Adeste nr 08 domenica 18 febbraio 2018c

Page 1


Adeste 2018/7°- 8

L

a gloriosa esistenza di uno dei più bei velieri di sempre cominciò tra le acque su cui si affaccia l'antica colonia romana di Stabia, nel tratto meridionale del golfo di Napoli. Sintesi di tradizione e modernità, è oggi un simbolo dell'eccellenza italiana. Verso la fine degli anni Venti si rese necessario sostituire la nave scuola della Classe Flavio Gioia, prossima alla "pensione" e destinata ad essere riconvertita in asilo infantile per gli orfani dei marinai (nel porto di Venezia). Pertanto, nel 1930 l'ingegnere Francesco Rotundi, tenente colonnello del Genio Navale e Direttore dei cantieri navali di Castellammare di Stabia, venne incaricato di progettare due unità navali da utilizzare per l'addestramento degli allievi. Rotundi si ispirò ai disegni del collega Sabatelli utilizzati per la costruzione del Monarca, celebre veliero della Real Marina del Regno delle Due Sicilie, acquisito alla flotta della Marina piemontese con il nuovo nome di "Re Galantuomo". Dal Regio Cantiere stabiese uscirono due imbarcazioni gemelle, cui furono dati i nomi dei due più illustri navigatori della storia italiana: Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci. Il varo di quest'ultima ebbe luogo in una piovosa domenica di febbraio, alle 10.30 del mattino. Con i suoi 2.800 mq di superficie e 101 metri di lunghezza, rappresentava un gioiello di tecnologia per quei tempi. All'insegna del motto «Per la Patria e per il Re», iniziò il suo primo viaggio alla volta di Genova dove, il 15 ottobre dello stesso anno, fu consegnata la "bandiera di combattimento" al primo comandante Augusto Radicati di Marmorito. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, la Vespucci rimase l'unica imbarcazione utilizzata per le crociere addestrative, per via della perdita della Cristoforo Colombo, che l'Italia dovette consegnare all'Unione Sovietica, quale risarcimento dei danni di guerra. Da quel momento fu assunto un nuovo motto «Saldi nella furia dei venti e degli eventi», sostituito nel 1978 con quello definitivo, di leonardiana memoria, «Non chi comincia ma quel che persevera», più adatto a incarnare lo spirito di addestramento dei futuri ufficiali della Marina Militare. Col passare del tempo aumentò il suo prestigio diventando la nave militare più anziana ancora in attività e presenziando a importanti cerimonie nazionali, tra cui le Olimpiadi di Roma del 1960 (in occasione delle quali ebbe l'onore di trasportare la torcia olimpica dal Pireo a Siracusa) e il 150° dell'Unità d'Italia. Gli interventi di ammodernamento delle apparecchiature apportati successivamente, non ne intaccarono lo stretto legame con la tradizione, evidente sia nell'aspetto sia nella gestione (le manovre eseguite rigorosamente a mano) e nei materiali utilizzati. Fornita di un equipaggio che con gli allievi raggiunge le 470 unità, la Vespucci è ancora oggi un'istituzione nella marineria internazionale; a dispetto del codice di navigazione, non c'è "gigante del mare" che non le riconosca la precedenza, omaggiandola con tre colpi di sirena. Per l'Italia svolge un ruolo fondamentale di rappresentanza all'estero della sua arte, cultura e ingegneria.

2


Adeste 2018/7°- 8

C

orreva l’anno 1962, e da pochissimo tempo era entra-

ta in servizio la Portaerei Statunitense USS Indipendence, una nave della Classe Forrestal che, insieme a 3 sue “sorelle”, rivoluzionò completamente il mondo delle portaerei mondiali, definendo un nuovo orizzonte per l’utilizzo di questo tipo di navi. L’Amerigo Vespucci, veliero scuola della Marina Militare Italiana, fu varata molti anni prima della USS Indipendence, nel 1931, e da allora costituisce motivo di orgoglio per tutta la Marina Militare Italiana, e per tantissimi italiani. Nel 1962 queste due navi si incontrarono nel Mar Mediterraneo, e la portaerei statunitense lampeggiò con il segnale luminoso:

“Chi siete?” Al che dall’Amerigo Vespucci risposero:

“Nave scuola Amerigo Vespucci, Marina Militare Italiana” E la risposta degli statunitensi rimase scritta negli annali:

“Siete la nave più bella del Mondo” L’omaggio degli Americani alla nostra nave è solo uno dei tanti che il mondo del mare tributa all’Amerigo Vespucci, che venne ritenuta, sin dal momento del suo varo, un esempio dell’eccellenza artigianale ed ingegneristica italiana. Ad esempio, le regole di navigazione prevedono che i transatlantici abbiano sempre la precedenza rispetto alle altre imbarcazioni. Ma quando i giganti del mare incontrano la Amerigo Vespucci nei mari di tutto il mondo, questa legge non vale più, e i giganti spengono i motori, rinunciano alla precedenza e suonano tre colpi di sirena in segno di saluto.

La nave gemella Cristoforo Colombo Non molti sanno che l’Amerigo Vespucci fu costruita come coppia di due navi gemelle, ma la “sorella” del mare venne ceduta ai Russi come rimborso di guerra dopo il secondo conflitto mondiale. La sorte della Cristoforo Colombo fu assai più sfortunata della Vespucci. Dapprima venne utilizzata dai Sovietici come nave scuola, per 10 anni circa, ma poi finì in rovina all’abbandono, utilizzata saltuariamente per portare della legna. A seguito di un incendio venne definitivamente demolita, nel 1971. La cessione della nave ai russi come riparazione dei danni di guerra fu molto travagliata, e furono in tantissimi a tentare di boicottare il passaggio della nave in mani straniere

3


Adeste 2018/7°- 8

Mio fratello che guardi il mondo e il mondo non somiglia a te. Mio fratello che guardi il cielo e il cielo non ti guarda. Se c'è una strada sotto il mare prima o poi ci troverà. Se non c'è strada dentro il cuore degli altri prima o poi si traccerà. Sono nato e ho lavorato in ogni paese e ho difeso con fatica la mia dignità sono nato e sono morto in ogni paese e ho camminato su ogni strada del mondo che vedi. Mio fratello che guardi il mondo e il mondo non somiglia a te mio fratello che guardi il cielo e il cielo non ti guarda. Se c'è una strada sotto il mare prima o poi ci troverà se non c'è strada dentro il cuore degli altri prima o poi si traccerà

I

Una canzone importante per tutti coloro che hanno a cuore la vicenda di quelli che conoscono l'estraneità di un'altra terra, la fatica di altre lingue, altri panorami: ...Una canzone che parla di immigrazione, di lavoro, di dignità, che fu introdotta da un versetto della Lettera agli Ebrei: “Chi fugge dal proprio Paese non è un problema. Chi fugge dal proprio Paese ha un problema.” ….. Proprio le ragioni della fuga, i bisogni, la dignità e l’umanità del cosiddetto “popolo in orbita” (milioni di persone, soprattutto donne e bambini, che cercano rifugio dalle guerre, la persecuzione, lo sterminio per fame) sono i temi dominanti di Mio fratello che guardi il mondo ….. “In Italia, come altrove in Europa, l’opinione pubblica tende a identificare le persone che cercano riparo dalle violazioni dei diritti umani come portatrici di problemi. Invece sono persone che hanno problemi. La loro fuga è l’effetto, tragico ed evidente, del fallimento dell’azione della comunità internazionale nella tutela dei diritti umani”: così Marco Bertotto, presidente della sezione italiana di Amnesty. “qualcuno, accogliendo degli stranieri, senza saperlo ha accolto degli angeli”.

l significato della canzone lo spiega direttamente lo

stesso Ivano Fossati: "Da molti e' stata intesa come una riflessione sull mondo degli extracomunitari. E' un'interpretazione che ci puo' anche stare. Per me rifletteva in maniera piu' generale la difficile convivenza con la diversita'. Intendevo la difficolta' dell'accettazione piu' ampia del termine: poverta', disagio, malattia, condizioni che possono cambiare, per fortuna. La strada della speranza e' sempre aperta, la possiamo trovare. O meglio: e' la strada che trovera' noi" 4

FIORELLA MANNOIA canta a Sanremo 2018 la canzone di Ivano Fossati “ Mio fratello che guardi”


Adeste 2018/7°- 8

Bologna, 25 febbraio 2017 - Pane per i poveri per farsi perdonare dell’invasione di campo e della multa pagata dalla Virtus in occasione del derby vinto dalla Virtus lo scorso 6 gennaio. Protagonista sarà Gianluca Lodini, il panettiere di San Giovanni in Persiceto che in occasione della stracittadina numero 104 era salito agli onori delle cronache per essere balzato in campo, dal Un avvenimento di un anno fa ma che parterre bianconero, e aver ulrato in faccia al play della Fortitudo, Leonardo Candi, mentre potrebbe creare un precedente in era a terra davanti a lui a pochi secondi dalla fisituazioni analoghe ne del match. Il gesto, insieme con l’invasione di campo degli altri tifosi a fine partita, era costato la squalifica del campo di gioco ai bianconeri, che avevano poi dovuto pagare 5.000 euro per riaverlo a disposizione nel turno successivo. Senza contare che, immortalato, dalle telecamere di Sky, il suo gesto aveva fatto il giro d’Italia. «Da quel giorno – dice la Virtus in un comunicato stampa – Gianluca Lodini non ha fatto altro che pensare al modo giusto per cancellare quegli attimi dalla sua e dalla nostra memoria». E adesso, insieme con la Virtus, lo ha trovato. Da lunedì a giovedì della prossima settimana, infatti, il suo pane sarà sui tavoli delle mense di Cucine Popolari di Roberto Morgantini, in via del Battiferro e in via Larga. Accompagnerà il pranzo di circa duecento persone, ogni giorno. Un atto di redenzione per cancellare un attimo di follia. «Sono felice di questa proposta, ho già parlato con Roberto, una persona fantastica, e da lunedì a giovedì prenderò ogni mattina la strada di Bologna per le consegne quotidiane – commenta Lodini –. Nemmeno io mi sono riconosciuto in quel gesto, quando l’ho rivisto. E’ stato un momento che non saprei nemmeno spiegare, e che non ricapiterà». Lodini, insieme con una delegazione di Virtus Pallacanestro, dirigenza e due giocatori, Klaudio Ndoja e Gabriele Spizzichini, si fermerà anche a pranzo a Cucine Popolari martedì prossimo, 28 febbraio. 5


Adeste 2018/7°- 8 ( Lettera di un lettore al Corriere della Sera 28.02.2010 ) Tempo fa mi recai in Romania come turista. A Tulcea mi imbarcai su un naviglio che faceva navigazione sul delta del Danubio. Sentendomi parlare con mia moglie in italiano, si avvicinò un signore che era trasmigrato dal Friuli nel 1925 e si era stabilito in quella zona come agricoltore. Mi raccontò che molti altri della sua zona emigrarono lì. Essendo lei di origini friulane, ne è a conoscenza? Caro Casolaro, Nel treno che mi riportava da Vienna a Milano durante la primavera del 1949 incontrai un folto gruppo di veneti e friulani (alcune decine di persone) che erano stati costretti a lasciare la Romania dove le loro famiglie avevano abitato sin dalla fine dell' Ottocento. Mi spiegarono che con l' avvento del regime comunista avevano perduto la terra, le aziende e il lavoro. Uno di essi mi fece vedere una copia di Scanteie (scintilla), quotidiano del partito comunista, e mi lesse alcuni titoli. Più tardi seppi che molti profughi furono accolti per qualche tempo in un campo della provincia di Udine. Ma non mi sembra che la stampa nazionale italiana, in quegli anni, abbia prestato una particolare attenzione a quelle vicende. Avevamo ancora giornali abbastanza smilzi, assorbiti dalle vicende della politica italiana dopo le elezioni dell' anno precedente e da quelle della politica internazionale dopo l' inizio della guerra fredda. Oggi esiste finalmente un libro interamente dedicato ai «Veneti in Romania» in cui «Veneti» significa anche friulani. È stato scritto da Roberto Scagno, Paolo Tomasella, Corina Tucu ed è stato pubblicato nel 2008 dal Centro Interuniversitario di Studi veneti in una collana diretta da Gianpaolo Romanato per l' editore Longo di Ravenna. Il fenomeno risale agli ultimi decenni dell' Ottocento ed è strettamente collegato alla nascita dello Stato romeno. Liberata dal dominio ottomano e ricca di importanti risorse naturali (grano, legno, petrolio), la Romania beneficiò sino alla Grande guerra di un promettente boom economico e divenne la «terra promessa» di parecchie migliaia d' immigrati veneti e friulani. Abbiamo statistiche incomplete e cifre approssimative, ma sappiamo, grazie alle ricerche di Roberto Scagno, che l' emigrazione stagionale, nel 1894, superò i 5.000 operai e che crebbe nell' anno seguente, in un solo distretto, sino a 7.000; quasi tutti veneti e soprattutto friulani che trovarono lavoro nella costruzione di tunnel, ponti, canali, edifici pubblici, e in saline, cave di pietra, fabbriche di mattoni. Molti di quegli emigrati stagionali restarono nel Paese, comprarono pezzi di terra, crearono piccole aziende e divennero italo romeni, perfettamente integrati nella società del Paese che li aveva accolti. Le prime difficoltà cominciarono alla fine della Seconda guerra mondiale quando la Romania fu occupata dall' Armata rossa. Furono trattati meglio della minoranza tedesca, ma qualcuno decise che era arrivato il momento di rientrare. L' esodo, tuttavia, cominciò dopo la riforma monetaria del 1947, la nazionalizzazione dei mezzi di produzione e l' esproprio delle terre nell'ambito della riforma agraria. Anche in questo caso le cifre sono imprecise. Ma da un rapporto del ministro d' Italia Michele Scammacca, scritto nel maggio 1948, sappiamo che non tutti partirono. Le famiglie di più umile condizione sociale e quelli che non avevano più alcun legame familiare con l' Italia (parecchie centinaia di persone) decisero di restare e di chiedere la cittadinanza romena. Esiste ancora in Romania quindi una piccola comunità di origine italiana. E poiché la costituzione prevede che ogni minoranza sia rappresentata in Parlamento, in quello di Bucarest vi è stato per molto tempo un deputato italiano.

6


Adeste 2018/7°- 8

E

ROVIGO, ma nel 1878 si trasferirono in Romania, a Cataloi – 12 km da Tulcea, città gemellata con Aprilia – dove erano state impiantate grandi distese di risaie. E loro, veneti e da sempre coltivatori di riso, non si fecero pregare. Molte famiglie pontine che hanno origini rumene, magari non conoscono neanche la loro storia. Si tratta di un’epoca in cui gli stranieri erano gli italiani, i poveri che guardano alla popolazione residente, i rumeni, con invidia. L’esatto contrario di quanto accade oggi. Si tratta di un gruppo di persone che decisero di inseguire le promesse di un grande latifondista, il medico Anghiel, che volle un gruppo di 25 famiglie per avviare la risaia nelle distese rumene. Non ebbe grande fortuna: il clima rigido non permetteva la maturazione completa del chicco di riso. Condizioni di vita al limite della sussistenza: la colonia italiana viveva in case realizzate con fango, paglia e sterco di cavallo, col pavimento in terra battuta e tetti con lamiere zincate. Casette basse, disposte in doppia fila in una parte della città considerata a tutti gli effetti italiana, lungo la strada principale chiamata appunto via Italia. La chiesa era il luogo di aggregazione per eccellenza, dove oltre alla messa domenicale ci si riuniva per i grandi eventi, matrimoni, funerali e il Corpus Domini, unica ricorrenza festiva che coinvolgeva tutto il villaggio. Ma contrariamente a quanto facciamo noi, i rumeni hanno sempre visto con ammirazione la presenza di veneti sul loro territorio: sarà per la stessa fede religiosa, o per il rispetto che gli “immigrati” hanno sempre avuto nei confronti delle popolazioni autoctone, la vita per le famiglie rovigotte è trascorsa serenamente, fino a quando l’eco della grande bonifica pontina operata dal governo fascista non raggiunse Cataloi. Tra il 1939 e il 1940 cominciò la migrazione per circa 90 famiglie verso l’Agro Pontino redento: un mese di viaggio per chi è arrivato via mare, 5 giorni per chi si è potuto permettere il treno. Oggi i discendenti di quella colonia vivono tra Latina, Aprilia e Pomezia: se le nuove generazioni hanno perso gran parte del bagaglio culturale dei loro nonni, i più anziani non dimenticano la loro origine, senza tuttavia mai rimpiangere quegli anni. Prima della rivoluzione del 1989, nel 1986 un gruppo di apriliani ha compiuto un viaggio proprio a Cataloi: lo spettacolo che in quel momento si presentò ai loro occhi fu di una città rimasta 40 anni indietro. Un modo per convincersi che la scelta fatta dai loro progenitori era stata evidentemente saggia. RANO ORIGINARI DI

7


Adeste 2018/7°- 8

U

na Torino festante e tappezzata di tricolori accolse la prima seduta del Parlamento dell'Italia unita. Completata (mancava solo Roma) l'unificazione geografica, bisognava costruire da zero quella amministrativa, economica e sociale, scontrandosi con un clima di egoismi locali e di contestazione al nuovo assetto statale. Tre mesi dopo l'annessione del Regno delle Due Sicilie, furono bandite le elezioni per il Parlamento dell'ottava legislatura, in continuità con quello già esistente nel Regno sabaudo, regolamentato dallo Statuto Albertino del 1848. Quest'ultimo, infatti, prevedeva un sistema bicamerale composto da un Senato vitalizio di nomina regia e da una Camera dei deputati eletta a suffragio censitario maschile (che riconosceva il diritto di voto soltanto a coloro che avevano un certo livello di ricchezza, al contrario del suffragio universale che non fa distinzioni di alcun tipo). Ciò comportò che alle elezioni del 27 gennaio e del 3 febbraio 1861 furono chiamati al voto 418 mila cittadini maschi in rappresentanza di 22 milioni di italiani. Per via anche dell'astensione dei cattolici, invitati dal Papa a disertare le urne, alla fine votarono soltanto in 240 mila, l'uno per cento del totale, le cui preferenze indicarono i 443 componenti della "camera bassa". Gran parte degli eletti apparteneva alla nobiltà (conti, baroni, etc.), agli ordini cavallereschi e alla borghesia delle professioni (avvocati, medici, ingegneri). Tutto era stato organizzato perché la prima seduta si tenesse verso la metà di febbraio nella capitale del Regno sabaudo. La sede fu individuata nel cortile di Palazzo Carignano (splendida residenza barocca di Casa Savoia), dove a tempo di record - all'incirca due mesi - fu realizzata un'aula semicircolare a forma di ferro di cavallo. Uno dei due progettisti, Amedeo Peyron, congegnò per ogni scranno un sistema di bottone-molla che permetteva ad ogni Il gran giorno arrivò lunedì 18 febbraio. Un'aula gremita accolse, al grido «Viva il re d'Italia», Vittorio Emanuele II cui spettò l'onore del discorso inaugurale. Ai lati del trono i figli del sovrano Umberto Principe di Piemonte e Amedeo duca d’Aosta, e i diplomatici di altre nazioni europee. Il primo compito dell'assemblea fu di approvare la legge istitutiva del Regno d'Italia, promulgata il successivo 17 marzo e con la quale venne attribuito a Vittorio Emanuele II e ai suoi successori il titolo di "Re d'Italia". L'assetto istituzionale del nuovo organismo era definito in base allo Statuto Albertino assunto come carta costituzionale dello Stato unitario. Secondo lo Statuto, il Re era il capo supremo dello Stato ed esercitava in via esclusiva il potere esecutivo, attraverso i ministri che nominava personalmente, e quello giudiziario affidato a giudici di nomina regia. Il potere legislativo era affidato al Sovrano e ai due rami del Parlamento, fermo restando che il primo aveva la facoltà di respingere qualsiasi legge approvata dal secondo. Ciò era vero in teoria; nella prassi, tuttavia, si instaurò un rapporto di graduale fiducia tra Governo e Parlamento, al punto che la scelta dei ministri venne sempre più orientata dalle indicazioni dell'assemblea elettiva. Nei mesi successivi quest'ultima si trovò ad affrontare l'arduo compito di organizzare la vita amministrativa del paese, riducendo al contempo le profonde differenze dal punto di vista economico, sociale e dei servizi scolastici e assistenziali. Altra questione spinosa era il rapporto tra il Regno e la Chiesa di Roma, che trovò una prima sistemazione soltanto dieci anni dopo con la Legge delle Guarentigie. A complicare le cose fu l'improvvisa morte di Cavour, il 6 giugno del 1861, che originò un clima di forte instabilità, con la successione di ben cinque governi in appena 4 anni.

8


Adeste 2018/7°- 8

N

ell'elenco delle pellicole evergreen per genitori e figli, occupa un posto speciale il bambino che aveva per famiglia un gruppo di frati e per amici l'immaginario Manuel e Gesù. Verso la metà degli anni Cinquanta, nella Spagna franchista che dopo anni di isolamento tornava al centro dell'attenzione europea e degli USA in particolare, il cinema locale usciva da una profonda crisi legata in gran parte alla pesante censura del regime e iniziava a conoscere qualche segnale di ripresa. In quel periodo prese piede la moda degli attori bambini (tra cui Joselito, Marisol, Rocío Dúrcal), catapultati in tenera età sul grande schermo e destinati ad un immediato e, in molti casi, effimero successo. Il primo, e quello che ottenne maggior fama oltre i confini nazionali, fu il madrileno Pablito Calvo, che a soli sei anni si trovò a debuttare al cinema nel ruolo di primo attore. Il piccolo fu scelto dal regista ungherese Ladislao Vajda per vestire i panni del protagonista di Marcelino Pan y Vino, film tratto dall'omonimo romanzo di José María Sánchez Silva, noto come scrittore per l'infanzia. La storia nasce da una leggenda legata alla vita di San Marcellino, molto popolare in Spagna, che all'inizio del film viene raccontata da un frate francescano a una bambina gravemente malata, mentre tutto il paese si reca al convento per onorare il Santo. Finite le ostilità tra Spagna e Francia, un gruppo di frati decide di recuperare un vecchio castello per farne un convento francescano. Una mattina davanti all'ingresso dell'edificio i frati trovano una cesta con un bambino che, dopo aver cercato invano di affidare a una famiglia, decidono di allevare da soli dandogli il nome del santo del giorno in cui era stato ritrovato: Marcellino. Il bimbo cresce e non avendo altri coetanei con cui giocare, si crea un amico immaginario che chiama Manuel. La sua spensierata e frenetica quotidianità lo porta per caso a un incontro che si rivelerà straordinario. Nella soffitta, affisso alla parete c'è un crocifisso a grandezza naturale, al quale il piccolo decide di portare acqua e vino pensando così di alleviarne la sofferente magrezza. Ne nasce un'amicizia speciale che conduce Marcellino a realizzare ciò che più desidera: vedere sua madre. Alla sua prima uscita il film commosse tutti e qualche mese dopo si guadagnò il plauso della giuria all'ottavo Festival di Cannes, dove Pablito Calvo ottenne una menzione speciale. In Italia arrivò a settembre dello stesso anno e la reazione del pubblico fu altrettanto entusiasta. Tre anni dopo la piccola star spagnola recitò al fianco del "principe della risata", al secolo Antonio de Curtis, nel film "Totò e Marcellino" diretto da Antonio Musu. Allo stesso modo in diversi paesi fiorirono remake e cartoni animati ispirati al personaggio ideato dal scrittore Silva. Quest'ultimo, dal canto suo, beneficiò non poco della popolarità della pellicola: il suo romanzo, tradotto in trenta lingue, vendette oltre nove milioni di copie; tant'è che l'autore (premiato con il premio Andersen, considerato un po' il Nobel della letteratura per ragazzi) scrisse altre storie che avevano per protagonista il piccolo orfanello.

9


Adeste 2018/7°- 8

L

a prima lettura racconta di un Dio che inventa l’arcobaleno, questo abbraccio lucente tra cielo e terra, che reinventa la comunione con ogni essere che vive in ogni carne. Questo Dio non ti lascerà mai. Tu lo puoi lasciare, ma lui no, non ti lascerà mai.

Il Vangelo di Marco non riporta, a differenza di Luca e Matteo, il contenuto delle tentazioni di Gesù, ma ci ricorda l’essenziale: e subito lo Spirito lo sospinse nel deserto, e nel deserto rimase quaranta giorni tentato da Satana. In questo luogo simbolico Gesù gioca la partita decisiva, questione di vita o di morte. Che tipo di Messia sarà? Venuto per essere servito o per servire? Per avere, salire, comandare, o per scendere, avvicinarsi, offrire? La tentazione è sempre una scelta tra due vite, anzi tra due amori. E, senza scegliere, non vivi. «Togliete le tentazioni e nessuno si salverà più» (Abba Antonio del deserto), perché verrebbe a mancare il grande gioco della libertà. Quello che apre tutta la sezione della legge nella Bibbia: io metto davanti a te la vita e la morte, scegli! Il primo di tutti i comandamento è un decreto di libertà: scegli! Non restare inerte, passivo, sdraiato. Ed è come una supplica che Dio stesso rivolge all’uomo: scegli, ti prego, la vita! (Dt 30,19). Che poi significa «scegli sempre l’umano contro il disumano» (David Maria Turoldo), scegli sempre ciò che costruisce e fa crescere la vita tua e degli altri in umanità e dignità. Dal deserto prende avvio l’annuncio di Gesù, il suo sogno di vita. La primavera, nostra e di Dio, non si lascia sgomentare da nessun deserto, da nessun abisso di pietre. Dopo che Giovanni fu arrestato Gesù andò nella Galilea proclamando il Vangelo di Dio. E diceva: il Regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo. Il contenuto dell’annuncio è il Vangelo di Dio. Dio come una bella notizia. Non era ovvio per niente. Non tutta la Bibbia è Vangelo; non tutta è bella, gioiosa notizia; alle volte è minaccia e giudizio, spesso è precetto e ingiunzione. Ma la caratteristica originale del rabbi di Nazaret è annunciare il Vangelo, una parola che conforta la vita: Dio si è fatto vicino, e con lui sono possibili cieli e terra nuovi. Gesù passa e dietro di lui, sulle strade e nei villaggi, resta una scia di pollini di Vangelo, un’eco in cui vibra il sapore bello e buono della gioia: è possibile vivere meglio, un mondo come Dio lo sogna, una storia altra e quel rabbi sembra conoscerne il segreto. Convertitevi… Come a dire: giratevi verso la luce, perché la luce è già qui. Ed è come il movimento continuo del girasole, il suo orientarsi tenace verso la pazienza e la bellezza della luce. Verso il Dio di Gesù, e il suo volto di luce. p. Ermes Ronchi


Adeste 2018/7°- 8

Leggete un po’ cosa proponeva Francesco nel febbraio 2016. Arriva il periodo di Quaresima.. per quelli che staranno 40 giorni senza bere.. mangiare cioccolato, senza bibita, senza fumare, senza spettegolare e ecc... a nulla serve questo per

essere Una persona migliore…

Ecco la lezione di Papa Francesco:

Per la quaresima il papa Francesco propone 15 semplici atti di carità che ha citato come manifestazioni concrete d'amore:

* * * * * * * * * * * * * * *

1. Sorridere, un cristiano è sempre allegro! 2. Ringraziare (anche se non "bisogno" farlo). 3. Ricordare all'altro quanto lo ami. 4. Salutare con gioia le persone che vedi ogni giorno. 5. Ascoltare la storia dell'altro, senza processo, con amore. 6. Stop per aiutare. Stare attento a chi ha bisogno di te. 7. Animare qualcuno. 8. Riconoscere i successi e le qualità dell'altro. 9. Separare ciò che non usi e dare a chi ha bisogno. 10. Aiutare qualcuno in modo che possa riposare. 11. Correggere con amore; non tacere per paura. 12. avere finezze con quelli che sono vicino a te. 13. Pulire ciò che si è sporcato a casa. 14. aiutare gli altri a superare gli ostacoli. 15. Telefonare o visitare + i vostri genitori.

Il miglior digiuno • • • • • • • • • • •

Digiuno Digiuno Digiuno Digiuno Digiuno Digiuno Digiuno Digiuno Digiuno Digiuno Digiuno

di di di di di di di di di di di

parole negative e dire parole gentili. malcontento e riempirsi di gratitudine. rabbia e riempirsi con mitezza e pazienza. pessimismo e riempirsi di speranza e ottimismo. preoccupazioni e riempirsi di fiducia in Dio. denunce e riempirsi con le cose semplici della vita. tensioni e riempirsi con preghiere. amarezza e tristezza e riempire il cuore di gioia. egoismo e riempirsi con compassione per gli altri. mancanza di perdono e riempirsi di riconciliazione. parole e riempirsi di silenzio per ascoltare gli altri.

11


Adeste 2018/7°- 8

Gen 9,8-15 Sal 24 1Pt 3,18-22 Mc 1,12-15

C. +Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen. C. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE C. Fratelli e sorelle, preghiamo umilmente il Signore Dio nostro, perché benedica quest'acqua con la quale saremo aspersi noi e le nostre famiglie in ricordo del nostro Battesimo. Il Signore ci rinnovi interiormente, perché siamo sempre fedeli allo Spirito che ci è stato dato in dono.

D

io eterno e onnipotente, tu hai voluto che per mezzo dell'acqua, elemento di purificazione e sorgente di vita, anche l'anima venisse lavata e ricevesse il dono della vita eterna: benedici quest'acqua, perché diventi segno della tua protezione in questo giorno a te consacrato. Rinnova in noi, Signore, la fonte viva della tua grazia e difendici da ogni male dell'anima e del corpo, perché veniamo a te con cuore puro. Per Cristo nostro Signore.

*ASPERSIONE CON L’ACQUA C. Dio onnipotente ci purifichi dai peccati, e per questa celebrazione dell'Eucaristia e ci renda degni di partecipare alla mensa del suo regno. A. Amen. COLLETTA C. Dio paziente e misericordioso, che rinnovi nei secoli la tua alleanza con tutte le generazioni, disponi i nostri cuori all'ascolto della tua parola, perché in questo tempo che tu ci offri si compia in noi la vera conversione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli .

A. Amen LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura Dal libro della Gènesi Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca, con tutti gli animali della terra. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra». Dio disse: «Questo è il segno dell’alleanza, che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future. Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra. Quando ammasserò le nubi sulla terra e apparirà l’arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e ogni essere che vive in ogni carne, e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio. SALMO RESPONSORIALE R. Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà. Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza.R/. Ricòrdati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore, che è da sempre. Ricòrdati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore. R/. Buono e retto è il Signore, indica ai peccatori la via giusta; guida i poveri secondo giustizia, insegna ai poveri la sua via. R/. Seconda Lettura Dalla prima lettera di san Pietro apostolo Carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a

Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua. Quest’acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi; non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo. Egli è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio Canto al Vangelo LODE A TE, O CRISTO, RE DI ETERNA GLORIA! Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. LODE A TE, O CRISTO, RE DI ETERNA GLORIA! C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo MARCO A. Gloria a te o Signore VANGELO

In

quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».Parola del Signore. A. Lode a te, o Cristo. OMELIA ( seduti)

CREDO Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non


Adeste 2018/7°- 8 creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. A. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Il Figlio tuo Gesù, vincitore del peccato e della morte, servito nel deserto dagli angeli, ci incoraggia a perseverare nel cammino di conversione. Rivolgiamo fiduciosi al Signore le nostre suppliche. Lo invochiamo dicendo: Assisti, Signore, il tuo popolo in cammino 1. Per la Chiesa che vive nella contemplazione del cuore del tuo Figlio Gesù, sorgente di vita: sappia sempre rifiutare il male per cercare ogni giorno le vie del bene, preghiamo. 2. Per quanti vivono nell'incoerenza e nella contraddizione senza rendersene conto: l'annuncio del Vangelo possa farsi dolce invito alla ricerca della fede e alla conversione, preghiamo. 3. Per quanti soffrono nel mondo le conseguenze della ingiustizia e della violenza: non venga mai meno la consapevolezza della tua vicinanza, anche attraverso la concreta solidarietà dei cristiani, preghiamo. 4. Per ognuno di noi: possiamo trovare forza e coraggio per combattere i nostri difetti e migliorare i rapporti con il nostro prossimo, preghiamo. C. Ascolta, o Padre, la nostra preghiera ed esaudiscila secondo la tua volontà, perché nel nostro

cuore non venga mai meno il coraggio per affrontare le prove che incontriamo nella vita. Per Cristo nostro Signore. A. Amen

LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Si rinnovi, Signore, la nostra vita e col tuo aiuto si ispiri sempre più al sacrificio, che santifica l'inizio della Quaresima, tempo favorevole per la nostra salvezza. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. A. E’ cosa buona e giusta È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro. Egli consacrò l'istituzione del tempo penitenziale con il digiuno di quaranta giorni, e vincendo le insidie dell'antico tentatore ci insegnò a dominare le seduzioni del peccato perché celebrando con spirito rinnovato il mistero pasquale possiamo giungere alla Pasqua eterna. E noi, uniti agli angeli e ai santi, proclamiamo senza fine l'inno della tua lode: Santo, Santo, Santo…... C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire: PADRE NOSTRO Padre nostro, che sei nei cie13

li, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C. Il pane del cielo che ci hai dato, o Padre, alimenti in noi la fede, accresca la speranza, rafforzi la carità, e ci insegni ad aver fame di Cristo, pane vivo e vero, e a nutrirci di ogni parola che esce dalla tua bocca. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: an date in pace. A. Rendiamo grazie a Dio


-

-

-

-


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.