giungendo, però, proprio alla speranza. giorno Stride il fatto che oggi tanti si arricchiscano, scrive in cui il Papa, e tanti non solo non abbiano il necessario, la Chiesa ricorda ma siano anche vessati e sfruttati: “Quante volte Antonio di Padova vediamo i poveri nelle discariche a raccogliere 13 Giugno 2019, il il frutto dello scarto e del superfluo per trovare santo invocato dai fedeli di tutto il mondo perché qualcosa di cui nutrirsi e vestirsi! Diventati loro interceda per lenire le loro sofferenze, papa stessi parte di una discarica umana, sono trattati Francesco ha diffuso il messaggio con cui da rifiuti senza che alcun senso di colpa investa “traccia la linea” per la terza Giornata Monquanti sono complici di questo scandalo… Ai podiale dei Poveri (un “evento” istituito proprio veri non si perdona neppure la loro povertà… da papa Bergoglio come eredità del Giubileo Non possono permettersi di essere timidi o scodella Misericordia) che si celebrerà domenica raggiati, sono percepiti come minacciosi o inca17 novembre. paci solo perché poveri”. C’è molto anticipo, certo, ma il Santo Padre vuole Nel Salmo, però, Francesco coglie anche il che le sue parole giungano al cuore di tutti i cri“raggio di luce” decisivo: “Il contesto che il Salmo stiani e questi cerchino di fare ciò che chiede loro descrive si colora di tristezza, per l’ingiustizia, la Francesco. E il Papa chiede al contempo tanto e sofferenza e l’amarezza che colpisce i poveri. Nopoco. nostante questo, offre una bella definizione del Grande infatti è la missione che lancia, ovvero di povero: è colui che confida nel Signore, perché ha restituire speranza. Ma, come scrive nel messagla certezza di non essere mai abbandonato. Il povero, nella Scrittura, è l’uomo della fiducia!”. gio, “a volte basta poco: basta fermarsi, sorridere, ascoltare. Per un giorno lasciamo in diAnche i Cristiani possono contribuire a costruire sparte le statistiche; i poveri non sono numeri questa fiducia, spiega il Papa: “L’impegno dei a cui appellarsi per vantare opere e progetti. I Cristiani in occasione di questa Giornata e sopratpoveri sono persone a cui andare incontro: gio- tutto della vita ordinaria di ogni giorno non consivani e anziani soli da invitare a casa per condiviste solo in iniziative di assistenza… Pur lodevoli e dere il pasto; uomini donne e bambini che attennecessarie, devono mirare ad accrescere in dono una parola amica. I ognuno l’attenzione piena che è dovuta a ogni poveri ci salvano perché persona che si trova nel disagio… La speranza si ci permettono di inconcomunica anche attraverso la consolazione, che si trare il volto di Gesù”. attua accompagnando i poveri non per qualche Il tema della Giornata è momento carico di entusiasmo, ma con un impeun verso del Salmo 9: gno che continua nel tempo… Ai tanti volontari, ai “La speranza dei poveri quali va spesso il merito di aver intuito per primi non sarà mai delusa”, e l’importanza di questa attenzione ai poveri, chiepapa Francesco lo spiega do di crescere nella loro dedizione… Certo, i popartendo dalla gravità veri si avvicinano a noi anche perché stiamo della situazione attuale e distribuendo loro il cibo, ma ciò di cui hanno veramente bisogno va oltre il piatto caldo o il panino che offriamo. I poveri hanno bisogno delle nostre mani per essere risollevati, dei nostri cuori per sentire di nuovo il calore dell’affetto, della nostra presenza per superare la solitudine. Hanno bisogno d’amore, semplicemente”.
U
na giornata con il “braccio destro” di Papa Francesco e i poveri di Roma “Padre Corrado, ho bisogno di un rasoio”, ha spiegato l’uomo con impazienza. “E io ho fame da stamattina”, ha detto un altro. Sanno che i loro problemi verranno risolti nessuno si sorprende più vedendo il cardinale Konrad Krajewski nelle stazioni ferroviarie o nei sottopassaggi, perché da sei anni esercita la misericordia a nome di Papa Francesco, rappresentando l’“estensione” delle sue mani e del suo cuore. “Il Santo Padre andrebbe volentieri in giro da solo per strada. Dopo tutto, sappiamo che a Buenos Aires girava per la città e mangiava con i poveri varie volte a settimana”, ha affermato padre Konrad. Per molto tempo ho pensato di scrivere del suo lavoro insolito e allo stesso tempo ordinario. Di recente gli ho chiesto: “Posso chiedere un’intervista a sua Eminenza?” E ho aggiunto rapidamente: “So che non è disposto a rilasciare dichiarazioni ai media, ma magari solo una frase?” “Non appena sarà a Roma, la invito a Termini o a Tiburtina e poi vedremo”, ha risposto l’elemosiniere del Papa. Mentre andavo a Roma, pensavo che non mi sarei sentita a mio agio essendo solo un’“osservatrice mediatica” che doveva scrivere su quel lavoro, e in realtà, si potrebbe dire, sulla missione speciale del sacerdote Konrad di aiuto ai più bisognosi. E non solo a livello materiale. Ad ogni modo, il tema dei poveri, e come si suol dire spesso esemplificando, dei “socialmente esclusi”, mi ha sempre interessato, e non sono mai riuscita ad essere indifferente o a usare frasi o opinioni preconfezionate sul tema. Restituire la dignità: un lavoro da 24 ore al giorno Dopo la Santa Messa del giovedì mattina nelle Grotte Vaticane, presieduta dal cardinale Konrad Krajewski, siamo usciti per dirigerci verso i bagni costruiti sotto il colonnato di Piazza San Pietro. Il cardinale mi ha chiesto: “Signora Iwona, lei scrive per Aleteia?” “Sì”, ho risposto, aggiungendo che l’ufficio editoriale è internazionale e lavora in otto lingue, tra cui l’arabo. A queste parole, il cardinal Corrado, come lo chiamano tutti i suoi protetti, si è fermato e ha detto: “Qui è stata inaugurata di recente una scultura dedicata ai rifugiati. È un tema molto vicino e importante per il Santo Padre Francesco, che ha benedetto la statua” (nella Giornata del Rifugiato, il 29 settembre). “La scultura non ha solo una dimensione simbolica. Rappresenta rifugiati e migranti nel corso dei secoli, di diverse nazionalità e lingue, e il loro cammino”, mi ha spiegato il cardinale. Mentre camminavamo, abbiamo parlato anche del fatto che la più grande povertà del mondo di oggi è la solitudine e la mancanza d’amore. Avvicinandoci ai bagni, abbiamo visto un folto gruppo di persone. “Padre Corrado, ho bisogno di un rasoio”, ha spiegato l’uomo con impazienza. “E io ho fame da stamattina”, ha detto un altro. “Ci vediamo alla Porta di Sant’Anna con un gruppo dei miei volontari, con cui andremo a Tiburtina stasera”, si è congedato il cardinale, iniziando subito a rispondere alle necessità delle persone. Nonostante il nervosismo di alcuni senzatetto per i problemi mattutini di ogni giorno, ho notato la
loro allegria e il loro sollievo, perché sapevano che i loro problemi, grandi e piccoli, sarebbero stati risolti.
I miei amici a Roma mi hanno detto che Corrado aiuta 24 ore al giorno, spesso essendo la proverbiale “ultima spiaggia”, e ricorda a tutti che anche Gesù cercava e aiutava i poveri, restituendo loro la dignità. Cena alla stazione Tiburtina Sono passata incerta per Porta Sant’Anna dieci minuti prima di partire verso la stazione Tiburtina. Un ufficiale della Guardia Svizzera ha indovinato dove mi dirigevo e ha detto che l’auto stava aspettando. Dovevo andare più avanti, dove si trovavano gli agenti di polizia. Sulla strada ho visto avvicinarsi padre Konrad. Avendo sentito che non volevo essere solo un’osservatrice che doveva “scrivere un rapporto” e invece volevo aiutare mi ha detto: “Presto arriverà suor Hania e le spiegherà tutto”.
È quindi apparsa una sorridente suora pallottina, e con lei Magdalena, che ha appena iniziato a studiare Psicologia all’Università La Sapienza. Le due volontarie mi hanno spiegato quale sarebbe stato il compito. Suor Hania aiuta già da quattro anni, non solo andando alle stazioni, ma aiutando anche i senzatetto nei bagni, perché non tutti riescono a lavarsi e a mettersi gli indumenti puliti da soli. Ci accompagnavano anche padre Maksymilian e padre Daniele. Padre Konrad ha detto che spesso anche le Guardie Svizzere fanno i volontari. Quando siamo arrivati alla stazione Tiburtina e siamo scesi dalla macchina, ho sentito da lontano le grida entusiaste dei poveri: “Padre Corrado, buonasera!” Ho visto padre Konrad che si metteva un semplice gilet giallo e tutti gli altri, me compresa, hanno fatto lo stesso. Tra le persone che aspettavano di essere aiutate ho visto un uomo ben vestito, e ho chiesto a suor Hania se anche lui fosse lì a chiedere aiuto. La religiosa ha sorriso e mi ha detto di no, che era il vicedirettore dell’Ufficio Postale del Vaticano e che non aveva avuto il tempo di cambiarsi, perché probabilmente era arrivato alla stazione direttamente dal lavoro. Oltre a noi c’erano altri volontari, tra cui Francesca e Mohamed, che vedendo la mia sorpresa per come avevo reagito al nome del ragazzo hanno detto che lui è musulmano e vuole aiutare i poveri, perché “tutti abbiamo lo stesso Dio amorevole”.
C’erano molte persone che avevano bisogno di aiuto. Ho visto lo stesso padre Konrad mettere il cibo caldo in piatti usa e getta e servirli a chi si avvicinava facendo la fila. Tutto questo è durato due ore. Dopo aver servito la cena, altro cibo da portare via e prodotti igienici, abbiamo ripulito la zona e siamo ripartiti. Questa volta l’auto era guidata dallo stesso padre Konrad, chiamato il “cardinale di strada”. Tornando a Porta Sant’Anna ho saluto la guardia che mi aveva aiutato prima, pensando allo stesso tempo che non mi avrebbe risposto mentre era in servizio. L’ufficiale, però, ha notato il mio gesto spontaneo e mi ha risposto. È stato bello. Tornando a casa degli amici romani che mi ospitavano, ho ricordato la frase che padre Corrado mi aveva detto in precedenza: “Abbiamo dei poveri anche intorno a noi”.
La
costruzione di una cattedrale nel Medioevo era un’impresa di popolo. Tutti, nessuno escluso, partecipavano all’elevazione di un monumento che rendesse gloria a Dio e desse lustro alla città. Così fu anche per il Duomo di Milano. Una vecchietta poverissima, Caterina di Abbiateguazzone, offrì il suo lavoro: puliva e trasportava le pietre del cantiere. Una mattina donò all’obolo della cattedrale l’unica pelliccetta che possedeva. Quando i canonici se ne accorsero ne furono commossi e le restituirono il denaro con gli interessi, perché potesse compiere il sospirato pellegrinaggio a Roma che desiderava da tanti anni. Tra i benefattori rimasti noti c’è Marta de Codevachi, di professione prostituta. A Milano era conosciuta come Donona. Grazie al suo mestiere era divenuta ricca, ma a un certo punto si era pentita e aveva deciso di cambiar vita. Divenne benefattrice dei poveri e adottò Venturina, una bimba che era stata lasciata alla ruota degli esposti. Nel 1394 Marta si ammalò gravemente. Il suo pensiero andò alla Madonna e alla nuova chiesa che si stava erigendo in suo onore nel centro della città. Chiamò il notaio e destinò alla Fabbrica del Duomo i suoi averi, con la clausola che gli officiali si prendessero cura di Venturina e che si impegnassero a trovar marito alla sua amica Margherita, conosciuta al bordello come Novella de Mandello, alla quale lasciava all’uopo cospicua dote per iniziare una nuova vita «casta e onesta». Poco dopo Marta morì e la Fabbrica organizzò funerali degni di una nobildonna. Il lungo corteo di chierici e presbiteri accompagnò il feretro lungo le strade dove un tempo la donna aveva venduto amor profano. Tra i documenti del Duomo si trova ancora l’annuale per l’anima di Marta con le Messe da celebrare in suo suffragio. Le storie di Caterina e di Donona sono delle perfette parabole di misericordia, che Dio mediante la Chiesa in ogni tempo elargisce. Sicché con Paolo possiamo dire: «Ero un bestemmiatore, ma ha sovrabbondato la grazia». La costruzione del Duomo di Milano inizia nel 1386 sull’a-
rea in cui sorgono le antiche basiliche di Santa Tecla e Santa Maria Maggiore, abbattute in tempi successivi. Dedicato a Maria Nascente, è voluto da Gian Galeazzo Visconti, con un duplice intento. Rinnovare, con un imponente piano edilizio, i siti di culto nel cuore di Milano e celebrare la signoria viscontea e la sua ambiziosa politica espansionistica. Il Duomo di Milano è il più grande e complesso edificio gotico d’Italia, realizzato in marmo bianco rosato proveniente dalle cave di Candoglia, in Val D’Ossola. Ha una lunghezza di 157 metri e si estende su una superficie di 11.700 metri quadrati. La guglia maggiore raggiunge un’altezza di 108,5 metri. Sulla cima di quest’ultima è posta nell’ottobre 1774 la statua dorata della Madonnina (alta 4,16 metri), opera dello scultore Giuseppe Perego. I lavori di costruzione si protraggono per cinque secoli e durante questo periodo architetti, scultori, artisti e maestranze, sia locali sia provenienti da tutta Europa, si avvicendano nella Fabbrica del Duomo. Il risultato del loro lavoro è un’architettura unica, una fusione tra lo stile gotico d’oltralpe e la tradizione lombarda.
Impressionante è l’abbondanza della decorazione: guglie, pinnacoli, un patrimonio immenso di statue (circa 3.400, di cui 1.100 all’interno e 2.300 all’esterno), sculture nelle cornici e nei finestroni, decori. La complessità di realizzazione è tale che l’ultima parte portata a termine è proprio la facciata nel 1813. Prima di questa data la facciata di Santa Maria Maggiore rappresenta il fronte provvisorio della cattedrale. Le porte in bronzo risalgono a diversi momenti del ‘900. La porta centrale è scolpita nel 1906 da Ludovico Pogliaghi con rilievi gotico-floreali, il tema è “storie della vita di Maria”. L'interno ha pianta a croce latina, profondo coro e abside poligonale. Lo stile è prevalentemente tardo-gotico con l’aggiunta di elementi classicheggianti risalenti al periodo della Controriforma, quando prendono forma il presbiterio, l’altare maggiore, i pulpiti e alcuni altari laterali. La Cripta ospita la cappella di S.Carlo Borromeo, progettata da Francesco Maria Ricchino nel 1606, con l’urna di cristallo di rocca che racchiude il corpo del santo in abito pontificale. Dalle terrazze, alle quali si accede con ascensore o scale, si può ammirare tutta la città di Milano
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World toilet day, ovvero la giornata mondiale dedicata ai gabinetti; water, latrine o turche che dir si voglia, a conoscere questa ricorrenza abbastanza pittoresca credo siano davvero in pochi; in effetti la sua creazione si deve a un certo Jack Sim, uno stravagante imprenditore edile che ha sempre avuto come sogno nel cassetto la realizzazione di un progetto singolare: fornire un bel gabinetto di lusso a tutta la popolazione del Pianeta. Anno di nascita della ricorrenza Esattamente nel 2001 a Singapore il World toilet day ha visto la luce e Jack Sim in quell’occasione dichiarò: “La ‘silenziosa’ crisi igienico-sanitaria è una bomba a orologeria che colpisce miliardi di persone in tutto il mondo. Non vi è bisogno di costosi WC super tecnologici che riscaldano il nostro sedere o mascherano i rumori sgradevoli con la musica classica, ma di latrine ecologiche che costano al massimo 10 dollari l’una. Ci sono persone che desiderano un gabinetto, proprio come altri sognano una borsa Louis Vuitton”. L’affermazione di Mr.Toilet fa riferimento al fatto che il 15% dei cittadini del Mondo un bagno non ce l’ha, e per bagno intendiamo un gabinetto. Problema igienico serio Di fatto anche se l’argomento si offre a battute goliardiche il problema è una vera emergenza sanitaria, ogni giorno nel Mondo milioni di persone deve fare i conti con scarse condizioni igieniche e disagi non avendo un luogo adeguato dove liberarsi dai fluidi e dai solidi corporei, e non ha un bagno adeguato dove lavarsi; e come ben sappiamo la scarsa igiene provoca infezioni e malattie di vario tipo, dalle più comuni e curabili a quelle più gravi e letali. L‘Onu ha messo la risoluzione di questo problema tra i suoi obbiettivi principali del Millennio. In alcune zone della Terra inoltre il problema è ingigantito anche dalla scarsità del rifornimento idrico; uno squilibrio che va senza dubbio livellato al più presto; basti pensare, ed è davvero assurdo che sul nostro Pianeta esiste quasi un cellulare per ogni abitante della Terra ovvero 6,8 miliardi su 7 miliardi di individui, ma non abbiamo un gabinetto per ciascuno, pare che l’incidenza nelle aree più ricche e industrializzate è di un gabinetto ogni cinque persone. Lo slogan ideale sarebbe: meno smartphone e più gabinetti. -
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ccanto a Spinazzola e Clelia Bruzzesi, professoressa alla Scuola Centrale, si nota Marco Antonio Canini che aveva impartito per un breve periodo lezioni private di italiano. Arrivato a Bucarest a novembre del 1857, amico di Vasile Boerescu e di G. Valentineanu, si fece conoscere per la traduzione dei libretti delle opere verdiane. Nel 1858 progettava la creazione di un istituto filologico, scientifico e commerciale. Per la creazione dell’Istituto aveva l’appoggio di Scarlat Kretzulescu, Ioan Lens, Vasile Porumbaru, Gheorghe Magheru, Stefan e Nicolae Golescu. A gennaio del 1859 era testimone all’elezione di Al. Ioan Cuza al trono della Moldavia, occasione nella quale gli ha dedicato la poesia Inno alla Romania. Canini era anche redattore di „Buletinul resbelului din Italia”, uscito tra il 27 maggio/8 giugno ed il 7/19 luglio 1859 con un programma ambizioso esposto nel primo numero. L’Italia, dalla quale la Romania ha ricevuto nell’antichità il nome e la lingua, è diventata „l’anima della civiltà moderna”. Un’altra pubblicazione, effimera, redatta da Canini era „Libertatea si înfratirea popoarelor”. Nel primo numero del 9/21 luglio 1859 usciva l’articolo Omul de la 2 Decembrie, in cui Napoleone veniva accusato di tradimento, dopo la firma della pace di Villafranca, in seguito alla quale Venezia rimaneva in possesso dell’Impero austriaco. L’arti-colo ha provocato la reazione del console francese Louis Béclard, che il 10/22 luglio chiedeva al Ministero degli Esteri un intervento fermo contro l’italiano. Canini ha provato ad entrare nei Principati nel 1862, ma è stato costretto a rinunciare. Senza rinunciare ale amicizie stabilite qui, ha intrattenuto una ricca corrispondenza con Vasile Boerescu. Da queste lettere scopriamo il suo intento di costituire a Torino una società, Societatea Filarmonica, attraverso la quale le personalità della cultura italiana potevano donare libri per la Bilioteca Nazionale della Romania. Un ruolo particolare hanno avuto i docenti di musica di Bucarest. Tra questi, il docente di musica Bongianni, vicino a Ion Câmpineanu. A settembre del 1849 Lodovico Guglielmi consegnava al principe Barbu ùtirbei un progetto per la creazione della Scuola Filarmonica Nazionale. Era compositore, era stato attivo a Napoli, come studente della Scuola Reale di questa città, poi aveva tenuto concerti a Milano, Vienna e Parigi48. Benedetti Franchetti, continuava il progetto di Guglielmo e fondava una Filarmonica. Franchetti, ex combattente nelle truppe garibaldine, veniva a Bucarest per dirigere il coro dell’Opera nel 1852. Nel 1873 diventava docente di contrabasso al Conservatorio Ettore Carini, ex componente della Scala di Milano, e Vaschelli insegnava musica presso la scuola di Iulia Malanotti. Anche Cosimo Constanza e Margherita Tizzoni, cantante lirica italiana, impartivano lezioni di musica vocale.
IL VERO SACRIFICIO grande re ascoltava il sermone del Buddha che parlava della rinuncia e del sapersi accontentare, ed ebbe l'improvviso desiderio di guadagnarsi l'approvazione del grande Maestro. Il Buddha teneva sempre con sé un tamburo a sonagli ed un giorno, un suo discepolo gli chiese: "Maestro, perché tieni sempre accanto a te que-
sto tamburello?" Il Buddha rispose: "Perché un giorno suonerò questo tamburo quando si avvicinerà a me la persona che avrà compiuto il più grande sacrificio." E tutti si chiesero chi mai sarebbe stato. Il re che aveva sentito questa dichiarazione, ritornò al suo palazzo e fece caricare una notevole quantità di tesori sulla groppa dei suoi elefanti, poi si mise in viaggio per portare questi beni alla presenza del Buddha, certo di ottenere la sua benedizione. Lungo la strada, una vecchina gli si avvicinò e lo supplicò: "Ho fame, potete darmi qualcosa da mangiare?". Il re prese un frutto di melograno e glielo porse dalla palanchina. La vecchina se ne andò in cerca della strada per arrivare dal Buddha e faticò non poco per trovarla. Nel frattempo il re arrivò nella dimora del Buddha, fece portare davanti a lui gli elefanti con il loro carico di immense ricchezze ed attese ansiosamente il suono del tamburo. Proprio in quel momento giunse la vecchina, stanca ed affaticata, e con grande dolcezza pose ai piedi del Maestro il frutto che le era stato regalato. Il Buddha prese il melograno con un sorriso e subito dopo suonò il tamburo. Il re rimase sorpreso ed irritato e con voce roca ansimò: "Swami! Io vi ho portato beni di una ricchezza inestimabile e voi suonate il tamburo per un melograno? Che sacrificio è mai questo?" Il Buddha con voce amabile rispose: "Il sacrifico non si valuta in termini di quantità, è la qualità che conta. Voi siete un re ed è naturale per voi offrire oro e pietre preziose, ma questa donna non aveva nemmeno di che mangiare e questo frutto rappresentava il suo unico pasto; avrebbe potuto mangiarlo e soddisfare la sua fame, ma non lo ha fatto e lo ha offerto a me. Quale sacrificio è più grande di questo? Non è sacrificio offrire qualcosa di superfluo, ma rinunciare a ciò che ti è caro ed essenziale per te."
LA CORDA DELLA DIGNITÀ
C
'era un bambino che tutti i giorni chiedeva un pezzo di pane al nonno, poi lo metteva in tasca e si inoltrava nella foresta per poi riapparire dopo una decina di minuti. Dopo un paio di settimane il nonno incuriosito segue il nipotino e lo vede fermarsi in un pozzo abbandonato, tirato fuori il pezzo di pane lo getta nel pozzo, rassicurando: «Torno domani non piangere». Il nonno si avvicina e vede in fondo al pozzo un bambino di un'altra tribù che piangendo continuava a dire nel suo dialetto: «Aiuto, ti prego, salvami». Allora il nonno si rivolge al nipotino dicendo: «Che bravo nipotino che ho, che si prende cura di un bambino affamato, ma se conoscessi il suo dialetto, sapresti che lui ogni giorno ti diceva: "Grazie fratellino per il pane, ma la prossima volta, ti prego, porta una corda per tirarmi su!"». Alcune volte il pane che doniamo ai poveri non è sufficiente, alcune volte i poveri hanno bisogno di una corda, per tirarsi fuori da quel pozzo di povertà che li rende così tristi. Ti prego Signore, illumina coloro che hanno la possibilità di fabbricare quelle corde per poter sollevare tanti fratelli caduti nel pozzo poco dignitoso della povertà.
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ov’è la buona notizia su Dio e sull’uomo in questo Vangelo di catastrofi, in questo balenare di spade e di pianeti che cadono? Se ascoltiamo con attenzione, ci accorgiamo però di un ritmo profondo: ad ogni immagine della fine si sovrappone il germoglio della speranza. Lc 21,9: quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, non è la fine; ai vv.16-17: sarete imprigionati, traditi, uccideranno alcuni, sarete odiati, ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto; e ancora ai vv.25-28: vi saranno segni nel sole, nella luna, nelle stelle, e sulla terra angoscia e paura: ma voi risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. Ad ogni descrizione di dolore, segue un punto di rottura, dove tutto cambia, un tornante che apre l’orizzonte, la breccia della speranza: non vi spaventate, non è la fine; neanche un capello…; risollevatevi…. Al di là di profeti ingannatori, al di là di guerre e tradimenti, anche quando l’odio dovesse dilagare dovunque, ecco quella espressione struggente: Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto; raddoppiata da Matteo 10,30: i capelli del vostro capo sono tutti contati, non abbiate paura. Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra. Non c’è nessuna cosa che sia eterna. Ma l’uomo sì, è eterno. Si spegneranno le stelle prima che tu ti spenga. Saranno distrutte le pietre, ma tu ancora sarai al sicuro nel palmo della mano di Dio. Non resterà pietra su pietra delle nostre magnifiche costruzioni, ma l’uomo resterà, frammento su frammento, e nemmeno un capello andrà perduto; l’uomo resterà, nella sua interezza, dettaglio su dettaglio. Perché Dio come un innamorato ha cura di ogni dettaglio del suo amato. Ciò che deve restare scolpito nel cuore è l’ultima riga del Vangelo: risollevatevi, alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. In piedi, a testa alta, occhi liberi e luminosi: così vede noi discepoli il Vangelo. Sollevate il capo, guardate oltre: la realtà non è solo questo che si vede, viene un Liberatore, esperto di vita. Il Signore che è «delle cose l’attesa e il gemito, che viene e vive nel cuore dell’uomo» (Turoldo), sta alla porta, è qui, con le mani impigliate nel folto della vita, porta luce nel cuore dell’universo, porta il dono del coraggio, che è la virtù degli inizi e del primo passo; porta il dono della pazienza, che è la virtù di vivere l’incompiuto in noi e nel mondo. Cadono molti punti di riferimento, nel mondo, ma si annunciano anche sentori di primavera. Questo mondo porta un altro mondo nel grembo. Ogni giorno c’è un mondo che muore, ma ogni giorno c’è anche un mondo che nasce. Padre Ermes Ronchi
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*Foglietto preparato da Parrocchia Cattolica Italiana Virtuale Iasi
de, liete e tristi, di questo mondo, teniamo fissa la speranza del tuo regno, certi che nella nostra pazienza possederemo la vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
C. La grazia del Signore nostro Ge. sù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. Dal libro del profeta Malachìa T. E con il tuo spirito. Dal libro del profeta Malachìa ATTO PENITENZIALE Ecco: sta per venire il giorno roC. Gesù verrà un giorno come vente come un forno. Re glorioso, oggi però ci chiede una testimonianza coraggiosa. Non Allora tutti i superbi e tutti coloro sempre gliela stiamo dando, rico- che commettono ingiustizia sarannosciamo perciò i nostri peccati e no come paglia; quel giorno, veinvochiamo la misericordia del Pa- nendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar dre che è grande nell’amore. Breve pausa di riflessione personale loro né radice né germoglio. Signore, sole di giustizia che Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il verrai a giudicare il mondo, abbi sole di giustizia. pietà di noi. Signore, pietà. Cristo, manifestazione della fedeltà di Dio alle sue promesse, R/. Il Signore giudicherà il monabbi pietà di noi.Cristo, pietà. Signore, meta ultima e defini- do con giustizia. Cantate inni al Signore con la tiva della storia, abbi pietà di noi. cetra, con la cetra e al suono di Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia mise- strumenti a corde; con le trombe e al suono del corno acclamate daricordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eter- vanti al re, il Signore. R/. Risuoni il mare e quanto racna. T. Amen. chiude, il mondo e i suoi abitanti. I fiumi battano le mani, esultino insieme le montagne davanti al Signore che viene a giudicare la terra. R/. Giudicherà il mondo con giustizia e i popoli con rettitudine. R/. Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési Fratelli, sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sem. O Dio, principio e fine di tutte le cose, che raduni tut- pre dato questa regola: chi non ta l'umanità nel tempio vivo del tuo vuole lavorare, neppure mangi. Figlio, fa' che attraverso le vicen-
Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità.
Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente
di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
ne lavorando, mantenendo la propria dignità e non cedendo alla disperazione. Preghiamo. 4. Perché le distrazioni e le difficoltà non ci impediscano di commuoverci per la tua giustizia. Preghiamo. C. O Padre, l’invidia verso i superbi a volte supera la coscienza del tuo amore. Aiutaci a sentire che non c’è nulla di svilente in una vita semplice. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. T
C. Quest'offerta che ti presentiamo, Dio onnipotente, ci ottenga la grazia di servirti fedelmente e ci prepari il frutto di un'eternità beata. Per Cristo nostro Signore.
C. Il Signore ci ricorda sempre che la nostra quotidianità non è mai sprecata se la viviamo come un servizio a lui e agli altri. Preghiamo insieme e diciamo: Conservaci sereni nella tua giustizia. 1. Perché conserviamo il desiderio di un mondo migliore. Preghiamo. 2. Perché riconosciamo che quanto c’è di buono nel mondo è segno della tua presenza. Preghiamo. 3. Perché venga concesso ad ogni uomo di guadagnare il proprio pa-
È veramente giusto benedirti e ringraziarti, Padre santo, sorgente della verità e della vita perché in questo giorno di festa ci hai convocato nella tua casa. Oggi la tua famiglia, riunita nell'ascolto della parola e nella comunione dell'unico pane spezzato fa memoria del Signore risorto nell'attesa della domenica senza tramonto, quando l'umanità intera entrerà nel tuo riposo. Allora noi vedremo il tuo volto e loderemo senza fine la tua misericordia. Con questa gioiosa speranza, uniti agli angeli e ai santi, proclamiamo a una sola voce l'inno della tua gloria:Santo, Santo,
C. O Padre, che ci hai nutriti con questo sacramento, ascolta la nostra umile preghiera: il memoriale, che Cristo tuo figlio ci ha comandato di celebrare, ci edifichi sempre nel vincolo della tua carità. Per Cristo nostro Signore. .