La Fenice nr.6 - aprile 2023

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Loggia Martinista "Silentium" Info e contatti: loggiasilentium@gmail.com L a F e n i c e No 6 ­ Primavera 2023 Cogli l'attimo Il rito Una testimonianza sul rito martinista Dalla Clamide all'Alba I fratelli Martinisti Riflessioni sull'Ermetismo

La Fenice

è il notiziario della Loggia Martinista "Silentium" dedicato agli studi sul Martinismo e sulla Tradizione.

È uno spazio di incontro fra quanti, animati da interno desiderio, vogliono condividere la propria esperienza con coloro che sono in cammino o si apprestano a farlo, nel solco della Tradizione.

L'editing e la pubblicazione online sono a cura di:

Iperion S:::I:::I:::

Le immagini e la revisione dei testi sono curate da:

Samas S:::I:::

Hanno scritto su questo numero del notiziario:

Iperion S:::I:::I::: ­ Chen S:::I:::I:::

Samas S:::I::: ­ Antares A:::I:::

La Fenice

No 6 ­ Primavera 2023

Sommario

Editoriale

‒ Cogli l'attimo (Iperion S:::I:::I:::)

Rassegna Martinista

‒ Il rito (Iperion S:::I:::I:::)

‒ Una testimonianza sul rito martinista (Samas S:::I:::)

Sentieri della Tradizione

‒ Dalla Clamide all'Alba (Antares A:::I:::)

La Parola ritrovata

‒ I fratelli Martinisti

Contributi

‒ Riflessioni sull'Ermetismo

Petali

Interventi e recensioni (a cura di Samas S:::I:::): Dario Chioli, Darean ÅM Isman, Flavio Ferraro, O.

Vita Fraterna

La responsabilità degli articoli è lasciata interamente ai singoli autori e non impegna, per il loro contenuto, la Loggia Martinista "Silentium"

Il presente notiziario:

non ha carattere di periodicità

non contiene pubblicità

non è in vendita

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‒ La loggia martinista "Silentium" e i suoi Gruppi

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La Fenice Editoriale

Cogli l'attimo

di Iperion S:::I:::I:::

Carissime sorelle, carissimi fratelli, continua, su questo numero, la pubblicazione di alcuni lavori martinisti presentati nel corso del Congresso Nazionale della Loggia Martinista

“Silentium”, svoltosi in Campania nei giorni 7, 8 e 9 ottobre u.s.

Come già indicato nel precedente numero de “La Fenice”, argomento principale del Congresso è stato “Il rito e del rito martinista in particolare” e su questo tema numerosi sono stati i fratelli e le sorelle che hanno voluto dare un personale contributo.

Nello stesso periodo temporale è stato progettato dalle associazioni culturali

Pagine Filosofali e Il Cervo Bianco un evento, che si è svolto in primavera, sempre in Campania e con il medesimo argomento:

“Convivium in Parthenope - Il Rito:

Pragmatica e attualità” .

Questa apparentemente coincidenza temporale fra due eventi che non si possono spiegare causalmente (a-causalità), ma che evidenziano una coincidenza significativa e

una comune esperienza interiore - perché di questo si tratta in entrambi gli eventicredo che si possa accumunare a ciò che Jung definisce: sincronicità.

Questa apparente strana coincidenza temporale dei due eventi ci può far riflettere sull’attimo fuggente, su ciò che i greci chiamavano καιρός (kairos), cioè quel tempo in cui “qualcosa” di speciale accade.

“Qualcosa” ci dice che è il momento giusto per fare quella cosa, fare una scelta, una scelta che comporta un cambiamento profondo, un cambiamento dell’essere.

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E come ogni cambiamento che comporta un “andare oltre”, una trans-formazione, un andare al di là delle apparenze, questa scelta richiede un collegamento con ciò che è comunemente denominato “ sacro ” .

Questo collegamento è esplicitato, cioè è reso possibile, dal rito

Il Martinismo una sua risposta in tal senso la offre, con gli strumenti (riti compresi) che pone a disposizione.

Mi corre l'obbligo di specificare, comunque, che il Martinismo è una delle possibili Vie, quindi non l’unica e non la migliore, ma, parimenti alle altre, è una Via percorribile, la cui scelta è prerogativa del singolo viandante, in funzione del proprio "sentire".

Ciò che conta è il kairos che, per il viator, il viandante, si traduce nel monito: cogli l’attimo.

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La Fenice Rassegna Martinista

Il rito

Iperion S:::I:::I::: - Loggia "Silentium" - Collina di Pescara

Arriverà il tempo, in questa o in un 'altra vita, Arriverà il tempo in cui quel frutto coglieremo per un 'altra volta Arriverà il tempo in cui quel dono ci infonderà la panica visione

(L Valentini, Il volo dell'Ibis)

Risulta complesso parlare del “rito” senza fare alcun riferimento al “ sacro ” a cui il rito è strettamente connesso.

Mircea Eliade, studioso rumeno di storia delle religioni, a proposito del sacro parte da una definizione per esclusione, oppositiva: “il sacro presuppone la netta distinzione da ciò che sacro non è, dal profano1” .

Partendo da questa considerazione e volendo rimanere al nostro argomento cercherò un approccio più antropologico.

A partire dalle epoche più remote, fin da quando l’uomo ha cominciato a confrontarsi con l’ambiente circostante, con la Natura e con gli astri del cielo, egli ha ritenuto queste creazioni e la presenza animatrice che le ha plasmate, opera di un essere “altro” , a lui diverso e, soprattutto, a lui superiore, un essere “ultra” .

Ed è a questo essere “altro” e “ulteriore” che l’uomo inizia a dedicare forme cultuali di ringraziamento e riconoscenza.

Nasce così il senso del divino e il concetto di sacro inteso come una ierofania2 .

Infatti, il sacro rimanda al rapporto fra l’uomo e il divino e alle azioni poste in essere dagli uomini per entrare in contatto con la divinità

In questa relazione intimistica fra l’uomo e il divino, un ruolo preminente lo assumono lo “spazio sacro ” , inteso come luogo in cui si con-centra la “ presenza ” del divino, e il “rito” , cioè l’insieme di gesti e parole, corroborati dalla volontà, attraverso cui l’uomo comunica con il divino.

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Ed eccoci quindi giunti alla definizione di rito inteso come una serie di gesti e parole, vitalizzati dalla volontà (elemento Fuoco), attraverso cui l’uomo - che potremmo equipararlo all’elemento Terra - attiva dei legami sottili con forze a lui superiori e in qualche modo sconosciute - equiparabili al Cielo, ossia, nella lingua dei Numi, a forze celate, non visibili.

E in questa azione di connessione, di ponte, fra Terra e Cielo, l’officiante del rito assume la funzione di pontifex, pontefice

Allo stesso tempo, l’officiante operando con il sacro, diverrà il sacerdote, il cui significato etimologico è “colui che agisce nel sacro ” .

Ma spingendoci oltre, o meglio ultra, la linguistica ufficiale, o il Demotico, e ricorrendo al parlare Hieratico o Orfico, sacerdote è sacer - oto, colui che ha il sacro (sacer) orecchio (oto), ossia “colui che intende gli Dei” .

Ed ancora, intendere è in (dentro) + tendere (mirare), quindi “guardare il Nume interiore” .

Allora, il sacerdote officiante il rito è sia colui che comunica con gli Dei (macrocosmo) sia colui che (sempre mediante il rito) si pone in relazione con il Nume interiore (microcosmo).

Quindi la funzione del rito, officiato da chi ha valenza sacerdotale, è quella di mettere in relazione il Nume interiore con l’Essere Supremo di cui detto Nume è parte.

Ma seguendo il parlare Orfico, il Nume è prerogativa di chi ha un Nomen ossia il Nome, ossia dell’iniziato, da in-ire di chi va dentro il Tempio, invece il profano, da profanum è chi sta fuori dal Tempio, è un senza-nome, a-nomen, cioè anonimo, sconosciuto a sé stesso e agli dei.

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Il fil rouge di questa conversazione ci porta indietro di circa 2 500 anni, alla famosa massima scritta sul frontone del Tempio di Apollo, γνῶϑι σεαυτόν, gnōthi seautón, nosce te ipsum, conosci te stesso, ovvero era ed è l’esortazione a trovare il proprio Nome, ovvero il proprio Nume, cioè il proprio Maestro Interiore, vale a dire il proprio D’Io, espressione nell’uomo del Dio “in alto” .

Il rito prevede che debba essere svolto seguendo precise istruzioni che richiamino, prevalentemente, aspetti analogici micro-macro cosmici, vale a dire che siano imitativi dei processi e dei tempi della Natura per operare in sintonia con l’Assoluto.

Quindi, occorre fare riferimento ad una scansione del tempo di tipo ciclico, in quanto basato sulle ricorrenze, anziché sulla comune determinazione del tempo lineare, basato sulla sequenzialità. Non è un caso che la parola rito abbia la stessa radice “rt” di ruota e di ritmo

Il rito, infatti, è officiato all’unisono con i ritmi cosmici terrestri, lunari e solari al fine di risvegliare stati di coscienza che giacciono addormentati nell’interiorità dell’uomo e per questo egli si serve di un complesso di gesti, parole, suoni, profumi, segni, colori, arredi, armonizzati fra loro, per ricreare le giuste e necessarie corrispondenze.

Tutto ciò che contribuisce alla realizzazione di un rito perde la sua efficacia se l’operatore non è posto nelle condizioni di poter operare con quegli strumenti (è perciò richiesta una qualificazione soggettiva).

Per intenderci, non basta aver acquistato un libro di karate e indossare un kimono, magari con cintura nera, per entrare in un Dojo, prendere posto sul tatami e affrontare un kumite: l’esito sarebbe disastroso.

Allo stesso modo, non si può acquistare un testo di rituali massonici in libreria, imbellettarsi con collari, grembiuli, ciondoli ed altri ammennicoli vari e creare una Loggia prendendo in giro oltre che sé stesso, soprattutto chi ingenuamente e in buona fede crede a tali camouflage.

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Per non parlare di chi acquista o confeziona ad hoc titoli, patenti e brevetti per soddisfare le proprie aspirazioni egoiche autoproclamandosi Grande, Supremo, Sovrano, Potentissimo perdendo di vista irrimediabilmente la figura del sacerdote o pontifex prima ricordata.

Quindi, per approcciarsi ad un rito occorre avere delle qualificazioni intrinseche ed estrinseche che consentano all’operatore, entro uno spazio sacro, di creare quel collegamento con l’Assoluto o con il Nume (che di quello è parte) per raggiungere stati di coscienza e conoscenza tali da rivelare, all’operatore stesso, la propria natura divina originaria.

Ovviamente, se questo è il fine, i riti, intesi come strumenti, possono essere molteplici e, sebbene tramandati dalla Tradizione, sono il più delle volte condizionati da innumerevoli fattori quali la localizzazione geografica e l’etnia dell’operatore, il periodo storico e l’identità cultuale di riferimento3.

Si può comunque convenire che ogni rito contempla l’erezione di uno spazio sacro entro cui deve muoversi l’officiante.

Si pensi a Stonehenge in Inghilterra e alla posizione dei suoi trilitici orientati secondo la posizione del Sole agli equinozi e ai solstizi, o alla collina di Newgrange in Irlanda sotto cui vi è un tempio il cui accesso è un corridoio percorso dalla luce solare nel solstizio d’inverno. Si pensi alla posizione dei Moai, le celebri statue monolitiche dell’Isola di Pasqua, disposte secondo una geografia sacra, e all’orientamento delle piramidi di Egitto

Per non parlare delle costruzioni a noi più vicine come le cattedrali romaniche e gotiche orientate tutte secondo l’asse Est-Ovest, e della linea micaelica lungo la quale sono stati disposti sette santuari dedicati a Michael o ancora della linea della rosa presente in diverse cattedrali.

Sono tutti spazi sacri che riprendono il percorso degli astri e prevalentemente del Sole per creare quella relazione sinergica e giungere alla communio con l’Assoluto.

Ma lo spazio sacro, sempre per quella analogia macro-micro cosmica ha, e deve avere, anche un risvolto soggettivo.

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A ciò sopperisce sempre il rito il cui risultato è quello di riportare il senso del sacro nel quotidiano in quanto l’Assoluto è sì trascendente, ma è anche immanente

Ed è attraverso il rito che si coglie la presenza dell’Assoluto in tutto ciò che cade sotto i nostri sensi e oltre questi, ossia in quella controparte del creato invisibile ma che è comunque presente e vivente e che si riflette anche nell’uomo

Mediante il rito, l’operatore consapevole è in grado di entrare in empatia con l’anima della Natura e attraverso questa vi è la piena presa di coscienza che l’uomo e l’Assoluto sono parte di un unico potere spirituale tanto che viene a crearsi quell’unità fra soggetto e oggetto dell’atto conoscitivo tanto caro all’idealismo magico di Julius Evola4.

E sotto questo aspetto va letto il rapporto esistente fra Dio, l’Uomo e l’Universo richiamato da Louis-Claude de Saint-Martin5.

Ecco cosa occorre attendersi e, in un certo senso, pretendere dal rito, non l’acquisizione di un potere personale, non la soluzione dei propri problemi psicologici, economici o familiari ma la creazione, o meglio, la generazione - da cui il Genio, il generato - del proprio Maestro Interiore o Nume, reso possibile allorché, coscientemente, si riesce a stabilire la comunicazione diretta con il Divino o Assoluto o Mercurio, processo, questo, che coincide con la reintegrazione, sostenuta e propugnata da Martinez de Pasqually6, obiettivo a cui tende il Martinismo

Note:

1Mircea Eliade, Il sacro e il profano, Boringhieri, Torino, 1984, p 16

2Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni, Boringhieri, Torino, 1976, pp 10-19

3In proposito, si veda: Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni, cit.

4Julius Evola, Teoria dell’individuo assoluto, Mediterranee, Roma, 1998

5Louis-Claude de Saint-Martin, Quadro naturale dei rapporti che esistono tra Dio, l’Uomo e l’Universo, FirenzeLibri, Reggello, 2007

6Martinez de Pasqually, Trattato sulla reintegrazione degli esseri, Amenothes, Genova, 1982.

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Una testimonianza sul rito martinista

Samas S:::I::: - Gruppo "Nova Lux" - Collina di Roma

Il testimone I

l latino ‘Testis’ significa “testimone” , etimologicamente rendibile come “il terzo presente” .

Il prefisso “te” , da cui appunto osserviamo derivare in italiano parole come terzo o ternario, è considerato dagli studiosi proveniente da un più antico “tri” (si pensi appunto alle parole tris o trinitas).

Mentre la restante parte della parola

“stis” è un sostantivo che deriva dalla radice indoeuropea “stā” che appunto possiamo rendere intuitivamente con “stare1” .

Ma indagando quindi meglio la radice

“stā” se ne scopre il senso originario, forse più evocativo, cioè quello di essere o rendere fermo, saldo2 .

Testimone è quindi il “3 che è” , il famoso (o incognito) “terzo” che con la sua presenza rende stabile, addirittura reale, la presenza di “altri due” con i quali “sta” e dei quali “stabilisce” la loro effettiva verità e sostanza.

Ancora di più, per estensione: il “testimone” , appunto, è colui che riporta, che referenzia, verso eventuali “infiniti altri3”

Vedremo ora di calibrare su alcuni aspetti della ritualità martinista delle brevi considerazioni, avendo come fulcro quanto si è appena cercato di portare all’attenzione

Sulla croce cabalistica

Essa è dei nostri riti quasi sempre principio e fine.

Anche qui dobbiamo inventarci ben poco: una scorsa ai nostri vademecum ci dice che essa è di per sé già un rituale, “ una chiave per delimitare e focalizzare la sacralità del pensiero, del gesto, della parola e di quanto si sta ponendo in atto (azione)” .

Teniamoci innanzitutto stretto il riferimento al pensiero, al gesto, alla parola e andiamo più in profondità.

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Nei momenti iniziali in cui segniamo e nominiamo ATEH (Tu sei) e MALKUTH (Il Reame), dopo alcuni passaggi passiamo ad un segno universale, il cerchio.

Sono numerose ad esempio le applicazioni magiche e le considerazioni intellettive su questo tracciamento: esaminiamone qualcuna Vediamo allora (PENSIERO) che il cerchio è per sua natura, o per nostra ideala differenza è forse nulla - un simbolo di perfezione, di circoscrizione e di totalità.

Come potremmo allora escludere dalla nostra ritualità di attivare questo simbolo, appunto mediante il (GESTO)?

Sistemati quindi pensiero e gesto, passiamo alla (PAROLA) che sembrerebbe dare un ’ulteriore conferma: LE OLAM (Per Sempre).

Quindi la totalità spaziale del simbolo che tracciamo, insieme all’eternità che proferiamo; il senso è sempre quello: è necessario “attivare” l’universalità, sia essa intesa in termini di forma perfetta sia di totalità dello spazio o di eternità rispetto al tempo

Rispetto a questo ultimo punto, non è un segreto che il rito dovrebbe in qualche modo spezzare la nostra concezione lineare del tempo e portarci quindi in una percezione altra; in un atteggiamento mentale ben lontano dalle modalità di coscienza condizionata che, volenti o nolenti, esercitiamo per buona parte della giornata.

E qui arriviamo al primo tema di meditazione che viene proposto: sotto l’aspetto della tecnica rituale, potremo mai concludere il “rito” della croce cabalistica solo con la tracciatura del cerchio?

Per fortuna non siamo tenuti, se non per crescita e scelta personale, a rispondere a questa difficile domanda perché l’istruzione, la tecnica tramandata, è invero chiara e sta lì forse apposta anche per insegnarci qualcosa: si conclude cioè congiungendo le “due mani”, in segno di evidente presenza: AMEN (Così sia)

AMEN (Così sia): Qualcosa o qualcuno viene a ‘stabilire’, a contemplare, a decretare, a sigillare una presenza nella croce particolare e nel cerchio universale appena tracciati

Se ciò non avvenisse, probabilmente, non avremmo alcuni aspetti della “chiave” di cui parlano i nostri vademecum.

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A valle di un segno di individuazione (la croce) e uno di totalità imperante (il cerchio), possiamo vederne seguire uno conclusivo, se vogliamo appunto, o di testimonianza: le mani sono giunte, tutto è calmo e in pace, tutto è giusto e perfetto; non c’è altro ‘da fare’ a questo punto se non, innanzitutto, esserci. Concludiamo questo breve spunto con la ulteriore considerazione che tutto ciò che avviene si conclude all’altezza delle mani giunte; ovvero l’essere, il nostro stare che andrà ad operare, sembra collocarsi simbolicamente e fisicamente tra i due ‘punti’ di ATEH e MALKUTH, di cui renderà testimonianza.

Sul salmo I°

“Beatus vir ” così comincia il I° verso del I° salmo. È interessante.

Siamo ormai giunti nei nostri riti in un luogo interiore in cui tutte le chiacchiere, comprese quelle di cui sopra, hanno fatto il loro tempo

Non ci sono dotte citazioni da postare sui social, non ci sono persone altre da affascinare, non ci sono altri libri da leggere o i riflessi psichici di questa o quella casistica umana Eppure, non siamo scappati dal mondo, anzi

Siamo dove abbiamo scelto di stare e dove, probabilmente, facciamo “bene” ad essere: siamo presenti ad un mistero che stiamo vivendo, non solo in un mistero esclusivamente mentale da risolvere

Siamo in una Conciliazione con la Coscienza. E quindi, potremmo aggiungere, il rito come testimonianza diventa anche la celebrazione di questo stato coscienziale Così allora della cosiddetta preghiera

Una preghiera o un rito per ottenere, per separare, un Dio vissuto come “altro” dalla nostra presenza, addirittura per servire un culto, è davvero un atto totale, o almeno efficace, di Presenza?

Difficile non essere equivocati, ma è certo che i nostri riti sembrerebbero lontani da operatività e da dualità tipiche

“di un mondo dove Dio è presente e un mondo dove Dio è assente”

“Beatus vir ” , ecco la base che viene gettata, piuttosto.

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È un punto di ‘ringraziamento’, qualcosa di profondamente non-duale messo immediatamente davanti i nostri occhi.

Poi, tutti quei NO di ammonimento per non seguire gli empi, non indugiare sulla via dei peccatori, di non sedere ‘nella stoltezza’!

Ma non vi è presenza di un Dio che ammonisce o un uomo in conflitto che declama versi.

Il I° salmo sembra appunto una descrizione, ancora, appunto: una testimonianza

Una testimonianza nella quale addirittura come prima parola si osa richiamare la beatitudine4: sul percorso della reintegrazione vi è un Uomo che si riconosce e può riconoscere la Via anche in quei versi, perché la sta percorrendo, perché È, proprio in quell’esatto momento.

Le prime parole proferite dal salmista possono quindi senz ’altro essere lette come un “atto di testimonianza” , o almeno questo è lo spunto che si vuol portare con la presente meditazione.

Non sarà poi difficile scoprire, nei salmi, numerose simili attitudini, già dai primissimi versi: “Ecce quam bonum…” , “Ecce nunc ” e così via

Sulla candela

Interessante infine il rapporto tra la ritualità e la cosiddetta materia

Qualsiasi sia il nostro percorso, le nostre realizzazioni anche intellettive, le nostre illusioni, qualsiasi sia ciò che ci fa diversi o ci accumuna, i significati ultimi appartengono ad una sfera interiore che il rito permette di vivere, meditare e testimoniare attraverso anche degli strumenti: dei significati e dei significanti comuni e cosiddetti tradizionali, perché appunto tramandati di generazione in generazione, di lignaggio in lignaggio

Questo è il motivo per cui abbiamo accennato, precedentemente, ad una tecnica da apprendere e cercare di rispettare, perché è da considerarsi tramandata ma, soprattutto, tramandante, cioè vivente, “in-segna” in un certo senso sempre, anche e soprattutto, durante lo svolgersi di un rito.

Non certo perché la particolare tecnica vince sulla nostra libertà, ma perché la tecnica di una tradizione l’abbiamo scelta noi: ci risulta congeniale proprio come ausilio e stimolo a quello che vogliamo perseguire.

Capendo perché viene indicato di fare così e non cosà, oppure perché se opero così “viene meglio” che cosà, vi è una consapevolezza in azione; vi è, inoltre, qualcuno che sempre osserva la persona profana e la persona sacra che siamo5: vi è un Testimone che via via si reintegra e reintegra nell’osservare, nello studiare, nel sentire, nel testimoniare

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Riguardo l’esoterismo operativo, in particolare, stiamo parlando delle esperienze dei riti martinisti, siano essi individuali o collettivi di loggia, non è una novità dire che queste esperienze siano in larga parte non comunicabili.

In quanto cosa davvero avviene, interiormente, è fruito e vissuto da una coscienza, ogni volta meravigliosamente irripetibile, che è Soggetto, Oggetto e Testimone; che mai potrà, solo con le parole, degnamente e completamente condividere o dettagliare.

Esistono, forse, e lo diciamo a vantaggio dei tanti aspiranti “laureandi in esoterismo”, altre modalità di comunicazione.

Modalità in cui il “ruolo” della materia può essere curiosamente vagliato E ci avviciniamo quindi pian piano al terzo tema di meditazione che sarà proposto come una domanda aperta.

Possiamo certo parlare del colore di una candela, del suo materiale, della sua storia, delle sue referenze simboliche, del suo apparato mitologico, perché è rossa e non blu, per quella particolare occasione.

È utile, certo!

Ci contestualizza, ci accumuna, ci dona un linguaggio comune e spunti di ragionamento

Ma l’operatività, il rito, la presenza sono altro: sono “oltre”.

Ecco, forse il rito martinista ed alcuni riti martinisti più di altri, sono un chiaro esempio di quello che potremmo chiamare Alchimia.

E appunto l’alchimia a studiarla sui libri, tutti gli autori classici ci dicono ci si romperà solo la testa, o si diventerà al più vili soffiatori.

E però… sempre tramite gli autori classici possiamo desumere qualcosa come: “ non solo la scienza alchimica proclama l’unità della materia, ma testimonia dell’unione della materia e della coscienza” . È interessante.

Cosa “sta” davvero succedendo, dunque, quando si accende una candela?

Note:

1The American Heritage, Dictionary of the English Language, HarperCollins Publishers, 2022

2 Francesco Bonomi, Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, 2004-2008

3Cfr “Il Dao produce l’Uno, l’Uno produce il Due, Il Due produce il Tre, Il Tre produce i Diecimila esseri” dal cap 42 del Daodejing.

4Non sarà difficile per chi ha studiato qualcosa dell’induismo notare a questo punto il nitido parallelismo tra alcuni aspetti rituali e la concezione, o meglio l’esperienza finale, di “Brahman” come SatChit-Ananda (Essere – Coscienza – Beatitudine).

5Cfr. Rémi Boyer, Maschera, Mantello e Silenzio.Il Martinismo come via di risveglio, Tipheret, AcirealeRoma, 2012, p. 58 e p. 84.

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La Fenice Sentieri della Tradizione

Dalla Clamide all'Alba

Antares A:::I::: - Loggia "Silentium" - Collina di Pescara

“Il segreto dell’esistenza umana non sta soltanto nel vivere, ma anche nel sapere per che cosa si vive”

(Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov,1879)

Gli Operai, vestiti a festa, erano seduti ordinatamente ai posti che gli competevano per grado e dignità, con la schiena ben diritta e le mani inguainate nei candidi guanti bianchi poggiate sulle ginocchia Ad un cenno del Venerabile, l’Oratore si alzò solennemente in piedi, assunse la posizione che si conveniva e si accinse a leggere la Tavola che aveva inciso per l’occasione.

Ma non fece in tempo ad iniziare. Proprio in quell’istante, infatti, il gigantesco flicorno della Torre dell’Officina, alimentato dal vapore ad alta pressione generato dalle vecchie caldaie situate nel Chiostro, lanciò tre profondi e cupi lamenti ad indicare che, ancora una volta, stava per accadere.

Il suono era talmente basso e potente che faceva sussultare la terra sotto la spessa coltre di foglie dalle mille sfumature di rosso e di giallo e vibrare fastidiosamente l’aria frizzante del crepuscolo, scuotendo i rami di quercia e di alloro della foresta secolare e facendo alzare in un volo impaurito e disordinato i pochi uccellini rimasti.

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Con insofferente stupore gli Operai che si erano attardati all’esterno udirono i primi tre richiami del flicorno.

I più anziani sapevano bene quanto tempo avevano ancora a disposizione per entrare, per cui iniziarono a scendere ordinatamente e un pò di malavoglia dalla collina che si trovava proprio a fianco della Cattedrale incompiuta, sotto una pioggia insistente che, però, sembrava non

bagnarli

Al secondo ciclo di richiami del flicorno, affrettarono decisamente il passo sulla ripida carrareccia che stavano percorrendo, facendo attenzione a non scivolare sulle pietre umide e sulla ghiaia con le suole lise dei vecchi calzari in cuoio che indossavano sui piedi nudi e intirizziti.

Il terzo ciclo di suoni ebbe inizio un po ’ prima di quanto si aspettassero, motivo per cui cominciarono a correre giù per la discesa, tenendo alzato con le mani l’orlo della grezza clamide nera che indossavano, mentre l’ampio grembiule in pelle di montone ormai usurato dal tempo e dal lavoro, che cingeva loro la vita, si alzava e si abbassava sincrono con i loro balzi.

Fecero appena in tempo ad entrare dalla porta del transetto sinistro della maestosa Cattedrale che stavano edificando da centinaia di anni, che le gigantesche ante in ferro scuro cesellato con rara perizia dalla Confraternita dei Fabbri, raffiguranti scene sacre delle antiche cerimonie dei Costruttori, iniziarono a muoversi alle loro spalle, sino a che si chiusero ermeticamente con un secco clangore

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Il flicorno emise un ultimo e brevissimo suono ad altissima frequenza, esattamente nel momento in cui il percorso dell’Astro morente raggiungeva il punto minimo di declinazione sull’eclittica e, fuori dall’Edificio, in un attimo le tenebre avvolsero il Mondo conosciuto.

Tutto ad un tratto, la sottile calcina che teneva unite le pietre ciclopiche, tagliate e trasportate dalle cave dell’Appennino Centrale con sforzi sovrumani dalla Gilda dei Tagliapietre e, successivamente, sgrossate e squadrate con infinita pazienza e meticolosità da numerose generazioni di Apprendisti, iniziò a congelarsi crepitando al repentino abbassarsi della temperatura.

Nello stesso momento, una tormenta di neve avvolse sibilando le eleganti statue a grandezza naturale cesellate con cura dai più valenti Maestri Scalpellini della Comunione e poi montate nelle loro nicchie intorno ai portali apparentemente per ingentilire la facciata ma, in realtà, per trasmettere alle generazioni successive di Iniziati il loro messaggio velato, confondendone i fini lineamenti sotto uno strato di neve dura e ventata.

Infine, le vivaci vetrate raffiguranti episodi delle Sacre Scritture, donate dalle antiche Corporazioni di Mestiere e realizzate dalla Confraternita dei Vetrai, persero in un attimo la loro brillantezza ed i loro colori divennero cupi e sbiaditi, tanto buio era all’esterno Appena dentro la Cattedrale, gli Operai appena entrati iniziarono a riprendere fiato, inspirando profondamente a pieni polmoni.

All’interno l’aria era tiepida ed accogliente, anche se un pò densa e rarefatta e profumava di cera della Provenza e di cedro del Libano.

Una grande quantità di lumini, candele e grossi ceri, disposti sia singolarmente che a coppie, a terne e a gruppi di sette, rischiarava a malapena gli apogei delle nervose navate in pietra bianca del Gran Sasso finemente lavorata, che sembravano proiettarsi, in uno slancio estremo, verso la Dimora di quell’Ente Supremo che i Costruttori chiamavano, da sempre, il Grande Architetto dell’Universo.

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La loro luce illuminava, con toni caldi e soffusi, una moltitudine di giovani di entrambi i sessi, per lo più Apprendisti, che avevano dipinta sul viso l’aria curiosa e impaziente di chi aspetta da tempo un grande evento.

Il Maestro appena entrato si diresse sicuro verso il suo posto, mentre gli altri si accomodavano sugli austeri stalli di solido legno scurito dal tempo.

Non appena seduto, si accorse con stupore della stupenda ragazza con una lunga cascata di capelli rossi sulle spalle che si guardava intorno come se cercasse qualcuno.

Con il suo solito fare gentile e premuroso richiamò la sua attenzione con un cenno della mano e le chiese:

- Ciao, vuoi sederti qui?

Lei annuì con un sorriso, guardandolo come se finalmente avesse trovato la persona che cercava, sistemò con un gesto aggraziato il lembo dell’elegante peplo nero che indossava e sedette con evidente piacere al suo fianco.

Lui proseguì:

- Sei arrivata oggi?

- Veramente sono qui da sempre - rispose lei, con un sorriso di antica complicità, fissandolo con un certo stupore dal profondo dei suoi grandi occhi verdi. Non mi riconosci?

- Non ricordo di averti mai vista - rispose lui, un pò imbarazzato.

- Ho tanto da raccontarti dall’ultima volta che ci siamo incontrati - disse lei con voce sognante - ne ho viste di cose, che i profani non potrebbero neanche immaginare - continuò pensierosa

… Iniziati scostare finalmente il pesante drappo rosso scuro dietro il Trono

centrale del primo

Tempio, montare i loro nervosi destrieri e cavalcare a perdifiato nella brughiera

all’inseguimento

dell’unicorno bianco, verso il grande Sole rosso adagiato

immobile sui sinuosi rilievi delle colline fragranti di ginestra ...

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Quelle parole destarono in lui uno strano presentimento.

Il cuore iniziò a battere forte ed il respiro si fece più corto - e tutti quei momenti andranno perduti per sempre, come lacrime nella pioggia. Ho capito. È tempo di andare ... - rispose lui, sommessamente, come se avesse intuito qualcosa di spiacevole

- perché tu sei venuta a prendermi, vero?

- continuò, con distacco, senza scomporsi. Sapevo che sarebbe successo, prima o poisospirò.

- Sì - rispose lei - è vero. Sono venuta a prenderti Ma è possibile che non ricordi?

- Proprio no Cosa dovrei ricordare? Ma chi sei, insomma? - chiese lui, sempre più turbato, pur intuendo, in cuor suo, la risposta che avrebbe ricevuto.

Si sentiva vecchio, stanco ed esausto per la fatica di tutti quegli anni Come se il suo compito fosse ormai terminato e non fosse più per sé né per gli altri.

- I Costruttori, a seconda dei luoghi e delle epoche, mi hanno chiamato in tanti modi diversi: la Luce dopo il Silenzio, la Verità che rende Liberi, l’Ordine dal Caos Ma tu non devi avere alcun timore. Non c’è nulla, in me, che ti debba preoccupare. Il Lavoro che hai svolto è stato molto proficuo, e non sarà dimenticato. Nulla andrà perduto. Sei stato un bravo Maestro, onesto, operoso e di buoni costumi. Detto questo, lei si alzò, facendo frusciare il peplo, lo prese per mano con dolcezza, e lo portò sulla Via. S’incamminarono fianco a fianco, mano nella mano, lungo le colonne Squadrarono, così, con naturale sincronia di movimenti, la lunga navata centrale della Cattedrale incompiuta.

Gli Operai, seduti su due file di scomode panche posta l’una di fronte all’altra, avevano lo sguardo assorto rivolto verso il pavimento di antiche pietre quadrate bianche e nere già levigate dal tempo, e sembrarono non accorgersi di loro.

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In breve raggiunsero l’ingresso principale, situato tra le due alte colonne, ornate l’una da una lettera J e l’altra da una B.

Non appena arrivarono sulla soglia, il Portale, inaspettatamente, si spalancò all’improvviso.

Un Universo altro di luce abbagliante si manifestò per un istante, e furono risucchiati in Ein-Sof.

Un attimo - oppure, un ’eternità - dopo, erano seduti insieme su un vecchio divano di finta pelle marrone screpolata dal tempo e dall’incuria, nel salottino di una graziosa villetta, modesta ma funzionale, con le tapparelle verde scuro ben chiuse ed una luce fioca e soffusa che proveniva da una modesta lampada sul soffitto, ai confini di un Mondo antico ormai scomparso nel gorgogliare del tempo.

Lei indossava un abito diverso: un raffinato peplo in white satin che esaltava la perfezione delle sue forme, un mantello ed una sottile maschera nera sugli occhi.

- Vedi - disse lei - in fondo non era poi così difficile.

- Si - rispose lui - hai ragione Non mi sono accorto di nulla Ora dimmi, quando ?

La ragazza, sorridendo, lo abbracciò con uno slancio innocente come si abbraccia un Fratello, stringendolo forte a sé con un sincero moto di profondo affetto

Poi appoggiò con dolcezza il capo sulla sua spalla sinistra, mentre i perfetti lineamenti del suo viso emanavano un ’ aura di gioia e di serenità.

- Vedrai - gli sussurrò piano all’orecchio - i pettirossi e i verdoni torneranno presto ad allietare l’aria con il loro cinguettio ed a nutrirsi del pane che gli doneremo ogni mattina.

Le violette e i ciclamini del nostro piccolo giardino emaneranno ancora la loro fragranza inebriante e stordente Le nevi, poi, si ritireranno verso l’alto, impregnando la terra feconda con nuova acqua che, raccolta in mille rivoli dai mille nomi diversi, arriverà allo stesso Oceano senz ’onda.

Adesso sta tranquillo, riposa un poco anche tu, insieme all’Universo Un nuovo ciclo ci attende.

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Dobbiamo vivere e trasmettere ancora una volta la Tradizione e, poi, ancora, ancora e ancora, finché l’Umanità non sarà pronta. Dobbiamo acquisire nuovi strumenti iniziatici per poter continuare il Lavoro da dove l’abbiamo lasciato. E per far questo perdere la memoria di ciò che è stato, in modo che questo nuovo ciclo sia vivificato da nuove idee e nuove esperienze adeguate al momento. Non dovrai più lavorare la pietra: ora il Tempio sei tu. Questo Edificio, che ti accompagnerà in qualsiasi luogo della Terra dove ti troverai e vivrai la tua nuova avventura iniziatica, è già in te, vivo e vitale, animato com'è dalla presenza cosmica dei Maestri passati che vengono ad illuminare l’Eggregore delle Sorelle e dei Fratelli riuniti intorno al Filosofo

Incognito Non sarai solo in questo cammino, esso è aperto a tutti gli Uomini di Desiderio e di Volontà che sapranno bussare in modo adeguato e saranno in possesso della qualifica per essere ammessi. Tu lavorerai insieme a loro quotidianamente con il rito di catena, ad intervalli regolari con le purificazioni mensili e ogniqualvolta si renda necessario con i Lavori della tua Collina, affinché il tuo Microcosmo possa fluire e compenetrarsi pian piano con il Macrocosmo. Se sarai puro di cuore e di opere vedrai, al termine di questa Via potrai finalmente arrivare alla

Reintegrazione

- Un nuovo ciclo - pensò lui - nuovo metodo, nuovi Fratelli, nuova Via perdere la memoria dei cicli precedenti ... ma di quali cicli parla?

Fu assalito da una grande stanchezza e cadde d’improvviso in un sonno profondo. A quel punto la ragazza in white satin lo distese con delicatezza sul vecchio divano.

Poi gli mise un cuscino sotto la testa, gli tolse le scarpe e lo coprì amorevolmente con il suo ampio mantello.

Infine, si avviò verso l’uscio della villetta, guardando indietro per un breve istante con un sorriso compiaciuto.

Un attimo dopo, il portale si spalancò nuovamente in tutta la sua luce abbagliante, integrandola nell’Ein-Sof.

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La Fenice La Parola ritrovata

I Fratelli Martinisti

Giuliano Kremmerz S:::I::: (Portici, 1861 - Bousoleil 1930)

Giuliano Kremmerz (al secolo Ciro Formisano), nasce a Portici (Na) l'8 Aprile 1861 e muore a Bousoleil (Francia) il 7

Maggio 1930

Fin dalla sua prima giovinezza fu iniziato allo studio e alla pratica dell'Ermetismo da Pasquale De Servis (Izar Bne Escur).

Nel 1896, Giuliano Kremmerz diede alle stampe i fascicoli del Mondo Secreto contenenti, fra l’altro, un “ programma di prima iniziazione magica” e gli “elementi della magia naturale divina” .

Consapevole dell'importante insegnamento che andava diffondendo nonché delle possibili “deviazioni dello studente disattento ed egoista” indirizzò la sua struttura iniziatica, la Schola Philosophica Hermetica Classica Italica –Fratellanza Terapeutico-magica di Miriam, " pro salute populi" , adottando la pratica della terapeutica ermetica.

In merito all’appartenenza di Giuliano Kremmerz al Martinismo vi sono ancora oggi i “negazionisti” o coloro che tentano di minimizzare la cosa o peggio distorcerla, per aderire meglio alla propria (alterata) conformazione mentale.

Per rasserenare le idee basterebbe fare un salto in qualche Biblioteca Nazionale e prendere la rivista Lux (divenuta dal 1897 Nova Lux), pubblicata in Roma da Giovanni Hoffmann, Delegato per l’Italia del Supremo Consiglio Martinista di Parigi.

Sul numero di giugno della rivista Nova Lux, alla p.160, è riportato un Avviso dell’Ordine Martinista, Famiglia Italiana, in calce al quale vi è l’indicazione del Comitato Esecutivo Centrale dell'Unione

Esoterica Italiana, così composto:

Giovanni Hoffmann S:::I::: - U. Fenchel

S:::I::: - Giuliano Kremmerz S:::I::: -

Conte Giacomo Douglas-Scotti S:::I::: -

Pietro Bornia S:::I::: - Fulgenzio Bruni

S:::I::: facente funzioni di segretario.

Quindi, nell'elenco, Giuliano Kremmerz compare insignito del terzo grado martinista, quello di Superiore

Incognito

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Questo, con buona pace di coloro che al Kremmerz non riconoscono l’appartenenza all’Ordine Martinista o gli attribuiscono, motu proprio pur non avendo autorità alcuna, al massimo il secondo grado.

Oggi, invece, possiamo affermare, così come risulta dalla rivista Nova Lux del 1897, che Giuliano Kremmerz è stato un Superiore Incognito dell’Ordine Martinista.

Sempre dalla medesima rivista Nova Lux e dalla rivista L’Initiation (pubblicazione ufficiale dell’Ordine Martinista di Papus) si può risalire ai nomi dei primi martinisti italiani1: oltre a Giuliano Kremmerz, troviamo Pietro Bornia, Giacomo Catinella e Michele de Vincenzo Majulli.

Sono questi i primi martinisti che ritroveremo, dopo qualche anno, anche nella Fratellanza Terapeutico-magica di Miriam, così come furono martinisti Giacomo Borracci e Enrico Vigliani

promotori della fondazione della Accademia miriamica Pitagora di Bari2

Questo a sottolineare lo stretto legame che intercorse e intercorre fra le due strutture, quella martinista e quella miriamica.

Ma questa è un 'altra storia.

(nota a cura di Iperion S:::I:::I:::)

Note:

1 Sull’appartenenza del Kremmerz al Martinismo si rimanda alla documentata esposizione in: Cristian Guzzo, Giuliano Kremmerz e la Fratellanza Tm+ di Miriam (1897-1930), Amazon, Brindisi, 2021, pp.139-143.

2Ivi, p 98

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I FRATELLI MARTINISTI

(tratto da il Mondo Secreto, fasc. II, febbraio 1898)

Una domanda che mi si è fatta più volte è di sapere se la scienza occulta è patrimonio di qualche setta o società secreta, e se il Mondo Secreto consiglia questa o quella società iniziatica.

Ripeto quanto nel programma dello scorso anno scrissi chiaramente: io non appartengo né mi inchino a sette o a congreghe.

Io sono legato da molti anni alla religione della Verità, la quale rifugge dagli scopi e dai fini settari delle congreghe e consiglia invece il culto della Luce o culto del Sole… quel Sole che dà sui nervi a coloro che non vogliono intenderlo come centro luminoso e focolare della vita; il Pianeta maggiore che la forma circolare dell'ostia simbolizza nella divinità della carne nella Chiesa cattolica e che nella Massoneria Scozzese e nella Riformata si ricerca nella Luce finale.

Di sette ve ne son parecchie, ma gli scopi settari non meritano la mia grancassa: vi sono associazioni che pretendono essere iniziatiche, altre di pretta magia diabolica, altre che non sono proprio niente e che vogliono parere di essere.

In questi ultimi anni in Italia è cominciato e diffondersi il Martinismo, cui il signor Fulgenzio Bruni ha prestato e presta tutta la sua cooperazione di fratello e di propagandista.

Della storia del Martinismo e della sua propaganda al modo, abbiamo pregato qualcuno dei nostri amici di Francia di

scriverne per il nostro periodico, e appena sarà possibile la pubblicheremo; per ora basta ricordare che il Martinismo fa capo ai fratelli Cohen di MartinezPasquallys del secolo scorso e che sotto la direzione illuminata del Dott. Encausse (Papus) pare destinata a ricondurre la Massoneria alla fonte iniziatica e dotta primitiva, prescindendo dalle opinioni personali dei Massoni che vogliono l’abolizione del simbolo

Basta questo ideale di verità e di luce per fare del Martinismo non una setta ma una società, ideale pel bene e per la libertà, e chi a questo ideale non volesse inchinarsi sarebbe in mala fede

Ecco perché i nostri lettori vedranno che nelle nostre pagine ricorrerà spesso sincera la propaganda per l'Ordine altamente scientifico e liberale.

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La Fenice Contributi

Riflessioni sull'Ermetismo

L’Ermetismo è noto come, “ una corrente mistica e filosofica”, sorta nel tardo ellenismo, (II° e III° secolo d.C.), basato su alcuni scritti antichi, in buona parte attribuiti ad Ermete Trismegisto, (Hermes Trismegisto), un personaggio emblematico e misterioso, considerato, dai filosofi stoici, la personificazione della parola, “logos”

L’intera cultura dell’antico Egitto è impregnata dalla saggezza di questa dottrina, adottata e diffusa, poi, in tutto il mondo, alcuni millenni prima dell’attuale era

L’origine dell’Ermetismo è collocato a metà, tra storia e leggenda, ed ha per fondamento, quella che è ritenuta la più famosa tra le opere attribuite ad Ermete Trismegisto, “la Tavola di Smeraldo”, detta, anche, “smeraldina o tabula smaragdina”.

Lo stesso Ermete avrebbe inciso, queste lapidarie ed oscure frasi, con una punta di diamante, su una lamina di smeraldo:

“È vero, senza menzogna, é certo e verissimo: ciò che é in basso é come ciò che é in alto, e ciò che è in alto é come ciò che é in basso”

A quanti fossero interessati ad approfondire lo studio di questo documento unico, si raccomanda la lettura dell’appendice IIª della Scala dei filosofi, Scala Philosophorum, di R Ambelain, (Grand-Maitre du Rite de MemphisMisraim, tradotto dal francese da un anonimo). Opportuno rammentare, comunque, che la Tavola di smeraldo, sia pervenuta, quale ultima pagina di un ’ opera composta d’una cinquantina di fogli, risalenti al VI÷VIII secolo d.C., originariamente redatta in lingua araba ed introdotta in Europa attraverso le invasioni islamiche.

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Chen ןח S:::I:::I::: - Ordine Martinista (fil. Aldebaran - Vergilius - Gabriel)

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Dice la tradizione, che la Tavola era stata scritta su papiri egiziani, riportata in lingua fenicia, poi tradotta successivamente in greco, siriaco (dialetto aramaico orientale), arabo, latino, francese e più recentemente, in italiano, immaginabili le contaminazioni e distorsioni introdottevi.

Il suo mitico scopritore, il saggio Apollonio di Tiana, (o Sara la moglie di Abramo), pare fosse riuscito a penetrare in una cripta posta proprio sotto la statua di Thoth , trovandovi “ un vegliardo”, seduto su un trono d’oro, con in mano una Tavoletta di Smeraldo su cui era scritto: È qui la formazione della natura, e davanti un libro su cui si leggeva: É qui il segreto della creazione degli esseri e la scienza delle cause di ogni cosa.

In ogni caso, la dottrina Ermetica, dice chiaramente, che essa non parla agli impreparati, ma solo a coloro che sanno di esoterismo e che leggendo una qualsiasi versione “della Tavola di Smeraldo”, sono potenzialmente in grado di recepire il giusto messaggio, superando, senza difficoltà, gli errori che in essa possono essere stati eventualmente introdotti

L’Ermetismo è stato, ed è tuttora, spesso confuso con l’Alchimia, altra scienza occulta importata, in Spagna, con le invasioni arabe.

Molti sono i testi che confondono le due diverse filosofie, seppur esse siano profondamente correlate.

Nel Medioevo e nel successivo Rinascimento, l’Ermetismo è stato considerato come la dottrina occulta degli alchimisti, questi sostenevano che Ermete Trismegisto fosse stato il padre dell’Alchimia a cui, proprio per questo, diedero il nome di scienza ermetica.

Essa identifica il complesso di conoscenze, sia fisiche che spirituali, connesse con la ricerca della Pietra Filosofale, catalizzatore indispensabile per la creazione, dell’Oro Alchemico

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Un indirizzo della dottrina ermetica, lo si trova, anche, sul libro “Kybalion”, (ed Venexia, in italiano), dove sono indicati i confini “dell’ermetismo”.

Il nome di questo trattato, attribuito fin dalla più remota antichità è rimasto inalterato, e questa raccolta di insegnamenti è attribuita a Ermete Trismegisto.

La difficile comprensione, “dei principi ermetici”, impone un ’operazione preliminare, in quanti intendono penetrarne gli anfratti più occulti, qui, si tratta di lavorare su se stessi, per ampliare la propria coscienza, sviluppandola gradualmente, fino a conseguire l’indispensabile sensibilità spirituale, l’unica vera chiave d’accesso “ai Misteri dell’Ermetismo”

Recita il Kybalion: Allorché s ’ode il passo del Maestro, s ’ aprono le orecchie di quanti sono pronti a riceverne l’insegnamento. …

Quando le orecchie dello studioso sono pronte per l’audizione, vengono le labbra a riempirle di saggezza.

Questa è la legge fondamentale dell’Ermetismo, ed il Kybalion afferma: I principi della Verità sono sette e colui che ne ha conoscenza possiede la chiave magica con cui apre le porte del proprio tempio.

Questi sette principi sono di seguito sintetizzati:

1. Il Mentalismo, è tutto ciò che appare e che i nostri sensi recepiscono, esso è “Mente universale, infinita e vivente”.

Tutto l’Universo non è che la semplice creazione mentale del Tutto, ed esiste nella mente del Tutto stesso, “insieme a noi”, ed è lì che noi viviamo, ci muoviamo ed operiamo. Questo principio, fissa la natura mentale dell’intero Universo e consente all’uomo di afferrare le leggi dell’Universo, fa intuire la reale natura dell’energia, della forza e della materia, benché esse siano subordinate al magistero della mente.

Lo studioso che si trovi in possesso di questa importantissima chiave madre, può aprire le porte del Tempio, della conoscenza mentale e psichica dell’uomo, accedendovi liberamente e coscientemente.

In tempi remotissimi, un maestro dell’ermetismo scrisse: Colui che afferra la verità sulla natura mentale dell’Universo è di certo molto avanti sul sentiero della sapienza

2. La Corrispondenza, come evento, rappresenta per il Kybalion: Com’è al di sopra, così è al di sotto; com’è al di sotto, così è al di sopra.

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Trattasi di un principio che spiega “la corrispondenza tra le forze”, ed i fenomeni dei diversi piani dell’essere e della vita. La sua comprensione chiarisce oscuri paradossi e segreti della natura

È assurdo il solo pensare che l’uomo sappia tutto, questo, costituirebbe la conferma “della sua imperfezione”, farebbe di ogni ricerca un assurdo. Raggiunta la vetta del monte, sempre l’uomo vede altre cime davanti a sé, a ricordargli le sue immense limitazioni. Esistono, quindi, piani al di là d’ogni nostra conoscenza, ma allorché applichiamo loro questo principio, possiamo afferrare conoscenze che, normalmente, ci sarebbero precluse.

Il principio della corrispondenza è di applicazione universale ed è la manifestazione sui diversi piani della materia, della mente e dello spirito.

Da sempre l’ermetismo lo considera strumento mentale essenziale, per mezzo del quale possiamo eliminare, i veli, che ostacolano la visione del mondo del mistero

Come la conoscenza della geometria consente all’astronomo la misura della distanza, delle stelle, delle galassie e dei loro movimenti, così questo principio pone l’uomo, in condizione di usare la ragione, sia nel noto e sia nell’ignoto

Esaminando, infine, a fondo l’elemento reale minimo, cioè, “la monade”, ci troviamo davanti alle considerazioni: di Giordano Bruno; Leibniz; Kant, dove lo studioso può facilmente arrivare a comprendere i piani sottili.

3. La Vibrazione, di cui, il Kybalion recita: Nulla è in quiete, tutto si muove; ogni cosa vibra

Questo principio, dimostra, e conferma, le conclusioni delle attuali ricerche scientifiche, esso spiega come le differenze tra le molteplici manifestazioni della materia, dell’energia, della mente, dello spirito, non siano che una risultante dei diversi livelli di vibrazione.

Del Tutto, che si pensa sia pura Energia e puro spirito, fino alle più grossolane forme materiali, ogni cosa vibra

Quanto più elevata è la frequenza di vibrazione, tanto più evoluta è la posizione nella scala spirituale.

La vibrazione dello spirito è tanto alta ed ampia da apparire, in quiete, proprio come la ruota, che gira tanto rapidamente da sembrare ferma all’osservatore.

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All’opposto estremo della scala troviamo le forme grossolane di materia, le cui vibrazioni sono tanto basse da sembrare a riposo, corpuscoli microscopici quark, elettroni, positroni, atomi, molecole, mondi e galassie vicine e lontane, tutto è in vibrazione, così come avviene sui piani d’energia e di forza, sui piani mentali e sui piani spirituali

Attraverso la comprensione del principio della vibrazione, lo studioso di ermetismo arriva a controllare le sue proprie vibrazioni mentali, nonché, quelle degli altri.

I maestri lo applicano per acquisire potere sui fenomeni naturali, a conferma dell’antica citazione: Colui che comprende il principio della vibrazione, possiede “lo scettro della vita”.

4. La Polarità, di cui, il Kybalion recita: Tutto è duale; tutto ha poli; ogni cosa ha la sua coppia di opposti. Il simile ed il diverso sono uguali; gli opposti sono di natura identica, seppur differenti in grado.

Gli estremi si toccano, tutte le verità non sono che mezze verità e tutti i paradossi possono essere concilianti.

Il principio ribadisce l’esistenza d’una seconda facciata della stessa medaglia, dimostrando come caldo e freddo, seppur opposti, siano in verità identici, differenziandosi unicamente per il diverso grado.

Nessun termometro definisce i confini tra caldo e freddo, in entrambi i casi si tratta solo di forma, di varietà, di livello di vibrazione.

I fenomeni correlati sono manifestazioni del principio della polarità, che diventa evidente nel caso “della Luce e dell’oscurità”.

Quale differenza esiste tra grande e piccolo, tra duro e tenero, tra nero e bianco, tra rumore e silenzio, tra acuto ed ottuso, tra alto e basso, tra positivo e negativo, tra bene e male, questi paradossi sono spiegati da questo principio, operativo, anche, sul piano mentale

Ad esempio, odio ed amore, sono due stati mentali, apparentemente opposti, ci sono livelli diversi per entrambi, ed esiste un punto intermedio, in cui si parla di piacere e dispiacere

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Non sono che gradi diversi di una stessa cosa. Infine, aspetto fondamentale per gli ermetici, applicare polarità contrarie per annullare le polarità asimmetriche Rispetto all’armonia Universale, tanto da trasformare l’odio in amore, tanto nel proprio come nell’altrui spirito, è sufficiente l’impiego della volontà, ebbene, applicando il principio della polarità, l’ermetista, sa come trasmutare l’uno nell’altro. Trattasi, qui, dell’alchimia mentale, un ’arte la cui applicazione consente, a chi ne è padrone, il cambio della polarità propria e di quella altrui

5. Il Ritmo, di cui, il Kybalion recita: “Ogni cosa fluisce, ogni cosa ha il suo ritmo, in tutte le cose esiste un ’oscillazione” . Questo interessa tutto l’universo, ed avviene nelle stelle, nelle galassie, negli uomini e nella natura.

Il principio del ritmo risulta evidente nell’Universo, nella creazione e nella trasformazione delle Galassie, nell’alternanza degli eventi storici come nella vita d’ogni essere umano, nonché negli stessi stati mentali dell’uomo.

Gli ermetisti, anziché subire il ritmo, lo sfruttano, collocandosi nel punto centrale, neutralizzando l’oscillazione pendolare, quanti abbiano raggiunto un certo livello di autocontrollo, oggettivazione, autopadronanza, lo fanno, almeno fino ad un certo punto, più o meno consciamente

Il maestro riesce a farlo ogni qual volta lo voglia, raggiungendo un grado di equilibrio e di fermezza mentale incredibile per un profano, che invece non può che subire gli effetti del principio, spesso senza rendersene conto.

Trattasi del principio più e meglio studiato ed approfondito da parte degli ermetisti, che nel tempo hanno potuto mettere a punto metodi di reazione, di neutralizzazione e di sfruttamento, metodi che rappresentano una parte importante dell’Alchimia mentale ermetica

6. La Causa e l’Effetto, di cui, il Kybalion recita: Ogni causa ha il suo effetto; ogni effetto ha la sua causa; ogni cosa avviene per una legge; il caso non esiste, è un nome dato ad una legge non riconosciuta; pur se esistono molti piani di causalità, niente sfugge alla legge.

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Illogico credere che qualcosa, qualsiasi cosa, possa avvenire per pura combinazione, dato che ogni evento si verifica solo in quanto conseguenza d’una precisa causa che precedentemente, a monte, l’ha originato Mentre esistono pochi piani di causalità, ove i più bassi sono dominati da quelli più alti, nulla sfugge alla legge.

La massa profana non può che subire l’ambiente, poiché forza e volontà altrui sono più forti di essa stessa, vera pedina, sulla scacchiera della vita

Per cui la massa viene mossa, succube dell’eredità, della suggestione e di svariate cause che le sono inevitabilmente esterne.

Il maestro invece si innalza ad un piano superiore, dominando il suo stato d’animo, il suo carattere, le sue qualità, i suoi stessi poteri su quanto lo circonda, trasmutandosi da pedina a motore, da spettatore ad artefice. Il maestro usa così il principio, anziché esserne lo strumento succube.

Comunque, soltanto i maestri possono farlo, proprio sfruttando la legge della causalità dei piani superiori, dopo essersi assicurato il controllo, il dominio assoluto, sul loro stesso piano.

É in questo che è condensata l’immensa ricchezza della scienza ermetica: leggere; capire; comprendere.

7. Il Genere, di cui, il Kybalion recita: Il genere è in tutte le cose; ogni cosa ha il suo principio maschile e femminile; il genere si manifesta su tutti i piani. Anche questo principio trova applicazione ovunque, in ogni cosa: sul piano fisico; sul piano mentale; su quello spirituale.

Sul piano fisico si manifesta nella “condivisione”, sui piani superiori assume invece forme diverse, pur restando identico.

Nessuna creazione, fisica, mentale o spirituale, è possibile senza questo principio

Generazione, creazione, formazioni d’ogni cosa ha per base questo grande principio, che insegna come ogni elemento maschile, contenga, il suo elemento femminile, e viceversa.

Guai a coloro, che guarderanno al principio del Genere, per enunciare basse, perniciose e degradanti teorie, insegnamenti e pratiche, sbandierati con titoli fantasiosi, che in realtà non rappresentano che un vero “turpe commercio” del principio stesso

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La Fenice Petali

Canto del sole interno il desiderio

Dario Chioli

Dario Chioli, nato a Torino nel 1956, è poeta, scrittore e ricercatore nel campo dell’esoterismo e delle mistiche comparate Diverse sue opere sono state pubblicate da Psiche e Magnanelli, ma la maggior parte dei lavori saggistici e letterari, suoi o curati da lui, si trovano, oltre che su Facebook, sul suo sito www.superzeko.net, in cui cerca da molti anni di portare il suo contributo alla ricerca di una visione “vivente” della Philosophia Perennis.

La scelta nell'ampio bagaglio poetico dell'autore verte stavolta su una poesia che fornisce anche il titolo alla raccolta, magnifica, "Canto del sole interno il desiderio, Poesie del 2019" .

Molti dei nostri lettori troveranno già dal titolo un rimando sicuramente non voluto, ma appunto inevitabile, fatidico, al messaggio e all'opera del Louis-Claude de Saint-Martin

E prima di procedere, allora, una breve considerazione: se è un esercizio di stile quello che andremo a leggere. Con evidenza, no: "è una questione di misura interna che non si può simulare". Ma per noi che leggiamo, invece? Varrà la pena forse notare se "il desiderio che sconfina dal cuore " e tutti i versi che seguiranno, saranno per noi solo una serie di parole ben inanellate, che magari susciteranno, distratte e frettolose, vaghe pieghe sentimentali

O se magari permetteremo all'Anima, tutt'altro che astratta o occulta, di sempre meglio presenziare e maturare gli ascolti di cui, via via, essa stessa si sovviene.

Canto del sole interno il desiderio

Canto del sole interno il desiderio Che sconfina dal cuore, che riversa Affetti nobili, densi di mistero.

Canto la spiaggia da cui si parte in mare, Canto la quercia onde si spicca il volo, Canto la terra profonda, muta e vasta, Canto il mattino e la gemella notte.

Chiudendo gli occhi ascolto l’usignolo, Come gorgheggia nell’oscurità.

Seguo l’insorgere arcano dell’aurora, Come s’infiltra nelle vie del cuore.

Canto di te, che mai non m ’abbandoni, Che troverò alla fine, veritiera Forma di quanto sarò stato, e sogno Come al tuo fianco andrò senza catena.

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Mysterium Rosarum

Darean ÅM Isman

Andrea Manis (in ambito poetico sotto lo pseudonimo di Darean ÅM Isman e Sir Daremann) nasce a Cagliari nel 1990, città in cui consegue la Laurea Magistrale in Lingue e Letterature Moderne Europee e Americane. Parallelamente alle ricerche di linguistica, coltiva negli anni lo studio dell’arte, della letteratura, della filosofia e in genere di tutte quelle discipline, antiche e contemporanee, volte all’approfondimento dell’essere umano.

Si interessa di ermetismo, esoterismo e alchimia, disseminando i suoi testi - perlopiù aforismi e poesie - di simboli e metafore ermetiche. Il suo orientamento artistico trova, peraltro, conferma nella sua attività musicale ormai decennale come bassista e chitarrista.

È conosciuto e apprezzato per la diffusione libera e gratuita dei suoi quattro volumi di “Poesie ermetiche” e dell’ultimo “The Rose” in lingua inglese.

Per contatti: manis andrea@gmail com oppure su Fb: www facebook com/Uebermanis/

L'autore ci sembra, nelle presente proposta, scarnificare la poesia a cui aveva invitato nei precedenti numeri, per sospenderla in qualcosa di molto simile ad una pura, riconciliante, visione

A differenza, o compimento chissà, dei terribili e meravigliosi viaggi immaginali già proposti, i versi tendono ora ad alcuni essenziali

A molti non sfuggiranno i rimandi, se voluti non sappiamo, ad alcune immagini e pratiche care a note derivazioni moderne della Rosacroce.

Sospesi in una visione dicevamo: eppure attiva di risonanza animica, eppure, ed il Poeta lo indica chiaramente, contemplabile nella luce centrale della sua formazione.

Mysterium Rosarum

L’unione di terra e cielo sullo sfondo - del Blu e dell’Oro –e ai quattro lati estremi del mondo il Verde pulsante degli steli

a nutrir la corona di sette Rose Rosse vorticanti in cerchio a un bocciolo centrale di Luce sugli assi oscuri e Neri della Croce.

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La luce immutabile

Flavio Ferraro

Flavio Ferraro è nato a Roma nel 1984. Poeta, saggista, studioso di dottrine metafisiche e traduttore, collabora con diverse riviste e giornali online.

Tra i suoi libri di poesia: Sulla soglia oscura (La Camera Verde, Roma 2010); Da un estremo margine (La Camera Verde, Roma 2012); La direzione del tramonto (Oèdipus, Salerno 2013); La luce immutabile (La Camera Verde, Roma 2019)

Tutta la sua produzione poetica è ora raccolta nel volume Il silenzio degli oracoli (L’Arcolaio, Forlimpopoli 2021). Sempre nel 2021 è uscita la sua traduzione delle Odi di John Keats (Delta 3, Grottaminarda 2021) Per la saggistica ricordiamo La malvagità del bene Il progressismo e la parodia della Tradizione (Irfan, San Demetrio Corone 2019).

Sue poesie e traduzioni (da Keats, Shelley, Dylan Thomas) sono apparse su numerose riviste online e cartacee, così come alcuni dei suoi componimenti che sono stati tradotti in inglese, arabo e spagnolo.

Dal suo capolavoro “Il silenzio degli oracoli” , presentiamo all’attenzione del lettore e al suo sentire, semmai da qualcuno siano da considerarsi scissi, un brano tratto dalla raccolta ivi contenuta “La luce immutabile”

Il brano non ha un titolo preciso, essendo parte di un flusso di esperienze che, nella raccolta sopramenzionata come nelle altre del libro, è nel suo ‘farsi stesso’. E dunque, dove è che ci volgeremo infine ad Oriente? Quale è la via per Thule, per usare un “luogo” della poesia Poesia che ci riporta nel pieno dei misteri, o nel silenzio degli oracoli appunto.

O anche, forse volendo, in una diamantina chiarezza.

Né per terra né per mare la troverai

Ma sotto ogni cielo, da Eraclito a Lao-tseu, lungo le steppe o all’ombra dei menhir un solo monito dai saggi: “Regnum Dei intra vos est” .

Perciò rammenta quel granello mentre cerchi la tua Thule, e chiudi gli occhi, se vuoi vederla

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09/04/2001

Diversi anni fa, meglio, tantissimi anni fa, una sorella, nel voler comunicare la sua precedente esperienza iniziatica, non trovando le parole, mi consegnò un 'antologia di poesie. Poesie che spesso pongono in evidenza un passato percorso ricco di incognite ma, soprattutto, un passato irto di rischi e pericoli, come un salto senza rete.

Mi piace pensare che ora sia approdata in acque più sicure, in porti conosciuti

Non ricordo più il suo nome iniziatico, ma solo quello profano: O

09/04/2001

Raggiunta forse la bocca del cratere, dopo lunga scoraggiante e faticosa risalita, la putrida atmosfera della morte lascio alle mie spalle. Come caddi nell’abisso fondo non ricordo, come aprii gli occhi gradatamente, dopo il tonfo, ricordo lo stridente e soffocante male delle due parti distinte Dell’interiore guida, da principio Essa mi fece e fui la mia natura Poi divenne piccola coscienza, io, sempre distinta e da domare con furbizia la parte che appartiene al cielo Poi un attimo, una notte che si apriva verso l’aurora, e, nel momento del passaggio, tutti i cinque sensi all’unisono fecero festa e mi ritrovai con una parte divina, che tutto trascende, solida e forte come metallo di lega speciale, al di sopra e tanto più amore da essere imparziale nel suo sguardo. Poi mia guida divenne ‘che tutto è giusto’ (tutto, dio, l’anima, ed il mondo), io, con una volontà sola, la mia Io vengo dal nulla, questo ho scoperto esaminando coscienza. Io vengo dal buio e dal nero e sono un bagliore nell’universo

Che ha un inizio ed un termine e una propria energia distinta in tre parti e una, che produce degli effetti nella propria orbita, e nell’universo.

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O.

La Fenice Vita fraterna

La Loggia Martinista "Silentium" e i suoi Gruppi

La Loggia Martinista “Silentium” ha cominciato ad operare da circa dieci anni, presso la collina di Pescara, in sedi che di volta in volta vengono poste a disposizione da strutture iniziatiche amiche.

Questo perché nel Martinismo, tradizionalmente, non ci sono quote di ingresso, capitazioni annuali e somme per passaggi di grado Al più c'è una equa ripartizione delle spese, qualora sostenute

Come ogni loggia martinista, anche la "Silentium" , è seguita da un iniziatore, Iperion S:::I:::I:::, che assume la funzione di Filosofo Incognito della Loggia.

La sua linea iniziatica è la seguente: Nebo (Francesco Brunelli) - Rigel (XRMPN)Iperion (FRR).

Iperion è stato associato al Martinismo dall'amatissimo Nicolaus (Nicola Ingrosso), nel 1998, entrando così a far parte dell'Ordine Martinista Universale, dove ha conseguito i tre gradi martinisti durante la Gran Maestranza dell'illuminante Giovanni Aniel (Fabrizio Mariani).

Nella Loggia "Silentium" , dalla sua costituzione, sono stati iniziati al Martinismo 89 fra fratelli e sorelle.

Ovviamente non tutti sono rimasti all'interno della Loggia, soprattutto perché il Martinismo richiede un 'operatività costante e continua, che può non essere alla portata di tutti Vi è anche chi ha optato per il passaggio in altre diverse strutture.

Per tutti vale il motto "semel abbas semper abbas" non avendo il Martinismo previsto forme affini alla "scomunica".

Durante questo decennio di operatività la Loggia Martinista "Silentium" ha cercato e provato approcci collaborativi con altre strutture martiniste, tutti conclusi.

Quindi, allo stato attuale, la Loggia Martinista "Silentium" è una struttura iniziatica assolutamente libera e indipendente da altri Ordini, Riti, Obbedienze, fratrie spirituali e da qualunque chiesa, pur rispettando ciascuna di tali organizzazioni.

La Loggia “Silentium” opera alla Gloria del Grande Artefice dei Mondi, del Sacro Pentagramma e sotto gli auspici del Phil::: Inc::: Louis-Claude de SaintMartin, Nostro Venerato Maestro.

Conformemente alla Tradizione

Martinista, la Loggia “Silentium” adotta il simbolismo del ternario: i tre gradi (Associato Incognito, Iniziato Incognito, Superiore Incognito), i tre colori (nero, bianco, rosso), i tre simboli fondamentali (cordone, maschera, mantello), i tre lumi.

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Info e contatti: loggiasilentium@gmail com

La Loggia Martinista “Silentium”

proclama la sua osservanza alle leggi dello Stato, così come l’inderogabile rispetto dei principi di libertà, tolleranza e fratellanza.

Allo stesso modo, si oppone a ogni forma di miope, ottusa e umiliante discriminazione: di genere, sociale ed etnica; si astiene dal prendere parte in controversie di natura politica e confessionale nel rispetto del libero pensiero reciproco, individuale e sociale.

Gli insegnamenti, la rituaria e il piano di studi sono conformi a quelli martinisti di estrazione "brunelliana" prevedendo un approccio essenzialmente teurgico occidentale con particolare riferimento alle dottrine sviluppatesi, in diversi periodi storici, nel bacino del mediterraneo e nel continente europeo.

Dalla Loggia "Silentium" , negli anni, sono "gemmati" diversi gruppi (ogni gruppo deve essere composto da almeno 4 fratelli/ sorelle), ciascuno seguito da un Fratello/ Sorella Maggiore.

Attualmente, oltre la Loggia "Silentium" che ha sede in Pescara, affidata a Iperion S:::I:::I:::, sono presenti i seguenti gruppi:

"Anubi" - Palermo (Bes S:::I:::)

"Parthenope" - Napoli (Rhiannon S:::I:::)

"Zeteo" - Salerno (Eros S:::I:::)

"Stanislas de Guaita" - Bari (Zapquiel I:::I:::)

"Nova Lux" - Roma (Samas S:::I:::)

"Eirene" - Alessandria (Aspasia S:::I:::)

- "Rosa Mystica" - Sassari (Aurora I:::I:::)

Fratelli e sorelle isolati (laddove non è ancora possibile costituire un gruppo) sono presenti in Toscana, Veneto, Liguria, Emilia Romagna e Marche.

Oltre che con la presente rassegnariportante le idee e l’operatività che caratterizzano la Loggia Martinista

“Silentium” e i suoi Gruppi - è in corso di realizzazione il sito web che offrirà notizie e materiali utili ad ogni martinista e a ogni cercatore dello spirito.

In vista di questi ambiziosi propositi, non resta che augurare che la pace, la serenità, e la gioia ardano sempre nei nostri e vostri cuori.

Ora e per sempre. Iperion

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S:::I:::I:::

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Info e contatti: loggiasilentium@gmail.com

Convivium in Parthenope

Napoli, sabato 29 aprile 2023 - "Il rito: Pragmatica e Attualità"

Il giorno 29 aprile 2023, in Napoli, si è tenuto un congresso sul tema: Il Rito: Pragmatica e Attualità.

Più che il solito congresso, con esposizione di complessi elaborati, difficili da seguire e destinati agli addetti ai lavori, si è trattato di un vero e proprio Convivium in Parthenope, ossia di un convivere, condividere o, ancora meglio, «vivere insieme» alcune diverse esperienze.

Il rito, inteso come strumento che collega al sacro, non è prerogativa di alcuna Via iniziatica, ma opera per analogia secondo il principio che riconduce all'Unità.

L'intervento su “Teoria e prassi del rito martinista” è ospitato sul canale YouTube di Pagine

Filosofali: https://youtu be/iTk6UJfNFpk

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