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rde, bianco, rosso. Tre bande verticali di eguale dimensione che vanno a comporre il nostro vessillo nazionale. Esposto nelle celebrazioni ufficiali e osannato nella manifestazioni sportive il tricolore fa parte della nostra cultura da secoli. L'origine della bandiera italiana, infatti, non va fatta coincidere con l'Unità di Italia, poiché è alla fine del 1700 che bisogna far risalire la sua nascita. La sua prima comparsa ufficiale va a collocarsi nel 1796, anno in cui vide la luce la Repubblica Cispadana, comprendente alcuni territori dell'attuale Emilia Romagna. Il verbale della riunione, infatti, recita: fa pure mozione che si renda Universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti. Ma perché furono scelti i sopracitati colori? Sull'argomento si è molto discusso e le suggestioni arrivano anche dalla poesia. «Il verde la speme tant’anni pasciuta, il rosso la gioia d’averla compiuta, il bianco la fede fraterna d’amor» dice Berchet; ma Dall'Ongaro risponde «I tre colori della tua bandiera non son tre regni ma l’Italia intera : il bianco l’Alpi, il rosso i due vulcani, il verde l’erba dei lombardi piani». Carducci, invece, scriveva «le nevi delle alpi, l'aprile delle valli, le fiamme dei vulcani. E subito quei colori parlarono alle anime generose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde la patria sta e si augusta: il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l'anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de' poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi.» Altri, molto meno poeticamente sostengono invece che i tre colori derivino essenzialmente da una mera copia della bandiera francese, alla quale si è sostituito il verde con il blu. Molte ipotesi e nulla di certo, se non la derivazione proprio francese della struttura della bandiera: un modo per auspicare che gli ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza trovassero terreno fertile anche nella nostra penisola. Tuttavia bisogna aspettare la fine della Seconda Guerra Mondiale affinché il tricolore si affermi per come lo conosciamo oggi. Se, infatti, la restaurazione soffocò e dimenticò il vessillo della nostra penisola, la proclamazione del Regno d'Italia vide una ripresa dello stendardo a cui, però, si andò ad aggiungere lo stemma della corona reale sabauda. Fu il 27 dicembre del 1947 il giorno in cui il Tricolore venne fissato come bandiera nazionale; in effetti l'articolo 12 della Costituzione della Repubblica Italiana recita "La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni".
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l 24 Giugo 1866, un manipolo di ufficiali, sottoufficiali e soldati del 44º (una quarantina in tutto, portabandiera incluso) viene assalito e, dopo vani tentativi di resistenza, dirigendosi verso Castelnuovo del Garda si ritrova sbandato e separato dal grosso del battaglione. Intrappolati, i militi italiani si rifugiano a Oliosi, nella cascina detta “Casa Benati”, resistendo valorosamente sinché il nemico appicca le fiamme all’edificio. Gli assediati, rimasti oltretutto senza munizioni, sono costretti a uscire, ma con onore. Il comandante austriaco, infatti, vista l’esiguità del loro numero, esclama: «Bravi, vi siete battuti come leoni, io credevo di prendere un battaglione». Prima di arrendersi, tuttavia, i nostri - disposti a dare la vita pur di non consegnare la bandiera al nemico - avevano spezzato e bruciato l’asta, nascosta sotto le ceneri del focolare la freccia (cioè la parte superiore dell’asta stessa) e tagliato il drappo in tredici strisce, poi nascoste nelle divise degli ufficiali e del furiere maggiore, con la promessa di conservarle sino alla liberazione e di restituire al reggimento la bandiera ricomposta. I prigionieri, condotti in varie località dell’impero austriaco (soprattutto Zagabria), conservano segretamente i pezzi del drappo e, alla fine della guerra (12 agosto), rientrano in Italia con i brandelli (meno uno, pare a causa della morte del soldato che lo custodiva). Il 28 agosto tre donne friulane ricevono il compito di ricucirli presso la stazione di Udine, dove i militari italiani che rientrano in patria si fermano in quarantena a causa del colera. Le incaricate sostituiscono altresí il pezzo mancante con cordoncini di seta verde sopra e sotto il drappo, congiungendoli all’asta nuova concessa dal Ministro della Guerra (in ottobre, poi, sarà aggiunta la freccia, salvata dalla padrona della cascina di Oliosi per riconsegnarla alle truppe italiane a Verona). Conosciamo i nomi di due donne ritenute degne dell’incarico, appartenenti a una prestigiosa famiglia ebraica di Udine: Adele Luzzatto (infaticabile crocerossina, insignita del titolo “La dama udinese piú pura”) e sua madre Fanny Luzzatto, indomabile patriota. Il giornale udinese “La Voce del Popolo” riferisce, in quei giorni: «La bandiera del 44º ha traversato quasi tutti gli stati dell’impero Austriaco e ora torna in patria, partendo da Udine ricongiunta, essendosi all’uopo prestata la mano della gentile signora nostra concittadina Adele Luzzatto». Il 25 ottobre 1866, in piazza San Marco a Venezia, la bandiera del 44° Fanteria, prima di essere inviata a Torino, viene solennemente restituita al reggimento schierato. Oggi, restaurata dal gruppo di lavoro Filicontati nel 2013, è esposta nel Museo Storico della Fanteria di Roma. Nel 1908, su una parete della “Casa della Bandiera” di Oliosi fu posta una targa in marmo, opera di Ruggero Dondè, con un testo per gli eroi del 44º; sempre lí, inoltre, ogni anno si rievoca l'evento.
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na bicicletta è progettata per trasportare una persona e non certo decine di chili di cibo. Marta ha 79 anni (saranno 80 a luglio) e ogni mattina, insieme all’inseparabile due ruote di un bel colore verde acceso, percorre il consueto itinerario nel quartiere Santa Rita di Torino, la zona in cui vive da molti anni. Intorno alle 9 passa davanti a tre diversi supermercati e, guardando nei cassonetti dell’immondizia all’esterno, cerca ciò che viene quotidianamente gettato, ma che resta ancora perfettamente commestibile. Raccoglie tutto il possibile e se ne va a casa con la sua bicicletta smisuratamente carica, con oltre 40 chilogrammi di generi alimentari ogni giorno. «È incredibile – racconta – quanto spreco ci sia ancora oggi. Viene gettato il cibo prossimo alla scadenza oppure quello contenuto in confezioni non più perfette, magari a causa di un urto durante il trasporto. In questo periodo, ad esempio, ci sono le arance: se una è andata a male, buttano via intero l’intero sacchetto da 5 chili. È vergognoso». Ma la signora Marta è tenace: di origine contadina, per molti anni ha intervistato la gente in tutto il Piemonte per le indagini di mercato. Oggi è in pensione, vive con il marito, ha un figlio medico e una figlia biologa e tre nipoti iscritti a Medicina. Non si vergogna, però, a rovistare nella spazzatura, anche se viene guardata continuamente con sospetto dai passanti e di certo senza particolare simpatia neppure dai responsabili dei supermercati: «Non mi interessa. Lo faccio perché so che ci sono persone che hanno bisogno e che mi aspettano». Tre volte alla settimana, infatti, carica la sua auto di tutte le provviste raccolte e va a distribuirle a chi ha bisogno a Casalborgone, un paese di duemila persone a circa 30 chilometri da Torino. «Ho iniziato quasi per caso, portando qualche genere alimentare a una famiglia che, a causa della crisi economica, si era ritrovata a perdere tutto. In poco tempo, poi, il giro si è allargato e continuavano ad arrivarmi segnalazioni di nuove situazioni di disagio. Adesso seguo 8 famiglie, per un totale di oltre venti persone. Mi accolgono sempre a braccia aperte e con grande dignità. Non mi hanno mai chiesto nulla e riescono a non sprecare mai nulla. Con la farina si fanno il pane, con il latte producono da soli le formaggette. Ciò che avanza (quando avanza) viene portato in una sorta di scuola popolare che ospita gratuitamente anche a dormire persone in grave indigenza». A scoprire il motivo della frenetica attività della signora Marta è stato un diacono torinese, Benito Cutellè, della parrocchia Natale del Signore, che racconta: «Quando l’ho vista, affaticata nel trascinare la sua bici piena di scatolami e borse, l’ho scambiata per un’indigente e l’ho invitata a venire nella nostra parrocchia, dove avremmo provveduto a darle ciò che le serviva attraverso la San Vincenzo. Mi sbagliavo: non stava rovistando nei cassonetti per se stessa, ma per chi non ha nulla da mangiare. Sono rimasto davvero sorpreso. Alla sua età presta con estrema modestia un servizio importante a favore dei fratelli più poveri. E il suo rammarico è che, quando lei sarà troppo stanca, non ci sia più nessuno ad aiutarli». Per ora, però, la signora Marta è ancora energica e molto risoluta: «Soprattutto i politici e i decisori pubblici dovrebbero rendersi conto della situazione reale e di quanta povertà esista ancora oggi. C’è chi veste alla moda e mangia a crepapelle e chi non ha più nulla. Tutti dovremmo darci da fare e, invece, siamo troppo insensibili ai bisogni del prossimo».
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Adeste 2018/7°-2 sa faresti se avessi solo 2 minuti al giorno per raccontare ad una persona tutto ciò che ritieni importante? Peggio ancora: cosa faresti se avessi l'attenzione di una persona per un totale di 2 minuti al giorno? Diciamoci la verità: non solo non ci abbiamo mai pensato, ma anche dopo averci pensato è difficile trovare una risposta. Probabilmente l'unica possibile è composta da una sola parola: dipende. Già, dipende. Da tanti, tantissimi fattori. Perché non tutti i giorni sono uguali e perché tante cose che noi riteniamo importanti, magari non lo sono per i nostri interlocutori. E poi nessuno di noi ha solo 2 minuti a disposizione. In realtà, come persone fisiche no, ma è un problema che dovreste porvi (vi spiego fra poco perché). Secondo l'ultimo rapporto Audiweb, gli italiani spendono in media due ore e 17 minuti al giorno online. Il 63,6% (cioè oltre 21 milioni di persone) visita ogni giorno un sito di informazione. Bene. C'è però una notizia meno bella: la media della visita a un sito di informazione è di poco più di 2 minuti al giorno, per un totale medio di 64 minuti al mese. Lo so, è pochissimo. O almeno sembra pochissimo. Perché ci siamo abituati a puntare ai grandi numeri. Perché ci siamo abituati a pensare a web e social come spazi infiniti dove si possono pubblicare ogni giorno infiniti contenuti. Solo che in cambio si ricevono sempre meno clic, sempre meno «like», sempre meno cuoricini. E chi raccoglie ancora ampi consensi spesso li ottiene con contenuti provocatori, volgari o superficiali. Se pensate che il problema riguardi solo i giornali, rischiate di sbagliare di grosso. Come accennavo prima, infatti, il problema riguarda anche voi. Anzi, ognuno di noi. Proprio per contrastare chi produce troppi contenuti poco interessanti sui social, Facebook ha creato la funzione «metti in pausa per 30 giorni». Una sorta di «castigo» mediatico che silenzia per un mese gli «amici» più fastidiosi, senza che questi se ne accorgano. Il che dimostra che anche ciò che scriviamo come persone ha spazi e tempi non infiniti. Il motivo è semplice: assediati come siamo ogni giorno da decine e decine di contenuti, stiamo iniziando a sentire un sempre più crescente «malessere digitale», davanti al quale di solito prendiamo due strade: passare meno tempo su web e social o scegliere di più, con più attenzione. È proprio da quest'ultimo punto che dovremmo ripartire tutti. Magari facendoci una domanda che sembra semplice ma non lo è: come posso fare per soddisfare il più possibile i miei lettori/ interlocutori? Io partirei da qui: invece che pensarli come una platea che deve per forza sorbirsi tutto quello che scriviamo, dovremmo iniziare a considerare gli altri come persone con idee, bisogni e richieste precise. E vale per tutti. Per giornali e giornalisti, per persone comuni e per comunicatori. Per chi gestisce una pagina social parrocchiale o di un'associazione (cattolica o laica, cambia poco), per chi ha un blog e per chi posta sui social riflessioni, fotografie, meditazioni. Per troppo tempo ci siamo illusi che lo spazio web e social fosse infinito. E che la cosa più importante fosse raggiungere quante più persone possibili. Oggi invece chi studia la Rete ha capito che la qualità vale molto più della quantità; che curare e pensare in profondità ciò che si comunica agli altri vale molto di più dell'ennesima foto acchiappa like di un gattino, un cane o un bambino (i tre soggetti che sui social generano più «like»). Vi faccio una proposta: prima di scrivere il prossimo articolo, il prossimo post o creare il prossimo contenuto invece che cercare facili consensi fate finta che avete soltanto 2 minuti al giorno per raccontare tutto ciò che volete ai vostri amici/lettori. Sta a voi decidere: o un piccolo post ogni giorno (da 2 minuti) o uno due lunghi alla settimana. Sappiate solo che gli studi dicono che oggi fare meno (e con più cura) è fare meglio.
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Adeste 2018/7°-2 ancora da inaugurare e ti offro quei giorni che solo tu sai se arriverò a vivere. Oggi ti chiedo per me e per i miei la pace e l’allegria, la forza e la prudenza, la carità e la saggezza. Voglio vivere ogni giorno con ottimismo e bontà, chiudi le mie orecchie a ogni falsità, le mie labbra alle parole bugiarde ed egoiste o in grado di ferire, apri invece il mio essere a tutto quello che è buono, così che il mio spirito si riempia solo di benedizioni e le sparga a ogni mio passo. Riempimi di bontà e allegria perché quelli che convivono con me trovino nella mia vita un po’ di te.
Signore, alla fine di questo anno voglio ringraziarti per tutto quello che ho ricevuto da te, grazie per la vita e l’amore, per i fiori, l’aria e il sole, per l’allegria e il dolore, per quello che è stato possibile e per quello che non ha potuto esserlo. Ti regalo quanto ho fatto quest’anno: il lavoro che ho potuto compiere, le cose che sono passate per le mie mani e quello che con queste ho potuto costruire. Ti offro le persone che ho sempre amato, le nuove amicizie, quelli a me più vicini, quelli che sono più lontani, quelli che se ne sono andati, quelli che mi hanno chiesto una mano e quelli che ho potuto aiutare, quelli con cui ho condiviso la vita, il lavoro, il dolore e l’allegria. Oggi, Signore, voglio anche chiedere perdono per il tempo sprecato, per i soldi spesi male, per le parole inutili e per l’amore disprezzato, perdono per le opere vuote, per il lavoro mal fatto, per il vivere senza entusiasmo e per la preghiera sempre rimandata, per tutte le mie dimenticanze e i miei silenzi, semplicemente… ti chiedo perdono. Signore Dio, Signore del tempo dell’eternità, tuo è l’oggi e il domani, il passato e il futuro, e, all’inizio di un nuovo anno, io fermo la mia vita davanti al calendario
Signore, dammi un anno felice e insegnami e diffondere felicità. Nel nome di Gesù, amen. (Arley Tuberqui)
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oco prima di trasferirmi in Romania, la mia amica Manuela mi raccontò del suo bisnonno Fernando (Dino) De Cruciatti, il quale dopo aver abbandonato la carriera di attore si era recato a Bucarest. Di lui in seguito si è saputo poco e nulla, tranne che era rimasto in questa terra straniera per circa 10 anni e che si era dato alla regia teatrale. Quindi mi aveva invitato a cercare qualche notizia a riguardo. All’inizio, non avendo affatto familiarità con la lingua, ero riuscita a trovare solo qualche briciola e dopo poco ho abbandonato completamente la ricerca. Ma, i casi della vita, mentre ero in coda al consolato per il rinnovo del passaporto, mi capita tra le mani una rivista in cui Jean Cazaban, un noto critico e storico del teatro rumeno, cita il regista De Cruciatti come rappresentante del teatro dell’avanguardia che ha portato in scena in questo paese pezzi del repertorio italiano come Goldoni e Pirandello, lavorando con i più grandi attori dell’epoca. Contatto subito il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, Ezio, che da quando sono arrivata qui è diventato una specie di “numero verde”al quale mi rivolgo per ogni sorta di informazione e in breve trova la strada per mettermi in contatto con Cazaban ed aprire le porte per la ricerca.
Fiorentino, classe 1889, attore ( in film accanto ad Anna Magnani), autore, scenografo e regista teatrale, ebbe in Italia una carriera brillante ma non facile, nell’ambito di un regime fascista che non condivideva. Inviato dal Ministero della Cultura Popolare nel 1938, doveva restare per una sola stagione, ma è poi rimasto per più di 10 anni, anni che hanno visto la Seconda Guerra Mondiale e l’inizio della dittatura comunista. Ha imparato la lingua rumena. Ha lavorato nei teatri nazionali più grandi della Romania, Bucarest, Cluj Napoca e Iasi, riscuotendo successo non solo tra il pubblico, ma anche nella critica. Fece conoscere opere come La figlia di Iorio,nel 1939, la tragedia pastorale di D’Annunzio.
A seguire La Locandiera, Il Bugiardo e I Rusteghi di Goldoni.”Il regista è riuscito ad imporre alla sua compagnia uno stile pieno di rigore”dice Ioan Massof nell’ottavo volume del “Teatro Rumeno”. Ed ancora Questa sera si recita a soggetto di Pirandello, Mirra, tragedia in 5 atti di Vittorio Alfieri (in cui egli stesso ha realizzato i disegni delle scene) e La Guardia alla luna di Massimo Bontempelli. Potrei continuare con il lungo elenco delle opere di cui ha il merito di aver fatto conoscere ed apprezzare ad un pubblico straniero, ma preferisco finire con le sue parole dette molti anni fa all’età di 86 anni al papà di Manuela:” Per me vivere è gioia. A me non importa nè di mangiare nè di far niente. Potrei vivere di lumache e lombrichi, la gioia di vivere è quella che mi tiene in vita. Cerco di fare il possibile per non essere cattivo, di non fare del male. Se ci riesco, non lo so. In ogni modo faccio ogni sera un esame di coscienza, per quello che ho fatto bene e per quello che ho fatto male. E guarda che non sono praticante, ma credo profondamente in Dio. Nel mistero di Dio…Capito amico mio?” 7
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A undici anni Leonard Thompsons i trovò nella duplice parte di protagonista e testimone di un nuovo corso della medicina. Su di lui l'equipe di ricercatori dell'Università di Toronto testò per la prima volta l'insulina, salvando il piccolo diabetico da morte sicura. Una scoperta destinata a salvare le vite di milioni di pazienti.
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el 1923 ai ricercatori Banting e Macleod andò il Premio Nobel in Fisiologia e Medicina per la scoperta dell’insulina, in mezzo a rivendicazioni e proteste. La scoperta dell’insulina. Correva il 1916 quando il professor Nicolae Paulescu, cattedrato di Fisiologia all’Università di Medicina e Farmacia di Bucarest, in Romania, ricavò dal pancreas un liquido che iniettò successivamente in un cane con diabete. Paulescu osservò come questo liquido fosse capace di normalizzare la concentrazione di zuccheri nel sangue del cane e ne pubblicò i risultati in quattro lavori scientifici che gli permisero di ottenere, nel 1922, il brevetto per la scoperta della pancreina, il primo attribuito all’insulina. Dall’altra parte dell’oceano, intanto, lo studioso canadese Frederick Grant Banting si immerse nella lettura degli studi sul diabete e sulle isole di Langerhans nel pancreas, venendo rapito dalla teoria secondo cui la molecola chiave della regolazione degli zuccheri nel sangue fosse da ricercare proprio nel secreto pancreatico. Bisogna migliorare la tecnica utilizzata per trovarla e purificarla, per poi passare a testarne l’effetto antidiabetico. Banting chiede a John James Richard Macleod, professore di Fisiologia all’Università di Toronto, il supporto tecnico identificare la molecola responsabile dell’effetto ipoglicemico osservato da Paulescu. Il gruppo composto da Macleod, Banting, lo studente in Medicina Charles Best e il biochimico James Bertrand Collip giunge ad ottenere, nel 1922, un estratto dal pancreas purificato dai sali e dai grassi che causano le forti reazioni allergiche osservate durante i primi trattamenti. Macleod riprende il termine universale di”insulina” per identificare la famosa soluzione acquosa che oggi è ritenuta essere il più importante farmaco salvavita per i diabetici. Nel 1923 a Banting e Macleod viene assegnato il premio Nobel in Fisiologia e Medicina per la scoperta ed estrazione dell’insulina, premio che i due ricercatori prontamente condivideranno con Best e Collip. Ma qualcun altro è pronti a dichiarare la paternità di questa scoperta… La contestazione e la lotta per il Nobel. Il riconoscimento ai ricercatori canadesi aprì una lunga polemica sulla paternità della scoperta dell’insulina. Il Presidente del Comitato del Premio Nobel di Stoccolma ricevette subito una lettera da Paulescu il quale, indignato, commentò come il premio fosse stato dato a “persone che non lo meritano affatto. La scoperta degli effetti, fisiologici e terapeutici, dell’estratto pancreatico nel diabete mi appartiene tutta intera”. ... Tutte le contestazioni e i nuovi lavori pubblicati da Paulescu sugli Archives Internationales de Physiologie risultarono inutili fino al 1969, quando il Comitato del Premio Nobel riconobbe la precedenza di Nicolae Paulescu nella scoperta del trattamento antidiabetico, ma, in base al suo statuto, escludendo la possibilità di una riparazione ufficiale. Roif Luft, Direttore del Comitato del Premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina, in un articolo del 1971 dal titolo “Who discovered insulin?” dichiarò che il Premio Nobel per la scoperta dell’insulina «avrebbe dovuto essere, almeno diviso, fra Paulescu, Banting e Macleod».
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racconto di Gesù al Giordano ci riporta alla Genesi, all’in principio, alle prime immagini della Bibbia, quando lo spirito di Dio aleggiava sulle acque (Genesi 1,2) di un mare gonfio di vita inespressa. L’origine del creato, come quella di ognuno di noi, è scritta sull’acqua, nelle acque di un grembo materno. Il rito del Battesimo porta impresso questo sigillo primordiale di nascite e di rinascite, di inizi e di ricominciamenti. Lo rivela un dettaglio prezioso: venne una voce dal cielo e disse: «Tu sei il Figlio mio, l’amato».
La voce dice le parole proprie di una nascita. Figlio è la prima parola, un termine potente per il cuore. E per la fede. Vertice della storia umana. Nel Battesimo anche per me la voce ripete: tu sei mio figlio. E nasco della specie di Dio, perché Dio genera figli di Dio, figli secondo la propria specie. E i generati, io e tu, tutti abbiamo una sorgente nel cielo, il cromosoma del Padre nelle cellule, il Dna divino seminato in noi.
IL GIORNO DEL SIGNORE
La seconda parola è amato e la terza: mio compiacimento. Termine desueto, che non adoperiamo più, eppure bellissimo, che nel suo nucleo contiene l’idea di piacere, che si dovrebbe tradurre così: in te io ho provato piacere. La Voce grida dall’alto del cielo, grida sul mondo e in mezzo al cuore, la gioia di Dio: è bello stare con te. Tu, figlio, mi piaci. E quanta gioia sai darmi! Io che non l’ho ascoltato, io che me ne sono andato, io che l’ho anche tradito sento dirmi: tu mi piaci. Ma che gioia può venire a Dio da questa canna fragile, da questo stoppino dalla fiamma smorta (Isaia 42,3) che sono io? Eppure è così, è Parola di Dio, rivelativa del suo cuore segreto. Per sempre. Gesù fu battezzato e uscendo dall’acqua vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. Noto la bellezza e l’irruenza del verbo: si squarciano i cieli, come per un amore incontenibile; si lacerano, si strappano sotto la pressione di Dio, sotto l’urgenza del Signore. Si spalancano come le braccia dell’amata per l’amato. Da questo cielo aperto viene, come colomba, la vita stessa di Dio. Si posa su di te, ti avvolge, entra in te, a poco a poco ti modella, ti trasforma pensieri, affetti, speranze, secondo la legge dolce, esigente, rasserenante del vero amore. Nel Battesimo è il movimento del Natale che si ripete: Dio scende ancora, entra in me, nasce in me perché io nasca in Lui, nasca nuovo e diverso, custodendo in me il respiro del cielo. Ad ogni mattino, anche in quelli più oscuri, riascolta la voce del tuo Battesimo sussurrare: Figlio mio, amore mio, gioia mia. E sentirai il buio che si squarcia, e il coraggio che dispiega di nuovo le ali sopra l’intera tua storia. Padre Ermes Ronchi
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C. +Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen. C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE ATTO PENITENZIALE C. Il Signore Gesù, che ci invita alla mensa della Parola e dell'Eucaristia, ci chiama alla conversione. Riconosciamo di essere peccatori e invochiamo con fiducia la misericordia di Dio. Breve pausa di riflessione personale C..A. Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A. Amen. Signore, pietà. Signore, pietà. Cristo, pietà. Cristo, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà. GLORIA a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo: Gesù Cristo, con lo Spirito Santo nella gloria di Dio Padre. Amen COLLETTA C. Padre d'immensa gloria, tu hai consacrato con potenza di Spirito Santo il tuo Verbo fatto uomo, e lo hai stabilito luce del mondo e alleanza di pace per tutti i popoli; concedi a noi che oggi celebriamo il mistero del suo battesimo nel Giordano, di vivere come fedeli imitatori del tuo Figlio prediletto,
in cui il tuo amore si compiace. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura Dal libro del profeta Isaia Così dice il Signore: «O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite; comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. Io stabilirò per voi un’alleanza eterna, i favori assicurati a Davide. Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni. Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d’Israele, che ti onora. Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio. SALMO RESPONSORIALE R. Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza. Ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza. R/. Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere, fate ricordare che il suo nome è sublime. R/. Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse, le cono-
sca tutta la terra. Canta ed esulta, tu che abiti in Sion, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele. R/. Seconda Lettura Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio Canto al Vangelo ALLELUIA Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!».ALLELUIA C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo MARCO A. Gloria a te o Signore VANGELO In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».Parola del Signore.
Adeste 2018/7°-2 A.
Lode a te, o Cristo. OMELIA ( seduti) RINNOVO PROMESSE BATTESIMO C. Fratelli carissimi, per mezzo del Battesimo siamo divenuti partecipi del mistero pasquale del Cristo, siamo stati sepolti insieme con lui nella morte, per risorgere con lui a vita nuova. Rinnoviamo le promesse del nostro Battesimo, con le quali un giorno abbiamo rinunziato a satana e alle sue opere e ci siamo impegnati a servire fedelmente Dio nella santa Chiesa cattolica. Rinunziate al peccato, per vivere nella libertà dei figli di Dio? Rinunzio. Rinunziate alle seduzioni del male, per non lasciarvi dominare dal peccato? Rinunzio. Rinunziate a satana, origine e causa di ogni peccato? Rinunzio. Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra? Credo. Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria Vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre? Credo. Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna? Credo. Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa e noi ci gloriamo di professarla in Cristo Gesù, nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Accogliamo nella preghiera il dono dello Spirito Santo, che ci permette di vivere nella fede, nella speranza e nella carità. Preghiamo insieme e diciamo: Guidaci, o Signore, con la forza del tuo Spirito. 1. Per la Chiesa, nata dall'acqua del Battesimo e guidata dalla Spirito, perché segua il suo Signore, manifestandone l'opera di liberazione e riconciliazione, preghiamo. 2. Per la società civile, perché favorisca i ruoli e i compiti che sono a servizio della promozione delle persone, soprattutto le più deboli, preghiamo. 3. Per i credenti che si dedicano al volontariato, perché nel loro impegno di riconciliazione e di promozione umana trovino in Gesù il modello della loro azione,
preghiamo. 4. Per noi che oggi abbiamo compreso che siamo chiamati a seguire il Messia e a testimoniare il suo messaggio, perché lo Spirito Santo ci faccia capire come possiamo mettere i nostri carismi a servizio del Vangelo, preghiamo. C. O Padre, che a tutti offri la tua grazia, concedi a noi tutti il dono dello Spirito Santo, per essere segno della tua presenza e del tuo amore nella vita di ogni giorno. Per Cristo nostro Signore. A. Amen LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Ricevi, o Padre, i doni che la Chiesa ti offre, celebrando la manifestazione del Cristo tuo diletto Figlio, e trasformali per noi nel sacrificio perfetto, che ha lavato il mondo da ogni colpa. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. A. E’ cosa buona e giusta È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Nel Battesimo di Cristo al Giordano tu hai operato segni prodigiosi per manifestare il mistero del nuovo lavacro: dal cielo hai fatto udire la tua voce, perché il mondo credesse che il tuo Verbo era in mezzo a noi; con lo Spirito che si posava su di lui come colomba hai consacrato il tuo Servo con unzione sacerdotale, profetica e regale, perché gli uomini riconoscessero in lui il Messia, inviato a portare ai poveri il lieto annunzio. E noi, uniti alle potenze dei cieli, con voce incessante proclamiamo la tua lode: Santo, Santo, Santo C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPOLAPREGHIERAEUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo,
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a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire:
PADRE NOSTRO
Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C. Dio misericordioso, che ci hai nutriti alla tua mensa, concedi a noi tuoi fedeli di ascoltare come discepoli il tuo Cristo, per chiamarci ed essere realmente tuoi figli. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio
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