Adeste nr 12 domenica 18 marzo 2018c

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a Festa del papà si celebra il 19 marzo: ma non in tutti i paesi del mondo, e anche in quelli che la festeggiano non cade sempre lo stesso giorno. È una festa tipica dei paesi cattolici, in cui esiste il culto dei santi: questo perché la Festa del papà è legata a san Giuseppe, padre “adottivo” di Gesù. Tra gli altri paesi in cui la Festa del papà si celebra oggi ci sono la Spagna e Portogallo, per esempio. Negli Stati Uniti e in moltissimi altri paesi si celebra invece la terza domenica di giugno (ci arriviamo), in Austria e in Belgio la seconda domenica di giugno, in Russia il 23 febbraio. La festa del papà e san Giuseppe Di san Giuseppe non si sa moltissimo: ne parlano soprattutto i Vangeli di Matteo e di Luca, quelli che dicono più cose sull’infanzia di Gesù. Il culto religioso attorno alla sua figura però è molto antico: nacque nell’Alto Medioevo nelle chiese orientali, per poi diffondersi in Occidente già nel Trecento. Intorno a quel periodo, alcuni ordini religiosi cominciarono a osservare la sua festa il 19 marzo, che secondo la tradizione sarebbe il giorno della sua morte. La festività di san Giuseppe fu inserita nel calendario romano da papa Sisto IV intorno al 1479, e nell’Ottocento il santo divenne patrono di diversi paesi con una importante tradizione cattolica, come il Messico, il Canada e il Belgio. San Giuseppe è anche considerato l’ultimo patriarca della Bibbia dai cattolici. L’istituzione dell’altra festa cattolica a lui dedicata, san Giuseppe Artigiano – il primo maggio – è solo del 1955, in risposta alla festa dei lavoratori che aveva origini sindacali e socialiste. Come ha scritto Leonardo Tondelli, blogger del Post: «Alla fine di tutti i padri padroni della Bibbia, Giuseppe è il padre che non minaccia, che non maledice, che non disereda e non cospira, è il padre che si lascia cancellare così: dopo avere sposato una vergine, dopo averne accudito il figlio, dopo averlo nascosto in Egitto, riportato in Galilea, dopo avergli forse insegnato un mestiere, quando non ha avuto più nulla da dare al figlio suo, lo ha lasciato andare. L’ultimo patriarca, il primo papà». Altre feste del papà in giro per il mondo In altri paesi la festa del papà ha origini e tradizioni diverse, tanto che la data varia molto da paese a paese. In Germania la festa del papà coincide con il giorno dell’Ascensione – una festa mobile cristiana che cade il giovedì, quaranta giorni dopo la Pasqua – ed è chiamata anche Männertag o Herrentag (“giorno degli uomini”, intesi come maschi). Una delle tradizioni più diffuse in molte città tedesche, a volte severamente criticata dalla stampa locale, è quella di formare comitive di uomini che spingono un carretto pieno di bevande alcoliche e festeggiano in «un pomeriggio incasinato e ubriaco». Questa particolare tradizione sembra risalire all’Ottocento. Negli Stati Uniti la festa ha caratteristiche e origini molto più recenti, in parte legate alla festa della mamma. Si celebra la terza domenica di giugno e fu proclamata festa nazionale nel 1966, dal presidente Lyndon B. Johnson. Generalmente si fa risalire l’idea della sua creazione a una donna di Spokane, nello stato di Washington, Sonora Smart Dodd: secondo la tradizione, lo spunto per una festa del papà le sarebbe venuto nel 1909 sentendo un sermone in occasione della festa della mamma, che cominciava ad essere celebrata in quegli anni. La prima festa del papà fu celebrata negli Stati Uniti il 19 giugno 1910, nel mese di nascita del padre di Sonora Dodd, che aveva cresciuto sei figli dopo la morte di parto della moglie. La maggior parte dei paesi del mondo celebra la festa del papà la terza domenica di giugno.

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n Toscana, soprattutto a Siena, ma anche in alcune zone dell’Umbria e nell’Alto Lazio, per il 19 marzo e nel periodo di Carnevale, vi è un’antica tradizione: quella delle frittelle di riso di San Giuseppe, descritta già nel “Libro de arte coquinaria” di Maestro Martino de’ Rossi nel Cap. V (“Per far ogni frictella”): “Fa’ cocere il riso molto bene ne lo lacte, et cavandolo fora per farne frittelle observerai l’ordine et modo scripto di sopra (allude alle ricette precedenti in cui si parla di “fare le frittelle tonde con mano overo in quale altra forma ti piace, mettendole a frigere in bono strutto o botiro, overo in bono olio”), excepto che non gli hai a mettere né caso (formaggio) né altro lacte”. La tradizione vuole che si mangino frittelle sino a scoppiare, come “offerta” simbolica al Santo. Così fin dal primo mattino, il profumo della frittura si sparge nelle case e per le strade. Riguardo alla preparazione del famoso dolce, vi è un ampio dibattito: c’e’ chi ci mette la farina nell’impasto e chi no, chi cuoce il riso solo nel latte, chi in acqua e latte in parti uguali, chi ci mette l’uvetta e chi no.

FRITTELLE RISO Ecco una ricetta per preparare le gustose frittelle di riso per 6 persone: 150 grammi di riso

Originario (no Parboiled), mezzo litro di latte, 2 cucchiai di farina, 2 uova, 2 cucchiai di zucchero, 30 grammi di burro, scorza di limone (o Vanillina), 50 grammi di uvetta, 1 bicchierino di liquore (Vin Santo o Brandy) , mezza bustina di lievito, 1 pizzico di sale, olio per friggere.

Il procedimento è semplicissimo: a fuoco basso, mettete in pentola latte con un bicchiere d’acqua, 2 cucchiai di zucchero, 1pizzico di sale, il burro, 1 scorza di limone, il riso, facendo cuocere molto lentamente fino all’assorbimento totale del liquido, mescolando spesso durante la cottura. Unavolta cotto, il composto va fatto raffreddare, per poi aggiungervi la farina, i rossi d’uovo, 1 cucchiaino di scorza di limone grattugiata, 1 bicchierino di liquore, il lievito e l’uvetta (precedentemente ammollata e strizzata). Fate riposare il tutto per 30 minuti. Montate a neve le chiare d’uovo, incorporandole successivamente all’impasto.Non resta che l’ultimo passaggio; mettete l’olio a friggere in una padella e, raggiunta la giusta temperatura, friggete il composto, separato in piccole palline, aiutandovi con un cucchiaino da caffè per formare le classiche frittelle. Una volta che si colorano, toglietele dall’olio e mettete ad asciugare su carta assorbente da cucina, girandole su entrambi i lati nello zucchero. 3


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ancano 100 giorni alla maturità, una sorta di “cerimonia studentesca” che i 12 marzo riverserà nelle diverse città italiane i suoi più svariati riti e tradizioni: una giornata nella quale i maturandi si possono dedicare alla spensieratezza. I padri della Congregazione della Passione di Gesù Cristo dì San Gabriele dell’Addolorata (Isola del Gran Sasso – Teramo) hanno dato a questo appuntamento anche una connotazione religiosa: la cosiddetta “benedizioni delle penne”. Un evento capace di radunare circa 5.000 giovani che, recandosi al Santuario di San Gabriele diocesi di Teramo-Atri - possono benedire le penne con le quali il prossimo 20 giugno daranno inizio alle prove degli esami della maturità. Per scoprire l’origine di questa singolare tradizione in grado di mettere insieme momenti sia di svago che di preghiera, abbiamo parlato con Padre Ciro Benedettini, religioso appartenete alla congregazione dei passionisti e direttore delle rivista del santuario - “L’Eco di San Gabriele”. “I 100 giorni sono una tradizione dei maturandi italiani. Una giornata in cui si marina la scuola e ci si dà alla pazza gioia, spesso allo sballo. Negli anni 1980 un piccolo gruppo di studenti andò al santuario di san Gabriele. La loro foto comparve sulla rivista diventando motivo di attrazione. Di anno in anno il numero è cresciuto fino ad arrivare anche a 10 mila giovani. Molti ragazzi si confessano e partecipano alla Messa. La maturità infatti segna uno spartiacque per i giovani, un momento in cui diventano pensosi e pieni di interrogativi: Cosa voglio fare da grande? Proseguire gli studi? Quale università? Inoltre, la preoccupazione di deludere i genitori se non si dovesse superare l’esame”. Le radici di quest’iniziativa tuttavia – come precisa Padre Benedettini – vanno ricercate innanzitutto nella figura del giovane santo Gabriele, “uno studente, un innamorato felice e realizzato. Infatti la sua breve vita si potrebbe sintetizzare così: Storia di un innamorato. Lo diceva anche il suo direttore: ‘Questo ragazzo ha lavorato con il cuore’. E’ popolare perché è un santo taumaturgico e spesso giovanilmente imprevedibile nei suoi interventi. A una bambina, Lorella, ormai morente per una grave malattia, apparve più volte in sogno per dirle di andare al santuario sopra la sua tomba se voleva tornare a camminare. I genitori la portarono, l’adagiarono sulla tomba: lei si addormentò e quando si svegliò, tra la sorpresa generale, si alzò da sola e cominciò a camminare. E’ accaduto nel 1975. Nel 1994, alla signorina Adele, malata di epilessia, che doveva prendere 5 medicine al giorno, senza un grande risultato, apparve in sogno per dirle: “Smetti con la terapia”. Ovviamente non osò interrompere la cura. Una notte le apparve di nuovo in sogno e perentorio le disse: ‘Questa è l’ultima tua occasione, smetti con la terapia’. Oggi è felicemente sposata e madre di 4 figli. Le medicine? Cinque Ave Maria, una per ognuna delle 5 pillole che doveva prendere”. E proprio sull’orme della vita di San Gabriele che, nella giornata dei “100 giorni”, e nel santuario proprio a lui dedicato, si assisterà – conclude Padre Ciro Benedettini - ad “un momento molto folcloristico quando i giovani, verso mezzogiorno, si portano davanti al balcone del nuovo santuario da dove dall’alto vengono benedette le penne che serviranno agli esami. E’ uno spettacolo: 4-5 mila giovani con il braccio alzato e le penne in mano quasi fossero un’arma, in attesa di qualche goccia di acqua benedetta. Sì, c’è del folclore, ma molti giovani vivono questo momento e tutta la giornata con serietà e intensità e comunque sempre meglio dello sballo”. (TERAMO , 12 marzo, 2018 / 9:00 AM (ACI Stampa) 4


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La storia dell’ora legale

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deata da Benjamin Franklin e adottata dopo la Prima Guerra Mondiale, scatta tra sabato e domenica. Ci farà risparmiare 90 milioni di euro Nella notte tra sabato 24 e domenica 25 marzo, alle 2:00 in punto, si tornano a spostare in avanti le lancette di un’ora, per quello che in molti probabilmente considerano uno tra gli appuntamenti più amari dell’anno: l’arrivo dell’ora legale. Avremo un ora di sonno in meno, è vero, ma cercate di ricordarvi che lo facciamo per una buona causa: risparmiare energia, e quindi inquinare meno. Sapere che aiuterete la natura basta a consolarvi? Ecco allora un po’ di storia, e qualche curiosità, che forse vi aiuteranno ad apprezzare un po’ di più l’ora legale. Come nasce l’ora legale Per la maggior parte della sua storia, l’uomo ha semplicemente seguito il ritmo del sole: sveglia all’alba, e a letto poco dopo il tramonto. È solo con la nascita della società industriale, e la diffusione degli orologi, che le nostre attività giornaliere hanno smesso di seguire il ciclo mutevole delle stagioni, fissandosi su un orario condiviso e convenzionale. Per la prima volta, l’umo si trovava a sprecare ore di luce dormendo la mattina, per poi sprecare energia (o meglio candele) per illuminare la notte, in attesa di prendere sonno. Per comprendere l’inefficienza di queste nuove abitudini ci volle una delle più grandi menti del diciottesimo secolo: Benjamin Franklin, l’inventore del parafulmine e delle lenti bifocali, ma anche autore (non a caso probabilmente) del famoso adagio inglese: “Early to bed and early to rise, makes a man healthy wealthy and wise“ (Presto a letto e presto alzato, fan l’uomo sano, ricco e fortunato). Elaborata una soluzione, Franklin la pubblicò nel 1784 sul Journal de Paris, incitando la popolazione di Parigi ad adottarla: bastava spostare in avanti le lancette dell’orologio con l’arrivo dell’estate, così da svegliarsi un’ora prima, approfittare delle giornate più lunghe e risparmiare candele. Come capita a molte grandi idee però, all’epoca rimase inascoltata. La guerra Perché la proposta di Franklin trovasse finalmente il successo che meritava ci volle più di un secolo, e l’aiuto di uno dei più grandi incubatori di idee della

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storia umana: la guerra. Nel 1907 infatti l’ora legale venne ripescata dal costruttore inglese William Willet, trovando in breve tempo terreno fertile grazie alle esigenze di risparmio energetico dettate dallo scoppio della Grande guerra. Nel 1916 la Camera dei Comuni di Londra diede il via libera all’adozione del British Summer Time, imitata in breve tempo da molti altri paesi d’Europa. Tra i paesi che seguirono l’esempio inglese c’era anche l’Italia, dove il nuovo orario estivo rimase in vigore fino al 1920, per poi essere riproposto nuovamente durante la Seconda guerra mondiale, più precisamente dal 1940 al ’42, ed entrare poi definitivamente in vigore a partire dal 1966. Dal 1996, l’ora legale venne adottata con un calendario comune in tutta Europa. Ma fa davvero risparmiare? Stando ai dati diffusi dalla società energetica Terna, l’adozione dell’ora legale genera risparmi energetici che solo nel 2010 sono stati calcolati intorno agli 85 milioni di euro, mentre per il 2013 avrebbero raggiunto i 90 (complice l’aumento delle tariffe). Visti i numeri, c’è chi propone di pensionare definitivamente la vecchia ora solare, per adottare l’ora legale 365 giorni l’anno. Tra i maggiori promotori dell’iniziativa c’è la Codacons, che da anni porta a supporto della sua battaglia i risultati di un sondaggio del 2008, in cui l’80% degli italiani si sarebbe detto d’accordo al pensionamento dell’ora solare. Come sempre però, il troppo stroppia… Uno dei pochi paesi ad abolire veramente l’ora solare è stata la Russia, con un provvedimento del 2011. Può sembrare strano, ma la motivazione con cui l’allora presidente Dmitrij Medvedev fece passare la nuova legge è che il cambio di ora nel corso dell’anno causerebbe stress nella cittadinanza. A prescindere dalle motivazioni, sulle prime tutto dopo il cambio di orario tutto sembrava andare per il meglio. L’idillio però durò fino all’arrivo del primo inverno, quando i cittadini di Mosca si accorsero di colpo che il sole da loro sorgeva intorno alle 10 di mattina, mentre a San Pietroburgo faceva capolino addirittura alle 11 passate. Dopo tre inverni passati a svegliarsi nel pieno della notte, ora sono in molti ad aver capito che anche con il risparmio non si deve esagerare, e a chiedere a gran voce il ripristino della cara, vecchia, ora solare.


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La catechesi del Papa, all'udienza generale di oggi, è tutta incentrata sulla preghiera del "Padre nostro". Una preghiera che ci apre alla comunione con Dio e con i fratelli. Recitandola chiediamo il pane quotidiano, la pace, il perdono e la grazia di saper perdonare

Adriana Masotti -Città del Vaticano uando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”. E' da questo gesto che gli apostoli riconoscono Gesù. Lo racconta il Vangelo di Luca da cui oggi prende spunto la catechesi del Papa, dedicata alla preghiera del 'Padre nostro', preghiera recitata durante la messa prima della consacrazione. Pregare il 'Padre nostro' è pregare come pregava Gesù Il Padre nostro - dice Francesco - non è una delle tante preghiere cristiane, ma “la preghiera dei figli di Dio, la grande preghiera”. Quando noi preghiamo col “Padre Nostro”, preghiamo come pregava Gesù. È la preghiera che ha fatto Gesù, e l’ha insegnata a noi; quando i discepoli gli hanno detto: “Ma, Maestro, insegnaci a pregare come tu preghi”. E Gesù pregava così. È tanto bello pregare come Gesù. Diciamo Padre nostro, ma ci sentiamo figli? E chiamiamo Dio, 'Padre’ - dice il Papa – perché attraverso l’acqua e lo Spirito Santo “siamo rinati come suoi figli”. Ma quante volte c’è gente che dice “Padre Nostro”, ma non sa cosa dice. Perché sì, è il Padre, ma tu senti che quando tu dici “Padre” Lui è il Padre, il Padre tuo, il Padre dell’umanità, il Padre di Gesù Cristo? Tu hai un rapporto con questo Padre? “Ah no…non avevo pensato”. Quando noi preghiamo il “Padre Nostro”, ci colleghiamo col Padre che ci ama, ma è lo Spirito Santo a darci questo collegamento, questo sentimento di essere figli di Dio. La grazia di saper perdonare La preghiera del Padre nostro è l’unica che può prepararci alla Comunione sacramentale con Gesù - prosegue Francesco – ma il Padre nostro si recita alla mattina e alla sera, nelle Lodi e nei Vespri, così che questa preghiera contribuisce “a dare forma cristiana alle nostre giornate”. Nel ‘Padre nostro’ chiediamo il pane quotidiano, chiediamo anche la remissione dei nostri debiti, “impegnandoci a perdonare chi ci ha offeso” aprendoci all’amore verso i fratelli. Perdonare le persone che ci hanno offeso non è facile; è una grazia che dobbiamo chiedere: “Signore, insegnami a perdonare come tu hai perdonato me”. È una grazia, eh? Con le nostre forze noi non possiamo. È una grazia dello Spirito Santo perdonare. La pace con Dio e con i fratelli Ancora, nel Padre nostro invochiamo Dio perché ci liberi dal male e ci conceda la pace. Lo stesso gesto concreto di scambiarci il segno della pace - spiega il Papa - "posto fin dall’antichità prima della Comunione, è ordinato alla Comunione eucaristica", perché non è possibile essere in comunione con il Padre se non lo si è con il prossimo. Nella Messa - conclude il Papa- a questo gesto segue la frazione del Pane in preparazione al banchetto eucaristico, e quel Pane, spezzato per la vita del mondo, è lo stesso Gesù, l’Agnello di Dio.

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La vita come un chicco di grano

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ogliamo vedere Gesù. Grande domanda dei cercatori di sempre, domanda che è mia. La risposta di Gesù dona occhi profondi: se volete capire me, guardate il chicco di grano; se volete vedermi, guardate la croce. Il chicco di grano e la croce, sintesi umile e vitale di Gesù. Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Una frase difficile e anche pericolosa se capita male, perché può legittimare una visione doloristica e infelice della religione. Un verbo balza subito in evidenza per la sua presa emotiva: se non muore, se muore. E pare oscurare tutto il resto, ma è il miraggio ingannevole di una lettura superficiale. Lo scopo verso cui la frase converge è “produrre”: il chicco produce molto frutto. L’accento non è sulla morte, ma sulla vita. Gloria di Dio non è il morire, ma il molto frutto buono. Osserviamo un granello di frumento, un qualsiasi seme: sembra un guscio secco, spento e inerte, in realtà è una piccola bomba di vita. Caduto in terra, il seme non marcisce e non muore, sono metafore allusive. Nella terra non sopraggiunge la morte del seme, ma un lavorio infaticabile e meraviglioso, è il dono di sé: il chicco offre al germe (ma seme e germe non sono due cose diverse, sono la stessa cosa) il suo nutrimento, come una madre offre al bimbo il suo seno. E quando il chicco ha dato tutto, il germe si lancia verso il basso con le radici e poi verso l’alto con la punta fragile e potentissima delle sue foglioline. Allora sì che il chicco muore, ma nel senso che la vita non gli è tolta ma trasformata in una forma di vita più evoluta e potente. La seconda immagine dell’auto-presentazione di Gesù è la croce: quando sarò innalzato attirerò tutti a me. Io sono cristiano per attrazione, dalla croce erompe una forza di attrazione universale, una forza di gravità celeste: lì è l’immagine più pura e più alta che Dio ha dato di se stesso. Con che cosa mi attira il Crocifisso? Con i miracoli? Con lo splendore di un corpo piagato? Mi attira con la più grande bellezza, quella dell’amore. Ogni gesto d’amore è sempre bello: bello è chi ami e ti ama, bellissimo è chi, uomo o Dio, ti ama fino all’estremo. Sulla croce l’arte divina di amare si offre alla contemplazione cosmica. «A un Dio umile non ci si abitua mai» (papa Francesco), a questo Dio capovolto che scompiglia le nostre immagini ancestrali, tutti i punti di riferimento con un chicco e una croce, l’umile seme e l’estremo abbassamento: Dio ama racchiudere / il grande nel piccolo: / l’universo nell’atomo / l’albero nel seme / l’uomo nell’embrione / la farfalla nel bruco / l’eternità nell’attimo / l’amore in un cuore / se stesso in noi. p. Ermes Ronchi


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'idea nasce a Milano nel 2011 da Rebecca Zaccarini che, ispirata dall'esperienza vissuta a Lille dove attorno al mercato di Wazemmes ruotano diversi progetti solidali e sociali, decide di riproporla a Milano. Il progetto, sostenuto da altre due ragazze, Ilaria Piccardi e Federica Caneparo, si è via via esteso coprendo 5 mercati della città, tra cui spicca quello di Papiniano, un mercato vasto e di lunga tradizione, e coinvolgendo un numero sempre maggiore di volontari. L'organizzazione e' semplice: a chiusura del mercato, i volontari fanno il giro dei banchetti per salvare frutta, verdura, pesce e formaggi che vengono raccolti e concentrati in un punto dove la gente interessata passa a prendere ciò di cui ha necessità. "L'idea e' di trasmettere il non spreco e di recuperare cibo che altrimenti finirebbe nei cassonetti mentre grazie a questo progetto finisce nel piatto di chi ne ha più bisogno" spiega Alberto, uno dei volontari di Recup. "Ci stiamo costituendo proprio in questi giorni in associazione, e' un ulteriore passo in avanti per poter richiedere al comune i permessi necessari per raggiungere i mercati con la macchina e caricare e ridistribuire il cibo più agevolmente. Per il futuro abbiamo grandi progetti: coprire gli 86 mercati cittadini e iniziare a salvare il cibo anche nei supermercati". Che l'impatto ambientale causato dallo spreco alimentare sia ancora troppo elevato, lo sottolinea anche uno studio della FAO: gli sprechi alimentari gravano sul clima, sulle risorse idriche, sul suolo e sulla biodiversità; i costi economici diretti sono di 750 miliardi di dollari l’anno. Lo spreco di 1,3 miliardi di tonnellate di cibo l’anno non solo causa gravi perdite economiche, ma grava anche in modo insostenibile sulle risorse naturali dalle quali gli esseri umani dipendono per nutrirsi. E poi ancora: circa il 30% delle terre agricole del mondo sono tutt'ora utilizzate per produrre cibo che non viene mai consumato e il volume di acqua impiegato per produrre cibo, che viene poi sprecato, è equivalente a tre volte il volume del lago di Ginevra. "Sprecare non ha senso" afferma Alberto "è questo il messaggio semplice che vogliamo dare con Recup. Con questo recupero vogliamo far nascere una nuova idea di comunità e di società. I volontari dedicano due o tre ore del proprio tempo a settimana e lo mettono a disposizione degli altri.” Girando per i mercati si scopre una Milano ricca di associazioni che si danno da fare per preservare il territorio, sviluppare nuove attività e mettersi al servizio del cittadino. “È una bella opportunità per conoscere anche altre realtà come le Fucine Vulcano, una ciclofficina presente in diversi mercati. I ragazzi spesso ci danno una mano e caricano le cassette di frutta sulle bici e ci aiutano a trasportarle. Dalle parti di Via Padova c’è invece Orti Condivisi a cui forniamo cibo ormai inutilizzabile che può servire per il compost". Ci sono poi realtà più strutturate che oltre a recuperare il cibo si occupano anche di prepararlo, cuocerlo e ridistribuirlo. "Io recupero il cibo per la MIA - Milano in azione Onlus un'associazione che distribuisce il cibo ai senza tetto" racconta Klaydi. "Attraverso le unità di strada ci organizziamo e la domenica, in Piazza Affari, ci sono oltre 400 persone che vengono a ritirare il cibo cotto da noi." Chi pensa che alla fine di un mercato ci sia ben poco da recuperare viene smentito dai numeri: si arriva a oltre 150 kg di prodotti. Casse intere di frutta e verdura destinate ai cassonetti verdi dell’Amsa riprendono vita tra le mani di qualcun altro.

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BUCAREST (Migranti-press) - Don Belisario Lazzarin, orionino, ex-provinciale d’Italia, è dall’agosto 1994 rettore della Chiesa italiana di Bucarest. E’ succeduto a P. Francesco Molinari che ha esercitato, per quanto possibile, un certo apostolato a favore della comunità italiana anche sotto il regime di Ceaucescu. Tra le varie attività di don Belisario imminente è la realizzazione di un "piccolo Cottolengo" per il recupero di persone che per l’età o per un handicap vengono messe ai margini della società. P. Lazzarin, è di prassi chiedere innanzitutto quale è la consistenza della comunità italiana di Bucarest e dintorni? Nel primo dopo-guerra la nostra comunità era numerosa. Si calcola che in Bucarest vivessero sette, ottomila italiani; in tutta la Romania poteva raggiungere le 60.000 unità. Le vicende del comunismo avevano creato una vita tanto difficile da costringere la stragrande maggioranza a riparare in Italia. Qui non c’era possibilità di vita. Una parte della comunità non poté trasmigrare e di necessità rimase in Romania. Attualmente conosco personalmente quasi un migliaio di famiglie, per cui si può supporre che la consistenza della collettività di origine italiana si aggiri sulle 4.000 persone. In tutta la Romania penso che ormai si possa parlare di una comunità di oltre cinquantamila persone. Che caratteristiche hanno gli arrivi dopo la caduta del regime? Caduto il regime, molti italiani sono affluiti nella capitale e nelle maggiori città da tutte le regioni d’Italia ma in primo luogo dal Veneto e dal Friuli. Si tratta soprattutto di commercianti, di industriali, di operai specializzati, di rappresentanti di ditte italiane, ecc. Quale è la situazione economica ed anche religiosa dei "vecchi italiani"? La situazione economica è in genere molto precaria. Le persone anziane vivono con il reddito della

pensione che mai supera le 100.000 lire italiane con un costo della vita in continua ascesa. Anche la maggior parte delle famiglie di origine italiana conduce un tenore di vita estremamente povero. Ovviamente altro è il discorso per gli italiani giunti in questi ultimi anni per motivi di lavoro. questi hanno conquistato un buon reddito, un vero benessere. Il basso costo della manodopera è la leva su cui questi commercianti ed industriali poggiano le loro attività. Religiosamente c’è stata una fuga? La comunità italiana, pur provata da un regime che limitava ogni espressione religiosa, ha saputo conservare quella fede e quella religione che erano tradizione vissuta delle loro famiglie. Quali sono gli impegni prioritari della sua attività pastorale? Oltre la celebrazione della Messa domenicale per gli italiani, con relativa catechesi - posso dirmi soddisfatto della partecipazione - 350/400 persone ogni domenica - seguo un folto gruppo di italiani con raduni periodici allo scopo di fomentare l’amicizia reciproca e promuovere una ripresa di corresponsabilità nella comunità. Da questo incontro sono sorte varie iniziative caritative e culturali. La comunità italiana di Bucarest avrà un peso, una parola da dire in futuro nella società e nella Chiesa? Visto il grande interesse di riunirsi in gruppi ed in associazioni con relativo riconoscimento giuridico, ho molta fiducia vengano appagate le giuste aspirazioni di poter influire maggiormente. In altre parole mi auguro possano sorgere movimenti ecclesiali e nelle parrocchie si realizzi quella corresponsabilità che fa camminare insieme. Purtroppo la gioventù pare mostrare scarso interesse per la vita cristiana. Stiamo pagando le conseguenze nefaste della politica di scristianizzazione del comunismo. Ci sono tuttavia anche motivi di speranza, tra questi anche la notevole presenza di congregazioni maschili e femminili venuti dall’Italia. Tuttavia è urgente un coordinamento di queste forze e soprattutto che esse non si fermino al più immediato aiuto economico e sociale oggi richiesto, ma andando oltre vedano sempre più come impegno primario l’evangelizzazione e la catechesi

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C. +Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen. C. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE C. Fratelli e sorelle, preghiamo umilmente il Signore Dio nostro, perché benedica quest'acqua con la quale saremo aspersi noi e le nostre famiglie in ricordo del nostro Battesimo. Il Signore ci rinnovi interiormente, perché siamo sempre fedeli allo Spirito che ci è stato dato in dono. Dio eterno e onnipotente, tu hai voluto che per mezzo dell'acqua, elemento di purificazione e sorgente di vita, anche l'anima venisse lavata e ricevesse il dono della vita eterna: benedici quest'acqua, perché diventi segno della tua protezione in questo giorno a te consacrato. Rinnova in noi, Signore, la fonte viva della tua grazia e difendici da ogni male dell'anima e del corpo, perché veniamo a te con cuore puro. Per Cristo nostro Signore. *ASPERSIONE CON L’ACQUA C. Dio onnipotente ci purifichi dai peccati, e per questa celebrazione dell'Eucaristia e ci renda degni di partecipare alla mensa del suo regno. A. Amen. COLLETTA C. Ascolta, o Padre, il grido del tuo Figlio che, per stabilire la nuova ed eterna alleanza, si è fatto obbediente fino alla morte di croce; fa' che nelle prove della vita partecipiamo intimamente alla sua passione redentrice, per avere la fecondità del seme che muore ed essere accolti come tua messe nel regno dei cieli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen

LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura Dal libro del profeta Geremia Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: «Conoscete il Signore», perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio. SALMO RESPONSORIALE R. Crea in me, o Dio, un cuore puro. Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità. Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro. R/. Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. R/. Rendimi la gioia della tua salvezza, sostienimi con uno spirito generoso. Insegnerò ai ribelli le tue vie e i peccatori a te ritorneranno. R/.

Beati quelli che ascoltano la parola di Dio e la vivono ogni giorno. Se uno mi vuole servire, mi segua, dice il Signore, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Beati quelli che ascoltano la parola di Dio e la vivono ogni giorno. C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo GIOVANNI A. Gloria a te o Signore

In

VANGELO

quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che Seconda Lettura cosa dirò? Padre, salvami da queDalla lettera agli Ebrei st’ora? Ma proprio per questo sono Cristo, nei giorni della sua vita tergiunto a quest’ora! Padre, glorifica rena, offrì preghiere e suppliche, il tuo nome». con forti grida e lacrime, a Dio che Venne allora una voce dal cielo: poteva salvarlo da morte e, per il «L’ho glorificato e lo glorificherò suo pieno abbandono a lui, venne ancora!». esaudito. La folla, che era presente e aveva Pur essendo Figlio, imparò l’obbe- udito, diceva che era stato un tuodienza da ciò che patì e, reso per- no. Altri dicevano: «Un angelo gli fetto, divenne causa di salvezza ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per eterna per tutti coloro che gli obvoi. Ora è il giudizio di questo bediscono. Parola di Dio. mondo; ora il principe di questo A. Rendiamo grazie a Dio mondo sarà gettato fuori. E io, Canto al Vangelo

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Adeste 2018/7°- 12 quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire. Parola del Signore A. Lode a te, o Cristo. OMELIA ( seduti) CREDO Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. A. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Fratelli e sorelle, uniamo le nostre voci nell'invocare la misericordia di Dio. In Cristo, con Lui e per Lui ci rivolgiamo con filiale fiducia al Padre, che solo può ascoltare ed esaudire le nostre suppliche. Preghiamo insieme e diciamo: Abbi pietà di noi, o Signore. 1. Quando la tristezza, la delusione e il dolore accecano la fede e rendono muta la preghiera...R 2. Quando il lavoro frenetico, la corsa al successo, l'ansia di apparire ci fa smarrire il senso autentico della vita...R 3. Quando incontriamo la sofferenza, la malattia, la morte e la nostra fede vacilla...R 4. Quando il peccato appesantisce il nostro cuore e lo chiude alla speranza della misericordia...R 5. Quando l'orgoglio acceca il nostro sguardo e impedisce di riconoscere i nostri errori.R

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6. Quando la paura ci spinge ad essere sordi di fronte ai problemi e ai dolori delle persone che ci passano accanto...R 7. Quando impediamo alla nostra fede di provocare la nostra coscienza...R C. Signore onnipotente, da te attendiamo il dono della piena risurrezione. Ascolta le preghiere che ti rivolgiamo in questa Pasqua ormai vicina e guidaci, nella speranza, verso la meta del nostro pellegrinaggio terreno. Per Cristo nostro Signore. A. Amen LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Esaudisci, Signore, le nostre preghiere: tu che ci hai illuminati con gli insegnamenti della fede, trasformaci con la potenza di questo sacrificio. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. A. E’ cosa buona e giusta È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia, purificati nello spirito alla celebrazione della Pasqua, perché, assidui nella preghiera e nella carità operosa, attingano ai misteri della redenzione la pienezza della vita nuova in Cristo tuo Figlio, nostro salvatore. E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli, ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti, proclamiamo con voce incessante l'inno della tua gloria : Santo, Santo, Santo…... C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore

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e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire: PADRE NOSTRO Padre nostro, che sei nei cieli sia santificato il Tuo nome venga il Tuo Regno sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C. Dio onnipotente, concedi a noi tuoi fedeli di essere sempre inseriti come membra vive nel Cristo poiché abbiamo comunicato al suo corpo e al suo sangue. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: andate in pace. A. Rendiamo grazie a Dio


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