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Papa Francesco:”Costruite ponti, non muri”. E poi:”Un ponte che possiamo realizzare qui e ora: stringerci la mano”
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oi adesso non ci metteremo a gridare contro qualcuno, non ci metteremo a litigare, non vogliamo distruggere. Noi non vogliamo vincere l’odio con più odio, vincere la violenza con più violenza, vincere il terrore con più terrore. E la nostra risposta a questo mondo in guerra ha un nome: si chiama fraternità, si chiama fratellanza, si chiama comunione, si chiama famiglia”. Sono le parole di Papa Francesco durante la veglia di preghiera con i giovani al Campus Misericordiae durante la XXXI Giornata mondiale della gioventù di Cracovia. Il pontefice rivolgendosi a migliaia di giovani ha detto.”Festeggiamo il fatto che veniamo da culture diverse e ci uniamo per pregare. La nostra migliore parola, il nostro miglior discorso sia unirci in preghiera”. E poi ha invitato tutti a fare un momento di silenzio. “Abbiamo ascoltato tre testimonianze; abbiamo toccato, con i nostri cuori, le loro storie, le loro vite. Abbiamo visto come loro, al pari dei discepoli, hanno vissuto momenti simili, hanno passato momenti in cui sono stati pieni di paura, in cui sembrava che tutto crollasse” ha proseguito Papa Francesco: “La paura e l’angoscia che nascono dal sapere che uscendo di casa uno può non rivedere più i suoi cari, la paura di non sentirsi apprezzato e amato, la paura di non avere altre opportunità. Loro hanno condiviso con noi la stessa esperienza che fecero i discepoli, hanno sperimentato la paura che porta in un unico posto: alla chiusura”. E quando la paura si rintana nella chiusura, ha aggiunto il Papa va sempre in compagnia di sua “sorella gemella”, la paralisi. “Sentirci paralizzati. Sentire che in questo mondo, nelle nostre città, nelle nostre comunità, non c’è più spazio per crescere, per sognare, per creare, per guardare orizzonti, in definitiva per vivere, è uno dei mali peggiori che ci possono capitare nella vita – ha sottolineato Bergoglio – . La paralisi ci fa perdere il gusto di godere dell’incontro, dell’amicizia, il gusto di sognare insieme, di camminare con gli altri”. Ma nella vita c’è un’altra paralisi ancora più pericolosa e spesso difficile da identificare, e che costa molto riconoscere. “Mi piace chiamarla la paralisi che nasce quando si confonde la felicità con un divano” ha detto Papa Francesco facendo riferimento alla “divanofelicità” che è, ha detto Papa Francesco “probabilmente la paralisi silenziosa che ci può rovinare di più; perché a poco a poco, senza rendercene conto, ci troviamo addormentati, ci troviamo imbambolati e intontiti mentre altri – forse i più vivi, ma non i più buoni – decidono il futuro per noi. Sicuramente, per molti è più facile e vantaggioso avere dei giovani imbambolati e intontiti che confondono la felicità con un divano; per molti questo risulta più conveniente che avere giovani svegli, desiderosi di rispondere al sogno di Dio e a tutte le aspirazioni del cuore”. Ed ha concluso:”La vita di oggi ci dice che è molto facile fissare l’attenzione su quello che ci divide, su quello che ci separa. Vorrebbero farci credere che chiuderci è il miglior modo di proteggerci da ciò che ci fa male. Oggi noi adulti abbiamo bisogno di voi, per insegnarci a convivere nella diversità, nel dialogo, nel condividere la multiculturalità non come una minaccia ma come un’opportunità: abbiate il coraggio di insegnarci che è più facile costruire ponti che innalzare muri! E tutti insieme chiediamo che esigiate da noi di percorrere le strade della fraternità. Costruire ponti: sapete qual è il primo ponte da costruire? Un ponte che possiamo realizzare qui e ora: stringerci la mano, darci la mano. Forza, fatelo adesso, qui, questo ponte primordiale, e datevi la mano. E’ il grande ponte fraterno, e possano imparare a farlo i grandi di questo mondo!… ma non per la fotografia, bensì per continuare a costruire ponti sempre più grandi. Che questo ponte umano sia seme di tanti altri; sarà un’impronta”. 2
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A nuoto dalla Siria, la 18enne Yusra è il “volto della speranza” delle Olimpiadi
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ieci atleti da Africa e Medio Oriente sono stati chiamati a gareggiare nelle Olimpiadi di Rio de Janeiro, costituendo la prima squadra nella Storia ad essere interamente formata da rifugiati. Per il comitato organizzatore la scelta rappresenta un “simbolo di spe-
ranza” per i rifugiati di tutto il mondo. “Siamo convinti che questa squadra olimpica composta da rifugiati possa essere un simbolo di speranza per i rifugiati di tutto il mondo”, ha dichiarato Thomas Bach, presidente del Comitato Olimpico Internazionale, durante un incontro del comitato tenutosi a Losanna. “È anche un segnale alla comunità internazionale del fatto che i rifugiati sono esseri umani come noi, e che possono contribuire alla società”. La squadra, selezionata tra 43 candidati, è composta da dieci atleti – provenienti dal Sud Sudan (5), dalla Siria (2), dal Congo (2) e dall’Etiopia (1) – che parteciperanno alle gare di judo, 400 metri, 1500 metri e nuoto. E proprio in quest’ultima disciplina la ROA (Refugee Olympic Athletes) sarà rappresentata anche da Yusra Mardini. La r agazza, una 18enne cresciuta a Damasco, è dovuta scappar e nel 2012 dopo che i bombardamenti le hanno distrutto la casa. La sua fuga è iniziata in Libano insieme alla sorella Sarah, con la quale è poi partita dal porto di Smirne, in Turchia, verso la Grecia. Ma il loro viaggio è stato pieno di sfide e pericoli. Il motore si è infatti inceppato appena raggiunto il mare aperto, e la barca (adatta a trasportare soltanto sei o sette persone, ma con a bordo ben 20 migranti) ha subito iniziato a imbarcare acqua. Senza indugi, le due sorelle si sono tuffate in mare e, insieme ad un’altra donna, hanno trascinato l’imbarcazione fino all’Isola di Lesbo. Hanno nuotato per ben tre ore, con una tale fr enesia da smarrire le scarpe lungo il tragitto. “Non sarei rimasta là a lamentarmi che sarei potuta annegare: c’erano alcune persone non sapevano affatto nuotare. Se fossi affogata, almeno sarei morta orgogliosa di me e di mia sorella”, ha dichiarato la giovane atleta. Nell’autunno del 2015 le due sorelle si sono stabilite in Germania, dove adesso vivono anche i loro genitori. Appena arrivata a Berlino, Yusra è stata presentata al Wasserfreunde Spandau 04, una squadra di nuoto situata nei pressi del centro per profughi dove si trova lei. La piscina nella quale si è allenata era stata inizialmente costruita per le Olimpiadi di Berlino del 1936. Una situazione quasi profetica. Storie come quella di Yusra aiutano a non dimenticare il calvario del popolo siriano. La r agazza, che nel 2012 ha rappresentato la Siria nel FINA World Swimming Championships, ha raccontato con commozione la sua esperienza durante la guerra: “È stata dura. A volte sono cadute bombe in piscina proprio quando ci stavamo allenando”. Ma Yusra è ottimista ed è determinata a ispirare, con il suo esempio, molte persone da tutto il mondo: “Prima di tutto voglio [partecipare alle Olimpiadi] per ispirare le persone. Quando la vita presenta dei problemi non bisogna sedersi e mettersi a piagnucolare. Il problema che ho affrontato è stato il motivo che mi ha portato qui e la ragione per cui mi sento più forte. Voglio raggiungere i miei obiettivi. Voglio ispirare le persone e dire che chiunque può realizzare ciò che è nel proprio cuore”. Una determinazione che, considerando il terribile contesto, è letteralmente disarmante: “Fallirò, qualche volta. E proverò di nuovo. Forse sarò triste, sì, ma non lo darò a vedere. Proverò di nuovo, e poi di nuovo, fino a quando non otterrò ciò che voglio. Voglio mostrare alle persone che è difficile raggiungere i propri sogni, ma non è impossibile. Potete farcela. Ognuno può farcela”. 3
Adeste 20162016 - 5°/32 gente sporca troppo la nostra religione ed è brutto sapere che tanti considerano tutti i musulmani terroristi, non è così”. Altri Iman di Milano hanno dichiarato semplicemente: "Qui siamo a casa", qui nelle chiese cattoliche. "Oggi la nostra presenza è simbolica per mandare un messaggio, ma la collaborazione esiste da tanto tempo". "Tutte le religioni sono religioni di pace, fratellanza e uguaglianza". In una chiesa di Ventimiglia, una donna si è tolta il velo in segno di rispetto verso i fedeli cristiani, ha preso la parola e ha raccontato che quando lo porta sul lungomare qualcuno le grida "terrorista", poi ha invitato musulmani e cristiani a non avere paura gli uni degli altri "perchè siamo tutti fratelli e sorelle". Durante la Messa a Santa Maria in Trastevere, a Roma, tre Iman hanno detto: "Dobbiamo avere coraggio noi Imam per affrontare il terrorismo. Voi persone di fede siete pronte a collaborare con noi per evitare questa maledizione". Ricordiamoci che il fondamentalismo islamico sta facendo più stragi e vittime tra gli stessi mussulmani prima ancora che fra cristiani o civili non credenti. "Siamo qui per testimoniare solidarietà dopo l'attentato di Rouen - ha detto Mohammed ben Mohammed entrando in chiesa a Trastevere - per esprimere vicinanza e unità. Nel discorso di venerdì ho invitato i fedeli a denunciare chiunque sia intenzionato a fare un danno alla società. Tra i fedeli sono sicuro che c'è chi è pronto a denunciare. Le moschee non sono luoghi in cui i fanatici si radicalizzano, le Moschee fanno il contrario del terrorismo: diffondono pace e dialogo". Non è che tutti i mussulmani si siano convertiti d'un tratto in pacifisti. Saranno anche solo un pugno di lievito nella massa. Ma è lievito. Nel bene c'è sempre la forza di Dio. Queste parole fanno bene ai mussulmani, e a noi cattolici, per non entrare nella spirale della contrapposizione e, invece, per incamminarci su sentieri di rispetto e fraternità. Della novità di quanto avvenuto in questa domenica 31 luglio – da ricordare! – se ne è fatto interprete, da Cracovia, il cardinale Angelo Bagnasco: “Non sempre abbiamo sentito una reazione corale, ora questo invece si sta creando”. Don Flavio Peloso FDP http://www.messaggidonorione.it/
Domenica 31 luglio 2016, una data da ricordare. Un impegno da continuare.
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mam in chiesa per assistere alla Messa e per dire no alla violenza dopo il barbaro omicidio il 26 luglio di padre Jacques Hamel nella parrocchia di Saint-Étienne a Rouen in Francia. Sarà anche solo un gesto simbolico, ma dobbiamo proprio rallegrarci di questo evento. Mi sono venuti istintivi, al cuore prima che alla mente, i versi iniziali della poesia di Giovanni Pascoli, "L'aquilone". "C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico: io vivo altrove, e sento che sono intorno nate le viole. Si respira una dolce aria che scioglie le dure zolle, e visita le chiese di campagna, ch'erbose hanno le soglie". Quanto avvenuto oggi è solo un'aquilone, un segno bello nel cielo attaccato a un filo? E se fosse il primo segnale di fraternità, in controtendenza proveniente dalla base del mondo islamico, al cui interno continuano a germinare forme aggressive e pazze di fondamentalismo? Viene riferito che c'è stata una notevole partecipazione di mussulmani ad incontri di solidarietà nelle chiese cristiane dopo l'appello lanciato dal Centro per il culto musulmano francese: "I musulmani vadano a messa domenica mattina per dare ai cattolici un segno di solidarietà". E similmente risulta sia avvenuto in Italia, dove le Comunità Religiose Islamiche Italiane hanno deciso di partecipare alla testimonianza di fratellanza spirituale con i cristiani con saluti e gesti di pace durante le celebrazioni domenicali. "Sono state più di 15mila a livello nazionale le adesioni al mio appello per recarsi oggi nella chiesa più vicina, salutare il sacerdote e dire che il mondo musulmano condanna il terrorismo e saluta il mondo cristiano portando il nostro slogan: preghiamo tutti insieme". Lo ha detto Foad Aodi, presidente delle Comunità del Mondo Arabo in Italia. Che bello venire a sapere che l'imam Ahmed El Balazi di Vobarno, un paese del Bresciano, abbia definito "criminali e falliti" i terroristi che pur inneggiano al Corano: “Non ho paura. Come me la pensano gli altri Imam con i quali sono in contatto. Questa 4
Adeste 20162016 - 5°/32 Dio è al servizio della nostra felicità
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ell'ora che non immaginate viene il figlio dell'uomo. Viene, ma non come una minaccia o un rendiconto che incombe. Viene ogni giorno ed ogni no e e cerca un cuore a ento. «Come un innamorato, desidera essere desiderato. Come l'amata io lo a enderò, ben sveglio: non voglio mancare l'appuntamento più bello della mia vita!» (M. Marcolini). La parabola del signore e dei servi è scandita in tre momen(. Tu o prende avvio per l'assenza del signore, che se ne va e affida la casa ai suoi servi. Così Dio ha consegnato a noi il creato, come in principio l'Eden ad Adamo. Ci ha affidato la casa grande che è il mondo, perché ne siamo custodi con tu e le sue creature. E se ne va. Dio, il grande assente, che crea e poi si ri(ra dalla sua creazione. La sua assenza ci pesa, eppure è la garanzia della nostra libertà. Se Dio fosse qui visibile, inevitabile, incombente, chi si muoverebbe più? Un Dio che si impone sarà anche obbedito, ma non sarà amato da liberi figli. Secondo momento: nella notte i servi vegliano e a endono il padrone; hanno cin( i fianchi, cioè sono pron( ad accoglierlo, a essere interamente per lui. Hanno le lucerne accese, perché è no e. Anche quando è no e, quando le ombre si me ono in via; quando la fa(ca è tanta, quando la disperazione fa pressione alla porta del cuore, non mollare, con(nua a lavorare con amore e a enzione per la tua famiglia, la tua comunità, il tuo Paese, la madre terra. Con quel poco che hai, come puoi, meglio che puoi. Vale molto di più accendere una piccola lampada nella no e che imprecare contro tu o il buio che ci circonda. Perché poi arriva il terzo momento. E se tornando il padrone li troverà svegli, bea( quei servi (si a ende così solo se si ama e si desidera, e non si vede l'ora che giunga il momento degli abbracci). In verità vi dico, - quando dice così assicura qualcosa di importante -li farà me ere a tavola e passerà a servirli.È il capovolgimento dell'idea di padrone: il punto commovente, sublime di questo racconto, il momento straordinario, quando accade l'impensabile: il signore si me e a fare il servo! Dio viene e si pone a servizio della mia felicità! Gesù ribadisce due volte, perché si imprima bene, l'a eggiamento sorprendente del signore: e passerà a servirli.È l'immagine clamorosa che solo Gesù ha osato, di Dio nostro servitore, che solo lui ha mostrato cingendo un asciugamano. Allora non chiamiamolo più padrone, mai più, il Dio di Gesù Cristo, chino davan( a noi, le mani colme di doni. Questo Dio è il solo che io servirò, tu> i giorni e tu e le not( della mia vita. Il solo che servirò perché è il solo che si èfa o mio servitore.
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La chiesa più vecchia di Romania posizione ufficiale. Grazie al fatto che diversi monumenti romani sono stati incastonati nella costruzione della chiesa, essi sono stati salvati dalla distruzione. La chiesa poggia su otto lapidi romani. Le colonne all'interno della chiesa sono piuttosto insolite e portano delle iscrizioni in daco e in latino. Questi sono altari pagani romani, lapidi o stelle, messe uno sopra l'altro e l’altare è posto verso sud, mentre tutte le chiese ortodosse hanno altare verso est. "All'interno del monumento si trova una pittura murale preziosa risalente alla prima metà del XV secolo, che adorna l'abside semicircolare dell'altare, le mura orientali della navata, delle parti dei pilastri centrali, e all'esterno, sopra la porta d'ingresso nella navata, l’icona patrono. La pittura dal 1443 appartiene all'artista Stefan Zugravul, la sua firma trovandosi sotto la finestra sudorientale dell’abside. Il complesso di pittura murale combina in modo sincretico l'iconografia tradizionale bizantina con elementi narrativi e realistici tipici dell’inizio del Rinascimento in una visione con dei tratti folcloristici"(descrizione presente sulla targhetta all'ingresso della chiesa). Dal punto di vista architettonico e con tutte le modifiche subite dalla chiesa nel corso della sua esistenza, la chiesa di Densuș non può essere inquadrata come facente parte di una certa epoca, perché è un amalgama di elementi architettonici specifici di diversi periodi. Anche se lei risale ufficialmente al XII-XIII secolo, molti la considerano di origine dacica o ancora più vecchia.Grazie alla sua particolarità, l'edificio è conosciuto come il più insolito della zona di Hațeg ma anche in tutto il paese. La chiesa è stata inclusa sulla lista dei monumenti proposti per entrare a far parte del patrimonio UNESCO.
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Densuș, a soli dieci chilometri da Haţeg, si trova la chiesa di San Nicola, la chiesa più antica della Romania e del Sud-est dell’Europa. La chiesa si pr esenta come una struttura bizzarra, essendo composta di elementi daci, romane, gotici ed ortodossi. La storia del luogo è strettamente legata all'esistenza del posto di culto cristiano che, secondo i primi scritti sulla chiesa e sul villaggio, è stato costruito alla fine del XIII secolo. Le opinioni sulla datazione della chiesa sono piuttosto controverse. Alcuni storici dicono che al posto della chiesa, nel II secolo c’era un tempio pagano dedicato al dio Marte. Dopo che i romani hanno lasciato il paese, il tempio pagano è passato alla religione cristiana e da allora si tengono le messe nella chiesa. Altri storici affermano che prima dell'arrivo dei romani sul sito della chiesa c’era un tempio dedicato a Zamolxe, dove si facevano le messe ed era gestito dai monaci. Gli scavi archeologici hanno portato alla luce una brocca con la scritta “Koson”, cioè il re daco Koson che si è permesso di battere la propria moneta d'oro, il che sposta la datazione dell'edificio molto prima della nostra era. Al di là delle opinioni sulla sua età, la chiesa di Densuș ha una storia piena di misteri e polemiche che le dà l'aura della chiesa più strana della Romania e anche dell’Europa. Perché così tanti misteri? Perché le sue mura furono costruite con le lapidi romane, blocchi di pietra dacici, colonne e capitelli dal sito di Sarmisegetuza Ulpia Traiana, iscrizioni controverse e statue decorative che fanno si che tanti storici non accettino la 6
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Il paese di Cornești è una frazione del Municipio di Miroslava in judet. Iași. Il proprietario terriero Dimitrie Angel volle provare a coltivare il riso per la prima volta in Romania. A tale scopo sia per l’assoluta novità della coltivazione e quindi assenza in loco di mano d’opera competente e poi anche per la poca scelta su piazza, decise di “ importare “ nel 1879, intere famiglie di agricoltori dall’Italia dalla zona di Rovigo, dove gia’ si coltivava il riso.
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n una ricerca realizzata da Emilio Zanella, nel 1931, si parla di alcuni condizioni di vita molto dure in Italia per gli abitanti delle zone rurali della provincia di Rovigo, all’epoca in cui si ebbe la migrazione verso il villaggio di Cornești. La situazione di estrema povertà fu ricordata anche dal medico socialista Nicola Badaloni, che sostenne che nel 1878 “il Comune di Trecenta vide ALINA DOROJAN in pochi mesi 700 dei suoi figli abbandonare il paese natio per la Valac(Doctor, Universitatea Roma Tre) Presente su :www.academia.edu chia, non in cerca di fortuna, ma in cerca del pane”. Lo storico Oscar Gaspari vide in questa coincidenza della data e il luogo di partenza, la possibilità che queste famiglie del Polesine fossero in realtà le stesse di quelle partite per la Moldavia. Altri dati sulle partenze dal Polesine furono offerti da Antonio Lazzarini, secondo il quale nel 1879 espatriarono definitivamente 361 abitanti. L’emigrazione a Corneşti anticipò di quasi un decennio, la grande migrazione che poi si diresse dal Veneto verso il Brasile. L’emigrazione degli italiani di Rovigo verso la Moldavia fu sorprendente all’epoca, poiché nel periodo 1876-1886, la regione Veneto era ancora estranea al fenomeno migratorio di massa, nonostante che all’interno di Italia gli spostamenti della popolazione da un luogo ad altro fossero molto evidenti per effetto della crisi agraria degli anni ’80 del XIX secolo. Uno dei motivi principali che determinarono il flusso migratorio verso Cornești fu la possibilità per i nuovi agricoltori, terminati gli anni di lavoro contrattuale, di divenire proprietari dei terreni. Ma nello stesso 1879 si cambiarono alcuni articoli della Costituzione romena nata nel 1866. I nuovi articoli proibivano agli stranieri di possedere immobili e proprietà nello spazio rurale ed una dichiarazione dell’agosto 1880 aggiunta ad una convenzione consolare italo-romena specificò ugualmente lo stesso divieto per gli stranieri di possedere i beni rurali. A quanto pare parecchi italiani furono disposti addirittura a rinunciare alla nazionalità italiana e accettare quella romena per poter usufruire di un vistoso vantaggio per le loro famiglie. I primi italiani che arrivarono nella primavera del 1879, dovettero pagare il costo del viaggio fino a Galaţi, mentre l’altra parte, dal porto moldavo alla tenuta di Corneşti, venne effettuata da Anghel. Questa forma sarebbe stata valida anche per gli altri coloni che fossero arrivati nell’autunno successivo. Il poeta Dimitrie Anghel lasciò una descrizione spiritosa dello spostamento degli agricoltori italiani tra i contadini romeni di Corneşti che rimasero sorpresi dai costumi e dalle abitudini di vita dei “taliani”. Una delle prime menzioni della colonia degli agricoltori italiani di Corneşti fu accennata nel suo diario dal segretario consolare Alberto Pansa, che nel 28 e 29 agosto 1879 effettuò la sua prima visita in loco. Non tutto funzionava a dovere: si verificarono ritardi nella costruzione delle case, e l’ansia dell’inverno veniente che avrebbe potuto trovare questi italiani senza riparo, aggiungendosi anche una scarsa assistenza medica per l’epidemia di febbre dilgante, determinò uno stato di enorme disagio fra le famiglie immigrate. Alla presenza del segretario Pansa, il proprietario Anghel promise l’assistenza medica e Il “conac” della famiglia Anun prete cattolico per la colonia. La seconda visita di Pansa fu fatta all’inighel, demolito dopo il 1989. zio del novembre 1879 perchè erano sorte altre controversie fra Anghel e i coloni, a causa del non rispetto delle clausole contrattuali inerenti la fornitura di abiti ed cibo. 7
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Gli insegni a dare ascolto a tutti gli uomini, ma gli insegni anche a filtrare ciò che ascolta col setaccio della verità, trattenendo solo il buono che vi passa attraverso. Gli insegni, se può, come ridere quando è triste. Gli insegni che non c’è vergogna nelle lacrime. Gli insegni a schernire i cinici ed a guardarsi dall’eccessiva dolcezza. Gli insegni a vendere la sua merce al miglior offerente, ma a non dare mai un prezzo al proprio cuore e alla propria anima. Gli insegni a non dare ascolto alla gentaglia urlante e ad alzarsi e combattere, se è nel giusto. Lo tratti con gentilezza, ma non lo coccoli, perché solo attraverso la prova del fuoco si fa un buon acciaio. Lasci che abbia il coraggio di essere impaziente. Lasci che abbia la pazienza per essere coraggioso. Gli insegni sempre ad avere una sublime fiducia in sé stesso, perché solo allora avrà una sublime fiducia nel genere umano. So che la richiesta è grande, ma veda cosa può fare… E’ un così caro ragazzo mio figlio”.
Le"era di Abramo Lincoln al maestro del figlio Abramo Lincoln, sedicesimo pr esidente degli Stati Uniti, scrisse una lettera all’insegnante del figlio, nel suo primo giorno di scuola.
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Il mio figlioletto inizia oggi la scuola: per lui, tutto sarà strano e nuovo per un po’ e desidero che sia trattato con delicatezza. È un’avventura che potrebbe portarlo ad attraversare continenti, un’avventura che, probabilmente, comprenderà guerre, tragedie e dolore. Vivere questa vita richiederà fede, amore e coraggio. Dovrà imparare, lo so, che non tutti gli uomini sono giusti, che non tutti gli uomini sono sinceri. Però gli insegni anche che per ogni delinquente, c’è un eroe; che per ogni politico egoista c’è un leader scrupoloso… Gli insegni che per ogni nemico c’è un amico, cerchi di tenerlo lontano dall’invidia, se ci riesce, e gli insegni il segreto di una risata discreta. Gli faccia imparare subito che i bulli sono i primi ad essere sconfitti… Se può, gli trasmetta la meraviglia dei libri… Ma gli lasci anche il tempo tranquillo per ponderare l’eterno mistero degli uccelli nel cielo, delle api nel sole e dei fiori su una vrde collina. Gli insegni che a scuola è molto più onorevole sbagliare piuttosto che imbrogliare… Gli insegni ad avere fiducia nelle proprie idee, anche se tutti gli dicono che sta sbagliando… Gli insegni ad essere gentile con le persone gentili e rude con i rudi. Cerchi di dare a mio figlio la forza per non seguire la massa, anche se tutti saltano sul carro del vincitore…
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braham Lincoln fu il sedicesimo pr esidente degli Stati Uniti (dal 1861 al 1865) e fu il principale artefice della vittoria degli unionisti nella guerra di secessione americana e dell'abolizione della schiavitù. Nato a Hodgenville, in Kentucky, il 12 febbraio 1809 da una famiglia di pionieri, intraprese gli studi giuridici, guadagnandosi ben presto una solida reputazione per la sua onestà. Nel 1833 fu eletto deputato al parlamento dell'Illinois. In materia di schiavitù, era un antischiavista. Nel 1860 i repubblicani lo candidarono alla presidenza: ottenne la maggioranza dei voti ed entrò nella Casa Bianca. Nel febbraio del 1861 scoppiò la guerra fra nord e sud che si concluse nel 1865 con la vittoria dei nordisti. Già nel 1862 il presidente emanò il proclama di emancipazione che liberava gli schiavi e autorizzava la creazione di unità militari di colore. Lincoln, però, era determinato a porre l'emancipazione su una base permanente e nel 1864 propose l'introduzione di un emendamento contro la schiavitù nella Costituzione. Tale emendamento venne accettato dopo la sua rielezione, nel 1865. Un fanatico sudista, John Wilkes Booth, preoccupato dell'eventualità che i neri potessero ottenere il diritto di voto, il 14 aprile del 1865 ferì mortalmente Lincoln, a Washington. Fu dichiarato morto la mattina del giorno seguente.
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Adeste 20162016 - 5°/32 po non vengono sfruttate. Non possiamo neanche immaginare la felicità di una persona anziana, ad esempio un nostro nonno, quando andiamo a fargli visita e ci fermiamo a parlargli e a fargli compagnia. In questo modo, anche se per poco interrompiamo la solitudine in cui è costretto a vivere come molti suoi simili, a causa della loro emarginazione dalla società. Forse il più grande desiderio di queste persone è proprio la felicità dei loro figli e dei loro nipoti per i quali sarebbe capaci di rinunciare a qualsiasi cosa.. Dunque, secondo me una persona anziana, è non soltanto nonno o nonna, ma molto di più: una persona che più delle altre merita di essere presa in considerazione, rispettata e ammirata. ( Elena III B )
TEMA: Gli anziani oggi
Metti una sera a cena con quattro agenti. Che invece di redigere verbali o stanare "topi d'appartamento", per una volta, nell'appartamento di una coppia di anziani, colpiti da un'inguaribile solitudine, si mettono ai fornelli, tirano fuori le padelle, aprono la dispensa e spadellano spaghetti burro e parmigiano. È successo nel quartiere Appio della capitale, martedì verso le 19.45, una sera come tante di questa afosa estate romana. A raccontarlo sono gli agenti della Questura in un post sul profilo Facebook di San Vitale. Jole e Michele, 89 anni lei, 94 lui, da settanta uno accanto all'altro, sono in casa. Soli. L'ennesima serata a guardare la tv, a scorrere i titoli del telegiornale. Da molto tempo nessuno passa a trovarli e nemmeno più i rumori e le voci della città gli fanno compagnia, ora che Roma si è mezza svuotata per le vacanze estive. Perfino i vicini hanno fatto le valigie e sono andati fuori. La solitudine da silenzio si trasforma in pianto e alla fine sfocia in urla di disperazione. Qualcuno, dal palazzo, sente quelle grida e quei singhiozzi e chiama il 113, preoccupato di una violenta lite in famiglia o dell'irruzione di un ladro in un appartamento. Arrivano gli agenti ma la scena che si trovano davanti è inattesa. Non c'è nessun reato, nessun litigio, nessuna violenza, nessuna rapina, nessuna truffa a domicilio di cui spesso purtroppo sono vittime gli anziani. Ci sono invece Jole e Michele. Sono loro a raccontare ai poliziotti della lunga vita insieme e anche di quella desolazione che soffoca ancora più il respiro, oltre il caldo, oltre l'afa. Così, nell'attesa che arrivi l'ambulanza per controllare che i due coniugi stiano bene, gli agenti - Andrea, Alessandro, Ernesto e Mirko - indossano i panni degli chef e degli intrattenitori: il primo si mette ai fornelli, gli altri chiacchierano con la coppia che intanto arrotola gli spaghetti burro e formaggio. Una cena semplice ma diversa, come del tutto fuori dall'ordinario è stato l'intervento dei quattro poliziotti.
Con il passare degli anni, tutti prima o poi diventano anziani. Certo è difficile immaginare i nostri nonni o qualsiasi altra persona anziana da giovani. Ci sembrerà impossibile, però anche loro sono stati come noi e anche noi un giorno saremo come loro. Attualmente le persone anziane, sono quasi sempre emarginate dalla società. Non lavorano più, sono spesso considerati incapaci di svolgere qualsiasi attività e vengono “abbandonati” in qualche casa di riposo. A nessuno di noi penso sia venuto in mente di mettersi nei loro panni. Non conducono di certo una vita facile, ma secondo me vorrebbero soltanto essere più presi in considerazione. Gli anziani non vogliono essere considerati incapaci, anzi vogliono sentirsi utili. Per questo basterebbe concedere loro la possibilità di fare qualche attività. Se questo proprio non è possibile, probabilmente a causa della loro salute e delle loro condizioni fisiche, non vuol dire che devono essere considerati un peso, un dovere in più per la loro famiglia, che si deve prendere cura di loro. In questo modo gli anziani si sentono sempre più delusi e tristi. Invece occorrerebbe soltanto dedicare loro più attenzione, magari restando solo ad ascoltarli e a farli un po’ di compagnia. Ci sorprenderà sicuramente sapere quante cose avrebbero da dirci, quanti consigli utili potrebbero darci. Loro hanno molta più esperienza di noi poiché hanno affrontato tutte le difficoltà della vita e in un modo o nell’altro le hanno superate. Perciò meritano tutto il nostro rispetto. Da giovani hanno commesso anche errori e da quelli errori hanno imparato qualcosa. Per questo sarebbero più che felici se soprattutto noi giovani li prendessimo in considerazione, ascoltassimo i loro consigli evitando così di ripetere i loro stessi sbagli. Le persone anziane hanno ancora molto da darci. I loro ricordi non sono mai semplici ricordi, ma testimonianze di vita, da cui trarre degli insegnamenti. Hanno vissuto tempi difficili come la guerra, ma hanno trovato sempre la speranza di andare avanti. Questo è un altro motivo per cui sono degni di ammirazione. Inoltre le persone anziane sono molto sagge e pazienti, due buone qualità, molto utili nella società, che purtrop9
Adeste 20162016 - 5°/32 LITURGIA EUCARISTICA LETTURE:Sap 18,6-9 Sal 32 Eb 11,1-2.8-19 Lc 12,32-48 C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen C. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. Spesso non pensiamo alla nostra responsabilità di cristiani. Come viviamo il tempo? Lasciamo, forse, che la nostra vita scorra in modo superficiale? Chiediamo perdono a Dio e ringraziamolo per il dono di maturare nella comunione con lui e per la possibilità di costruire fin d’ora la nostra eternità. Breve pausa di riflessione personale Signore, come i servi infedeli non abbiamo corrisposto ai tuoi doni, abbi pietà di noi. Signore, pietà. Cristo, non abbiamo vissuto la nostra libertà nella ricerca del bene, abbi pietà di noi. Cristo, pietà. Signore, non abbiamo preso coscienza che la tua grazia visitava i nostri giorni, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.A.Amen. GLORIA a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen. COLLETTA C. Arda nei nostri cuori, o Padre, la stessa fede che spinse Abramo a vivere sulla terra come pellegrino, e non si spenga la nostra lampada, perché vigilanti nell'attesa della tua ora siamo introdotti da te nella patria eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli
A. Amen LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura Dal libro della Sapienza La notte della liberazione fu preannunciata ai nostri padri, perché avessero coraggio, sapendo bene a quali giuramenti avevano prestato fedeltà. Il tuo popolo infatti era in attesa della salvezza dei giusti, della rovina dei nemici. Difatti come punisti gli avversari, così glorificasti noi, chiamandoci a te. I figli santi dei giusti offrivano sacrifici in segreto e si imposero, concordi, questa legge divina: di condividere allo stesso modo successi e pericoli, intonando subito le sacre lodi dei padri. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE R.
Beato il popolo scelto dal Signore. Esultate, o giusti, nel Signore; per gli uomini retti è bella la lode. Beata la nazione che ha il Signore come Dio, il popolo che egli ha scelto come sua eredità. R/. Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme, su chi spera nel suo amore, per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame. R/. L’anima nostra attende il Signore: egli è nostro aiuto e nostro scudo. Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo. R/. Seconda Lettura Dalla lettera di S.Paolo agli Ebrei Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio. Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso. Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può
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contare. Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio. Ha preparato infatti per loro una città. Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio Canto al Vangelo R. Alleluia,Alleluia Vegliate e tenetevi pronti, perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.Alleluia VANGELO C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo Luca A. Glora a te o Signore A. In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse:
Adeste 20162016 - 5°/32 «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Fratelli e sorelle, Dio, come ha ascoltato il grido di Abramo, così ascolta quanti si rivolgono a lui con fede. Preghiamo insieme dicendo:
Signore, ascolta la nostra preghiera. Per coloro che hanno un ministero nella Chiesa, perché siano sempre guide sagge del gregge a loro affidato, preghiamo. Per quanti vivono un momento di ferie e di riposo, perché si ricordino che la fede non va in vacanza, preghiamo. Per noi, perché in questo tempo sappiamo ritemprare lo spirito con la preghiera e la meditazione, preghiamo. C. Padre, che in Cristo ci hai insegnato come rivolgerci a te, fa’ che sappiamo essere vigilante nella fede in attesa del ritorno di tuo Figlio. Egli è Dio e vive e regna nei secoli dei secoli. A. Amen. LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Accogli con bontà, Signore, questi doni che tu stesso hai posto nelle mani della tua Chiesa, e con la tua potenza trasformali per noi in sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. A. È’ cosa buona e giusta. C È veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare a te l'inno di benedizione e di lode, Dio onnipotente ed eterno, dal quale tutto l'universo riceve esistenza, energia e vita. Ogni giorno del nostro pellegrinaggio sulla terra é un dono sempre nuovo del tuo amore per noi, e un pegno della vita immortale, poiché possediamo fin da ora le primizie del tuo Spirito, nel quale hai risuscitato Gesù Cristo dai morti e viviamo nell'attesa che si compia la beata speranza nella Pasqua eterna del tuo regno. Per questo mistero di salvezza, insieme agli angeli e ai santi, proclamiamo a una sola voce l'inno della tua gloria: Santo, Santo, Santo DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risur-
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rezione nell’attesa della tua venuta. DOPOLAPREGHIERAEUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C.A. P A D R E NO S T R O che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C La partecipazione a questi sacramenti salvi il tuo popolo, Signore, e lo confermi nella luce della tua verità. Per Cristo nostro Signore. C. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: andate in pace. A. Rendiamo grazie a Dio
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Marcinelle, tragedia in miniera: A meno di due settimane dall'affondamento dell'Andrea Doria, l'Italia è colpita da una nuova e piÚ grave tragedia. Nella miniera di Marcinelle(ver sante sudoccidentale del Belgio), per un errore umano, un carrello trancia un cavo elettrico e il conseguente corto circuito provoca un terribile incendio. A 975 metri di profondità si scatena l’inferno e ogni tentativo dei soccorritori risulterà vano. Perdono la vita 262 operai (su 274 del personale complessivo), molti nel tentativo disperato di mettersi in salvo tra vie di fuga impossibili. I morti sono di varie nazionalità (belgi, greci, polacchi, ungheresi, etc.) ma in maggioranza italiani (ben 136). Emigranti da ogni parte del Bel Paese in cerca di lavoro, avevano trovato qui la loro risposta, nell’ambito di un accordo italo-belga che in cambio di manodopera (carente nel paese fiammingo) impegnava l’Italia a importare il carbone estratto a Marcinelle. Mesi e mesi occorreranno per estrarre i corpi intrappolati in cunicoli e gallerie a diversi metri di profondità (l’ultimo sarà recuperato nel dicembre del 1957). I risultati della commissione d’inchiesta e del successivo processo saranno caratterizzati da omissioni e imprecisioni, al centro di aspre e lunghe polemiche tra le comunità italiana e belga. Parte della verità verrà a galla piÚ tardi, ponendo l’accento sulle condizioni di sicurezza precarie della miniera, sfruttata in maniera crescente dal 1822. Un aspetto eclatante, all’origine della tragedia, scoperto in seguito: il cavo dell’olio correva vicinissimo a quello elettrico e questo avrebbe favorito il diffondersi delle fiamme in tutta la miniera. Oggi la miniera è un luogo della memoria che ricorda quei tragici momenti e anche un museo sulla storia dell’attività estrattiva e dell’industria. I SANTI DELLA SETTIMANA 07 D
s. Gaetano da Thiene
08 L
s. Domenico di Guzman
09 M
s.Teresa B. della Croce
10 M
s. Lorenzo
11 G
s. Chiara di Assisi
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s. Giuliano
13 S
ss. Poziano e Ippolito
*°* C7 8: Chiesa romano-cattolica dei Piaristi. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii� din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: veresstelian@yahoo.com Domenica alle ore 12,00
B : Preasfantul Mantuitor
(Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balcescu, nr. 28, sector 1, BucureĹ&#x;ti tel./ *°* fax: 021-314.18.57, don Roberto Polimeni, Tel:0770953530 mail: polimeni.roberto@yahoo.com; polimeni.rober A7: I 7+ : Domenica ore 11:00 nella Chieto70@gmail.com; Tel 0040 756066967. Trasmessa sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262 in diretta su www.telestartv.ro *°* Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari. *°* T+<+ = : Chiesa Sfanta Fecioara Maria RegiI +: Cattedrale "vecchia" IaĹ&#x;i - Adormirea Maicii na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: Domenica Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 ore 11,00 Monastero S. Luigi Orione â&#x20AC;&#x201C;Iasi, Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 M ail: Mail:parohiafabric@googlemail.com *°* Alelembo73@gmail.com
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