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Essere gentili per vivere meglio –
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l 14 luglio del 1995 a Parigi i Paesi che fanno parte dell’Unesco hanno sancito il 16 novembre come “Giornata Internazionale della Tolleranza", ispirandosi ai principi della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo sancita dall’Onu il 10 dicembre del 1948. La Giornata non può non suscitare alcune riflessioni, visto che ai giorni d'oggi sembra davvero molto difficile poter parlare di tolleranza. In un momento in cui più che mai assistiamo ad epidosio di razzismo, violenza di ogni tipo, prevaricazione, ignoranza e mancanza di rispetto, pregiudizio e inamicizia, come possiamo pensare che al mondo ci sia ancora spazio per la tolleranza? La problematica è profonda. Se cerchiamo il termine sul vocabolario, ne viene fuori una definizione molto chiara che riportiamo: "Tolleranza è un termine sociologico, culturale e religioso relativo alla capacità collettiva ed individuale di vivere pacificamente con coloro che credono e agiscono in maniera diversa dalla propria. Termine solitamente collegato alla pratica della nonviolenza, estende le sue implicazioni agli ambiti della religione, del sesso e della politica, e ben difficilmente conduce a comportamenti violenti; tolleranza significa indulgenza e pazienza nei confronti degli altri; è il fondamento del rispetto reciproco tra individui e comunità ed è fondamentale per la costruzione di un’unica società globale, fondata su valori comuni. Essa costituisce una virtù e una qualità ma rappresenta soprattutto l’atto di tendere la mano al prossimo e guardare alle differenze non come barriere, ma come opportunità di dialogo e comprensione". Si tratta di valori alti e condivisibili, che però sembrano essersi smarriti. Valori che forse un tempo erano davvero i capisaldi della società, ma che poi col passare degli anni e nell'era moderna in cui viviamo, dove l'individualismo ha superato di gran lunga il senso della collettività, ci sembra che più o meno ovunque si malsopporti, si tolleri appena e a fatica tutto ciò che è "estraneo", e cioè diverso. Leggiamo che la tolleranza è necessaria per mantenere alta la guardia contro la violenza e il razzismo, ma a giudicare dagli stereotipi, dall’ignoranza e dai rancori che serpeggiano in ogni società e nazione è molto difficile poter intravedere un barlume di speranza. Il tutto esasperato dalla povertà, dai confitti e dalle tensioni di uomini contro altri uomini. Tutto ciò per dire semplicemente che la tolleranza è un valore e come tale non può essere dato per scontato: al contrario invece va insegnata, a scuola, sul posto di lavoro o altrove, e va imparata e comunicata agli altri. 4
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el 2016 Tom è stato ricoverato nella casa di cura di Moss View Care di Liverpool, per motivi di salute. Così, un anno dopo la madre ha deciso di trasferirsi nello stesso istituto per stargli vicino.
"I due, racconta Liverpool Echo, trascorrono il tempo giocando o guardando serie tv. "Auguro a Tom buona notte e buongiorno - racconta Ada - e quando vado dal parrucchiere so che lui aspetta il mio ritorno a braccia aperte. Non si smette mai di essere mamma".
"Sono contento di vedere più spesso mia madre - ha detto Tom -. Lei è molto brava a prendersi cura di me e a volte mi dice ancora: 'Comportati bene!'". Un amore immenso, che ha commosso anche il personale della struttura: "Non è così frequente vedere madre e figlio nella casa di cura insieme - ha detto il responsabile Philip Daniels -. Vogliamo che restino insieme il più possibile", si legge sul Liverpool Echo. Ada e suo marito Harry avevano quattro figli: Tom, Barbara, Margi e Janet morto all'età di 13 anni. Prima di andare in pensione, Tom era un pittore e decoratore, mentre Ada era un'infermiera ausiliaria presso il Mill Road Hospital. Nella casa di cura, Ada e Tom ricevono spesso la visita della nipote dell'anziana, Debi Higham, e degli altri membri della famiglia. "È rassicurante per noi sapere che si prendono cura di loro a vicenda 24 ore su 24".
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· Da bambini, andavamo in macchina (quelli che avevano la fortuna di averla) senza cinture di sicurezza e senza airbag! · I flaconi dei medicinali non avevano delle chiusure particolari. · Bevevamo l’acqua dalla canna del giardino, non da una bottiglia. Che orrore!! · Andavamo in bicicletta senza usare un casco. · Passavamo dei pomeriggi a costruirci i nostri “carri giocatto-
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lo”. Ci lanciavamo dalle discese e dimenticavamo di non avere i freni fino a quando non ci sfracellavamo contro un albero o un marciapiede. E dopo numerosi incidenti, imparavamo a risolvere il problema… noi da soli!!! Uscivamo da casa al mattino e giocavamo tutto il giorno; i nostri genitori non sapevano esattamente dove fossimo, nonostante ciò sapevano che non eravamo in pericolo. Non esistevano i cellulari. Incredibile!! Ci procuravamo delle abrasioni, ci rompevamo le ossa o i denti… e non c’erano mai denunce, erano soltanto incidenti: nessuno ne aveva la colpa. Avevamo delle liti, a volte dei lividi. E anche se ci facevano male e a volte piangevamo, passavano presto; la maggior parte delle volte senza che i nostri genitori lo sapessero mai. Mangiavamo dei dolci, del pane con moltissimo burro e bevande piene di zucchero… ma nessuno di noi era obeso. Ci dividevamo una Fanta con altri 4 amici, dalla stessa bottiglia, e nessuno mai morì a causa dei germi. Non avevamo la Playstation, né il Nintendo, né dei videogiochi. Né la TV via cavo, né le videocassette, né il PC, né internet; avevamo semplicemente degli amici. Uscivamo da casa e li trovavamo. Andavamo, in bici o a piedi, a casa loro, suonavamo al campanello o entravamo e parlavamo con loro. Figurati: senza chiedere il permesso! Da soli! Nel mondo freddo e crudele! Senza controllo! Il massimo della tecnologia si raggiungeva “truccando” i tappi a corona delle bibite con cui gareggiavamo, colpendoli con le dita, su strade e marciapiediAlcuni studenti non erano intelligenti come gli altri e dovevano rifare la seconda elementare. Che orrore!!! Non si cambiavano i voti, per nessun motivo. I peggiori problemi a scuola erano i ritardi o se qualcuno masticava una cicca in classe. in incredibili campionati che doravano giornate intere e si concludevano perchè avevi finito le dita sane… Come siamo sopravissuti?!
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ssere nati in Romania, dall’altra parte del muro, mi fa provare una strana sensazione di timido orgoglio. La timidezza, che deriva dall’idea del mio entusiasmo per cose che all’occhio occidentale appaiono insignificanti, scontate, si accompagna alla fierezza di essere cresciuti in un mondo incantato dove si impara ad apprezzare il valore delle piccole cose. I miei ricordi d’infanzia, simili a quelli di milioni di altri est-europei, indubbiamente suonano strani all’orecchio occidentale e solo pochi dei miei coetanei capirebbero quale speciale celebrazione rappresentava per noi l’arrivo di merci rare, prelibate e in quanto tali razionate, come arance o cioccolato.La notizia si diffondeva a macchia d’olio nel quartiere: “Hanno portato arance all’angolo”, in pochi minuti una massa di persone si radunava davanti al santificato detentore di tale opulenza, di solito una semplice commessa , elevatasi, per l’occasione, alla carica di divinità, che immancabilmente iniziava a urlare ordini: “Tutti in fila”; “Solo cinque a testa”. In occasione della distribuzione del latte, la gente si metteva in fila già dalle cinque o sei della mattina, per non perdere il turno e il diritto alla propria razione. Non c’è un momento migliore per capire l’importanza di avere una famiglia, possibilmente numerosa, come in quelle ore prolungate, piene d’ansia e attesa: basta un bimbo in più e ci si guadagna il diritto ad una bottiglia extra di latte da portare a casa! Simpatie, affetti e futuri matrimoni nascevano così, nella fila del latte, l’ambiente ideale per amare il proprio prossimo. Ciò che quei tempi gloriosi hanno tramandato fino ai giorni nostri è l’istinto della fila. In Romania ogni volta che si forma una linea di almeno cinque persone si trova sempre un sesto che si accoda pur non avendo idea di cosa stia accadendo, giusto per non rischiare di perdersi l’opportunità della vita e confidando di riuscire a portarsi a casa qualcosa. Suscita una profonda tenerezza questo strano mix di ansia di vivere e di volontà di recuperare il tempo perso, combinato con un senso naif di furbizia, caratteristico di quella parte del mondo, dove le persone sono cambiate, ma l’anima e il soffio vitale sono sempre uguali. Voce di Italia, dott. Ana Maria PANAIT 23/7/2008 7
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Se non vengo io in Argentina, vieni tu in Vaticano...
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Adeste 46/2017 anno 6° Pagina settimanale a cura del Parinte Valerian
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quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. (…) Una parabola difficile, che si chiude con un esito duro («non vi conosco»), piena di incongruenze che sembrano voler oscurare l’atmosfera gioiosa di quella festa nuziale. Eppure è bello questo racconto, mi piace sentire che il Regno è simile a dieci ragazze che sfidano la notte, armate solo di un po’ di luce. Di quasi niente. Che il Regno è simile a dieci piccole luci nella notte, a gente coraggiosa che si mette per strada e osa sfidare il buio e il ritardo del sogno; e che ha l’attesa nel cuore, perché aspetta qualcuno, uno sposo, un po’ d’amore dalla vita, lo splendore di un abbraccio in fondo alla notte. Ci crede.
IL GIORNO DEL SIGNORE
Ma qui cominciano i problemi. Tutti i protagonisti della parabola fanno brutta figura: lo sposo con il suo ritardo esagerato che mette in crisi tutte le ragazze; le cinque stolte che non hanno pensato a un po’ d’olio di riserva; le sagge che si rifiutano di condividere; e quello che chiude la porta della casa in festa, cosa che è contro l’usanza, perché tutto il paese partecipava all’evento delle nozze… Gesù usa tutte le incongruenze per provocare e rendere attento l’uditorio. Il punto di svolta del racconto è un grido. Che rivela non tanto la mancata vigilanza (l’addormentarsi di tutte, sagge e stolte, tutte ugualmente stanche) ma lo spegnersi delle torce: Dateci un po’ del vostro olio perché le nostre lampade si spengono… La risposta è dura: no, perché non venga a mancare a noi e a voi. Andate a comprarlo. Matteo non spiega che cosa significhi l’olio. Possiamo immaginare che abbia a che fare con la luce e col fuoco: qualcosa come una passione ardente, che ci faccia vivere accesi e luminosi. Qualcosa però che non può essere né prestato, né diviso. Illuminante a questo proposito è una espressione di Gesù: «risplenda la vostra luce davanti agli uomini e vedano le vostre opere buone» (Mt 5,16). Forse l’olio che dà luce sono le opere buone, quelle che comunicano vita agli altri. Perché o noi portiamo calore e luce a qualcuno, o non siamo. «Signore, Signore, aprici!». Manca d’olio chi ha solo parole: «Signore, Signore…» (Mt 7,21), chi dice e non fa. Ma il perno attorno cui ruota la parabola è quella voce nel buio della mezzanotte, capace di risvegliare la vita. Io non sono la forza della mia volontà, non sono la mia resistenza al sonno, io ho tanta forza quanta ne ha quella Voce, che, anche se tarda, di certo verrà; che ridesta la vita da tutti gli sconforti, che mi consola dicendo che di me non è stanca, che disegna un mondo colmo di incontri e di luci. A me basterà avere un cuore che ascolta e ravvivarlo, come fosse una lampada, e uscire incontro a chi mi porta un abbraccio. p. Ermes Ronchi
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C. La La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE ATTO PENITENZIALE C. Fratelli e sorelle, per celebrare degnamente i santi misteri, riconosciamo i nostri peccati. Breve pausa di riflessione personale Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A. Amen. Signore, pietà. Signore, pietà. Cristo, pietà. Cristo, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà. GLORIA Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen. COLLETTA C. O Dio, la tua sapienza va in cerca di quanti ne ascoltano la voce, rendici degni di partecipare al tuo banchetto e fa' che alimentiamo l'olio delle nostre lampade, perché non si estinguano nell'attesa, ma quando tu verrai siamo pronti a correrti incontro, per en-
trare con te alla festa nuziale. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura O Dio, la tua sapienza va in cerca di quanti ne ascoltano la voce, rendici degni di partecipare al tuo banchetto e fa' che alimentiamo l'olio delle nostre lampade, perché non si estinguano nell'attesa, ma quando tu verrai siamo pronti a correrti incontro, per entrare con te alla festa nuziale. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Rendiamo grazie a Dio. R.
SALMO RESPONSORIALE
Ha sete di te, Signore, l'ani ma mia. O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l’anima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senz’acqua. R/. Così nel santuario ti ho contemplato, guardando la tua potenza e la tua gloria. Poiché il tuo amore vale più della vita, le mie labbra canteranno la tua lode. R/. Così ti benedirò per tutta la vita: nel tuo nome alzerò le mie mani. Come saziato dai cibi migliori, con labbra gioiose ti loderà la mia bocca. R/. Quando nel mio letto di te mi ricordo e penso a te nelle veglie notturne, a te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all’ombra delle tue ali. R/.
Seconda Lettura
noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore. Confortatevi dunque a vicenda con queste parole. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio
Canto al Vangelo
ALLELUIA Vegliate e tenetevi pronti, perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo. ALLELUIA C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo MATTEO A. Gloria a te o Signore
VANGELO
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora». Parola del Signore. A. Lode a te, o Cristo. OMELIA ( seduti) (C R E D O)
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti. Sulla parola del Signore infatti vi diciamo questo: noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore, non avremo alcuna precedenza su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, di- Credo in un solo Dio, Padre onniscenderà dal cielo. E prima risor- potente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invigeranno i morti in Cristo; quindi
Adeste 46/2017 anno 6° sibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
PREGHIERA DEI FEDELI C. Anche in questa nostra liturgia attendiamo la venuta dello Sposo, il Signore Gesù che ci ama e ci salva. A Lui affidiamo le nostre invocazioni dicendo: ASCOLTACI O SIGNORE.
1. Donaci o Signore la lampada viva della fede, per attendere e riconoscere la tua venuta in tutte le circostanze della vita, anche quelle difficili e dolorose. Noi ti preghiamo. 2. Per quanti portano nel mondo la luce della fede e annunciano la speranza cristiana; per il Papa, i vescovi, i sacerdoti e tutti i missionari del Vangelo. Noi ti preghiamo. 3. Dona al nostro mondo la tua sapienza, o Signore, perché gli uomini possano prendere decisioni sagge per promuovere il bene comune, distinguendo il bene dal male e producendo opere di pace e di fraternità. Noi ti preghiamo. 4. Preghiamo per tutti i nostri fratelli che sono stati chiamati da questa vita: perché vadano incontro al Signore e vivano sempre con Lui. Noi ti preghiamo. C. Tu sei la nostra vita e la nostra speranza o Signore. Sostieni la nostra preghiera e conducila secondo la tua volontà. Te lo chie-
diamo per Cristo nostro Signore. A. Amen LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Volgi il tuo sguardo, o Padre, alle offerte della tua Chiesa, e fa' che partecipiamo con fede alla passione gloriosa del tuo Figlio, che ora celebriamo nel mistero. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. A. E’ cosa buona e giusta È veramente giusto benedirti e ringraziarti, Padre santo, sorgente della verità e della vita perché in questo giorno di festa ci hai convocato nella tua casa. Oggi la tua famiglia, riunita nell'ascolto della parola e nella comunione dell'unico pane spezzato fa memoria del Signore risorto nell'attesa della domenica senza tramonto, quando l'umanità intera entrerà nel tuo riposo. Allora noi vedremo il tuo volto e loderemo senza fine la tua misericordia. Con questa gioiosa speranza, uniti agli angeli e ai santi, cantiamo a una sola voce l'inno della tua gloria: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli. C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPO LAPREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C.A. P A D R E NO S T R O
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Padre nostro che sei nei cieli, Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il notro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C. Ti ringraziamo dei tuoi doni, o Padre; la forza dello Spirito Santo, che ci hai comunicato in questi sacramenti, rimanga in noi e trasformi tutta la nostra vita. Per Cristo nostro Signore. . A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio
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D O M E N IC A
s. Giosafat
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L UNEDÌ
s. Agostina
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M A R T E DÌ
s. Serapione
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MERCOLEDÌ
s. Alberto Magno
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G I O V E DÌ
s. Giuseppe Moscati medico
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VENERDÌ
s. Elisabetta d’Ungheria
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SABATO
Dedic. Basil. SS. Pietro e Paolo
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Domenica 5 Novembre\ 2017, S.E. Mons. Petru Gherghel, vescovo di Iasi, fa visita alla ComunitĂ Italiana di Iasi e celebra la S.Messa insieme a Don Alessandro, direttore dell'Istituto San Luigi Orione, Don Stefan Bulai sempre facente parte del Don Orione, oltre che al sacerdote segretario di S.E. Il vescovo prima ed alla fine della celebrazione ha rivolto parole di stima verso gli italiani di Iasi e li ha incoraggiati a amare la propria patria qui in terra di Romania cosĂŹ come i romeni amano la Romania in terra italiana. Ha sottolineato come gli italiani siano stati quelli che hanno amministrato e portato avanti nel tempo la diocesi Iasi e come, quindi, esista un legame inscindibile con l'Italia. S.E. ha avuto parole di apprezzamento per la nostra rivista ed ha salutato il Console Onorario di Iasi Dott. Enrico Novella, presente alla celebrazione.