ADESTE NR. 22 Domenica 02 Giugno 2019

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BUCAREST , 31 maggio, 2019 / il primo pomeriggio di Papa Francesco in Romania. Un pomeriggio intenso, pieno di incontri, che si concluderà con la Santa Messa. Il Pontefice incontra privatamente il Patriarca di Romania, Sua Beatitudine Daniel, nella sede del Patriarcato Ortodosso Romeno. In seguito, l’incontro con il Sinodo Permanente della Chiesa Ortodossa Romena e infine la recita della preghiera del Padre Nostro presso la nuova Cattedrale Ortodossa. Papa Francesco è accolto dal Patriarca Daniel nella Sala Dignitas del Palazzo, mentre l’incontro pubblico con i membri del Sinodo permanente avviene nella Sala Conventus. “I vincoli di fede che ci uniscono risalgono agli Apostoli – dice il Papa nel suo primo discorso al Sinodo - testimoni del Risorto, in particolare al legame che univa Pietro e Andrea, il quale secondo la tradizione portò la fede in queste terre. Fratelli di sangue, lo furono anche, e in un modo singolare, nel versare il proprio sangue per il Signore. Essi ci ricordano che esiste una fraternità del sangue che ci precede e che, come una silenziosa corrente vivificante, lungo i secoli non ha mai smesso irrigare e sostenere il nostro cammino”. Il Sinodo Permanente della Chiesa Ortodossa romena è uno dei massimo organismi decisionali della Chiesa Ortodossa Romena. Il desiderio di Papa Francesco nel suo discorso è chiaro: “Camminare insieme con la forza della memoria. Non la memoria dei torti subiti e inferti, dei giudizi e dei pregiudizi, che ci rinchiudono in un circolo vizioso e portano ad atteggiamenti sterili, ma la memoria delle radici”. “Camminare insieme nell’ascolto del Signore”, è l’altro invito del Pontefice. “Abbiamo bisogno di aiutarci a non cedere alle seduzioni di una cul-

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tura dell’odio e individualista – sottolinea il Papa - che, forse non più ideologica come ai tempi della persecuzione ateista, è tuttavia più suadente e non meno materialista”. Infine, “camminare insieme verso una nuova Pentecoste”. “Ci rinnovi lo Spirito Santo – conclude il Papa - che disdegna l’uniformità e ama plasmare l’unità nella più bella e armoniosa diversità”. Papa Francesco si sposta poi nella nuova Cattedrale Ortodossa, inaugurata nel novembre scorso dal Patriarca di Romania Daniel e dal Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo. La Cattedrale ortodossa della “Salvezza del Popolo” è situata nel centro di Bucarest e in grado di accogliere circa 5mila fedeli. Durante il suo viaggio apostolico in Romania, nel maggio 1999, Giovanni Paolo II fece una donazione di 200 mila dollari ed è infatti menzionato nell’elenco dei donatori della Cattedrale. È in questo luogo che cattolici e ortodossi romeni pregano insieme il Padre Nostro. Papa Francesco saluta i presenti: “Oggi vogliamo elevare insieme, gli uni accanto agli altri, gettare insieme, dal cuore del Paese, la comune preghiera del Padre Nostro. In essa è racchiusa la nostra identità di figli e, oggi in modo particolare, di fratelli che pregano l’uno accanto all’altro” “Aiutaci, Padre, a prendere sul serio la vita del fratello, a fare nostra la sua storia – commenta il Papa spiegando la preghiera - Aiutaci a non giudicare il fratello per le sue azioni e i suoi limiti, ma ad accoglierlo prima di tutto come figlio tuo”


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antità, caro Fratello, cari fratelli e sorelle!

Vorrei esprimere la mia gratitudine e la mia commozione nel trovarmi in questo tempio santo, che ci raccoglie in unità. Gesù chiamò i fratelli Andrea e Pietro a lasciare le reti per diventare insieme pescatori di uomini (cfr Mc 1,16-17). La propria chiamata non è completa senza quella del fratello. Oggi vogliamo elevare insieme, gli uni accanto agli altri, “gettare insieme”, dal cuore del Paese, la comune preghiera del Padre Nostro. In essa è racchiusa la nostra identità di figli e, oggi in modo particolare, di fratelli che pregano l’uno accanto all’altro. La preghiera del Padre Nostro contiene la certezza della promessa fatta da Gesù ai suoi discepoli: «Non vi lascerò orfani» (Gv 14,18) e ci offre la fiducia per ricevere e accogliere il dono del fratello. Vorrei perciò condividere alcune parole in preparazione alla preghiera, che reciterò per il nostro cammino di fraternità e perché la Romania possa sempre essere casa di tutti, terra di incontro, giardino dove fiorisce la riconciliazione e la comunione. Ogni volta che diciamo “Padre nostro” ribadiamo che la parola Padre non può stare senza dire nostro. Uniti nella preghiera di Gesù, ci uniamo anche nella sua esperienza di amore e di intercessione che ci porta a dire: Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro (cfr Gv 20,17). È l’invito a che il “mio” si trasformi in nostro e il nostro si faccia preghiera. Aiutaci, Padre, a prendere sul serio la vita del fratello, a fare nostra la sua storia. Aiutaci, Padre, a non giudicare il fratello per le sue azioni e i suoi limiti, ma ad accoglierlo prima di tutto come figlio tuo. Aiutaci a vincere la tentazione di sentirci figli maggiori, che a forza di stare al centro dimenticano il dono dell’altro (cfr Lc 15,25-32). A Te, che sei nei cieli, i cieli che abbracciano tutti e dove fai sorgere il sole sui buoni e sui cattivi, sui giusti e sugli ingiusti (cfr Mt5,45), a Te domandiamo quella concordia che in terra non abbiamo saputo custodire. La chiediamo per l’intercessione di tanti fratelli e sorelle nella fede che insieme abitano il tuo Cielo dopo aver creduto, amato e molto sofferto, anche ai nostri giorni, per il solo fatto di essere cristiani. Come loro anche noi vogliamo santificare il tuo nome mettendolo al centro di tutti i nostri interessi. Che sia il tuo nome, Signore, e non il nostro a muoverci e risvegliarci nell’esercizio della carità. Quante volte, pregando, ci limitiamo a chiedere doni ed elencare richieste, dimenticando che la prima cosa è lodare il tuo nome, adorare la tua persona, per poi riconoscere nella persona del fratello che ci hai posto accanto il tuo riflesso vivente. In mezzo a tante cose che passano e per le quali ci affanniamo, aiutaci, Padre, a ricercare quello che resta:


la presenza tua e del fratello. Siamo nell’attesa che venga il tuo regno: lo domandiamo e desideriamo perché vediamo che le dinamiche del mondo non lo assecondano. Dinamiche orientate dalle logiche del denaro, degli interessi, del potere. Mentre ci troviamo immersi in un consumismo sempre più sfrenato, che ammalia con bagliori luccicanti ma evanescenti, aiutaci, Padre, a credere in quello che preghiamo: a rinunciare alle comode sicurezze del potere, alle ingannevoli seduzioni della mondanità, alla vuota presunzione di crederci autosufficienti, all’ipocrisia di curare le apparenze. Così non perderemo di vista quel Regno al quale tu ci chiami. Sia fatta la tua volontà, non la nostra. «È volontà di Dio la salvezza di tutti» (S. Giovanni Cassiano, Conferenze spirituali, IX, 20). Abbiamo bisogno, Padre, di allargare gli orizzonti, per non restringere nei nostri limiti la tua misericordiosa volontà salvifica, che tutti vuole abbracciare. Aiutaci, Padre, mandando a noi, come a Pentecoste, lo Spirito Santo, autore del coraggio e della gioia, perché ci spinga ad annunciare la lieta notizia del Vangelo oltre i confini delle nostre appartenenze, delle lingue, delle culture, delle nazioni.

Ogni giorno abbiamo bisogno di Lui, nostro pane quotidiano. Egli è il pane della vita (cfr Gv 6,35.48), che ci fa sentire figli amati e sfama ogni nostra solitudine e orfanezza. Egli è il pane del servizio: spezzatosi per farsi servo nostro, chiede a noi di servirci a vicenda (cfr Gv 13,14). Padre, mentre ci doni il pane quotidiano, alimenta in noi la nostalgia del fratello, il bisogno di servirlo. Chiedendo il pane quotidiano, Ti domandiamo anche il pane della memoria, la grazia di rinsaldare le radici comuni della nostra identità cristiana, radici indispensabili in un tempo in cui l’umanità, e le giovani generazioni in particolare, rischiano di sentirsi sradicate in mezzo a tante situazioni liquide, incapaci di fondare l’esistenza. Il pane che chiediamo, con la sua lunga storia che va dalla semina alla spiga, dal raccolto alla tavola, ispiri in noi il desiderio di essere pazienti coltivatori di comunione, che non si stancano di far germogliare semi di unità, di far lievitare il bene, di operare sempre accanto al fratello: senza sospetti e senza distanze, senza forzature e senza omologazioni, nella convivialità delle diversità riconciliate. Il pane che domandiamo oggi è anche il pane di cui tanti ogni giorno sono privi, mentre pochi hanno il superfluo. Il Padre Nostro non è preghiera che acquieta, è grido di fronte alle carestie di amore del nostro tempo, di fronte all’individualismo e all’indifferenza che profanano il nome tuo, Padre. Aiutaci ad avere fame di donarci. Ricordaci, ogni volta che preghiamo, che per vivere non abbiamo bisogno di conservarci, ma di spezzarci; di condividere, non di accumulare; di sfamare gli altri più che riempire noi stessi, perché il benessere è tale solo se è di tutti. Ogni volta che preghiamo chiediamo che i nostri debiti siano rimessi. Ci vuole coraggio, perché al tempo stesso ci impegniamo a rimettere i debiti che gli altri hanno con noi. Pertanto, dobbiamo trovare la forza di perdonare di cuore il fratello (cfr Mt 18,35) come Tu, Padre, perdoni i nostri peccati: di lasciarci alle spalle il passato e di abbracciare insieme il presente. Aiutaci, Padre, a non cedere alla paura, a non vedere nell’apertura un pericolo; ad avere la forza di perdonarci e di camminare, il coraggio di non accontentarci del quieto vivere e di ricercare sempre, con trasparenza e sincerità, il volto del fratello. E quando il male, accovacciato alla porta del cuore (cfr Gen 4,7), ci indurrà a chiuderci in noi stessi; quando la tentazione di isolarci si farà più forte, nascondendo la sostanza del peccato, che è distanza da Te e dal nostro prossimo, aiutaci ancora, Padre. Incoraggiaci a trovare nel fratello quel sostegno che Tu ci hai posto a fianco per camminare verso di Te, e ad avere insieme il coraggio di dire: “Padre nostro”. Amen.


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ella cattedrale c’è anche una reliquia che assume ancora più significato se si considera la cronaca attuale: è un pezzo della corona di spine, che monsignor Ghika portò direttamente dalla Basilica di Notre Dame a Parigi, dove è custodita e dove è stata salvata dalle fiamme del 15 aprile 2019. Fu l’arcivescovo di Parigi a regalare a padre Ghika un frammento della corona di spine poco dopo la sua ordinazione nel 1923. Da allora, padre Ghika ha portato la reliquia sempre con sé. Ci sono miracoli attestati avvenuti grazie all’intercessione della reliquia, su preghiera di padre Ghika: negli anni 1926-1927, padre Ghika aveva pregato e benedetto con la reliquia una suora che aveva sofferto di ustioni gravi su tutto il viso, che scomparvero quasi completamente il giorno successivo. Monsignor Ghika riuscì a portare la reliquia con sé anche nella prigione d Jilava dopo essere arrestato dai comunisti, e la reliquia non solo non fu trovata nonostante varie perquisizioni, ma fu mezzo di intercessione per le guarigioni di Marcel Petrisor, la professoressa Florea Costache e padre Iosif Gunciu.

Solo nel novembre 1953, la corona fu scoperta e confiscata. Dopo la sua morte, la reliquia fu recuperata da Ionel Cofariu, suo figlio spirituale, e la consegnò a padre François van Der Jonckheyd, che serviva presso la chiesa del Sacro Cuore, da dove ora ogni anno parte una processione che nella domenica delle Palme porta i fedeli fno alla cattedrale di San Giuseppe. Anche monsignor van der Jonckheyd fu arrestato nel 1957, e la reliquia da allora passò di mano in mano, fino al 1993, quando fu consegnata all’arcivescovo Ioan Robu di Bucarest.



problemi di salute di Papa Roncalli iniziarono a settembre del 1962. Dopo alcuni controlli gli venne diagnosticato un tumore allo stomaco. Nonostante la malattia progredisse velocemente, il pontefice ha continuato il suo lavoro ricevendo nell’ultimo periodo della sua vita gente del calibro di Nikita Chruscev.

L’11 aprile del 1963 firmò l’enciclica Pacem in terris, l’ultima da pontefice. Alle 19:49 del 3 giugno 1963 il suo cuore smise di battere. L’annuncio venne dato dal suo segretario, Loris Francesco Capovilla, che ha ripetuto le sue ultime parole: “Perché piangere? È un momento di gioia questo, un momento di gloria“. Giovanni XXIII: frasi e film “Cari figlioli, tornando a casa, troverete i bambini, date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa“. Questa è una delle frasi simbolo di Giovanni XXIII, pronunciata al termine del giorno di apertura del Concilio Vaticano II. Nonostante il pontificato di Roncalli sia durato meno di cinque anni, Giovanni XXIII è stato molto amato dalla gente comune. Un papa che ha fatto parlare di sé per la simpatia e per l’autoironismo con il quale ha interpretato il suo ruolo delicato. “Mi accade spesso – ha dichiarato una volta – di svegliarmi una notte e cominciare a pensare a una serie di gravi problemi e pensare di parlarne al Papa. Poi mi sveglio completamente e mi ricordo che il Papa sono io“. Roncalli durante il suo pontificato ha rivolto un occhio particolare ai giovani ed ha sempre consigliato ai fedeli di provarci anche con il rischio di errare: “Non consultarti con le tue paure – ha affermato un giorno il Papa – ma con le tue speranze e i tuoi sogni. Non pensate alle vostre frustrazioni, ma al vostro potenziale irrealizzato. Non preoccupatevi per ciò che avete provato e fallito, ma di ciò che vi è ancora possibile fare“. La figura di Roncalli è stata ispirazione anche di molti film. Il 21 aprile del 2002 è uscito Papa Giovanni – Ioannes XXIII di Giorgio Capitani. Edwar Asner e Massimo Ghini nei panni del Papa. L’anno successivo è andata in onda una miniserie di due puntate con il titolo Il papa buono. Il pontefice era interpretato da Bob Hoskins mentre Fabrizio Vidale era il protagonista del Roncalli giovane. Cinque curiosità su Papa Giovanni XXIII Ora andiamo alla scoperta di cinque notizie curiose su Papa Giovanni XXIII • La sua salma si trova alla Basilica di San Pietro in Vaticano. ·

Il 12 gennaio 1953 divenne cardinale.

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• Il 3 settembre del 2000 fu beatificato mentre la canonizzazione avvenne il 27 aprile del 2014.

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• È il patrono dell’Esercito Italiano.

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• La sua ricorrenza? L’11 ottobre.


Nel 2018 sono partite 128.193 persone. Delfina Licata, storica curatrice del Rapporto Italiani nel mondo per Fondazione Migrantes


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ono un gruppo di 23 primari in pensione dell’AUSER di Borgomanero (NO), cardiologi, dermatologi, radiologi, urologi, nefrologi che si prendono cura gratuitamente di pazienti che non possono permettersi cure specialistiche a essere insigniti sabato 1 giugno sul sagrato della Basilica di Sant’Antonio a Padova del Premio bontà di Sant’Antonio attribuito ogni anno dall’Arciconfraternita di Sant’Antonio . Questa la motivazione: Il gruppo di primari medici in pensione, nel contesto delle attività della sezione AUSER di Borgomanero in Novara, ha fondato e gestisce un ambulatorio polispecialistico gratuito dedicato a donne e uomini alle periferie esistenziali della società. Un tale esempio di volontariato da parte di un gruppo di professionisti in quiescenza, che potrebbero facilmente e legittimamente dedicare il proprio tempo a continuare l’arte medica a titolo remunerativo, costituisce per i giovani e per la società intera un indubbio modello di bontà e di valorizzazione delle professionalità individuali finalizzata alla salvaguardia della dignità umana, soprattutto nel momento della sua massima vulnerabilità ovvero la malattia. Nel 2017 sono state visitate millecinquecento persone. Nel corso della cerimonia che si svolge vengono premiati anche gli studenti delle 60 scuole italiane di ogni ordine e grado che hanno partecipato con elaborati scritti, disegni e opere multimediali al concorso ispirato alle parole del papa dal «Non è sufficiente non fare il male per sentirsi giusti: è necessario fare il bene e promuovere ogni bene nella società». Tra i vincitori Alessio Chiovelli di Savona il cui padre Andrea, oggi giornalista, vinse il Premio della Bontà nel 1998 e che scrive nel suo tema: “Succede un po’ come quando si fa il gioco della scossa: uno riceve una piccola stretta di mano e la passa ad un altro, che a sua volta la dona ad un altro giocatore e così via, fino a quando tutti l’avranno ricevuta: è una cosa contagiosa come una “malattia buona” che ci rende felici”. Il Bene illumina di colori il grigio dell’indifferenza, come scrive Gaia Toninato, vincitrice per le Scuole Secondarie di Secondo Grado: “È l’indifferenza a coprire tutti i colori e la vitalità, devo cercare di interessarmi anche alle condizioni dell’ambiente che mi circonda, della terra su cui tutti viviamo e che davvero troppo spesso trascuriamo, o peggio, sfruttiamo e roviniamo”.

Commoventi i versi composti da Ludovica Iannucci, seconda classificata per le Scuole Secondarie di Secondo Grado, che scrive:

Eppure l’amare qualcuno/è il gesto più naturale/che un essere umano possa compiere/e anche l’unica lucerna/in un corridoio buio/ è fondale all’uomo/come un tassello del mosaico della vita/senza il quale questo rimarrebbe incompleto.


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scensione è la navigazione del cuore, che ti conduce dalla chiusura in te all’amore che abbraccia l’universo (Benedetto XVI). A questa navigazione del cuore Gesù chiama gli undici, un gruppetto di uomini impauriti e confusi, un nucleo di donne coraggiose e fedeli. Li spinge a pensare in grande, a guardare lontano, ad essere il racconto di Dio “a tutti i popoli”. Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Nel momento dell’addio Gesù allarga le braccia sui discepoli, li raccoglie e li stringe a sé, prima di inviarli. Ascensione è un atto di enorme fiducia di Gesù in quegli uomini e in quelle donne che lo hanno seguito per tre anni, che non hanno capito molto, ma che lo hanno molto amato: affida alla loro fragilità il mondo e il vangelo e li benedice. È il suo gesto definitivo, l’ultima immagine che ci resta di Gesù, una benedizione senza parole che da Betania raggiunge ogni discepolo, a vegliare sul mondo, sospesa per sempre tra cielo e terra. Mentre li benediceva si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Gesù non è andato lontano o in alto, in qualche angolo remoto del cosmo. È asceso nel profondo delle cose, nell’intimo del creato e delle creature, e da dentro preme come benedizione, forza ascensionale verso più luminosa vita. Non esiste nel mondo solo la forza di gravità verso il basso, ma anche una forza di gravità verso l’alto, che ci fa eretti, che fa verticali gli alberi, i fiori, la fiamma, che solleva l’acqua delle maree e la lava dei vulcani. Come una nostalgia di cielo. Con l’ascensione Gesù è asceso nel profondo delle creature, inizia una navigazione nel cuore dell’universo, il mondo ne è battezzato, cioè immerso in Dio. Se solo fossi capace di avvertire questo e di goderlo, scoprirei la sua presenza dovunque, camminerei sulla terra come dentro un unico tabernacolo, in un battesimo infinito. Luca conclude, a sorpresa, il suo vangelo dicendo: i discepoli tornarono a Gerusalemme con grande gioia. Dovevano essere tristi piuttosto, finiva una presenza, se ne andava il loro amore, il loro amico, il loro maestro. Ma da quel momento si sentono dentro un amore che abbraccia l’universo, capaci di dare e ricevere amore, e ne sono felici (ho amato ogni cosa con l’addio (Marina Cvetaeva). Essi vedono in Gesù che l’uomo non finisce con il suo corpo, che la nostra vita è più forte delle sue ferite. Vedono che un altro mondo è possibile, che la realtà non è solo questo che si vede, ma si apre su di un “oltre”; che in ogni patire Dio ha immesso scintille di risurrezione, squarci di luce nel buio, crepe nei muri delle prigioni. Che resta con me “il mio Dio, esperto di evasioni.” (M. Marcolini). Padre Ermes Ronchi


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Foglietto preparato da Parrocchia Cattolica Italiana Virtuale Iasi

SALUTO

+Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen. C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE

C. Chiamati a salire le vette della santità, avendo come maestro Gesù che torna al Padre, invochiamo il cuore buono di Dio sulla nostra vita presente e passata: Breve pausa di riflessione personale Signore, che ascendendo al cielo, hai glorificato la nostra umanità, abbi pietà di noi. Signore, pietà Cristo, splendore della gloria del Padre, abbi pietà di noi. Cristo, pietà Signore, che sei garante della perenne effusione dello Spirito Santo, abbi pietà di noi. Signore, pietà C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A. Amen.

GLORIA

Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA

nità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen (seduti)

LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura

Dagli Atti degli Apostoli Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

inni al nostro re, cantate inni. R/. Perché Dio è re di tutta la terra, cantate inni con arte. Dio regna sulle genti, Dio siede sul suo trono santo. R/.

Seconda Lettura

Dalla lettera agli Ebrei Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte. Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza. Fratelli, poiché abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio (in piedi)

Canto al Vangelo

ALLELUIA Andate e fate discepoli tutti i popoli, dice il Signore, ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. ALLELUIA

VANGELO

C. Il Signore sia con voi SALMO RESPONSORIALE C. Preghiamo Esulti di sanA. E con il tuo spirito. ta gioia la tua Chiesa, o Padre, per R. Ascende il Signore tra canti di C. Dal Vangelo secondo LUCA gioia. il mistero che celebra in questa A. Gloria a te o Signore liturgia di lode, poiché nel tuo FiPopoli tutti, battete le mani! Accla- In quel tempo, Gesù disse ai suoi glio asceso al cielo la nostra uma- mate Dio con grida di gioia, perdiscepoli: «Così sta scritto: il Cristo nità è innalzata accanto a te, e noi, ché terribile è il Signore, l’Altissi- patirà e risorgerà dai morti il terzo mo, grande re su tutta la terra. R/. giorno, e nel suo nome saranno membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cri- Ascende Dio tra le acclamazioni, il predicati a tutti i popoli la conversto, nostro Capo, nella gloria. Egli Signore al suono di tromba. Canta- sione e il perdono dei peccati, coè Dio, e vive e regna con te, nell'u- te inni a Dio, cantate inni, cantate minciando da Gerusalemme. Di


questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. Parola del Signore A. Lode a te o Cristo OMELIA ( Seduti) CREDO in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI

C. Il Signore è salito al cielo per portarci un giorno con lui. Nel frattempo ci lascia una missione tutt’altro che banale e scontata: essere prova viva del suo amore. Preghiamo insieme e diciamo: Signore aiutaci a compiere la nostra ascensione. 1. Perché la chiesa, chiamata a vivere il periodo di mezzo tra la tua venuta e il regno dei cieli, sappia sempre mantenere salde le sue radici e libero il suo sguardo verso il futuro. Preghiamo. 2. Perché l’impossibilità di aver vissuto nei tempi della tua venuta sulla terra non ci impedisca di essere tuoi discepoli oggi. Preghiamo. 3. Perché sappiamo riconoscere la realtà di ogni giorno come un dono. Preghiamo.

4. Perché la tua benedizione ci ricordi sempre che siamo amati, protetti e accolti come figli di Dio. Preghiamo. C. O Padre, Tu hai mandato il tuo unico Figlio sulla terra per salvarci dal peccato. Nei giorni in cui la sua presenza è lontana da noi, ricordaci sempre che è il tuo amore che ci ha salvati. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. A Amen

LITURGIA EUCARISTICA

C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi)

SULLE OFFERTE

C. Accogli, Signore, il sacrificio che ti offriamo nella mirabile ascensione del tuo Figlio, e per questo santo scambio di doni fa' che il nostro spirito si innalzi alla gioia del cielo. Per Cristo nostro Signore. . A. Amen.

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire:

PADRE NOSTRO

che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli

RITO DELLA PACE

C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della PREGHIERA EUCARISTICA tua Chiesa, e donale unità e pace C. Il Signore sia con voi. secondo la tua volontà. Tu che vivi A. E con il tuo spirito. e regni nei secoli dei secoli. C. In alto i nostri cuori. A. Amen A. Sono rivolti al Signore. C. La pace del Signore sia sempre C. Rendiamo grazie al Signore con voi. nostro Dio A. E con il tuo spirito. .A. E’ cosa buona e giusta C. Come figli del Dio della paC. È veramente cosa buona e ce, scambiatevi un gesto di cogiusta che tutte le creature in cielo munione fraterna. e sulla terra si uniscano nella tua A. Agnello di Dio, che togli i peclode, Dio onnipotente ed eterno. Il cati del mondo, abbi pietà di noi.(2 Signore Gesù, re della gloria, vin- VOLTE) citore del peccato e della morte, Agnello di Dio, che togli i pecoggi è salito al cielo tra il coro fe- cati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del stoso degli angeli. Mediatore tra Dio e gli uomini, giudice del mon- Signore Ecco l’Agnello di Dio che do e Signore dell'universo. non si è toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno separato dalla nostra condizione di partecipare alla tua mensa: umana, ma ci ha preceduti nella dimora eterna, per darci la serena ma di’ soltanto una parola e io fiducia che dove è lui, capo e pri- sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE mogenito, saremo anche noi, sue membra, uniti nella stessa gloria. C. Preghiamo Per questo mistero, nella pienezza Dio onnipotente e misericordioso, della gioia pasquale, l'umanità che alla tua Chiesa pellegrina sulla esulta su tutta la terra, e con l'asterra fai gustare i divini misteri, semblea degli angeli e dei santi suscita in noi il desiderio della pacanta l'inno della tua gloria: San- tria eterna, dove hai innalzato l'uoto, ... (In ginocchio) mo accanto a te nella gloria. Per Cristo nostro Signore. A. Amen CONSACRAZIONE C. Il Signore sia con voi. C. Mistero della fede E con il tuo spirito. A. Annunciamo la tua morte, A. Signore, proclamiamo la tua ri- C. Vi benedica Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo surrezione nell’attesa della tua A. Amen. venuta. C. Nel nome del Signore: andate DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA in pace. C. Per Cristo, con Cristo e in CriA. Rendiamo grazie a Dio sto, a te Dio, Padre onnipotente,


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