canada, da giovane è ufficiale di marina. Ad un certo punto, la scelta di dare una svolta alla sua esistenza. "Decisi di abbandonare la vita militare, con il desiderio di conoscere il Vangelo e la pace. Così andai a studiare filosofia a Toronto". Dopo alcuni anni, Vanier è insegnante. "Cercai di scoprire - racconta - cos'è il vero e cos'è il falso, cos'è un essere umano. Nel 1963 conobbi la condizione di persone con grave disabilità. Un sacerdote mi fece mettere a contatto diretto con ragazzi che non erano studenti assetati di "studio", ma si chiedevano 'chi sono, perchè sono così, perchè nessuno mi crede, perchè i miei genitori non sono felici che io esisto?'. Persone desiderose di sapere chi le vuole veramente bene". Da quel momento, Vanier dà inizio all'esperienza Arca: accoglie con sè due persone adulte con disabilità mentale in una casa a Trosly. Nascono numerose comunità dell'Arca in diversi Paesi, anche in Italia. Poi, nel 1968 alcuni genitori ed educatori, tra cui Jean Vanier e Marie Hélène Mathieu, organizzano un pellegrinaggio a Lourdes per persone ferite nell'intelligenza, i loro genitori e amici. Il giorno di Pasqua del 1971, vi si ritrovano dodicimila persone di quindici diverse nazionalità. Tra queste, quattromila hanno un handicap mentale. E' un incontro festoso di scambio tra individui che agli occhi del mondo sono "sani" ed "efficienti" e coloro che invece sono più "fragili". Da quell'occasione nascono le prime comunità "Fede e Luce", che oggi sono centinaia e centinaia in tutti i continenti. Gli incontri si ripetono periodicamente fino ad oggi.


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el 1953 Dorothy Sutherland, un ufficiale del Dipartimento della salute, educazione e benessere degli Stati Uniti d'America propose al presidente Dwight D. Eisenhower di proclamare un "giorno dell'infermiere", ma non ebbe successo. Il Consiglio Internazionale degli Infermieri (International Council of Nurses - ICN) ha istituito questa giornata nel 1965. Nel 1974 fu scelta la data del 12 maggio per celebrare l'anniversario della nascita di Florence Nightingale, la quale è considerata la fondatrice della moderna assistenza infermieristica. Ogni anno l'ICN sceglie un tema e distribuisce un kit divulgativo che contiene materiale educativo e informativo.

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ratello marocchino. Perdonami se ti chiamo così, anche se col Marocco non hai nulla da spartire. Ma tu sai che qui da noi, verniciandolo di disprezzo, diamo il nome di marocchino a tutti gli infelici come te, che vanno in giro per le strade, coperti di stuoie e di tappeti, lanciando ogni tanto quel grido, non si sa bene se di richiamo o di sofferenza: tapis! La gente non conosce nulla della tua terra. Poco le importa se sei della Somalia o dell'Eritrea, dell'Etiopia o di Capo Verde. A che serve? Il mondo ti è indifferente. Dimmi marocchino. Ma sotto quella pelle scura hai un'anima pure tu? Quando rannicchiato nella tua macchina consumi un pasto veloce, qualche volta versi anche tu lacrime amare nella scodella? Conti anche tu i soldi la sera come facevano un tempo i nostri emigranti? E a fine mese mandi a casa pure tu i poveri risparmi, immaginandoti la gioia di chi li riceverà? E' viva tua madre? La sera dice anche lei le orazioni per il figlio lontano e invoca Allah, guardando i minareti del villaggio addormentato? Scrivi anche tu lettere d'amore? Dici anche tu alla tua donna che sei stanco, ma che un giorno tornerai e le costruirai un tukul tutto per lei, ai margini del deserto o a ridosso della brugheria? Mio caro fratello, perdonaci. Anche a nome di tutti gli emigrati clandestini come te, che sono penetrati in Italia, con le astuzie della disperazione, e ora sopravvivono adattandosi ai lavori più umili. Sfruttati, sottopagati, ricattati, sono costretti al silenzio sotto la minaccia di improvvise denunce, che farebbero immediatamente scattare il "foglio di via" obbligatorio. Perdonaci, fratello marocchino, se noi cristiani non ti diamo neppure l'ospitalità della soglia. Se nei giorni di festa, non ti abbiamo braccato per condurti a mensa con noi. Se a mezzogiorno ti abbiamo lasciato sulla piazza, deserta dopo la fiera, a mangiare in solitudine le olive nere della tua miseria. Perdona soprattutto me che non ti ho fermato per chiederti come stai. Se leggi fedelmente il Corano. Se osservi scrupolosamente le norme di Maometto. Se hai bisogno di un luogo dove poter riassaporare, con i tuoi fratelli di fede e di sventura, i silenzi misteriosi della tua moschea. Perdonaci, fratello marocchino. Un giorno, quando nel cielo incontreremo il nostro Dio, questo infaticabile viandante sulle strade della terra, ci accorgeremo con sorpresa che egli ha... il colore della tua pelle.


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mie pecore ascoltano la mia voce. Non i comandi, la voce. Quella che attraversa le distanze, inconfondibile; che racconta una relazione, rivela una intimità, fa emergere una presenza in te. La voce giunge all’orecchio del cuore prima delle cose che dice. È l’esperienza con cui il bambino piccolo, quando sente la voce della madre, la riconosce, si emoziona, tende le braccia e il cuore verso di lei, ed è già felice ben prima di arrivare a comprendere il significato delle parole. La voce è il canto amoroso dell’essere: «Una voce! L’amato mio! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline» (Ct 2,8). E prima ancora di giungere, l’amato chiede a sua volta il canto della voce dell’amata: «La tua voce fammi sentire» (Ct 2,14)… Quando Maria, entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta, la sua voce fa danzare il grembo: «Ecco appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo» (Lc 1,44). Tra la voce del pastore buono e i suoi agnelli corre questa relazione fidente, amorevole, feconda. Infatti perché le pecore dovrebbero ascoltare la sua voce? Due generi di persone si disputano il nostro ascolto: i seduttori, quelli che promettono piaceri, e i maestri veri, quelli che danno ali e fecondità alla vita. Gesù risponde offrendo la più grande delle motivazioni: perché io do loro la vita eterna. Ascolterò la sua voce non per ossequio od obbedienza, non per seduzione o paura, ma perché come una madre, lui mi fa vivere. Io do loro la vita. Il pastore buono mette al centro della religione non quello che io faccio per lui, ma quello che lui fa per me. Al cuore del cristianesimo non è posto il mio comportamento o la mia etica, ma l’azione di Dio. La vita cristiana non si fonda sul dovere, ma sul dono: vita autentica, vita per sempre, vita di Dio riversata dentro di me, prima ancora che io faccia niente. Prima ancora che io dica sì, lui ha seminato germi vitali, semi di luce che possono guidare me, disorientato nella vita, al paese della vita. La mia fede cristiana è incremento, accrescimento, intensificazione d’umano e di cose che meritano di non morire. Gesù lo dice con una immagine di lotta, di combattiva tenerezza: Nessuno le strapperà dalla mia mano. Una parola assoluta: nessuno. Subito raddoppiata, come se avessimo dei dubbi: nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io sono vita indissolubile dalle mani di Dio. Legame che non si strappa, nodo che non si scioglie. L’eternità è un posto fra le mani di Dio. Siamo passeri che hanno il nido nelle sue mani. E nella sua voce, che scalda il freddo della solitudine. Padre Ermes Ronchi


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FOGLIETTO DOMENICALE preparato da Parrocchia Cattolica Italiana Virtuale Iasi

SALUTO

+Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen. C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE

C. Fratelli e sorelle, per celebrare degnamente i santi misteri, riconosciamo i nostri peccati. PAUSA DI RIFLESSIONE PERSONALE Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A. Amen. Signore, pietà. Signore, pietà. Cristo, pietà. Cristo, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà.

GLORIA

Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA

C. Preghiamo O Dio, fonte della gioia e della pace, che hai affidato al potere regale del tuo Figlio le sorti degli uomini e dei popoli, sostienici con la forza del tuo Spirito, e fa' che nelle vicende del tempo, non ci separiamo mai dal nostro pastore che ci

guida alle sorgenti della vita. Egli Perché buono è il Signore, il è Dio, e vive e regna con te, nell'u- suo amore è per sempre, la sua nità dello Spirito Santo, per tutti i fedeltà di generazione in generazione. R/. secoli dei secoli Seconda Lettura A. Amen (seduti) Dal libro dell'Apocalisse di san GioLITURGIA DELLA PAROLA vanni apostolo Prima Lettura Io, Giovanni, vidi: ecco, una moltiDagli Atti degli Apostoli tudine immensa, che nessuno poteIn quei giorni, Paolo e Bàrnaba, va contare, di ogni nazione, tribù, proseguendo da Perge, arrivarono popolo e lingua. Tutti stavano in ad Antiòchia in Pisìdia, e, entrati piedi davanti al trono e davanti nella sinagoga nel giorno di sabaall’Agnello, avvolti in vesti candito, sedettero. de, e tenevano rami di palma nelle Molti Giudei e prosèliti credenti in loro mani. Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed E uno degli anziani disse: «Sono essi, intrattenendosi con loro, cerquelli che vengono dalla grande cavano di persuaderli a perseveratribolazione e che hanno lavato le re nella grazia di Dio. loro vesti, rendendole candide col Il sabato seguente quasi tutta la sangue dell’Agnello. Per questo città si radunò per ascoltare la pastanno davanti al trono di Dio e gli rola del Signore. Quando videro prestano servizio giorno e notte quella moltitudine, i Giudei furono nel suo tempio; e Colui che siede ricolmi di gelosia e con parole insul trono stenderà la sua tenda sogiuriose contrastavano le affermapra di loro. zioni di Paolo. Allora Paolo e Non avranno più fame né avranno Bàrnaba con franchezza dichiararopiù sete, non li colpirà il sole né no: «Era necessario che fosse proarsura alcuna, clamata prima di tutto a voi la paroperché l’Agnello, che sta in mezzo la di Dio, ma poiché la respingete al trono, sarà il loro pastore e li e non vi giudicate degni della vita guiderà alle fonti delle acque della eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai vita. E Dio asciugherà ogni lacrima pagani. Così infatti ci ha ordinato il dai loro occhi». Parola di Dio. Signore: “Io ti ho posto per essere A. Rendiamo grazie a Dio luce delle genti, perché tu porti la (in piedi) salvezza sino all’estremità della Canto al Vangelo terra”». Nell’udire ciò, i pagani si rallegra- ALLELUIA Io sono il buon pastovano e glorificavano la parola del re, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credette- me. ALLELUIA ro. La parola del Signore si diffonVANGELO deva per tutta la regione. Ma i Giu- C. Il Signore sia con voi dei sobillarono le pie donne della A. E con il tuo spirito. nobiltà e i notabili della città e su- C. Dal Vangelo secondo GIOVANNI scitarono una persecuzione contro A. Gloria a te o Signore Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal In quel tempo, Gesù disse: «Le mie loro territorio. Allora essi, scossa pecore ascoltano la mia voce e io contro di loro la polvere dei piedi, le conosco ed esse mi seguono. andarono a Icònio. I discepoli era- Io do loro la vita eterna e non anno pieni di gioia e di Spirito Santo. dranno perdute in eterno e nessuParola di Dio. no le strapperà dalla mia mano. A. Rendiamo grazie a Dio. Il Padre mio, che SALMO RESPONSORIALE me le ha date, è R. Alleluia, alleluia, alleluia. più grande di Acclamate il Signore, voi tutti tutti e nessuno della terra, servite il Signore nella può strapparle gioia, presentatevi a lui con esuldalla mano del tanza. R/. Padre. Io e il PaRiconoscete che solo il Signo- dre siamo una re è Dio: egli ci ha fatti e noi siamo cosa sola». suoi, suo popolo e gregge del suo Parola del Signopascolo. R/.


re A.

Lode a te o Cristo OMELIA ( Seduti) CREDO in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI

Il Signore ci chiede di fidarci di lui che ci ama da sempre. Questa fiducia però non è passività. Siamo invece chiamati a offrire il nostro contributo, ognuno secondo le proprie capacità, al suo progetto di salvezza. Preghiamo insieme e diciamo: Donaci Signore la tua vita. 1. Perché l’obbedienza a te non si configuri mai come sterile abitudinarietà. Preghiamo. 2. Perché sappiamo riconoscerci come frutto del tuo amore e come opera della tua grandezza. Preghiamo. 3. Perché la nostra appartenenza a te in quanto Cristiani non sia mai un tesoro geloso, ma un dono da condividere con gli altri e a servizio della società. Preghiamo. 4. Perché la nostra testimonianza al mondo sia sempre frutto credibile di riflessione, di interiorizzazione del tuo Vangelo e di un’esperienza concreta. Preghiamo. C. O Padre, Tu ci dai la sicurezza di una mano forte che non ci abbandona mai. Dacci la lucidità ne-

cessaria per non cullarci in questa condizione come fosse un privilegio, ma di attivarci e metterla al servizio dei nostri fratelli. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. A Amen

C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire:

PADRE NOSTRO

che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo LITURGIA EUCARISTICA così in terra. Dacci oggi il nostro C. Pregate, fratelli e sorelle, pane quotidiano, e rimetti a noi i perché portando all’altare la gioia nostri debiti come noi li rimettiae la fatica di ogni giorno, ci dispo- mo ai nostri debitori, e non ci inniamo a offrire il sacrificio gradito durre in tentazione, ma liberaci a Dio Padre onnipotente. dal male. A. Il Signore riceva dalle tue C. Liberaci, o Signore, da tutti i mani questo sacrificio a lode e mali, concedi la pace ai nostri gloria del suo nome, per il bene giorni, e con l'aiuto della tua minostro e di tutta la sua santa sericordia vivremo sempre liberi Chiesa. (in piedi) dal peccato e sicuri da ogni turSULLE OFFERTE bamento, nell'attesa che si comC. O Dio, che in questi santi miste- pia la beata speranza e venga il ri compi l'opera della nostra renostro salvatore Gesù Cristo. denzione, fa' che questa celebraA. Tuo è il regno, tua la potenzione pasquale sia per noi fonte di za e la gloria nei secoli perenne letizia. Per Cristo nostro RITO DELLA PACE Signore C. Signore Gesu’ che hai detto ai A. Amen. tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi

PREGHIERA EUCARISTICA

C. A. C. A. C.

Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. In alto i nostri cuori. Sono rivolti al Signore. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio .A. E’ cosa buona e giusta C. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, proclamare sempre la tua gloria, o Signore, e soprattutto esaltarti in questo tempo nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato. In lui, vincitore del peccato e della morte, l'universo risorge e si rinnova, e l'uomo ritorna alle sorgenti della vita. Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale, l'umanità esulta su tutta la terra, e con l'assemblea degli angeli e dei santi canta l'inno della tua gloria: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli. (In ginocchio) C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen

do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C. Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna.

A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace.

C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE

C. Preghiamo Custodisci benigno, o Dio nostro Padre, il gregge che hai redento con il sangue prezioso del tuo Figlio, e guidalo ai pascoli eterni del cielo. Per Cristo nostro Signore. A. Amen C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo A. Amen. C. Nel nome del Signore: andate in pace. A. Rendiamo grazie a Dio


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