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IL SEGRETO DELLA VERA GIOIA È NEL PRESEPE
( BENEDETTO XVI)
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a madre Chiesa, mentre ci accompagna verso il santo Natale, ci aiuta a riscoprire il senso e il gusto della gioia cristiana, così diversa da quella del mondo. È per me motivo di gioia sapere che nelle vostre famiglie si conserva l’usanza di fare il presepe. Però non basta ripetere un gesto tradizionale, per quanto importante. Bisogna cercare di vivere nella realtà di tutti i giorni quello che il presepe rappresenta, cioè l’amore di Cristo, la sua umiltà, la sua povertà. È ciò che fece san Francesco a Greccio: rappresentò dal vivo la scena della Natività, per poterla contemplare e adorare, ma soprattutto per saper meglio mettere in pratica il messaggio del Figlio di Dio, che per amore nostro si è spogliato di tutto e si è fatto piccolo bambino. La benedizione dei “Bambinelli” – come si dice a Roma – ci ricorda che il presepio è una scuola di vita, dove possiamo imparare il segreto della vera gioia. Questa non consiste nell’avere tante cose, ma nel sentirsi amati dal Signore, nel farsi dono per gli altri e nel volersi bene. Guardiamo il presepe: la Madonna e san Giuseppe non sembrano una famiglia molto fortunata; hanno avuto il loro primo figlio in mezzo a grandi disagi; eppure sono pieni di intima gioia, perché si amano, si aiutano, e soprattutto sono certi che nella loro storia è all’opera Dio, il Quale si è fatto presente nel piccolo Gesù. E i pastori? Che motivo avrebbero di rallegrarsi? Quel Neonato non cambierà certo la loro condizione di povertà e di emarginazione. Ma la fede li aiuta a riconoscere nel “bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”, il “segno” del compiersi delle promesse di Dio per tutti gli uomini “che egli ama” (Lc 2,12.14), anche per loro! Ecco, cari amici, in che cosa consiste la vera gioia: è il sentire che la nostra esistenza personale e comunitaria viene visitata e riempita da un mistero grande, il mistero dell’amore di Dio. Per gioire abbiamo bisogno non solo di cose, ma di amore e di verità: abbiamo bisogno di un Dio vicino, che riscalda il nostro cuore, e risponde alle nostre attese profonde. Questo Dio si è manifestato in Gesù, nato dalla Vergine Maria. Perciò quel Bambinello, che mettiamo nella capanna o nella grotta, è il centro di tutto, è il cuore del mondo. Preghiamo perché ogni uomo, come la Vergine Maria, possa accogliere quale centro della propria vita il Dio che si è fatto Bambino, fonte della vera gioia.
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Trilussa è il poeta romano Carlo Alberto Salustri, il quale scelse questo pseudonimo da un anagramma del proprio cognome. È autore di un gran numero di poesie in dialetto romanesco, alcune delle quali in forma di sonetti. Dopo la pubblicazione dei versi belliani, verso la fine del 19º secolo diversi poeti romani avevano cominciato a scrivere in dialetto. Lungi dall'essere un intellettuale - Trilussa non aveva brillato negli studi - fonte della sua ispirazione erano le strade di Roma, assai più che i libri. Quando un giornale locale gli pubblicò i primi versi, questi conobbero presto il consenso dei lettori e furono in seguito pubblicati nella prima delle sue molte raccolte di poesie. La sua fama crebbe, e tra il 1920 e il 1930 la sua notorietà raggiunse il culmine; tuttavia Trilussa non frequentò mai i circoli letterari, ai quali continuava a preferire le osterie.
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rmai è diventata una tradizione, al termine dell’Angelus della terza domenica di Avvento (la cosiddetta Domenica “Gaudete”, dedicata alla gioia del Natale che si avvicina, a metà strada nel cammino d’Avvento) il Papa benedice i bambinelli dei presepi portati in piazza San Pietro da centinaia di bambini e guidati dal Centro Oratori Romani che ogni anno si preoccupa di organizzare la mattinata di festa e preghiera. Questo particolare e tradizionale momento di festa, che vede coinvolti soprattutto i bambini, ebbe inizio nel dicembre del 1969. Fu Papa Paolo VI, durante l’Angelus di 48 anni fa, a benedire per la prima volta le statuette del Bambin Gesù e i presepi. LA PREGHIERA DI BENEDIZIONE DEL PRESEPE DI PAPA PAOLO VI
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Anche don Camillo faceva il presepe. Se avete voglia di sorridere, e magari anche di commuovervi un po’, leggete qualche brano di questo racconto…
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i era oramai sotto Natale e bisognava tirar fuori d’urgenza dalla cassetta le statuette del Presepe, ripulirle, ritoccarle col colore, riparare le ammaccature. Ed era già tardi, ma don Camillo stava ancora lavorando in canonica. Sentì bussare alla finestra e, poco dopo, andò ad aprire perché si trattava di Peppone. Peppone si sedette mentre don Camillo riprendeva le sue faccende, e tutt’e due tacquero per un bel po’. […] «In questo porco mondo un galantuomo non può più vivere!» esclamò Peppone dopo un po’. «E cosa ti interessa?» domandò don Camillo. «Sei forse diventato un galantuomo?» «Lo sono sempre stato.» «Oh bella! Non l’avrei mai immaginato.» Don Camillo continuò a ritoccare la barba di San Giuseppe. Poi passò a ritoccargli la veste. C’è ancora il brutto giallo dell’uccisione del Pizzi da risolvere. Tutti diffidano e hanno paura di tutti. Compreso Peppone, che teme di andar a finire in prigione, e sente il bisogno di confidarsi con qualcuno… «Ne avete ancora per molto tempo?» si informò Peppone con ira. «Se mi dai una mano, in poco si finisce.» Peppone era meccanico e aveva mani grandi come badili e dita enormi che facevano fatica a piegarsi. Però, quando uno aveva un cronometro da accomodare, bisognava che andasse da Peppone. Perché è così, e sono proprio gli omoni grossi che son fatti per le cose piccolissime. Filettava la carrozzeria delle macchine e i raggi delle ruote dei barocci come uno del mestiere. «Figuratevi! Adesso mi metto a pitturare i santi!» borbottò. «Non mi avrete mica preso per il sagrestano!» Don Camillo pescò in fondo alla cassetta e tirò su un affarino rosa, grosso quanto un passerotto, ed era proprio il Bambinello. Peppone si trovò in mano la statuetta. Senza sapere come, e allora prese un pennellino e cominciò a lavorare di fino. Lui di qua e don Camillo di là della tavola, senza potersi vedere in faccia perché c’era fra loro, il barbaglio della lucerna. «È un mondo porco» disse Peppone. «Non ci si può fidare di nessuno, se uno vuoI dire qualcosa. Non mi fido neppure di me stesso.» Don Camillo era assorbitissimo dal suo lavoro: c’era da rifare tutto il viso della Madonna. Roba fine. «E di me ti fidi?» chiese don Camillo con indifferenza. «Non lo so.» «Prova a dirmi qualcosa, cosi vedi.» 4
Adeste 51/2017 anno 6° Peppone fini gli occhi del Bambinello: la cosa più difficile. Poi rinfrescò il rosso delle piccole labbra. «Vorrei piantare li tutto» disse Peppone. «Ma non si può.» …Peppone sospirò ancora. «Mi sento come in galera» disse cupo. «C’è sempre una porta per scappare da ogni galera di questa terra» rispose don Camillo. «Le galere sono soltanto per il corpo. E il corpo conta poco.» Oramai il Bambinello era finito e, fresco di colore e così rosa e chiaro, pareva che brillasse in mezzo alla enorme mano scura di Peppone. Peppone lo guardò e gli parve di sentir sulla palma il tepore di quel piccolo corpo. E dimenticò la galera. Depose con delicatezza il Bambinello rosa sulla tavola e don Camillo gli mise vicino la Madonna. «Il mio bambino sta imparando la poesia di Natale» annunciò con fierezza Peppone. «Sento che tutte le sere sua madre gliela ripassa prima che si addormenti. È un fenomeno.» «Lo so» ammise don Camillo. «Anche la poesia per il Vescovo l’aveva imparata a meraviglia.» Peppone si irrigidì. «Quella è stata una delle vostre più grosse mascalzonate!» esclamò. «Quella me la dovete pagare.» «A pagare e a morire si fa sempre a tempo» ribatté don Camillo. Poi, vicino alla Madonna curva sul Bambinello, pose la statuetta del somarello. «Questo è il figlio di Peppone, questa la moglie di Peppone e questo Peppone» disse don Camillo toccando per ultimo il somarello. «E questo è don Camillo!» esclamò Peppone prendendo la statuetta del bue e ponendola vicino al gruppo. «Bah! Fra bestie ci si comprende sempre» concluse don Camillo. Uscendo, Peppone si ritrovò nella cupa notte padana, ma oramai era tranquillissimo perché sentiva ancora nel cavo della mano il tepore del Bambinello rosa. Poi udì risuonarsi all’orecchio le parole della poesia, che oramai sapeva a memoria. “Quando, la sera della Vigilia, me la dirà, sarà una cosa magnifica!- si rallegrò. – Anche quando comanderà la democrazia proletaria le poesie bisognerà lasciarle stare: Anzi, renderle obbligatorie!” Il fiume scorreva placido e lento, lì a due passi, sotto l’argine, ed era anch’esso una poesia: una poesia cominciata quando era cominciato il mondo e che ancora continuava. E per arrotondare e levigare il più piccolo dei miliardi di sassi in fondo all’acqua, c’eran voluti mille anni. E soltanto fra venti generazioni l’acqua avrà levigato un nuovo sassetto. E fra mille anni la gente correrà a seimila chilometri l’ora su macchine a razzo superatomico e per far cosa? Per arrivare in fondo all’anno e rimanere a bocca aperta davanti allo stesso Bambinello di gesso che, una di queste sere, il compagno Peppone ha ripitturato col pennellino. Giovannino Guareschi – “Don Camillo”
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Il Natale rappresentava per gli emigranti il periodo della maggiore nostalgia di casa.La struggente lettera di un emigrante della Garfagnana ( provincia di Lucca in Toscana) nel giorno di Natale ai propri genitori...
La vita in terra straniera per i nostri emigranti era tutt'altro che semplice. Alle numerose difficoltà lavorative,agli enormi problemi linguistici, al raggiungimento di una di-
gnità sociale, si aggiungeva una profonda nostalgia mista a malinconia per aver lasciato l'amata terra di Garfagnana e i propri cari genitori, figli, mogli, sorelle...Più eloquente in questo senso di questa struggente lettera in dialetto di Michelle Pennacchi (meglio conosciuto come il "Togno della Nena") ai suoi genitori non vi è prova.Leggete ed emozionatevi:
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enne Giovanni, mandato da Dio, per rendere testimonianza alla luce. «Il più grande tra i nada donna», come lo definisce Gesù, è mandato come testimone, dito puntato a indicare non la grandezza, la forza, l’onnipotenza di Dio, bensì la bellezza e la mite, creativa pazienza della sua luce. Che non fa violenza mai, che si posa sulle cose come una carezza le rivela, che indica la via e allarga gli orizzonti. Il profeta è colui che guida l’umanità a «pensare in altra luce» (M. Zambrano). E lo può fare perché ha visto fra noi la tenda di uno che «ha fatto risplendere la vita» (2 Timoteo 1,10): è venuto ed ha portato nella trama della storia una bellezza, una primavera, una positività, una speranza quale non sognavamo neppure; è venuto un Dio luminoso e innamorato, guaritore del disamore, che lava via gli angoli oscuri del cuore. Dopo di lui sarà più bello per tutti essere uomini.
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IL GIORNO DEL SIGNORE
Giovanni, figlio del sacerdote, ha lasciato il tempio e il ruolo, è tornato al Giordano e al deserto, là dove tutto ha avuto inizio, e il popolo lo segue alla ricerca di un nuovo inizio, di una identità perduta. Ed è proprio su questo che sacerdoti e leviti di Gerusalemme lo interrogano, lo incalzano per ben sei volte: chi sei? Chi sei? Sei Elia? Sei il profeta? Chi sei? Cosa dici di te stesso? Le risposte di Giovanni sono sapienti, straordinarie. Per dire chi siamo, per definirci noi siamo portati ad aggiungere, ad elencare informazioni, titoli di studio, notizie, realizzazioni. Giovanni il Battista fa esattamente il contrario, si definisce per sottrazione, e per tre volte risponde: io non sono il Cristo, non sono Elia, non sono… Giovanni lascia cadere ad una ad una identità prestigiose ma fittizie, per ritornare il nucleo ardente della propria vita. E la ritrova per sottrazione, per spoliazione: io sono voce che grida. Solo voce, la Parola è un Altro. Il mio segreto è oltre me. Io sono uno che ha Dio nella voce, figlio di Adamo che ha Dio nel respiro. Lo specifico della identità di Giovanni, ciò che qualifica la sua persona è quella parte di divino che sempre compone l’umano. «Tu, chi sei?» È rivolta anche a noi questa domanda decisiva. E la risposta consiste nello sfrondare da apparenze e illusioni, da maschere e paure la nostra identità. Meno è di più. Poco importa quello che ho accumulato, conta quello che ho lasciato cadere per tornare all’essenziale, ad essere uno-con-Dio. Uno che crede in un Dio dal cuore di luce, crede nel sole che sorge e non nella notte che perdura sul mondo. Crede che una goccia di luce è nascosta nel cuore vivo di tutte le cose. Padre Ermes Ronchi 9
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Adeste 51/2017 anno 6° sa erano sia in lingua romena che italiana e molti sono stati i canti tradizionali italiani che hanno fatto da intermezzo alle portate del pranzo. Mi era già accaduto in passato di partecipare alla Santa Lucia festa di Santa Lucia, la prima Tulcea 8 dicembre 2017volta esattamente 20 anni or Greci 13 dicembre 2017 sono, ero appena arrivato dall’Iarissimi lettrici/lettori di talia e accompagnai il mio conAdeste, desidero condividefratello don Belisario Lazzare con voi l’emozione rin, che era rettore della sperimentata durante gli Chiesa Italiana di Bucarest eventi, liturgici e artistici, ai e responsabile della cura quali ho partecipato in occapastorale degli italiani. Un sione della festa di Santa Luaspetto interessante è stato cia, quelli canori in particolail fatto che, pur essendo dire hanno meravigliato e coinminuiti gli italiani etnici volto tutti i presenti. partecipanti alla festa, è Il tutto è cominciato a Tulcea cresciuta la partecipazione nella parrocchia di San Mialla festa degli italiani che, chele Arcangelo con la Santa a partire dagli anni novanta Messa celebrata in onore sono venuti ad abitare nella dell’Immacolata cui è seguito provincia di Tulcea e dinuno splendido concerto esetorni. La festa di Santa Luguito dai membri di una famiglia proveniente dal paese di Greci e, natural- cia si è conclusa con un’altra Messa solenne e altre manifestazioni il 13, mente, di origini italiane. Il giorno segiorno ufficiale della ricorrenza. guente, con il parroco don Marcel-Ioan Devo davvero fare i complimenti ai Lungeanu ci siamo recati a Greci per parroci di Santa Lucia in Greci e di concelebrare ad una solenne Eucarestia presieduta dal decano del Decana- San Michele Arcangelo in Tulcea per la sensibilità mostrata nel favorire il to di Costanza, don Ionel Pojum, lì ci mantenimento delle ha accolto il parroco don tradizioni religiose e Lucian-Vasile Ianus. La Chiesa era gremita all’inartistiche dei locali verosimile. La Messa è oriundi italiani e l’Asstata si solenne, ma per sociazione Ro.As.It che nulla stancante. Ad essa con altre realtà locali è seguito un breve conhanno collaborato alla certo e poi il pranzo. Mi è buona riuscita delle parso di trovarmi ad una feste patronali di Sanfesta patronale italiana ta Lucia dove si parlava anche il romeno. I canti che han(Don Valeriano F.D.P.) no accompagnato la Mes-
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nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen. C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE ATTO PENITENZIALE C. Domenica della gioia perché il Signore è vicino e insieme invito ad accelerare il passo. Il cammino del popolo ebraico verso il Mes sia non è una proposta a ripeterlo in una specie di finzione; è stimolo ad accelerare il cammino di fede, vivendo il progetto della vita cri stiana. Riconoscendoci peccatori chiediamo al Padre di farci tornare sulla retta via. Breve pausa di riflessione personale Signore, tu ci inviti a camminare e noi per lo più restiamo fermi, abbi pietà di noi. Signore, pietà Cristo, noi ci affatichiamo tanto per il corpo e poco per lo spirito, abbi pietà di noi. Cristo, pietà Signore, nelle nostre comunità c'è tanta pigrizia, abbi pietà di noi. Signore, pietà C. Dio Onnipotente abbia mise ricordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eter na. A. Amen. COLLETTA C. O Dio, Padre degli umili e dei poveri, che chiami tutti gli uomini a condividere la pace e la gioia del tuo regno, mostraci la tua benevo lenza e donaci un cuore puro e ge neroso, per preparare la via al Sal vatore che viene. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spi rito Santo, per tutti i secoli dei se coli. Amen LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura Dal libro del profeta Isaia Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consa crato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai mise
ri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore. Io gioisco pie namente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia, come uno sposo si mette il diadema e come una sposa si adorna di gioielli. Poiché, come la terra produce i suoi germogli e come un giardino fa germogliare i suoi semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutte le genti. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE La mia anima esulta nel mio Dio. L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua ser va. D’ora in poi tutte le genera zioni mi chiameranno beata. R/. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in ge nerazione la sua misericordia per quelli che lo temono. R/. Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israe le, suo servo, ricordandosi della sua misericordia. R/. Seconda Lettura R.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi Fratelli, siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è vo lontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buo no. Astenetevi da ogni specie di male. Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra per sona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la ve nuta del Signore nostro Gesù Cri sto. Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo! Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio
ALLELUIA C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo GIOVANNI A. Gloria a te o Signore
VANGELO
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credes sero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confes sò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché pos siamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati ve nivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battez zi, se non sei il Cristo, né Elia, né il pro feta?». Giovanni rispose loro: «Io battez zo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene do po di me: a lui io non sono degno di sle gare il laccio del sandalo». Questo av venne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. Paro la del Signore. A. Lode a te, o Cristo. OMELIA ( seduti) (C R E D O)
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno Canto al Vangelo della vergine Maria e si è fatto uoALLELUIA Lo Spirito del Signore è mo. Fu crocifisso per noi sotto Ponsopra di me, mi ha mandato a por zio Pilato, morì e fu sepolto. Il tertare ai poveri il lieto annuncio. zo giorno è risuscitato, secondo le
Adeste 51/2017 anno 6° Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
PREGHIERA DEI FEDELI C. Fratelli e sorelle, mentre dal la liturgia ci viene l'invito alla gioia e mentre Giovanni ci presenta Ge sù come il grande sconosciuto, preghiamo il Padre di aprirci i te sori di luce, di grazia, di felicità profonda racchiusi nel cuore di Cristo. Preghiamo insieme e diciamo: Mostraci il tuo volto, o Signore. Perché impariamo a cercare la pace e la felicità in Dio, in Cri sto, nel vangelo, e non nell'affanno sa rincorsa ai beni e ai piaceri ter reni, preghiamo. Perché il Signore mandi forza e consolazione a coloro che sono stretti nella morsa della malattia, dell'infermità, delle ristrettezze economiche e delle difficoltà mo rali, preghiamo. Perché la fede dei cristiani, spesso indebolita e offuscata da insufficiente studio della parola di Dio e degli insegnamenti della Chiesa, diventi più illuminata e possa avere più incidenza nella vita, preghiamo. Per i responsabili della vita economica nella società civile: Dio li aiuti a mettere al primo posto nel loro piani i poveri, gli emarginati, i senza tetto, preghiamo. Per la nostra comunità: nei momenti difficili continui ad avere la serenità e la pace che nasce dal la certezza che Gesù ci ha donato la sua gioia, preghiamo. C. Preparaci, o Padre, un Nata le sereno e fruttuoso, in modo che le festività ormai vicine siano un ristoro per il corpo e lo spirito e ci sospingano ad una vita più aderen te al messaggio portato dal tuo Fi glio, che vive e regna con te per tutti i secoli dei secoli. A. Amen LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle,
perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci dispo niamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Sempre si rinnovi, Signore, l'offerta di questo sacrificio, che attua il mistero da te istituito, e con la sua divina potenza renda effica ce in noi l'opera della salvezza. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. A. E’ cosa buona e giusta È veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare a te l’in no di benedizione e di lode, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro. Egli fu annunziato da tutti i profeti, la Vergine Madre l’attese e lo portò in grembo con ineffabile amore, Giovanni procla mò la sua venuta e lo indicò pre sente nel mondo. Lo stesso Signo re, che ci dona di prepararci con gioia al mistero del suo Natale, ci trovi vigilanti nella preghiera, esultanti nella lode. Per questo do no della tua benevolenza, uniti agli angeli e ai santi, con voce unanime proclamiamo l’inno della tua lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli. C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPO LAPREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C.A. P A D R E NO S T R O Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua vo-
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lontà,come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si com pia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pa ce, scambiatevi un gesto di co munione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C. O Dio, nostro Padre, la forza di questo sacramento ci liberi dal peccato e ci prepari alle feste or mai vicine. Per Cristo nostro Signo re. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio
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