ADESTE NR. 24 Domenica 16 GIUGNO 2019 ( Anno 8°)

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Valore di un sorriso

Un sorriso non costa nulla e rende molto. Arricchisce chi lo riceve, senza impoverire chi lo dona. Non dura che un istante, ma il suo ricordo è talora eterno. Nessuno è così ricco da poterne fare a meno. Nessuno è così povero da non poterlo dare. Crea felicità in casa; è sostegno negli affari; è segno sensibile dell'amicizia profonda. Un sorriso dà riposo alla stanchezza; nello scoraggiamento rinnova il coraggio; nella tristezza è consolazione; d'ogni pena è naturale rimedio. Ma è bene che non si può comprare, né prestare, né rubare, poiché esso ha valore solo nell'istante in cui si dona. E se poi incontrerete talora chi non vi dona l'atteso sorriso, siate generosi e date il vostro;

Ringraziamento per il sorriso Signore glorioso, che hai portato tanta gioia nella mia vita, io ti ringrazio con il sorriso quando vedo la ricchezza delle tue benedizioni. I miei occhi sorridono quando vedo dar da mangiare ai bambini che soffrono la fame. E si apre al sorriso la mia bocca quando vedo la gente rispondere alla tua chiamata. O Signore, apri la mia bocca e riempila di sorriso. E noi conosceremo la tua vera essenza e rideremo cantando le tue lodi. Grazie per questo fantastico sorriso gioioso, Signore.


, al di là di tutto, fa bene. Fa bene a chi ci sta di fronte e fa bene anche a noi stessi perché l’atto in sé viene comunque registrato dal cervello che, come sappiamo, non fa distinzione tra finzione e realtà. Quindi, se è convinto che siamo per così dire felici, allora in qualche modo lo diventiamo davvero. Ma, tornando ai sorrisi e al modo di farlo, ecco che scopriamo che esistono sei tipi di sorriso. Lo hanno appurato i ricercatori dell’Università della California a Berkeley. Qui, la dottoressa Emiliana Simon-Thomas – neuroscienziata - e il professor Dacher Keltner, psicologo hanno descritto i sorrisi e le loro caratteristiche distintive. Tra i vari tipi di sorriso ci sono “il sorriso di Duchenne”, che è considerato un sorriso vero, genuino. Questo prende il nome dello scienziato Duchenne de Boulogne, associato al morbo che è una forma di distrofia muscolare. Poi c’è il sorriso civettuolo, quello timido, quello che si fa osservando con la coda dell’occhio. Spesso si gira la testa e si esprime divertimento. Si mostra anche reprimendo una risata dopo una battuta di spirito, gettando magari la testa indietro. Anche se con questi modi di sorridere si trasmettono segnali alle altre persone, in realtà sono selforiented, ossia rivolti a se stessi, spiega Simon-Thomas. «Se stai facendo uno di questi sorrisi, non vuole necessariamente dire che vuoi approcciare l’altra persona per soddisfare i suoi bisogni», aggiunge Simon-Thomas sulle pagine del Sydney Morning Herald. Al contrario di questi sorrisi autocelebranti, ci sono quelli fatti con sincerità sociale. Tra questi, i ricercatori citano il sorriso d’amore, che si esprime attraverso una testa inclinata e lo sguardo dolce. Poi c’è il sorriso “interessato”,che si esprime sollevando le sopracciglia e sollevando leggermente le labbra all’insù. Infine c’è il sorriso imbarazzato, quello che in genere si esprime abbassando lo sguardo e, a volte, anche la testa. «Il sorriso d’amore è completato da abbracci e premure, che pensiamo sia davvero diverso dal sorriso timido, e che è molto più che il voler ottenere piacere sessuale», conclude Simon-Thomas. Insomma, a sorridere c’è sempre da guadagnare, l’importante è sapere cosa si vuole e, soprattutto, sapere che prima o poi incontreremo qualcuno che sa leggere tra le righe… anzi tra le labbra. Attenzione, allora.


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he ridere sia benefico, è ormai notizia diffusa e fatto consolidato. Lo raccontano i classici della letteratura di tutti i tempi e anche studi scientifici mostrano, senza alcun dubbio, che ridere è un toccasana per corpo e mente. Meno frequente, invece, un’altra questione: come il riso ha a che fare con la fede? Ridere, cioè, fa bene anche allo spirito? E poi: Dio ha mai riso? E Gesù avrà avuto il senso dell’umorismo? Pare proprio di sì. Basta leggere, per esempio il libro dei Proverbi (“mi rallegravo nella parte abitabile della sua terra, trovavo la mia gioia tra i figli degli uomini” 8,31): o il libro dei Salmi (“Insorgono i re della terra e i principi congiurano insieme contro il Signore e contro il suo Messia … Se ne ride chi abita i cieli, li schernisce dall'alto il Signore” 2,2-4; “Il Signore ride dell'empio, perché vede avvicinarsi il giorno della sua rovina” 37,13;) per scorgere nei testi sacri il sorriso a volte ironico, a volte semplicemente gioioso di Dio. Fin dall’inizio, dalla Genesi, leggiamo dell’importanza del riso. Lo stesso nome Isacco è la risposta di Dio al riso sfiduciato di Sara, che non crede di divenire madre: “Sara rise dentro di sé dicendo: ‘Vecchia come sono, avrei io tali piaceri? E anche il mio signore è vecchio”; e ripresa da Dio “Perché mai hai riso, Sara?”, la donna impaurita si giustifica: “Non ho riso” e Dio ribatte: “Invece hai riso!”(Genesi 18,1215). Nel tempo da Dio stabilito, Sara vecchia e sterile dà alla luce Isacco, che significa “Dio ha riso” perché il sorriso sarcastico e disperato di Sara è vinto da quello fiducioso e generativo di Dio, che, a chi sa sorridere con Lui, dona vita gioiosa. Il Figlio Unigenito non poteva che avere i tratti del Padre. Come non intravedere i tratti ironici del volto di Gesù di fronte a quei vecchi canuti costretti ad allontanarsi lasciando vergognosamente scivolare dalle loro mani i sassi raccolti per essere scagliati contro l’adultera; o di fronte agli ipocriti farisei zittiti dalle sue risposte schiette e sagaci. Come non pensare, inoltre, al suo volto gioioso insieme ai cari amici Maria, Marta e Lazzaro o circondato da bambini ilari e affettuosi mentre esorta i suoi discepoli a farsi piccoli. Come non riconoscere, nelle parabole, il sorriso commosso del Padre che riconcilia a sé il figlio o quello esultante della donna per la moneta perduta e ritrovata? Senza dubbio, l’ironia e la gioia sono espressioni di Dio e del suo Unigenito. Dunque, anche segno della nostra figliolanza. Possiamo dire che nella misura in cui ci riconosciamo figli, siamo capaci di ridere e sorridere: siamo pieni di Spirito… Santo. Il sorriso è senza dubbio frutto dello Spirito Santo: se ci lasciamo amare e guidare dall’amore di Dio Padre diveniamo comunicatori di gioia e capaci di regalare un sorriso. È stato così anche per l’inflessibile e rigoroso san Paolo che scrive ai Filippesi “Godete sempre dell’allegria” (4,4); e per il santo che più di tutti desiderò assomigliare a Cristo e prese le sue sembianze: il “Giullare di Dio”: Francesco d’Assisi, s’innamorò di Dio a tal punto da conoscere la gioia anche nella sofferenza e vivere così la perfetta letizia. Da Francesco d’Assisi a “Francesco Bergoglio” il passo è breve. Famose ormai le immagini che ritraggono il Pontefice esplodere in una sonora risata per la barzelletta sull’arcivescovo di Canterbury o di fronte alla mamma che gli presenta la figlia vestita da papa o in piazza san Pietro per lo show di Max Giusti. Ma papa Francesco è soprattutto filosofo della vera gioia: autore di due esortazioni apostoliche che fin dal titolo rinviano alla letizia, “La gioia del Vangelo” e “La gioia


dell’Amore”; e di un libro “Il Vangelo del sorriso”, in con cui invita uomini e donne a non essere tristi, poiché “La gioia dei cristiani non nasce dal possedere tante cose, ma dall’aver incontrato una Persona, Gesù, e dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche quando il cammino della vita si scontra con ostacoli che sembrano insormontabili”. Quanti discorsi e interventi del Pontefice potrebbero essere citati quali espressione e racconto della gioia cristiana che scaturisce dalla consapevolezza di essere figli redenti, come questa intervista trasmessa su Sat2000: “Il senso dell’umorismo è una grazia che io chiedo tutti i giorni. Prego quella bella preghiera di san Tommaso Moro: Dammi, Signore, il senso dell’umorismo: che io sappia ridere davanti a una battuta. È bellissima quella preghiera. perché il senso dell’umorismo ti solleva e ti fa vedere il provvisorio della vita e prendere le cose con uno spirito di anima redenta. È un atteggiamento umano ma più vicino alla grazia di Dio!”. “Dobbiamo dircela la verità: non tutta la vita cristiana è una festa. Tanti problemi, tanti che noi abbiamo. Ma Gesù ci dice: ‘Non avere paura!’. ‘Sì, sarete tristi, piangerete e anche la gente si rallegrerà, la gente che è contraria a te’”. Ma la gioia cristiana arriva a purificare la nostra tristezza: “Per capire la tristezza che si trasforma in gioia, ha detto ancora, Gesù prende l’esempio della donna che partorisce: “E’ vero, nel parto la donna soffre tanto – ha affermato il Papa – ma poi quando ha il bambino con sé, si dimentica”. Quello che rimane, dunque, è “la gioia di Gesù, una gioia purificata”. Quella è “la gioia che rimane”. “Il messaggio della Chiesa di oggi è non avere paura!” ma sorridi alla vita! VIGNETTE E SATIRA AIUTANO A PREGARE? Ironiche, irriverenti, riflessive o scontate. Il mondo delle vignette e della satira, che in qualche modo cerca di accompagnare, spiegare, approfondire o banalizzare alcuni concetti lagati alla fede e alla religione è davvero molto variegato. Sono tanti gli artisti (alcuni presunti tali) che si cimentano in questo arduo e delicato compito di edificare, attraverso un sorriso, un fedele, aiutandolo a riflettere su concetti dati per scontati o ritenuti troppo "difficili" da spiegare. "Gente allegra Dio l'aiuta" è infatti l'antico adagio popolare che da sempre accompagna la religiosità dei nostri nonni, quasi a voler sottolineare quanto, la gioia e la serenità, dovrebbero contraddistinguere il nostro agire quotidiano; perchè chi ha fede in Dio non può farsi vincere dallo sconforto. “Ricordatevi che il diavolo ha paura della gente allegra” diceva infatti San Giovanni Bosco volendo quasi anticipare il lavoro di quanti, dalla carta stampata al web, inondano le nostre bacheche strappandoci sorrisi e (speriamo) qualche attimo di riflessione. La cosa che incuriosisce di più girovagando sul web è, però, la varietà dei soggetti che si stanno cimentando in quella che probabilmente don Bosco avrebbe salutato come una nuova possibile pista educativa per avvicinare giovani e meno giovani a contenuti che la Chiesa alcune volte fa fatica a trasmettere. Così da "privati cittadini" a laici impegnati, passando per sacerdoti vignettisti e professionisti della matita, si può osservare come il tema della fede e delle religioni sia uno degli argomenti più trattati e verso il quale si dedicano gli sforzi e le attenzioni di tanti professionisti della satira. Lo strumento secondo noi funziona. Speriamo che oltre a sorridere ci auti anche a pregare!


Don Giovanni Berti Il sacerdote racconta il Vangelo attraverso le vignette. «Mi piace vedere il lato ironico della vita, è un modo per comprendere le situazioni. Gesù stesso aveva un gran senso della provocazione umoristica»

Testo di Giovanni Gazzola



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ilano – La scuola dei miei figli, come d’abitudine, ha messo in piedi la recita di fine anno scolastico. Lo spettacolo vero di solito non sono tanto i bambini sul palco, i quali spero mi scuseranno, ma i genitori in platea, alle prese con mille schermi digitali dalle varie dimensioni, tutto pur di immortalare la performance dei propri figli, esattamente come quella dell’anno prima, e di quello che verrà. Normalmente, si assiste a queste recite con lo stesso stato d’animo di chi affronta una pena che sa di dover scontare, assolutamente lieve sia chiaro, ci si mette seduti e si attende il turno del proprio pargolo, quando quel momento arriva ci si emoziona naturalmente, ma il resto è quieta sopportazione, spero nessuno me ne voglia. Quest’anno, però, un imprevisto reclama attenzione: sul palco si esibisce un bambino color cioccolato, la maestra gli ha affidato una poesia, o qualcosa di simile, dedicata al 2 giugno, alla festa della nostra Repubblica. La poesia è brutta, e il bambino non sembra dotato di grandi doti recitative, tantomeno conosce la punteggiatura. Eppure c’è qualcosa, qualcosa di non scritto, né previsto da alcuno. Il bambino color cioccolato, ogni volta che nello sfortunato testo compare una parola, smette la recita a pappagallo e si accende di amore puro, glielo si legge negli occhi, nella voce che si alza e riempie di senso. La parola è Italia. Il bellissimo nome del nostro Paese bellissimo. E il bambino color cioccolato, ogni volta che gli tocca di ripetere quel nome, Italia, diventa più alto di quel che è, quasi ci si arrampica sopra. Italia. Quando la recita è finita, come ogni anno, si assiste al ricongiungimento dei bambini ai loro genitori, abbracci a baci, urla di gioia, complimenti più o meno meritati. Poco distante dalla mia famiglia, ecco il bambino color cioccolato correre in braccio al padre e alla madre. Io sono sul punto di andare da lui per ringraziarlo, non so bene per cosa, ma il sentimento è quello di gratitudine profonda. Alla fine rinuncio, anche perché gli occhi, improvvisamente desti, sono presi a guardare con attenzione questo popolo di genitori e figli, corrono dietro al bambino slavo, biondo chiarissimo, con la maglietta giallorossa di Daniele De Rossi, poi s’incollano su un altro, con gli occhi a mandorla, che a voce alta, in perfetto dialetto romanesco, cerca molto probabilmente un familiare, o chissà chi altro. Questi bambini sono figli d’Italia, anzi, nella loro adesione alla nostra identità mostrano qualcosa che noi stessi sembriamo aver perso. Un entusiasmo dimenticato, un senso di novità e di avvenire. La gioia di essere italiani. Sono la prova che nel gioco della vita non vince chi pensa a difendere attraverso l’esercizio dell’odio, della divisione gli uni dagli altri, ma chi è pronto a innamorarsi senza riserva alcuna, con la voglia di appartenere a un destino comune, perché sentirsi parte di qualcosa, che sia una famiglia o una patria intera, è quello cui ambisce ogni cuore umano. Come linfa fresca, saranno proprio questi nuovi figli, di altri colori e terre, a rinnovare l’amore per il nostro Paese, un amore bambino, pronunciato a voce alta. Testimone, su pelle color cioccolato, di tanta italica fierezza. (Daniele Mencarelli – Avvenire)


S del cinema con il celebre duo Stanlio & Ollio.

tan Laurel: Un genio assoluto della comicità di cui fu un innovatore nella fisicità e nel linguaggio, entrando nella storia

Nato a Ulverston, nel nordovest dell'Inghilterra, e morto a Santa Monica nel febbraio del 1965, cominciò come attore a teatro, con piccoli ruoli negli spettacoli di pantomima. La svolta avvenne quando entrò nella compagnia che aveva come capocomico un certo Charles Chaplin, da cui avrebbe appreso la mimica e la gestualità. È del 1921 il primo film in coppia con Oliver Hardy, The Lucky Dog ("Cane fortunato"), ma solo con il cortometraggio Putting Pants on Philip ("Metti i pantaloni a Philip"), del 1927, esordirono come "Stanlio & Ollio". Di qui lavorarono senza sosta per cinque anni, girando più di settanta comiche, tra mute e sonore, interpretando due amici inseparabili, ingenui, bistrattati da tutti. Lavoratore instancabile, che seguiva ogni fase del film da regista e montatore, nel 1932 venne premiato con l'Oscar, insieme all'inseparabile amico, per il cortometraggio "The Music Box" e, nel 1961, ricevette invece quello alla carriera. Quando Hardy morì, Stan decise di abbandonare il set, a sottolineare lo stretto legame artistico e umano tra i due. Legame che è raccontato nel film del 2018 Stanlio & Ollio. IL DOPPIAGGIO ITALIANO Altrettanto famoso in Italia è il doppiaggio italiano che ha caratterizzato i personaggi di Stanlio e Ollio. Le varie storpiature fonetiche tuttavia nascono dalla produzione multilingue che Hal Roach aveva espressamente richiesto per non perdere potenziali guadagni all'estero, soprattutto in nazioni dove l'inglese non veniva parlato. A questo proposito scelse di far ripetere in prima persona le battute agli attori con l'ausilio di madrelingua per la pronuncia corretta da utilizzare. Un lavoro piuttosto laborioso e complicato che contribuì involontariamente al successo del doppiaggio italiano, che decise di mantenere i vari errori d'accentazione senza modificarli, aumentando di fatto la fama di Stanlio e Ollio in Italia, grazie anche all'interpretazione vocale dei diversi doppiatori che si sono alternati negli anni. Tra i più noti si ricordano Mauro Zambuto e il suo caratteristico pianto in falsetto conferito a Stanlio e Alberto Sordi - che vinse un concorso indetto dalla MGM anche per le sue qualità canore - per Ollio, attribuendogli un registro vocale più basso rispetto a quello originale di Hardy.


emoria emozionante della Trinità, dove il racconto di Dio diventa racconto dell’uomo. Dio non è in se stesso solitudine: esistere è coesistere, per Dio prima, e poi anche per l’essere umano. Vivere è convivere, nei cieli prima, e poi sulla terra. I dogmi allora fioriscono in un concentrato d’indicazioni vitali, di sapienza del vivere. Quando Gesù ha raccontato il mistero di Dio, ha scelto nomi di casa, di famiglia: abbà, padre… figlio, nomi che abbracciano, che si abbracciano. Spirito, ruhà, è un termine che avvolge e lega insieme ogni cosa come libero respiro di Dio, e mi assicura che ogni vita prende a respirare bene, allarga le sue ali, vive quando si sa accolta, presa in carico, abbracciata da altre vite. Abbà, Figlio e Spirito ci consegnano il segreto per ritornare pienamente umani: in principio a tutto c’è un legame, ed è un legame d’amore. Allora capisco che il grande progetto della Genesi: «facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza», significa «facciamolo a immagine della Trinità», a immagine di un legame d’amore, a somiglianza della comunione. La Trinità non è una dottrina esterna, è al di qua, è dentro, non al di là di me. Allora spirituale e reale coincidono, verità ed esistenza corrispondono. E questo mi regala un senso di armoniosa pace, di radice santa che unifica e fa respirare tutto ciò che vive. In principio c’è la relazione (G. Bachelard). «Quando verrà lo Spirito di verità, vi guiderà… parlerà… dirà… prenderà… annunzierà». Gesù impiega tutti verbi al futuro, a indicare l’energia di una strada che si apre, orizzonti inesplorati, un trascinamento in avanti della storia. Vi guiderà alla verità tutta intera: la verità è in-finita, «interminati spazi» (Leopardi), l’interezza della vita. E allora su questo sterminato esercito umano di incompiuti, di fragili, di incompresi, di innamorati delusi, di licenziati all’improvviso, di migranti in fuga, di sognatori che siamo noi, di questa immensa carovana, incamminata verso la vita, fa parte Uno che ci guida e che conosce la strada. Conosce anche le ferite interiori, che esistono in tutti e per sempre, e insegna a costruirci sopra anziché a nasconderle, perché possono marcire o fiorire, seppellire la persona o spingerla in avanti. La verità tutta intera di cui parla Gesù non consiste in concetti più precisi, ma in una sapienza del vivere custodita nell’umanità di Gesù, volto del Padre, respiro dello Spirito: una sapienza sulla nascita e sulla morte, sulla vita e sugli affetti, su me e sugli altri, sul dolore e sulla infinita pazienza di ricominciare, che ci viene consegnata come un presente, inciso di fessure, di feritoie di futuro.

Padre Ermes Ronchi


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Foglietto preparato da Parrocchia Cattolica Italiana Virtuale Iasi

SALUTO

+Nel nome del Padre e del Figlio

e dello Spirito Santo. A. Amen. C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE C. Alla Trinità salga la nostra lode e la nostra benedizione. Riconosciamo umilmente il nostro peccato per poter gustare la gioia della presenza di Dio in noi e cantare con la vita le sue misericordie. Breve pausa di riflessione personale Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A. Amen. Signore, pietà. Signore, pietà. Cristo, pietà. Cristo, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà.

GLORIA

Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA

Preghiamo O Dio Padre, che hai mandato nel mondo il tuo Figlio, Parola di verità, e lo Spirito Santificatore per rivelare agli uomini il mistero della tua vita, fa' che

nella professione della vera fede riconosciamo la gloria della Trinità e adoriamo l'unico Dio in tre persone. Per il nostro Signore Gesù Cristo... A. Amen (seduti)

Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci LITURGIA DELLA PAROLA vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. E non solo: ci vanPrima Lettura tiamo anche nelle tribolazioni, saDal libro dei Proverbi pendo che la tribolazione pro duce Così parla la Sapienza di Dio: «Il Signore mi ha creato come ini- pazienza, la pazienza una virtù prozio della sua attività, prima di ogni vata e la virtù provata la speranza. sua opera, all’origine. Dall’eternità La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato sono stata formata, fin dal princinei nostri cuori per mezzo dello pio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, Spirito Santo che ci è stato dato. io fui generata, quando ancora non Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio. vi erano le sorgenti cariche d’ac(in piedi) qua; prima che fossero fissate le Canto al Vangelo basi dei monti, prima delle colline, io fui generata, quando ancora non ALLELUIA Gloria al Padre e al aveva fatto la terra e i campi né le Figlio e allo Spirito Santo, a Dio, che è, che era e che viene. prime zolle del mondo. Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando ALLELUIA tracciava un cerchio sull’abisso, VANGELO quando condensava le nubi in alto, C. Il Signore sia con voi quando fissava le sorgenti dell’aA. E con il tuo spirito. bisso, quando stabiliva al mare i C. Dal Vangelo secondo GIOVANNI suoi limiti, così che le acque non A. Gloria a te o Signore ne oltrepassassero i confini, quan- In quel tempo, disse Gesù ai suoi do disponeva le fondamenta della discepoli: «Molte cose ho ancora terra, io ero con lui come artefice da dirvi, ma per il momento non ed ero la sua delizia ogni giorno: siete capaci di porgiocavo davanti a lui in ogni istan- tarne il peso. Quante, giocavo sul globo terrestre, po- do verrà lui, lo Spinendo le mie delizie tra i figli rito della verità, vi dell’uomo». Parola di Dio. guiderà a tutta la A. Rendiamo grazie a Dio. verità, perché non SALMO RESPONSORIALE parlerà da se stesR. O Signore, quanto è mirabile so, ma dirà tutto ciò il tuo nome * su tutta la terra! che avrà udito e vi Quando vedo i tuoi cieli, ope- annuncerà le cose ra delle tue dita, la luna e le stelle future. Egli mi glorificherà, perché che tu hai fissato, che cosa è mai prenderà da quel che è mio e ve lo l’uomo perché di lui ti ricordi, il annuncerà. Tutto quello che il Pafiglio dell’uomo, perché te ne curi? dre possiede è mio; per questo ho R/. detto che prenderà da quel che è Davvero l’hai fatto poco me- mio e ve lo annuncerà». Parola del no di un dio, di gloria e di onore lo Signore hai coronato. Gli hai dato potere A. Lode a te o Cristo sulle opere delle tue mani, tutto hai OMELIA ( Seduti) posto sotto i suoi piedi. R/. CREDO in un solo Dio, Padre onTutte le greggi e gli armenti nipotente, creatore del cielo e dele anche le bestie della campagna, la terra, di tutte le cose visibili e gli uccelli del cielo e i pesci del invisibili. Credo in un solo Signomare, ogni essere che percorre le re, Gesù Cristo, unigenito Figlio vie dei mari. R/. di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Seconda Lettura Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa soRomani stanza del Padre; per mezzo di lui


tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI

Il Signore ci chiede di non rimanere in noi stessi, ma di metterci sempre in relazione con lui. Come cristiani siamo chiamati ad essere consapevoli che la grandezza di questa relazione non si esaurisce mai. Preghiamo insieme e diciamo: Signore, dacci il desiderio di conoscerti. 1. Perché sappiamo credere veramente che da sempre tu ci ami, preghiamo. 2. Perché la nostra relazione con te sia stimolo e modello per costruire relazioni con i nostri fratelli, preghiamo. 3. Perché sulla tua parola sappiamo affrontare le difficoltà e i momenti di morte, ricordandoci che il tuo silenzio non è sinonimo della tua assenza, preghiamo. 4. Perché sappiamo sempre camminare sulla strada della comprensione del tuo annuncio, sapendo che essa non è mai una nostra conquista, ma sempre un tuo dono, preghiamo. C. O Padre, il tuo mistero è profondo e, nel tuo Figlio Gesù, tramite l’azione dello Spirito Santo tu ci chiedi di esplorarlo e prima ancora di amarlo. Aiutaci ad essere all’altezza di questo compito infinito. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. A Amen

LITURGIA EUCARISTICA

C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente.

A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi)

insegnamento, osiamo dire:

PADRE NOSTRO

Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il Tuo nome venga il Tuo Regno sia fatta la SULLE OFFERTE Tua volontà come in cielo così C. Invochiamo il tuo nome, Signo- in terra. Dacci oggi il nostro re, su questi doni che ti presentia- pane quotidiano rimetti a noi i mo: consacrali con la tua potenza e nostri debiti come noi li rimettrasforma tutti noi in sacrificio pe- tiamo ai nostri debitori e non ci renne a te gradito. Per Cristo noindurre in tentazione ma libestro Signore. A. Amen. raci dal male. PREGHIERA EUCARISTICA C. Liberaci, o Signore, da tutti i C. Il Signore sia con voi. mali, concedi la pace ai nostri A. E con il tuo spirito. giorni, e con l'aiuto della tua miC. In alto i nostri cuori. sericordia vivremo sempre liberi A. Sono rivolti al Signore. dal peccato e sicuri da ogni turC. Rendiamo grazie al Signore bamento, nell'attesa che si comnostro Dio pia la beata speranza e venga il .A. E’ cosa buona e giusta nostro salvatore Gesù Cristo. C. È veramente cosa buona e A. Tuo è il regno, tua la potengiusta, nostro dovere e fonte di sal- za e la gloria nei secoli vezza, rendere grazie sempre e in RITO DELLA PACE ogni luogo a te, Signore, Padre C. Signore Gesu’ che hai detto ai santo, Dio onnipotente ed eterno. tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi Con il tuo unico Figlio e con lo Spi- do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della rito Santo sei un solo Dio, un solo Signore, non nell'unità di una sola tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi persona ma nella Trinità di una soe regni nei secoli dei secoli. la sostanza. Quanto hai rivelato A. Amen della tua gloria, noi lo crediamo, e C. La pace del Signore sia sempre con la stessa fede, senza differen- con voi. ze, lo affermiamo del tuo Figlio e A. E con il tuo spirito. Come figli del Dio della padello Spirito Santo. E nel proclama- C. ce, scambiatevi un gesto di core te Dio vero ed eterno, noi adomunione fraterna. riamo la Trinità delle Persone l'uniAgnello di Dio, che togli i pectà della natura, l'uguaglianza nella A. cati del mondo, abbi pietà di noi.(2 maestà divina. Gli Angeli e gli Ar- VOLTE) cangeli, i Cherubini e i Serafini, Agnello di Dio, che togli i pecnon cessano di esaltarti uniti nella cati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del stessa lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. dell'universo. I cieli e la terra A. O Signore, non sono degno sono pieni della tua gloria. di partecipare alla tua mensa: Osanna nell'alto dei cieli. Bene- ma di’ soltanto una parola e io detto colui che viene nel nome sarò salvato. del Signore. Osanna nell'alto dei DOPO LA COMUNIONE cieli. C. Preghiamo Signore Dio nostro, la comunione (In ginocchio) al tuo sacramento e la professione CONSACRAZIONE della nostra fede in te, unico Dio in C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, tre persone, ci sia pegno di salvezSignore, proclamiamo la tua ri- za dell'anima e del corpo. Per Cristo nostro Signore. surrezione nell’attesa della tua A. Amen venuta. C. Il Signore sia con voi. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA A. E con il tuo spirito. C. Per Cristo, con Cristo e in CriC. Vi benedica Dio onnipotente sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni Padre e Figlio e Spirito Santo Amen. onore e gloria, per tutti i secoli dei A. C. Nel nome del Signore: andate secoli. A. Amen in pace. C. Obbedienti alla parola del A. Rendiamo grazie a Dio Salvatore e formati al suo divino


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