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Papa Francesco e la musica “Che cosa pensi del nostro canto? Ti piace cantare?”…
Mi piacerebbe sentirvi cantare di più! Ho sentito soltanto un canto, spero che ne facciate altri… Mi piace sentire cantare, ma, se io cantassi, sembrerei un asino, perché non so cantare. Neppure so parlare bene, perché ho un difetto nel modo di parlare, nella fonetica… Ma mi piace tanto sentir cantare. E vi dirò un aneddoto. Da bambino – noi siamo cinque fratelli – da bambini, la mamma, il sabato, alle due del pomeriggio, ci faceva sedere davanti alla radio per ascoltare. E cosa ascoltavamo? Tutti i sabati si faceva la trasmissione di un’opera [lirica]. E la mamma ci insegnava com’era quell’opera, ci spiegava: “Senti come fa questo…”. E da bambino ho provato il piacere di sentir cantare. Ma mai ho potuto cantare. Invece, uno dei miei nonni, che era falegname, mentre lavorava cantava sempre, sempre. Il piacere di sentire cantare mi viene da bambino. Mi piace tanto la musica e il canto. E cosa penso del vostro canto? Spero di sentirne qualcun altro. D’accordo? E’ possibile? Vi dico una cosa: il canto educa l’anima, il canto fa bene all’anima. Per esempio, quando la mamma vuol fare addormentare il bambino, non gli dice: “Uno, due, tre, quattro…”. Gli canta la ninna nanna… la canta… e gli fa bene all’anima, il bambino diventa tranquillo e si addormenta. Sant’Agostino dice una frase molto bella. Ognuno di voi deve impararla nella propria lingua. Parlando della vita cristiana, della gioia della vita cristiana, dice così: “Canta e cammina”. La vita cristiana è un cammino, ma non è un cammino triste, è un cammino gioioso. E per questo canta. Canta e cammina, non dimenticare! E così la tua anima godrà di più della gioia del Vangelo. ( Aula Paolo VI-Giovedi’ 31.12.2015 incontro coni pueri cantores)
Gusti vari. La cultura musicale di Francesco è precisa e profonda. Non dice semplicemente di amare Mozart ma va nel dettaglio: «Quell’“Et incarnatus est” della sua Missa in do minore è insuperabile: ti porta a Dio!». Non dice di amare genericamente Bach ma in particolare «l’“Erbarme Dich”, il pianto di Pietro della Passione secondo Matteo». Ma i suoi sono gusti a largo raggio, come ha scritto in una biografia Elisabetta Piqué: «Francesco Adora l’orchestra di Juan D’Arienzo e non smette mai di ascoltare Carlos Gardel, Julio Sosa, Ada Falcón (che si farà monaca), Azucena Maizani (a cui diede l’estrema unzione). Ma era anche aperto ad esperienze più avanguardiste: seguiva Astor Piazzolla e Amelia Baltar». Del resto era stato lui ad avvertire: «Fateci caso… una persona invidiosa, una persona gelosa, non sa cantare, non sa lodare». 2
Adeste 2018/7°- 5 Il ritmo “I nostri antenati possono aver creato il ritmo battendo le mani. Poi qualcuno si accorse che si potevano avere i medesimi risultati senza farsi del male alle mani semplicemente battendo degli oggetti. E’ probabile che i primi fossero materiali ‘morbidi’, come il legno o le canne e per questo non sono arrivati fino a noi. Sono sopravvissuti invece, dei ‘percussori ossei‘. I più antichi che si conoscono sono ossa di cigni e di avvoltoi di circa 41.000 anni fa. Vi sono segni certi che essi venivano battuti tra loro. Vi sono prove poi, di stalattiti che venivano percosse in grotte di circa 12.000 anni fa. Le grotte facevano da grancassa al suono emesso con risultati allora stupefacenti. Perché è durata Le ricerche dunque, pur non esaustive, dicono dunque che la musica ha origini molto antiche, ma i ricercatori si sono chiesti: “Perché è durata nel tempo?” Secondo Montagu la musica è continuata ad esistere perché dà modo alla gente di ballare. Non si sa se i primi ballerini nacquero quando vennero composte le prime melodie o semplicemente quando nacque il ritmo, certo è che il ballo è un’espressione fondamentale per l’uomo. La musica è sopravvissuta anche perché è divertimento. Personale e di gruppo. La musica poi, può essere stata utilizzata come mezzo di comunicazione su grandi distanze utilizzando strumenti simili alla batteria o alle corna. E ancora la musica è rituale e praticamente ogni religione ha la propria musica. Ma secondo Montagu il motivo principale per cui la musica è sopravvissuta sta nel fatto che essa unisce le persone. “La musica porta a legami stretti, come ad esempio il legame tra madre e figlio o tra membri dello stesso gruppo. Permette anche di trasformare un lavoro ripetitivo da noioso a sopportabile e aiuta tutti a muoversi insieme, aumentando la forza del lavoro”, spiega il ricercatore. “Ed è possibile – conclude Montagu – che la musica sia stata fondamentale nel creare legami come la famiglia se non addirittura la società stessa. Se non ci fosse stata la musica gli individui, forse, sarebbero stati molto meno socievoli e molto più solitari”.
Quando l’uomo iniziò ad avvicinarsi alla musica? I nostri antenati iniziarono dapprima battendo degli oggetti tra loro per creare del ritmo o utilizzarono le loro voci per cantare e creare melodie? Quali strumenti hanno utilizzato per primi? La musica è sempre stata importante nelle società e se sì, perché? Tanti sono i lavori che sono stati realizzati nel tempo per dare una risposta a queste domande: ora un gruppo di ricerca dell’Università di Oxford guidato da Jeremi Montagu ha cercato di dare una riposta globale a questi interrogativi e li ha pubblicati sulla rivista Frontiers in Sociology. La melodia “Alla prima domanda, ossia quando l’uomo iniziò a creare musica, è difficile dare una risposta assoluta, perché sono tante le ipotesi che al momento possono essere considerate valide. Direi che il “sound” iniziò quando qualcosa trasmise delle emozioni”, ha detto Montagu. “La musica potrebbe essere nata allorché un insieme di parole usate per far addormentare un piccolo, siano state in qualche modo modulate, ma è difficile mettere una linea di confine tra una serie di parole e una modulazione musicale”, dice il ricercatore. “Si potrebbe pensare che il passaggio sia avvenuto quando alle parole si è inserito un ritmo, ma allora la recita di un sonetto o un discorso detto con una certa foga possono essere considerati “musica”? La realtà è che ciascuno di noi – continua Montagu – può dire: “questa è musica” oppure “no questo è un semplice discorso” e nessuno lo può smentire”. Per capire invece, quando l’uomo iniziò a cantare i ricercatori hanno analizzato i teschi dei nostri predecessori, in particolare le mascelle la cui forma è fondamentale per permettere dei vocalizzi. Risulta che da circa un milione di anni a questa parte le varie specie di homo avevano una struttura che permetteva loro di cantare, ma non sappiamo se lo hanno fatto.
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ruolo principale, nel campo turistico e floricolo. In quegli anni esisteva solo la radio, ed era la protagonista, e le canzoni diffuse divennero il simbolo della nostra società. Si racconta che il festival sia nato quasi casualmente, nell'indifferenza, generale. Fu il pubblico invece a decretarne il grande successo. Grazie all'interessamento di alcuni personaggi, e del gestore della Casa da Gioco, Pier Busseti, e del Maestro Razzi della Rai, nacque così il -Festival di Sanremo- e fu la Radio a diffondere la sera del lunedì del 29 gennaio 51, le prime note del festival ra l'anno 1950, all'epoca la canzone nella case Italiane, trasmissione in diretta da uno Italiana, era snobbata, e poco capita, dei locali più eleganti, il salone delle feste del dalla maggioranza del popolo, che casinò. Il presentatore Nunzio Filogamo, così anparlava solo il dialetto, e non capiva alcuni testi neologistici, e fuori tempo, contenuti appunto in nunciò il suo saluto, che divenne proverbiale, dicendo; "Cari Amici, vicini e lontani...". alcuni brani. La canzone Italiana, era però la pre1951: PRIMA EDIZIONE ferita, (primeggiava) anche se per qualche tempo gli Italiani, si rivolsero a generi musicali di DEL FESTIVAL DI SANREMO altre nazioni. Erano gli anni delle canzoni FranIl mito della canzone Italiana " Il Festival della cesi, il trionfo mondiale di Edith Piaf con "La vie Canzone Italiana " nacque al Casinò di Sanremo. en rose" divenne la beniamina, anche di quegli Per 25 anni, fu l'unica sede esclusiva. ascoltatori, raffinati e colti, ai La prima edizione si svolse quali tutto non si riduceva dal 29 al 31 gennaio 1951, nel nell'apprendere, una strofa, o in salone delle feste del Casinò. un ritornello. I ritmi latinoPresentò Nunzio Filogamo. americani, ebbero nel nostro L'organizzazione: Rai -Casinò paese una grande notorietà, ridi Sanremo. Direzione Artisticordiamo "Besame Mucho" di Veca : Maestro Giulio Razzi. Le lasques, Fecchi e Nati. serate, furono in diretta diffuse Le canzoni incalzavano notoriadalla Radio, con inizio dalle ore mente, mentre nuovi tipi di danza 22.00. Vinse con la canzostravaganti ed esotici, tipo la ne "Grazie dei fior" Nilla Pizzi. Il suo disco eb"Rumba" la "Samba" erano in voga, "arginarono" be un grande successo, allora, infatti, ebbe un per poco, ma non ci riuscirono, a mettere da parfatturato di 36000 copie.Le canzoni in gara furono te la canzone melodica Italiana. Era il periodo 20. I Cantanti 3.. della concupiscente, prorompente, Rita Hayworth, con la sua "Amado mio" nel film dove interpretò Gilda.
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Quando nacque l'idea del festival della canzone Italiana, la città di Sanremo, era ancora mal ridotta, con tanti problemi da affrontare e risolvere. il Teatro comunale era andato distrutto dai bombardamenti, la guerra era finita da poco, però c'era la volontà di uscire dall'impedimento guerresco, era intenzionata di riprendersi il suo
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'ottava edizione del Festival di Sanremo, la prima in diretta TV, premiò l'inedita coppia Domenico Modugno e Jonny Dorelli. Iniziò da qui la storia di una melodia destinata a rappresentare un intero popolo in tutto il mondo. Forte dei primi successi musicali ottenuti con Vecchio frac e Lazzarella (presentata nel 1957 al Festival di Napoli in coppia con Aurelio Fierro), accompagnati dalla già cospicua carriera cinematografica (una ventina di film all'attivo), Modugno tentò il debutto sul massimo palcoscenico della musica italiana. Due anni prima una sua canzone, "Musetto", aveva partecipato a Sanremo ma lui era comparso solo come autore. In mano sapeva di avere un pezzo forte, scritto a quattro mani con il giovane paroliere Franco Migliacci. Così dopo aver superato la preselezione, Nel blu dipinto di blu venne ammessa alla competizione che vedeva concorrere 20 canzoni e 15 cantanti. L'ottava edizione, ospitata nel Salone delle Feste del Casinò sanremese e condotta da Gianni Agus e Fulvia Colombo, presentava una novità rispetto alle passate: la diretta televisiva in Eurovisione a partire dalle 22 del 30 gennaio. Una giuria di 200 elementi (100 sorteggiati tra il pubblico del casinò, il resto attraverso un complicato sorteggio) decideva ogni sera le dieci finaliste. La coppia Dorelli-Modugno passò senza problemi, anche perché erano in tantissimi a canticchiare il simpatico ritornello. In particolare l'interpretazione del secondo riusciva a rendere appieno lo spirito leggero e insieme brioso del testo, accompagnandolo con una mimica efficace. Il gesto di apertura liberatoria delle braccia restò un tratto distintivo nelle interpretazioni seguenti. In generale pubblico e critica erano concordi nel vedere in essa la canzone più originale ed estrosa della competizione. Per questo il primo posto ottenuto nella finale del 1° febbraioapparve più che meritato; dietro era rimasta la vecchia tradizione musicale incarnata dalla star Nilla Pizzi, giunta seconda e terza, in coppia rispettivamente con Tonina Torrielli e Gino Latilla. Pubblicata dopo il Festival in quattro versioni dalla Fonit, "Nel blu dipinto di blu" varcò i confini nazionali e raccolse riconoscimenti di prestigio, tra cui tre Grammy (primato che restò incontrastato per molto tempo) come "miglior disco", "canzone" e "interprete dell'anno". L'arrivo in America fu un trionfo colossale: dall'esibizione al mitico Ed Sullivan Show, il programma televisivo più popolare degli Stati Uniti, ai palcoscenici di Boston, Buffalo, Los Angeles e New York, tutti furono conquistati dalla voce dell'artista di Polignano e dalla coinvolgente melodia di Volare, nome con cui il brano divenne popolare nelle radio statunitensi, conservandolo nel tempo come titolo alternativo. Tant'è che lo stesso Modugno fu ribattezzato "Mr Volare". Nel frattempo si rincorrevano le versioni sulla paternità dell'idea del ritornello. Migliacci sosteneva di esser stato ispirato da un quadro di Marc Chagall, Modugno dal cielo osservato dalla sua abitazione romana. Resta il fatto che "Volare" divenne in poco tempo un inno spensierato alla proverbiale creatività e immaginazione del popolo italiano. Nel 2008, a cinquant'anni dal trionfo di Sanremo, all'indimenticabile brano è stato dedicato un francobollo celebrativo. Tutt'oggi, secondo i dati della SIAE, risulta la canzone italiana più eseguita al mondo. Non si contano le cover eseguite da star internazionali del calibro di David Bowie, Paul McCartney, Barry White e Ray Charles. 5
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ino agli anni Settanta del XX secolo sono tanti gli italiani che per trovare lavoro devono cambiare città o paese. Le direttrici dell’emigrazione che cambiano radicalmente la distribuzione demografica della penisola sono tre: ci si sposta dalle campagne o dalle colline verso le città, dal sud verso il nord e dall’Italia verso l’estero, con mete d’elezione privilegiate come gli Stati Uniti, il Canada e l’Europa centrale. Sono così tanti gli italiani a muoversi che ben presto gli autori delle canzoni si accorgono di loro, e di quanto il sentimento di nostalgia per la patria lontana sia un eccezionale volano per la commercializzazione dei dischi: i racconti sentimentali si vendono in quanto i destinatari si identificano con i protagonisti delle canzoni. Se nell’anteguerra la nostalgia era stata ammannita agli italiani all’estero tramite un artefatto recupero del folclore che confezionava artefatte melodie a carattere popolaresco, è dagli anni Cinquanta in poi che l’emigrazione diventa un topos della musica leggera italiana, destinato a diradarsi per poi scomparire del tutto nel giro di appena vent’anni. Il Festival di Sanremo, vetrina della canzone italiana all’estero, presenta le prime storie d’emigrazione e di straniamento. Nel 1952 il tema compare per la prima volta in un motivo di D’Anzi e Salerno cantato da Gino Latilla: «Un disco dall’Italia» racconta della commozione e della nostalgia che, in una casa di italiani d’America, provoca l’arrivo per posta di un disco di «quel tenorino languido». Nel 1958 ancora Gino Latilla e Natalino Ottocantano «Tu sei del mio paese», di Testa, De Giusti, Biri e Carlo Alberto Rossi, incontro tra un lavoratore e una lavoratrice arrivati in città che si riconoscono e trascorrono insieme, confortati dalla reciproca familiarità, il giorno di pausa festivo. E’ sempre uguale questa vita di città non sembra festa la domenica girando per le strade la gente non ti vede Già, il paese. L’heimat del protagonista delle canzoni italiane è raramente l’Italia, mai la regione o la città. Le nostalgie sono indirizzate altrove, al borgo appenninico o alla cittadina di pianura abbandonati per la metropoli. Gli uomini partono per primi, lasciando le donne ad attenderli, come Wilma Goich nel Sanremo 1965 («Le colline sono in fiore») Amore, ritorna, le colline sono in fiore, ed io, amore, sto morendo di dolore La solitudine dell’emigrato e il suo senso di inadeguatezza di fronte alla città e alle sfide della tecnologia sono al centro di «Ciao amore ciao», il motivo presentato da Luigi Tenco al Festival di Sanremo 1967, canzone che deve tutta la sua notorietà alla tragica scomparsa del cantautore la sera della sua eliminazione, ma che presenta un punto di vista crudo, diretto, quasi post-neorealista fino ad allora inedito nel repertorio festivaliero. Non saper fare niente in un mondo che sa tutto E non avere un soldo nemmeno per tornare L’emigrante delle canzoni ha miglior fortuna quando si abbandona alla nostalgia, o quando, in un perenne «addio ai monti» contempla il borgo natìo alla vigilia di una inevitabile partenza («Che sarà», Ricchi e Poveri e José Feliciano, 1971). Paese mio che stai sulla collina, disteso come un vecchio addormentato…
Tra l’emigrante di Luigi Tenco e quello di Franco Migliacci e Jimmy Fontana, autori di «Che sarà», sembra passino più di quattro anni. Se il protagonista di «Ciao amore ciao» parti-
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Adeste 2018/7°- 5 va per bisogno, quello di «Che sarà» sembra lasciare le sue origini per cercare qualcosa di più adeguato alle sue aspettative
…La noia, l’abbandono il niente sono la tua malattia, paese mio, ti lascio e vado via E se in Tenco andarsene sembrava quasi un atto di eroismo solitario, in Migliacci-Fontana si sa di non essere soli Gli amici miei son quasi tutti via, e gli altri partiranno dopo me Negli anni Settanta, del resto, anche le donne iniziano a raccontare storie di emigrazione, come la siciliana Marcella Bella nel motivo d’esordio «Montagne verdi» presentato a Sanremo 1972 Poi un giorno mi prese il treno: l’erba, il prato e quello che era mio scomparivano piano piano… E anche i complessi «beat» finiscono a raccontare le storie degli italiani che tornano a casa nelle settimane del riposo estivo trovando conforto nella propria lingua e nel calore della donna amata («Casa mia» Equipe 84, 1971) Torno a casa, siamo in tanti sul treno, Occhi stanchi, ma nel cuore il sereno Dopo tanti mesi di lavoro mi riposerò… Sono ancora i Ricchi e Poveri nella quasi sconosciuta «Un diadema di ciliegie» (1972) a segnare l’inversione di tendenza. Dal paese si parte per incatenarsi a una «catena di montaggio», ma è al paese che si vuole fare ritorno. cielo blu del mio paese oggi io ritorno da te Dalla metà degli anni Settanta l’immigrazione delle canzoni torna un’esperienza lontana, non più contemporanea. Il «Pablo» di Francesco De Gregori (1975), come anni dopo il suo «fuochista» e i suoi «ragazzi di terza classe» (1982) sono racconti ambientati in un mondo diverso da quello dal quale proviene il cantautore, come del resto l’uomo descritto da Mario Castelnuovo alla vigilia della partenza in «Madonna di Venere» (1987). A strizzare l’occhio a chi ha un paese da rimpiangere restano solo Al Bano e Romina Power Nostalgia, nostalgia canaglia di una strada, di un amico, di un bar Di un paese che sogna e che sbaglia Ma se chiedi poi tutto ti dà.
A emigrare, ormai, non sono più gli italiani, e nel 1992 una canzone di Sanremo racconterà per la prima volta i disagi degli stranieri arrivati in Italia in cerca di fortuna: è «La casa dell’imperatore» della Formula 3, scritta dallo stesso Mario Castelnuovo.
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LASCIA O RADDOPPIA ma anche il FESTIVAL DI SANREMO rincipiava il boom economico e incominciava anche, fra il ‘54 e il ‘55, la febbre del teleschermo. Pochissimi si potevano permettere la televisione in casa e allora tutti al bar, a occupare il posto anche due o tre ore prima di “Lascia o raddoppia?” con Mike Bongiorno, il primo gioco a quiz che coinvolse milioni di persone in tutt’Italia. E’ in Vernacolo Golfini e sciarpe d’inverno, fazzoletti e cenci assortiti d’estate, tutto era buono ad occupare per gli amici o per i familiari qualche sedia al bar, nelle Livornese. file di seggiole già schierate a diecine a far da platea davanti al televisore troneggiava in alto. A voi fare la che C’erano dei ragazzini che pigliavano anche file intere… traduzione…. – Boia, bimbo, – gli faceva magari qualche donna che arrivava dopo – hai tutto te! O quanti siete ‘n casa? e due risate.(**) preso – Siamo sette… – Sa’ ‘osa, se l’è salata tu’ ma’! – Ma viene anche la mi’ nonna! – Dé, un tegame dipiù!… No, dìo, vero, ma ora io ‘ndove mi metto?… No no, senti, io ‘na seggiola la piglio, chè! – Ma ciò messo la pezzòla! – L’ho visto, ‘un dubità! E’ anco tutta moccolosa!… Ripigliatela, tò, qui mi ci metto io! – E la mi’ mamma? – La tu’ mamma si metterà ‘n collo ar tu’ babbo, così poi doventate otto! – Ma ‘r mi’ babbo ‘un viene! – Noo? O chi ci manda, ‘r ganzo? E quando poi arrivava la mamma erano letiàte a sangue, un po’ per il posto e un po’ per il ganzo, di cui il ragazzino riferiva alla genitrice. E ci correva anche un po’ di botte, a volte, perlopiù sgraffi e ciuffi di capelli in mano ma se arrivavano anche i mariti volavano i picchi, e di che razza! Talché, per non doversi star sempre a picchiare, qualcuno se le portava da casa le seggiole… le vecchiette specialmente, che ti si si piazzavano regolarmente davanti e ti facevano, coll’aria a madonnina: – Scusi tanto, giovane, ni dò noia se mi metto vì? – Dé, ma m’impalla! ‘Un lo vedo mia più, Bongiorno! – Ah noo? Vorrà di’ che guarderà bonasera! Poi scoppiavano le discussioni col barista perché in tutto quel pigiapigia non ci restava più un buco libero e non si circolava più nemmeno davanti al banco. – Gente, ma io devo lavorà! Se mi state tutti appicciati davanti… – Dé, ti si verrà didietro, così ci godi!… Fammi un poncino bello càrio, vai! – O, guarda che te ciai già ‘na bella segnatura! A me mi ci vole i liquidi! – Dé, t’attacchi alla ‘annella!… Stai bono, vai, fra poìno riscoto, ti dò ‘no sbruffo! E intanto la trasmissione andava avanti… – Uh, zitti, c’è ‘na marchesa! O cosa ni ‘iederà Bongiono? – Dé, vorrà sapé quante palle cià! – ‘Ndove? – Dé, nello stemma! Da quell’artre parte ‘un c’è mia bisogno d’esse’ nobili, per avelle! Anni ‘50, a Livorno, quando la televisione in casa era ancora una rarità. Oggi, anni duemila, la televisione ce l’hanno tutti ma i bar sono pieni di nuovo, con le seggiole nuovamente in fila sotto il televisore, per vedere il Livorno in serie A. Su Skay, che per tanti è ancora una rarità. Mario Cardinali (IL VERNACOLIERE)
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orse non tutti conoscono il vero significato della Candelora. Il 2 Febbraio la Chiesa Cattolica celebra la della Presentazione di Gesù al Tempio di Gerusalemme, nell’adempimento della Legge Giudaica riguardante i primogeniti maschi, detta anche “Festa delle luci”. Quaranta giorni dopo il Natale, infatti, Gesù fu condotto da Maria e Giuseppe al Tempio, sia per adempiere quanto prescritto dalla legge mosaica, sia soprattutto per incontrare il suo popolo credente ed esultante. Al Tempio Maria e Giuseppe incontrano Simeone e Anna. Perché dunque il nome Candelora? La risposta si trova tra le parole pronunciate da Simeone, nel suo celebre “Cantico” riportato dal Vangelo di Luca, mentre teneva in braccio Gesù Bambino: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele» (Luca 2,29). Cristo è la “luce per illuminare le genti”; da cui il chiaro riferimento alle candele ed al nome che ne deriva. In realtà la festa è anche detta della Purificazione di Maria poiché, secondo l’usanza ebraica, dopo quaranta giorni dalla nascita di un maschio la madre, considerata impura, doveva recarsi al Tempio di Gerusalemme per purificarsi: il 2 Febbraio cade quaranta giorni dopo il 25 Dicembre (giorno della nascita di Gesù). Le origini storiche della Candelora sono legate soprattutto alle divinità romane. A metà febbraio essi celebravano i Lupercali o Lupercalia, la cui cerimonia era legata alla famosa lupa che allattò Romolo e Remo, che culminava il 15 del mese…proprio nei giorni nefasti di febbraio, mese purificatorio, in onore del dio Fauno nella sua accezione di Luperco, protettore del bestiame ovino e caprino dall’attacco dei lupi. Secondo un’altra ipotesi, avanzata da Dionisio di Alicarnasso, i Lupercalia ricordano il miracoloso allattamento di Romolo e Remo da parte di una lupa che aveva da poco partorito. Plutarco descrive minuziosamente i Lupercalia nelle sue “Vite parallele”, celebrati nella grotta chiamata Lupercale, sul colle Palatino dove, secondo la leggenda, i fondatori di Roma, Romolo e Remo, sarebbero cresciuti allattati da una lupa. La festività si teneva a metà febbraio perché questo mese era il culmine del periodo invernale, nel quale i lupi, affamati, si avvicinavano agli ovili, minacciano le greggi. Nelle feste che cadevano la seconda quindicina di gennaio, però, era ricordata anche Iunio Februata, (Giunone Purificata) e Iunio Sospita (Giunone Salvatrice) in quanto Giunone era protettrice dei parti e delle fecondità e le celebrazioni a lei dedicate assicuravano non solo la fertilità alle donne, ma anche la salute e la forza per portare a termine le gravidanze. Giunone era anche detta Lucina, ossia “dea della luce”. Alla pastorizia e agli armenti era legata la festa di Imbolc, antica festività celtica del culmine dell’inverno che cadeva il 1 febbraio; termine che significa “in grembo” in riferimento alla gravidanza delle pecore; così come Oimelc sta per “latte ovino”indicando che, in origine, si trattava di una festa legata alle pecore da latte; che cadeva in un periodo in cui venivano alla luce gli agnellini e le pecore producevano latte. La festa pagana che celebrava la luce (che si manifestava con l’allungamento del giorno” e con la speranza dell’arrivo della primavera, era sotto gli auspici della dea Brìgit, dea della conoscenza di carattere miracoloso e magico, al cui sapere si associava il dominio della poesia, il patrocinio sulle arti manuali e spirituali, trasformata, con la cristianizzazione, nella ricorrenza di Santa Brigida.
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a formula della santità? Per san Giovanni Bosco era semplice: “Primo: allegria. Secondo: doveri di studio e di preghiera. Terzo: far del bene agli altri”. Una formula che egli stesso visse da testimone con tutte le sue energie, contribuendo a costruire una delle più grandi “scuole di santi”: la famiglia religiosa salesiana. Un’eredità al cui cuore c’è l’impegno nell’educazione delle nuove generazioni: “Miriamo a formare onesti cittadini e buoni cristiani”, diceva don Bosco, che era nato nel 1815 a Castelnuovo d’Asti, oggi Castelnuovo Don Bosco. Divenuto sacerdote nel 1841, nello stesso anno cominciò a lavorare all’opera che poi diventò la Società Salesiana, fondata nel 1854. Nel 1872, con santa Maria Domenica Mazzarello (1837-1881), fondò l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Don Bosco morì nel 1888: al mondo aveva donato le basi per una nuova “pedagogia del cuore”.
presenza di don Bosco a Genova è legata a molti aneddoti ma anche ad alcuni miracoli, come quello riferito dal sacerdote salesiano don Maurizio Verlezza. Don Verlezza, responsabile dell’Opera Don Bosco a Sampierdarena, da dove partirono le prime spedizioni missionarie per l’Argentina, ha riferito al Gruppo ACI che il santo sacerdote nel 1872 celebrò una Messa alla quale erano presenti molti benefattori. Alla fine della celebrazione, dopo aver ascoltato la sua catechesi, tutti passarono per la sagrestia della cattedrale di San Siro per ricevere la benedizione del fondatore dei salesiani, che era solito consegnare a ciascuno una medaglietta di Santa Maria Ausiliatrice. “Le medagliette, che erano in una piccola borsa, erano molto poche, e il miracolo fu il fatto che tutti riuscirono a riceverla, anche se nella borsa ce n’erano veramente pochissime”. Il sacerdote ha aggiunto che “San Giovanni Bosco custodiva i suoi sogni missionari su una mappa del mondo che si trovava nella piccola stanza in cui riposava durante la sua permanenza a Sampierdarena”. “Un solo è il mio desiderio, quello di vedervi felici nel tempo e nell’eternità”, ha lasciato scritto ai suoi giovani don Bosco, dichiarato da San Giovanni Paolo II “padre e maestro della gioventù”. San Giovanni Bosco è partito per la Casa del Padre il 31 gennaio 1888, dopo aver vissuto la frase che disse al suo allievo San Domenico Savio: “Noi qui facciamo consistere la santità nello stare molto allegri”
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Ed erano stupiti del suo insegnamento. Lo stupore, esperienza felice e rara che ci sorprende e scardina gli schemi, che si inserisce come una lama di libertà in tutto ciò che ci rinchiudeva e ci fa respirare meglio man mano che entra aria nuova e si dilatano gli orizzonti. Salviamo almeno lo stupore davanti al Vangelo, che è guardare Gesù e ascoltarlo, ma «attonitis auribus» (Regola di san Benedetto) con orecchio incantato, stupito, con occhio meravigliato; guardando come innamorati e ascoltando come bambini, pronti a meravigliarci, perché sentiamo parole che toccano il centro della vita e lo liberano. I quattro pescatori che chiama di lì a poco, non sono pronti, non sono preparati alla novità, come non lo siamo noi. Ma hanno un vantaggio: sono affascinati dal giovane rabbi, sono sorpresi, come per un innamoramento improvviso, per un’estasi che sopraggiunge. Gesù insegnava come uno che ha autorità. Autorevoli sono soltanto le parole di chi è amico della vita; Gesù ha autorità perché non è mai contro l’uomo ma sempre in favore dell’uomo. Autorevoli sono soltanto le parole di chi è credibile, perché dice ciò che è ed è ciò che dice; quando il messaggero e il messaggio coincidono. Così per noi, se non vogliamo essere scribi che nessuno ascolta, testimoni che non convincono nessuno, è importante dire il Vangelo, perché un seme che fruttifica senza che tu sappia come, ma più ancora farlo, diventarlo. E spesso i testimoni silenziosi sono i più efficaci ed autorevoli. «Sono sempre i pensieri che avanzano con passo di colomba quelli che cambiano il mondo»(Camus). C’era là un uomo posseduto da uno spirito impuro, prigioniero di qualcosa più forte di lui. Ed ecco che Gesù interviene: non parla di liberazione, libera; con pronuncia discorsi su Dio o spiegazioni circa il male, ma si immerge come guarigione nella vita ferita e mostra che «il Vangelo non è un sistema di pensiero, o una morale, ma una sconvolgente liberazione» (G. Vannucci).
Mostra che Dio è il liberatore, che combatte contro tutto ciò che imprigiona l’uomo. I demoni se ne accorgono: che c’è fra noi e te Gesù di Nazaret? Sei venuto a rovinarci? Sì, Gesù è venuto a rovinare tutto ciò che rovina l’uomo, a demolire prigioni; a portare spada e fuoco contro tutto ciò che non è amore. A rovinare il regno degli idoli che divorano il cuore dell’uomo: denaro, successo, potere, egoismi. Contro di loro Gesù pronuncia due sole parole: taci, esci da lui. Tace e se ne va questo mondo sbagliato; va in rovina, come aveva sognato Isaia, perché nasca un mondo altro. Vanno in rovina le spade e diventano falci; vanno in rovina le lance e diventano aratri. Si spezza la conchiglia, ma appare la perla. p. Ermes Ronchi 11
Adeste 2018/7°- 5 sapienza e il liberatore dalle potenze del male, rendici forti nella professione della fede, perché in parole e opere proclamiamo la veDt 18,15-20 Sal rità e testimoniamo la beatitudine 94 1Cor 7,32-35 Mc 1,21-28 di coloro che a te si affidano. Per il Signore Gesù Cristo, tuo C. +Nel nome del Padre e del nostro Figlio, che è Dio, e vive e regna Figlio e dello Spirito Santo. con te, nell'unità dello Spirito SanA. Amen. to, per tutti i secoli dei secoli. C. Il Dio della speranza, che ci A. Amen riempie di ogni gioia e pace nel- LITURGIA DELLA PAROLA la fede per la potenza dello SpiriPrima Lettura to Santo, sia con tutti voi. Dal libro del Deuteronomio A. E con il tuo spirito. Mosè parlò al popolo dicendo: INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE «Il Signore, tuo Dio, susciterà per ATTO PENITENZIALE te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, C. La parola di verità di Cristo un profeta pari a me. A lui darete ci libera dallo spirito di menzogna ascolto. che ci tiene schiavi. Chiediamo la Avrai così quanto hai chiesto al Siconversione del cuore per vivere gnore, tuo Dio, sull’Oreb, il giorno da veri figli di Dio ed apriamoci al dell’assemblea, dicendo: “Che io dono della sua misericordia. non oda più la voce del Signore, Breve pausa di riflessione personale mio Dio, e non veda più questo C..A. Confesso a Dio onni- grande fuoco, perché non muoia”. potente e a voi, fratelli, che ho Il Signore mi rispose: “Quello che molto peccato in pensieri, pa- hanno detto, va bene. Io susciterò role, opere e omissioni, per loro un profeta in mezzo ai loro framia colpa, mia colpa, mia telli e gli porrò in bocca le mie pagrandissima colpa. E supplico role ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fra- ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò telli, di pregare per me il Siconto. Ma il profeta che avrà la gnore Dio nostro. C. Dio Onnipotente abbia mi- presunzione di dire in mio nome sericordia di noi, perdoni i nostri una cosa che io non gli ho comanpeccati e ci conduca alla vita dato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà moeterna. A. Amen. Signore, pietà. Signore, pietà. rire”». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio. Cristo, pietà. Cristo, pietà. SALMO RESPONSORIALE Signore, pietà. Signore, pietà. R. Ascoltate oggi la voce del a Dio nell’alto dei cieSignore. li e pace in terra agli uomini di Venite, cantiamo al Signore, buona volontà. Noi ti lodiamo, acclamiamo la roccia della nostra ti benediciamo, ti adoriamo, ti salvezza. Accostiamoci a lui per glorifichiamo, ti rendiamo gra- rendergli grazie, a lui acclamiamo zie per la tua gloria immensa, con canti di gioia. R/. Signore Dio, Re del cielo, Dio Entrate: prostràti, adoriamo, Padre onnipotente. Signore, in ginocchio davanti al Signore che Figlio unigenito, Gesù Cristo, ci ha fatti. È lui il nostro Dio e noi il Signore Dio, Agnello di Dio, popolo del suo pascolo, il gregge Figlio del Padre, tu che togli i che egli conduce. R/. peccati del mondo, abbi pietà Se ascoltaste oggi la sua vodi noi; tu che togli i peccati del ce! «Non indurite il cuore come a mondo, accogli la nostra sup- Merìba, come nel giorno di Massa plica; tu che siedi alla destra nel deserto, dove mi tentarono i del Padre, abbi pietà di noi. vostri padri: mi misero alla prova Perché tu solo il Santo, tu solo pur avendo visto le mie opere». il Signore, tu solo l'Altissimo: R/. Seconda Lettura Gesù Cristo, con lo Spirito SanDalla prima lettera di san Paolo to nella gloria di Dio Padre. apostolo ai Corinzi Amen Fratelli, io vorrei che foste senza COLLETTA C. O Padre, che nel Cristo tuo preoccupazioni: chi non è sposato Figlio ci hai dato l'unico maestro di si preoccupa delle cose del Signo-
re, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio Canto al Vangelo ALLELUIA Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta. ALLELUIA C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo MARCO A. Gloria a te o Signore VANGELO In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, a Cafarnao, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea. Parola del Signore. A. Lode a te, o Cristo. OMELIA ( seduti)
CREDO Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un so-
Adeste 2018/7°- 5 lo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. A. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Gesù è venuto a portare la sua Parola, insegnando con autorità. Preghiamo perché ci aiuti a non chiudere il nostro cuore all'ascolto, anche quando il suo messaggio è impegnativo. Preghiamo insieme dicendo: Ascoltaci, o Signore! 1. Per la Chiesa nel mondo intero: trasmetta con fedeltà e coraggio a tutti gli uomini la Parola di salvezza, preghiamo. 2. Per coloro che vivono il ministero della Parola: si preparino con cura a leggere e meditare la Bibbia e la trasmettano con entusiasmo e sapienza, preghiamo. . Per chi è sposato e per chi è celibe: in ogni stato di vita si sappia vivere con animo indiviso l'amore di Dio, senza disimpegni o distrazioni, preghiamo. 4. Per tutti coloro che vivono il sacramento del matrimonio: sappiano rendere grazie per il dono ricevuto e lo alimentino di giorno in giorno, preghiamo. 5. Per la nostra comunità cristiana: la condivisione dell'unico pane eucaristico ci spinga a portare a tutti il messaggio profetico di
pace e di liberazione dal male, preghiamo. C. Padre, Dio potente e misericordioso, metti a tacere le potenze del male che si agitano nel mondo e donaci un cuore attento e pronto ad ascoltare la voce di Gesù, tuo Figlio e nostro fratello e Signore. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. A. Amen
LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Accogli con bontà, o Signore, questi doni che noi, tuo popolo santo, deponiamo sull'altare, e trasformali in sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. A. E’ cosa buona e giusta È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro. Nella sua misericordia per noi peccatori egli si è degnato di nascere dalla Vergine; morendo sulla croce, ci ha liberati dalla morte eterna e con la sua risurrezione ci ha donato la vita immortale. Per questo mistero di salvezza, uniti agli angeli e ai santi, proclamiamo con gioia l’inno della tua lode. Santo, Santo, Santo ……... C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. Amen C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire: 13
PADRE NOSTRO Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C. O Dio, che in questi santi misteri ci hai nutriti col corpo e sangue del tuo Figlio, fa' che ci rallegriamo sempre del tuo dono, sorgente inesauribile di vita nuova. Per Cristo nostro Signore A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: an date in pace. A. Rendiamo grazie a Dio
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