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ra i primi ad accorgersi di lui c’è un bimbo che avrà a malapena cinque anni. «Guarda, mamma, c’è un uomo vestito di bianco». Lei sorride: «È il Papa». Francesco si presenta così, all’improvviso. Atteso eppure inaspettato. Ha scelto il giorno in cui si festeggia il santo dei poveri e degli ultimi da cui ha preso il nome per fare visita alle popolazioni colpite dal terremoto del 24 agosto. «Vi sono vicino e prego per voi, non sono venuto prima per non dare fastidio», saluta scendendo dalla Golf blu senza scorta che lo ha portato fino ad Amatrice. Il suo viaggio inizia da qui. Dalla scuola Capranica, in mezzo ai bambini, le prime vittime del sisma che ha segnato per sempre le loro vite. Bergoglio ha una carezza per tutti in un giorno come tanti che il Santo Padre ha saputo rendere speciale. Concedendosi agli abbracci, alle grida di gioia, persino alle tante richieste di selfie. Tra i più piccoli qualcuno è intimorito e si rifugia tra le braccia della maestra. Ma quando Francesco varca la soglia di una delle aule della scuola dell’infanzia, è proprio la spontaneità di un bimbo a rompere definitivamente il ghiaccio. «Auguri Papa, oggi è San Francesco, la tua festa», lo accoglie tirandolo per la tonaca. E lui, l’uomo vestito di bianco, ringrazia. Prima di ricevere, uno ad uno, i circa duecento allievi dalla scuola «colorata», dalla materna al liceo. «È stata una sorpresa, non immaginavamo che sarebbe venuto oggi. Alcuni studenti del liceo si sono commossi e devo ammettere che io stessa non sono riuscita a trattenere le lacrime», confessa la preside Maria Rita Pitoni. I bambini della materna gli regalano un modellino della scuola con il Papa al centro. Quelli della primaria un album con i loro disegni. E Bergoglio ricambia donando un rosario a ciascuno di loro e una parola di conforto a insegnanti e genitori. «Vi sarò sempre vicino con la preghiera», promette commosso il Santo Padre dopo aver recitato insieme l’Ave Maria. Ora c’è la zona rossa ad attenderlo. Lontano da taccuini e obiettivi, Bergoglio si incammina tra le macerie del centro storico di Amatrice accompagnato solo dai suoi angeli custodi, i Vigili del Fuoco. «Peccato non averlo potuto abbracciare», si ramma-
rica un’anziana ancora ospite delle tendopoli. «Ma il solo fatto che sia venuto è stato un gesto che per noi significa molto», la riprende una vicina del campo. Il Papa è già andato via. Destinazione Borbona, per pranzare con gli anziani del San Raffaele. Il tempo di un piatto di riso, poi di nuovo in marcia, direzione Accumoli. Per continuare «la visita dei gesti e dell’incontro fisico con la gente», come la definisce il vescovo di Rieti, Domenico Pompili, che ha accompagnato il Pontefice nel suo viaggio. Qui, nell’ultimo comune del Lazio al confine con le Marche, dove le ferite del terremoto sono ancora vive, la Golf del Pontefice entra spedita nella zona rossa dribblando fotografi e cronisti. Ma non si nega agli sfollati che, anzi, incontra uno ad uno. Anna D’Adamo vive in una roulotte dal giorno del terremoto. «Prego per te e per voi tutti», la rincuora il Pontefice. «Mi ha trasmesso un grande senso di pace interiore in questo momento di grande difficoltà», gli risponde lei. Poi Bergoglio concede una carezza ai piccoli Anastasia e Nicolas. «Noi siamo in albergo, a San Benedetto del Tronto, ci siamo precipitati qui appena saputo che il Papa sarebbe venuto», racconta la madre dei due bimbi, Francesca Mattioli. «Santità, le regalo questa felpa bianca con la scritta Accumoli che sono riuscita a salvare dalle macerie del mio negozio», gli si rivolge emozionata Alessandra Salpini, che ha perso la sua attività nel centro di Amatrice. «Ti ringrazio tanto», le risponde Bergoglio. «Credo che la sua visita sia il segno della nostra rinascita», aggiunge la rappresentante dei commercianti. «È così», la rincuora il Papa abbracciandola. «Poteva venire in elicottero, invece ha deciso di viaggiare in macchina, sulle strade che noi tutti percorriamo ogni giorno», osserva Alessandra. «È come se avesse voluto rendersi partecipe della nostra condizione». E di sicuro Francesco sembra esserci riuscito. ( La Stampa) 2
Adeste 20162016 - 5°/41 5°/ 41 Gesù ha «fretta» di guarire l'uomo
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esù è in cammino. E come lungo ogni cammino, la lentezza favorisce gli incontri, l'attenzione trasforma ogni incontro in evento.
Ed ecco che dieci lebbrosi, una comunità senza speranza, un nodo di dolore, all'improvviso si pone di traverso sulla strada dei dodici. E Gesù appena li vede... notiamo: subito, senza aspettare un secondo di più, "appena li vede", prima ancora di sentire il loro lamento. Gesù ha l'ansia di guarire, il suo amore ha fretta, è amore preveniente, amore che anticipa, pastore che sfida il deserto per una pecora che non c'è più, padre che corre incontro mentre il figlio cammina... Davanti al dolore dell'uomo, appaiono i tre verbi dell'agire di Cristo: vedere, fermarsi, toccare, anche se solo con la carezza della parola. Davanti al dolore scatta come un'urgenza, una fretta di bene: non devono soffrire neanche un secondo di più. E mi ricorda un verso bellissimo di Ian Twardowski: affrettiamoci ad amare, le persone se ne vanno così presto! L'amore vero ha sempre fretta. È sempre in ritardo sulla fame di abbracci o di salute. Andate... E mentre andavano, furono purificati. Sono purificati non quando arrivano dai sacerdoti, ma mentre camminano. La guarigione comincia con il primo passo compiuto credendo alla parola di Gesù. La vita guarisce non perché raggiunge la meta, ma quando salpa, quando avvia processi e inizia percorsi. Nove lebbrosi guariscono e non sappiamo più nulla di loro, probabilmente scompaiono dentro il vortice della loro inattesa felicità, sequestrati dagli abbracci ritrovati, ridiventati persone libere e normali. Invece un samaritano, uno straniero, l'ultimo della fila, si vede guarito, si ferma, si gira, torna indietro, perché intuisce che la salute non viene dai sacerdoti, ma da Gesù; non dalla osservanza di regole e riti, ma dal contatto con la persona di quel rabbi. Non compie nessun gesto eclatante: torna, canta, lo stringe, dice un semplice grazie, ma contagia di gioia. Ancora una volta il Vangelo propone un samaritano, uno straniero, un eretico come modello di fede: la tua fede ti ha salvato. La fede che salva non è una professione verbale, non si compone di formule ma di gesti pieni di cuore: il ritorno, il grido di gioia, l'abbraccio che stringe i piedi di Gesù. Il centro della narrazione è la fede che salva. Tutti e dieci sono guariti.
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Come devono essere i rapporti fra cattolici ed ortodossi...secondo Papa Francesco
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l recente viaggio del Papa in Georgia e Azerbaigian ha offerto ancora una volta un esempio di quale via Francesco intenda percorrere nel cammino ecumenico e nel dialogo tra le religioni. Nel dialogo con i sacerdoti, i religiosi e i seminaristi a Tbilisi, sabato 1° ottobre, Bergoglio ha risposto così alla testimonianza di un seminarista che gli raccontava la fatica dei rapporti tra cristiani di diverse confessioni. «Mai litigare! Lasciamo che i teologi studino le cose astratte della teologia. Ma che cosa devo fare io con un amico, un vicino, una persona ortodossa? Essere aperto, essere amico. “Ma devo fare forza per convertirlo?”. C’è un grosso peccato contro l’ecumenismo: l’ecumenismo il proselitismo. proselitismo Mai si deve fare proselitismo con gli ortodossi! Sono fratelli e sorelle nostri, discepoli di Gesù Cristo. Per situazioni storiche tanto complesse siamo diventati così. Sia loro sia noi crediamo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, crediamo nella Santa Madre di Dio. “E cosa devo fare?”. Non condannare, no, non posso. Amicizia, camminare insieme, pregare gli uni per gli altri. Pregare e fare opere di carità insieme, quando si può. È questo l’ecumenismo. l’ecumenismo Ma mai condannare un fratello o una sorella, mai non salutarla perché è ortodossa». Da tempo la Chiesa ritiene conclusa la via dell’uniatismo. Gli ultimi Papi, oltre a promuovere il dialogo teologico con l’ortodossia (l’unica, vera, profonda differenza riguarda l’esercizio del primato del Vescovo di Roma), hanno moltiplicato i gesti di amicizia. amicizia Incontri storici, a partire dall’abbraccio a Gerusalemme tra Paolo VI e Atenagora, Atenagora fino alle visita di Giovanni Paolo II ad Atene e in Georgia, o di Benedetto XVI ad Istanbul, Istanbul hanno aiutato a consolidare un cammino comune. Anche il dialogo teologico ha fatto passi in avanti: a partire dal Concilio Vaticano II la Chiesa cattolica sta recuperando coscienza dell’importanza della collegialità e della sinodalità. sinodalità Mentre le Chiese ortodosse cominciano a guardare con occhi diversi al primato e al suo esercizio nel mondo sempre più globalizzato. Quello di cui parla Francesco è un ecumenismo «di popolo». In paziente attesa che si compiano passi concreti per arrivare a condividere il calice sull’altare, è importante moltiplicare occasioni per lavorare insieme. La Chiesa georgiana è tra le meno ecumeniche. Eppure i quattro incontri del Papa con il Patriarca Ilia II sono stati improntati da amicizia, accoglienza, fraternità vera e non di facciata. Bastava guardarli prima ancora di ascoltarli. A che cosa porterà questo? Non lo sappiamo. Ci saranno effetti positivi? Difficile dirlo. Di certo un nuovo piccolo passo è stato compiuto rispetto all’ultima visita di un Papa, quella di Giovanni Paolo II nel 1999, avvenuta in un clima certamente più freddo, e non soltanto per motivi meteorologici. Il viaggio in Azerbaigian è stato significativo anche per il dialogo con le altre religioni. religioni Importan4
Adeste 20162016 - 5°/41 5°/ 41 te in questo senso l’ultimo discorso del Papa, pronunciato in moschea alla presenza dello sceicco dei musulmani del Caucaso. Caucaso Il dialogo, ha spiegato Francesco, non è «sincretismo conciliante»: non è cioè l’annullamento delle differenze in una melassa indistinta. Non è l’Onu delle religioni, idea contro cui tuonano i critici di san Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI e di Francesco, tutti «rei» di aver presenziato a incontri con una massiccia e colorata partecipazione di leader appartenenti alle varie religioni. Non è neppure, ha spiegato Papa Bergoglio, «un’apertura diplomatica, che dice sì a tutto per evitare i problemi». Cioè un rifugiarsi nei tatticismi che finisce per ignorare o censurare la realtà. Bisogna invece, ha detto Francesco, «dialogare dialogare con gli altri e pregare per tutti: tutti questi sono i nostri mezzi per far sorgere amore dove c’è odio e perdono dove c’è offesa». Le religioni, tutte le religioni, «nella notte dei conflitti che stiamo attraversando», sono chiamate ad essere «albe albe di pace, pace semi di rinascita tra devastazioni di morte, echi di dialogo che risuonano instancabilmente, vie di incontro e di riconciliazione per arrivare anche là, dove i tentativi delle mediazioni ufficiali sembrano non sortire effetti». Mai devono lasciarsi strumentalizzare o strumentalizzare il santo nome di Dio, facendone un paravento per giustificare odio, violenze, terrorismo, guerre. Le religioni, al contrario, ha spiegato il Papa nella grande moschea di Baku, «sono sono chiamate a edificare la cultura dell’incontro e della pace, fatta di pazienza, comprensione, passi umili e concreti. Così si serve la società umana». umana I fautori dello scontro di civiltà, che desidererebbero dalla Chiesa un atteggiamento più battagliero verso l’islam in nome dei valori dell’Occidente e di una nostalgia per la Cristianità ormai tramontata, per contrapporre Papa Bergoglio ai suoi predecessori sono costretti a dimenticare quanto ha fatto Giovanni Paolo II, il primo Vescovo di Roma a entrare in una moschea (Damasco, 2001). Il Papa che dopo gli attentati dell’11 settembre volle riunire ad Assisi le religioni proprio per cercare di togliere qualsiasi copertura «religiosa» all’abuso del nome di Dio perpetrato dai terroristi fondamentalisti. Benedetto, sorridente e pacifico, ha pregato in silenzio davanti al mihrab della Moschea Blu di Istanbul, accanto all’imam. Lo stesso identico gesto l’ha compiuto il suo successore. Ogni gesto di amicizia, anche piccolo; ogni condivisione, ogni esempio di convivenza possibile, è un piccolo «pezzo» di quella pace che rappresenta l’unica risposta alla Terza guerra mondiale «a pezzi». (EX Vaticaninsider)
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La FAO celebra la Giornata mondiale dell'alimentazione ogni anno il 16 ottobre, per commemorare la fondazione dell'Organizzazione nel 1945. Vi sono celebrazioni in oltre 150 paesi in tutto il mondo, e questo lo rende uno dei giorni piu' celebrati del calendario ONU. Questi eventi fanno opera di sensibilizzazione su tutti coloro che soffrono la fame e sulla necessita' di garantire la sicurezza alimentare e diete nutrienti per tutti
Il clima sta cambiando. Il cibo e l'agricoltura anche. Uno dei maggiori problemi legati al cambiamento climatico è la sicurezza alimentare. I più poveri al mondo - molti dei quali sono contadini, pescatori e pastori - sono stati i più duramente colpiti dall’aumento delle temperature e dalla maggiore frequenza di disastri legati al clima. Allo stesso tempo, la popolazione mondiale è in costante crescita e si prevede raggiungerà i 9,6 miliardi per il 2050. Per soddisfare tale pesante richiesta, i sistemi agricoli e alimentari dovranno adattarsi agli effetti negativi del cambiamento climatico e diventare più resistenti, produttivi e sostenibili. Questo è l'unico modo con cui possiamo garantire il benessere degli ecosistemi e della popolazione rurale e ridurre le emissioni. Coltivare in modo sostenibile significa adottare pratiche che fanno produrre di più con meno, utilizzando le risorse naturali con saggezza. Significa anche ridurre le perdite di cibo prima del prodotto finale o della fase di vendita al dettaglio attraverso una serie di iniziative tra cui il miglioramento dei raccolti, dello stoccaggio, dell’imballaggio, del trasporto, delle infrastrutture, dei meccanismi di mercato, ed anche del contesto istituzionale e giuridico Il cibo che buttiamo via è come se lo avessimo rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame! (Papa Francesco) 6
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tempo sprecare il cibo era considerato sacrilegio degno di punizione divina. “Se butti via il pane fai piangere Gesù, e quando morirai andrai all’Inferno ove sarai costretto a raccogliere le briciole con le ciglia!” era la frase minacciosa che Mamme e Nonne di allora ripetevano a figli e nipoti. Perciò le italiche donne divenivano sin dall’infanzia Maestre di riciclaggio culinario degli avanzi, seguendo il motto del “Nulla si spreca, nulla si distrugge, tutto si ricrea”. Avanzavano bistecche o arrosti? Li sminuzzavano con bianco d’uovo (anche quello non si buttava mai via), un po’ di formaggio e – a seconda della quantità – li tramutavano in polpettoni o polpettine da mangiare in brodo o da infilare nella pasta al forno. Avanzava del bollito? Tagliato in quadratini era riproposto a tavola sotto forma d’insalata con fagioli e cipolle crude affettate; oppure in umido con funghi e scalogno, o ancora tritato in frittata con erbette. Riciclavano persino gli scarti e le teste dei pesci, buttandoli in pentola con poca acqua, pomodori, aglio, sale e aromi: fatti bollire, venivano passati al setaccio e serviti come brodetto bollente versato su fette di pane raffermo. Il pane veniva grattato e chiuso in vasetti di vetro assieme a foglie d’alloro, affinché si aromatizzasse; oppure si tramutava in pancotto: acqua salata bollente, tre cucchiai d’olio, due spicchi d’aglio, pan secco ridotto a tocchetti, una presa d’origano e due cucchiai di formaggio grattugiato. Coi rimasugli di formaggi duri le massaie del nord-ovest creavano il mitico “brus”: avanzi di grana, tomma (tùma), asiago, gruviera, caciotta ecc, croste comprese, tagliati a pezzetti e messi in un vaso a chiusura ermetica, coperti di cognac o grappa. Settimanalmente il composto veniva mescolato con cura e dopo 30 giorni si otteneva, e si ottiene, una puzzolente ma fantastica crema antifreddo e ammazzamicrobi, forte e appetitosa, da mangiare d’inverno spalmata su fette di pane abbrustolito sul runfò. I formaggi molli finivano invece mescolati a ripieni o a ricoprire sottili focacce. Ma era con le verdure che facevano miracoli. Gli avanzi cotti di ceci, lenticchie e legumi vari erano soffritti anche tutti insieme in olio e cipolla, coperti di brodo, insaporiti con sale, pepe e un cucchiaio di concentrato di pomodoro; il tutto passato e trasformato in vellutata da servire bollente con crostini di pane abbrustolito. Dei carciofi non buttavano via nulla; le foglie esterne, troppo dure per essere consumate in pinzimonio o cucinate, divenivan decotti ricchi di cinarina, dalle proprietà diuretiche e stimolanti la bile. E dopo aver spelato e affettato a rondelle sottilissime i gambi legnosi, li rosolavano in olio, burro, cipolle, pomodoro e vin bianco facendone sugo per la pastasciutta: nel frattempo passavano in padella con olio, pinoli, uvetta, aglio, pepe e sale gli spinaci lessi avanzati il giorno prima.
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LA BELLA STORIA DI UN SENZATETTO VOLONTEROSO, «ADOTTATO» DAI NEGOZIANTI
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Torino un ragazzo sconfitto dalla vita ritrova l'affetto e la fiducia necessari per ricominciare a vivere. Ha vagabondato, è vero, ma inseguendo un sogno banale: un posto di lavoro e due soldi di serenità. Li ha persi entrambi, più volte, e ha finito per perdere se stesso, ritrovandosi dopo tanto gironzolare sotto i portici a tendere una mano e sperare nel buon cuore. Un giorno. Una settimana. Un mese... I morsi del gelo respinti solo da un cappottone e dai cartoni usati, di notte, per costruire una casetta che sembra quella dei giochi dei bambini. Invece è casa sua, l'unica che può permettersi: per fortuna, i portici proteggono da pioggia e neve. Il ragazzo non disturba, non insudicia. Anzi, pulisce: raccatta cartacce e mozziconi abbandonati dalla marea frettolosa e maleducata. Lo nota un negoziante, poi un altro, un altro ancora. Tutti hanno imparato a volergli bene e nessuno si sottrae al momento di «assumerlo». L'idea è semplice: una decina di euro a testa ogni mese per destinare una piccola somma al ragazzo, in cambio della pulizia davanti alle vetrine. Lui è raggiante, per il guadagno, ma soprattutto per la stima, per la soddisfazione di risentirsi utile. Così si alza presto dal cantuccio, ancora più presto di prima, afferra la sua ramazza e comincia a strigliare le mattonelle attorno: quando i suoi benefattori, o «datori di lavoro», a esagerare, alzano le saracinesche, i marciapiedi sono puliti e le fioriere allineate. Non è tutto: zelo e puntualità valgono altre commissioni. Piccole incombenze: una busta
spedire, un pacco da consegnare, una macchina da tenere d'occhio perché non dia fastidio in doppia fila. Piccole incombenze e altre piccole paghette, il primo passo del reinserimento nella società che l'aveva espulso, il primo passo per un'autonomia minima: la certezza di un panino, d'una bottiglietta d'acqua, senza dover aspettare, con il batticuore, il tintinnìo di una moneta. È il primo passo per colorare una realtà grigia e aggrapparsi a un sogno arcobaleno: quello di avere, un giorno, una casetta propria, un tetto che non sia la volta dei portici pure tanto amati. Forse è troppo, almeno per adesso. Forse troppo corre il ragazzo. La solidarietà d'una strada, l'amicizia di un manipolo di commercianti e di clienti, la generosità di un microcosmo cittadino, non bastano per accendere un mutuo. Però bastano per accendere il sogno, anzi riaccenderlo dopo i giorni del buio. Il ragazzo potrà farcela oppure no, potrà invecchiare sotto i portici o possedere un giorno una chiave e usarla per lasciarsi alle spalle rumore e gelo, per sentire un calore, reale e metaforico, tutto suo: adesso non conta come finirà, conta che ci provi, che abbia un obiettivo, che coltivi una speranza, che scovi un motivo. Conta che abbia di nuovo una ragione, conta che abbia di nuovo fiducia.
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14 ottobre, i cr istiani or todossi celebr ano Santa Parascheva che, secondo la tradizione, è vissuta nell'XI secolo in un paesino sul Mar di Marmara, nei pressi di Costantinopoli. Già dall'infanzia, la religiosa ha deciso di seguire l'insegnamento cristiano. Protettrice della Moldavia, regione storica dell'est della Romania, Santa Parascheva è anche soccoritrice delle donne e dei bambini.
L'etnologo Florin Filip sottolinea l'importanza di questa festa nel calendario popolare romeno. "La festa di Santa Parascheva è una delle grandi celebrazioni dei romeni ortodossi. Nell'Ottocento e Novecento, vennero costruite moltissime chiese a lei consacrate. Inoltre, nella tradizione popolare romena, questa festa si sovrappone a un'altra più antica, dedicata alla Santa del Venerdi autunnale. Sembra che questa antica entità del popolo romeno abbia le origini nella dea Venere. In questo giorno, i contadini non lavoravano nè i campi nè in casa. Gli anziani non accendevano il fuoco, mentre le ragazze e le donne non facevano il bucato e non cucivano, in quanto temevano di avere poi dei problemi alle mani e alle gambe. Inoltre, sempre il quale giorno, si anticipano le previsioni del tempo per il successivo periodo", spiega l'etnologo. Alla vigilia del 14 ottobre, si credeva che le ragazze che pregavano a Santa Parascheva avrebbero visto nel sogno il futuro marito. Inoltre, si credeva che le piante avessero maggiori poteri terapeutici in quel giorno, così come anche le acque. "Santa Parascheva non è solo la protettrice dei malati, ma anche delle acque e delle fontane. Molte icone della santa venivano collocate nei pressi delle fontane e delle sorgenti, e si crede che molte siano diventate miracolose. La tradizione del pellegrinaggio alla Santa, una delle grandi feste ortodosse, risale al momento in cui le sue reliquie vennero portate a Iasi dal principe Vasile Lupu. Santa Parascheva è venerata anche in Grecia, Bulgaria e Serbia. A Belgrado, le sue reliquie erano rimaste per quasi cent'anni", aggiunge l'etnologo Florin Filip. Ogni anno, attorno al 14 ottobre, alla Cattedrale Metropolitana di Iasi arrivano centinaia di migliaia di pellegrini da tutta la Romania, ma anche da altri Paesi ortodossi del sud-est europeo. (Radio Romania International Ott. 2015)
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Adeste 20162016 - 5°/41 5°/ 41 LITURGIA EUCARISTICA LETTURE: 2Re 5,14-17 Sal 97 2Tm 2,8-13 Lc 17,11-19 C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. Il Signore, se vogliamo, può guarire il nostro cuore dal peccato. Apriamoci al suo perdono e imploriamo la sua misericordia sul male che insidia le nostre anime. Breve pausa di riflessione personale Signore, che sei venuto non per i sani ma per i malati, abbi pietà di noi. Signore, pietà. Cristo, che sei morto sulla croce per la nostra salvezza, abbi pietà di noi. Cristo, pietà. Signore, che sei risorto dai morti, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A. Amen. GLORIA a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen. COLLETTA C. O Dio, fonte della vita temporale ed eterna, fa' che nessuno di noi ti cerchi solo per la salute del corpo: ogni fratello in questo giorno santo torni a renderti gloria per il dono della fede, e la Chiesa intera sia testimone della
salvezza che tu operi continuamente in Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura Dal secondo libro dei Re In quei giorni, Naamàn, il comandante dell’esercito del re di Aram, scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola di Elisèo, uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato dalla sua lebbra. Tornò con tutto il seguito da Elisèo, l’uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo». Quello disse: «Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò». L’altro insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò. Allora Naamàn disse: «Se è no, sia permesso almeno al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne porta una coppia di muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE R. Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia. Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo. R/. Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia. Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa d’Israele. R/. Tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio. Acclami il Signore tutta la terra, gridate, esultate, cantate inni! R/. Seconda Lettura Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo Figlio mio, ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide, come io annuncio nel
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mio vangelo, per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore. Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Questa parola è degna di fede: Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà; se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio Canto al Vangelo R. Alleluia,Alleluia In ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. .Alleluia VANGELO C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo Luca A. Glora a te o Signore Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti)
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato
Adeste 20162016 - 5°/41 5°/ 41 dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Dio ci chiama alla salvezza e alla gioia auten ca, e ci chiede di riconoscere come figli l’amore ch’egli ci dona. Preghiamo insieme e diciamo: Signore, guidaci alla fonte del tuo amore. 1. Perché la consapevolezza della tua misericordia ci unisca fra noi al di là delle nostre differenze. Preghiamo. 2. Perché impariamo la difficile arte della riconoscenza. Preghiamo. 3. Perché la nostra fede superi sempre il nostro fallimento. Preghiamo. 4. Perché non ci accontentiamo del successo nella vita, ma miriamo alla realizzazione della vita. Preghiamo. C. O Padre, la tentazione di dimenticare che la salvezza è dono immeritato e gratuito è sempre in agguato. Donaci un cuore capace di gratitudine e sollecito verso i nostri fratelli che hanno bisogno, come noi, della tua misericordia. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. A. Amen LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la
gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Accogli, Signore, le nostre offerte e preghiere, e fa' che questo santo sacrificio, espressione perfetta della nostra fede, ci apra il passaggio alla gloria del cielo. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. A. È’ cosa buona e giusta. C È veramente cosa buona e giusta, proclamare le tue grandi opere e renderti grazie a nome di tutti gli uomini, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro. Egli, nascendo da Maria Vergine, ha inaugurato i tempi nuovi, soffrendo la passione, ha distrutto i nostri peccati; risorgendo dai morti, ci ha aperto il passaggio alla vita eterna; salendo a te, Padre, ci ha preparato un posto nel tuo regno. Per questo mistero di salvezza, uniti agli angeli e ai santi, proclamiamo senza fine l'inno della tua lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli. DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPOLAPREGHIERAEUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C.A. P A D R E NO S T R O che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno,
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sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C Padre santo e misericordioso, che ci hai nutriti con il corpo e sangue del tuo Figlio, per questa partecipazione al suo sacrificio donaci di comunicare alla sua stessa vita. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. C. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: andate in pace. A. Rendiamo grazie a Dio
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11 Ottobre 2016 Papa Giovanni XXIII è stato il 261º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica,. Data di nascita: 25 novembre 1881, Sotto il Monte Giovanni XXIII -Data di morte: 3 giugno 1963, Palazzo Apostolico, Città del Vaticano Luogo di sepoltura: 6 giugno 1963, Basilica di San Pietro in Vaticano, Città del Vaticano IL DECALOGO DI SAN GIOVANNI XXIII PER LA VITA QUOTIDIANA
tem- po a qualche lettura buona, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, cosÏ la buona lettura è necessaria alla vita dell’anima. 6) Solo per oggi, compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno. 7) Solo per oggi, farò almeno una cosa che non desidero fare, e se mi sentirò offeso nei miei sentimenti, farò in modo che nessuno se ne accorga. 8) Solo per oggi, mi farò un programma: forse non lo seguirò a puntino, ma lo farò. E mi guarde1) Solo per oggi, cercherò di vivere alla giornata, rò da due malanni: la fretta e l’indecisione. senza voler risolvere il problema della mia vita 9) Solo per oggi, crederò fermamente, nonostante tutto in una volta. le apparenze, che la buona provvidenza di Dio si occupa di me come di nessun altro esistente al 2) Solo per oggi, avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà ; non alzerò la voce; mondo. sarò cortese nei modi; non criticherò nessuno; 10) Solo per oggi, non avrò timori. In modo partinon pretenderò di migliorare o disciplinare nessu- colare non avrò paura di godere di ciò che è bello no tranne me stesso. e di credere alla bontà . Posso ben fare, per dodici 3) Solo per oggi, sarò felice nella certezza che sono ore, ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare per tutta la vita. stato creato per essere felice non solo nell’altro mondo, ma anche in questo. 4) Solo per oggi, mi adatterò alle circostanze, senI SANTI DELLA za pretendere che le circostanze si adattino tutte SETTIMANA ai miei desideri. 5) Solo per oggi, dedicherò dieci minuti del mio 09 D s. Giovanni Leonardi
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s. Daniele Comboni
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s. Giovanni XXIII papa
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s. Serafino da Montegran.
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s. Romolo
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s. Callisto
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s. Teresa D’Avila
C6 7: Chiesa romano-cattolica dei Piaristi. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii� din ClujNapoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: veresstelian@yahoo.com Domenica alle ore 12,00
B : Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balcescu, nr. 28, sector 1, BucureĹ&#x;ti tel./ fax: 021-314.18.57, don Roberto *°* Polimeni, Tel:0770953530 A69 I 6* : Domenica ore 11:00 mail: polimeni.roberto@yahoo.com; polimeni.rober to70@gmail.com; Tel 0040 756066967. Trasmessa nella Chiesa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. in diretta su www.telestartv.ro 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262 Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul *°* "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari. T*;* < : Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi*°* I *: Cattedrale "vecchia" IaĹ&#x;i - Adormirea Maicii na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: Domenica Domenica ore 18:00. ore 11,00 Monastero S. Luigi Orione â&#x20AC;&#x201C;Iasi, Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 M ail: Mail:parohiafabric@googlemail.com Alelembo73@gmail.com *°*
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