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FESTIVAL MONDIAL DU CIRQUE DE DEMAIN

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Raffaele De Ritis osserva il concorso più di ogni altro orientato all'innovazione, la sua storia e il circo che cambia.

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Il flirt della cultura francese con il circo è consolidato da secoli, con innumere- voli fan influenti nel mondo letterario e giornalistico, che si passano la fiaccola attraverso la storia. Negli anni del secondo dopoguerra, il principale di questi personaggi fu Louis Merlin (1901-1976), un pioniere delle trasmissioni radiofoniche, che negli anni '20 aveva creato «La Piste»: un'associazione di raccolta fondi per assistere finanziariamente le esigenze del mondo circense. Dopo la morte di Merlin, il suo allievo Dominique Mauclair (1929-2017) rese omaggio alla sua memoria con «Bourses Louis Merlin»: una borsa di studio assegnata a giovani artisti sotto i 25 anni. L'evento fu lanciato come una serata informale nel 1977, e dopo tre anni prese il titolo di «Cirque de Demain».

All'epoca, l'unica idea di «gioventù circense» corrispondeva ai ragazzi delle famiglie di circo. E, pur essendo il circo una comunità mondiale, le occasioni specifiche di raduni internazionali erano scarse (il festival di Monte-Carlo, nato nel 1974, ne era l'unico esempio).

Il festival iniziava ad attrarre nuovi arrivati inaspettati sulla pista di segatura: mimi della scena di strada; i risultati delle primissime scuole circensi (come quella di Gruss o Fratellini, ma anche Montreal, o i i confini geopolitici, le identità delle pratiche, le categorie estetiche.

Dalla 28ima edizione, l'organizzazione del festival è passata all'impresario di lunga ragazzi del Big Apple di Harlem). I direttori di circo iniziarono ad arrivare ogni anno: qui erano sicuri di alimentare i loro programmi con rivelazioni fresche e imprevedibili. A metà degli anni '80, nuovi pionieri dirompenti come Roncalli o il Cirque du Soleil pescarono qui per i loro primi programmi. Inoltre, il festival di Parigi è stato il primo luogo in assoluto a rivelare talenti provenienti da imperi circensi blindati come Cina e Mongolia o, in seguito, ad indicare il concetto di «direzione artistica» in un atto circense, come negli anni '90 con l'avanguardia russa di Valentin Gneuchev.

E le tecniche iconiche dei nostri giorni, dalla «ruota cyr» ai “tessuti”, hanno visto la luce per la prima volta al Demain. Prima ancora delle nozioni di «nouveau cirque», il festival di Parigi indicava un modello globale di circo transculturale: oltre esperienza e sensibilità Alain Pacherie: un uomo con uno sguardo curioso e intelligente sulla cultura globale del circo, che beneficia dell'ispirata direzione artistica di Pascal Jacob (prolifico scrittore-collezionista, e importante costumista-scenografo). E il Cirque Phenix di Pacherie, il più grande tendone al mondo attivo come circo, è diventato la nuova sede del Festival.

FESTIVAL IN UNA NUOVA ERA, NUMERI IN NUOVE FORME

Durante i suoi 42 anni di esistenza, il festival ha cambiato forma e stile a seconda dei tempi e delle mutazioni del settore. Con una crescente enfasi sulla creatività per poter essere scelti a competere, la partecipazione delle famiglie circensi è gradualmente scomparsa (stranamente, dato che esse restano molto vivaci nella maggior parte dei festival e dei programmi). La diffusione mondiale delle scuole ha generato una nuova ondata di arti- sti, incontrando anche l'ascesa di un nuovo mercato: la rinascita del cabaret dell'Europa centrale negli anni '90 (seguita un decennio dopo anche dagli Stati Uniti). Inoltre, la maturità delle compagnie e delle scuole in Quebec, l'attualità dell'approccio creativo da parte di Ucraina, Russia e anche Cina, hanno contribuito a rimodellare un nuovo corso per le arti circensi. Il Festival ha avuto il merito di amplificare una visione meno occidentale del circo, aprendo l'orizzonte verso una geografia acrobatica meno esplorata: come per alcuni Paesi prima dimenticati dell'Estremo Oriente e una prospettiva più ampia su Sud America e Africa. Il formato del “numero” classico è mantenuto come standard di presentazione ma, per un festival rivolto alla modernità, il suo contenuto e la sua cultura sono oggi molto cambiati.

Ad oggi, l'industria degli « act» circensi si sta in qualche modo restringendo. Gli acrobati dalle scuole tendono a formare loro proprie compagnie in formati serali completi; i circhi classici di tutto il mondo sono sempre meno in tournée. I grandi cabaret parigini sono una razza in via di estinzione, come le sale dei casinò di Las Vegas. Ma sono emerse nuove aree che richiedono nuovi approcci. Il Cirque du Soleil rimane evidentemente il più grande datore di lavoro del pianeta per salvare il formato del numero circense. E la Germania ha generato almeno quattro grandi circuiti di circo/cabaret (GOP, Palazzo, Roncalli, Stardust), come Spiegelword negli Usa, dando lavoro a centinaia di talenti.

Ad ogni modo, il numero medio di 8 minuti resiste ancora come la «formula perfetta » per una presentazione in un festival. Ed è interessante il modo in cui le nuove generazioni si stiano rapportando a questo formato co- ciatura, soprattutto in uno spazio ampio). Se confrontiamo i numeri al Demain con lo stile classico, troviamo quasi sempre una “quarta parete” tra il pubblico e le narrazioni interiori degli artisti. Ironia, se pensiamo che il circo era originariamente una scelta d'avanguardia per la propria spontaneità e immersività. Nonostante questo, il Cirque de Demain rimane unico nel mondo del circo come immersione di quattro giorni in umanità, freschezza, talento e immaginazione.

LA 42ESIMA EDIZIONE

Lo spirito festoso dell'affollato tendone «Phenix» è peculiare: in nessun altro luogo un pubblico formato da migliaia di studenti di circo provenienti da ogni dove applaude come una folla da stadio i propri coetanei e idoli sul palco, con reazioni lontane da uno spettacolo circense standard. Questo scambio di elettricità è rafforzato dalla fedeltà degli organizzatori a pochi codici classici del circo. La pista è evocata dallo spazio performativo centrale di un quadrato nero sopraelevato: un accogliente monolite neutro che dificato nel tempo. La struttura classica del numero è stata principalmente generata dalla contaminazione del secolo scorso tra circo e varietà. La sua ricetta segreta risiede in un equilibrio tra ritmo continuo, tecnica esecutiva interessante, personalità convincente, visualità accattivante e coinvolgimento del pubblico.

La moderna industria del cabaret ha spinto gli spettacoli verso un'intimità più forte, un'estetica più sofisticata e orientata agli adulti; la pedagogia artistica delle scuole enfatizza la ricerca sul movimento, con ritmi più lenti e transizioni introspettive. Non è raro poi che gli “act” creati per il Cirque de Demain siano estratti di creazioni di forma più lunga.

La ricerca degli artisti di oggi sulla coreografia è forse al suo punto più alto nella storia del circo; la loro sensibilità al gusto della musica è incredibile, così come l'illuminazione, gli oggetti di scena e l'ingegneria. La stessa qualità però non sembra sempre livellata con i costumi (e a volte manca anche la raffinatezza del trucco e dell'accon- sintetizza le molteplici identità spaziali del circo attuale. I velluti rossi sono un ricordo essenziale dell'aspetto cerimoniale, così come la band dal vivo di Francois Morel (di supporto non solo nei finali e nelle transizioni ma anche per diversi artisti), le sfilate e lo sgargiante presentatore Calixte De Nigremont, che il pubblico ha adorato per anni. Bandiere e sorrisi sono ovunque, splendenti sotto l'arcobaleno di un disegno di luci impressionante.

Mentre i giudici dei festival circensi sono diventati una compagnia prevedibile in tutto il pianeta, e forse non sempre aperta al di fuori delle rigide logiche circensi, il panel di Parigi è una nuova prospettiva da diversi punti di vista, in un brillante tentativo di giudicare il circo come una vera e propria forma d'arte. Oltre alle medaglie ufficiali (oro, argento, bronzo), numerosi premi speciali riconoscono la principale forza identitaria richiesta per brillare in questo festival: modi eleganti di giocare con i codici e le tecniche del circo, smontarli, contaminarli con la propria cultura, con il patrimonio acrobatico universale e con una sensibilità artistica capace di oltrepassare i confini concettuali del circo stesso.

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