Carissimi, un augurio a voi e ai vostri familiari. “Emmanuele Dio con noi”. Era scritto nel libro della Torah che il Signore avrebbe mandato un segno: “La vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, Dio con noi”. Questo è scritto anche nelle pagine del libro della nostra vita. Tali pagine sono al centro della nostra attenzione? Quanta attenzione prestiamo a ciò che ci comunica il “bambino”...? Lasciamo che quotidianamente nasca nella nostra storia il Dio con noi? Tendiamo l'orecchio per carpire i segreti della Vita che nasce ogni istante attorno a noi e in noi! Ci siamo quasi a Betlemme, si sente già l’atmosfera della nascita! Emmanuele, Dio con noi!” Buon Natale e un anno nuovo ricco di Fede praticata, Pace alimentata e Salute non solo fisica… Ogni bene!
Don Valeriano 2
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utti conosciamo e cantiamo “Silent Night”, (in tedesco, Stlle Nacht-in italiano, Astro del Ciel) ma quanti di voi sono a conoscenza del modo in cui questa canzone è nata?
Ogni vigilia di Natale, centinaia di persone provenienti da tutto il mondo affollano la cappella di Oberndorf, in Austria. Il motivo? Cantare insieme una delle canzoni più amate del mondo: “Silent Night”. In mezzo alle luci scintillanti, due uomini – di Astro del ciel, Pargol divin, cui uno strimpella una chitarra – sono di fronte la picmite Agnello Redentor! cola cappella e cantano la versione tedesca del brano, proprio come era nel 1818. E poi, altri, la intonano nelTu che i Vati da lungi sognar, le diverse lingue del mondo. L’evento è stato nel 2018 Tu che angeliche voci nunziar, ancora più suggestivo perché il 24 dicembre “Silent Night” ha compiuto ben 200 anni. Ma com’è nata la luce dona alle genti canzone? La vigilia di Natale del 1818 un prete di nopace infondi nei cuor! me Joseph Mohr ha chiesto al suo amico organista e insegnante Franz Xaver Gruber di comporre una meloluce dona alle genti, dia che lui stesso aveva composto due anni prima. pace infondi nei cuor! Contento del lavoro di Gruber, Mohr ha cantato la canzone dopo la tradizionale messa di Natale celebrata Astro del ciel, Pargol divin, quella sera, mentre il suo amico suonava il basso. Il pubblico era composto perlopiù da operai, manovali e mite Agnello Redentor! costruttori di barche.
Tu di stirpe regale decor, Tu virgineo, mistico fior, luce dona alle genti, pace infondi nei cuor! luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!
Non si sa bene cosa abbia ispirato Mohr nello scrivere “Silent Night” per il periodo di Natale. Si ipotizza che il prete volesse mettere in nota il desiderio di continuare a vivere in pace dopo la scia di guerre napoleoniche che avevano devastato l’Europa tra il 1803 e il 1815. In quello stesso anno, la regione ha sperimentato anche il grande “Anno senza estate”, ossia dei mesi in cui il clima era più freddo del normale: ciò causò tragedie e carestie che misero in ginocchio le persone. Ma è molto bella anche la storia di come “Silent Night” si è diffusa nel resto del mondo. Qualche anno dopo la prima esibizione, un uomo andò a riparare l’organo nella chiesa di Oberdorf, e portò una copia della partitura nel suo villaggio nel Tirolo, a circa 165km di distanza. In questo paese, le famiglie contadine locali passavano l’inverno vendendo i loro prodotti ai mercati e alle fiere. A volte cantavano canzoni popolari locali per attirare l’attenzione sulla merce. Nel corso del tempo, poi, alcune di queste famiglie – come i Rainer e gli Strasser – sono diventati famosi cantanti folk che si esibivano in diverse parti d’Europa. Dobbiamo dirvi qual è la canzone che hanno scelto per il periodo delle feste?
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Nel corso della sua ultima udienza generale, il 18 dicembre 2019, Papa Francesco è tornato a sviluppare il tema del presepe, evocando stavolta una scelta particolare assai: Giuseppe tiene Gesù Bambino mentre Maria si riposa.
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Pontefice ha raccontato che in occasione del suo 83o anniversario gli avevano presentato una rappresentazione della natività unica nel suo genere, graziosamente intitolata “facciamo riposare Mamma”. Sui social è stato un successone! Si vede Maria che dorme mentre Giuseppe, poco più in là, tiene in braccio un Gesù Bambino che sembra stiracchiare le braccia, forse nel sonno. Il pontefice argentino ha sottolineato che quest’immagine dava testimonianza della «tenerezza di una famiglia e di un matrimonio». Quanti di voi dovete dividere la notte fra marito e moglie per il bambino o la bambina che piange, piange, piange? Così ha chiesto prima di spiegare che proprio questo è il messaggio del presepe. Possiamo invitare la Sacra Famiglia a casa nostra, dove ci sono gioie e preoccupazioni, dove ogni giorno ci svegliamo, prendiamo cibo e sonno vicini alle persone più care. Il presepe è un Vangelo domestico.
Un mezzo «semplice ma efficace»
Il Santo Padre ha sottolineato l’importanza di conservare la tradizione dei presepi. Egli stesso si è recato a Greccio, dove san Francesco ha fatto il primo presepe vivente, e lì ha pubblicato Admirabile Signum, una lettera apostolica che ne illustra il simbolismo. Francesco nota che fare un presepe a casa propria è un mezzo “semplice ma efficace” di preparare il proprio cuore alla nascita di Gesù. «Il presepe è […] un’immagine artigianale di pace. Per questo è un Vangelo vivo»: porta l’Evangelo nei posti dove si vive – nelle case, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, negli ospedali, nelle case di cura, nelle prigioni… Lì dove viviamo il presepe ci ricorda qualcosa di essenziale: Dio non è restato invisibile in cielo ma è disceso sulla terra, facendosi piccolissimo. Facendo il presepe in casa si celebra una prossimità con questo Dio che si è incarnato e fatto vicinissimo. […] il presepe è un invito a “sentire”, a “toccare” la povertà che il Figlio di Dio ha scelto per sé nella sua Incarnazione
Un Dio che «prende il latte dalla mamma»
Il presepe «manifesta la tenerezza di Dio», prosegue il successore di Pietro. «Egli, il Creatore dell’universo, si abbassa alla nostra piccolezza». Certe statuine rappresentano il Bambino con le braccia aperte per mostrare in tal modo che Dio è venuto ad abbracciare la nostra umanità: Dio si presenta così, in un bambino, per farsi accogliere tra le nostre braccia. Nella debolezza e nella fragilità nasconde la sua potenza che tutto crea e trasforma. Sembra impossibile, eppure è così: in Gesù Dio è stato bambino e in questa condizione ha voluto rivelare la grandezza del suo amore, che si manifesta in un sorriso e nel tendere le sue mani verso chiunque. […] Il modo di agire di Dio quasi tramortisce, perché sembra impossibile che Egli rinunci alla sua gloria per farsi uomo come noi. Che sorpresa vedere Dio che assume i nostri stessi comportamenti: dorme, prende il latte dalla mamma, piange e gioca come tutti i bambini! Come sempre, Dio sconcerta, è imprevedibile, continuamente fuori dai nostri schemi. Dunque il presepe, mentre ci mostra Dio così come è entrato nel mondo, ci provoca a pensare alla nostra vita inserita in quella di Dio; invita a diventare suoi discepoli se si vuole raggiungere il senso ultimo della vita. 4
Un ragazzo
cede il proprio posto in prima classe ad un’anziana, realizzando un piccolo desiderio e com-
muovendo i passeggeri. A riportare la storia è il Daily Mail, partendo dal racconto di Leah Amy, assistente di volo della Virgin Atlantic Airways che la scorsa settimana si è trovata ad assistere al bellissimo gesto su un volo New York- Manchester. “Ho lavorato su centinaia di voli e ho avuto il piacere di incontrare calciatori, top model e star di Hollywood, ma ora voglio parlarvi miei due passeggeri preferiti”, inizia il post della giovane assistente di volo. La hostess fa riferimento alla vicenda di un uomo di nome Jack, che avrebbe dovuto affrontare un viaggio in prima classe per tornare nel Regno Unito, e ad una 88enne di nome Violet, di ritorno a casa dopo essere andata a trovare la figlia a New York. L’anziana, da poco operatasi al ginocchio, non era in condizioni ottimali per viaggiare. Jack e Violet avevano fatto conoscenza in aeroporto, vedendo però divise le loro strade al momento dell’imbarco: l’anziana avrebbe dovuto viaggiare in economy, mentre il giovane in classe esclusiva, con tutti i comfort. Così, alla fine, il ragazzo ha scelto di cedere il suo posto in prima classe all’anziana signora, realizzando un piccolo desiderio e facendo una buona azione. Come raccontato su Facebook dall’assistente di volo della Virgin Atlantic Airways: “Quando Jack è salito a bordo è andato a trovare Violet in economy e ha scambiato posti con lei. Si è seduto nella fila vicina ai servizi igienici e non ha mai fatto capolino o chiesto nulla per il resto del volo. Nessuna confusione, nessuna richiesta di attenzione, lo ha fatto per puro altruismo”. “Il sogno di Violet è sempre stato quello di sedersi in prima classe – continua il post di Leah Amy - e Jack lo ha reso realtà”. Dopo lo scambio di posti, l’anziana signora ha voluto che le venisse scattata una foto insieme al ragazzo per poter condividere la storia con sua figlia: “Era convinta che altrimenti non le avrebbe mai creduto”. Scatti che sono diventati virali, commuovendo i social network oltre che passeggeri ed equipaggio. Se non hai bisogno lascialo, se ne hai bisogno prendilo”. È il motto che sta alla base del muro della gentilezza, arrivato anche a Trento per dare una mano ai cittadini meno fortunati a trascorrere i mesi invernali un po’ più al caldo. Più che di un vero e proprio “muro”, quello che è stato posizionato in piazza Fiera, proprio accanto all’entrata dei mercatini di Natale, è un’installazione composta da due scaffali in materiale adatto per l’esterno, su cui chiunque può lasciare abiti a disposizione per i meno fortunati. Cappotti, maglioni, scarpe, guanti e berretti possono quindi essere depositati e ritirati in qualsiasi momento della giornata, grazie a questa sorta di armadio solidale. L’iniziativa non è cosa nuova. Nata in Iran, è stata ripresa in varie città d’Italia, tra cui Bologna, Latina e Roma. In quest’ultima metropoli, però, il muro posizionato sulla via Cassia è presto stato abbandonato e lasciato in balia di degrado, sporcizia e vandalismo. Per evitare che accada anche a Trento, gli esercenti dei locali della piazza hanno garantito che si occuperanno di tenere monitorata la struttura. L’idea di introdurre un muro della gentilezza a Trento è stata presentata mesi fa dal consigliere Cristian Zanetti (Forza Italia) durante una seduta del Consiglio comunale ed è stata approvata il 22 maggio 2019 con 29 voti favorevoli, due astenuti e zero contrari. Ora l'installazione, realizzata dall'artista Senka Semak, è a disposizione di tutti gli abitanti. 5
La vecchiaia va considerata e vissuta come “la stagione del dono e la stagione del dialogo”, perché solo così si può contrastare “lo stereotipo tradizionale” dell’anziano “malato, invalido, dipendente, isolato, assediato da paure, con una identità debole per la perdita di un ruolo sociale “ (Papa Francesco) “
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na vita a lavorare come sarto, proprio come sua madre prima di lui. Poi, a 70 anni la pensione. Ed è allora che nella vita di Giuseppe Ottaviani lo sport inizia a ricoprire una fetta sempre maggiore di tempo. Fino ad arrivare al titolo di campione mondiale, e oltre. Giuseppe ha 103 anni e tre volte a settimana si allena. Il resto del tempo lo trascorre in compagnia della famiglia o in paese con i suoi amici. Sulle pareti del salotto, nella sua casa a Sant’Ippolito, un paesino delle Marche, decine e decine di premi, riconoscimenti e medaglie. Quante sono? “Non lo so, non le ho contate” risponde. Perché per Giuseppe, la cosa veramente importante è ciò che può ancora fare, ciò che è ancora in grado di dare. Nonostante la sua età, che non è in alcun modo un ostacolo. Anzi, mantiene viva la sua curiosità, lo stesso motore che lo ha spinto a fare sport. “L’attività fisica, quella che faccio io, dà salute, dà curiosità che è molto importante, perché se non sei curiosa ti metti in un angolo e stai a guardare.” Nato il 20 maggio del 1916, sarto, militare nell’areonautica durante la seconda guerra mondiale, Peppe è sposato con Alba, ha tre figli e a partire dal 1999 ha collezionato decine di riconoscimenti sportivi in ben undici discipline. La sua specialità è il salto triplo, di cui ha ottenuto l’oro mondiale per la categoria master, diventando il primo e l’unico al mondo ad aver raggiunto tale risultato. La storia di Peppe e il suo impegno in ambito sportivo gli hanno valso anche altre soddisfazioni, come l’invito come ospite al Festival di Sanremo nel 2016 e Commendatore della Repubblica per alti meriti sportivi. Anche se per lui, lo sport è sempre stato e tuttora rimane un modo per non annoiarsi, per stare in salute, per trascorrere del tempo in compagnia e divertirsi. “C’è chi fa di più e chi fa di meno, chi è più contento e chi è meno contento, chi ritorna e chi non ritorna. È un gioco, bisogna prenderlo come gioco. Se non lo prendi come un gioco è meglio che non ci vai.” Perché, dopo oltre 100 anni di vita ed esperienze e una costante voglia di superare i propri limiti, Peppe sa che preoccuparsi non ha senso. Perché la vita è bella per tutti, ma è importante saper cogliere le occasioni che offre e non smettere mai di aver voglia di imparare. “Non bisogna mai preoccuparsi per il doma-
ni. Domani è un giorno qualsiasi come oggi. Puoi fare o non fare. Almeno io la vedo così. La vita è bella in sé. Bella in quanto viene offerta, senza che ti costi niente. O per lo meno chi te la offre non chiede soldi.” 6
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rancesca Saverio Cabrini viene commemorata il 22 dicembre e, nelle diocesi di Milano e di Lodi la sua memoria si celebra il 13 novembre; venne beatificata nel 1938 da Pio XI e, santificata da Pio XII nel 1946 e, nel 1950 proclamata “Celeste Patrona di tutti gli emigranti”. La sua esistenza fù un esempio di vita sempre “al servizio dei migranti, diventandone” come ha ricordato nel Messaggio del 1 gennaio 2018 Papa Francesco “la celeste Patrona” insegnandoci come possiamo “accogliere, proteggere, promuovere e integrare” i nostri “fratelli e sorelle”; auspicando Papa Francesco altresì che per la sua intercessione “Il Signore conceda a noi tutti di sperimentare che un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace” (Giacomo 3,18). Santa Francesca Saverio Cabrini fondò la Congregazione delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù nel 1880 e visse, la sua devozione al Sacro Cuore di Gesù interpretando il concetto di riparazione alle “offese fatte a Gesù” come motivo di impegno nelle opere adoperandosi per costruire ospedali, scuole, orfanotrofi, convitti per studentesse, case di riposo per laiche e religiose, usando l’espressione “Con la tua grazia amatissimo Gesù io correrò dietro a te fino alla fine di corsa, correrò quella corsa e ciò per sempre, per sempre. Aiutami o Gesù, perché voglio fare ciò ardentemente, velocemente”, queste affermazioni rivelano il suo carattere e la sua profonda spiritualità e, ancora usava dire “Ci sentiamo male? Sorridiamo lo stesso”. Santa Francesca Saverio Cabrini, ispirandosi al grande San Francesco Saverio, sognava come meta la Cina, ma l’allora Papa Leone XIII le indicò come missione gli Stati Uniti, dove migliaia d’italiani vivevano in condizioni umane e sociali drammatiche e, tra il 1901 e il 1913 si trovò a fronteggiare l’imponente emigrazione, di quasi cinque milioni di italiani, di cui più di tre milioni provenienti dal meridione cominciando così a costruire: case, orfanotrofi, scuole e, ospedali, convitti per studentesse, case di riposo per laiche e religiose, allargando la sua opera in tutta l’America sino in Argentina e, Francesca Saverio Cabrini, seppe volgere uno sguardo e, nel contempo un azione amorevole a questo fenomeno con, una profonda umanità quale donna, madre e cristiana meritando il titolo di “Patrona degli emigranti”. La sua attività fù rivolta a continui e frequenti viaggi (per ben 28 volte traversò l’Atlantico) e si recò nelle Americhe al servizio degli emigranti e degli ultimi, sapendo coniugare in modo straordinario, l’azione e, la preghiera; animata dalla profonda fede, valorizzando in modo importante la religiosità femminile in modo attuale, prestando attenzione in particolare al contesto sociale nel quale viveva: ieri come oggi, promuovendo l’emancipazione delle conoscenze e, competenze di iniziativa femminile e, perciò per la sua azione è ritenuta un valido riferimento del moderno servizio sociale. Vide nella democrazia americana una via d’integrazione e, di avanzamento sociale per gli emigranti italiani. Così scriveva Santa Francesca Saverio Cabrini che aveva sfidato due cose:“le tempeste delle avversità e quelle della prosperità, la seconda molte volte è quella più pericolosa”. A chi si congratulava con lei, rispondeva con umiltà “tutte queste cose non le ha fatte forse il Signore?” Nei suoi quaderni aveva scritto: “Oggi è tempo che l’amore non sia nascosto, ma diventi operoso, vivo e vero”. 7
Il
Natale è per tutti la festa della famiglia: un momento di gioia, felicità, incontro e solidarietà, ma per l’emigrato, tutto ciò, ha un retrogusto amaro dovuto, soprattutto, alla lontananza dai propri cari rimasti in
Patria. La loro mancanza e il vivo desiderio di trascorrere le feste insieme si legge nelle lettere natalizie, definite “carte povere” che l’archivio Paolo Cresci custodisce, ricche di raffigurazioni colorate e di frasi di augurio in ogni lingua del mondo. Questa definizione non rispecchia realmente queste carte, poiché non sono prive di emozioni, anzi leggendole sì è sorpresi da un’invasione di sentimenti: sono colme di parole care, di amore e di buoni propositi per il futuro, di foto o piccoli pensieri, per far sì che le persone lontane si sentano più vicine almeno in occasione del Natale. Ogni cartolina, lettera o biglietto, proveniente da nazioni diverse e in periodi differenti, racchiude un proprio mondo, una propria storia, una diversa epoca, una sua unicità; tutte sono radicalmente diverse ma allo stesso tempo uguali nell’esprimere la nostalgia dei momenti passati, i ricordi, il dolore della lontananza ma soprattutto l’amore verso i propri cari. La lettera di Angelo Buonocore è l’esempio di quanto detto in precedenza:
«A mezzo delle gentilezza di Autieri vi mando le economie di tutto questo lungo periodo, e cioè i 50 dollari…Cambiate questi soldi subito e se ve ne avanza una carta da cento libera da pensieri, comprate qualcosa di più per Natale e per Capodanno, che tanto so bene che vi costeranno parecchio….Io sono stato invitato… per Natale, ma ciò non basterà a non farmi sentire ancora più solo, come ricordo in molti e molti anni passati. Però non pensate a queste fesserie e voglio che vi divertiate come s’io fossi presente fra voi» Queste poche righe racchiudono il significato del “retrogusto amaro del Natale” per l’emigrante, in quanto trascorre questa festività lontano dai propri affetti ma il suo pensiero è sempre rivolto alla famiglia. Molto spesso le carte natalizie sono accompagnate da piccoli doni: «vi mando le economie di tutto questo lungo periodo, e cioè i 50 dollari» per aiutare i famigliari e per far sentire loro la presenza. Questo dono rafforza ancora di più il pensiero costante della famiglia, infatti queste carte natalizie sono, per gli emigrati e per le loro famiglie, l’unico mezzo per sentirsi veramente vicini. Tramite la letture di questi scritti , attraverso le parole rivolte ai parenti lontani, si percepisce, come il significato del Natale sia forte e puro e l’emigrato vive il senso del Natale in modo intenso e nonostante le distanze oceaniche, i problemi economici, il suo pensiero sia sempre vicino alla famiglia. Questo dovrebbe farci riflettere, perché ormai non viviamo più il https://www.fondazionepaolocresci.it/ Natale come simbolo dell’amore e della famiglia, quanto piuttosto in senso consumistico. Dovremmo invece ispirarci a come gli emigrati lo vivevano e riappropriarci dell’ amore che pervadeva un tempo le case dei nostri vecchi. Giada Coppo ** **Stagista presso la Fondazione Paolo Cresci per la storia dell’emigrazione italiana
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a Costituzione italiana è approvata: Montecitorio, lunedì 22 dicembre 1947. L'aula della Camera è gremita in ogni scranno per il grande appuntamento con la storia: all'ordine del giorno c'è la votazione della Costituzione della Repubblica italiana, cui hanno lavorato per oltre un anno tutte le forze politiche.
D'altronde i 556 deputati (tra di loro 21 donne) sono stati votati il 25 giugno 1946 per formare quell'Assemblea Costituente (la prima in Italia eletta a suffragio universale), il cui principale compito era di redigere la nuova carta costituzionale. Il tutto a cento anni di distanza dall'adozione dello Statuto Albertino, che era diventato il testo fondamentale del Regno d’Italia nel 1861 ma che, dopo la sconfitta della monarchia al referendum del ’46, non era più conciliabile con il mutato assetto repubblicano. All'apertura dei lavori, prende la parola Meuccio Ruini, presidente della Commissione per la Costituzione, di cui fanno parte 75 membri incaricati di stendere il progetto generale del prezioso documento. Nelle sue parole emerge il momento difficile che attraversa la Nazione, colpita da una grave crisi economica e sociale, di fronte alla quale le istituzioni sono chiamate a dare un segnale di solidità e di lungimiranza per le future generazioni. Questo segnale, per Ruini, è nella libera Costituzione che l'Italia sta per darsi, da lui definita «inno di speranza e di fede» e in grado di porre un argine invalicabile agli errori e ai soprusi del recente passato. Si arriva al fatidico momento del voto e la procedura adottata è a scrutinio segreto. Un'ora dopo il Presidente dell'Assemblea Costituente, Umberto Terracini, dà lettura dell'esito della votazione: presenti 515; maggioranza 258; voti favorevoli 453; voti contrari 62. La Costituzione è approvata! Tra gli applausi dei presenti levatisi in piedi, si alza il coro unanime «Viva la Repubblica!». Firmata cinque giorni dopo, in una cerimonia solenne a Palazzo Giustiniani dal Capo dello Stato (carica provvisoria in attesa di assumere il titolo di Presidente della Repubblica) Enrico De Nicola, dal Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi e dallo stesso Terracini, entrerà in vigore dal 1° gennaio del 1948. La legge fondamentale dello Stato italiano è composta da 139 articoli (cinque dei quali saranno abrogati con la legge costituzionale del 2001) divisi in quattro sezioni: Principi fondamentali (articoli 1-12); Diritti e doveri dei cittadini (articoli 13-54); Ordinamento della Repubblica (articoli 55139); Disposizioni transitorie e finali (articoli I-XVIII). È imperniata su una concezione antiautoritaria dello Stato, che si traduce nell'assegnare un ruolo centrale al Parlamento rispetto al potere esecutivo. Aspetto quest'ultimo che rimanda a un'altra peculiarità: è una costituzione "rigida", con riferimento sia al fatto che è modificabile soltanto con una maggioranza qualificata di ciascuna camera; sia all'eventualità che leggi in contrasto con essa vengano poste al vaglio della Corte Costituzionale. La discussione parlamentare sul testo, passata attraverso 170 sedute, è stata tutt'altro che agevole e su ogni singolo articolo si sono scontrate le diverse sensibilità politiche. A partire dal 1° articolo su cui si sono trovati tutti concordi che dovesse indicare il tipo di democrazia adottato: la versione finale «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro» è nata come sintesi tra la «Repubblica democratica dei lavoratori» di Palmiro Togliatti e della sinistra e la «Repubblica fondata sui diritti della libertà e sui diritti del lavoro» dei repubblicani di Ugo La Malfa. Del testo approvato nel 1947 si conservano tre originali, uno dei quali presso l'archivio storico della Presidenza della Repubblica. 9
Tra
i custodi dell’attesa è il momento di Giuseppe, uomo dei sogni e delle mani callose, l’ultimo patriarca dell’antico Israele, sigillo di una storia gravida di contraddizioni e di promesse: la sua casa e i suoi sogni narrano una storia d’amore, i suoi dubbi e il cuore ferito raccontano un’umanissima storia di attese e di crisi. Prima che andassero a vivere insieme, Maria si trovò incinta… Allora Giuseppe pensò di ripudiarla in segreto. Di nascosto. È l’unico modo che ha trovato per salvare Maria dal rischio della lapidazione, perché la ama, lei gli ha occupato la vita, il cuore, perfino i sogni. Da chi ha imparato Gesù ad opporsi alla legge antica, a mettere la persona prima delle regole, se non sentendo raccontare da Giuseppe la storia di quell’amore che lo ha fatto nascere (l’amore è sempre un po’ fuorilegge…), la storia di un escamotage pensato per sottrarre la madre alla lapidazione? Come ha imparato Gesù a scegliere il termine di casa “abbà”, quella sua parola da bambini, così identitaria ed esclusiva, se non davanti a quell’uomo dagli occhi e dal cuore profondi? Chiamando Giuseppe “abbà”, papà, ha imparato che cosa evochi quel nome dolce e fortissimo, come sia rivelazione del volto d’amore di Dio. Giuseppe che non parla mai, di cui il vangelo non ricorda neppure una parola, uomo silenzioso e coraggioso, concreto e libero, sognatore: le sorti del mondo sono affidate ai suoi sogni. Perché l’uomo giusto ha gli stessi sogni di Dio. Ci vuole coraggio per sognare, non solo fantasia. Significa non accontentarsi del mondo così com’è. La materia di cui sono fatti i sogni è la speranza (Shakespeare). Il Vangelo riporta ben quattro sogni di Giuseppe, sogni di parole. E ogni volta si tratta di un annunzio parziale, incompleto (prendi il bambino e sua madre e fuggi…) ogni volta una profezia breve, troppo breve, senza un orizzonte chiaro, senza la data del ritorno. Eppure sufficiente per stringere a sé la madre e il bambino, per mettersi in viaggio verso l’Egitto e poi per riprendere la strada di casa. È la via imperfetta dei giusti e perfino dei profeti, anzi di ogni credente: Guidami Tu, Luce gentile, / attraverso il buio che mi circonda,/ sii Tu a condurmi! /La notte è oscura/ e sono lontano da casa,/ sii Tu a condurmi!/ Sostieni i miei piedi vacillanti: /io non chiedo di vedere/ ciò che mi attende all’orizzonte,/ un passo solo mi sarà sufficiente (cardinale John Henry Newman). Anche noi avremo tanta luce quanta ne basta a un solo passo, e poi la luce si rinnoverà, come i sogni di Giuseppe. Avremo tanto coraggio quanto ne serve ad affrontare la prima notte. Poi il coraggio si rinnoverà, come gli angeli del giusto Giuseppe. Padre Ermes Ronchi
Il mese di dicembre era appena iniziato e già la posta si accumulava sulla scrivania di Babbo Natale…
M
igliaia di bambini avevano già spedito le loro letterine al famoso indirizzo: Babbo Natale, polo Nord, HOH OHO, Canada.
Il nostro simpatico amico, preso dai preparativi per la grande notte del 25 dicembre, non aveva più tempo per occuparsi della posta. Aveva quindi scelto alcuni elfi tra i più anziani, per rispondere ai bambini da parte sua. Ricevevano tutti una risposta malgrado il ghiaccio e le bufere di neve… tranne in caso di sciopero della posta. Babbo Natale ci teneva di più alle lettere che non alle sue renne. Ma spesso i bambini non si limitavano a chiedere i giocattoli che andavano di moda. Alcuni volevano un fratellino o una sorellina, altri un papà o una mamma, altri la salute… Gli elfi non sapevano più cosa rispondere. Ne parlarono quindi con Babbo Natale “Tutti gli anni abbiamo lo stesso problema” rispose loro “ma penso che ora la situazione sia peggiorata. Oggi i bambini desiderano ciò che io non posso dar loro: la pace e l’amore e ho una notte sola per non deluderli. Devo parlarne con il Bambino di Betlemme.” Il vecchio barbuto amava Gesù, e non era colpa sua se era più popolare di Lui nel cuore di tanti bambini. Fin dal mese di novembre, le pubblicità non parlavano d’altro che della sua slitta colma di regali. Tuttavia, Babbo Natale sapeva che solo Gesù poteva appagare il cuore dei bambini delusi dalla vita. “Senza il Bambino Divino, ci sarebbe ancora il Natale?”, si chiedeva accarezzandosi con la mano destra la lunga barba bianca. SOLO GESÙ “PUÒ ACCENDERE UNA STELLA NEL NOSTRO CUORE” Il mattino seguente uscì felice dalla sua casa di ghiaccio ed entrò nel laboratorio degli elfi. Andò verso gli anziani e disse loro con voce squillante: “Ogni sera mi porterete le letterine dei bambini tristi e le leggeremo a Gesù. Lui conosce ogni bambino per nome e ci ispirerà su cosa rispondere loro. Solo Lui può accendere una stella nel nostro cuore. DiamoGli la nostra fiducia!” Ed è così che Babbo Natale, malgrado i suoi molti impegni, rispose ai bambini infelici. Ogni sera, prima di andare a letto, pregava i loro angeli custodi affinché li guidassero verso il Bambino Divino. “GLORIA A DIO NELL’ALTO DEI CIELI” Se in una notte di dicembre uscite fuori senza far rumore, forse sentirete gli angeli intonare il cantico di lode al “Bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia” (Lc 2,12), tra Maria e Giuseppe: “Gloria a Dio nell’alto dei Cieli, e pace in Terra agli uomini amati dal Signore” (Lc 2,14). Allora, da qualche parte nel mondo, negli occhi di un bambino brillerà una stella. Jacques Gauthier 11
Bucarest: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana),
Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balcescu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Valeriano Giacomelli mail:valeriangiac@gmail.com Tel.: 0787 804666 –0039 3341335596 Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", b-dul. Eroilor 124-126 Voluntari.
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Iasi: Cappella dell’Istituto San Luigi Orione, Soș Rediu 22 Iasi: Domenica ore 11,00 Istituto S. Luigi Orione – Iasi, Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: Alelembo73@gmail.com
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Cluj: Chiesa romano-cattolica dei Piaristi. Strada Uni-
versitatii nr. 5, conosciuta anche come Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: veresstelian@yahoo.com Domenica alle ore 12,00
Alba Iulia:
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Domenica ore 11:00 nella Chiesa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262
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Timisoara: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regina Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:parohiafabric@googlemail.com
Acaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto». Ma Àcaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore». Allora Isaìa disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli C. La grazia del uomini, perché ora vogliate stancaSignore nostro Ge- re anche il mio Dio? Pertanto il Sisù Cristo, l’amore di Dio Padre e la gnore stesso vi darà un segno. Eccomunione dello Spirito Santo sia- co: la vergine concepirà e partorino con tutti voi. rà un figlio, che chiamerà EmmaT. E con il tuo spirito. nuele».
ATTO PENITENZIALE
C. Fratelli e sorelle, Giuseppe uomo saggio e giusto si è fidato di Dio e si è reso disponibile al suo piano di salvezza. La nostra vita è scostante e non sempre possiede la stessa disponibilità di san Giuseppe. Con fiducia invochiamo la misericordia di Dio sulle nostre povertà. Breve pausa di riflessione personale Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre Vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. T. Amen. Signore, pietà. Signore, pietà. Cristo, pietà. Cristo, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà.
Preghiamo: O Dio, Padre buono, tu hai rivelato la gratuità e la potenza del tuo amore, scegliendo il grembo purissimo della Vergine Maria per rivestire di carne mortale il Verbo della vita: concedi anche a noi di accoglierlo e generarlo nello spirito con l'ascolto della tua parola, nell'obbedienza della fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. T. .
Dal libro del profeta Isaìa In quei giorni, il Signore parlò ad
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C. Accogli, o Dio, i doni che presentiamo all'altare, e consacrali con la potenza del tuo Spirito, che santificò il grembo della Vergine Maria. Per Cristo nostro Signore.
Con l’incarnazione di Gesù, Dio si è fatto prossimo agli uomini e si è reso presente nella Storia. Riconosciamolo all’opera nella nostra quotidianità e chiediamogli di aiutarci ad essere come lui ci vuole. Preghiamo dicendo: Ascoltaci Signore. 1. Perché la Chiesa testimoni la fede forte di Maria e Giuseppe, disponibile all’obbedienza della volontà divina e pronta ad accogliere e testimoniare, nello Spirito, Gesù, il Cristo. Preghiamo. 2. Perché le nostre famiglie, nelle quali si schiude la vita con il suo mistero, cerchino di essere coerenti con la fede che professano, anche di fronte al fascino di stili di vita che disattendono i beni e i valori dello spirito. Preghiamo. 3. Perché impariamo a leggere negli eventi della storia ed in particolare in quelli della nostra storia la presenza di Dio, che esprime la sua volontà nelle vicende dell’esistenza. Preghiamo. 4. Perché coloro che stanno per prendere decisioni fondamentali si lascino guidare allo Spirito, riconoscendo Dio, e non le opere ed i progetti umani, come Signore della Storia. Preghiamo. 5. Per noi, perché possiamo partecipare a questa santa Eucaristia grati del dono che abbiamo ricevuto, uniti nella lode e nell’amore scambievole. Preghiamo. C. Rendici capaci, o Padre, di accogliere la tua volontà come Maria, e di acconsentire ai tuoi disegni come Giuseppe. Ma rimani con noi e sostienici, perché da soli non possiamo fare nulla. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. T
È veramente giusto rendere grazie a te, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo per il mistero della Vergine Madre. Dall'antico avversario venne la rovina, dal grembo verginale della figlia di Sion è germinato colui che ci nutre con il pane degli angeli ed è scaturita per tutto il genere umano la salvezza e la pace. La grazia che Eva ci tolse ci è ridonata in Maria. In lei, madre di tutti gli uomini, la maternità, redenta dal peccato e dalla morte, si apre al dono della vita nuova. Dove abbondò la colpa, sovrabbonda la tua misericordia in Cristo nostro salvatore. E noi, nell'attesa della sua venuta, uniti agli angeli e ai santi, proclamiamo l'inno della tua lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli. C. Preghiamo O Dio, che ci hai dato il pegno della vita eterna, ascolta la nostra preghiera: quanto più si avvicina il gran giorno della nostra salvezza, tanto più cresca il nostro fervore, per celebrare degnamente il Natale del tuo Figlio. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
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