Adeste nr 16 domenica 15 aprile 2018c

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ettimanale di Pastorale, Informazione, Condivisione per la ComunitĂ Italiana a cura della Missione Cattolica in Romania


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ne e rinunciando ai tuoi interessi personali". "Nella Chiesa, santa e composta da peccatori, troverai tutto ciò di cui hai bisogno per crescere verso la santità", assicura Bergoglio. "Non avere paura della santità. Non ti toglierà forze, vita e gioia. Tutto il contrario, perché arriverai ad essere quello che il Padre ha pensato quando ti ha piace vedere la santità nel popolo di Dio creato". paziente; in questa costanza per andare avanti Francesco fa poi degli esempi pratici di cosa giorno dopo giorno. La santità della porta acvuol dire "santità" nel mondo contemporaneo. In canto; la classe media della santità". Nella molti casi, si tratta di andare "controcorrente". sua nuova esortazione apostolica dedicata alla "Essere poveri nel cuore, questo è santità "Chiamata alla santità nel mondo contempora[...].Reagire con umile mitezza, questo è santità neo", Papa Francesco si rivol[...]. Saper piangere con gli ge a tutti i cristiani. Ai cristiani altri, questo è santità "della porta accanto", al popo[...].Cercare la giustizia con lo di Dio paziente che non si fame e sete, questo è santità distingue necessariamente per [...]. Guardare e agire con migrandi imprese e grandi gesta, sericordia, questo è santità ma fa della sua condotta quoti[...]. Mantenere il cuore pulito diana la propria "missione in da tutto ciò che sporca l'amoCristo". re, questo è santità [...]. SemiL'esortazione "Gaudete et nare pace intorno a noi, queExsultate" - pubblicata dal Vaticano e illustrata sto è santità [...]. Accettare ogni giorno la via del da monsignor Angelo De Donatis, arcivescovo Vangelo nonostante ci procuri problemi, questo vicario per la diocesi di Roma - è un invito ad è santità". ascoltare la chiamata del Signore al di là di Francesco individua "cinque grandi manife"modelli di santità che appaiono irraggiungibistazioni dell'amore per Dio e per il prossimo" li". che sono particolarmente importanti visti "i riTutti – ci dice Bergoglio – possiamo aspirare schi e i limiti della cultura di oggi". Si tratta di: 1) alla santità. sopportazione, pazienza e mitezza; 2) gioia e "Non pensiamo solo a quelli già beatificati o ca- senso dell'umorismo; 3) audacia e fervore; 4) nonizzati. Dio ha voluto entrare in una dinamica il vivere in comunità; 5) la preghiera costanpopolare, nella dinamica di un popolo", afferma te. Francesco. La "chiamata alla santità è anche per "La vita cristiana è un combattimento permanente": te", ricorda infine Bergoglio. "Si richiedono forza "Sei una consacrata o un consacrato? Sii san- e coraggio per resistere alle tentazioni del diato vivendo con gioia la tua donazione. Sei spo- volo e annunciare il Vangelo. Questa lotta è molsato? Sii santo amando e prendendoti cura di to bella, perché ci permette di fare festa ogni volta che il Signore vince nella nostra vita". tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un lavoratore? Sii san- "No a cristiani e media cattolici violenti to compiendo con onestà e competenza il tuo su Internet" lavoro al servizio dei fratelli. Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pa- Francesco mette in guardia anche dai rischi delzienza ai bambini a seguire Gesù. Hai autori- la rete, che può diventare "fonte di violenza". tà? Sii santo lottando a favore del bene comu- "Anche i cristiani possono partecipare a reti di 2


Adeste 2018/7°- 16 violenza verbale mediante Internet e i diversi ambiti o spazi di interscambio digitale. Persino nei media cattolici si possono eccedere i limiti, si tollerano la diffamazione e la calunnia, e sembrano esclusi ogni etica e ogni rispetto per il buon nome altrui. Così - sottolinea il Pontefice si verifica un pericoloso dualismo, perché in queste reti si dicono cose che non sarebbero tollerabili nella vita pubblica, e si cerca di compensare le proprie insoddisfazioni scaricando con rabbia i desideri di vendetta. È significativo che a volte, pretendendo di difendere altri comandamenti, si passi sopra completamente all'ottavo: 'Non dire falsa testimonianza', e si distrugga l'immagine altrui senza pietà. Lì si manifesta senza alcun controllo che la lingua è 'il mondo del male' e 'incendia tutta la nostra vita, traendo la sua fiamma dalla Geenna'". Francesco quindi precisa che "la fermezza interiore, che è opera della grazia, ci preserva dal lasciarci trascinare dalla violenza che invade la vita sociale, perché la grazia smorza la vanità e rende possibile la mitezza del cuore. Il santo non spreca le sue energie lamentandosi degli errori altrui, è capace di fare silenzio davanti ai difetti dei fratelli ed evita la violenza verbale che distrugge e maltratta, perché non si ritiene degno di essere duro con gli altri, ma piuttosto li considera 'superiori a sé stesso'".

quel fratello che rischia la vita per dare un futuro ai suoi figli". Pertanto, "non si tratta dell'invenzione di un Papa o di un delirio passeggero...".

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santo è capace di vivere con gioia e senso dell’umorismo. Senza perdere il realismo, illumina gli altri con uno spirito positivo e ricco di speranza”. Lo scrive il Papa nella Gaudete et Exsultate, tracciando un identikit della santità cristiana nel quotidiano. “Il malumore non è segno di santità”, spiega Francesco citando l’esempio di san Tommaso Moro, san Vincenzo de Paoli o san Filippo Neri: quella del cristiano “è una sicurezza interiore, una serenità piena di speranza, che offre una soddisfazione spirituale incomprensibile secondo i criteri mondani”. “Non sto parlando della gioia consumista e individualista così presente in alcune esperienze culturali di oggi”, precisa il Papa: “Il consumismo non fa che appesantire il cuore; può offrire piaceri occasionali e passeggeri, ma non gioia. Mi riferisco piuttosto a quella gioia che si vive in comunione, che si condivide e si partecipa”.

"Non difendere i migranti non è da cristiani" "La difesa dell'innocente che non è nato deve essere chiara, ferma e appassionata. Ma ugualmente sacra è la vita dei poveri che sono già nati, che si dibattono nella miseria", puntualizza Bergoglio nella sua esortazione. Il Pontefice fa anche l'esempio attualissimo dell'atteggiamento verso i migranti. "Spesso si sente dire che, di fronte al relativismo e ai limiti del mondo attuale, sarebbe un tema marginale la situazione dei migranti; alcuni cattolici affermano che è un tema secondario rispetto ai temi 'seri' della bioetica...". Ebbene, sottolinea il Papa, "che dica cose simili un politico preoccupato per i suoi successi si può comprendere; ma non un cristiano a cui si addice solo l'atteggiamento di mettersi nei panni di 3


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Sandra Sabattini Nasce il 19 agosto 1961 a Riccione. Il 24 gennaio 1972, all'età di 10 anni, inizia a scrivere le sue riflessioni su fogliettini lasciati dentro i libri di scuola, tra gli appunti fissati su quaderni, agende, o magari su cartoline mai spedite. È lo stesso don Oreste Benzi a voler far emergere, dopo la sua morte, il profondo cammino spirituale compiuto da Sandra pubblicando “Il Diario di Sandra” edito da Sempre Comunicazione, giunto ormai alla quarta edizione. Scriveva: «La vita vissuta senza Dio è un passatempo, noioso o divertente, con cui giocare in attesa della morte». A 12 anni, conosce don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII. La mattina del 29 aprile 1984, all’età di 23 anni, mentre scende dall’auto per partecipare ad incontro comunitario con il fidanzato Guido Rossi e un amico, viene travolta da un’altra auto e morirà tre giorni dopo all’ospedale Bellaria di Bologna. Nel settembre 2006 il vescovo di Rimini, Mons. Mariano De Nicolò introduce la causa di canonizzazione. Sandra Sabattini è serva di Dio e continua ad essere presente nella Chiesa, dove è viva più che mai, per la sua testimonianza di amore. 4


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«La mia vita oggi qui è un miracolo» e «l’odio, il male e il rancore non hanno vinto, nei nostri cuori regna un senso di pace, pietà e misericordia ». È il messaggio che Antonietta Gargiulo ha voluto inviare alla Comunità “Gesù risorto”, a poco più di un mese dalla tragedia che ha sconvolto la sua famiglia: il 28 febbraio scorso, il suo ex marito Luigi Capasso uccise, a Cisterna di Latina, le loro figlie di 8 e 14 anni e la ferì gravemente prima di suicidarsi.

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ualche giorno fa ho letto, tra l’apprensivo e il divertito, un articolo che metteva in guardia dai tanti focolai di germi che si annidano nelle nostre cucine su tutti gli strumenti di uso quotidiano: piani di lavoro, taglieri e cucchiai di legno, spugne, strofinacci. Già, gli strofinacci! E’ pensando a loro che mi è venuto in mente uno strofinaccio molto particolare: il grembiule della nonna. Chi ha scritto quell’articolo forse non sa, o se lo sa lo ha dimenticato, che, tra gli strumenti che hanno fatto la storia dell’umanità, il grembiule della nonna merita un posto d’onore. Il suo uso tradizionale era quello di proteggere il vestito. Più facile da lavare dell’ abito che c’era sotto perché più piccolo e con meno pretese, se ne potevano avere tanti perché fatti con materiale di recupero. Invece di vestiti, nella maggior parte di casi, se ne aveva uno e uno soltanto. L’umile vecchio grembiule, lavato e rilavato più volte e messo ad asciugare, piegato, sopra la stufa a legna, quando si trovava nella sede per cui era stato concepito, cioè legato alla vita della nonna, si trasformava nel più versatile strumento a sua disposizione. C’era una pentola calda da rimuovere dal forno? Niente presine! Si alzava il lembo del grembiule e, con un gesto fulmineo per evitare scottature, in un battibaleno il ruoto si trovava sul tavolo.Nel pollaio c’erano uova appena deposte, calde e invitanti? Il grembiule diventava un pratico strumento di trasporto; all’occorrenza portava anche pulcini pigolanti o, se le galline erano sfaticate, anche di uova covate per metà per essere messe vicino la stufa a continuare la schiusa.E poi, fascine e legnetti per accendere il fuoco; tutti i tipi di verdure, piselli, pomodori, melanzane provenienti dall’orto; e, ancora, noci, castagne… e mele, quelle cadute dall’albero e ammaccate. Venivano raccolte religiosamente e portate in casa per utilizzarle in una semplice quanto squisita torta di mele.Mani bagnate asciugate sommariamente con un angolo di quel pezzo di stoffa indicavano che un lavoro era finito e che ci si stava accingendo a iniziarne un altro. Per non parlare di quanta insospettabile polvere quel vecchio grembiule ha tolto, furtivamente in pochi secondi, dall’angolo di un mobile. E le tasche? Uno scrigno contenente un ditale e un rocchetto con l’ago infilato pronto all’uso, un gomitolo da srotolare per fare la calza, un fazzoletto da naso usato più e più volte.Ma gli usi più vicini al cuore erano altri: quando verso sera faceva un po’ più freddo, la nonna lo usava per avvolgere le braccia del nipotino infreddolito e comunicargli un po’ di calore; con un lembo dello stesso gli puliva il musetto e le mani impiastricciate, le orecchie sporche, il moccio al naso; e, tenerezza infinita, lo proteggeva quando, intimidito e impaurito, correva a nascondersi tra le sue gonne e gli asciugava le lacrime.Ci vorrà molto tempo prima che qualcuno inventi qualcosa che possa paragonarsi per multifunzionalità a quel “grembiule d’altri tempi”. Non credo che i ragazzi siano in grado di capire, oggi, ciò che per certe generazioni, ha rappresentato questo indumento, ma non fa niente, abbiamo comunque il dovere di ricordarlo. Di sicuro gli igienisti di oggi impazzirebbero per cercare di capire quanti germi erano concentrati su quel pezzo di stoffa umile e rattoppato. Personalmente penso che nessun bambino abbia mai preso malattie dal “grembiule della nonna”. Ha preso però qualcosa di molto più importante, qualcosa che non ha prezzo: una infinita tenerezza e amore, tanto amore! -Flora Delli Quadri ( prof.ssa di Matematica in pensione )

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rima di trovare un tabaccaio che vendeva i fiammiferi svedesi, sono entrato in quattro esercizi. I fiammiferi sono stati sostituiti dagli accendini, come ha notato mesi fa Stefano Rizzato su «La Stampa». Non si trovano più i cerini e neppure i Minerva. Nelle zone di montagna si possono reperire ancora gli svedesi, quelli lunghi per stufe e camini. I fiammiferi sono un’invenzione molto recente come scrive Eugenio Bravi in una ampia voce della «Treccani». Fino ai primi decenni del XIX secolo si usavano acciarino e pietra focaia con esca o stecchini di legno impregnanti di zolfo. I fiammiferi come li conosciamo ora, chimici e accendibili per strofinamento, sono stati inventati intorno al 1830. Nel 1827 J. Walker, un droghiere inglese, produce il primo stelo impregnato di zolfo con capocchia che contiene solfuro di antimonio, clorato di potassio e gomma. Tre anni dopo in vari luoghi dell’Europa ci sono molti altri che ne rivendicano l’invenzione, tra cui l’italiano Valobra. Come diverse cose utili della nostra vita, i creatori sono tanti. La novità si ebbe con l’introduzione del fosforo bianco, individuato poi come tossico, quindi sostituito dal fosforo rosso o amorfo, meno velenoso. A scoprire il mondo nuovo di produrre i fiammiferi fu uno svedese, G. E. Pasch, nel 1844. La località in cui si producevano era una città svedese, Jönköping, per cui ancora oggi sono noti come gli «svedesi». Alla fine di un lungo processo di perfezionamento, che comprendeva anche le macchine per produrli e le scatole che li contengono, rimasero due tipi di fiammiferi a differente composizione chimica. Noi li conosciamo - o conoscevamo - come cerini, con lo stelo che è composto di un lucignolo di cotone impregnato e rivestito di uno strato di miscela stearica, oggi praticamente scomparsi; e i legnetti, gli svedesi, con lo stelo formato da un fuscello di legno impregnato a una estremità di paraffina o zolfo. Ci sono anche i fiammiferi di cartone, il cui stelo è composto di cartone speciale, noti come Minerva, quasi introvabili; sono di cartone paraffinato con capocchia senza fosforo, in bustine composte di una striscia di cartoncino ripiegata e cucita nel mezzo, in cui sono ricavati i fiammiferi senza essere separati, disposti su doppia fila. Erano usati come supporto per la pubblicità, alla pari delle scatole dei cerini. Ora sono un genere di lusso o da collezione. Chi li ha tenuti in serbo? S’accendevano, bruciavano in un attimo e si gettavano via. Come la vita. (La Stampa 02.03.2015) 7


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UCRAINA: La tragedia dimenticata dei pugliesi di Crimea, deportati da Stalin

La comunità italiana di Kerch

La Rivoluzione bolscevica

L’accusa e la deportazione

Il non riconoscimento

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San Benedetto Giuseppe Labre

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asce come dolce dei poveri nel pieno dei favolosi anni Sessanta. In poco tempo, mezzo mondo si accorge di non potere più farne a meno, scatenando un fenomeno sociale che non conosce declino. Dal cinema alla letteratura in tanti rendono omaggio alla Nutella, quale eccellenza del made in Italy e simbolo intergenerazionale di puro edonismo. La storia di questo successo planetario inizia in una pasticceria di via Rattazzi, ad Alba, nel mezzo della Seconda guerra mondiale. Qui l'imprenditore cuneese Pietro Ferrero allestisce un laboratorio dolciario, dove sperimenta ricette innovative per l'epoca, facendo spesso di necessità virtù. Nello specifico, la pesante tassazione sull'importazione dei semi di cacao lo costringe a cercare un ingrediente da associare al cacao, facilmente reperibile e dal costo contenuto. Di qui l'intuizione di utilizzare le nocciole, prodotto tipico delle Langhe, dalle quali riesce a ricavare una crema che commercializza con il nome di Giandujot, in omaggio alla nota maschera del carnevale piemontese. Venduta in blocchi da taglio, avvolti in carta stagnola, la speciale pasta incontra il favore della clientela, specialmente di quella meno abbiente come ad esempio i contadini, che per il suo valore energetico la reputano una colazione efficace per affrontare la giornata lavorativa. In poco tempo la popolarità del Giandujot e le sempre più crescenti richieste delle altre pasticcerie spingono Ferrero ad abbandonare la semplice dimensione artigianale, dando vita nel 1946 a una vera e propria azienda che ancora oggi porta il suo nome. L'eredità di Pietro viene raccolta dal figlio Michele Ferrero che nel 1951 trasforma la ricetta del padre nella Supercrema, venduta in grandi barattoli. Dodici anni più tardi ne rivede la formula scoprendo quel gusto inconfondibile che resterà immutato per sempre. Il nome "Supercrema" lo convince poco e per lanciare il nuovo prodotto studia un nome più accattivante. Partendo dall'elemento cardine, la nocciola, prende la traduzione inglese nut e la unisce con il suffisso -ella, che dà l'idea di una crema densa e vellutata, da gustare spalmata su una fetta di pane. Quest'ultima immagine viene integrata nel logo (tuttora invariato) sotto la scritta nutella, con la caratteristica "n" di colore nero e il resto della parola scritta in rosso. Confezionato nei famosi bicchieri Kristal, il primo prodotto esce dalla fabbrica di Alba il 20 aprile del 1964. L'anno successivo conquista il mercato tedesco e prima della fine degli anni Sessanta attraversa l'oceano per approdare negli Stati Uniti d'America. L'indimenticabile spot di Carosellonel 1967, costruito sulla serie animata del "gigante amico", spalanca alla nutella la quotidianità di milioni di bambini. Da quel momento la crema di cioccolato e nocciole ipoteca l'ora della merenda dei giovanissimi e non solo. Nei successivi decenni si conferma come fenomeno di costume, entrando a pieno titolo nel dizionario italiano (nel 1995 il prestigioso Devoto-Oli la inserisce tra i suoi lemmi) e nella forma parlata come sinonimo di crema di cioccolato. Dotata come la Coca-Cola di un ingrediente segreto, la Nutella è il prodotto di punta della filiera di prodotti Ferrero, di cui rappresenta il 15 per cento delle vendite in tutto il mondo. Le stime più recenti indicano una produzione annua di 2 milioni di quintali e a consumarne di più sarebbero i cittadini del Lussemburgo, con una media pro capite di un chilo all'anno; in Italia la media è di 800 grammi a testa 10


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TESTIMONI DEL RISORTO CON LO STUPORE DEI BAMBINI

sappiamo dove sia Emmaus, quel nome è un simbolo di tutte le nostre strade, quando qualcosa sembra finire, e si torna a casa, con le macerie dei sogni. Due discepoli, una coppia, forse un uomo e una donna, marito e moglie, una famigliola, due come noi: «Lo riconobbero allo spezzare del pane», allo spezzare qualcosa di proprio per gli altri, perché questo è il cuore del Vangelo. Spezzare il pane o il tempo o un vaso di profumo, come a Betania, e poi condividere cammino e speranza. È cambiato il cuore dei due e cambia la strada: «Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme». L’esilio triste diventa corsa gioiosa, non c’è più notte né stanchezza né città nemica, il cuore è acceso, gli occhi vedono, la vita è fiamma. Non patiscono più la strada: la respirano, respirando Cristo. Diventano profeti. Stanno ancora parlando e Gesù di persona apparve in mezzo a loro, e disse: Pace a voi. Lo incontri e subito sei chiamato alla serenità: è un Signore che bussa alla mia vita, entra nella mia casa, e il suo saluto è un dono buono, porta pace, pace con me stesso, pace con chi è vicino e chi è lontano. Gesù appare come un amico sorridente, a braccia aperte, che ti accoglie con questo regalo: c’è pace per te. Mi colpisce il lamento di Gesù «Non sono un fantasma» umanissimo lamento, c’è dentro il suo desiderio di essere accolto come un amico che torna da lontano, da stringere con slancio, da abbracciare con gioia. Non puoi amare un fantasma. E pronuncia, per sciogliere dubbi e paure, i verbi più semplici e più familiari: «Guardate, toccate, mangiamo insieme!» gli apostoli si arrendono ad una porzione di pesce arrostito, al più familiare dei segni, al più umano dei bisogni. Lo conoscevano bene, Gesù, dopo tre anni di strade, di olivi, di pesci, di villaggi, di occhi negli occhi, eppure non lo riconoscono. E mi consola la fatica dei discepoli a credere. È la garanzia che la Risurrezione di Gesù non è un’ipotesi consolatoria inventata da loro, ma qualcosa che li ha spiazzati. Il ruolo dei discepoli è aprirsi, non vergognarsi della loro fede lenta, ma aprirsi con tutti i sensi ad un gesto potente, una presenza amica, uno stupore improvviso. E conclude oggi il Vangelo: di me voi siete testimoni. Non predicatori, ma testimoni, è un’altra cosa. Con la semplicità di bambini che hanno una bella notizia da dare, e non ce la fanno a tacere, e gli fiorisce dagli occhi. La bella notizia: Gesù non è un fantasma, è potenza di vita; mi avvolge di pace, di perdono, di risurrezione. Vive in me, piange le mie lacrime e sorride come nessuno. Talvolta vive “al posto mio” e cose più grandi di me mi accadono, e tutto si fa più umano e più vivo.

p. Ermes Ronchi


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At 3,13-15.17-19 Sal 4 1Gv 2,1-5 Lc 24,35-48 +Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen. C. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE ATTO PENITENZIALE CONFESSO a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A. Amen. Signore, pietà. Signore, pietà. Cristo, pietà. Cristo, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà. GLORIA Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore, figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati dal mondo abbi pietà di noi; tu che togli i peccati dal mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen. COLLETTA C. O Padre, che nella gloriosa morte del tuo Figlio, vittima di espiazione per i nostri peccati, hai posto il fondamento della riconciliazione e della pace, apri il nostro cuore alla vera conversione e fa' di noi i testimoni dell'umanità nuova, pacificata nel tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Fi-

glio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura Dagli Atti degli Apostoli In quei giorni, Pietro disse al popolo: «Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni. Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio. SALMO RESPONSORIALE R. Alleluia, alleluia, alleluia. Quando t’invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia! Nell’angoscia mi hai dato sollievo; pietà di me, ascolta la mia preghiera. R/. Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele; il Signore mi ascolta quando lo invoco. R/. Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene, se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?». R/. In pace mi corico e subito mi addormento, perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare. R/. Seconda Lettura Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo. Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osser-

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va la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio Canto al Vangelo ALLELUIA. ALLELUIA Signore Gesù, facci comprendere le Scritture; arde il nostro cuore mentre ci parli. ALLELUIA. ALLELUIA C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo LUCA A. Gloria a te o Signore VANGELO In quel tempo, i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus narravano agli Undici e a quelli che erano con loro ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». Parola del Signore A. Lode a te, o Cristo. OMELIA ( seduti)


Adeste 2018/7°- 16 CREDO Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Come i discepoli di Emmaus, anche noi apriamo il nostro cuore al Signore perché aumenti la nostra fede e ci faccia comprendere il mistero della salvezza. Preghiamo insieme e diciamo: Resta con noi, Signore! 1. Quando il nostro cuore non riconosce le tracce della tua presenza negli avvenimenti della storia, ti preghiamo. 2. Quando smarriamo il sentiero della vita e ci allontaniamo dalla tua Parola, ti preghiamo. 3. Quando la durezza del nostro cuore non ci permette di comprendere il significato profondo delle Scritture, ti preghiamo. 4. Quando diciamo di essere cristiani, ma non abbiamo la forza di osservare i tuoi comandamenti, ti preghiamo. 5. Quando vediamo il dolore nel cuore delle persone che ci sono accanto, ma non sappiamo trovare le parole per far cambiare la tristezza in gioia, ti preghiamo. 6. Quando non sappiamo rico-

noscere la presenza del Signore risorto nella sua Chiesa pellegrina sulla terra, ti preghiamo. C. Apri il nostro cuore, Signore, alla comprensione della tua Parola e trasforma la nostra tristezza nella speranza certa della tua presenza in mezzo a noi. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Accogli, Signore, i doni della tua Chiesa in festa, e poiché le hai dato il motivo di tanta gioia, donale anche il frutto di una perenne letizia. Per Cristo nostro. . A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. A. E’ cosa buona e giusta È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, proclamare sempre la tua gloria, o Signore, e soprattutto esaltarti in questo tempo nel quale Cristo, nostra Pasqua, si é immolato. Per mezzo di lui rinascono a vita nuova i figli della luce, e si aprono ai credenti le porte del regno dei cieli. In lui morto è redenta la nostra morte, in lui risorto tutta la vita risorge. Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale, l'umanità esulta su tutta la terra e con l'assemblea degli angeli e dei santi canta l'inno della tua gloria: Santo, Santo, Santo… C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPOLA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino

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insegnamento, osiamo dire: PADRE NOSTRO Padre nostro che sei nei cieli, / sia santificato il tuo nome; / venga il tuo regno;/ sia fatta la tua volontà, / come in cielo così in terra. / Dacci oggi il nostro pane quotidiano, / e rimetti a noi i nostri debiti / come noi li rimettiamo ai nostri debitori,/ e non ci indurre in tentazione,/ ma liberaci dal male». C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C. Guarda con bontà, Signore, il tuo popolo, che hai rinnovato con i sacramenti pasquali, e guidalo alla gloria incorruttibile della risurrezione. Per Cristo nostro Signor A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: andate in pace. A. Rendiamo grazie a Dio


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