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...nata da un folle proposito prendono spunto da un clamoroso gesto di conversione di un uomo disperato. Nel 1903, Giuseppe Tomassi, figlio di un domestico di casa Barberini, affetto da una forma artritica irreversibile che lo aveva reso penosamente claudicante, andò a Lourdes con uno dei primi treni di pellegrinaggio italiani, presieduto da mons. Radini Tedeschi, arcivescovo di Bergamo. L’intento di Tomassi non era quello di chiedere la guarigione fisica alla Madonna, ma quello di suicidarsi con un revolver davanti alla Grotta di Massabielle. Aveva predisposto tutto nei minimi dettagli con la lucidità di un uomo disperato, ma davanti alla Grotta, mentre pensava di concludere la sua vita in questo modo tragico, venne colpito dalla scena di volontari, giovani, uomini e donne di varie nazioni d’Europa che aiutavano gli ammalati ad entrare nella grotta per poter pregare. La condivisione e l’aiuto di questi volontari trasmetteva agli ammalati un senso di grande conforto e speranza. Scosso profondamente da tale scena, Giuseppe Tomassi rinunciò al suo gesto folle, pensando che lo scopo di una vita sofferente come la sua potesse diventare, da quel momento, quello di radunare anche in Italia dei volontari che accompagnassero ogni anno a Lourdes i poveri, i diseredati, i sofferenti e ne condividessero, nel pellegrinaggio, questo invito alla speranza. Consegnò a monsignor Radini Tedeschi la pistola e consigliato dal segretario di quest’ultimo, mons. Angelo Roncalli, (ndr. Il futuro Papa Buono San Giovanni XXIII ) rientrato a Roma fondò l’UNITALSI. Nei primi tempi si dovettero superare ostacoli enormi, sia tecnici che burocratici, ma l’entusiasmo e la carità superarono ogni difficoltà. Con la fine della prima guerra mondiale, che aveva interrotto l’attività, i pellegrinaggi cominciarono ad essere riorganizzati di nuovo. Negli anni ’20 furono fondate in Italia quasi tutte le sezioni regionali. Fu uniformata per le volontarie la divisa bianca, simile a quella indossata dalle infermiere della Croce Rossa e venne creato il distintivo con la croce bianca, sormontata dalle iniziali della Vergine di Lourdes con il Motto “Charitas“. I treni vennero attrezzati con le prime vetture ambulanza per cercare di dare un maggior conforto al sempre maggior numero di ammalati che venivano trasportati. Durante gli anni del fascismo, l’UNITALSI, per le sue particolari connotazioni assistenziali, fu l’unica associazione cattolica a non essere sciolta. Dopo la promulgazione delle leggi sulle “sanzioni” decretate contro l’Italia, nel 1935, l’UNITALSI fu obbligata a contingentare il numero dei treni a Lourdes. In questo contesto storico il Segretario Generale di allora, il principe Don Enzo di Napoli-Rampolla, cominciò ad organizzare i pellegrinaggi a Loreto, che continuarono anche durante la seconda guerra mondiale, sino al 1943, mentre dal giugno 1940 gli eventi bellici avevano fatto cessare i pellegrinaggi a Lourdes. La ripresa delle attività dell’Associazione dopo il 1945 è stata sempre in costante aumento. Oggi l’UNITALSI conta oltre 300.000 aderenti, ed accompagna a Lourdes, Loreto, Fatima e Banneux più di 100.000 persone all’anno.
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omenica scorsa, un caro amico ha lasciato la vita terrena, era una benvoluta persona, di grande spessore umano e culturale. E’ sempre in queste circostanze che almeno nei più sensibili si aprono profonde riflessioni, che ci rimandano al senso della vita, la nostra vita, a volte piena di contraddizioni tra l’essere ed il fare quotidiano. In questi momenti di dolore, commozione generale, ci soffermiamo a riflettere sulle sfaccettature dell’esistenza, sul nostro tram tram generale, sugli affanni della nostra realtà, alcuni validi altri inutili. Incontriamo persone, che ahimè per questi su accennati motivi, vediamo poco o perfino esclusivamente in “particolari circostanze”… ed è proprio qui che incontro dopo tanto tempo un amico, un amico dei tempi in cui si era ragazzi, che ricordavo molto diverso e non solo fisicamente, cambiato oserei dire, soprattutto nel profondo. Mi abbraccia con affetto, un affetto vero, che avverto, lo so è sincero, mi guarda, ed i suoi occhi esprimono finalmente saggezza, calma, tranquillità, ne è così intriso che me la trasmette. Sembro ad un tratto folgorata dai suoi racconti, mi parla delle sue ripetute esperienze sul Treno Bianco, il treno che va a Lourdes. Mi racconta dei suoi umilissimi lavori su quel Treno, dell’assistenza che fa agli ammalati, del rassegnato dolore pieno di speranza che li accompagna lungo il cammino, ma anche delle espressioni di gioia di chi ha avuto realmente poco dalla vita. Resto turbata, non me lo aspetto da lui, sembrava così superficiale, com'è mai possibile mi domando, un cambiamento così radicale? Ed è in questi momenti che ti senti un verme, quando ripercorri le tue stupide lamentele, i capricci del momento, e valuti che il tuo stato di salute non è poi così male, e per un poco ti sembra di innalzarti ad un livello superiore, diventi un esteta, osservi il mondo che ti circonda con uno sguardo di pietas e amore al contempo, apprezzi le belle giornate, i gesti semplici di affetto, il sorriso di chi ci è accanto, e poi il sole, il mare, le stelle... e tutto ciò che ci circonda appare finalmente Meraviglioso, nella sua semplicità e ti ritieni fortunato, si fortunato di quello che hai, dei tuoi affetti, e perfino delle tue “sventure”. Ritorno al mio racconto… e concretizzo che queste sensazioni me le ha trasmesse un semplice uomo, che ha scelto di percorrere dopo una vita un po’ " turbolenta"…un cammino di fede, questo cammino gli ha procurato un cambiamento molto profondo, provocandogli fortissime emozioni, che gli hanno rivoluzionato il senso della sua esistenza, la sua Vita! E sembra, che anch’io da questo istante avverta, profondamente, necessità di riflessione, di preghiera, di osservazione, di curiosità e verità per questo Treno che porta ad una miracolosa Madonna che vogliamo raggiungere ad ogni costo! Ed è per questo, che per Voi, amici e lettori di Palermomania.it ho voluto fare una ricerca ed ho trovato quest’articolo che troverete su Famiglia Cristiana. Buona riflessione … Marina De Luca
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‘Dirigo il carcere di Paliano, ma vivo coi detenuti. Hanno ricostruito tutto, dalle celle agli orti. La prigione ora è una casa’
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adia Cersosimo ha 52 anni E da undici è a capo del penitenziario in provincia di Frosinone dove risiedono 89 collaboratori di giustizia. Possono frequentare le scuole e hanno una biblioteca a loro disposizione. E tutti hanno un lavoro. "Ogni giorno - racconta la direttrice - imparo qualcosa da chi ha sbagliato" Quando è arrivata nella fortezza di Paliano, nel 2006, erano rimasti 29 detenuti. L’unico carcere in Italia, in provincia di Frosinone, esclusivamente riservato ai collaboratori di giustizia da lì a poco sarebbe stato chiuso. Le celle erano fatiscenti e non c’era niente da fare tutto il giorno se non fissare il vuoto. Nadia Cersosimo ha 52 anni, di cui 23 passati a dirigere istituti penitenziari. Oggi, grazie alla sua tenacia, le mura della fortezza che fu della famiglia Colonna, nel cuore della Ciociaria, sono rinate e accolgono 89 criminali che hanno deciso di collaborare con la magistratura. “È stata una sfida – commenta -. Pensavo di restare solo qualche mese ma sono diventati 11 anni”. E il carcere si è trasformato in una casa. “Da tre anni vivo nell’alloggio demaniale sopra il mio ufficio, con le finestre che si affacciano sul piazzale dell’istituto”, racconta. Al mattino scende un piano di scale e passando davanti al laboratorio di cucina dove lavorano alcuni prigionieri sente l’odore dei cornetti appena sfornati. Quando ha cinque minuti liberi entra e suggerisce ricette calabresi, come la pasta al forno con le uova sode, perché lei è nata nella provincia di Cosenza e la sua terra ce l’ha nel sangue. Capita che si metta anche ai fornelli quando ci sono ospiti. E tutte le domeniche va a messa con i detenuti nella cappella interna. Anche Nadia si mette ai fornelli quando ci sono ospiti. E tutte le domeniche va a messa coi detenuti Nadia si è portata anche i suoi genitori dentro il carcere. “Fin quando era in vita mia madre era lei che insegnava ai detenuti a preparare bignè, bocconotti e cannoli”. Tutti i parenti le hanno dato una mano. “Le mie nipoti hanno decorato le pareti della sala colloqui per renderle più accoglienti. Anche le mie sorelle mi hanno aiutato a sistemare il posto. Siamo una famiglia detenuta praticamente”. Sorride. Ma chi glielo ha fatto fare di mollare la città per isolarsi in un carcere di massima sicurezza che stava per cadere a pezzi, incastonato in cima a una collina e circondato da un borgo di un’altra epoca e di poche anime nelle campagne di Frosinone? “A volte me lo chiedo anch’io. Ma non mi sono mai pentita. I miei sforzi sono stati ripagati dai risultati e ogni giorno da chi ha sbagliato imparo qualcosa”.
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Adeste 2018/7°- 7 Non avendo abbastanza soldi per ristrutturare l’antico forte, la prima cosa che ha pensato Nadia è stata quella di mettere al lavoro i detenuti. “Senza la loro manodopera gratuita niente sarebbe stato possibile – sottolinea -. Hanno rifatto le celle, i corridoi, gli spazi comuni e l’area verde, e hanno messo in piedi un sistema di videosorveglianza che sembra assurdo ma in un luogo del genere fino a quel momento mancava ancora”. Ora a Paliano i detenuti possono frequentare le scuole e hanno una biblioteca a loro disposizione. E tutti hanno un lavoro. C’è chi si occupa dell’orto biologico e chi prepara le conserve di pomodoro. E poi chi bada agli animali. “Abbiamo 200 galline, 70 conigli, sei capre che tengono pulito il giardino lungo il muro di cinta, sei asini, due maiali, un cavallo e fra poco 30 pecore. Vorremmo creare una pensione per cani e un allevamento di fattrici di razze utili alle forze di polizia” spiega Nadia. Insomma dove prima c’erano solo terreni deserti adesso è sorta una piccola azienda. I prodotti sono in vendita nello spaccio interno, solo per i dipendenti della struttura al momento. Chi non lavora all’aria aperta è impegnato in uno dei laboratori. A infornare pizze e dolci. A realizzare piatti e vasi di ceramica. A dipingere icone o lavorare il legno.
A noi donne per farci ascoltare basta uno sguardo. La differenza di genere, soprattutto in un carcere pieno di uomini, è un valore aggiunto Mentre nel carcere di Paliano si compiva un miracolo, lo Stato investiva sempre di meno nella sicurezza e il personale è stato drasticamente tagliato. Fino ad avere meno della metà degli agenti in dieci anni (da 108 a 40). Ma Nadia (che dice che ne servirebbero almeno 30 in più) non si è mai persa d’animo. Direttrice visionaria e instancabile, che tante volte ha coperto il turno in portineria perché chi è andato in pensione non è stato sostituito, è una delle 89 donne a capo di un istituto penitenziario (contro i 56 direttori uomini). Una maggioranza rosa ormai da anni. Nadia è orgogliosa: “Abbiamo una marcia in più. Siamo più empatiche e anche più autorevoli. A noi non serve la voce grossa per farci ascoltare, ci basta uno sguardo. La differenza di genere, soprattutto in un carcere pieno di uomini, è un valore aggiunto. I pregiudizi sono subito vanificati dal lavoro che fai”. La scorsa primavera Papa Francesco è andato a Paliano (sopra)dopo aver ricevuto una lettera di Nadia. “Mi ha detto ‘lei è come una mamma per i detenuti’. Non ho sentito sminuito il mio ruolo, anzi. Il Santo Padre ha riconosciuto il valore morale di una madre per chi deve riemergere dalla delinquenza. I detenuti si rivolgono a me non solo come direttrice ma anche come persona. Spesso mi coinvolgono nelle loro questioni private, mi chiedono di mediare con le mogli e i figli”. Lei invece è ancora single. “Non perché ho messo al primo posto la carriera. Non è vero che devi rinunciare a tutto per fare bene il tuo lavoro. Io un uomo non ce l’ho perché non ho ancora trovato quello giusto, semplicemente. Ma alle mie nipoti dico sempre, mi raccomando siate autonome anche in coppia, non dovete mai dipendere da un uomo”. PERCHE’ PAPA FRANCESCO VA SPESSO NELLE CARCERI?
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MESSAGGIO ISPIRATO ALLE PAROLE DI GESÙ – La Quaresima è tempo propizio «per riconoscere se il nostro cuore è minacciato dalle menzogne dei falsi profeti» e per rimediare con la preghiera, l’elemosina, il digiuno. Il messaggio bergogliano per la Quaresima si ispira alle parole di Gesù: «Per il dilagare dell’iniquità l’amore di molti si raffredderà» (Matteo 24,12). Sul Monte degli Ulivi, all’inizio della passione, «Gesù annuncia una grande tribolazione e descrive la situazione in cui potrebbe trovarsi la comunità dei credenti: i falsi profeti inganneranno molti, tanto da minacciare di spegnere la carità che è il centro del Vangelo». Chi i falsi profeti? «Alcuni, come incantatori di serpenti, approfittano delle emozioni umane per rendere schiave le persone. Attirano con le lusinghe del piacere di pochi istanti, che viene scambiato per felicità, con l’illusione del denaro che rende schiavi del profitto o di interessi meschini». «CIARLATANI CHE CURANO CON DROGA E REALTÀ VIRTUALE» – Altri falsi profeti «sono ciarlatani e truffatori che offrono soluzioni semplici e immediate che si rivelano inefficaci. Ai giovani è offerto il falso rimedio della droga, di relazioni “usa e getta”, di guadagni facili ma disonesti, o una vita completamente virtuale, in cui i rapporti si rivelano privi di senso». Sta a noi discernere «ed esaminare se il nostro cuore è minacciato dalle menzogne dei falsi profeti». Bergoglio ricorre a Dante Alighieri che, nell’«Inferno», immagina il diavolo seduto su un trono di ghiaccio «perché abita nel gelo dell’amore soffocato». I segnali? «L’avidità per il denaro che segue il rifiuto di Dio, preferendo la nostra desolazione al conforto della sua parola». ANCHE IL CREATO SOFFRE – Poi c’è «la violenza contro chi riteniamo una minaccia alle nostre certezze: il bambino non ancora nato, l’anziano malato, l’ospite di passaggio, lo straniero, il prossimo che non corrisponde alle nostre attese». Denuncia Francesco: «La terra è avvelenata da rifiuti gettati per incuria e interesse; i mari, inquinati, ricoprono i resti di tanti naufraghi delle migrazioni forzate; i cieli sono solcati da macchine che fanno piovere strumenti di morte. E nelle nostre comunità l’accidia egoista, il pessimismo sterile, la tentazione di isolarsi e di ingaggiare guerre fratricide, la mentalità mondana che induce a occuparsi solo dell’apparenza». I RIMEDI: PREGHIERA, ELEMOSINA, DIGIUNO – La Chiesa offre in Quaresima «il rimedio della preghiera, dell’elemosina e del digiuno». Con la preghiera «permettiamo al nostro cuore di scoprire le menzogne»; l’elemosina «ci libera dall’avidità, dovrebbe diventare un vero e proprio stile di vita»; il digiuno «ci disarma, ci fa crescere, ci sveglia, ci fa più attenti a Dio e al prossimo; ridesta la volontà di obbedire a Dio, l’unico che sazia la nostra fame». Il Pontefice propone ai non cattolici: «Se come noi siete afflitti dal dilagare dell’iniquità, se vi preoccupa il gelo che paralizza i cuori e le azioni, se vedete venire meno il senso di comune umanità, unitevi a noi per invocare insieme Dio, per digiunare insieme a noi e donare quanto potete per aiutare i fratelli». E per i membri della Chiesa un’occasione per ricominciare ad amare sarà l’iniziativa «24 ore per il Signore»: in ogni diocesi, tra venerdì 9 e sabato 10 marzo, almeno una chiesa sarà aperta un giorno intero, per l’adorazione eucaristica e la confessione. (6.2.2018 estratto da www.telealesssandria.it)
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ECCO CHI È "LAVECCHIA CHE BALLA" 07/02/2018 Si chiama Paddy Jones, ha 83 anni e ieri ha incantato l'Ariston per la sua agilità e la sua simpatia. Ecco come è diventata una ballerina da Guinnes dei primati. La canzone de Lo Stato Sociale, uno dei gruppi più giovano presenti al Festival, caratterizzato da un'età media dei partecipanti piuttosto elevata, sta per concludersi, sulle note trascinanti del refrain del divertente pop rock del gruppo bolognese. Albi Cazzola canta ..."Una vita in vacanza. Una vecchia che balla. Niente nuovo che avanza....". E sul palco si materializza una signora decisamente agée che a passo di salsa, accompagnata da un partner più giovane, ha catturato l'attenzione e la curiosità di tutti, non solo per la bravura ma soprattutto per l'età per nulla celata. Ottantatre anni, candidi capelli bianchi, si chiama Paddy Jones. È la la ballerina acrobatica che ha accompagnato l'esibizione de Lo Stato Sociale. Quando non balla appare in tutto e per tutto una compassata signora inglese ma al ritmo della musica ha dato ieri dimostrazione di doti davvero invidiabili. Sarah Patricia Jones è il suo vero nome. È una ballerina di salsa, conosciuta per aver vinto il talent spagnolo Tú sí que vales con il suo partner Nico, nel 2009 e nel 2014 insieme hanno partecipato a Britain's Got Talent. Attualmente è detentrice del Guinness dei Primati come Ballerina più anziana di salsa acrobatica. Nata a Stourbridge, in Inghilterra nel 1934 inizia a dedicarsi alla danza classica quando aveva 2 anni e mezzo; a quindici continua lo studio in diverse discipline del ballo, ma lascia la danza a 22 anni quando sposa il suo amato David. Insieme si dedicano al lavoro (lei assistente dentistica e poi proprietaria di un negozio di stoffe), mettono al mondo 4 figli, diventano nonni e nel 2001 in occasione della pensione del marito, come tante coppie inglesi, si trasferiscono a Gandia in Spagna per godere il clima mite e un meritato riposo nella stagione della vita che più lo permette. Ma rimasta, ahimè, vedova dopo solo due anni Paddy decide di concedersi, letteralmente, una svolta, una seconda vita e prendere lezioni di flamenco presso l'accademia di danza Nicolás "Nico" Espinosa, dove impara a ballare la salsa e forma il duo artistico "Son del Timbal" con Nico (che ha 40 anni meno di lei...). Ieri sul palco ha mostrato innate doti da ballerina ma soprattutto tanta ironia e gioia di vivere meritando l'applauso dei presenti per il suo particolare inno alla vita.
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La compassione di Gesù e i lebbrosi del nostro tempo
Un
lebbroso cammina diritto verso di lui. Gesù non si scansa, non mostra paura. Si ferma addosso al dolore e ascolta. Il lebbroso «porterà vesti strappate, sarà velato fino al labbro superiore, starà solo e fuori» (Levitico 13,46). Dalla bocca velata, dal volto nascosto del rifiutato esce un’espressione bellissima: «Se vuoi, puoi guarirmi». Con tutta la discrezione di cui è capace: «Se vuoi». E intuisco Gesù toccato da questa domanda grande e sommessa, che gli stringe il cuore e lo obbliga a rivelarsi: «Se vuoi». A nome di tutti i figli dolenti della terra il lebbroso lo interroga: che cosa vuole veramente Dio da questa carne piagata, che se ne fa di queste lacrime? Vuole sacrifici o figli guariti? Davanti al contagioso, all’impuro, un cadavere che cammina, che non si deve toccare, uno scarto buttato fuori, Gesù prova «compassione». Il Vangelo usa un termine di una carica infinita, che indica un crampo nel ventre, un morso nelle viscere, una ribellione fisica: no, non voglio; basta dolore! Gesù prova compassione, allunga la mano e tocca. Nel Vangelo ogni volta che Gesù si commuove, tocca. Tocca l’intoccabile, toccando ama, amando lo guarisce. Dio non guarisce con un decreto, ma con una carezza. La risposta di Gesù al «se vuoi» del lebbroso, è diretta e semplice, una parola ultima e immensa sul cuore di Dio: «Lo voglio: guarisci!». Me lo ripeto, con emozione, fiducia, forza: eternamente Dio altro non vuole che figli guariti. È la bella notizia, un Dio che fa grazia, che risana la vita, senza mettere clausole. Che adesso lotta con me contro ogni mio male, rinnovando goccia a goccia la vita, stella a stella la notte. E lo mandò via, con tono severo, ordinandogli di non dire niente. Perché Gesù non compie miracoli per qualche altro fine, per fare adepti o per avere successo, neppure per convertire qualcuno. Lui guarisce il lebbroso perché torni integro, perché sia restituito alla sua piena umanità e alla gioia degli abbracci. È la stessa cosa che accade per ogni gesto d’amore: amare «per», farlo per un qualsiasi scopo non è vero amore. Quanti uomini e donne, pieni di Vangelo, hanno fatto come Gesù e sono andati dai lebbrosi del nostro tempo: rifugiati, senza fissa dimora, tossici, prostitute. Li hanno toccati, un gesto di affetto, un sorriso, e molti di questi, e sono migliaia e migliaia, sono letteralmente guariti dal loro male, e sono diventati a loro volta guaritori. Prendere il Vangelo sul serio ha dentro una potenza che cambia il mondo. E tutti quelli che l’hanno preso sul serio e hanno toccato i lebbrosi del loro tempo, tutti testimoniano che fare questo porta con sé una grande felicità. Perché ti mette dalla parte giusta della vita p. Ermes Ronchi 11
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Il 5 febbraio si è svolto il “World Nutella Day” (Repubblica), giorno di celebrazione di uno dei prodotti dolciari più conosciuti nel mondo e tra i più rappresentativi del Made in Italy. La Ferrero – che produce la gustosa crema di nocciola – è talmente forte nel mondo dell’alimentare da essere una delle poche aziende italiane capaci di fare “shopping” all’estero. E’ infatti di poche settimane fa la notizia che l’azienda piemontese ha comprato la divisione snack della Nestlé negli Stati Uniti. Una operazione da 2.8 miliardi di dollari (Sole 24 Ore). Ma a cosa è dovuto questo successo? Naturalmente dalla bontà dei prodotti, segno di una grande cura per i dettagli, ma anche dello spirito con cui l’azienda è stata guidata daMichele Ferrero dal dopoguerra fino alla sua morte nel 2015, proprio a febbraio. Alle celebrazioni per il cinquantenario della fondazione dell’azienda disse senza giri di parole: “Il successo della Ferrero lo dobbiamo alla Madonna di Lourdes, senza di Lei noi possiamo poco” il suo motto era racchiuso in tre verbi «Lavorare, creare, donare». E in ognuno degli stabilimenti sparsi per il mondo c’è sempre una statuina della Vergine. Ferrero aveva una fede rocciosa di cui non faceva mistero, ma che non ostentava. Tutta la sua vita è stata lontana dal gossip. A Lourdes andava ogni anno portando con sé i manager e organizzando la visita anche per i dipendenti. L’ha fatto finché ne ha avuto le forze prima dell’ultimo viaggio verso il cielo, lì, tra gli angeli di Balvano (Il Timone). Chi c’ è andato assicura che, tutte le volte, è lui stesso a guidare la fiaccolata che compone la processione dei fedeli. Infine a conferma che dietro le parole del papà della Nutella c’ è una convinzione profonda arrivano le affermazioni della moglie, Maria Franca: “Mio marito è una persona seria -dice la signora mentre Ferrero scappa via- ed è un uomo di fede. E poi, mi domando, perché guardate perplessi? La fede non toglie nulla ad una persona, anzi la arricchisce” (Repubblica, 1996) Un aneddoto: nell’autunno del 2013, quando volle visitare l’ultimo dei venti impianti Ferrero nel mondo, a Manisa, in Turchia. Annunciato per il lunedì, arrivò con un volo privato da Istanbul il giorno prima e si fermò a mangiare in mensa con gli operai. Si sa che in ogni stabilimento del gruppo veglia una statuetta della Madonna di Lourdes. Ma per non offendere i musulmani i progettisti non l’avevano messa. Quando il Signor Michele arrivò per degustare le creme da spalmare dei competitor turchi, una «manina» premurosa gliela fece trovare 12
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'idea di un pellegrinaggio a Lourdes, fu dell’italiano Gian Luigi Frollo professore presso l'Università di Bucarest, che ottenne per questa iniziativa la benedizione di Papa Leone XIII, dell’Arcivescovo di Bucarest, Paolo Palma, e del vescovo di Iasi, NI Camilli. In precedenza il Frollo aveva curato la traduzione in lingua romena del libro di Henri Lasserre, “Storia della Madonna di Lourdes”. Durante il periodo dal 13 al 25 agosto 1885 si recarono a Lourdes tre persone: il Prof. GL Frollo, il presbitero, Daniele Pietrobono rappresentante la diocesi di Iasi, don Joseph Bordron, rappresentante l'arcidiocesi di Bucarest ed in Francia furono raggiunti da altre quattro personalità guidate dal sacerdote padre Jean Pierre Cabanne, che era stato missionario in Valacchia. A Lourdes, il gruppo dei sette pellegrini collocarono il 22 agosto 1885, nella cappella di "San Giovanni Evangelista" nella Basilica della Madonna, uno stendardo di velluto con i colori della bandiera romena e tappezzato di fiori ricamati con filo d’oro. Nella parte centrale c’era l’immagine della Madonna, e nel contorno erano incise le parole: "Ricordati Maria della terra di Romania”. Al margine inferiore del drappo c’erano gli emblemi delle città di Bucarest, Iasi, Braila, Galati, Craiova e Bacau. Don Pietrobono, emozionato nel vedere questo vessillo, scrisse il 22 agosto 1885: "E 'una delle più belle bandiere che esistono nella basilica di Nostra Signora di Lourdes ". L’evento ebbe vasta eco in Francia e fu riportato in dettaglio nella rivista Annali di Nostra Signora di Lourdes sui numeri di dicembre 1885, febbraio e marzo 1886. I pellegrini rumeni si unirono al pellegrinaggio nazionale francese che aveva luogo a Lourdes nello stesso giorno, e tra le tante canzoni che furono cantate in quei giorni di grazia nella città della Vergine, risuonarono le parole " Ricordati Maria della terra di Romania ", adattate alla musica dell’ inno nazionale rumeno. Un momento toccante furono i discorsi di alcuni dei partecipanti al pellegrinaggio. Nel corso del pellegrinaggio, i pellegrini rumeni furono circondati da grande simpatia da parte degli altri pellegrini provenienti dalla Francia e da tutto il mondo e parteciparono con grande devozione a tutte le Messe . Il 25 agosto 1885, il professor GL Frollo, pr. D. Pietrobono e pr. J. Bordron conclusero la loro missione scrivendo così una pagina memorabile della storia della Chiesa romena . A seguito di questo evento in Romania iniziò il culto e la devozione alla Madonna di Lourdes.( estratto e tradotto liberamennte dal libretto di Dănuţ Dobos: “Adu-ti aminte, Marie, si de Romania”)
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Lv 13,1-2.45-46 Sal 31 1Cor 10,31-11,1 Mc 1,40-45
C. +Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen. C. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE ATTO PENITENZIALE C. Il Signore Gesù è venuto sulla terra per guarirci interiormente dal peccato e ridonare anche ai nostri corpi la salute. La salvezza toglie dal nostro cuore i frutti della nostra cattiva volontà, a patto che ci apriamo alla misericordia. Chiediamo al Signore di guarirci da ogni male che toglie alla nostra anima la bellezza e la trasparenza originarie. Breve pausa di riflessione personale Signore, che non sei venuto a condannare, ma a perdonare, abbi pietà di noi. Signore, pietà Cristo, che fai festa per ogni peccatore pentito, abbi pietà di noi. Cristo, pietà Signore, che perdoni molto a chi molto ama, abbi pietà di noi. Signore, pietà C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A. Amen. a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo: Gesù Cristo, con lo Spirito Santo nella gloria di Dio Padre. Amen COLLETTA
C. Risanaci, o Padre, dal peccato che ci divide, e dalle discriminazioni che ci avviliscono; aiutaci a scorgere anche nel volto del lebbroso l'immagine del Cristo sanguinante sulla croce, per collaborare all'opera della redenzione e narrare ai fratelli la tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura Dal libro del Levitico Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse: «Se qualcuno ha sulla pelle del corpo un tumore o una pustola o macchia bianca che faccia sospettare una piaga di lebbra, quel tale sarà condotto dal sacerdote Aronne o da qualcuno dei sacerdoti, suoi figli. Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: “Impuro! Impuro!”. Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio. SALMO RESPONSORIALE R. Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia. Beato l’uomo a cui è tolta la colpa e coperto il peccato. Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto e nel cui spirito non è inganno. R/. Ti ho fatto conoscere il mio peccato, non ho coperto la mia colpa. Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità» e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato. R/. Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti! Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia! R/. Seconda Lettura Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi Fratelli, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di
Dio. Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza. Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio Canto al Vangelo ALLELUIA Un grande profeta è sorto tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo. ALLELUIA C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo MARCO A. Gloria a te o Signore VANGELO In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte. Parola del Signore. A. Lode a te, o Cristo. OMELIA ( seduti)
CREDO Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per
Adeste 2018/7°- 7 opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. A. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Il Signore nostro Gesù Cristo ha preso su di sé le nostre sofferenze per farci partecipare alla sua risurrezione. Consapevoli di questo suo dono, rivolgiamo a lui il grido della nostra preghiera. Preghiamo insieme e diciamo: Risanaci, o Signore! 1. Per la Chiesa e i suoi pastori: manifestino nel loro ministero la presenza di Gesù che si china sui malati e condivide il loro dolore, preghiamo. 2. Per i nostri malati: sappiamo vedere in loro i nostri fratelli che soffrono, cercando di essere loro vicini con amore e sacrificio, preghiamo. 3. Per le autorità politiche ed economiche: si impegnino a combattere le gravi malattie che ancora oggi non hanno sufficienti cure, soprattutto nei luoghi più poveri del mondo, preghiamo. 4. Per i malati di AIDS e per tutte le malattie che, come la lebbra, allontanano le persone: perché la lotta contro il male superi i pregiudizi e le nostre paure, preghiamo. 5. Per la nostra comunità cristiana: guardi con rispetto e serva con delicatezza i malati, gli handicappati, gli anziani, riconoscendo che le loro sofferenze unite a Cristo sono offerte per la nostra salvezza, preghiamo. C. Signore, che hai toccato la mano del lebbroso e l'hai risanato, tocca anche i nostri cuori, liberali dall'egoismo e dall'indifferenza che ci spinge a chiudere gli occhi
di fronte al male presente nel mon- Padre nostro, che sei nei ciedo. Tu che vivi e regni nei secoli li, sia santificato il tuo nome, dei secoli. A. Amen venga il tuo regno, sia fatta la LITURGIA EUCARISTICA tua volontà, come in cielo così C. Pregate, fratelli e sorelle, in terra. Dacci oggi il nostro perché portando all’altare la pane quotidiano, e rimetti a gioia e la fatica di ogni giorno, ci noi i nostri debiti come noi li disponiamo a offrire il sacrificio rimettiamo ai nostri debitori, gradito a Dio Padre onnipotente. e non ci indurre in tentazione, A. Il Signore riceva dalle tue ma liberaci dal male. mani questo sacrificio a lode e C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, gloria del suo nome, per il be- concedi la pace ai nostri giorni, e con ne nostro e di tutta la sua santa l'aiuto della tua misericordia vivremo Chiesa. (in piedi) sempre liberi dal peccato e sicuri da SULLE OFFERTE ogni turbamento, nell'attesa che si C. Questa nostra offerta, Signo- compia la beata speranza e venga il re, ci purifichi e ci rinnovi, e otten- nostro salvatore Gesù Cristo. ga a chi è fedele alla tua volontà la A. Tuo è il regno, tua la poricompensa eterna. Per Cristo no- tenza e la gloria nei secoli stro Signore. R ITO DELLA PACE A. Amen. C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi PREGHIERA EUCARISTICA apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la C. Il Signore sia con voi. mia pace” non guardare ai nostri pecA. E con il tuo spirito. cati ma alla fede della tua Chiesa, e C. In alto i nostri cuori. donale unità e pace secondo la tua A. Sono rivolti al Signore. volontà. Tu che vivi e regni nei secoli C. RendiamograziealSignorenostroDio. dei secoli. A. E’ cosa buona e giusta A. Amen È veramente giusto lodarti e rin- C. La pace del Signore sia semgraziarti, Padre santo, Dio onnipo- pre con voi. tente ed eterno, in ogni momento A. E con il tuo spirito. della nostra vita, nella salute e nel- C Come figli del Dio della la malattia, nella sofferenza e nella pace, scambiatevi un gesto di gioia, per Cristo tuo servo e nostro comunione fraterna. Redentore. Nella sua vita mortale egli passò beneficando e sanando A. Agnello di Dio, che togli i tutti coloro che erano prigionieri peccati del mondo, abbi pietà del male. Ancor oggi come buon di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i samaritano viene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello peccati del mondo, dona a noi spirito e versa sulle sue ferite l'olio la pace. della consolazione e il vino della C. Beati gli invitati alla cena speranza. Per questo dono della del Signore Ecco l’Agnello di Dio tua grazia, anche la notte del dolo- che toglie i peccati del mondo. re si apre alla luce pasquale del A. O Signore, non sono degno tuo Figlio crocifisso e risorto. E noi, di partecipare alla tua mensa: insieme agli angeli e ai santi, can- ma di’ soltanto una parola e io tiamo con voce unanime l'inno del- sarò salvato. la tua gloria: Santo, Santo, Santo DOPO LA COMUNIONE C. Mistero della fede C. Signore, che ci hai nutriti al A. Annunciamo la tua morte, convito eucaristico, fa' che ricerSignore, proclamiamo la tua chiamo sempre quei beni che ci risurrezione nell’attesa della danno la vera vita. Per Cristo nostro Signore. tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA A. Amen. C. Per Cristo, con Cristo e in Cri- C. Il Signore sia con voi. sto, a te Dio, Padre onnipotente, A. E con il tuo spirito. nell’unità dello Spirito Santo, ogni C. Vi benedica Dio onnipoten te, Padre, Figlio e Spirito onore e gloria, per tutti i secoli Santo. A. Amen. dei secoli. C. Nel nome del Signore: an A. Amen date in pace. C. Obbedienti alla parola del A. Rendiamo grazie a Dio Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire:
PADRE NOSTRO 15
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