Collodi pubblica le prime storie di Pinocchio: Il personaggio più amato della letteratura per ragazzi nacque come risposta a un mutamento cruciale della società italiana e come occasione di guadagno per Carlo Lorenzini, in arte Collodi, che in quel periodo non se la passava tanto bene. All'indomani del completamento dell'Unità d'Italia, una delle prime problematiche da affrontare era l'istruzione pubblica, alla luce del fatto che il 78% della popolazione risultava analfabeta, con punte massime in Sardegna (91%), Calabria e Sicilia (entrambe al 90%). Con la legge Coppino del 1877 si estese l'obbligo scolastico a tutti, portando l'istruzione elementare gratuita da due a tre anni (regolata dalla precedente legge Casati del 1859). Il Collodi cercò di esprimere a modo suo la riluttanza di migliaia di bambini ad adempiere all'obbligo scolastico, dando vita a personaggi discoli e svogliati come Giannettino e Minuzzolo, che prepararono il terreno a un terzo destinato a grande fama. Spinto dagli editori, entusiasti per le sue storie, e dalla necessità di far fronte alle spese della vita, Collodi si mise a pensare a un nuovo soggetto. Quando nel 1881 inviò i primi due capitoli alla redazione del Giornale per i bambini, supplemento del giovedì del quotidiano fiorentino Fanfulla, li presentò come «bambinata», sollecitando un sostanzioso pagamento affinché decidesse di portarla avanti. Pubblicate il 7 luglio con il titolo "La storia d'un burattino", le imprese di Pinocchio (termine toscano che sta per pinolo, seme commestibile del pino), conquistarono i piccoli lettori e non solo. Senza avere in mente come proseguire il racconto e avendo preventivato inizialmente soltanto otto capitoli, l'autore continuò la serie fino al gennaio del 1883. A febbraio dello stesso anno, dopo aver rivisto la suddivisione in capitoli e completato il testo con le illustrazioni di Enrico Mazzanti, Collodi diede alle stampe il romanzo Le avventure di Pinocchio, per la casa editrice Paggi. Il resto è storia più o meno recente di un personaggio, fonte inesauribile per scrittori, registi e disegnatori: dal film d'animazione della Disney (1940) al Pinocchio (2002) recitato da Roberto Benigni, passando per le varie versioni televisive e a fumetti.
SIGNIFICATO ( La parola ha due significati diversi ): Frottola, menzogna; candeliere basso dotato di manico Nel primo significato, dal provenzale bauzia, di origine germanica - da accostare al tedesco böse cattivo; nel secondo, dal nome della città algerina di Bugia È risaputo che il nome 'bugia' indica sia la menzogna sia un particolare tipo di candeliere, ed è legittima la domanda di chi chiede che cosa c'entri una frottola con un portacandele. La risposta stavolta è facile: nulla, sono due parole diverse confluite nella medesima forma. La bugia quale menzogna è una parola di derivazione germanica, collegata al tedesco böse (cattivo); rispetto alla menzogna, però, è un termine più delicato, adatto a contesti amichevoli, famigliari, affettuosi - e spesso indica una 'non verità' veniale, di poco conto. La bugia quale tipo di candeliere, invece, prende questo nome dalla città di Béjaïa, in Algeria - italianizzato in Bugia. Durante il Medioevo fu celebre la cera d'api lì prodotta ed esportata in Europa - tanto che, in francese, il termine bougie prese proprio il significato di cera per candele. Per metonimia, il nome dato alla cera della candela passò a indicare il candeliere stesso - un candeliere piuttosto particolare e di uso comunissimo, basso e dotato di manico per essere facilmente portato con sé in casa. Per intendersi, è quello che tieni in mano quando sei nell'Ottocento e di notte, in pigiama e papalina, esci dalla camera da letto per andare a vedere chi bussa alla porta.. https://unaparolaalgiorno.it/significato/B/bugia
In Lingua Romena la parola BUGIA Indica la Candeletta di Accensione del motore a benzina
I
bugiardi domestici sono almeno di tre tipi. Quelli che hanno la bugia nel sangue e mentono per abbellire la realtà. Quelli che dissimulano per evitare conflitti. E poi i bugiardi più moderni, quelli che dicono: «Mi hanno frainteso». Goldoni ha dedicato un'intera commedia al Bugiardo: in essa uno dei personaggi, Lelio, confessa che «le bugie sono per natura così feconde, che una ne suole partorire cento». Effettivamente quando si entra nella spirale perversa della menzogna, l'accumulo delle falsità è esponenziale perché una serve a tamponare gli effetti deleteri dell'altra, in una sorta di catena infinita. Dei bugiardi ho trovato qualche tempo fa in un articolo del saggista Edmondo Berselli la triplice classificazione sopra citata. È facile incrociare dappertutto sia i mentitori "naturali" (quelli che, per natura e bisogno quasi fisiologico, ricorrono alla verità solo quando sono a corto di bugie) e i dissimulatori per quieto vivere. A proposito di quest'ultimi, Graham Greene osservava che, «se non avrete mai creato ostilità, è segno che non avete sempre detto la verità». Ma particolarmente interessante è la terza categoria, quella dei "bugiardi più moderni", tra i quali brillano quei politici che, dopo avere rilasciato un'intervista senza remore, di fronte agli esiti imprevisti reagiscono dichiarando di essere stati fraintesi dal giornalista o dal pubblico. Per tutti, comunque, sarebbe utile - se non sempre - almeno più spesso praticare il motto evangelico: «Il vostro parlare sia: sì, sì; no, no; il di più viene dal Maligno» (Matteo 5, 38).
O
rmai son cose di bambini. O di antiquari, a voler essere appena un po' colti. Accomodare la verità al proprio scopo è saper vivere, essere diplomatici, a volte delicati, politici, accorti, avveduti, addirittura buoni e misericordiosi, a risparmiarci il vero. E così si dice e sdice, vertigine infernale in cui le parole son solo male. È un subdolo convincersi che in fondo non è niente, dire ieri e oggi negare. n fondo, chi ci crede?E si va sicuri del proprio contraffare, recita in cui la parte ci è assegnata, spettatori, lì a guardare e a pensare che in fondo il meglio che potremo sperare è domani recitare, sullo stesso palcoscenico, in ossequio al nostro prevalente, quale non conta davvero niente, purché il pubblico ci sia. E intanto vivere scontenti, aspettar domeniche in cui lavare auto da immacolare, incespicando in giorni disattesi, a credersi in fondo non poi così male, perché intorno è tutto un replicare, e la confusione ci fa dormire.Qualcuno ogni tanto che lo annuncia, con parole solenni e ben calcolate, che qui muore la fiducia, e poi il nostro diritto di valere, la bellezza di credersi, e anche la speranza che ci sia sponda al nostro cercare, la pace di affidarsi.
S
icuramente più di qualcuno ha ucciso la nonna per salvarsi da qualche impegno: “Oggi non posso venire al lavoro perché mia nonna è morta/ha avuto un incidente/si è ammalata”… Non capita solo con la nonna, e non è nemmeno una scusa usata solo sul posto di lavoro. Possiamo inventare qualsiasi cosa pur di non far fronte a qualche dovere o per non fare brutta figura. Il terribile vizio della bugia Uccidere la nonna può sembrare uno scherzo. Forse quando lo diciamo ci sentiamo in colpa, ma poi pensiamo: “Che conta, in fondo? Mi sono salvato, va tutto bene, non lo dirò di nuovo”. Si dimentica, però, che la menzogna cresce, cresce, cresce, fino a diventare un’abitudine. Perché è più facile mentire che assumere di aver sbagliato, di essere stati irresponsabili o aver preferito fare un’altra cosa. Le persone che “stringono amicizia” con la menzogna cadono facilmente nell’errore di credere alle proprie bugie, e allora, quando uccidono la nonna per la dodicesima volta, sono capaci di bersi la loro stessa storia. Mentire, inoltre, non porta alcun vantaggio, se non il salvarsi dalla responsabilità per un breve periodo di tempo. Smettete di uccidere vostra nonna, di far ammalare vostro padre, di far ricoverare vostra madre o di inventarvi qualsiasi altra cosa per evitare di fare il vostro dovere. Questo vale per lo studio, l’esercizio, la visita pendente, l’appuntamento dal medico, la Messa la domenica, la confessione che dovreste fare da secoli. Smettete di mentire a voi stessi e agli altri. La prossima volta che pensate di dire una bugia chiedetevi: “Cosa ne traggo? Ferirò qualcuno? Complicherò il lavoro di qualcun altro? E se un giorno si rendessero conto di quello che ho detto, come mi sentirei? Me la sento di deludere le persone che amo?”
IL GIORNO DELLA PAGELLA ancava un giorno alla consegna delle pagelle, e sapevo che sarebbe stata una strage. Ero disposta a fare qualsiasi cosa pur di saltare. Mio padre faceva l'infermiere e per casa c'erano un sacco di libri di medicina, quindi mi sono messa sotto e ho passato due ore a studiare i sintomi dell'appendicite. La mattina dopo mi sono svegliata lamentando un dolore al fianco destro. Mia madre era chiaramente al corrente della consegna delle pagelle, e ha annusato subito la bugia—ma io ero determinata a vincere. Sono andata comunque a scuola, e tornata a casa ho ricominciato a lamentarmi del dolore, aggiungendo dettagli che avevo raccolto dai manuali. Eppure, i miei non sembravano interessati a credermi. Stesa sul divano, e pronta a rassegnarmi ma decisa a continuare a mugugnare, mi sono presa un pugno in pancia dal mio cuginetto e mi sono fatta scappare un urlo. Mia zia era sinceramente preoccupata, e ha implorato mia madre di portarmi in ospedale. Mi hanno fatta passare subito, perché ormai ero diventata piuttosto brava a spiegare i particolari della mia finta appendicite. Solo che poi è stato il turno del clistere e degli aghi per il prelievo. E anche quando con le analisi non hanno trovato niente, visto che stavo "malissimo" hanno deciso di operarmi d'emergenza. A quel punto non potevo più tornare indietro. Mia madre era distrutta per non avermi creduto. E io avevo esagerato. Così, invece di prendermi una strigliata per una brutta pagella, mi sono beccata un intervento assolutamente non richiesto e seguito da un lungo e doloroso recupero. —Isabelle, 33 anni
Nella vita
di tutti i giorni siamo bombardati da opinioni su cosa sia presumibilmente giusto o sbagliato. E abbiamo iniziato ad accettare come verità, automaticamente, ciò che ci viene ripetuto. A volte può essere difficile sbarazzarsi delle idee sbagliate che ci vengono date per vere. Anche a distanza di molti anni. Ecco un altro grande articolo del “lifehacker” professionale Mark Chernoff nel quale ci aiuta ad affrontare una serie di bugie potenzialmente dannose.
1.Essere single vuol dire sentirsi solo/a “Single” non vuol dire necessariamente essere solo/a, e “rapporto” non significa sempre essere felici. Essere single non potrà mai provocare la solitudine che porta una relazione sbagliata. Se pensi che la vita con il tuo partner non porterà a nulla di buono, sarà meglio prendersi una pausa e trascorrere del tempo con la persona più importante nella tua vita: te stesso/a. Trova prima te stesso/a. Apprezza il tuo valore. E la prossima volta che affronterai un rapporto che naufraga, sarai preparato/a per nuotare e metterti in salvo.
2. La felicità arriva quando si ha tutto ciò che si vuole Essere felici non significa non desiderare più nulla, vuol dire che sei grato/a per quello che hai e paziente per ciò che deve ancora venire. A volte siamo così presi dal tentativo di realizzare qualcosa di grande, che non riusciamo più a notare le piccole cose che rendono magica la vita. Quindi apprezza oggi tutto ciò che ha valore. Credimi, ne vale la pena. Quelli che stai vivendo saranno i “bei vecchi tempi” di cui sentirai nostalgia negli anni a venire.
3. Il dolore è qualcosa che si può vedere Mai sottovalutare il dolore di una persona perché, in tutta onestà, ognuno sta lottando, ognuno ha delle ferite, ognuno prova paura. Alcune persone sono solo più brave a nascondere il dolore rispetto ad altre. Tu non sai cosa succede dietro le porte chiuse dell’anima del tuo prossimo. Giudicare dalle apparenze è un inutile spreco di tempo ed energia. Se hai tempo per giudicare e condannare gli altri, probabilmente hai troppo tempo libero. Datti una mossa e realizza qualcosa di significativo. Ad esempio no, la vera forza non è assenza di dolore
4. La vita dovrebbe essere in un certo modo In definitiva sono solo i nostri pensieri a farci male. Percepire semplicemente quello che stiamo provando, e trattarlo con onestà, può davvero portare alla guarigione. Abbiamo sempre la libertà di scegliere come vogliamo rispondere a tutto ciò che la vita ci presenta. Lascia perdere la tua idea su co-
me la vita dovrebbe essere e abbraccia la vita reale che sta cercando di farsi strada nella tua coscienza. Cambia ciò che si può cambiare, cambia i tuoi pensieri su ciò che non si può cambiare e vai avanti in pace.
5. Dovresti essere come gli altri Quando smetti di confrontare te stesso/a con altre versioni di te, reali o immaginarie; e quando smetti di confrontare te stesso/a con altre persone, reali o immaginari; è quello il momento in cui puoi provare una pace reale e non immaginaria.
6. Solo pochi privilegiati hanno la capacità di vivere una grande vita Se ogni mattina ti svegli e dici: «Sì, oggi sta per essere un grande giorno». E ogni pomeriggio trovi un motivo per dire: «Sì, oggi è un grande giorno». E ogni sera trovi un motivo per dire: «Sì, oggi è stata una grande giornata». Allora un giorno, molte lune da oggi, guarderai indietro, sorriderai ai ricordi, e dirai: «Sì, ho vissuto una grande vita».
7. I tempi duri sono inutili A volte le cose devono andare male prima di poter andare per il verso giusto. A volte devi fare andare via le persone sbagliate prima di fare entrare le persone giuste. A volte ti devi sentire debole per sapere che cosa vuol dire essere veramente forte. A volte devi sentire la tua anima a pezzi per renderti conto che non andrai mai veramente in frantumi. A volte hai bisogno di un sacco di gente che ti piace prima di trovare la persona con cui vorrai trascorrere tutta la vita. A volte è necessario accettare sia il buono che il cattivo, sapendo che ogni cosa può essere una preziosa esperienza per imparare qualcosa di nuovo.
8. Essere forti vuol dire non sentire dolore In realtà le persone più forti sono quelle che sentono il dolore, lo accettano, imparano da esso e riescono a superarlo. È tutta una questione di avere il coraggio di chiedere un time out, versare una lacrima, scrollarti la polvere di dosso e poi tornare sul ring per combattere come non hai mai combattuto prima.
9. È normale fingere Prova amore, prima di dire «ti amo». Sii davvero grato/a, prima di dire «grazie». Prova rimorso, prima di dire «mi dispiace». Lascia andare il passato, prima di dire «ti perdono». Quando senti qualcosa prima di dirla, hai bisogno di meno parole e andrai dritto/a al cuore della persona a cui ti rivolgi.
10. Sognare è una perdita di tempo I doni più grandi sono quelli invisibili agli occhi, ma sentiti profondamente dal cuore. Quello che riusciamo a vedere è solo una piccola parte di ciò che è possibile. L’immaginazione è riuscire a vedere oltre l’orizzonte, carpire ciò che è appena sotto la superficie; è saper vedere ciò che è essenziale, ma invisibile agli occhi. Da qualche parte, qualcosa di incredibile è in attesa di essere conosciuta, non resta che sognare abbastanza in grande per scoprirla (Aleteia)
G
ianna, cosa c’è davanti alla porta?». La donna a braccetto del marito si ferma e guarda. «Mi sembra un sacco...». È buio sotto il portico della loro casa al QT8, periferia milanese. Mentre si avvicinano, li investe una puzza di alcol. Non è un sacco. Rannicchiato sullo zerbino c’è un uomo, a pochi metri una sedia a rotelle malconcia con appesi alcuni sacchetti. «E adesso cosa facciamo?». «Dorme. Lo scavalchiamo ed entriamo prima che si svegli». In casa, Gianna sbotta: «Ci mancava il barbone. Hai visto come è conciato? Pensa se rimane tutto l’inverno? Magari è anche pericoloso. Adesso avviso la polizia». La mattina dopo, Gianna spera che tutto si sia risolto. Apre la porta per controllare, e invece l’uomo è ancora lì, addormentato. Innervosita, lo scuote: «Su, svegliati. Qui non puoi rimanere. Chiamo i vigili, tra poco arriveranno». L’uomo lentamente si muove, socchiude gli occhi, non parla, la fissa. È un attimo. Gianna si ferma e lo guarda, qualcosa dentro di lei cambia. La voce si addolcisce: «Come ti chiami?». «Valentino». «Fa freddo, vuoi entrare?». L’uomo si aggrappa alla maniglia per alzarsi. Ha una gamba amputata. «Mi spiace, qui c’è una rampa di scale. Resta qua. Ti porto qualcosa di caldo». Davanti a una tazza di tè, Valentino in un mezzo italiano racconta che si è ridotto a fare il barbone, a chiedere l’elemosina, ma che vuole tornare a casa. E domanda: «Mi lasci dormire davanti a casa tua? Al mattino presto me ne vado. Non mi vedrai». «Va bene». Ma Gianna pensa che questo non basti. Quel momento sulla soglia di casa le si è conficcato nel cuore. I giorni successivi lo cerca. Lo trova davanti al piccolo supermercato. «Ciao, come stai?». Dopo pochi minuti, si avvicina Stefano, responsabile del negozio: «Lo conosce? È da un po’ di tempo che lo vedo girovagare. Non mi sembra cattivo. Anzi. Secondo lei non possiamo fare nulla per aiutarlo?». Questo non se lo aspettava. È una scintilla. Inizia a parlare di lui con i vicini e tutti cominciano a muoversi. Gianna è stupita, persone con cui al massimo ci si salutava vogliono dare una mano. La fermano, chiedono. Parte una catena di solidarietà, ma anche di rapporti che in tanti anni che abita nel quartiere non sono mai nati. Qualcuno porta dei vestiti, altri da mangiare, una signora rimane due ore a fare compagnia a Valentino. E da quel momento non lo abbandona più. Ogni giorno lo va a trovare. Piano piano scoprono che ha circa trent’anni e da quindici è via da casa. Una vita disordinata, ma ora vuole solo tornare da sua sorella a Cracovia. Fanno una colletta per pagargli il viaggio in pullman. Tutto sembra risolto, ma l’autista si rifiuta di farlo salire: essendo portatore di handicap, ci vuole un accompagnatore. Non si scoraggiano. Gianna e una vicina vanno al consolato polacco e dopo due ore hanno passaporto e biglietto aereo in mano. Arriva il giorno della partenza. Stefano ha la macchina pronta per accompagnarlo all’aeroporto. Prima di salire, Valentino stringe forte la mano a Gianna: «Qui ho trovato il Paradiso. Non sono mai stato amato così in vita mia». Dopo qualche giorno, Gianna è in coda al supermercato. Quando arriva il suo turno alla cassa, Stefano chiede: «Ha notizie fresche di Valentino? Io l’ho sentito l’altro giorno». Dietro di lei una signora: «A me ha chiamato ieri. Continua a dire di andare a trovarlo». Gianna si gira: «Cosa dice? Potremmo andare in primavera». Stefano ferma il passaggio delle scatole: «Che bella idea, signora Gianna! Tutti quelli che lo hanno conosciuto. Organizza lei?». «Certo! Ci vorrà un pulmino». Ridono. Per strada, Gianna ripensa a quella mattina, a quello sguardo, a quel momento in cui qualcosa è cambiato, come se Qualcuno l’avesse presa per mano. Quello struggimento che l’ha fatta muovere, vivere intensamente quell’istante. Qualcosa che non vuol più perdere.
N
iente vacanze fuori dal Vaticano ma un po’ di riposo sì. Papa Francesco nell’udienza del 26 giugno scorso ai fedeli riuniti in piazza San Pietro e nell'Aula Paolo VI ha augurato buone ferie. Era l’ultima udienza generale prima della pausa estiva. Per tutto il mese di luglio il Pontefice si riposerà al fresco dell'aria condizionata di Santa Marta e con un’agenda di impegni molto più snella rispetto al resto dell’anno. Gli impegni pubblici previsti riguardano solo gli Angelus domenicali. Per tutto il mese di luglio non ci saranno invece le udienze generali che riprenderanno regolarmente mercoledì 7 agosto. Per il sesto anno di pontificato consecutivo, quindi, Bergoglio mantiene fede alle sue abitudini che aveva anche quando era arcivescovo di Buenos Aires di non fare vacanze. Niente mare, niente montagna. Durante una intervista spiegò che non faceva le ferie un po' perché non ama viaggiare, un po' perché non avendole mai fatte gli sarebbe sembrata una cosa strana. Sul volo di ritorno dal viaggio in Corea del Sud nell’agosto 2014 aveva detto: «Io ho fatto le vacanze, adesso, a casa, come faccio di solito, perché… una volta, ho letto un libro, interessante, il titolo era: “Rallegrati di essere nevrotico”! Anch’io ho alcune nevrosi, ma bisogna trattarle bene, le nevrosi! Dare loro il mate ogni giorno… Una di queste nevrosi è che sono un po’ troppo attaccato all’habitat. L’ultima volta che ho fatto vacanze fuori Buenos Aires, con la comunità gesuita, è stato nel 1975. Poi, sempre faccio vacanze – davvero! –, ma nell’habitat: cambio ritmo. Dormo di più, leggo le cose che mi piacciono, sento la musica, prego di più… E questo mi riposa. A luglio e parte di agosto ho fatto questo, e va bene». In ogni caso, per Francesco, lavoro e riposo devono andare di pari passo. Ricevendo i vertici dell’Inps, il 7 novembre 2015, aveva coniato l’espressione di «custodia del diritto al riposo», che nel linguaggio della fede è una dimensione umana e divina nello stesso tempo. Non «una semplice astensione dalla fatica e dall’impegno ordinario ma un’occasione per viver pienamente la propria creaturalità, elevata alla dignità filiale da Dio stesso». Il primo impegno dopo la pausa estiva sarà il viaggio in Africa dal 4 al 10 settembre con tappe in Mozambico, Madagascar e Isole Mauritius.
Pertini, Presidente della Repubblica: Al voto sul nuovo Capo dello Stato si presenta un Parlamento spaccato in due, frutto dei nuovi equilibri disegnati dalle elezioni politiche del 1976. In quell'occasione il Partito Comunista Italiano registra il suo miglior risultato di sempre, sfiorando lo storico sorpasso sulla Democrazia Cristiana. Il braccio di ferro tra il PCI di Enrico Berlinguer e la DC guidata dal segretario Benigno Zaccagnini si traduce in un'impasse sul voto che si protrae per 15 scrutini, durante i quali i due nomi che raccolgono maggiore consenso sono quelli del comunista Giorgio Amendola e del democristiano Guido Gonella. Il 16° è risolutivo e le due maggiori forze convergono su una figura stimata trasversalmente, protagonista della guerra di resistenza e già eletto due volte alla Presidenza della Camera: con 832 preferenze su complessivi 995 votanti (record di consensi tuttora incontrastato), Pertini diventa il 7° Presidente della Repubblica Italiana, subentrando al dimissionario Giovanni Leone (colpito dallo scandalo Lockheed).
Il suo settennato, iniziato in una fase drammatica della storia repubblicana (appena un mese dopo l’assassinio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse e nell'ultima fase dei cosiddetti "anni di piombo"), sarà caratterizzato da avvenimenti importanti come l’elezione di papa Giovanni Paolo II e il terremoto dell’Irpinia. Di fronte al periodo critico che si attraversa, l’opinione pubblica vede in lui una figura carismatica e di specchiata moralità, in grado di accrescere la fiducia della gente nelle istituzioni. Con lui la figura del Presidente della Repubblica diventa un simbolo di unità del paese, tramandando ai suoi successori un modello universale di onestà e di alto profilo istituzionale.
S
bagliare è umano, per carità, ma sarebbe meglio non esagerare. Soprattutto durantel'esame di Maturità. E invece anche quest'anno sono tanti gli strafalcioni sparati dai candidati durante il colloquio dell'esame di Stato. Qualche esempio? Dal classico ed immancabile D'Annunzio poeta estetista al nuovissimo Matteozzi come attuale Presidente della Repubblica. A raccogliere gli orrori dei quasi maturi è il sito skuola.net che, con un sondaggio su 6mila maturandi, ha raccolto gli errori più pesanti da digerire. Soprattutto per i professori. Ad esempio Gabriele D'Annunzio quest'anno è passato da poeta vate ad un più offensivo poeta water. Giovanni Verga ha perso la paternità dei Malavoglia, cedendola ad un ignaro Italo Svevo. Non si fanno sconti a nessuno, neanche a Dante che, secondo uno studente, sarebbe un famoso italiano ebreo e, per un altro, avrebbe scritto il 10 Agosto di Pascoli. Anche lo storico dipinto Guernica di Pablo Picasso sembra aver cambiato autore, passando tra le mani di Pablo Escobar. In questo caso la colpa sembra essere tutta delle serie tv. Gli strafalcioni non hanno risparmiato proprio nessuno, neanche il romanzo 1984 di George Orwell dove il protagonista Winston Smith viene scansato dall'attore Will Smith. C'è anche chi è pronto a ripetere la lezione sulla Terza Guerra Mondiale, scoppiata in India, e chi spiega la Guerra Fredda come quel conflitto combattuto senza sentimento, in maniera crudele. Anzi no, è stato combattuto nella gelida Siberia. E Tito Livio, storico latino del 59 a.C., in un attimo è stato nominato Imperatore. Peccato per quel Livio di troppo. E poi c'è lui, Giuseppe Garibaldi, l'eroe dei due Mondi, che per qualcuno è vissuto nel 1300.
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V
angelo di strade e di case. Vanno i settantadue, a cielo aperto, senza borsa né sacca né sandali, senza cose, senza mezzi, semplicemente uomini. A due a due, non da soli, un amico almeno su cui appoggiare il cuore quando il cuore manca; a due a due, per sorreggersi a vicenda; a due a due, come tenda leggera per la presenza di Gesù, perché dove due o tre sono uniti nel mio nome là ci sono io. E senti una sensazione di leggerezza, di freschezza, di coraggio: vi mando come agnelli in mezzo ai lupi, che però non vinceranno, che saranno forse più numerosi degli agnelli ma non più forti, perché su di loro veglia il Pastore bello. E le parole che affida ai discepoli sono semplici e poche: pace a questa casa, Dio è vicino. Parole dirette, che venivano dal cuore e andavano al cuore. Ma in cima a tutto una visione del mondo, lo sguardo esatto con cui andare per le strade e per le case: la messe è molta, ma gli operai sono pochi, pregate dunque… L’occhio grande, l’occhio puro di Dio vede una terra ricca di messi, là dove il nostro occhio opaco vede solo un deserto: la messe è molta. Gesù ci contagia del suo sguardo luminoso e positivo: i campi traboccano di buon grano, là dove noi vediamo solo inverni e numeri che calano. Gesù manda discepoli, ma non a intonare lamenti sopra un mondo distratto e lontano, bensì ad annunciare un capovolgimento: il Regno di Dio, Dio stesso si è fatto vicino. Noi diciamo: c’è distanza tra gli uomini d’oggi e la fede, si sono allontanati da Dio! E Gesù invece: il Regno di Dio è vicino. È davvero uno sguardo diverso (A. Casati). E i discepoli per strade e case portano il volto di un Dio in cammino verso di noi, che entra in casa, che non se ne sta asserragliato nel suo tempio, dietro muri di sacerdoti o di leviti. In qualunque casa entriate, dite: pace a questa casa. Non una pace generica, ma a questa casa, a queste pareti, a questa tavola, a questi volti. «La pace va costruita artigianalmente, a cominciare proprio dalle case, dalle famiglie, dal piccolo contesto in cui ciascuno vive» (papa Francesco). Pace è una parola da riempire di gesti, di muri da abbattere, di perdoni chiesti e donati, di fiducia concessa di nuovo, di accoglienza, di ascolti, di abbracci. Gesù e i suoi proclamano che Dio si è avvicinato, scavalcando tutto ciò che separava la terra dal cielo; è un padre esperto in abbracci e abbatte ciò che emargina pubblicani e peccatori, ciò che separa gli scribi dal popolo, i farisei dalle prostitute, i lebbrosi dai sani (R. Virgili), gli uomini dalle donne. Allora la pace, davvero il succo del Vangelo, dalla periferia delle case avanzerà fino a conquistare il centro della città dell’uomo.
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Parrocchia Cattolica Italiana Virtuale Iasi
SALUTO
+Nel nome del
Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen. C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE
C.
ATTO PENITENZIALE
Il Signore Gesù, che ci invita alla mensa della Parola e dell'Eucaristia, ci chiama alla conversione. Riconosciamo di essere peccatori e invochiamo con fiducia la misericordia di Dio.
Breve pausa di riflessione
gnore ... A. (seduti)
Amen
LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura
Dal libro del profeta Isaia. Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa tutti voi che l'amate. Sfavillate con essa di gioia tutti voi che per essa eravate in lutto. Così sarete allattati e vi sazierete al seno delle sue consolazioni; succhierete e vi delizierete al petto della sua gloria. Perché così dice il Signore: «Ecco, io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la pace; come un torrente in piena, la gloria delle genti. Voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; a Gerusalemme sarete consolati. Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, le vostre ossa saranno rigogliose come l'erba. La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.
Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il SALMO RESPONSORIALE Signore Dio nostro. RIT: Acclamate Dio, voi tutti del C. Dio Onnipotente abbia miserila terra. cordia di noi, perdoni i nostri pecAcclamate Dio, voi tutti della cati e ci conduca alla vita eterna. terra, cantate la gloria del suo noA. Amen. me, dategli gloria con la lode. GLORIA Dite a Dio: «Terribili sono le tue Gloria a Dio nell'alto dei cieli e opere!». R. pace in terra agli uomini di buo«A te si prostri tutta la terra, na volontà. Noi ti lodiamo, ti be- a te canti inni, canti al tuo nome». nediciamo, ti adoriamo, ti glori- Venite e vedete le opere di Dio, fichiamo, ti rendiamo grazie per terribile nel suo agire sugli uomini. la tua gloria immensa, Signore R. Dio, Re del Cielo, Dio Padre OnEgli cambiò il mare in terranipotente. Signore, Figlio unige- ferma; passarono a piedi il fiume: nito, Gesù Cristo, Signore Dio, per questo in lui esultiamo di gioia. Agnello di Dio, Figlio del Padre, Con la sua forza domina in eterno. tu che togli i peccati del mondo, R. abbi pietà di noi; tu che togli i Venite, ascoltate, voi tutti che peccati del mondo, accogli la temete Dio, e narrerò quanto per nostra supplica; tu che siedi alla me ha fatto. destra del Padre, abbi pietà di Sia benedetto Dio, che non ha renoi. Perché tu solo il Santo, tu spinto la mia preghiera, non mi ha solo il Signore, tu solo l'Altissinegato la sua misericordia. R. mo, Gesù Cristo, con lo Spirito Seconda Lettura Santo: nella gloria di Dio Padre. Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Amen. Galati. Fratelli, quanto a me non ci sia alCOLLETTA tro vanto che nella croce del SiC. Preghiamo O Dio, che gnore nostro Gesù Cristo, per meznell'umiliazione del tuo Figlio hai sollevato l'umanità dalla sua cadu- zo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il ta, donaci una rinnovata gioia pasquale, perché, liberi dall'oppres- mondo. Non è infatti la circoncisione che sione della colpa, partecipiamo alla felicità eterna. Per il nostro Si- conta, né la non circoncisione, ma
l'essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l'Israele di Dio. D'ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio. (in piedi)
Canto al Vangelo
ALLELUIA La pace di Cristo regni nei vostri cuori; la parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. ALLELUIA C. A. C. A.
VANGELO
Il Signore sia con voi E con il tuo spirito. Dal Vangelo secondo LUCA Gloria a te o Signore
quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!". Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il regno di Dio". Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: "Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino". Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella
città». I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli». Parola del Signore A. Lode a te o Cristo OMELIA ( Seduti) CREDO in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
perché promuovano la crescita integrale della persona umana, aperta a Dio e ai fratelli, preghiamo. R. Per noi qui presenti, perché la familiarità quotidiana con la parola di Dio ci renda capaci di valutare con maturo discernimento ciò che Dio vuole nelle concrete situazioni della vita, preghiamo. R. C. O Dio, che ami la giustizia, rialza con la tua mano tutti coloro che giacciono nell'ombra della morte; fà che riprendano il cammino della speranza e siano per sempre il tuo vivente canto di gloria. Per Cristo nostro Signore. A Amen
LITURGIA EUCARISTICA
C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi)
SULLE OFFERTE
C. Ci purifichi, Signore, quest'offerta che consacriamo al tuo nome, e ci conduca di giorno in giorno a esprimere in noi la vita nuova del Cristo tuo Figlio. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. A. Amen.
PREGHIERA EUCARISTICA
C. A. C. A. C.
Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. In alto i nostri cuori. Sono rivolti al Signore. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio .A. E’ cosa buona e giusta C. E’ veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode, PREGHIERA DEI FEDELI Dio onnipotente ed eterno, per C. Rivolgiamo la comune preCristo nostro Signore. ghiera a Dio nostro Padre, perché Mirabile è l’opera da lui compiuta ci renda veri discepoli e testimoni nel mistero pasquale: del Cristo, primizia dell'umanità egli ci ha fatti passare dalla schianuova. vitù del peccato e della morte Preghiamo Insieme dicendo: alla gloria di proclamarci stirpe R. O Dio, nostra speranza, eletta, regale sacerdozio, ascoltaci. gente santa, popolo di sua conquiPer la santa Chiesa pellegri- sta, per annunziare al mondo la tua na nel mondo, perché nel fervore potenza, o Padre, che dalle tenedella sua fede e della sua testimo- bre ci hai chiamati allo splendore nianza sia lievito che fermenta la della tua luce. massa, preghiamo. R. Per questo mistero di salvezza, Per quanti soffrono a causa uniti ai cori degli angeli, procladella violenza e dell'oppressione, miamo esultanti la tua lode: Santo, perché sia loro riconosciuto il dirit- Santo, …. (In ginocchio) to a costruire in piena dignità e CONSACRAZIONE uguaglianza il loro futuro, secondo C. Mistero della fede il piano di Dio, preghiamo. R. A. Annunciamo la tua morte, Per gli uomini che hanno re- Signore, proclamiamo la tua risponsabilità educative e sociali,
surrezione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire:
PADRE NOSTRO
……. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli
RITO DELLA PACE
C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C. Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna.
A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace.
C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato.
DOPO LA COMUNIONE
C. Preghiamo Dio onnipotente ed eterno, che ci hai nutriti con i doni della tua carità senza limiti, fa' che godiamo i benefici della salvezza e viviamo sempre in rendimento di grazie. Per Cristo nostro Signore A. Amen C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo A. Amen. C. Nel nome del Signore: andate in pace. A. Rendiamo grazie a Dio