Adeste 40 domenica 02 ottobre 2016c

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anti nonni d'Italia e del mondo! Presenti e affettuosi

della Repubblica al nonno e alla nonna d’Italia.

con i nipoti, fanno da babysitter, la spesa, cucinano e vanno anche dal pediatra. Oggi sono 12 milioni i nonni che si occupano di 7 milioni di nipoti (dati Federanziani). Il risparmio dato dall’avere un nonno, secondo la Camera di commercio di Milano, è stato stimato in circa 200 euro al mese a famiglia

Il ruolo dei nonni è centrale all’interno della famiglia per ché i genitor i non hanno più molto tempo da passare con i propri bambini e l’apporto dei nonni si rivela prezioso, specialmente se si può risparmiare qualche euro sulla babysitter. Mentre i genitori lavorano, sono i nonni a occuparsi dei più piccoli: li portano a scuola, li vanno a riprendere, parlano con loro, sostituiscono i genitori che vedono ridotto il proprio spazio dai ritmi della società. Secondo uno studio della Camera di Commercio di Milano il risparmio dato dall’avere un nonno è stato stimato in circa 200 euro al mese a famiglia e in 50 miliardi di euro annui totali: in cima alla lista delle attività che fanno risparmiare soldi a mamma e papà c’è, ovviamente, il babysitteraggio, seguito dall’aiuto durante le vacanze e dalla voce spesa e cucina. Senza dimenticare poi gli aiuti per la pulizia, la lavanderia, le piccole commissioni e la cura di eventuali animali domestici.

Presenti, affettuosi e capaci di insegnare preziose lezioni di vita. I nonni sono figure insostituibili nell’infanzia di ogni bambino che, diventato adulto ne ricorderà per sempre le coccole, le storie raccontate prima di andare a dormire, i giochi e i tanti momenti spensierati. Da sempre figure di riferimento nella crescita e nell’educazione dei bambini, i nonni di tutta Italia vengono festeggiati il 2 ottobre con una r icor r enza civile divenuta da 11 anni evento nazionale con legge del Parlamento italiano (la 159 del 31 luglio 2005), proprio come succede per il papà e per la mamma, per celebrare l’importanza del loro ruolo all’interno delle famiglie e della società e ringraziarli per quanto fanno quotidianamente. I nonni, infatti, non solo contribuiscono alla crescita e all’educazione dei nipoti, ma sono anche un supporto fondamentale per i genitori e un aiuto importante per molte associazioni di volontariato

E i nonni, cosa dicono? I nonni inter vistati (20% del campione) dimostrano una perfetta consapevolezza dell’importanza del proprio ruolo: il 47% afferma di trascorrere molto tempo con i nipoti e il 66%, ritiene di essere molto presente e influente nella vita dei nipoti.

Ma perché il 2 ottobre? È la data in cui la chiesa cattolica celebra gli Angeli custodi, che proprio come i nonni proteggono e custodiscono i bambini. L’istituzione della festa prevede l’impegno concreto da parte degli Enti locali (Regioni, Province e Comuni) a istituire iniziative per valorizzare il ruolo dei nonni e un premio annuale, consegnato dal presidente 2


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I nonni secondo Papa Francesco

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ella catechesi di oggi ( 11 Marzo 2015 ) Papa Francesco con nua la catechesi sui nonni so olineando l’importanza del loro ruolo nella famiglia e sopra u o nella società . “Lo faccio immedesimandomi in queste persone, perché anch’io appartengo a questa fascia di età”, scherza il Santo Padre con i presen in piazza San Pietro.

“Quando sono stato nelle Filippine, il popolo filippino mi salutava dicendo: “Lolo Kiko” (cioè nonno Francesco) “Lolo Kiko”, dicevano… Una prima cosa è importante so,olineare: è vero che la società tende a scartarci, ma di certo non il Signore. Il Signore non ci scarta mai. Lui ci chiama a seguirlo in ogni età della vita, e anche l’anzianità con ene una grazia e una missione, una vera vocazione del Signore. L’anzianità è una vocazione. Non è ancora il momento di “ rare i remi in barca”. Questo periodo della vita è diverso dai preceden , non c’è dubbio; dobbiamo anche un pò “inventarcelo”, perché le nostre società non sono pronte, spiritualmente e moralmente, a dare ad esso, a questo momento della vita, il suo pieno valore”, con nua Francesco rivolto alla folla. “Sono stato molto colpito dalla “Giornata per gli anziani” che abbiamo fa,o qui in piazza San Pietro lo scorso anno, la piazza era piena. Ho ascoltato storie di anziani che si spendono per gli altri, e anche storie di coppie di sposi, che dicevano: “Facciamo il 50.mo di matrimonio, facciamo il 60.mo di matrimonio”. È importante farlo vedere ai giovani che si stancano presto; è importante la tes monianza degli anziani nella fedeltà. E in questa piazza erano tan quel giorno. È una riflessione da con nuare, in ambito sia ecclesiale che civile”. “Cari nonni, cari anziani, me>amoci nella scia di ques vecchi straordinari! Diven amo anche noi un po’ poe della preghiera: prendiamo gusto a cercare parole nostre, riappropriamoci di quelle che ci insegna la Parola di Dio. È un grande dono per la Chiesa, la preghiera dei nonni e degli anziani! La preghiera degli anziani e dei nonni è un dono per la Chiesa, è una ricchezza! Una grande iniezione di saggezza anche per l’intera società umana: sopra,u,o per quella che è troppo indaffarata, troppo presa, troppo distra,a. Qualcuno deve pur cantare, anche per loro, cantare i segni di Dio, proclamare i segni di Dio, pregare per loro! Guardiamo a Benede o XVI, che ha scelto di passare nella preghiera e nell’ascolto di Dio l’ul mo tra,o della sua vita! È bello questo. È una cosa bella la preghiera degli anziani”. Noi possiamo ringraziare il Signore per i benefici ricevu , e riempire il vuoto dell’ingra tudine che lo circonda. Possiamo intercedere per le a,ese delle nuove generazioni e dare dignità alla memoria e ai sacrifici di quelle passate. Noi possiamo ricordare ai giovani ambiziosi che una vita senza amore è una vita arida. Possiamo dire ai giovani paurosi che l’angoscia del futuro può essere vinta. Possiamo insegnare ai giovani troppo innamora di sé stessi che c’è più gioia nel dare che nel ricevere“. “Come vorrei una Chiesa che sfida la cultura dello scarto con la gioia traboccante di un nuovo abbraccio tra i giovani e gli anziani! E questo è quello che oggi chiedo al Signore, questo abbraccio”, conclude papa Francesco. ( da Il Mio Papa ) 3


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L’angelo custode ha un corpo umano, fulgido e bellissimo, provvisto di ali e capelli biondi lunghi ed inanella , poichè Dio gli concede d’assumere questo aspe o per essere riconoscibile agli umani. L’angelo ha un ves to aureo o azzuro e bianco. Ha il compito di seguirci per tu a la vita ed aiutarci a vincere le tentazioni per accompagnarci in Paradiso o lasciarci ed essere affidato ad altri in caso di dannazione. L’angelo custode di ciascun sacerdote lo vedo a sinistra e sta a sinistra perchè, essendo i sacerdo ministri di Dio, vengono considera superiori agli angeli come ministri, pur essendo come uomini, imperfe$ o perfe$, inferiori.

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osì la mistica italiana Natuzza Evolo era solita descrivere l’angelo custode che spesso le era vicino, pronto a confortarla nei momenti di bisogno e di maggiore difficoltà. Ella aveva un rapporto speciale con questi spiriti celesti: nella sua biografia troviamo più volte riferimenti ad essi con relativi dialoghi, anche in situazioni giocose (la Evolo racconta di come ad una sua semplice battutta l’angelo abbia sorriso divertito), regalandoci degli estratti inediti raramente riscontrabili in altri scritti d’epoca cristiana. Troviamo inoltre scritto che “l’angelo non rinnega mai il suo protetto, nemmeno quando è in stato di peccato, pure il più grave peccato. Piuttosto prega e cerca d’intercedere per lui presso Dio poichè, anche se affievolito e contaminato dalle colpe, nell’uomo esiste sempre il soffio divino”. Quest’ultima affermazione desta particolare interesse essendo completamente in linea con le Sacre Scritture dove, nello specifico, l’Arcangelo Michele in una disputa con Satana non pronuncia giudizi contro di quest’ultimo, pur essendo il male assoluto (Giuda 1:9). Le descrizioni di Natuzza Evolo sono in verità molte di più ma, come possiamo ben immaginare, le testimonianze che nel corso dei secoli sono state donate all’umanità riguardo gli angeli custodi – e gli angeli in generale – da santi, teologi, visionari e persone comuni sono estremamente variegate, colme d’interessanti particolari ed in alcuni casi molto particolari, e proprio per questo vogliamo intraprendere un profondo viaggio nella storia per avere un quadro meglio definito di uno dei doni più grandi fatti da Dio all’uomo: l’angelo custode.

Ogni persona ha un angelo custode? A questa domanda risponde uno dei dottori della Chiesa, S. Tommaso D’Aquino (1225-1274), confermandoci quanto la dottrina cristiana afferma: nel tortuoso percorso della vita ad ogni uomo viene assegnata una guida, un sostegno direttamente dal Creatore stesso. Trattasi dell’angelo custode. Esso, stando sempre a quanto afferma S. Tommaso, sarebbe donato al bambino nel momento della nascita dato che dal concepimento sino al parto sarebbe direttamente sotto la protezione dell’angelo della madre. Esiste qui tuttavia una divergenza di pensiero con altri teologi, secondo i quali sarebbe invece affidato sin dall’istante del concepimento. 4


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La fede, un «niente» che può «tu o» Gesù ha appena avanzato la sua proposta 'unica misura del perdono è perdonare senza misurà, che agli Apostoli appare un obiettivo inarrivabile, al di là delle loro forze, e sgorga spontanea la richiesta: accresci in noi la fede. Da soli non ce la faremo mai. Gesù però non esaudisce la richiesta, perché non tocca a Dio aggiungere, accrescere, aumentare la fede, non può farlo: essa è la libera risposta dell'uomo al corteggiamento di Dio. Gesù cambia la prospettiva da cui guardare la fede, introducendo come unità di misura il granello di senape, proverbialmente il più piccolo di tutti i semi: non si tratta di quantità, ma di qualità della fede. Fede come granello, come briciola; non quella sicura e spavalda ma quella che, nella sua fragilità, ha ancora più bisogno di Lui, che per la propria piccolezza ha ancora più fiducia nella sua forza. Allora ne basta un granello, poca, anzi meno di poca, per ottenere risultati impensabili. La fede è un niente che è tutto. Leggera e forte. Ha la forza di sradicare alberi e la leggerezza di farli volare sul mare: se aveste fede come un granello di senape, potrete dire a questo gelso sradicati. Io ho visto alberi volare, ho visto il mare riempirsi di gelsi. Ho visto, fuori metafora, discepoli del Vangelo riempire l'orizzonte di imprese al di sopra delle forze umane. Segue poi poi una piccola parabola sul rapporto tra padrone e servo, che inizia come una fotografia della realtà: Chi di voi, se ha un servo ad arare, gli dirà, quando rientra: Vieni e mettiti a tavola? E che termina con una proposta spiazzante, nello stile tipico del Signore: Quando avete fatto tutto dite: siamo servi inutili. Capiamo bene: servo inutile significa non determinante, non decisivo; indica che la forza che fa crescere il seme non appartiene al seminatore; che la forza che converte non sta nel predicatore, ma nella Parola. «Noi siamo i flauti, ma il soffio è tuo, Signore» (Rumi). Allora capisco che chiedere «accresci la mia fede» significa domandare che questa forza vivificante entri come linfa nelle vene del cuore. Servo inutile è colui che, in una società che pensa solo all'utile, scommette sulla gratuità, senza cercare il proprio vantaggio, senza vantare meriti. La sua gioia è servire la vita, custodendo con tenerezza coloro che gli sono affidati. Mai nel Vangelo è detto inutile il servizio, anzi esso è il nome nuovo, il nome segreto della civiltà. È il nome dell'opera compiuta da Gesù, venuto per servire, non per essere servito. Come lui anch'io sarò servo, perché questo è l'unico modo per creare una storia diversa, che umanizza, che libera, che pianta alberi di vita nel deserto e nel mare.

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Adeste 20162016 - 5°/40 5°/ 40 allora tutti gli avevano gettato sassi, gridando parole cattive. Come era bella quella parola di amore! “Fratello, non fare più male, se sarai buono tutti ti ameranno. Fratello lupo, promettimi che non ucciderai più nessuno. Il lupo posò la sua zampa sulla mano del Santo e la promessa fu fatta. San Francesco lo portò con s è dentro in città. Da allora il lupo fu sempre buono. Tutti gli davano da mangiare ed esso andava nelle case come un cane. Quando morì, la gente di Gubbio provò molto dispiacere.

GIORNATA MONDIALE DEGLI ANIMALI

La predica agli uccellini San Francesco si recava un giorno, con alcuni frati, a Bevagna, cittadina dell`Umbria. Lungo la strada, alzando gli occhi, vide che su alcuni alberi era una grande quantità d`uccelli. Aspettatemi qui, disse ai compagni, io andrò a predicare a questi no-stri fratelli. Ed entrato nel campo incominciò a predicare agli uccellini che, scesi dagli alberi, si erano raccolti attorno a lui. E finchè S. Francesco parlò, essi stettero sempre fermi, senza fare il minimo movimento. Fratelli miei, disse loro il Santo, voi dovete molta riconoscenza a Dio creatore, perchè vi ha dato il grande dono di volare nell`aria. Voi non seminate, non mietete, eppure Dio vi nutre e vi da fiumi e fontane per bere. Voi non sapete filare e tessere, eppure Dio veste voi e i vostri figliuoli col più morbido e grazioso dei vestitini di penne e piume. Mentre San Francesco parlava, tutti gli uccellini aprivano i loro becchi, stendevano i colli, aprivano le ali, chinavano riverentemente le testoline sino a terra e dimostravano insomma, con i loro atti di ascoltare, d`intendere e d`approvare le parole del Santo.

Nel 1931 venne istituito il Word Animal Day ispirato all’amore e alla dedizione di San Francesco sisi che si rapportò con gli animali con fratellanza e rispetto per la natura, che ha contraddistinto la sua opera. In una recente sentenza dell’Alta Corte del Kerala si sottolinea che gli animali, anche se non appartengono al genere homo sapiens, sono esseri viventi che hanno diritto a un’esistenza dignitosa e ad un trattamento umano senza crudeltà e torture.

San Francesco e le Tortore Un giorno San Francesco incontrò un ragazzetto che portava al mercato alcune tortore. Il Santo guardò le bestiuole con ochio pietoso, poi disse: O buon giovane, ti prego: dammi codeste tortorelle semplici, innocenti e pure. Se tu le venderai, certo cadranno nelle mani di uomini crudeli che le uccideranno. Il buon ragazzo gliele diede tutte e San Francesco, ricevendole nel suo grembo, disse loro con dolcezza: O mie sorelle tortore, semplici e timide, perchè vi lasciate pigliare? Ecco, io vi salverò da morte e vi preparerò il nido. Così fece e da quel giorno le tortore non abbandonarono più il convento di San Francesco e suoi frati. San Francesco e il lupo Vicino alla città di Gubbio c`era un lupo ferocissimo. Assaliva le persone e tutti avevano paura. Più nessuno osava uscire dalla città. S. Francesco lo seppe e disse: Voglio andare a trovarlo. Il lupo era nel bosco con gli occhi rossi e la bava alla bocca. Quando vide San Francesco balzò per addentarlo. San Francesco tese la mano verso di lui e lo chiamò: “Fratello”. Il lupo si fermò meravigliato. Fino 6


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(Gazzetta di Parma, 14 Luglio 2016) e fosse una favola il titolo sarebbe “Il bambino e il mendicante”. Ma non è un racconto di fantasia e non siamo nel mondo delle fate, quello che è accaduto è realtà e il contesto è corso Martiri, la strada principale del centro di Castelfranco.

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Sotto i portici, attorno al civico 180, da due anni e mezzo Vasile Noia chiede l’elemosina. Fa il mendicante, non ha mai disturbato nessuno, nè le tante attività che si trovano sotto i portici, nè i clienti. Gli esercenti ormai sono abituati alla sua presenza, qualcuno lo ignora, qualcuno gli lascia qualche spicciolo di tanto in tanto. Un mese fa Valentino, un bambino di 9 anni, passando accanto a Vasile gli ha consegnato 50 euro, l’ammontare delle paghette che la nonna gli aveva dato nel corso del tempo. «È entrato nel nostro laboratorio e mi ha detto “Mamma, ho dato 50 euro al mendicante”», racconta la madre di Valentino che, preoccupata, è uscita di corsa attraversando la galleria di una decina di metri che separa il suo laboratorio dalla colonna dove abitualmente Vasile siede. «Ma lì non c’era». Poi, però, ha guardato alla sua destra e lo ha visto con la nonna di Valentino. «Era andato nel nostro negozio principale, dove c’era mia madre, la nonna di Valentino, e lì aveva riportato il denaro, dicendo semplicemente “Questi soldi non mi appartengono, è giusto che ve li restituisca”». Valentino si è anche “beccato” una punizione dalla mamma: «Gli ho fatto passare l’aspirapolvere per tutto il negozio, spiegandogli quanta fatica io e suo padre facciamo per guadagnare quella cifra e che con 50 euro la sua famiglia mangia per due giorni. Poi, però, ci ho riflettuto e ho capito che era un gesto straordinario». Valentino ascolta la mamma mentre parla, con due occhi azzurri che sembrano parlare: «L’ho fatto - racconta con un filo di voce - perché credevo che lui ne avesse più bisogno di me». Semplice. Umano. Generoso. E dire che quei soldi Valentino avrebbe potuto usarli per comprarsi un modellino di trattore, di cui è innamorato, ma ha preferito donarli ad un’altra persona, che ai suoi occhi in quel momento era più importante non solo dei giocattoli, ma anche di se stesso. Così come Vasile ha capito che non avrebbe dovuto sfruttare quel gesto istintivo di un bambino di 9 anni, seppur onesto e compiuto in piena libertà. il sindaco: "bimbo generoso esempio per tutta Castelfranco" Il piccolo Valentino insieme ai genitor i, si è r ecato in Municipio di Castelfranco per ricevere dalle mani del sindaco Stefano Reggianini una pergamena con incisi i ringraziamenti di tutta Castelfranco: «Un grazie di cuore a Valentino per il suo bel gesto, che rende migliore la nostra società. Grande dimostrazione di solidarietà e modello per ragazzi e adulti». Questa la frase riportata sull’omaggio. Sorridente come sempre, Valentino ha stretto la mano al sindaco, prendendo con orgoglio la pergamena Il bambino e il mendicante. Una favola adatta ai piccoli, ma che forse sarebbe bene che venisse raccontata a qualche adulto dei giorni nostri.

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(da La Stampa, 24 Sett.2016) C’è chi rientra nelle case e chi prova a tornare alla vita dopo i morti. C’è chi vorrebbe riaprire la biblioteca e chi ha potuto sedersi sui banchi di scuola

I sogni e le persone che fanno risorgere Amatrice

salvi, un mezzo miracolo. Non ho saputo più niente di loro. Quello che più mi rimane è il suono delle sirene delle ambulanze, continuo, terribile. Una arrivava e l’altra partiva e noi mettevamo dentro i feriti e non sappiamo chi si è salvato e chi no». A ogni ambulanza, Maria Rita Serafini, infermiera, chiedeva se avessero soccorso due bambini di sette anni. Maria Rita a sera vagava ancora. Noi non avevamo saputo aiutarla. Il marito le diceva che non doveva sperarci, doveva prepararsi alle peggiori notizie. «Erano i miei nipotini, Andrea e Simone, gemellini. Mi avevano detto che uno era morto ma dell’altro non sapevano. Gli avevano fatto il massaggio cardiaco proprio davanti a casa di mio padre, suo nonno. Ma poi ho scoperto che non è servito». Un mese dopo Maria Rita non piange più. Ha un biglietto in mano, aspetta una ricetta medica alla tenda della Asl di Rieti, a fianco al campo che ha ospitato l’obitorio. Lì le hanno mostrato la foto dei bambini su un computer. Lei ha annuito e poi le è toccato di vedere i corpi e ha annuito di nuovo. «Appena mio fratello e mia cognata sono stati meglio, abbiamo fatto i funerali. Anche io volevo un bambino, ci stavo pensando, poi mi vengono in mente mio fratello e mia cognata che i figli non li hanno più». Alza il braccio destro, fa la panoramica su Amatrice con gesto ampio. «Adesso è tutto così difficile». Il comandante Maria Pannuti dice che anche salvare due bambini piccolissimi e non sapere più nulla di loro in fondo fa parte del mestiere. «Sono ad Amatrice da un mese e qui molto è cambiato. Prima la gente ci chiedeva dei parenti e degli amici, adesso di entrare nelle case a recuperare vestiti, ricordi, fotografie. Nel week end prendiamo appuntamento con chi vive fuori, ed era qui in villeggiatura. Molti hanno cominciato ad andarsene. Noi abbiamo ancora parecchio da fare e ogni tanto siamo contenti. Abbiamo recuperato da una chiesa due messali dell’Ottocento e poi quadri, crocefissi. A Cittaducale c’è un’a-

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ercoledì 24 agosto, alle 3,36 del mattino, Ettore Di Filippo stava percorrendo il centro di Amatrice quando l’auto ha cominciato a sballottare. «Mi sono raggomitolato, con le mani sulla testa. Quando tutto è finito, la macchina era ricoperta di macerie. Pensavo fosse crollato un palazzo. Sono uscito e ho visto la devastazione». Poco più sotto e due minuti più tardi, appena fuori dal centro storico, il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, er a uscito di casa nel buio non più rischiarato da una sola luce elettrica. «Ho visto porta Carbonara, era un cumulo di rovine. Aveva retto ai terremoti per nove secoli. Lì ho capito che Amatrice non c’era più». In quel momento, sotto i muri sbriciolati della stanza da letto, il bibliotecario Sergio Serafini si stava togliendo la polvere dal viso con il braccio destro, il sinistro bloccato dai detriti. «Ero ricoperto di sassi e mattoni. Sono riuscito a spostarne alcuni e a prendere aria. Ricordo poco. Ricordo mamma che chiedeva aiuto a papà e ho sentito papà che le diceva tranquilla, adesso arrivo, e sentirlo mi ha dato coraggio. Sentivo le voci e i pianti dei vicini di casa. Poi ho sentito scavare: era mio fratello che aveva sfondato la porta della mia stanza e mi tirava fuori. C’era appena stata la seconda scossa, per questo so di essere rimasto sepolto per un’ora». Un’ora, il tempo che è servito a Maria Pannuti, comandante dei vigili del fuoco di Rieti, per arrivare ad Amatrice con i primi soccorsi. «Ricordo i vivi e ricordo i morti. Tanti morti. La gente di Amatrice scavava con le mani. Da sotto salivano i lamenti e intorno si gridava e si piangeva. Ricordo che abbiamo tirato fuori un bambino piccolo, avrà avuto due anni, e una neonata. Erano 8


Adeste 20162016 - 5°/40 5°/ 40 rea di stoccaggio ma noi preferiamo chiamarla museo». Un museo, certo. Amatrice ha bisogno di tutto. Sergio Serafini pensa che avrebbe ancora bisogno di una biblioteca: «Vivo vicino a San Benedetto del Tronto. I miei genitori adesso si sono trasferiti da me. Vengo ad Amatrice tre o quattro volte a settimana perché la Protezione civile di Trento mi ha promesso una casetta di legno dove riaprire la biblioteca. Noi avevamo 350 iscritti, mica pochi. Penso che per la gente di Amatrice sia bello e utile vedere il loro bibliotecario. Spero sia un modo di fargli forza». Tutti cercano di farsi forza, ed è anche un modo per darsene. Sergio Pirozzi, sindaco e allenatore di calcio, continua a non rinunciare alle sue metafore agonistiche. «Per noi è iniziato il campionato più duro». Si è molto parlato delle sue felpe, della scuola crollata e delle responsabilità da indagare. Meno della sua vita, dei suoi amici. «Gianni il fornaio, Pietro il barbiere, e con loro e tanti altri un pezzo di Amatrice non tornerà». Dei figli. «La piccola ha otto anni ma è già una guerriera. L’altro giorno nella scuola prefabbricata pioveva, e i suoi compagni si lamentavano e lei ha detto: preferivate quella di prima?». La scuola di prima, la vita di prima. C’è chi ci torna. Ettore oggi è a Roma, dove vive. «Andavo ad Amatrice coi miei genitori e i nonni. Mio nonno è stato sindaco ad Amatrice negli Anni Cinquanta. Però qui a Roma ho ripreso il lavoro, e ogni tanto torno su a vedere come va, e se serve qualcosa».

cola Radio Londra che trasmette dalla taverna del sindaco. Ogni sera, alle otto, Pirozzi racconta che è successo durante la giornata. Altri danno informazioni su uffici riaperti, bancomat installati, orari di ambulatori mobili. Ogni tanto torna in funzione qualche strada che porta giù alla Salaria, e poi a Rieti, a Roma. Il comandante Maria Pannuti dice che molto del lavoro è quello. «Ripristinare le strade significa ricominciare a fare circolare il sangue nelle vene, a far battere il cuore». Le strade serviranno per andarsene, ma anche per tornare, come torna il bibliotecario sperando che ogni giorno sia quello buono per rientrare nella vecchia biblioteca. «Vorrei capire quanti libri sono ancora sani. Vorrei vedere che ne è della mia collezione di Tuttolibri, centinaia di numeri conservati, per anni. Vorrei riprendere le letture pomeridiane coi ragazzi, e quelle serali con gli adulti. Lo farò presto, vedrete». Presto si rifarà tutto, esattamente come prima. Questo ci si racconta, qui ad Amatrice, ed è un modo per tirarsi su. Maria Rita, dopo la scossa che ha ucciso i suoi nipoti, aveva dormito per qualche notte in auto, poi in un camper. Poi finalmente è tornata a dormire in casa. Poche notti fa c’è stata una scossa ancora – forte, cattiva. «E siamo tornati a dormire in camper». Niente come prima, e mai più. Sorride. «Ma un bambino lo faccio».

Ettore, appena uscito dalla Panda, quella mattina aveva ridisceso il paese e aveva incontrato il sindaco e per dei giorni non si è più fermato. «Prima abbiamo liberato la strada per fare largo ai soccorsi. Poi abbiamo girato le frazioni, fatto un piccolo censimento, un inventario delle necessità. Portavamo farmaci salvavita ai vecchi, cibo, vestiti. Qualsiasi cosa. Ma già adesso, che ci sarebbe ancora più bisogno di attenzione, sento che Amatrice comincia a interessare meno, a voi e ai vostri lettori». Forse sì, forse è inevitabile. Però c’è chi ascolta Radio Amatrice, una pic9


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...Shimon Peres ci piace ricordarlo cosi’. Insieme a Abu Mazen. Il Patriarca ortodosso Bartolomeo e Papa Francesco durante il loro incontro nei giardini vaticani del 8 Giugno 2014. (Huffington Post, 9.6.2014)…..

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ui li attendevano le delegazioni composte in gran parte, per quanto riguarda Israele e Palestina,di rappresentanti religiosi delle varie comunità presenti nei loro territori. E dopo le letture e le invocazioni distinte delle tre diverse fedi, prima l'ebraica, poi la cristiana e la musulmana, gli interventi del Papa e dei due presidenti. "E' un incontro che risponde all'ardente desiderio di quanti anelano alla pace e sognano un mondo dove gli uomini e le donne possano vivere da fratelli e non da avversari o da nemici", ha detto Bergoglio. I figli, ha osservato, "ci chiedono di abbattere i muri dell'inimicizia e di percorre la strada del dialogo e della pace". Troppi i morti, ha lamentato il Pontefice: "la loro memoria infonda in noi il coraggio della pace", perché, ha aggiunto, "per fare la pace ci vuol coraggio, molto di più che per fare la guerra". Quindi "dire sì all'incontro e no allo scontro;sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza". Nella sua preghiera, Francesco ha ripetuto il grido "mai più la guerra", perchè con essa "tutto è distrutto". La richiesta del Papa è stata anche di avere il coraggio di compiere "gesti concreti per costruire la pace": insomma di essere "ogni giorno artigiani della pace". Peres ha definito il Papa "costruttore di ponti

di fratellanza e di pace" e l'evento in Vaticano un "invito eccezionale" e una "commovente occasione". Ha spiegato che i due popoli - gli israeliani e i palestinesi - "desiderano ardentemente la pace", e in particolare una "pace fra eguali". Importante la sottolineatura dell'anziano presidente ormai a fine mandato che "la pace non viene facilmente. Noi dobbiamo adoperarci con tutte le nostre forze per raggiungerla. Per raggiungerla presto. Anche se ciò richiede sacrifici e compromessi". Un'indicazione, questa, anche a chi deve condurre i negoziati. Abu Mazen, infine, non ha mancato di rilevare che "il popolo della Palestina - musulmani, cristiani e samaritani - desidera ardentemente una pace giusta, una vita degna e la libertà", e ha pregato che il futuro dei palestinesi sia "prospero e promettente, con libertà in uno stato sovrano e indipendente", chiedendo anche "sicurezza, salvezza e stabilità". Auspicando "riconciliazione", insieme alla possibilità che la Palestina sia una terra sicura "per tutti i credenti e un luogo di preghiera e di culto per i seguaci delle tre religioni monoteistiche", ha citato anche Giovanni Paolo II, secondo cui "se la pace si realizza a Gerusalemme, la pace sarà testimoniata nel mondo intero". Un seme è stato gettato. Con l'impulso delle religioni accomunate nelle rispettive preghiere, papa France-

sco ha voluto indicare che è da lì che può partire il riavvicinamento dei popoli e la soluzione dei conflitti. L'esito della sua iniziativa si vedrà. Ma questo 8 giugno resterà scolpito come una fondamentale tappa di pace.

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llora, c’erano le cartelle, borse marroni con quella strana chiusura, quella sorta di due“tasti” metallici a forma di U ormai estinta, perché risalente a una qualche lontanissima era geologica, della quale, le nuove generazioni, non ne hanno nemmeno lontana memoria. Producevano un rumore metallico, uno scatto, quando venivano inseriti nell’apposita scanalatura, simile ad uno scivolo. Mi richiamava alla memoria lo scattare delle trappole per topi, che il nonno, in campagna, d’estate, piazzava strategicamente, lungo il percorso dei suddetti. Era un suono triste, quando venivano appoggiate sui banchi la mattina all’arrivo in classe alle 8,30 e, aperte per tirare fuori libri e quaderni, ma il suono diventava di una incontenibile allegria, sorta di festoso scoppiettare, al suono magico della campanella che sanciva la fine delle lezioni. Le cartelle pesavano poco, ed era possibile anche per i piu’ piccoli, portarle agevolmente. I bimbi “ricchi”, ne sfoggiavano una sofisticata versione con bretelle per essere portata sulle spalle, e il colore non era di un triste marrone, ma di brillanti tinte, spesso piu’ di una combinata nella stessa cartella. L’inizio delle lezioni era fissato per il 1 ottobre: S. Remigio, i piccoli della prima elementare, venivano chiamati teneramente “remigini”. Alle elementari, i libri erano due. Il libro di lettura, finestra sul mondo, illustrato con patetiche figure, sempre sorridenti, per altrettante patetiche “storie”, dove il trionfo dei buoni sentimenti, soprattutto quelli legati alla mamma e al papà, era addirittura imbarazzante. Il sussidiario, micidiale concentrato di orrori che spaziava dalla grammatica, all’aritmetica, passando per la religione che poteva “vantare” l’imprimatur della Curia. Si andava in classe rigorosamente in “uniforme”: grembiule bianco per le femmine e nero per i maschi. Grembiule, accessoriato di colletto, sotto il quale faceva bella mostra di sé un enorme fiocco blu. Il gioco “piu’ gettonato” era quello di slacciarselo a vicenda. L’appuntamento fisso dal cartolaio- sconosciuti i “centri commerciali” dove fare razzia, di cancelleria ,disposta su lunghissime file di scaffali- era per l’acquisto dello stretto necessario che costituiva il “magro corredo” dell’alunno. D’obbligo, l’acquisto di quella scatola di leggero cartoncino di un indefinibile colore, sorta di pallido giallino, recante sul fronte una finestrella dalla quale si intravvedevano le matite colorate. In basso, la storia di Angelo di Bondone, meglio noto come Giotto, raffigurato accucciato mentre disegna su un masso una pecorella, sotto gli occhi attenti e l’espressione severa di Cimabue, posto alle sue spalle. Pochissimi quaderni dalle anonime copertine, accessorio d’obbligo, le sovraccoperte in plastica, per preservare dalla devastazione quaderni e libri. Sui banchi, incredibile ma vero, c’erano ancora i fori per i calamai, retaggio di altre epoche e di altri alunni. Quando qualcuno entrava in classe, era d’obbligo l’alzarsi tutti in piedi, soprattutto la mattina, quando la maestra faceva il suo ingresso nell’aula. Qualche maestra particolarmente severa, usava la bacchetta per colpire i piu’ refrattari alla disciplina. Qualcun’altra arrivava“all’ardire “ dello schiaffo, ma l’aspetto incredibile era che se lo dicevi a casa, 11


Adeste 20162016 - 5°/40 5°/ 40 LITURGIA EUCARISTICA LETTURE: Ab 1,2-3;2,2-4 Sal 94 2Tm 1,6-8.13-14 Lc 17,5-10 C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. …parole del celebrante…. Breve pausa di riflessione personale Confesso a Dio Onnipotente e a voi fratelli che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni. Per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa, e supplico la Beata sempre Vergine Maria, gli angeli, i Santi e voi fratelli di pregare per me il Signore Dio nostro. Signore, pietà Signore, pietà Cristo, pietà Cristo, pietà Signore, pietà Signore, pietà C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A. Amen. GLORIA a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen. COLLETTA C. Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre; tu, che nell'annunzio dell'angelo ci hai rivelato l'incarnazione del tuo Figlio, per la sua passione e la sua croce, con l'intercessione della beata Vergine Maria, guidaci alla gloria della risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna

con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura Dal libro del profeta Abacuc Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti, a te alzerò il grido: «Violenza!» e non salvi? Perché mi fai vedere l’iniquità e resti spettatore dell’ oppressione? Ho davanti a me rapina e violenza e ci sono liti e si muovono contese. Il Signore rispose e mi disse: «Scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette, perché la si legga speditamente. È una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà. Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede». . Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE R.

Ascoltate oggi la voce del Signore. Venite, cantiamo al Signore, acclamiamo la roccia della nostra salvezza. Accostiamoci a lui per rendergli grazie, a lui acclamiamo con canti di gioia. R/. Entrate: prostràti, adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti. È lui il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce. R/. Se ascoltaste oggi la sua voce! «Non indurite il cuore come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri: mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere». R/. Seconda Lettura Dalla seconda lettera di san Paolo a Timoteo Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù.

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Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio Canto al Vangelo R. Alleluia,Alleluia La parola del Signore rimane in eterno: e questa è la parola del Vangelo che vi è stato annunciato. .Alleluia VANGELO C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo Luca A. Glora a te o Signore A. In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”». Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non


Adeste 20162016 - 5°/40 5°/ 40 avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. La risurrezione di Cristo è il grande segno della nostra fede. Con l'assistenza dello Spirito, chiediamo al Padre la semplicità e l'amore, dicendo: Sostieni la nostra fede, Signore. Perché la Chiesa testimoni la verità di Cristo rinunciando alla potenza esteriore, e, sostenuta dall'amore, cammini con gioia nella via dell'umiltà e della povertà. Preghiamo: Perché i giovani non si lascino sedurre dalla tentazione della violenza ma scoprano nel comandamento dell'amore l'unica possibilità per la personale realizzazione. Preghiamo: Perché chi vive nel dubbio e nell'incertezza si abbandoni fiduciosamente nel grembo di Dio, da cui ogni vita ha origine. Preghiamo: Perché il popolo cristiano abbandoni ogni forma di superstizione, e creda unicamente nel Signore morto e risorto per tutti. Preghiamo: Perché la nostra fede, nutrita dalla preghiera e dai sacramenti, sia sempre più vera e gioiosa e si esprima attraverso i numerosi carismi ricevuti gratuitamente per il bene di tutti. Preghiamo: C. O Dio, tu possiedi tutta la gloria e la potenza; eppure hai voluto manifestarti sotto le umili spoglie di un uomo povero e crocifisso. Aiutaci ad essere sereni nei nostri limiti e a godere dei doni che ci hai dato. Per Cristo nostro Signore. .A. Amen LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente.

A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. O Padre, rendici degni del sacrificio eucaristico e fa' che celebriamo con sincera fede i misteri del tuo Figlio, per raccogliere i frutti della redenzione. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. A. È’ cosa buona e giusta. C È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Abbiamo riconosciuto il segno della tua immensa gloria quando hai mandato tuo Figlio a prendere su di sé la nostra debolezza; in lui nuovo Adamo hai redento l'umanità decaduta e con la sua morte ci hai resi partecipi della vita immortale. Per mezzo di lui si allietano gli angeli e nell'eternità adorano la gloria del tuo volto. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli. DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPOLAPREGHIERAEUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C.A. P A D R E NO S T R O che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi

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il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C O Dio, nostro Padre, concedi a noi, che in questo sacramento abbiamo annunziato la morte e risurrezione del tuo Figlio, di essere sempre uniti alla sua passione per condividere la gioia immensa del tuo regno. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: andate in pace. A. Rendiamo grazie a Dio


Adeste 20162016 - 5°/40 5°/ 40 Prima di questa data occorrevano due giorni di viaggio per coprire la distanza tra Milano e Napoli, perdendosi tra strade provinciali ed urbane. Ora s'impiegano soltanto otto ore per percorrere i 755 km in cui si distende il tratto autostradale.

4 Ottobre 1964 Inaugurata l’Autostrada del Sole: In diretta televisiva, il presidente del Consiglio, Aldo Moro inaugura l'A1 MilanoNapoli, piÚ nota come Autostrada del Sole, dopo il completamento dell'ultimo tratto tra Orvieto e Chiusi.

Costati 272 miliardi di lire (pari a circa 140 milioni di euro), i lavori sono stati avviati otto anni prima, con la posa della prima pietra nel maggio del 1956. Due anni e mezzo dopo è stato inaugurato il primo tratto da Milano a Parma.

Tra le autoritĂ presenti alla cerimonia: Fedele Cova, Amministratore Delegato di Autostrade (tra i promotori dell'opera), Giacomo Mancini (Ministro dei Lavori Pubblici), Giorgio Bo (Ministro delle Partecipazioni Statali) e Giuseppe Rinaldi (Direttore Generale dell'ANAS). Ci sono inoltre giornalisti e cittadini radunati in prossimitĂ degli ingressi dell'autostrada, per testimoniare il grande evento dalle diverse zone interessate.

Il pedaggio entrerĂ in vigore qualche mese dopo: l'esattore Mario Pasetti ricorderĂ di aver rilasciato il primo biglietto l'8 dicembre del 1958, a un'automobile modello Fiat 1100. I SANTI DELLA SETTIMANA 02 D

s. Angeli Custodi

03 L

s. Candido

04 M

s. Francesco di Assisi

05 M

s. Luigi Scrosoppi

06 G

s. Bruno

07

B.V. Maria del Rosario

08 S

s. Brigida di Svezia

C>%?: Chiesa romano-cattolica dei Piaristi. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii� din ClujNapoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: veresstelian@yahoo.com Domenica alle ore 12,00

B%&'()*+: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balcescu, nr. 28, sector 1, BucureĹ&#x;ti tel./ fax: 021-314.18.57, don Roberto *°* Polimeni, Tel:0770953530 A>@' I%>6': Domenica ore 11:00 mail: polimeni.roberto@yahoo.com; polimeni.rober to70@gmail.com; Tel 0040 756066967. Trasmessa nella Chiesa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. in diretta su www.telestartv.ro 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262 Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul *°* "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari. T6B6*C'(': Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi*°* I'*6: Cattedrale "vecchia" IaĹ&#x;i - Adormirea Maicii na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: Domenica Domenica ore 18:00. ore 11,00 Monastero S. Luigi Orione –Iasi, Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 M ail: Mail:parohiafabric@googlemail.com Alelembo73@gmail.com *°*

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