ADESTE NR. 26 Domenica 30 Giugno 2019

Page 1


-


Gloria Gratacós, direttrice dell’Area Educazione del Centro Universitario Villanueva, esperta di educazione e madre di vari figli, suggerisce 10 modi per utilizzare al meglio l’estate in famiglia.


posto dove si possono costruire relazioni sincere, conoscere persone buone, sacerdoti e catechisti che segnano il percorso umano e cristiano. Un posto dove si può davvero scoprire il bello del vivere, la bellezza dell’incontro tra tante diversitĂ .

S



– –


, tu, lei, lui, noi, voi, loro. Siamo complici di un omicidio, tutti complici, tutti colpevoli, tutti responsabili. Quella foto mi ha fatto sentire in colpa, mi ha turbato e mi ha spinto a scrivere che i morti di questi giorni, che siano nel Mediterraneo, in Medioriente, in America, in Sud America, in Africa, dovunque sono vittime anche mie. Cosa ho fatto? Cosa non ho fatto? Cosa insegno ai miei figli? Una vita umana è una vita umana sempre e ovunque, l’abbraccio sfinito e definitivo a sua figlia, l’ultimo abbraccio sul Rio Grande, riversi a faccia in giù per scappare dalla propria terra, dal Messico per raggiungere il Texas. Una bambina infilata nella stessa maglietta di suo padre pronta a tutto ma con lui… e io seduta al computer che mi lamento per il caldo mentre i miei figli non sono costretti a scappare, io che ho vissuto in giro per il mondo senza subire interrogatori, senza dover sentirmi giudicata per colore e lingua. Si proprio io che ho pensato che essere cittadina del mondo fosse una immensa fortuna, io che ho sempre la valigia pronta, io non ho saputo fare niente per loro che senza nulla, solo con una maglietta in due volevano una nuova vita. I muri, le navi, i porti, le forze dell’ordine, i governi, facile dire alzeremo i muri, ne costruiremo altri, chiudiamo i porti, le frontiere, possono stare lì sino a Natale. Fermiamo questo mondo che risponde con odio e con i fragori di dichiarazioni roboanti e urlate. Cosa ci sta succedendo, chi siamo diventati, e soprattutto cosa vogliamo che diventino i nostri figli? Mi sono commossa oggi, come mi commuovo spesso quando vedo immagini, film, documentari e testimonianze di persone che non sono fortunate come noi, ma poi la nostra vita continua, la loro finisce, si conclude senza un volto. Come risponde la politica? Come risponde la

società? Cosa pensano le persone comuni? Solo un fotogramma? Un titolo dei telegiornali ? Quelle immagini devono rimanere impresse nei nostri occhi e dovrebbero essere un peso per ognuno di noi, quotidiano. Un muro eviterà la morte? I porti chiusi eviteranno i morti? I fili spinati eviteranno vittime? Non credo proprio il nostro odio mieterà sempre morti e vittime innocenti, il nostro odio uccide e ucciderà! L’odio come dice la Treccani: ”Sentimento di forte e persistente avversione, per cui si desidera il male o la rovina altrui” , ma voglio sperare che sia come disse Nelson Mandela: ”Nessuno nasce odiando i propri simili a causa della razza, della religione o della classe alla quale appartengono. Gli uomini imparano a odiare, e se possono imparare a odiare, possono anche imparare ad amare, perché l’amore, per il cuore umano, è più naturale dell’odio”. E allora che aspettiamo spendiamo soldi, energie e proclami per insegnare ad amare.


-

-

-


è un pezzo d’Italia nel Dna politicoculturale degli Stati Uniti. Lo si deve a Filippo Mazzei, nome che agli italiani dice poco o nulla, ma la cui importanza è stata riconosciuta dagli storici e da almeno tre presidenti americani. Nato a Poggio a Caiano (a 15 km da Firenze) nel 1730, ebbe una vita decisamente movimentata: pur non avendo mai completato gli studi si improvvisò medico a Smirne. Più tardi si trasferì a Londra, dove visse circa diciassette anni come commerciante. Lì fece amicizia con personaggi del calibro di Benjamin Franklin e John Adams, e procurò al Granduca Pietro Leopoldo di Toscana due stufe disegnate dal poliedrico scienziato (nonché politico) americano. Venuto a conoscenza che il clima e il paesaggio della Virginia non erano molto diversi da quelli della sua Toscana, nel 1773 si trasferì nella colonia, per introdurvi la coltivazione della vite e dell’olivo e, al contempo, avviare scambi commerciali tra l’America e l’Europa. Fu Thomas Jefferson a convincerlo a stabilirsi vicino alla sua tenuta di Monticello, nella contea di Albemarle. Ottenuta la cittadinanza della Virginia Mazzei si appassionò alle vicende della Rivoluzione, scrivendo numerosi pamphlet e articoli tradotti dal suo amico Jefferson, e arruolandosi come volontario per combattere contro gli inglesi. Il 6 maggio 1776 Mazzei pubblicò le Istruzioni dei possidenti della Contea di Albemarle ai loro delegati alla Convenzione. Il 12 giugno 1776, la Convenzione adottò la Dichiarazione dei diritti della Virginia. Passa meno di un mese e il 4 luglio 1776, a Filadelfia, si incontrarono i rappresentanti delle tredici colonie in Congresso Generale. Fu adottata una Dichiarazione, che più tardi risulterà abbozzata dal vicino di casa di Jefferson, Filippo Mazzei, che affermava fra l’altro: “Noi teniamo per certe queste Verità. Che tutti gli Uomini sono creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di certi diritti inalienabili…”. I pensieri di un immigrante italiano finirono, così, nel documento della fondazione degli Stati Uniti d’America: la Dichiarazione d’Indipendenza. Nelle Istruzioni Mazzei scrisse con malcelato orgoglio: “La gloria di essere stato fra i fondatori comporta una tale gratificazione ai nostri cuori da controbilanciare tutti i problemi ed i sacrifici”. “È il collegamento mancante (missing link) che pone Mazzei fra i nostri Padri fondatori. Non c’è dubbio che tale documento - “Bozza di Istruzioni”- fu scritta da Mazzei. La sua importanza è riconosciuta nel 1952 quando Julian Boyd afferma in una nota editoriale (Le Carte di Thomas Jefferson, Vol. 6) che la bozza di Costituzione redatta da Jefferson nel 1783 è influenzata dalle concezioni contenute nelle “Istruzioni degli abitanti di Alberarle”. Boyd stampò la copia trovata dall’impiegato fra le carte di Jefferson; non era consapevole che il documento è di Mazzei (Mario Biaggi, Un apprezzamento di Filippo Mazzei, Patriota americano sconosciuto; da “Congressional Record”, Washington, D.C., 12 Settembre 1984, pag. 3806).


E

’ la compagna quotidiana di milioni di persone. In casa, negli spostamenti in automobile per rendere più sopportabili le code, ma anche sui luoghi di lavoro. Ci riferiamo alla radio perché, il 2 luglio 1897, Guglielmo Marconi deposita il brevetto a Londra. Non è il primo a effettuare studi sulle trasmissioni a distanza, ma il suo desiderio di esplorare questo settore è già noto fin dalla giovane età. Quando è ancora ventenne, con l’aiuto del maggiordomo, inventa un segnalatore di temporali che, con un campanello elettrico, avvisa in caso di fulmini. Per il giovane autodidatta è il primo passo: un anno più tardi, grazie a un tasto telegrafico appoggiato su un bancone, riesce a fare squillare un campanello situato in altra parte della stanza. Senza fili. Chiede sostegno al ministro delle Poste e Telegrafi, per ottenere finanziamenti, ma gli viene risposto di andare al manicomio. Lui, però, non si arrende. Le idee nella sua testa non mancano. La voglia di scoprire qualcosa di nuovo nemmeno. E con una buona dose di umiltà si mette a studiare gli esperimenti già compiuti pochi anni prima dal fisico tedesco Heinrich Rudolf Hertz e dal fisico serbo, naturalizzato statunitense, Nikola Tesla. Si trasferice nel Regno Unito per proseguire i suoi esperimenti e per cercare finanziatori. Lui, a questi studi sulla trasmissione elettromagnetica e sulla telegrafia senza fili, aggiunge la sua intuizione. Nel 1896, l’anno successivo all’esperimento del campanello fatto suonare nella stanza, con l’esperimento di Pontecchio trasmette un segnale Morse a più di due chilometri di distanza. Tanto gli basta per arrivare nel 1897 a depositare il brevetto della radio. Il progetto, tuttavia, è ancora da sviluppare. Una tappa fondamentale è quella di fine 1901, quando riesce a trasmettere una comunicazione attraverso l’oceano Atlantico. Il lavoro si chiude nel 1924, quando riesce a trasmettere la voce umana dal Regno Unito fino all’Australia. Grazie alle sue invenzioni ha permesso di salvare numerose vite umane. Nella sua carriera gli sono state conferite 16 lauree honoris causa, 25 onorificenze di alto rango, 13 cittadinanze onorarie. Oltre, naturalmente, al premio Nobel per la fisica nel 1909


uando l'anziano dottore morì, arrivarono i suoi tre figli per sistemare l'eredità: i pesanti vecchi mobili, i preziosi quadri e i molti libri...

La mamma della ragazza ammalata portò il pezzo di pane, donatole dal dottore, alla donna profuga di Guerra, che alloggiava in soffitta e che era totalmente una straniera nel paese.

In una finissima vetrinetta, il padre aveva conservato i pezzi delle sua memoria: bicchieri delicati, antiche porcellane, pensieri di viaggio e tante altre cose ancora.

Questa donna straniera portò il pezzo di pane a sua figlia, che viveva nascosta con due bambini in uno scantinato, per la paura di essere arrestata.

Nel ripiano più basso, in fondo all'angolo, venne trovato un oggetto strano: sembrava una zolletta dura e grigia! Come venne portata alla luce, si bloccarono tutti: era un antichissimo pezzo di pane, rinsecchito dal tempo...

La figlia si ricordò del dottore, che aveva curato "gratis" i suoi due figli, e che adesso giaceva ammalato e sfinito... Il dottore ricevette il pezzo di pane, e subito lo riconobbe, e si commosse moltissimo!

"Se questo pane c'è ancora, se gli uomini hanno saputo condiviCome era finito in dere tra di loro l'ultimezzo a tutte quelle mo pezzo di pane, cose preziose? non mi devo preoccupare per la sorte di tutti La donna che si occupava della casa raccontò noi!", disse il dottore. che, negli anni della fame, alla fine della Gran- "Questo pezzo di pane ha saziato molta gente, de Guerra, il dottore si era ammalato grave- senza che venisse mangiato... È un Pane Sanmente, e per lo sfinimento le energie lo stavano to!". lasciando! Chi lo sa quante volte l'anziano dottore avrà più Un suo collega medico aveva borbottato che tardi guardato quel pezzo di pane, contemsarebbe stato necessario procurare del cibo. plandolo e ricevendo da esso forza e speranza, Ma dove poterlo trovare, in quel tempo? Un specialmente nei giorni più duri e difficili... amico del dottore portò un pezzo di pane so- I figli del dottore sentirono che, in quel vecchio stanzioso, cucinato in casa, che lui aveva rice- pezzo di pane, il loro papà era come più vicino, vuto in dono. più presente, che in tutti i costosi mobili e i teNel tenerlo tra le mani, al dottore ammalato sori ammucchiati in quella casa! vennero le lacrime agli occhi. Tennero quel pezzo di pane, quella vera, preE, quando l'amico se ne fu andato, non volle ziosa eredità, tra le mani, come il mistero più mangiarlo, bensì donarlo alla famiglia della ca- pieno della forza della vita... sa vicina, la cui figlia era ammalata. Lo condivisero come memoria del loro padre, e "La giovane vita ha più bisogno di guarire, di dono di Colui che una volta, per primo, lo aveva spezzato per amore! questo vecchio uomo!", pensò il dottore.


diversi amici che mi hanno raccontato di aver fatto il Cammino di Santiago di Compostela, quel percorso che attraverso Francia e Spagna porta al grande santuario che custodisce la tomba dell’Apostolo Giacomo. Questo cammino iniziato nel medioevo, fa parte di tanti altri percorsi che si trovano in Italia e nel mondo, e che vengono percorsi come esperienza fisica e spirituale insieme. Tutti coloro che mi raccontano nel loro cammino di Santiago, mi raccontano di un’esperienza davvero profonda fatta di difficoltà ma anche di grande bellezza umana e spirituale. Fino ad ora non ho sentito nessuno che è tornato scontento della scelta fatta e questo devo dire che mi invoglia ancora di più a farlo anche io, vincendo la mia pigrizia e paura di non farcela. Mi ero ripromesso di fare il cammino allo scadere dei 25 anni di ordinazione presbiterale come mio zio prete che proprio nell’anno del suo 25esimo, nel 1990, aveva fatto un mese di pellegrinaggio in solitaria verso Santiago. Mi ricordo che aveva scelto di fare il cammino e chiedere alloggio senza mai dire che era prete, per non avere alcun altro privilegio se non quello di tutti gli altri pellegrini che fanno il medesimo percorso. Nel Vangelo troviamo spesso Gesù per strada, anzi tutta la sua storia è un cammino, iniziato dall’eternità di Dio Padre e poi nelle strade degli uomini concreti. Il cammino di Gesù non si è interrotto sul monte delle esecuzioni, detto Golgota, appena fuori le mura di Gerusalemme, ma è andato oltre la pietra della tomba, con la resurrezione. Nel suo cammino perpetuo sulle strade dell’umanità, Gesù trascina dietro a sé il gruppo dei discepoli, e continuamente ne attrae altri, proprio come raccontato dal Vangelo di questa domenica. Quali sono le fatiche maggiori che Gesù incontra nel suo cammino? Non certo le strade e le privazioni materiali, ma proprio i compagni di viaggio. Sono i discepoli con i quali e per i quali cammina, a procurargli le maggiori fatiche. Continuamente si deve fermare perché il loro passo spirituale è molto più lento e quando sembrano andare avanti, si ritrovano a tornare indietro e a sbagliare le loro strade. Gesù però, come ci ricorda bene l’evangelista Luca, ha preso la decisione ferma di andare a Gerusalemme, anche se questo significa portare fino in fondo lo scontro con le autorità religiose e la croce è sempre più evidente alla fine del

percorso. Gesù guarda Gerusalemme davanti a sé in una sfida tra una concezione di Dio chiusa, escludente, senza misericordia, e la sua rivelazione di Dio come Padre misericordioso, di una fratellanza che supera muri e barriere e giudizi. Gli apostoli che vorrebbero il fuoco dal cielo che consumi i nemici (vedi l’episodio dei samaritani citato qui dall’evangelista) dimostrano di riuscire a fatica a stare al passo del cammino del Maestro, ma lui lo stesso prosegue e li coinvolge. Le esigenze del cammino di Gesù sono la povertà dei mezzi, la non sicurezza sociale, la necessità di tagliare i ponti con il passato, e tutto questo non è facile e rallenta il passo del gruppo dei discepoli. Io pure ammetto che la mia pigrizia nel camminare fisico è molto spesso immagine della mia pigrizia spirituale quando si tratta di camminare in maniera decisa al fianco di Gesù, al passo del Vangelo. Ma per fortuna che come vedo tanti che mi stimolano nel loro cammino materiale e mi fanno venire la voglia di fare un giorno anche il Cammino di Santiago di Compostela, così ci sono tanti che con la loro testimonianza di fede quotidiana, mi fanno vedere la bellezza del cammino cristiano. La mia pigrizia spirituale è messa in crisi dal cammino di tanti che nella loro vita quotidiana mi mostrano che camminare con Gesù, anche se difficile, alla fine porta a nuovi orizzonti e riempie la vita. Posso anche io mettermi sulla strada di Gerusalemme con Gesù, e sperimentare che anche senza tante sicurezze umane, anche tagliando con tanti vizi, abitudini e modi di fare del passato, non solo non mi impoverisco ma posso camminare più svelto nella vita e trovare un senso a quello che sono. In attesa di fare materialmente il cammino di Santiago di Compostela, non voglio attendere a mettermi spiritualmente in strada con Gesù, la dove sono e vivo, rimanendo sempre in passo indietro a Gesù che davanti, con pazienza continua a guidarmi. Giovanni don


È

la svolta decisiva del Vangelo di Luca. Il volto trasfigurato sul Tabor, il volto bello diventa il volto forte di Gesù, in cammino verso Gerusalemme. «E indurì il suo volto» è scritto letteralmente, lo rese forte, deciso, risoluto.

Con il volto bello del Tabor termina la catechesi dell’ascolto: “ascoltate Lui” aveva detto la voce dalla nube, con il volto in cammino inizia la catechesi della sequela: “tu, seguimi”. E per dieci capitoli Luca racconterà il grande viaggio di Gesù verso la Croce. Il primo tratto del volto in cammino lo delinea dietro la storia di un villaggio di Samaria che rifiuta di accoglierlo. Allora Giacomo e Giovanni, i migliori, i più vicini, scelti a vedere il volto bello del Tabor: «Vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li bruci tutti?» C’è qui in gioco qualcosa di molto importante. Gesù spalanca le menti dei suoi amici: mostra che non ha nulla da spartire con chi invoca fuoco e fiamme sugli altri, fossero pure eretici o nemici, che Dio non si vendica mai. È l’icona della libertà, difende perfino quella di chi non la pensa come lui. Difende quel villaggio per difenderci tutti. Per lui l’uomo viene prima della sua fede, l’uomo conta più delle sue idee. È l’uomo, e guai se ci fosse un aggettivo: samaritano o giudeo, giusto o ingiusto; il suo obiettivo è l’uomo, ogni uomo (Turoldo). «Andiamo in un altro villaggio!». Ha il mondo davanti, Lui pellegrino senza frontiere, un mondo di incontri; alla svolta di ogni sentiero di Samaria c’è sempre una creatura da ascoltare, una casa cui augurare pace; ancora un cieco da guarire, un altro peccatore da perdonare, un cuore da fasciare, un povero cui annunciare che è il principe del Regno di Dio. Il volto in cammino fa trasparire la sua fiducia totale, indomabile nella creatura umana; se non qui, appena oltre, un cuore è pronto per il sogno di Dio. Nella seconda parte del vangelo entrano in scena tre personaggi che ci rappresentano tutti. Le volpi hanno tane, gli uccelli nidi, ma io non ho dove posare il capo. Eppure non era esattamente così. Gesù aveva cento case di amici e amiche felici di accoglierlo a condividere pane e sogni. Con la metafora delle volpi e degli uccelli traccia il ritratto della sua esistenza minacciata dall’istituzione, esposta. Chi vuole vivere tranquillo e in pace nel suo nido non potrà essere suo discepolo. Chi ha messo mano all’aratro… Un aratore è ciascun discepolo, chiamato a dissodare una minima porzione di terra, a non guardare sempre a se stesso ma ai grandi campi del mondo. Traccia un solco e nient’altro, forse perfino poco profondo, forse poco diritto, ma sa che poi passerà il Signore a seminare di vita i campi della vita. Padre Ermes Ronchi


-

– -

-


Foglietto preparato da Parrocchia Cattolica Italiana Virtuale Iasi

SALUTO

+Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen. C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE

C.

ATTO PENITENZIALE

Chiediamo perdono a Dio dei nostri peccati e invochiamo la sua misericordia. La sua grazia possa dimorare in noi e renderci docili ascoltatori del suo Spirito.

Breve pausa di riflessione

Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A. Amen. Signore, pietà. Signore, pietà. Cristo, pietà. Cristo, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà.

GLORIA

Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA

C. Preghiamo O Dio, che ci chiami a celebrare i tuoi santi misteri, sostieni la nostra libertà con la forza e la dolcezza del tuo amore, perché non venga meno la no-

stra fedeltà a Cristo nel generoso servizio dei fratelli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen (seduti)

Seconda Lettura

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati Fratelli, Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Voi infatti, fratelli, sieLITURGIA DELLA te stati chiamati a liPAROLA bertà. Che questa libertà non diPrima Lettura venga però un pretesto per la carDal primo libro dei Re ne; mediante l’amore siate invece In quei giorni, il Signore disse a a servizio gli uni degli altri. Tutta la Elìa: «Ungerai Eliseo, figlio di SaLegge infatti trova la sua pienezza fat, di Abel-Mecolà, come profeta in un solo precetto: «Amerai il tuo al tuo posto». prossimo come te stesso». Ma se vi Partito di lì, Elìa trovò Eliseo, figlio mordete e vi divorate a vicenda, di Safat. Costui arava con dodici badate almeno di non distruggervi paia di buoi davanti a sé, mentre del tutto gli uni gli altri! egli stesso guidava il dodicesimo. Vi dico dunque: camminate seconElìa, passandogli vicino, gli gettò do lo Spirito e non sarete portati a addosso il suo mantello. soddisfare il desiderio della carne. Quello lasciò i buoi e corse dietro La carne infatti ha desideri contrari a Elìa, dicendogli: «Andrò a bacia- allo Spirito e lo Spirito ha desideri re mio padre e mia madre, poi ti contrari alla carne; queste cose si seguirò». Elìa disse: «Va’ e torna, oppongono a vicenda, sicché voi perché sai che cosa ho fatto per non fate quello che vorreste. te». Ma se vi lasciate guidare dallo SpiAllontanatosi da lui, Eliseo prese rito, non siete sotto la Legge Paroun paio di buoi e li uccise; con la la di Dio. legna del giogo dei buoi fece cuo- A.Rendiamo grazie a Dio. cere la carne e la diede al popolo, (in piedi) perché la mangiasse. Quindi si alCanto al Vangelo zò e seguì Elìa, entrando al suo serALLELUIA Parla, Signore, perché vizio. Parola di Dio. il tuo servo ti ascolta: tu hai parole A. Rendiamo grazie a Dio. di vita eterna..ALLELUIA SALMO RESPONSORIALE VANGELO R. Sei tu, Signore, l’unico mio C. Il Signore sia con voi bene. A. E con il tuo spirito. Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. Ho detto al Signore: «Il mio C. Dal Vangelo secondo LUCA A. Gloria a te o Signore Signore sei tu». Il Signore è mia entre stavano compiendosi i parte di eredità e mio calice: giorni in cui sarebbe stato elenelle tue mani è la mia vita. R/. Benedico il Signore che mi ha vato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino dato consiglio; anche di notte il verso Gerusalemme e mandò mesmio animo mi istruisce. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta saggeri davanti a sé. alla mia destra, non potrò vacillare. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani R/. Per questo gioisce il mio cuo- per preparargli l’ingresso. Ma essi re ed esulta la mia anima; anche il non vollero riceverlo, perché era mio corpo riposa al sicuro, perché chiaramente in cammino verso Genon abbandonerai la mia vita negli rusalemme. Quando videro ciò, i inferi, né lascerai che il tuo fedele discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo veda la fossa. R/. Mi indicherai il sentiero della che scenda un fuoco dal cielo e li vita, gioia piena alla tua presenza, consumi?». Si voltò e li rimproverò. dolcezza senza fine alla tua destra. E si misero in cammino verso un altro villaggio. R/.


Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio». Parola del Signore A. Lode a te o Cristo OMELIA ( Seduti) CREDO in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

2. Perché la sicurezza di essere amati da te ci aiuti a non rifiutare nessuno. Preghiamo. 3. Perché l’amore con cui ci hai donato la vita ci aiuti a comprenderne il significato e ad apprezzarne il valore. Preghiamo. 4. Perché la tua scelta di lasciarci la nostra libertà ci sia da esempio per combattere tutte le situazioni in cui qualcuno vuole privarcene. Preghiamo. C. O Padre, la tua grandezza supera il nostro cuore e la nostra legge, aiutaci a ricercarla sempre e a trarne sicurezza. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. A Amen

LITURGIA EUCARISTICA

C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi)

SULLE OFFERTE

C. O Dio, che per mezzo dei segni sacramentali compi l'opera della redenzione, fa' che il nostro servizio sacerdotale sia degno del sacrificio che celebriamo. Per Cristo nostro Signore. . A. Amen.

PREGHIERA EUCARISTICA

C. A. C. A. C.

Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. In alto i nostri cuori. Sono rivolti al Signore. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio .A. E’ cosa buona e giusta C. È veramente giusto benedirti e ringraziarti, Padre santo, sorgente della verità e della vita perché in questo giorno di festa ci hai convocato nella tua casa. Oggi la tua famiglia, riunita nell'ascolto della parola e nella comunione dell'unico pane spezzato fa memoria del Signore risorto nell'attesa della domenica senza tramonto, quando PREGHIERA DEI FEDELI l'umanità intera entrerà nel tuo riC. Il Signore ci ha liberato dalla poso. Allora noi vedremo il tuo volschiavitù del peccato e ci chiede di to e loderemo senza fine la tua micontinuare a vivere da uomini libe- sericordia. Con questa gioiosa ri. speranza, uniti agli angeli e ai sanPreghiamo insieme e diciamo: ti, proclamiamo a una sola voce Signore dacci il coraggio della l'inno della tua gloria: Santo, libertà. Santo, …. (In ginocchio) 1. Perché la nostra fedeltà al CONSACRAZIONE tuo insegnamento e la nostra capaC. Mistero della fede cità di metterlo in pratica non si A. Annunciamo la tua morte, esprimano solo a parole. PreghiaSignore, proclamiamo la tua rimo. surrezione nell’attesa della tua

venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire:

PADRE NOSTRO

……. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli

RITO DELLA PACE

C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C. Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna.

A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace.

C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE

C. Preghiamo La divina Eucaristia, che abbiamo offerto e ricevuto, Signore, sia per noi principio di vita nuova, perché, uniti a te nell'amore, portiamo frutti che rimangano per sempre. Per Cristo nostro Signore. A. Amen C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo A. Amen. C. Nel nome del Signore: andate in pace. A. Rendiamo grazie a Dio


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.