Adeste nr 14 domenica 01 aprile 2018c

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ettimanale di Pastorale, Informazione, Condivisione per la ComunitĂ Italiana a cura della Missione Cattolica in Romania


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Carissimi nel Signore, Pax vobis! La pace sia con voi! Vengo a farvi gli auguri di buona Pasqua: portino essi a tutti ed a ciascuno di voi le gioie e i gaudii della Resurrezione. Il Cristo “nostra Pasqua”, è stato immolato: l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo, è morto, e, morendo, ha distrutto la morte. Ma Egli è risurrezione e vita, e oggi è risorto glorioso e risorgendo, rinnovò la vita. Siamo a Pasqua! La Pasqua segna il passaggio – Pasqua, in ebraico ,èpassaggio dell’uomo decaduto, dallo stato di schiavitù del peccato e della morte, alla libertà dei figli di Dio e al possesso di tutta una vita nuova di grazia. La Pasqua cristiana è la nostra riabilitazione dinanzi al Cielo, è la risurrezione morale e spirituale della umanità. É: osanniamo al Risorto: Alleluia, alleluia! É questo il giorno che ha fatto il Signore: esultiamo e rallegriamoci in esso, con le azioni della purezza e della verità... La Pasqua è “la Festa delle feste”, la “Solennità delle solennità”, poiché la Resurrezione del Signore è il miracolo per eccellenza, è il suggello della nostra fede nella divinità di Cristo. Siamo aPasqua, o carissimi: Alleluia, Alleluia! Pace a voi e pace a tutti! É l’ora delle gioie soavi e sante, l’ora della più spirituale consolazione: Cristo è risorto! Alleluia! Oh! Risorga Cristo anche in noi, se mai fossimo venuti meno lungo la via: viva in noi la sua grazia, e noi viviamo in Lui e di Lui, chè fuori di Lui non c’è vita, né consolazione che valga. Vivere Cristo e far vivere tutto il mondo di Cristo!... Che questa Santa Pasqua operi in noi un meraviglioso rinnovamento spirituale e ci trasfiguri in Cristo. Che la benedizione del Signore discenda amplissima su di voi e sui vostri Cari, e sia una benedizione grande, grande, grande com’è il Cuore di Dio! Buona e Santa Pasqua a tutti! Don Orione

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arissimi,

la Pasqua è un invito personale e comunitario alla gioia. La gioia che viene dalla vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, la gioia dell’essere riconciliati con il Padre, una riconciliazione offerta a tutto il mondo, la gioia che viene dal dono dello Spirito Santo che è il principale dono pasquale. Tutti sono concordi nell’affermare che il segno distintivo del cristiano sia la gioia. Risulta chiaro allora che uno degli obbiettivi “normali” cui la Pasqua ci sprona ad attuare dovrebbe essere quello di divenire una comunità di fedeli in Cristo che irradiano quotidianamente la gioia. Non dobbiamo assolutamente permettere agli eventi tristi, negativi della vita, di contaminare la gioia che viene dalla risurrezione di Gesù. Occorre “scovare”, pur nel caos degli eventi drammatici causati dalle contraddizioni umane, i segni di speranza, quella speranza intramontabile che ci è stata donata proprio dalla Risurrezione di Cristo. Auguri pasquali affinché possiamo vivere, sostenuti dallo Spirito di Cristo, da risorti!

don Valeriano 3


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ra le tante notizie di cronaca di questi ultimi giorni, mi sono particolarmente soffermato a riflettere sul gesto eroico del quarantaquattrenne tenente della gendarmeria francese, Arnaud Beltrame, promosso sul campo colonnello, che nell’attentato terroristico di venerdì scorso, 23 Marzo, ad un supermercato di Trebes, un piccolo centro del sud della Francia, poco distante dalla più famosa Carcassonne, si è offerto in ostaggio al posto del giovane cassiere, dietro il quale si faceva scudo il terrorista Radwan Ladkim. Un gesto che ha trovato poco risalto sulla stampa nazionale, ma che su “Le Figaro”, noto e importante quotidiano francese, è stato paragonato a quello del santo martire polacco, il francescano padre Massimiliano Kolbe, che nel Luglio 1941 ad Auschwitz liberamente si sostituì ad un sergente dell’esercito polacco, padre di famiglia, per morire al suo posto nel bunker della fame. Un accostamento giustificato dal fatto che il giovane militare francese dopo una giovinezza religiosamente indifferente, da dieci anni si era convertito al cattolicesimo, ricevendo in età adulta i sacramenti dell’iniziazione cristiana, cioè Battesimo, Cresima e Comunione, che abitualmente si ricevono durante l’infanzia, e diventando così un cristiano praticante. Il suo percorso di fede si stava completando con la preparazione al Matrimonio con la donna con cui conviveva da dieci anni, già programmato per il prossimo 9 Giugno. La laicissima Francia, contrariata dalla sacralità del paragone, ma soprattutto preoccupata dal possibile inquinamento religioso delle sue altrettanto laicissime istituzioni repubblicane, ha immediatamente reagito argomentando che nonostante la sua indiscutibile fede, alla base del comportamento del Beltrame c’era prima di tutto il suo amor patrio, maturato in anni di appartenenza alla massoneria, che lo aveva portato a scegliere come professione quella del poliziotto nella gendarmeria, impegno che naturalmente comporta la consapevolezza del mettere a rischio la propria vita per l’ordine pubblico e il bene comune. Dalle indagini condotte subito dopo l’attentato è stato infatti accertato che sostituendosi al cassiere l’intenzione di Arnaud Beltrame era quella di disarmare il terrorista. Il tenente colonnello sarebbe alla fine rimasto ucciso nella lotta con il terrorista, che lo ha ripetutamente pugnalato alla gola. Insomma la ragion di stato viene prima di qualsiasi altra motivazione, anche di quella nobilissima di natura religiosa. Come infatti le motivazioni religiose dell’attentatore non sono altro che una caricatura per mascherare la sua partecipazione alla lotta degli islamisti radicali contro l'Occidente e gli ebrei e il suo impegno assolutamente politico a favore dell’Isis, così pure la morte eroica del repubblicano Arnaud Beltrame non è riducibile al suo impegno cristiano, che pur nella sua evidenza, rimane sempre una questione di credo individuale. Ancora una volta l’individualismo e il secolarismo imperante dei nostri giorni, quello dell’ "uomo senza contesto", preferiscono l’ideologia laica dello stato a qualsiasi idea di trascendenza che possa trasformarsi in norma dell’esperienza umana quotidiana. Un dispotismo ideologico che ricorda molto quello di coloro che duemila anni fa vollero la morte di Gesù, colui che ci ha insegnato con la sua vita e con la sua autorevole parola che “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando” (Gv 15,13-14). Al di là dunque di tutte le possibili considerazioni culturali, a mio modesto parere, il dare la vita per gli altri è sempre un gesto di trascendenza nel quale si riflette l’onnipotenza misericordiosa del Dio cristiano, a tutt’oggi unica speranza davvero incrollabile per tutta l’umanità.

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Arezzo, 27 marzo 2018

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questo punto il loro lungo, affettuoso, sincero doppio abbraccio rimarrà un ricordo indelebile. Al termine della maratona televisiva del cortonese Andrea Saccone che lo aveva visto dominare per ben 13 puntate consecutive nella fortunata trasmissione Rai Uno L’Eredità, Fabrizio Frizzi fa un gesto che racchiude tutta la sua umanità. E anche le parole di supporto e di stima che riserva al giovane campione di casa nostra non sono affatto scontate. «Sei stato un campione favoloso – aveva commenta Frizzi – ancora complimenti per quello che hai fatto e per le emozioni che ci hai regalato. Ora torna alla tua vita normale. Questa è stata una bella parentesi, ma alla fine è solo un gioco. Ora dedicati agli obiettivi importanti per la tua vita. Tutti noi facciamo il tifo per te e per i tuoi prossimi esami di maturità». Parole che oggi racchiudono molto del Fabrizio artista, ma soprattutto dell’uomo semplice, garbato, signorile sia a telecamere accese che spente. «Sono sconcertato», ha commentato Andrea che ieri è stato raggiunto dalla notizia della scomparsa del conduttore Rai mentre si stava godendo la gita di fine anno in Spagna a Madrid con la sua classe del Liceo Scientifico. «Non posso che portare la mia viva testimonianza sulla sua profonda e per nulla costruita umanità», racconta ancora Andrea. «Non immaginavo nemmeno che le sue condizioni di salute fossero così gravi. Nulla aveva fatto trapelare durante le puntate a cui ho partecipato, anzi credevo avesse recuperato del tutto dopo il malore di ottobre».

Fabrizio era rimasto conquistato dalla perspicacia e dalla bravura di Andrea, un ragazzo verace, che in più occasioni, durante le numerose puntate trascorse insieme, aveva strappato risate autentiche al pubblico e allo stesso conduttore. «Non recitava una parte quando si trovava davanti alle telecamere. Prima dell’inizio della puntata veniva a salutare i concorrenti, per metterci tutti a proprio agio allentando così la tensione. Alla fine Fabrizio Frizzi è tornato a cercarmi in camerino per rinnovarmi i complimenti, farmi ancora una volta gli in bocca al lupo per il mio futuro e per scambiarci i contatti email per non perderci di vista. Avrei voluto scrivergli, ma non ho fatto in tempo. Conserverò gelosamente questi ricordi, di una persona meravigliosa. La televisione italiana perde un pezzo da 90». Il 19enne, infatti, è riuscito a stabilire il primato assoluto di permanenza all’Eredità, ed è anche il primo concorrente ad aver vinto il montepremi per tre puntate consecutive. Andrea era tornato a casa il 19 marzo con in tasca anche un montepremi di poco più di 47 mila euro. 6


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rande commozione sul finale dei funerali di Fabrizio Frizzi nella Chiesa degli Artisti in piazza del Popolo a Roma. Dopo la benedizione della bara, su cui c'erano una foto del conduttore sorridente e un grande cuscino di tulipani gialli, e la dichiarazione della fine della Messa, il sacerdote ha dato la parola ad Antonella Clerici e Carlo Conti per la lettura della «preghiera degli artisti». Dopo di loro, in un clima di commozione generale, con tanti dei volti presenti in chiesa rigati dalla lacrime, ha preso la parola Flavio Insinna per leggere la poesia sull'amicizia di Jorge Luis Borges, che recentemente un gruppo di amici e colleghi aveva dedicato proprio a Fabrizio Frizzi durante una delle ultime serate passate insieme. ECCO IL TESTO DELLA POESIA

"L'AMICIZIA"

Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita, Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori, però posso ascoltarli e dividerli con te. Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro, però quando serve starò vicino a te. Non posso evitarti di precipitare, solamente posso offrirti la mia mano perché ti sostenga e non cada. La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei, però gioisco sinceramente quando ti vedo felice. Non giudico le decisioni che prendi nella vita, mi limito ad appoggiarti, a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi. Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti, però posso offrirti lo spazio necessario per crescere. Non posso evitare la tua sofferenza, quando qualche pena ti tocca il cuore, però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo. Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere, solamente posso volerti come sei ed essere tuo amico. In questo giorno pensavo a qualcuno che mi fosse amico, in quel momento sei apparso tu… Non sei né sopra né sotto né in mezzo, non sei né in testa né alla fine della lista. Non sei né il numero uno né il numero finale e tanto meno ho la pretesa di essere io il primo, il secondo o il terzo della tua lista. Basta che tu mi voglia come amico. Poi ho capito che siamo veramente amici. Ho fatto quello che farebbe qualsiasi amico: ho pregato e ho ringraziato Dio per te. Grazie per essermi amico. Jorge Luis Borges 7


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n 840mila coi nostri anziani. Caritas Monza: ripensare i modelli di assistenza. In cinque anni la domanda delle famiglie salirà del 51%

donare in patria i loro stessi figli e come questa separazione scavi nei loro cuori, «eppure è un aspetto che dovrebbe interessarci molto – nota Giovanna Perucci, psicologa del Servizio anziani della Caritas di Monza –: che tipo di equilibrio possono avere nelle nostre famiglie donne, appunto, con il cuore altrove? Non si può essere frantumati e svolgere bene un lavoro di cura». Come Avvenire ha più volte documentato, tanti studi dimostrano che alle spalle si sono lasciate un vuoto affettivo ed educativo devastante, con bambini cresciuti nel migliore dei casi dal padre o dai nonni: «Questo è il primo problema. È giusto che, per venire incontro a una domanda sempre più esigente delle nostre famiglie, le badanti debbano rinunciare alla propria? » si interroga don Panzeri, ricordando che «non esiste una famiglia più importante del-l’altra, ed è inaccettabile che una affondi per tenere a galla l’altra».

Le chiamano “donne con il cuore altrove”. Sono madri e mogli che vivono a migliaia di chilometri dai loro figli e mariti, e l’anziano che vestono, spogliano, lavano e nutrono non è il padre o la madre che un tempo le mise al mondo ma uno sconosciuto, nella cui intimità però devono fare breccia, a costo della propria. Da noi le chiamano badanti. In Italia sono già 840mila, tra regolari e irregolari, e la domanda aumenta, con la prospettiva entro il 2023 di un 51% in più di over 85enni nella nostra popolazione. Madri col cuore altrove. «Il fenomeno si è diffuso un ventennio fa e allora ci sembrò la soluzione per due problemi, da una parte la via d’uscita dalla povertà per il migrante, dall’altra la risposta alle esigenze di tanti nostri anziani – spiega don Augusto Panzeri, responsabile della Caritas di Monza –. Con il tempo però ci siamo accorti di come l’universo badanti sia molto complesso, al punto da aver creato nuovi modelli di convivenza e aperto vere ferite sociali, le cui conseguenze pesano sul futuro nostro e loro. Occorre trovare al più presto soluzioni per il bene di entrambe le realtà, la famiglia italiana e quella delle donne venute da lontano...». Preoccupati solo dell’efficienza delle badanti che paghiamo, non ci chiediamo più insomma come abbiano potuto abban-

Storie di simbiosi e di solitudini. Ma il secondo problema riguarda invece ciò che accade qui in Italia, dove le famiglie hanno aspettative molto alte «e a queste donne non chiedono solo un’assistenza, ma di prendersi sulle spalle un carico notevole di affetti. Spesso si chiede loro di sostituirsi ai figli, di sollevarli dagli obblighi». E a questo non tutte sono preparate, «per cui attese così forti sono a volte calpestate... Penso al caso attuale di una signora malata 8


Adeste 2018/7°- 14 di Sla che aveva costruito un rapporto intenso con la badante quando questa curava il marito colpito da Alzheimer. Morto l’uomo, di fronte alla Sla la donna ha accettato un’altra offerta di lavoro e se n’è andata. La signora italiana si è sentita tradita: non ha perso un’assistente, ha perso quasi una figlia», continua il responsabile Caritas. Come a dire che quello della badante è più una missione che un mestiere, e come tale richiede da entrambe le parti una profonda riflessione finora mai avvenuta. Non di poco conto è anche il fatto che il luogo di lavoro è casa nostra, il centro delle relazioni e degli affetti. Proprio quelli cui la badante ha dovuto rinunciare... Quante volte vediamo l’anziano e la sua assistente passeggiare a braccetto, ma lontani mille miglia? Separati da lingua ed etnia, faticano anche a capirsi e a braccetto vanno due solitudini. L’uno sogna un vero familiare, esattamente come l’altra: «Quando ho nostalgia mi chiudo in me stessa, non ho più forze – racconta Natascia M.– , appena posso telefono a mia mamma, anche solo un minuto e sto già meglio». «Ma abbiamo raccolto anche belle storie di incontri, vere e proprie simbiosi dove uno ha salvato l’altro e viceversa», interviene Lucia Mariani, assistente sociale e referente dell’area anziani per la Caritas di Monza. Come è avvenuto in casa di Piero Tarticchio, che ha assunto una «donna peruviana di altissima onestà», Mercedes, per la moglie malata di tumore, accogliendola insieme al suo bambino. Morta la moglie, ha lasciato che en-

trambi restassero a vivere sotto il suo tetto, continuando a stipendiare la donna come cuoca e trattando il ragazzo come un nipote. O ancora il caso di Didina, rumena di 48 anni, che mandando a casa i soldi ha fatto laureare entrambe le figlie e ha assicurato loro un benessere altrimenti impossibile. La generazione degli orfani bianchi. «Ma a che costo? Quanto ne vale la pena?», torna al punto Lucia Mariani. «Noi prendiamo le risorse di cura da altri Paesi e lì creiamo una generazione di bambini left behind, lasciati indietro, i cosiddetti “orfani bianchi”». Mezzo milione nella sola Europa dell’Est. E il ricongiungimento familiare, che può risolvere almeno il problema degli affetti, è causa di guai peggiori: «Porti qui ragazzini che non conoscono le mamme e impoverisci un Paese della propria gioventù. Inoltre in patria grazie ai soldi mandati dalla madre erano dei privilegiati, mentre in Italia sono ragazzi arrabbiati, si vergognano del suo lavoro umile e vogliono tornare indietro». Generazioni senza radici, al punto che – ha spiegato Natalia Tkachenko di Caritas Ukraine nel convegno 'Intrecci di famiglie', organizzato a Monza per individuare buone prassi – «noi scoraggiamo la partenza delle madri: i figli maschi ne soffrono particolarmente, hanno traumi psicologici che sfociano in timidezza, aggressività, disturbi della sessualità, immotivati sensi di colpa». D’altronde partire è un obbligo, se in Ucraina lo stipendio medio è di 100 euro al mese, «per cui l’80% delle emigrate desidera tornare, ma poi lo fa il 40%». 9


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L’ULTIMO GIORNO DI SAN GIOVANNI PAOLO II

anche sull'immagine della Madonna di Czestochowa.Su un tavolino, la foto dei suoi genitori.

Verso le ore 20.00, accanto al letto del Papa morente, monsignor Stanislaw Dziwisz presiedette la Brano tratto dal libro Lasciatemi andare, La for- celebrazione della santa Messa della domenica della za nella debolezza di Giovanni Paolo II, Divina Misericordia. Conceedizioni San Paolo. lebrarono: il cardinale MarianJaworski, monsignor StaSapendo che per lui si stava approssimannislaw Rylko, monsignordo il tempo di passare all’eternità, d’accorMieczyslaw Mokrzycki e pado con i medici aveva deciso di non recarsi dre Tadeusz Styczen. Alall'ospedale ma di rimanere in Vaticano, l'Eucaristia parteciparono il dove aveva assicurate le indispensabili cudottor Renato Buzzonetti, i re mediche.Voleva soffrire e morire a casuoi collaboratori e le suore sa sua, rimanendo presso la tomba dell'aAncelle del SacroCuore postolo Pietro. della Casa Pontificia. Le parole del Vangelo di L'ultimo giorno della sua vita - sabato 2 san Giovanni risuonarono in modo commovenaprile -sicongedò dai suoi più stretti collaboratori te:«Venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: della Curia romana. Presso il suo capezzale conti"Pace a voi!"», come anche leparole della preghienuava la preghiera, a cui partecipava, nonostante ra universale: «Signore Gesù, vieni per farci udire la febbre alta e un'estrema debolezza. quella Tua promessa fatta nel cenaNel pomeriggio, a un certo momento colo: "Pace a voi!". In questo modisse:«Lasciatemi andare alla casa mento abbiamo tanto bisogno della del Padre». Verso le ore 17 furono Tua presenza». recitati i primi Vespri della seconda Prima dell'offertorio il cardinale domenica di Pasqua, cioè della doMarian Jaworski amministrò anmenica della Divina Misericordia. Le cora una volta al Santo Padre letture parlavano della tomba vuota e l'Unzione degli Infermi, e durante della Risurrezione di Cristo, ritornava la parola: «Alleluia». Al termine fu la Comunione monsignor Dziwisz recitato l'inno Magnificate la Salve Regli diede il Sangue Santissimo come gina.Il Santo Padre più volte abbracViatico, conforto sul cammino verso ciò con lo sguardo i presenti del suo la vita eterna. Dopo qualche tempo più stretto ambiente e i medici che le forze cominciarono ad abbandovegliavano accanto a lui. Dalla piazza nare il Santo Padre. Nella mano gli San Pietro, dove si erano radunate era stata posta una candela benemigliaia di fedeli, specialmente di giovani, giungevano le grida: «Giovanni Paolo II» e detta accesa. Alle ore 21.37 Giovanni Paolo II «Viva il Papa!». Udiva quelle parole. Sulla parete di lasciò questa terra.presenti cantarono il TeDeum. fronte al letto del Santo Padre era appesa in un qua- Con le lacrime agli occhi rendevano grazie a dro l'immagine di Cristo sofferente, legato con le Dio per il dono della persona del Santo Padre corde: l'Ecce Homo, che con lo sguardo egli fissava e per il suo grande pontificato. continuamente durante la sua malattia. Gli occhi del Papa che si stavano spegnendo si posavano 10


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pre parlato di Dio, pur senza nominarlo mai”: questo fa la tenerezza. Ecco la grandezza dell’amore che rivolgiamo agli altri, che porta nascosto in sé, anche se non ci pensiamo, l’amore stesso di Dio. a professionalità degli inferNon stancatevi mai di mieri "non si manifesta solo stare vicini alle persone in ambito tecnico, ma anche e forse ancor con questo stile umano e fraterno, trovando più nella sfera delle relazioni umane", sempre la motivazione e la spinta per svolgere il ed "è proprio in questa sintesi di capacità tecnivostro compito. Siate anche attenti, però, a non che e sensibilità umana che si manifesta in pieno spendervi fino quasi a consumarvi, come accade il valore e la preziosità del vostro lavoro". Così il se si è coinvolti nel rapporto coi pazienti al punto Papa agli infermieri della neonata federazioda farsi assorbire, vivendo in prima persona tutne Fnopi. "Prendendovi cura di donne e di uo- to ciò che accade loro. Quello che svolgete è un mini, di bambini e anziani, in ogni fase della lavoro usurante, oltre che esposto a rischi, e un loro vita, dalla nascita alla morte, siete impeeccessivo coinvolgimento, unito alla durezza gnati in un continuo ascolto, teso a comprendere delle mansioni e dei turni, potrebbero farvi perquali siano le esigenze di quel malato" e poi ha dere la freschezza e la serenità che vi sono neaggiunto, a braccio: "Non dimenticatevi delcessarie", ha aggiunto papa Francesco. la medicina delle carezze. È tanto importante. Ai 6.500 infermieri raccolti in Sala Nervi il Papa Una carezza, un sorriso è pieno di senso per i ha anche detto: "Un altro elemento che rende malati. È semplice il gesto, ma porta su. Si sente gravoso e talora insostenibile lo svolgimento accompagnato, sente vicina la guarigione, si della vostra professione è la carenza di persosente persona, non un numero. Non dimenticanale, che non può giovare a migliorare i servizi te". offerti, e che un'amministrazione saggia non può

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Secondo Francesco, "davanti alla singolarità di ogni situazione, infatti, non è mai abbastanza seguire un protocollo, ma si richiede un continuo e faticoso! - sforzo di discernimento e di attenzione alla singola persona. Tutto questo fa della vostra professione una vera e propria missione, e di voi degli 'esperti in umanità', chiamati ad assolvere un compito insostituibile di umanizzazione in una società distratta, che troppo spesso lascia ai margini le persone più deboli, interessandosi solo di chi 'vale', o risponde a criteri di efficienza o di guadagno".

intendere in alcun modo come una fonte di risparmio".

Infine un ricordo personale: "Col vostro permesso vorrei rendere omaggio a un'infermiera che mi ha salvato la vita. È un'infermiera, suora ha proseguito -. Una suora italiana, domenicana, che è stata inviata in Grecia come professoressa, molto colta, ma anche infermiera. Poi è andata in Argentina, e quando io a vent'anni ero vicino alla morte, è stata lei a dire ai dottori a discutere con loro, questo sì, quest'altro di più: e grazie a queste cose io sono sopravvissuto". La ringrazio "Proprio la tenerezza: la tenerezza è la “chiave” tanto - ha detto ancora Francesco, che aveva racper capire l’ammalato. Con la durezza non si contato l'episodio, legato a una polmonite non capisce l’ammalato. La tenerezza è la chiave diagnosticata, nel dicembre 2016 ricevendo maper capirlo, ed è anche una medicina preziosa lati e personale dell'ospedale pediatrico Bambiper la sua guarigione. E la tenerezza passa dal no Gesù -. La ringrazio e vorrei nominarla qui cuore alle mani, passa attraverso un “toccare” davanti a voi: suor Cornelia Caraglio. Una brava le ferite pieno di rispetto e di amore. donna. Anche coraggiosa, al punto di discutere Anni fa, un religioso mi confidò che la frase più con i medici, umile ma sicura di quello che facetoccante che gli era stata rivolta nella vita era va". "E tante vite, tante vite si salvano per voi quella di un malato, che egli aveva assistito nella ha concluso il Pontefice tra gli applausi dei prefase terminale della sua malattia. “La ringrazio, senti - perché state tutto il giorno lì e vedete copadre – gli aveva detto – perché lei mi ha semsa accade con il malato. Grazie di tutto questo!"

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origini del pesce d'aprile non sono note, anche se sono state proposte diverse teorie. Una delle più remote riguarderebbe il beato Bertrando di San Genesio, patriarca di Aquileia dal 1334 al 1350, il quale avrebbe liberato miracolosamente un papa soffocato in gola da una spina di pesce; per gratitudine il pontefice avrebbe decretato che ad Aquileia, il primo aprile, non si mangiasse pesce. Un'altra teoria tra le più accreditate colloca la nascita della tradizione nella Francia del XVI secolo. In origine, prima dell'adozione del Calendario Gregoriano nel 1582, in Europa era usanza celebrare il Capodanno tra il 25 marzo e il 1º aprile, occasione in cui venivano scambiati pacchi dono. La riforma di papa Gregorio XIII spostò la festività indietro al 1º gennaio, motivo per cui sembra sia nata la tradizione di consegnare dei pacchi regalo vuoti in corrispondenza del 1º di aprile, volendo scherzosamente simboleggiare la festività ormai obsoleta. Il nome che venne dato alla strana usanza fu , per l'appunto "pesce d'aprile". Un'altra ipotesi vede protagoniste le prime pesche primaverili del passato. Spesso accadeva che i pescatori, non trovando pesci sui fondali nei primi giorni di aprile, tornassero in porto a mani vuote e per questo motivo erano oggetto di ilarità e scherno da parte dei compaesani. Alcuni studiosi hanno inoltre ipotizzato come origine del pesce d'aprile l'età classica, e, in particolare, hanno intravisto alcune possibili comunanze con l'usanza attuale sia nel mito di Proserpina (che dopo essere stata rapita da Plutone viene cercata invano dalla madre, ingannata da una ninfa), sia nella festa pagana dei Veneralia (dedicata a Venere Verticordia e alla Fortuna Virile) che si teneva il 1º aprile.

Nel mondo. Nei paesi in cui ricorre la tradizione del 1º aprile, questa può assumere diverse sfaccettature a seconda della cultura locale. In Scozia la ricorrenza è nota col nome di (dallo scozzese = "cuculo"), e pare che proprio qui sia nato il popolare scherzo che consiste nell'attaccare un avviso recitante "calciami" ( ) sulla schiena della vittima.. In Italia la tradizione marinaresca vuole che in passato fosse vietato uscire in mare il 1º aprile, giorno in cui la Sirena Partenope avrebbe trasformato, per gioco e scherzo, i marinai in pesci. A Napoli diventa anche dolce di cioccolato proprio per compensare i pescatori del mancato bottino nel giorno sconsigliato dalla leggenda per recarsi a pescare. Una leggenda di cui si legge traccia anche in "Napoli Nobilissima" di Benedetto Croce.[ 12


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Il sepolcro vuoto, annuncio di una vita indistruttibile Una tomba, un giardino, una casa e un andare e venire di donne e di uomini. Maria di Magdala esce di casa quando è ancora notte, buio nel cielo e buio nel cuore. Non ha niente tra le mani, solo il suo amore che si ribella all’assenza di Gesù: «Amare è dire: tu non morirai!» (G. Marcel). È pieno di risonanze del Cantico dei Cantici il Vangelo del mattino di Pasqua: ci sono il giardino, la notte e l’alba, la ricerca dell’amore perduto, c’è la corsa, le lacrime, e il nome pronunciato come soltanto chi ama sa fare. Maddalena ha un gran coraggio. Quell’uomo amato, che sapeva di cielo, che aveva spalancato per lei orizzonti infiniti, è ora chiuso in un buco nella roccia. Tutto finito. Ma perché Maria si reca al sepolcro? «Perché si avvicinò alla tomba, pur essendo una donna, mentre ebbero paura gli uomini? Perché lei gli apparteneva e il suo cuore era presso di lui. Dove era lui, era anche il cuore di lei. Perciò non aveva paura» (Meister Eckhart).

E vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Il sepolcro è spalancato, vuoto e risplendente, nel fresco dell’alba. E fuori è primavera. Il sepolcro è aperto come il guscio di un seme. E vuoto. Maria di Magdala corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo. È sempre lei, la donna forte accanto alla croce, stordita in faccia al sepolcro vuoto, sempre nominata per prima negli elenchi delle donne che seguono Gesù, è lei che rimette in moto il racconto della fede. Sugli apostoli era piombato un macigno. Il dolore a unghiate aveva scavato il cuore. Ma loro hanno comunque fatto una scelta intelligente: stanno insieme, non si separano. Uno da solo può essere travolto, insieme invece si fa argine, insieme si può correre e arrivare più lontano e più in profondità: uscirono allora Simon Pietro e l’altro discepolo e correvano insieme tutti e due…

Insieme arrivano e vedono: manca un corpo alla contabilità della morte, manca un ucciso ai conti della violenza. I loro conti sono in perdita. Quell’assenza richiede che la nostra vista si affini, chiede di vedere in profondità. «Non è qui» dice un angelo alle donne. Che bello questo «non è qui». Lui è, ma non qui; lui è, ma va cercato fuori, altrove; è in giro per le strade, è in mezzo ai viventi; è «colui che vive», è un Dio da sorprendere nella vita. È dovunque, eccetto che fra le cose morte. È dentro i sogni di bellezza, in ogni scelta per un più grande amore, è dentro l’atto di generare, nei gesti di pace, negli abbracci degli amanti, nella fame di giustizia, nel grido vittorioso del bambino che nasce, nell’ultimo respiro del morente. E chi vive una vita come la sua ha in dono la sua stessa vita indistruttibile.

p. Ermes Ronchi


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+Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen. C. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE ATTO PENITENZIALE

C. Nel giorno in cui celebriamo la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, anche noi siamo chiamati a morire al peccato per risorgere alla vita nuova. Riconosciamoci bisognosi della misericordia del Padre. C. Signore, nostra pace, abbi pietà di noi. A. Signore, pietà. C. Cristo, nostra Pasqua, abbi pietà di noi. A. Cristo, pietà. C. Signore, nostra vita, abbi pietà di noi. A. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di voi, perdoni i vostri peccati e vi conduca alla vita eterna. A. Amen

GLORIA

Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore, figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati dal mondo abbi pietà di noi; tu che togli i peccati dal mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA

C. O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella

luce del Signore risorto. Egli è Dio... LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura Dagli Atti degli Apostoli In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio. SALMO RESPONSORIALE R. Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo. Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre. Dica Israele: «Il suo amore è per sempre». R/. La destra del Signore si è innalzata, la destra del Signore ha fatto prodezze. Non morirò, ma resterò in vita e annuncerò le opere del Signore. R/. La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d'angolo. Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi.R/.

A.

Rendiamo grazie a Dio

SEQUENZA

Alla vittima pasquale, s’innalzi oggi il sacrificio di lode. L’Agnello ha redento il suo gregge, l’Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre. Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa. «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?». «La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti. Cristo, mia speranza, è risorto: precede i suoi in Galilea». Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi.

Canto al Vangelo

ALLELUIA. ALLELUIA Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato: facciamo festa nel Signore. ALLELUIA. ALLELUIA C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo GIOVANNI A. Gloria a te o Signore

VANGELO

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolSeconda Lettura cro. Correvano insieme tutti e due, Dalla lettera di san Paolo apostolo ma l’altro discepolo corse più veai Colossési loce di Pietro e giunse per primo Fratelli, se siete risorti con Cristo, al sepolcro. Si chinò, vide i teli pocercate le cose di lassù, dove è sati là, ma non entrò. Cristo, seduto alla destra di Dio; Giunse intanto anche Simon Pietro, rivolgete il pensiero alle cose di che lo seguiva, ed entrò nel sepollassù, non a quelle della terra. cro e osservò i teli posati là, e il Voi infatti siete morti e la vostra sudario – che era stato sul suo cavita è nascosta con Cristo in Dio! po – non posato là con i teli, ma Quando Cristo, vostra vita, sarà avvolto in un luogo a parte. manifestato, allora anche voi appa- Allora entrò anche l’altro disceporirete con lui nella gloria. Parola di lo, che era giunto per primo al seDio. polcro, e vide e credette. Infatti

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Adeste 2018/7°- 14 non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti Parola del Signore A. Lode a te, o Cristo. OMELIA ( seduti) CREDO Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. A. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Fratelli e sorelle, oggi Cristo, nostra Pasqua, è risorto: la nostra salvezza è compiuta! Con gioia ed esultanza apriamo il nostro cuore al Signore per tutte le necessità della Chiesa, del mondo e della nostra vita. Lo invochiamo dicendo: Signore, Dio della gloria, ascoltaci! 1. Per tutte le comunità cristiane, perché la Pasqua segni un autentico passaggio verso una vita spirituale più matura e consapevole, preghiamo. 2. Per il mondo intero, perché riconosca le meraviglie del Signore e scopra in Cristo il punto di riferimento di coloro che cercano la verità di Dio e la verità dell'uomo, preghiamo. 3. Per chi è solo e in difficoltà, perché si senta avvolto dall'amore del Signore, che lo ha chiamato a partecipare alla sua gloria, preghiamo. 4. Per noi che partecipiamo a que-

sta Eucaristia, perché la gioia pasquale non si esaurisca in questo giorno, ma ci accompagni nella vita quotidiana, preghiamo. C. O Signore, Dio della gloria, che conosci i nostri cuori, sostienici nei nostri propositi di rinnovamento della vita alla luce della Pasqua e accogli ogni nostra invocazione, perché il mondo intero possa riconoscere in te la fonte della vita e della speranza. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Esultanti per la gioia pasquale ti offriamo, Signore, questo sacrificio, nel quale mirabilmente nasce e si edifica sempre la tua Chiesa. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. A. E’ cosa buona e giusta È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, proclamare sempre la tua gloria, o Signore, e soprattutto esaltarti in questo giorno nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato. È lui il vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo, è lui che morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita. Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale, l’umanità esulta su tutta la terra, e con l’assemblea degli angeli e dei santi canta l’inno della tua gloria: Santo, Santo, Santo…... C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino

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insegnamento, osiamo dire: PADRE NOSTRO Padre nostro, che sei nei cieli sia santificato il Tuo nome venga il Tuo Regno sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C. Proteggi sempre la tua Chiesa, Dio onnipotente, con l’inesauribile forza del tuo amore, perché, rinnovata dai sacramenti pasquali, giunga alla gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: andate in pace. A. Rendiamo grazie a Dio


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