Juggling Magazine # 98 - march 2023

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CIRCO SOS TENIBILE NUMERO 98 MARZO 2O23 JUGGLINGMAGAZINE.IT ASSOCIAZIONE GIOCOLIERI & DINTORNI issn 1591-0164 Poste Italiane SpA sped. in a.p. 70% DCB Viterbo. Contiene allegato P. e allegato R. € 3,00

bollettino informativo

dell’Ass. Giocolieri e Dintorni

Pubblicazione trimestrale

Anno XXV, n. 98, marzo 2023

Registrazione Tribunale di Civitavecchia n. 9

del 21 novembre 2002

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Finito di stampare il 20 marzo 2023

In copertina

Gemma Cooper, Archaos, 1990

foto di Philippe Cybille

Et voilà. Con il 2023 entriamo come d’incanto nel XXV anno di pubblicazione di Juggling Magazine. In copertina uno “scatto d’autore” ci ricorda dei 30+ anni di circo contemporaneo che ci hanno ispirato e accompagnato. Un anno speciale nel quale, oltre a spegnere tutti insieme qualche candelina, ci/vi chiederemo cosa significa oggi fare informazione e quale contributo JM può fornire, in Italia e oltre i suoi confini, in un settore così vivace e cangiante.

Il viaggio sarà articolato in più servizi, ognuno dedicato ad un tema. La prima puntata ci vedrà proiettati nel mondo dei festival competitivi. Nei numeri successivi di JM tratteremo altri temi, tra cui le risorse documentali, la community (dalle famiglie ai network), la casa e l’itineranza, i codici artistici, gli animali nel circo (il più divisivo dei temi!).

Con il sostegno di

Nel continuare a promuovere e scoprire insieme tutte le declinazioni del circo contemporaneo apriremo da questo numero, per un abbraccio ancora più ampio, un’importante finestra su quel circo che ha origini lontane, i cui esiti ancora informano l’immaginario collettivo; una fonte di ispirazione ancora oggi per numerosi artisti che abbiamo intervistato. Un circo che negli anni abbiamo presentato solo attraverso alcuni dei suoi maggiori festival e che la maggior parte dei nostri lettori non conosce, non frequenta. Lo faremo chiedendo ad alcuni dei maggiori esperti della materia di illustrarci i suoi codici, cosa lo anima ancora oggi, di spingersi/ci oltre gli stereotipi del circo definito “classico”, “tradizionale”. Una bussola con la quale orientarsi al suo interno a 360°, con strumenti e indicazioni per approfondimenti, per apprezzarne sia il patrimonio sia la spinta verso l’innovazione. Per realizzare che questo circo non significa per forza, o solo, “circo con gli animali”.

Vi porgiamo quindi questo “filo rosso”, da seguire sulle strade del circo che c’è, sperando possa aprirvi a nuove scoperte e sorprendenti affinità.

Affideremo invece alla Biennale Internationale des Arts du Cirque, insieme ad altri eventi e protagonisti, il compito di arricchirci con ulteriori e preziose sfaccettature del circo di oggi. Non mancheranno incursioni nel mondo dell’illusionismo, del teatro gestuale, della competizione nella giocoleria, del circo educativo, del teatro di strada, della sicurezza nel circo, del circo sociale, al cui imminente convegno internazionale “Altra Risorsa”, dedicato al tema della SOStenibilità, invitiamo tutti a partecipare.

Che sia per tutt* un 2023 di grande gioia.

Adolfo Rossomando direttore editoriale Juggling Magazine

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EDITORIALE
Flying Martini –Festival Monte-Carlo ph Centre de Presse

IL CIRCO TRA OSCAR E MEDAGLIE

di Raffaele De Ritis

Il pubblico entra, si accomoda accolto da una ricca scenografia di velluti rossi, sotto uno chapiteau o all’interno di un circo stabile. Davanti ad esso una pista circolare, un’orchestra; poi entra una figura in abito da cerimonia e annuncia lo spettacolo. Una serie variegata di numeri, della durata media di una decina di minuti, si alterna nella pista. Ma a differenza di un

normale spettacolo, un’attenta giuria assegna punteggi e giudizi che poi determineranno vincitori e premiati. Gli artisti infatti non stanno dando una normale esibizione, ma sono convenuti apposta, per pochi giorni, da tutti gli angoli della terra, spesso con esibizioni mai presentate ancora in pubblico: acrobati, domatori, giocolieri, persino gli intermezzi dei clown gareggiano per gli stessi premi. È una esperienza usuale per chi frequenta questi eventi, ma una scoperta totale per chi, pur amando il circo, non li ha mai frequentati. Da dove viene questo rituale circense chiamato festival? Come ha risposto nel tempo alle istanze di crescita, rinnovamento, salvaguardia? Come si è modificato o conservato? Che ruolo ha svolto e svolge ora nel panorama artistico, culturale e sociale? Proviamo allora a dare qualche punto di riferimento e di orientamento per comprendere meglio le tante caratteristiche di un festival di circo.

UN MODELLO GLOBALE

La nozione di concorso è generalmente legittimata nel mondo artistico. Vi sono premi prestigiosi e selettivi dedicati alla carriera dei singoli interpreti (danza, canto lirico, pianoforte); altri che riconoscono creazioni artistiche di spicco (cinema, teatro, arti visive); altri ancora che valorizzano attraverso “nomination” le varie categorie professionali nelle arti performative

(gli Oscar al cinema, i Grammy in musica, i Tony Awards nel teatro). È dunque normale che anche il circo abbia i propri trofei. I festival sono un momento celebrativo, di aggregazione, un trampolino. E i premi

spettacoli di più settimane nei palazzi dello sport, con un premio finale. È però a MonteCarlo, nel 1974, che su iniziativa del Principe Ranieri III (profondo conoscitore del circo) nasce il primo concorso “ufficiale”, con una giuria e un regolamento. Il modello è seguito pochi anni dopo dalle “Bourses

Louis Merlin”: un concorso per giovanissimi che diventerà a breve il “Cirque de Demain”. Oggi la formula ha derivazioni praticamente in tutti e cinque i continenti: non esiste ormai un mese dell'anno in cui nel mondo non ci siano almeno un paio di festival circensi.

Il format resta quello della presentazione di “numeri”, in media di 8 minuti. Pur se molte forme del circo attuale sono evolute verso creazioni più ampie, questa forma di sintesi resta efficace anche nei concorsi innovativi, come il Cirque de Demain.

sono un valore aggiunto fondamentale sia per la carriera degli artisti, che per il peso promozionale di chi sceglie di scritturarli. Il mondo del circo, sebbene quello in cui la performance appare maggiormente leggibile, è stato il più tardivo a istituire premi. I primi “festival” di circo appaiono a metà anni '50 in Spagna (con un precedente parigino), più che altro come scusa promozionale per presentare repliche di grandi

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Cirque de Demain ph Laurent Bugnet Festival di LatinaRoyal Circus of Gia Eradze 1° Festival di Montecarlo

IL TEMA DELLA COMPETIZIONE

Le giurie assegnano punti (in genere da 1 a 10) in due categorie di base: “tecnica” e “presentazione” (ad esse se ne aggiungono in alcuni festival altre, come “reazione del pubblico” o “innovazione”). Una media finale attribuisce oro, argento e bronzo. Ma con molte difficoltà. La maggior “imperfezione” dei festival di circo resta quella del confronto tra diverse discipline: uno stesso trofeo viene conteso tra un domatore di belve, un trapezista o un clown. E sulla base non di selezioni progressive, ma della scelta diretta degli organizzatori: sia tramite candidature, che per osservazione arbitraria del panorama, o su segnalazioni di impresari di fi-

ducia, legati dunque al mercato (non di rado anche membri di giuria). Negli anni '70, la tv inglese tentò una diversa formula, il “Circus World Championship”, che per un periodo faceva gareggiare gli artisti solo tra categorie affini (risultò alla fine troppo complesso e selettivo). Importante è poi la pressione dei grandi “imperi” statali delle arti acrobatiche: nazioni come Cina, Russia, Corea del Nord, oltre ad avere compagnie a gestione pubblica sanno di controllare, o saper addirittura fabbricare ogni anno dal nulla, i fenomeni dalla più alta spettacolarità al mondo in fatto di circo. Possono pretendere membri in giuria, o “minacciare” future defezioni nel caso di un mancato podio. Ma non è solo con i Paesi dell'Est che capitano prossimità tra concorrenti e giurati. Del resto, in una comunità coesa come quella circense, sono i rapporti umani, lavorativi e familiari a creare il tessuto stesso. Altra possibile debolezza, è la circolazione delle giurie: non di rado, gli stessi

membri si ritrovano in quasi tutti i festival del mondo.

Questione ancor più delicata è quella dei premi: pur universalmente stabiliti in oro, argento, e bronzo, resta sempre imprevedibile stabilire quante statuette attribuire di ciascun metallo. Non sono rare situazioni in cui vengono proclamati quattro ori o sette argenti: alchimie

mero di circo significa entrare in una logica di confronto, che inevitabilmente si gioca su più livelli, e nella quale non è sempre facile tenere conto della stratificazione di contesti. Il primo è quello della competizione stessa: a un numero, un artista, va dato un punteggio rispetto agli altri presenti nella competizione. L'altro livello è il confronto di quell'artista rispetto alla comunità attuale della sua disciplina: qual'è lo standard di quel giocoliere rispetto agli altri in circolazione nel mondo?

Vi è poi il piano “storico”: se un numero supera parametri stabiliti nel passato, o se altri prima di lui hanno avuto quel premio. Vi è il livello dei record: a tale numero, se uno dei trick batte un primato, è ragione sufficiente per vincere un premio importante? Esiste poi il problema dell'er-

spesso diplomatiche, comprensibili in un microcosmo globale in cui tutti hanno a che fare con tutti, che rendono però molto relativo il valore finale.

Con i pro e i contro, consolidato universalmente in mezzo secolo, alla fine questo, sembra il sistema universale in cui tutti paiono essere a proprio agio: artisti, produttori, osservatori, e soprattutto le reti televisive, da cui spesso dipende gran parte del budget di un festival.

rore: un numero vale lo stesso se una sera sbaglia qualcosa davanti alla giuria? C'è differenza tra l'errore emotivo e l'effettiva preparazione? Si giudica il circo su basi sportive o artistiche? Vi è infine, appunto, il criterio artistico dell'innovazione. Quanti giurati di circo hanno i parametri e l'apertura mentale sugli standard di creatività e innovazione nelle performing art?

IDENTITÀ, COMUNITÀ, PUBBLICO

La comunità del circo è sempre vivacissima nel dibattito attorno ai risultati di ogni competizione, e mai avara in critiche. Ma spesso si dimentica che il lavoro della giuria è delicato e soprattutto frutto di una democratica collegialità. Giudicare un nu-

Pur in quello che è ormai un “protocollo” standard, non di rado i festival hanno sviluppato loro identità: il Golden Circus (il più longevo in Italia) fu il primo a far votare il pubblico stesso; il Cirque de Demain punta su numeri inediti di creazione; a Latina emergono novità tali da nutrire lo stesso festival di Monte-Carlo; a Girona vengono presentati unicamente numeri in prima europea (con uno sguardo importante su terzo mondo e latinoamerica). E infine l'ultimo nato, il Salieri Award, lega la partecipazione alla creazione contemporanea su musica classica.

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Cirque de Demain ph Laurent Bugnet Troupe Xjnjiang Latina ph Christophe Roullin Festival di Latina –Flying Martini Troupe PeresFestival di Monte-Carlo ph Centre de Presse Cirque de Demain 1989

Ma qualè il pubblico dei festival? Pur se legati a una territorialità evidente, la comunità di riferimento è quella fluida, internazionale del settore. A MonteCarlo o a Parigi, in tendoni di 4000 posti capita che in alcune sere la quasi totalità sia composta di operatori ed artisti. E di fatto, anche l'atmosfera e le reazioni della platea diventano di segno diverso dal pubblico normale: sia per il grado di preparazione che per l'evidente elettricità e unicità dell'evento-concorso. È poi evidente che un festival di circo di successo diventi anche un simbolo della città ospitante, e nei casi migliori un veicolo turistico. In questo caso avviene anche una fidelizzazione del pubblico locale, e la biglietteria una fonte di introito determinante. Ma la grande comunità del pubblico dei festival, resta quello virtuale: per gli eventi più grandi domina la televisione, con milioni di spettatori nel mondo; per gli altri, i numeri sono quasi sempre accessibili attraverso i canali social.

ISPIRAZIONE, MOBILITÀ, PATRIMONIO

Un valore molto importante dei festival è infine quello dell'emulazione: i giovani artisti si ispirano ai numeri premiati. Con un'enorme visibilità nel settore (oggi appunto enfatizzata dal web) sia la creatività dei numeri che gli exploit presentati nei festival, insieme alla circolazione di culture diverse, sono da decenni la più forte propulsione in assoluto all'evoluzione del circo che esiste oggi.

Bisogna pensare che negli anni '70 la mobilità artistica e sociale nel mondo circense aveva limiti rilevanti. Pur se la comunità circense era vivacissima e fluida tra i due emisferi (Europa, America, Australia, Sudafrica), il modello artistico dominante era quello occidentale, bianco, del varietà e delle dinastie circensi. Le uniche scuole di circo esistenti e accessibili erano quelle di Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia, Bulga-

ria e Romania che davano l'ossatura ai programmi di tutto il mondo, con contenuti spettacolari ma abbastanza uniformi. La sola scuola occidentale esistente, Etaix-Fratellini, era ancora poco consistente. La maggior parte della circolazione era legata ai numeri delle famiglie circensi, o di qualche scuola specialistica, come quella sudafricana (bianca) del trapezio. La Russia, la Cina e la Mongolia erano im-

penetrabili. Grazie a Monte-Carlo e al Demain, le nazioni comuniste iniziarono eccezionalmente a slegare alcuni artisti dalle proprie compagnie per inviarle ai festival. Il circo stava anticipando la Perestrojka. Questa circolazione di artisti generò gradualmente anche lo scam-

di tutto il mondo tecniche e stili fondamentali per nutrire la crescita del circo attuale.

bio di maestri, accompagnando la nascita e diffusione delle scuole; la diffusione dei festival in televisione (e poi la diffusione delle telecamere) portava ai giovani artisti

Le piste dei festival, aperte ad ogni forma, avevano la libertà di rivelare realtà impensabili: i mimi-clown del teatro di strada, la dirompente scuola di Montreal, o i primi artisti afroamericani da Manhattan, preistoria del circo sociale. Infine il fenomeno dei festival è un'osservatorio sul patrimonio del repertorio: ha protetto e stimolato molte discipline circensi in via di sparizione; ha fatto conoscere al mondo discipline prima solo “locali” o minori (si pensi a cinghie, tessuti, ruota cyr); ha costituito un termometro nelle varie fasi storiche per evidenziare a seconda dei tempi e delle mode le tecniche dominanti, gli stili di tendenza, le scuole di pensiero.

Guardando a ritroso quasi mezzo secolo, è davvero difficile pensare che il sistema-circo come esiste oggi (compagnie, scuole, insieme di tecniche e stili) e la sua identità globalizzata siano mai potuti svilupparsi senza l'esistenza dei festival.

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Golden Circus Troupe di Morambong ph Mauro De Sanctis Viviana Rossi ph Christophe Roullin Montecarlo Golden Circus

FESTIVAL INTERNATIONAL DU CIRQUE DE MONTE-CARLO

montecarlofestival.mc

di Raffaele De Ritis

La folla di 4000 persone punta gli occhi in alto. Sabrina sta in piedi accanto a una delle scale. Il tendone accoglie seduti, per una volta nel ruolo di spettatori anonimi, clown in vacanza, acrobati in pensione, produttori, scrittori, fabbricanti di tende,

stampatori di manifesti. Alcuni di loro hanno fatto il viaggio da Cile, Ghana, Australia. E si conoscono tutti. Sabrina ha le lacrime agli occhi. Ha visto suo figlio, Maicol, mancare il quadruplo salto mortale.

Nel 2013 a Massafra, un antico borgo in cima a una collina, Maicol Martini all'età di 13 anni è stato il più giovane trapezista al mondo a realizzare un «quad», il sacro Graal della storia del circo, entrando nel Guinness dei primati. Ma la serata di oggi per lui conta più del Guinness. Spera di vincere un Clown d'Or : il premio riconosciuto da 45 anni come l'Oscar del circo. Ci prova una seconda volta; le mani sfiorano il polso del porteur, ma solo per scivolare di nuovo e cadere in rete. Maicol sotto le luci sa nascondere la dispe-

razione, ma non Sabrina, ancora in piedi tra il pubblico. Il direttore di pista muove il cappello a cilindro verso la giuria; indica poi l'orchestra per un rullo di tamburi:

re bianca. È fatta. Mentre la folla esulta assordante, spinta in piedi da un'unica forza, Michael vola indietro, e in una piroetta a mezz'aria raggiunge trionfalmente la piattaforma.

la liturgia annuncia un terzo tentativo. Sabrina dell'Acqua proviene da una dinastia circense, come suo marito Darix Martini; da cinque generazioni sono devoti alla pista di segatura e lustrini, e affrontano ora il sogno impossibile. Il silenzio è rotto solo dallo scricchiolio dei trapezi, dal discreto rullo di tamburi e dai forti «hop!» del porteur. L'oscillazione preparatoria di Maicol stavolta è più ampia nello spazio; la rotazione del suo corpo va più in alto. Le mani si saldano: si vede da un minuscolo sbuffo di polve-

Nel pubblico un gruppetto salta, abbracciandosi: sono i più grandi trapezisti del mondo, alcuni in pensione, convogliati dal Messico, dagli USA o dall'Inghilterra per ammirare Maicol. Alcuni di loro hanno raggiunto il quad in passato, altri lo hanno perseguito per tutta la vita invano; ma ora sono ben lungi dall'essere gelosi. Sulle scale, le lacrime di Sabrina si trasformano in una frazione di secondo dal dolore alla gioia. È per questo che Monte-Carlo resta da decenni il più grande spettacolo circense al mondo.

I Flying Martinis sono stati premiati con un Clown d'Argento. Credenza comune (le speculazioni sui

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foto Centre de Presse
Flying Martini

premi sono un hobby dei circensi) era che la giuria non li considerasse per un “oro” a causa dei troppi tentativi di Maicol per il quadruplo. Ma l'errore è valutato come un'imperfezione definitiva, o il fattore emotivo può mitigare un giudizio? Questi compromessi sono standard felicemente accettati dalla comunità circense per quasi mezzo secolo. E Monte-Carlo è stata la culla del concetto stesso di competizione circense moderna.

Il Principe Ranieri III di Monaco, incoronato nel 1949, adorava il circo. Ne cercava uno in qualunque Paese del mondo stesse visitando, e ne conosceva ogni artista. A metà degli anni '60, l'economia del turismo e del gioco d'azzardo del suo regno (grande quanto un francobollo) era in declino. Gli arciduchi russi erano un ricordo del passato. Fu il milionario Aristotele Onassis a in-

vestire nello sviluppo di Monaco, stimolando il turismo americano: la visione fu coronata dal matrimonio di Ranieri con la star di hollywood Grace Kelly. Monte-Carlo stava diventando una sorta di «Vegas-sur-mer», capitale mondiale del jet-set. Ma Ranieri vo-

leva attrarre i giocatori d'azzardo e balneatori dagli USA con l'opposto di una «città del vizio»: sviluppando stagioni di opera e balletto, musei, cultura. E la sua passione, il circo, all'epoca era a malapena considerata cultura. All'inizio degli anni '70, prese seriamente in considerazione l'idea di diventare il primo capo di stato del mondo occidentale a nobilitare l'arte circense. Coinvolge dunque Alain Frére, il guru degli appassionati di circo, per sviluppare un progetto senza precedenti: invitare artisti internazionali a competere. Il circo Bouglione dalla Francia accettò di dare il suo tendone; l'Ente Circhi dall'Italia contribuiva per fornire artisti. Venne formata una giuria con illustri scrittori, attori, personalità della cultura. Un premio, il Clown d'Oro, fu creato come trofeo alla carriera, e un Argento assegnato ai numeri in competizione. Il 26 dicembre 1974, stelle del cinema, teste coronate tra cui l'Aga Khan dalla Persia, sedevano sotto il tendone. È su questa scia che pochi anni dopo

il governo francese riconobbe il circo nel Ministero della Cultura. Ranieri aveva realizzato per il circo quello che i principi rinascimentali avevano auspicato per le belle arti.

La strategia turistico-economica di americanizzazione di Monaco degli anni '70 ha influenzato la crescita del festival. Un doppio accordo con CBS-TV e Ringling Bros. (il maggior circo al mondo), assicurava act spettacolari; la trasmissione tv (con presentatori come Telly Savalas “Kojak” e Linda Carter “Wonder Woman”), porta il festival nell'immaginario collettivo globale. Per anni, le giurie sono state composte dall'agenda sociale della coppia reale: Cary Grant, Sean Connery, Giulietta Masina, Alberto Sordi...

L'Unione Sovietica, notando il prestigio del festival, iniziò a rilasciare i propri artisti per competere (oltre a ottenere propri membri di giuria). In una variante a lustrini della «guerra fredda», l'appuntamento celebrati-

vo divenne l'olimpiade del circo. Se nel 1976 l'iconica stella del circo statunitense, il temerario Elvin Bale, trionfava sugli acrobati russi, due anni dopo fu inevitabile l'ex-aequo URSS-USA (la leggenda del trapezio Tito Gaona e la troupe Shemshur, combinazione sovietica di acrobati e orsi). Le giurie sono ormai composte da direttori di circo e nel 2002 il Bronzo si è unito a Ori e Argenti. L'affetto del pubblico, sia live che televisivo, ha contribuito a trasformare il Festival in un business redditizio, con repliche supplementari e decine di migliaia di biglietti venduti. Nel 1989, una costruzione permanente del tendone ha sostituito le strutture pionieristiche della famiglia Togni. Il Principe non ha mai smesso di supervisionare i dettagli del cast e dell'organizzazione, fino alla sua scomparsa nel 2005. Oggi, la figlia Stephanie presiede il Festival, con la direzione artistica di Urs Pilz, con il Dr.Alain Frére ancora in qualità di consigliere.

Nei decenni, le grandi troupe dell'Est hanno dominato il Festival: Cina Russia, Ucraina, Nord-Corea, Mongolia. Eccellenze stilistiche che hanno dovuto dividere il podio con “scuole” ancora solidissime: la tradizione equestre europea; i domatori e i clown italiani; i trapezisti sudamericani. E il festival non è rimasto estraneo alle innovazioni: tra i primi a diffondere gli artisti del Cirque du Soleil, così come la ricerca coreografica post-sovietica e ucraina. Ma forse il più grande pregio della manifestazione è la forza di coesione della comunità circense mondiale. Poche settimane dopo l'ultimo festival, Maicol, Sabrina e Darix Martini hanno invitato nel loro circo, in Sicilia, i premiati del festival per una grande festa. Dopo 45 anni, per qualunque artista un premio a Monte-Carlo significa non solo la porta verso una carriera brillante, ma il passaporto verso la Storia.

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I Casselly Black Blues Brothers

FESTIVAL MONDIAL DU CIRQUE DE DEMAIN

cirquededemain.paris

Raffaele De Ritis osserva il concorso più di ogni altro orientato all'innovazione, la sua storia e il circo che cambia.

Il flirt della cultura francese con il circo è consolidato da secoli, con innumere-

voli fan influenti nel mondo letterario e giornalistico, che si passano la fiaccola attraverso la storia. Negli anni del secondo dopoguerra, il principale di questi personaggi fu Louis Merlin (1901-1976), un pioniere delle trasmissioni radiofoniche, che negli anni '20 aveva creato «La Piste»: un'associazione di raccolta fondi per assistere finanziariamente le esigenze del mondo circense. Dopo la morte di Merlin, il suo allievo Dominique Mauclair (1929-2017) rese omaggio alla sua memoria con «Bourses Louis Merlin»: una borsa di studio assegnata a giovani artisti sotto i 25 anni. L'evento fu lanciato come una serata informale nel 1977, e dopo tre anni prese il titolo di «Cirque de Demain».

All'epoca, l'unica idea di «gioventù circense» corrispondeva ai ragazzi delle famiglie di circo. E, pur essendo il circo una comunità mondiale, le occasioni specifiche di raduni internazionali erano scarse (il festival di Monte-Carlo, nato nel 1974, ne era l'unico esempio).

Il festival iniziava ad attrarre nuovi arrivati inaspettati sulla pista di segatura: mimi

della scena di strada; i risultati delle primissime scuole circensi (come quella di Gruss o Fratellini, ma anche Montreal, o i

i confini geopolitici, le identità delle pratiche, le categorie estetiche.

Dalla 28ima edizione, l'organizzazione del festival è passata all'impresario di lunga

ragazzi del Big Apple di Harlem). I direttori di circo iniziarono ad arrivare ogni anno: qui erano sicuri di alimentare i loro programmi con rivelazioni fresche e imprevedibili. A metà degli anni '80, nuovi pionieri dirompenti come Roncalli o il Cirque du Soleil pescarono qui per i loro primi programmi. Inoltre, il festival di Parigi è stato il primo luogo in assoluto a rivelare talenti provenienti da imperi circensi blindati come Cina e Mongolia o, in seguito, ad indicare il concetto di «direzione artistica» in un atto circense, come negli anni '90 con l'avanguardia russa di Valentin Gneuchev.

E le tecniche iconiche dei nostri giorni, dalla «ruota cyr» ai “tessuti”, hanno visto la luce per la prima volta al Demain. Prima ancora delle nozioni di «nouveau cirque», il festival di Parigi indicava un modello globale di circo transculturale: oltre

esperienza e sensibilità Alain Pacherie: un uomo con uno sguardo curioso e intelligente sulla cultura globale del circo, che beneficia dell'ispirata direzione artistica di Pascal Jacob (prolifico scrittore-collezionista, e importante costumista-scenografo). E il Cirque Phenix di Pacherie, il più grande tendone al mondo attivo come circo, è diventato la nuova sede del Festival.

FESTIVAL IN UNA NUOVA ERA, NUMERI IN NUOVE FORME

Durante i suoi 42 anni di esistenza, il festival ha cambiato forma e stile a seconda dei tempi e delle mutazioni del settore. Con una crescente enfasi sulla creatività per poter essere scelti a competere, la partecipazione delle famiglie circensi è gradualmente scomparsa (stranamente, dato che esse restano molto vivaci nella maggior parte dei festival e dei programmi). La diffusione mondiale delle scuole ha generato una nuova ondata di arti-

di Raffaele De Ritis
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ph Valerie Thenard Beal Troupe Kolfe ph Marie-Therese Cardoso

sti, incontrando anche l'ascesa di un nuovo mercato: la rinascita del cabaret dell'Europa centrale negli anni '90 (seguita un decennio dopo anche dagli Stati Uniti). Inoltre, la maturità delle compagnie e delle scuole in Quebec, l'attualità dell'approccio creativo da parte di Ucraina, Russia e anche Cina, hanno contribuito a rimodellare un nuovo corso per le arti circensi. Il Festival ha avuto il merito di amplificare una visione meno occidentale del circo, aprendo l'orizzonte verso una geografia acrobatica meno esplorata: come per alcuni Paesi prima dimenticati dell'Estremo Oriente e una prospettiva più ampia su Sud America e Africa. Il formato del “numero” classico è mantenuto come standard di presentazione ma, per un festival rivolto alla modernità, il suo contenuto e la sua cultura sono oggi molto cambiati.

Ad oggi, l'industria degli « act» circensi si sta in qualche modo restringendo. Gli acrobati dalle scuole tendono a formare loro proprie compagnie in formati serali completi; i circhi classici di tutto il mondo sono sempre meno in tournée. I grandi cabaret parigini sono una razza in via di estinzione, come le sale dei casinò di Las Vegas. Ma sono emerse nuove aree che richiedono nuovi approcci. Il Cirque du Soleil rimane evidentemente il più grande datore di lavoro

del pianeta per salvare il formato del numero circense. E la Germania ha generato almeno quattro grandi circuiti di circo/cabaret (GOP, Palazzo, Roncalli, Stardust), come Spiegelword negli Usa, dando lavoro a centinaia di talenti.

Ad ogni modo, il numero medio di 8 minuti resiste ancora come la «formula perfetta » per una presentazione in un festival. Ed è interessante il modo in cui le nuove generazioni si stiano rapportando a questo formato co-

ciatura, soprattutto in uno spazio ampio). Se confrontiamo i numeri al Demain con lo stile classico, troviamo quasi sempre una “quarta parete” tra il pubblico e le narrazioni interiori degli artisti. Ironia, se pensiamo che il circo era originariamente una scelta d'avanguardia per la propria spontaneità e immersività. Nonostante questo, il Cirque de Demain rimane unico nel mondo del circo come immersione di quattro giorni in umanità, freschezza, talento e immaginazione.

LA 42ESIMA EDIZIONE

Lo spirito festoso dell'affollato tendone «Phenix» è peculiare: in nessun altro luogo un pubblico formato da migliaia di studenti di circo provenienti da ogni dove applaude come una folla da stadio i propri coetanei e idoli sul palco, con reazioni lontane da uno spettacolo circense standard. Questo scambio di elettricità è rafforzato dalla fedeltà degli organizzatori a pochi codici classici del circo. La pista è evocata dallo spazio performativo centrale di un quadrato nero sopraelevato: un accogliente monolite neutro che

dificato nel tempo. La struttura classica del numero è stata principalmente generata dalla contaminazione del secolo scorso tra circo e varietà. La sua ricetta segreta risiede in un equilibrio tra ritmo continuo, tecnica esecutiva interessante, personalità convincente, visualità accattivante e coinvolgimento del pubblico.

La moderna industria del cabaret ha spinto gli spettacoli verso un'intimità più forte, un'estetica più sofisticata e orientata agli adulti; la pedagogia artistica delle scuole enfatizza la ricerca sul movimento, con ritmi più lenti e transizioni introspettive. Non è raro poi che gli “act” creati per il Cirque de Demain siano estratti di creazioni di forma più lunga.

La ricerca degli artisti di oggi sulla coreografia è forse al suo punto più alto nella storia del circo; la loro sensibilità al gusto della musica è incredibile, così come l'illuminazione, gli oggetti di scena e l'ingegneria. La stessa qualità però non sembra sempre livellata con i costumi (e a volte manca anche la raffinatezza del trucco e dell'accon-

sintetizza le molteplici identità spaziali del circo attuale. I velluti rossi sono un ricordo essenziale dell'aspetto cerimoniale, così come la band dal vivo di Francois Morel (di supporto non solo nei finali e nelle transizioni ma anche per diversi artisti), le sfilate e lo sgargiante presentatore Calixte De Nigremont, che il pubblico ha adorato per anni. Bandiere e sorrisi sono ovunque, splendenti sotto l'arcobaleno di un disegno di luci impressionante.

Mentre i giudici dei festival circensi sono diventati una compagnia prevedibile in tutto il pianeta, e forse non sempre aperta al di fuori delle rigide logiche circensi, il panel di Parigi è una nuova prospettiva da diversi punti di vista, in un brillante tentativo di giudicare il circo come una vera e propria forma d'arte. Oltre alle medaglie ufficiali (oro, argento, bronzo), numerosi premi speciali riconoscono la principale forza identitaria richiesta per brillare in questo festival: modi eleganti di giocare con i codici e le tecniche del circo, smontarli, contaminarli con la propria cultura, con il patrimonio acrobatico universale e con una sensibilità artistica capace di oltrepassare i confini concettuali del circo stesso.

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Titos Tsai ph Valerie Thenard Beal Calixte de Nigremont ph Laurent Bugnet La Tangente du Bras Tendu ph Laurent Bugnet

INTERNATIONAL CIRCUS FESTIVAL OF ITALY

festivalcircoitalia.com

L’Italia ha avuto nei primi anni Novanta una solida tradizione di Festival di Circo Classico, potendo contare in quegli anni anche sul sostegno di emittenti televisive nazionali. L’esperienza rinascerà alla fine del 1999 a Latina, dove risiede la famiglia Montico,

circensi per generazioni fermatisi negli anni Settanta nel capoluogo pontino e affermatisi come imprenditori nell’ambito della produzione e noleggio di tensostrutture per eventi e manifestazioni. Se inizialmente la manifestazione, collocata nel periodo natalizio, si poneva nel solco dei galà invernali con finalità prevalentemente commerciali, anno dopo anno la competizione ha assunto maggiore importanza, con una identità ben precisa, la proposta di due programmi differenti, un cast sempre più internazionale, l’apertura a paesi extra europei e una giuria internazionale. E la consapevolezza che in Italia vi fosse lo spazio e la necessità di una manifestazione di promozione della cultura circense che diventasse una vetrina del circo classico italiano e un’occasione per portare nel nostro Paese le eccellenze mondiali

Dal 2002 al 2005 la competizione si rivolge prevalentemente ad artisti under 21 formati nelle scuole di circo di tutto il mondo, con una particolare attenzione

ai migliori diplomati dell’Accademia d’Arte Circense, mantenendo sempre una presenza costante di performer

scritturare e rilanciare gli artisti in gara nel contesto mondiale.

Non è un caso infatti che negli ultimi dieci anni la kermesse pontina si configuri per gli artisti come un trampolino di lancio verso il Festival di Monte Carlo.

ospiti fuori concorso, prevalentemente nell'ambito della comicità e dei numeri di animali. Con l’innalzamento del livello questi due filoni confluiscono in una competizione che non fa più distinzione di età e curriculum.

Si consolida inoltre il rapporto con il tessuto circense italiano e con i circhi di stato dei paesi Orientali che, riconoscendo nella manifestazione diretta da Fabio Montico un ruolo importante negli equilibri europei, sovente inviano troupe e grandi attrazioni inedite nel vecchio continente. Si compatta intorno al Festival, forse la più nutrita e autorevole giuria tecnica internazionale, composta oggi da quasi venti membri internazionali che prima ancora di essere giudici, sono talent scout in grado di

Sono numerose le attrazioni che arrivano a Latina prima di essere scoperte dalla direzione artistica del festival più popolare. Solo nell’ultima edizione del Festival di Monaco, ben nove attrazioni sono transitate prima dal capoluogo laziale. Alcune partecipazioni sono state delle prime assolute (e uniche) europee come quella del Circo di Stato del Turkmenistan che ha proposto una formidabile troupe di cavallerizzi cosacchi in sella ai cavalli della scuderia del

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foto di Christophe Roullin Troupe Peres Jonathan Rossi

Presidente della Repubblica giunti appositamente in Italia con un volo speciale. La partecipazione straordinaria di Askold ed Edgard Zapashny, vere e proprie star del circo in Russia, con sontuosi quadri di giocoleria a cavallo ed acrobatica equestre alla loro prima in Europa; i trapezisti volanti di Pyongyang (Corea); i 20 acrobati della troupe cinese di Xinjiang (una delle più grandi troupe ospitate). E i fastosi quadri di Gia Eradze, il più interessante e vulcanico creativo della scena circense russa, e non solo, attuale. Anche le grandi case italiane ed europee non fanno mancare il loro sostegno, inviando in ogni edizione i propri rappresentanti: blasonate dinastie come Togni, Orfei-Nones, Vassallo, Spindler, Richter, sono da sempre presenti con le rispettive produzioni.

Nello stesso Festival si può assistere all’esibizione di una grande troupe cinese, di un giovane collettivo neo diplomato in Canada, di un numero di felini o di

una grande star con un ricco curriculum, tutti all’interno di uno spettacolo vario e scorrevole, accompagnato da un’ottima orchestra dal vivo.

Tra le peculiarità di Latina, il fatto di essere forse l’unico festival internazionale organizzato e prodotto da una famiglia di origine circense, e senza il contributo della televisione. Sfidando le difficoltà e resistenze proposte dagli enti pubblici, la famiglia Montico inoltre non ha mai voluto rinunciare a una componente essenziale dei codici del circo classico, ossia la presenza di animali insieme a tutte le discipline acrobatiche.

Latina diventa un'importante vetrina per il circo italiano, una finestra sul mondo per far conoscere tanti nostri artisti, che si sentono invogliati dalla grande occasione a perfezionare il proprio lavoro; non a caso, dopo la partecipazione alla manifestazione laziale, molti troveranno scritture in grandi complessi sia in patria che all'estero. Da qui si aprono carriere indirizzate verso i mercati de varieté tedeschi, del Cirque du Soleil, delle produzioni di matrice spagnola e dei grandi complessi internazionali. Un altro elemento distintivo del Festi-

val è la capacità di porsi come crocevia di incontri, resi possibili dall'ampio salottofoyer dove è piacevole intrattenersi, aper-

ITALIAN CIRCUS

TALENT FESTIVAL

di Dario Duranti

Nel 2020, in un contesto sanitario flagellato dalla Pandemia, l’International Circus

Festival of Italy decide di non fermarsi. Sarà uno dei pochi festival al mondo ad andare in scena ugualmente, con una formula inevitabilmente rivista alla luce delle restrizioni internazionali. Niente numeri provenienti dall’estero, bensì un cast interamente italiano che punta a va-

to tutte le ore del giorno, per favorire l’incontro tra artisti, operatori e appassionati. L'ufficialità della competizione si unisce alla calorosa informalità dell'organizzazione. Il pubblico è composto naturalmente da operatori del settore provenienti da tutto il mondo, ma anche da un buon seguito di popolazione locale che ormai da anni sa che sotto alle strutture del Festival assisterà ad esibizioni di livello artistico assoluto.

lorizzare i giovani artisti che costituiscono la linfa vitale di tanti complessi italiani. L’esperimento si rivela molto interessante e questo segnale porterà la famiglia Montico a sdoppiare le manifestazioni, af-

fiancando all’affermato International Circus Festival of Italy (rivolto ad artisti senior provenienti da tutto il mondo), il neonato Italian Circus Talent Festival, che vede la luce a dicembre 2022 e rivolto esclusivamente a artisti performer italiani. La prima edizione chiama a raccolta una ventina di giovanissimi, tra gli 11 e i 30 anni circa, suddivisi in due categorie: under 16 e over 17. Una manifestazione in cui la competizione (pur imprescindibile), passa in secondo piano di fronte all’energia e alla voglia di scendere in pista davanti a esperti del settore autorevoli e competenti. Anche in questo caso, la direzione artistica ha scelto di prevedere anche esibizioni con animali nel rispetto dei cardini della tradizione. La compresenza di queste due manifestazioni riporta così l’Italia al centro della geografia dei grandi festival europei e rilancia l’importanza del settore del circo di tradizione all’interno di un sistema produttivo che, forse unico in Europa, trova ancora grande forza e vigore nelle famiglie di circo classico che, nel nostro Paese, continuano a detenere un solido corpus di tecniche e una buona relazione col pubblico.

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italiancircustalentfestival.it
Erika Togni ph Alfredo Sanguigni Aris ed Erin Zavatta ph Alfredo Sanguigni Fratelli Zapashny

SALIERI CIRCUS AWARD UN

FESTIVAL-CONCERTO “IMMAGINIFICO”

È fin troppo facile cadere nella semplificazione se provo a descrivere cosa i festival abbiano rappresentato per me in oltre quarant’anni di frequentazione poi ché, su questo fenomeno, si è costruita una vera e pro pria complessa mitologia.

Nel mio caso ho convissuto con i festival circensi com petitivi dalla fine degli anni Ottanta, non certo per necessità creative ma per una richiesta del mondo televisivo che allora si era fatta pressante. La prima proposta arrivò nel 1989 poco dopo la nascita dell’Accademia d’Arte Circense a Verona, da Cino Tortorella (il famoso Mago Zurlì dello Zecchino d’Oro), che aveva ideato due format allora molto appetibili per la televisione: il Premio Mozart, dedicato ai giovani musicisti internazionali e Bimbo Circo, dedicato appunto a giovani talenti circensi provenienti da tutto il mondo. Ovviamente il format prevedeva una giuria, ma soprattutto un ufficio organizzativo con uno o più talent scout capaci di intercettare gli artisti richiesti. Allora non esisteva internet né i social e dunque era necessario viaggiare per visitare le principali scuole di circo in tutto il mondo. Ecco, con una grande passione e per quanto giovanissimo, io assunsi quel ruolo. Ben presto chiesi la collaborazione di Eduardo Murillo, un ex artista in forza al Circo Americano di Enis Togni, che per anni aveva lavorato come consulente del Festival di Monte-Carlo e decidemmo insieme, dopo due edizioni di Bimbocirco, di creare una società specializzata (non a caso si chiamava Festivals Italia), vista la richiesta di Fininvest e della Rai. Fu subito un crescendo

di attività con Giovani Stelle del Circo nel 1991 e poi, nei tre anni successivi con il Festival Internazionale del Circo “Città di Verona”. La televisione ci permetteva un budget davvero im-

portante per l’epoca, che comportava l’ingaggio di artisti dello stesso livello del Festival di Monte-Carlo, considerato il punto di riferimento qualitativo per la produzione. Il tutto, pur in parallelo con un’altra produzione “concorrente” a Genova curata da Walter Nones con il supporto dell’Ente Nazionale Circhi, è proseguito sino a quando, nel 1995 le televisioni pubbliche e private, per motivi politici, non furono più interessate a produrre un format di questo tipo. Dunque, stop repentino per i due festival neonati ma va ricordato che con la consulenza di Murillo, sono poi nati in quel periodo il Festival di Mosca e di Budapest. Per completare il quadro e non entrando in merito ai vari festival consolidati in Europa e Cina, va segnalato che nello stesso periodo a Roma operava il Golden Circus di Liana Orfei (primo a nascere in Italia nel 1985 e poi ultratrenten-

nale), e più tardi, nel 1999 ad opera della famiglia Montico è nato a Latina un piccolo festival, che seppur poco strutturato nelle sue prime edizioni, negli anni successivi, con l’intervento dell’Ente Nazionale Circhi nella figura di Egidio Palmiri, e la mia direzione artistica sino alla sua decima edizione, si è

ben presto consolidato divenendo tra le realtà più importanti di questo settore in rapporto al circo tradizionale.

Questa lunga premessa è stata necessaria per far capire, oltre alla grande passione,

la contestualizzazione che ha portato alla nascita, con il supporto del Ministero della Cultura, del Salieri Circus Award. Un festival che nelle proprie intenzioni vorrebbe essere un progetto artistico originale non solo dal punto di vista del titolo, quasi pa-

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di Antonio Giarola
saliericircus.it
Chia Cheng Sung
foto di Massimo Bolognini

radossale, che coniuga il nome di un celebre musicista con il circo, quanto per il fatto di valorizzare il numero circense in un ambito inconsueto e accompagnandolo dal vivo con una orchestra sinfonica.

Provo a fare qualche esempio per meglio chiarire il concetto. Nei miei primi festival erano presenti per lo più numeri tradizionali e importanti (nel gergo si dice “forti”), dal punto di vista tecnico,

ma già allora cercavamo di avere qualche esclusiva. Nella prima edizione del 1992 portammo, fuori concorso, la mitica troupe caucasica di Djighiti a cavallo di Tamerlan Nougzarov, considerata allora la più importante troupe di acrobati a cavallo esistente al mondo. Ma era già stata al festival di Monte-Carlo vincendo l’oro, perciò ci mettemmo a cercare delle novità assolute. Ricordo in particolare l’ingaggio della troupe Borzovi al secondo festival Città di Verona nel 1993, dove presentammo per la prima volta fuori dalla Russia, un capolavoro di tecnologia e arte creato nella Scuola del Circo

di Stato da Piotr Maestrenko e dove i trapezisti erano si “volanti” ma anche acrobati alla barra russa e danzatori. Un numero inedito, adattato appositamente al nostro grande chapiteau e con una qualità artistica tale da far convergere a Verona tutti i più importanti direttori che aspiravano ad averlo nelle loro produzioni. E poi l’anno successivo l’invito con una specifica serata d’onore, dello spettacolo completo del CNAC (Centre National des Arts du Cirque) di Chalon sur Marne, che per la prima volta si esibiva all’estero. Mi piace ricordare questo evento, un intero spettacolo sperimentale che oggi definiremmo di circo contemporaneo, per dare misura della mia volontà di mostrare l’arte del circo nei suoi molteplici aspetti e senza nessun tipo di preclusione.

che nel nostro caso vengono avvalorati da un’orchestra sinfonica dal vivo. E da parte nostra aiutandoli a trovare il repertorio musicale adatto e talvolta dando loro un supporto reale nella creazione di coreografie individuali, con la consapevolezza dei limiti dovuti alle dimensioni ridotte del teatro.

Nel nostro caso è evidente che le scelte artistiche non possono prescindere dalla necessità di escludere per motivi di spazio act con grandi attrezzi a terra o aerei, troupe acrobatiche numerose o animali. In passato, come direttore artistico, avevo sempre puntato alla qualità dei numeri dal punto di vista tecnico (con tutti i limiti in merito alla loro differente tipologia). Ora sono alla ricerca di una simbiosi tra le arti che possa valorizzare il grande patrimonio artistico e culturale del circo allo scopo di presentare una contemporaneità che ha radici profonde; allo stesso tempo cercando di non rimanere ingabbiato nelle discusse etichette di “circo classico” o “contemporaneo”. A tutto il nostro entusiastico staff piace pensare semplicemente ad un nuovo “circo d’Arte”. Dunque, nes-

In tutto ciò vi sono le radici del Salieri Circus che ci hanno stimolato a cercare una nuova identità che mettesse al centro l’artista con la “A” maiuscola, stimolandolo dove possibile a creare qualcosa di nuovo e allo stesso tempo adatto al nostro format. Artisti alla continua ricerca di una propria crescita professionale, anche attraverso la preparazione di nuovi act con accompagnamenti musicali “classici”,

suna rincorsa o imitazione degli altri festival, salvo la presenza di una vera giuria tecnica composta da direttori di strutture internazionali e compagnie in grado di dare lavoro agli artisti in gara. Allo stesso tempo il Salieri Circus vorrebbe intercettare, oltre a tanti addetti ai lavori alla ricerca di nuove creazioni, un pubblico locale ed internazionale con un profilo diverso dalla consuetudine e piuttosto propenso a farsi ammaliare da una sorta di “concerto immaginifico” come a noi piace chiamare questa kermesse, che nel 2023 giunge alla sua terza edizione.

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la giuria internazionaleCEDAC di Verona Martin Mall

BIAC 2013 > 2023

BIENNALE INTERNAZIONALE DES ARTS DU CIRQUE

Lavoro con Archaos dal 2000, da quando Archaos si stava stabilendo a Marsiglia e stava aprendo uno spazio di residenza (CREAC). Mia mamma era produttrice, mio padre uno dei due fondatori di Archaos, così le performing art sono un ambito dove sono cresciuto fin da piccolo. Quando ero molto giovane dissi ai miei genitori che non avrei mai lavorato in questo settore, ma poi si

Dopo l'amministrazione mi sono occupato della direzione finanziaria, poi Deputy Director e ho cominciato a lavorare con Guy Carrara e Raquel Rache de Andrade sulla programmazione artistica. È interessante il tema di lavorare in un'impresa familiare. La fiducia reciproca è un elemento importante, ed è un requisito che ancora cerco ogni volta che dobbiamo assumere nuovo staff. Inoltre i miei studi di sociologia da ragazzo mi aiutano nel mettere il nostro lavoro in un contesto più ampio e nel fare analisi più articolate.

sotto chapiteau, così abbiamo creato il Village Chapiteau.

E fin dall’inizio volevamo valorizzare il ruolo della donna nel circo contemporaneo, in un’epoca dove non tante donne si dedicavano alla direzione e scrittura di spettacoli. Oggi almeno il 40% degli spettacoli che offriamo sono scritti dalle donne, così come il 50% di quelli che coproduciamo. Tutte queste sono ancora oggi le ragioni della BIAC e le più importante per noi.

presentò questa opportunità di lavoro e avendone i requisiti decisi di fare una prova. Ho cominciato a occuparmi dello sviluppo del progetto, per poi passare dell'amministrazione. Ospitavamo già allora tra le 12 e le 20 compagnie all’anno in residenza, e la metà del mio tempo lavorativo era a contatto con loro. Nel 2012 abbiamo ricevuto l'etichetta di Pole National du Cirque e nel 2013, all’interno degli eventi per Marsiglia Capitale Europea della Cultura, abbiamo creato le basi per la BIAC, che poi lanciammo con questo nome nel 2015.

L’ultima tournè di Archaos è datata 2010, e si aprivano allora le porte per un nuovo corso. Per noi era chiaro fin dall'inizio che volevamo organizzare il più grande festival di circo del pianeta, in una grande città, e non era uno scherzo. Avevamo la sensazione che il circo ne avesse bisogno. Quando racconti che lavori nel circo è sempre complicato far capire cosa fai esattamente, perchè nell'immaginario collettivo il circo è legato spesso solo all'itineranza dei tendoni del circo tradizionale. Fin dalla prima edizione della BIAC la nostra ambizione era di poter mostrare allo spettatore, nell'arco di una settimana, un ventaglio di spettacoli che valorizzasse la diversità nel circo di oggi, nei contenuti e nei luoghi di rappresentazione. Ci interessava creare un programma intenso, anche

In questa scommessa ha giocato un ruolo importante poterci presentare come Archaos. Non avevamo alcuna esperienza nell'organizzazione di festival, ma aveva-

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biennale-cirque.com
Les
Fauves cie Ea Eo ph Florence Huet
HOME Hors Surface ph Camille Perreau
Presque parfait Pre-o-coupe ph Jeztoo

mo tante competenze nella produzione, gestione di grandi eventi, team numerosi, organizzare show in grandi città e di lunga durata, campagne pubblicitarie importanti. È stato un vantaggio anche essere una compagnia riconosciuta, con un grande passato, che ispirasse fiducia e professionalità. Questo ci ha aperto molte porte, sia con i partner, sia con la community degli artisti, che hanno sempre creduto

nel nostro progetto. Una fiducia che ci ha fatto superare anche le inevitabili difficoltà dell'avvio di un progetto così grande. Nel tempo abbiamo costruito un'ottima relazione con la città di Marsiglia, indipendentemente dall’amministrazione di turno. C'è una relazione molto proficua con i nostri partner, con incontri collettivi 3 o 4 volte l'anno per pianificare le nostre attività, compreso il lavoro di supporto agli artisti e la mediazione culturale che operiamo nelle scuole della città. BIAC è il maggior festival di performing art della regione, ed è un evento di rilievo anche per una città così grande come Marsiglia. Sembra strano che un'arte così marginale nel panorama dello spettacolo dal vivo possa assumere questi primati, ma volevamo fin dall'inizio avere questo impatto, in una regione dove il circo non era ancora particolarmente diffuso. Di certo BIAC promuove molto il circo nella regione e Art Sud, agenzia regionale per lo spettacolo dal vivo, ci confermano che da quando esiste BIAC c'è anche più circo nei teatri della regione, e più pubblico giovane, perché il circo è tra le performing art quella che lo attrae maggiormente.

BIAC è una macchina molto grande gestita da un core team ristretto di 7 persone, che ci lavorano a tempo pieno, affiancati

da un direttore tecnico che lavora con noi l'80% del suo tempo. L’organico in ufficio coinvolge fino a 15 persone, con mansioni come il forum pro, la segreteria, la biglietteria, il coordinatore del Village Chapiteau. Nei due mesi della BIAC abbiamo circa 110 persone che sono coinvolte, la maggior parte tecnici, oppure staff che accolgono il pubblico e gli artisti. E stiamo parlando solo del nostro staff che si occupa dei grandi eventi di apertura, di chiusura e del Village Chapiteau. Poi ci sono tutte le persone che sono coinvolte nelle altre location partner che ospitano spettacoli della BIAC, che nel suo complesso offre più di 70 spettacoli, accoglie più di 400 tra artisti e tecnici, e vende oltre 100.000 biglietti.

Ma lo sbigliettamento è una piccola parte del nostro budget. Samo supportati dalla Città di Marsiglia, il Dipartimento, la Regione, il Ministero della Cultura e BNP, che ci sostiene fin dall'inizio. Il turnover della BIAC oscilla tra 1,8 e 2 milioni di euro, se consideriamo quello che organiz-

minimo potenziale di crescita del pubblico, nel Village Chapiteau, dove la percentuale di biglietti venduti si avvicina al 91% della capacità, mentre nelle altre location la percentuale aumenta ancora. Sarebbe difficile organizzare una cosa più grande, e non siamo sicuri sia una priorità per la BIAC.

Il resto del lavoro di Archaos è spesso in qualche modo legato alla BIAC, con le resi-

za direttamente Archaos, ma raggiunge un totale di 3,5 milioni di euro, se includiamo tutto l'indotto dei partner che ospitano spettacoli durante la BIAC. Ho la sensazione che sia difficile per BIAC diventare ancora più grande. Abbiamo un

denze artistiche e le co-produzioni che poi vedono luce alla Biennale. Inoltre gestiamo un luogo permanente per l'allenamento. Ogni artista professionista ha facoltà di registrarsi e allenarsi, pagando una somma irrisoria di pochi euro al giorno.

Volevamo che questa fosse una edizione speciale, non solo perchè era il decimo anno, ma anche perchè l'edizione precedente era stata nel 2019, e quindi era ancora più importante che ci fosse un'edizione! Ma l'incontro con il pubblico è stato incredibile. Per l'opening abbiamo avuto 13.000 spettatori e per la chiusura 18.000. Non abbiamo mai ricevuto così tanti e calorosi ringraziamenti dal pubblico, dagli artisti, dai pro, dai partner. In questi ultimi 3 anni abbiamo lavorato tanto, anche a eventi che poi non hanno potuto avere luogo per la crisi pandemica. Era un continuo stop & go e avevamo la triste sensazione che la cultura non fosse più una cosa importante per il mondo. Era possibile andare a pregare in chiesa ma non andare a teatro per uno spettacolo. Molte certezze stavano saltando, ma ricevere tutti questi ringraziamenti mi ha riportato la convinzione che siamo necessari e importanti per le persone.

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I love you twoCircus I love you ph Minja Kaukoniemi
HetreLibertivore ph Pascale Cholette ANIMAL ph Anais Baseilhac

PHILIPPE CIBILLE

intervista a cura di A.R. traduzione di Anne Nguyen Dao

DAL JAZZ…

Ho iniziato nel 1978, frequentando un club fotografico, poi come fotografo freelance per un giornale regionale a Nancy. Essendo giovane e senza vincoli, mi venivano assegnati servizi serali, oppure nei fine settimana; spettacoli, eventi sportivi, e questo mi ha insegnato a fotografare in ogni circostanza. Avevo bisogno di guadagnarmi da vivere, pagare l'affitto, così mi sono trasferito a Parigi. Mi piacevano molto la musica e i jazz club, così ho cominciato a fotografare artisti del jazz, poi da free lance proponevo le mie foto alle redazioni dei giornali, facendo grandi sforzi per superare gradualmente la mia timidezza di fondo.

…AL CIRCO

Poi un giorno, nel 1989, sono andato a fotografare uno spettacolo di Archaos. Lì ho conosciuto il mondo del circo così come si stava evolvendo. Ne sono rimasto affascinato e da allora non l’ho più lasciato. Nel circo c'è spesso della musica, ma rispetto al jazz i due universi sono visualmente diversi, le emozioni sono diverse; il jazz è piuttosto statico, il circo è movimento, impennata. Il circo richiede lavoro e disciplina straordinari, coinvolgendo molto gli artisti fin dalla giovane età. Sono generalmente artisti completi, con molteplici talenti oltre alle loro specialità (sono musicisti, attori, ballerini). Potresti chiamarlo spettacolo totale. Oltre alla performance fisica, c'è una storia che viene trascesa e raccontata al pubblico,

un'emozione, un estetismo, un sogno passeggero. Sono sensibile all'alleanza del fisico e dell'intelletto, provo ammirazione e

sulle dimensioni della mostra, la selezione delle foto, il modo di presentarle per temi/compagnie. Volevamo offrire, in occasione della BIAC 2023, un viaggio negli ultimi 30 anni di circo contemporaneo, attraverso il mio sguardo da fotografo.

La dimensione delle immagini è principalmente di 30 x 45 cm, un formato che ci permetteva di allestire nello spazio a disposizione una mostra di 250 fotografie.

È stato difficile selezionare, e anche un po' frustrante, soprattutto per le compagnie o le scuole che ho seguito per vent'anni. In un mondo senza limiti avrei voluto esporre più immagini, e mi sarebbe piaciuto averle un po' più grandi, formato A2, e anche giocare con foto satelliti più piccole.

sono commosso da tutto ciò. Il circo si è evoluto molto negli ultimi 1015 anni: ha acquisito scuole, nuovi apparati, un repertorio, una pedagogia attenta, scambi con altre espressioni dell'arte; le discipline e la performance hanno guadagnato molto oltre che espressività. C'è una vera e propria esplorazione dei temi, come ci ha dimostrato qui al BIAC la compagnia Libertivore-Fanny Soriano.

UNA RETROSPETTIVA @BIAC

La mostra nasce da un’idea congiunta mia, di Guy Carrara e Rachel Rache de Andrade, con i quali abbiamo ragionato

Il lavoro di preparazione della mostra mi ha fatto ricordare tantissime cose. Mi sono emozionato nel ritrovare immagini di persone con cui ho avuto delle relazioni

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foto di Philippe Cibille
30 ANNI DI CIRCO CONTEMPORANEO www.philippe-cibille.com www.philippecibille.com ph A.R.
Bridgewater Foster CNAC
1997

umane molto forti. Alcuni di loro li ho persi poi di vista, e non li vedo da ormai 10 e anche 20 anni. Mi ha emozionato anche vedere le persone toccate dalle immagini, vivere la visita alla mostra come un vero viaggio.

Per il futuro dell’intero patrimonio della mia opera, sono troppo giovane per riflettere sulla sua trasmissione ora. Di certo ci sono centri di documentazione che sarebbero felicissimi di poter accogliere e conservare la mia collezione.

immagini per un evento, mentre con la pellicola l’autonomia era rappresentata da un massimo di 3 pellicole da 36 esposizioni, e ce le facevamo bastare. Così ora la restituzione del reportage si traduce generalmente in giornate informatiche: ordinamento, dimensionamento dell'immagine, ottimizzazione, metadati, classificazione. Ad un giovane fotografo appassionato al circo, e ne stanno arrivando tanti, consiglierei di cominciare non con il digitale ma con i classici rollini di foto. Imparare prima a gestire questa modalità, e poi passare al digitale.

LA FOTOGRAFIA

La fotografia di circo è una specializzazione. Tutta la fotografia è piena di specializzazioni e ogni specializzazione va perseguita nella sua specificità. La tecnologia progredisce di continuo, diventa sempre più incredibile, e in futuro sarà possibile fare piani ravvicinati del corpo, vederli al lavoro nel dettaglio. Le fotocamere digitali sono molto più sensibili e pratiche rispetto alla pellicola, e ti consentono di catturare più immagini in movimento, persino di scattare foto che prima non potevi fare. Inoltre ti permettono di trasmettere le immagini molto rapidamente quando necessario. Con il digitale oggi scattiamo anche 500,1000

Mi piace scattare a prima vista quando scopro lo spettacolo. Se ho la possibilità di rivederlo ne approfitto per migliorare quegli scatti dal punto di vista tecnico. Sono molto esigente e sono raramente contentissimo delle foto. Non è un problema tecnico, perché so adattarmi in tutte le situazioni di luce, ma più una questione di inquadratura, di scatto al momento giusto, oppure a volte semplicemente le buone idee vengono troppo tardi, quando l’attimo per scattare è già passato.

Ma quando guardo i miei lavori passati mi piacciono ancora le mie vecchie immagini, quasi le preferisco. Continuo inoltre, per mio piacere, a sviluppare foto in bianco e nero in una camera

oscura. Credo che avremo sempre più bisogno di immagini, perché secondo me l’immagine fissa cattura molto di più l’attenzione e l’emozione di chi guarda. Non faccio video, ma se li facessi sarei molto influenzato dalla tecnica fotografica e intercalerei il filmato con dei momenti di fermo immagine.

Sono un appassionato delle immagini e di come restituire al pubblico le emozioni che vivo. Mi piacciono le cose insolite, le emozioni, godermi la vita. Danza, circo, musica, artisti visuali, creazione artistica, questo è il mondo che mi piaceva e che suscitava la mia curiosità, allora come oggi. Le mie foto rappresentano delle persone che amo, con cui ho stretto profonde amicizie, sono dei pezzettini di queste persone incontrate lungo le mie esplorazioni.

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Cirqueici XY
Bouvet 2006 2014
Archaosescargots

Tra le piacevoli sorprese della BIAC il film “Isabella”, diretto dal super molleggiato artista giocoliere portoghese Ricardo S. Mendes. Un film arguto, ironico, sentimentale sugli artisti e sugli oggetti di giocoleria con cui lavorano, che racconta la storia di Riccardo e della sua amata pallina "Isabella".

“Vivono con noi, ci sostengono, ci aiutano a raggiungere i nostri obiettivi, eppure non siamo consapevoli della loro importanza. È tempo di una rivoluzione, loro hanno bisogno di noi e noi abbiamo bisogno di loro".

intervista di A.R. a Yu-Lun Chiang e Ricardo S. Mendes

YU-LUN

Da anni collaboravano in Hong Kong con il centro culturale Tai Kwun, che organizza anche una stagione di circo, per la quale fornivamo artisti. Durante la pandemia non era possibile far viaggiare o far esibire gli artisti e nella mia agenzia Hsingho Co abbiamo riflettuto su come mantenere viva la collaborazione con i programmatori. Fui allora ispirata da alcune produzioni video fatte da Archaos e proposi di realizzare un video con i nostri artisti, seguendo la produzione da remoto. Ho quindi chiesto a Riccardo nel 2020 se voleva essere coinvolto, insieme ad altri artisti che suggerivamo. In scena quindi insieme a Ricardo compaiono Patrick Pun (diabolo, Hong Kong), Chien Hung Shu (cigar box,Taiwan), con Juri Bisegna nelle vesti di un improbabile conduttore televisivo. Il video è stato girato così in diverse location sparse nel mondo, con tutte le difficoltà legate alle continue variazioni sulle restrizioni della libertà di movimento che la pandemia generava. È la prima volta che lavoro ad un progetto internazionale di questo genere, coprodotto da Tai Kwun, Centre for Heritage and Arts (Hong Kong), e Hsingho Co. (Taiwan). Ero molto nervosa, ma alla fine è andata bene e devo ringraziare tutti coloro che mi hanno dato questa opportunità.

RICARDO

Mi piace da sempre il cinema e nel 2016 ho deciso di studiare per due anni tecniche di ripresa e di montaggio video. Avevo già realizzato un video di 8 minuti per un progetto a Toulouse e così quando Yu-Lun mi ha contattato nel 2020, decidemmo di realizzarne una versione lunga.

la ragione perchè giocolo con 1 o 3 palline, massimo con 5. Avere a che fare con un grande numero di oggetti non mi permetterebbe di creare una relazione speciale con ognuno di loro.

Da giocoliere professionista trascorri più tempo con gli oggetti che con i tuoi cari, e le persone non capiscono perchè tu lo faccia. Sei solo con loro, ma pensi di non esserlo, e in qualche modo sembri un tipo strano agli occhi di tutti. Sono tutte considerazioni che mi hanno fornito spunti per il finale del video, del quale ho curato anche l’intero editing.

Non so perché, ma mi è sempre piaciuto fin da bambino giocare animando oggetti strani, come una scarpa, un toaster, o altro che incontravo in casa. Così, quando ho cominciato a giocolare, l'idea di dialogare con gli attrezzi mi venne naturale. Tra i tanti attrezzi di giocoleria ho preferito le palline, probabilmente perché da ragazzo ho fatto tanti sport con palloni e mi ci sono trovato subito bene, senza grosse motivazioni per cambiare. Cominciai a pensare alle palline come persone, ad avere una relazione speciale con loro, e durante le esibizioni sul palco mi venivano tante idee su questa personalizzazione. Non mi piace essere sul palco da solo e mi piace pensare che gli oggetti dividano con me l'esibizione. È anche

Il video ha delle caratteristiche ovviamente diverse dallo spettacolo dal vivo. È come uno show, dove puoi parlare al pubblico prima o dopo, ma nel quale non puoi cambiare niente quando è in onda. Puoi solo lasciare che scorra fino alla fine e vedere che effetto avrà sul pubblico. Invece quando sei in scena dal vivo puoi decidere di cambiare qualcosa last minute, anche in base alle reazioni del pubblico. Sono due feeling molto diversi tra di loro. Terminato l’editing del video, nel gennaio 2021, ho compreso che il tema della relazione con gli oggetti si potrebbe approfondire e sviluppare ancora di più. Questo mi fa desiderare di continuare questo genere di produzioni video, imparare ancora e raggiungere un livello di qualità più alto. E anche portare più video in scena, che è una delle tendenze attuali.

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foto di Ricardo S. Mendes
ISABELLA ricardosmendes.com hsinghook.com

LES FAUVES

Alla BIAC la Cie EaEo ci stupisce ancora una volta. Sotto il loro nuovo tendone, assistiamo a “Les Fauves”. Dentro e al di fuori della pista “giocolieri in libertà” del calibro di Eric Longequel, Johan Swartvagher - nel duplice ruolo anche di direttori artistici – accompagnati da Neta Oren, Wes Peden, Emilia Taurisano, mentre la vocalist/musicista Solène Garnier crea l’atmosfera musicale live dello spettacolo.

intervista di A.R.

a Johan Swartvagher co-direttore artistico

Condivido con Eric Longequel la co-direzione artistica di les Fauves, e questa è la nostra prima creazione insieme. Tutto è cominciato 5 anni fa quando Thomas Renaud, allora direttore della Maison des Jonglages e Marc Jeancourt di l’Azimut ci chiedevano che forma avrebbe potuto avere uno show di sola giocoleria sotto un tendone da circo.

Questa suggestione ci convinse ad accogliere la sfida per realizzare qualcosa di abbastanza sperimentale, sotto uno chapiteau dalla forma avveniristica che, arrivando in città, attraesse gli spettatori. Una sorta di navicella spaziale dove prendiamo per mano un pubblico vasto e lo portiamo a scoprire della giocoleria non ordinaria.

La prima cosa che facemmo con Eric fu il casting. Chiamammo Neta Oren, Wes Peden, Emilia Taurisano, la vocalist/musicista Solène Garnier. Questo cast era per noi chiaro fin dall'inizio. Volevamo uno spettacolo di giocoleria, e della giocoleria che ci piace.

Ci piaceva poter presentare una parte intima degli artisti, dagli stili così diversi, farli conoscere come persone e artisti prima di vederli in scena come performer. Volevamo che entrare nella tenda fosse un'esperienza particolare per il pubblico, che potessero muoversi liberamente all'inizio tra le varie postazioni e poi raccogliersi nel-

l'arena centrale a vedere uno spettacolo collettivo degli artisti. Les Fauves è quindi uno spettacolo in due atti: la prima parte è un serraglio: il tendone, nei suoi spazi interni ed esterni, può essere visitato come un museo vivente. Incontriamo giocoleria con le piante dei piedi, giocoleria subacquea, giocoleria a distanza, giocoleria in trance. La seconda parte è una celebrazione dell'impermanenza: una lotta contro la gravità e l'oblio, vinta solo durante lo spettacolo, solo sotto il tendone, solo sotto i riflettori. Perché alla fine, come nella vita reale, gli oggetti ricadono al suolo, siamo

bili. Anche per loro era la prima volta che concepivano una struttura così grande. È stata per tutti noi un’impresa trovare le risorse e realizzare il tendone, con tutto quello che c'è ora dentro, perchè nessuno di noi veniva da esperienze del genere. I primi due anni della produzione sono trascorsi anche nel trovare le realtà che volessero cofinanziare il nostro progetto, il cui investimento iniziale è stato consistente.

Per noi, appassionati di giocoleria, questa avventura ci impegna full time. On tour siamo in 10, ma il team è composto da 12

tutti un po' più grandi, e quello che è successo non c'è più. Quando ci chiesero se volevamo sviluppare l'idea avremmo potuto anche optare per una forma più ridotta. All'inizio avevamo anche pensato ad una struttura fatta di piccoli tendoni collegati da corridoi, ma alla fine ha prevalso l'idea di una struttura unica e ampia, più versatile per ospitare in futuro anche altre programmazioni o compagnie, eventi, spettacoli di aerea, etc.

Il tendone è stato realizzato insieme a Dynamorphe, un collettivo specializzato in progetti artistici con strutture gonfia-

persone, e nelle prime fasi della produzione c'erano ovviamente coinvolte molte più figure. Ora che lo spettacolo è pronto dobbiamo portarlo in giro, e questo implica montaggi e smontaggi, l’itineranza, imprevisti, e tutta una serie di attività cui prima non dovevamo dedicarci. Io ho interrotto ogni altro mio progetto personale, e vedremo dove ci porterà questa avventura. In realtà il futuro è ancora da scrivere, per ora siamo impegnati a far girare e conoscere Les Fauves. Col tempo capiremo cosa aggiungere.

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cieeaeo.com ph A.R.
ph Christophe Raynaud de Lage

LA MONDIALE GÉNÉRALE

a cura di Cie La Mondiale Générale

La Mondiale Générale è nata nel 2012, grazie a percorsi di vita intrecciati da almeno 10 anni, su iniziativa di quattro persone: un tecnico, Timothé Van Der Steen; un artista, Alexandre Denis; un amministratore, Pernette Bénard; un direttore di produzione, Mélanie Vadet.

Nel 2012 creiamo il progetto Braquemard, che consiste in un numero: l'Escalier, una forma breve: Braquemard #1, e una forma lunga: Le Braquemard du pendu Nel 2017 sono nate le forme breve e lunga del progetto Sabordage, con un team allargato, nuovi materiali artistici e ossessioni sempre presenti. Infine, nel 2019, il progetto Refuge è partito senza rendercene conto con Futiles prospects, per poi articolarsi in Rapprocons-nous, Refugiezvous, Refugion-nous

Le nostre creazioni ruotano intorno al circo, ma anche in modo trasversale intorno alle arti plastiche, al teatro acrobatico, alla creazione sonora. L'obiettivo è mettere "colui che guarda" al centro delle nostre preoccupazioni. Nella storia dell'arte troviamo spesso correnti che mettono in discussione il posto dell'artista VS il posto dello spettatore, come Fluxus, un movimento artistico contemporaneo, nato negli anni ’60, che lavora per dissolvere i confini tra arte e vita scambiando i ruoli, o associando lo spettatore in modo partecipativo.

Oggi i media tendono sempre più verso proposte interattive, anche partecipative. Puoi vederlo nei programmi TV, ad esempio.

È tempo di VOD, per soddisfare la domanda moltiplicando l'offerta, per una sorta di illusione di scelta. Anche i Reality TV hanno conquistato gli schermi e aperto le porte a nuove proposte. Youtuber, influencer, streamer hanno pian piano invaso il nostro mondo virtuale. Il loro peso cresce ogni giorno e danno forma al mondo di domani a modo loro. Anche nel campo della performance dal vivo possiamo mettere in discussione il ruolo dello spettatore, senza il quale lo spettacolo non esisterebbe. Lo spettatore deve essere attivo, reattivo, sensibile… ma gli stiamo dando la possibilità e le condizioni perché lo sia? Quali sono le sue scelte, una volta entrato nella stanza?

Ogni giorno ci interroghiamo su ciò che condividiamo con tutto il pubblico che incontriamo. Vogliamo cambiare il vocabolario, l'impostazione del gioco, lo stato. Uscire dalla partitura, lo status di attore e pubblico. Possiamo (dobbiamo?) evolvere le forme per guadagnare in profondità, in condivisione.

In un editoriale del 2018, Gilles Cailleau scrive: “Perché chiamiamo spettatori le persone che vengono a vedere uno spettacolo? Cosa ci ha posseduto per usare questa parola detestabile? Abbiamo visto che nella vita, per strada, qualcuno si è sentito orgoglioso di essere rimasto spettatore? "Ho visto una colluttazione, sono rimasto spettatore", "Ho visto qualcuno annegare, sono rimasto spettatore", "Tutti festeggiavano, sono rimasto spettatore", "Mi sono imbattuto nell'amore della mia vita, sono rimasto spettatore". Che classe! E vorremmo far venire voglia di venire promettendo di essere spettatori?”

Per questo nei nostri spettacoli creiamo uno spazio singolare, sorprendente e accogliente, interattivo e contemplativo, sfacciato e pertinente. Vogliamo che permetta a tutti di muoversi, di rompere con certi codici abituali dello spettacolo che vincolano a ruoli preventivamente concordati. Come nelle situazioni che si creano in alta montagna, tutti saranno responsabili e potranno godersi questo “rifugio”.

«…sentire un cambiamento intimo e profondo nel mio approccio alla creazione. Legato al nostro tempo, alla violenza dell'Uomo e alla sua capacità di rovinare tutto, quasi ogni volta. Perché se la nostra arte ha un senso, è, credo, servire da pretesto per incontrarsi, per confrontarsi, per creare un momento protetto e condiviso dove ci prendiamo il tempo per guardarci, per parlarci e per ascoltarsi a vicenda. E soprattutto non imporre nulla.» Alexandre Denis.

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lamondialegenerale.com
Reesidence Nexon ph Eric Feferberg

DRAMMATURGIA SPECIFICITÀ E SFIDE

compagnie-azein.com

di Audrey Louwet

Audrey Louwet, acrobata aerea, drammaturga. Nel suo portfolio una lunga serie di creazioni per la Cie Azein, di cui è direttrice artistica. Audrey affronta l’annoso tema del rinnovamento della drammaturgia circense in una conferenza seguita da un vivace dialogo con il pubblico degli operatori presenti alla BIAC.

Nella vita impariamo a camminare, parlare, muoverci grazie all’osservazione dei gesti di altri e ai neuroni specchio che ci aiutano nel ripetere questi movimenti. A teatro e a cinema possiamo spesso identificarci con quello che accade. Sono comportamenti, movenze, emozioni che conosciamo o a cui possiamo relazionarci. Nel circo invece l'acrobatica e il virtuosismo esprimono gesti troppo avanzati perché il pubblico possa immaginare di riprodurli. Per questo il circo suscita emozioni di paura e di ammirazione, perchè quello che facciamo con il corpo è molto raro e complesso, indecifrabile dai neuroni specchio di uno spettatore comune. Che facciamo nella creazione con queste emozioni di paura e di ammirazione che scateniamo nel pubblico? Cerchiamo di rinforzarle, cancellarle, modificarle, sublimarle?…

e quello che accade tra una performance e l'altra ha un grande rilievo ai fini drammaturgici…

Le attrezzature nel circo sono spesso anche la scenografia, e alcune routine entrano con forza sulla scena. Per esempio: un quadro creano, alto 5 metri, con 8 metri di materassi, divisi su 4 pezzi, molto pesanti, che prendono tanto spazio; oppure il magnesio che dobbiamo metterci sulle mani tra un'acrobazia e l'altra. Partendo da queste esigenze come scriviamo lo spettacolo? Oppure come lo stravolgiamo? Per esempio, io volevo continuare a portare acrobazie in scena, ma senza gli apparati tecnici, così con il mio partner abbiamo creato una nuova disciplina…

La Drammaturgia, è uno stato mentale. Non significa essere un regista, un direttore, ma attivare una funzione connessa con tutte le altre funzioni che concorrono alla creazione di uno spettacolo. Personalmente la suddivido in drammaturgia sulla piccola scala, che ci vede impegnati nello scrivere uno spettacolo portando in scena tecniche di circo, e drammaturgia sulla grande scala, che ha invece l’obiettivo di stabilire una connessione tra quello che avviene nello spettacolo e quello che avviene nel mondo.

Partendo da questo offro qui una serie di spunti, in ordine sparso, con cui ci confrontiamo oggi nella drammaturgia dello spettacolo di circo, con l’intento di contribuire ad alimentare il dibattito sul suo sviluppo. Sono solo alcuni spunti, di una lunga serie, e non ci sono soluzioni che valgano sempre e per tutti. Sono scelte personali da fare e tante soluzioni, una per ogni spettacolo. Non ci sono verità assolute, ma più siamo consapevoli delle scelte, più possiamo prendere in considerazione delle soluzioni.

Quando siamo in pista abbiamo a che fare con il bisogno di recuperare energie, respirare. Non possiamo saltare per un'ora di seguito. Lo spettacolo segue le necessità e il ritmo della respirazione degli artisti. Cosa facciamo allora con le pause a cui siamo obbligati, quale senso gli diamo e come le scriviamo? In realtà la caratterizzazione di uno spettacolo riguarda solo parzialmente la performance acrobatica,

In scena prendiamo dei veri rischi con il nostro corpo. Se mi infortuno durante uno spettacolo questo mi riguarderà personalmente, e anche seriamente. È difficile per un artista allontanarsi dal proprio corpo e calarsi nel personaggio, perchè dobbiamo essere coinvolti al 100% nella performance tecnica. Questa è una grande specificità del circo, e questa discontinuità ha un effetto sul personaggio che portiamo in scena o su cosa vogliamo che interpreti. Ed è qualcosa da cui non possiamo prescindere quando scriviamo uno spettacolo di circo…

Ho lavorato con un cane in scena, e quando arrivi con un animale in scena, anche se non fa niente di particolare, lui prende tutta l'attenzione. È pazzesco. Devi fare qualcosa di davvero eclatante per attirare su di te l'attenzione. L'animale porta se stesso in scena senza filtri, e questo è molto forte, attraente. Un tema che appartiene al passaggio da piccola a grande drammaturgia. La capacità di essere nel corpo lì, in quel momento, perchè il corpo ha un'energia incredibile, e noi usiamo l'intelligenza del corpo. Per me lo scopo della grande drammaturgia oggi è quella di riportarci ad una maggiore connessione con il corpo…

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AzeinLa Delicieuse ph S. Dorino Azein T&C ph E. Bayart ph Ville de Port de Bouc

FOCUS SVIZZERA

procirque.ch

presfsec.wixsite.com/fsec-vszs-fssc

La Svizzera ha una lunga storia di circo tradizionale, tra tutti il famoso circo Knie, che nell’immaginario degli svizzeri ha rappresentato il circo fin dagli inizi del 1800. Più recentemente, negli anni ’90, è cresciuto in Svizzera un tessuto di scuole di circo educativo. Prima a Ginevra, con Une Fois un Cirque (1984), la prima scuola di circo che ha fatto venire degli artisti contemporanei dalla Francia, poi anche insegnanti nella scuola. A seguire Théâtre Cirqule, una grossa struttura che ha creato nel ’96 la prima formazione professionale. Successivamente, in questi ultimi 20

un repertorio unico che riunisce artisti, compagnie, luoghi e festival: una vetrina per i professionisti del Circo e dell’Arte di Strada in Svizzera!

strutturato come impresa e dialogava ad altri livelli con le istituzioni centrali. Ma questo mondo si sta aprendo anche alle declinazioni contemporanee, come dimostra da qualche anno il circo Starlight e il circo Monti.

anni, sono nate molte scuole di circo, che insieme hanno fondato nel 2007 la Fédération Suisse des Ecoles de Cirque (FSEC). Oggi ci sono scuole di circo dappertutto e abbiamo, proporzionalmente, quasi la stessa quantità di scuole di circo che ci sono in Francia.

Tanti bambini e giovani hanno così imparato a fare circo con una estetica contemporanea e i più talentuosi si sono poi iscritti alle scuole di circo professionali in Francia, Belgio, Italia, rientrando poi in Svizzera e contribuendo alla crescita del settore. Gli artisti svizzeri si sono poi riuniti nel 2013 in ProCirque, associazione svizzera per professionisti delle arti circensi, che conta 250 membri, la maggior parte artisti. ProCirque pubblica regolarmente una newsletter e ha tra i suoi obiettivi il poter interloquire con le commissioni federali della cultura per un maggiore riconoscimento e supporto al circo contemporaneo in Svizzera. Nel 2019, ProCirque si unisce alla FARS – Federazione delle Arti di strada in Svizzera – per l’edizione di

Ogni 4 anni il ministero della cultura federale lancia un “Messaggio” per la promozione della cultura e per il supporto alle arti performative. Ma solo 4 anni fa è apparso per la prima volta il «circo di creazione» tra le arti finanziate. Da alcuni anni il circo fa parte anche del sistema di supporto di ProHelvetia, la fondazione svizzera per la cultura che, insieme al Centro Culturale Svizzera e alla BIAC ha coordinato qui a Marsiglia un focus sulla Svizzera, per offrire a pubblico e programmatori una maggiore conoscenza e circolazione delle creazioni svizzere.

In Svizzera, la politica culturale non viene calata dall’alto, ma si struttura dal basso, procedendo dai cantoni fino alla federazione. Il primo cantone che ha riconosciuto il circo come arte indipendente è stato il Vallese, nel 2015, un lavoro che poi si è allargato agli altri cantoni. Finora il circo di tradizione non aveva chiesto questo riconoscimento federale, perché si era

Crescono invece i festival di circo in Svizzera. Tra questi sicuramente Circqu’Aarau, diretto da Roman Müller, Cirque au’Sommet di Greg Zavialoff a Montana, PlusQ’île di Nina Pigné a Bienne, il Festival ZirQus a Zurigo, il Station Circus a Basel, e En cirque di Sarah Simili a Sierre. Ci sono anche festival di arti performative che aprono al circo, come il Festival de la Cité a Lausanne. È un po’ difficile dire che esiste un circo con specifiche peculiarità svizzere. Abbiamo piuttosto una varietà di generi, che devono molto al contesto culturale/strutturale del

cantone in cui si sviluppano.

Nella parte di lingua tedesca il circo si sviluppa sull’estetica del cabaret, del variété, mentre nelle zone francofone il circo si mette in relazione con il linguaggio sviluppato in Francia. Nel Ticino invece influenza l’accademia Dimitri, da cui escono allievi che poi lavorano nel circo con un background nella commedia all’italiana e nel clown. In generale però le compagnie svizzere sono ancora poche, perché molti giovani artisti vanno a fare formazione all’estero, dove poi rimangono a lavorare. Sicuramente in Svizzera si avverte molto la mancanza di un programma di formazione professionale per gli artisti, di spazi di circo strutturati per la creazione e di agenzie di diffusione. Per questo c’è un grande dibattito tra gli artisti per realizzare uno spazio di creazione e di formazione; uno spazio dove dare visibilità alle creazioni, per attirare l'attenzione dei programmatori, che al momento seguono i grossi eventi internazionali in Europa per fare le loro scelte.

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Cie CourantdcirqueLa Delicieuse ph S. Dominique Schreckling Jeanine Ebnother Trott Meike Schnapper Aurelie Tercier Laurence Felber ph Jona Harnischmacher Morgane Maret

LA DIFFUSIONE &mestieri persone di Chantal Heck team La chouette

La chouette diffusion fu fondata a Bruxelles nel 2012 da Cecile Imbernon e Marion Lesort. L’avventura cominciò con la diffusione di alcune giovani compagnie belga, come Circocentrique e il loro spettacolo Respire, PakiPaya con Shake shake shake, Le Vent Fou, Un de ces 4, Les voisins, e altre. Piano piano l’agenzia è cresciuta fino a diventare quello che è oggi, una realtà conosciuta in Belgio e all’estero, con un ufficio in un co-working a Bruxelles,

cerci per lavorare insieme. Per certi versi ci riteniamo parte stessa della compagnia, e questa intenzione si rispecchia in molti aspetti della relazione, anche economica, che coltiviamo con gli artisti. Cerchiamo inoltre un equilibrio nel genere di spettacoli e di arti che offriamo, outdoor e indoor, certamente con incursioni in altre arti, ma con il circo che rimane minimo comune denominatore.

Il nostro lavoro è a 360° e per le compagnie ci occupiamo, a secondo delle loro necessità, di vendita degli spettacoli, promozione, pubbliche relazioni, tour management, partnership e ricerca fondi, comunicazione, gestione amministrativa, strategia di sviluppo a medio e lungo termine. Lavoriamo fianco a fianco con le compagnie che sono interessate a lavorare e crescere insieme a noi. Li seguiamo nei loro primi passi e il nostro obiettivo è accompagnarli fino a quando sono capaci di sostenere un proprio amministratore/diffusore.

Ma non ci concentriamo solo sulle compagnie con cui lavoriamo. Il nostro sguardo è rivolto anche all’esterno. Vediamo tanti work in progress, presentazioni, spettacoli, siamo attivi nei network di settore, co-organizziamo Aperçus de Cirque, vetrina dell'arte circense emergente in Belgio, insieme al centro culturale Wolubilis di Bruxelles.

sto ha comportato una maggiore sofisticazione, maggiori necessità tecniche, più drammaturgia, più testo, ma anche più competizione, e quindi più pressione per gli artisti nel produrre spettacoli interessanti.

ALLEATI

Nel 2016 La chouette è stata riconosciuta dal Ministero della Cultura della Federazione Wallonie Bruxelles, come “struttura di servizio”, ricevendo un finanziamento strutturale per il supporto alle compagnie emergenti e alle nuove creazioni belghe. Un riconoscimento e sostegno che condividiamo insieme ad altre agenzie di diffusione di questa parte del Belgio, che lavorano anche in altri campi dello spettacolo

mentre Cecile vive e lavora da Toulouse, in un office space condiviso a La Grainerie, che ci permette di essere più presenti anche sulla scena francese.

In oltre 10 anni di attività La chouette ha accompagnato oltre 20 compagnie, 45 spettacoli, 20 creazioni e più di 1700 performance in tutto il mondo, e tra queste anche compagnie emergenti. Abbiamo in portfolio un numero limitato di artisti, perché costruiamo con ciascuno di loro una relazione molto forte e dobbiamo pia-

Inoltre ci sono scommesse più ampie, che riguardano l’intera società, a cui non rimaniamo insensibili. Il cambiamento climatico, le guerre, l’inclusione, sono temi che richiamano nostri approcci diversi a tour più sostenibili, a schede tecniche più semplici.

Dopo la crisi pandemica è cresciuta la domanda per programmi di intrattenimento più leggeri, in termini di contenuto e di forma. Dall’altro lato alcuni artisti hanno sentito il bisogno di creare in modo differente e di toccare temi più profondi. Que-

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CHOUETTE DIFFUSION
LA
lachouettediffusion.com
cie
La chouette diffusion ph Thomas Andrien ADM ph Thomas Andrien Lucie Yerles ph Theodore Markovic

dal vivo. Tutte insieme abbiamo fondato l’organizzazione Prodiff Collectif (https://www.prodiffcollectif.be) al cui interno convergono circa 30 tra agenzie/organizzazioni e freelance. Io sono tra coloro che hanno un contratto a tempo indeterminato in questo settore, ma molti che lo fanno come free lance vivono in un continuo precariato. In Belgio gli artisti possono chiedere un riconoscimento e uno status di intermittenti, ma manager e produttori nello stesso settore non hanno accesso a queste tutele, e attualmente c’è un grande dibattito in Belgio sul diritto di tutti i lavoratori ad un welfare.

Aires Libres (https://aireslibres.be) è un'altra organizzazione del Belgio francofono a cui aderiamo. Al suo interno, fondata nel 2015, converge una comunità che raccoglie tutte le realtà di circo, circa 180 membri, da compagnie a programmatori, operatori, tecnici, etc. e fa advocacy presso le istituzioni.

Aires Libres e Prodiff sono di grande supporto per poter crescere, e crescere insieme. Organizzano percorsi formativi per gli operatori, ma anche incontri in presenza, conferenze, talk e focus su argomenti che ci riguardano. In Francia siamo anche membri di “C1 metier” e dell’associazione “Ce sont nos métiers”, che hanno realizzato uno studio sulle condizioni lavorative nel settore e offrono regolarmente formazione e scambi professionali.

IL TEAM

Lo staff è oggi composto da 4 giovani donne. Cecile ed io, che sono subentrata a Marion due anni fa, ci occupiamo di diffusione e aiuto alla produzione, Myriam Chekhemani segue l’amministrazione di La chouette e quella di alcune compagnie; Zoe Gravez, arrivata lo scorso settembre, si occupa del tour management e dei nostri social. Abbiamo nei nostri cv percorsi di formazione ed esperienze lavorative che abbracciano molti mondi della cultura, ma quello che ci accomuna è sicuramente la passione per il circo e i processi di creazione, il desiderio di essere parte di tutto questo. Tutte noi condividiamo un profondo rispetto per il tempo libero e quello da dedicare alla famiglia (due di noi sono madri) e, nonostante ci siano trasferte nei week end per seguire le compagnie, ci sforziamo di circoscrivere il lavoro a degli orari regolari. Ho lavorato per 16 anni come programmatrice ad un centro culturale in Belgio, e conoscevo La chouette da anni. Mi piacevano e quando durante la pandemia si è aperta una finestra per entrare nel team non ho esitato ad accettare. Siamo una realtà dove l'amore per il lavoro ben fatto, il rispetto per gli altri e la passione per la creatività dei nostri artisti sono alla base di tutte le collaborazioni. Potresti odiare tutto questo scrivere mail, il non ricevere subito le risposte, ma è parte del lavoro a cui sei appassionata. Ognuno di noi lavora nell’area in cui può dare il meglio di sé. Per l’amministrazione abbiamo bisogno di persone molto metodiche e disciplinate nel lavoro. Per me e Cecile è importante essere propensi al networking, molto comunicative, flessibili, sensibili verso i programmatori e gli artisti. Pressarli ma non stressarli, essere pazienti, saper attendere quando è il buon momento per proporre, essere confidenti che il buon momento arriverà.

Alla base del nostro successo sicuramente un portfolio interessante, relazioni di lunga data con gli artisti, la professionalità dei nostri servizi, rimanere in una dimensione sostenibile che permetta relazioni profonde, conquistare e mantenere una buona reputazione, un grande affiatamento nel nostro team.

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White OutPiergiorgio Milano ph Torsten Giesen

CIRCO TEATRO NELLE PERIFERIE

materiaviva.it fuoridicirco.it

Le grandi città hanno enormi periferie e quartieri dormitorio nei quali succede poco o nulla. I cittadini sono costretti a spostarsi verso zone centrali per trovare proposte culturali. Non sempre questa povertà di offerta è legata alla ricchezza materiale dei quartieri, ma certo le zone

più popolari risentono in misura maggiore di questa disparità. Vivere in posti poco stimolanti crea un circolo vizioso in cui andare a teatro, ad un concerto, ad una mostra, non è parte della vita quotidiana, ma un evento. Allora diventa ancora più importante rompere questo loop e portare bellezza. Che siano gli spettacoli e le rassegne ad andare incontro alle persone, ponendo i luoghi generalmente lontani dall’offerta culturale al centro della proposta di eventi e iniziative. Stimolare la curiosità delle persone, creare interesse e far sentire la possibilità reale che nella quotidianità possa esserci anche la cultura, nel senso più ampio e meno accademico del termine.

Con il nostro ultimo evento, il festival “Fuori di Circo”, abbiamo deciso di allestire un tendone in un’area verde nel cuore del quartiere Laurentino, conosciuto a Roma per la sua fama di delinquenza ed emarginazione dalla quale sta con fatica cercando di affrancarsi. Una zona in cui notoriamente non succede nulla! … e infatti già il primo giorno hanno provato a rubarci la bicicletta... e nei giorni a seguire hanno scippato una di noi! Tutto nella norma si direbbe. Ma qualcosa è successo di nuovo per quella zona, la curiosità destata dalla manifestazione, ha fatto avvicinare famiglie, anziani, ragazzi del quartiere, curiosi che ci hanno confidato di non essere mai stati a teatro, perché avevano sempre pensato che fosse un ambiente non adatto a loro. Il tendone del Teatro nelle Foglie in tutta la sua bellezza di circo e di teatro ci ha aiutato a portare meraviglia e come direzione artistica era quello che volevamo. Meravigliare, portare incanto in un quartiere che la meraviglia l’ha dimenticata.

Oltre al festival “Fuori di Circo”, negli anni abbiamo portato e continuiamo a portare i nostri progetti fuori dai teatri e dai tendoni. Lavoriamo con biblioteche, centri culturali, scuole, università, e ad aprile porteremo all’interno di una chiesa consacrata il nostro spettacolo di circo contemporaneo sulla sensibilizzazione contro il femminicidio. Allo stesso modo per il nostro P. A. F. Per Aria festival, in collaborazione con il Comune di Maranello, scegliamo di portare gli spettacoli ed i laboratori nelle aree periferiche della città. E anche in questo caso si è rivelata una scelta apprezzatissima.

La riuscita di qualsiasi iniziativa dipende dalla capacità di fare rete con altre realtà, di coinvolgere le comunità, di restare in dialogo con i territori. Questo è quello a cui guardiamo per crescere. Nelle manifestazioni che realizziamo cerchiamo sempre di ospitare oltre agli spettacoli, iniziative gratuite come laboratori di piccolo circo per bambini, laboratori di avvicinamento al circo contemporaneo per giovani, tavole rotonde con artisti, istituzioni ed operatori culturali. L'idea è quella di far avvicinare al circo teatro persone che per qualunque motivo non potrebbero permetterselo, per difficoltà economiche o lontananza culturale

La sorpresa più grande, più emozionante, è l’entusiasmo delle persone, come quello del pubblico di Fuori di Circo, che ci ha davvero travolto! Ogni volta che ci spostiamo verso le periferie è un successo, oltre che un’esperienza gratificante che ci regala una soddisfazione umana e professionale. Di solito le risorse arrivano da enti pubblici, come i Comuni, anche attraverso bandi specifici, come quello delle periferie che ci ha permesso di realizzare “Fuori di Circo”. Ma su questo versante c’è ancora tanto da fare, sia per snellire la burocrazia asfissiante, sia per costruire con le Istituzioni percorsi di più ampio respiro.

di Alessandra Lanciotti e Roberta Castelluzzo direzione artistica
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ph Gaia Recchia
ph Gaia Recchia Alessandra Lanciotti MateriaViva

FUORI ASSE FOCUS IN TRIENNALE

quattrox4.com/fuori-asse-focus-2023

Da gennaio 2022 arriva a Milano una grande novità: un nuovo format di visione per il circo contemporaneo all’interno di Triennale Milano, punto di riferimento per le arti performative. Dopo anni di rassegna diffusa in città, Quattrox4 ripensa al modo più efficace per avvicinare nuovi pubblici e fidelizzare quelli più affezionati. Ridefinisce così l’esperienza della visione, immaginando non un festival, non una rassegna, ma un focus: una selezione di 4 spettacoli in 3 giorni con 2 incontri critici con il pubblico.

La sfida più grande è sicuramente anche quella più antica: non perdere la fiducia della community Quattrox4, che dal 2017 segue con costanza la nostra proposta. Ma un nuovo obiettivo è stato raggiunto: coinvolgere i visitator* inconsapevoli di Triennale, programmando Croute sulla Scala d’Onore del museo, uno spettacolo site-specific che ripensa lo spazio come motore della drammaturgia e potenzia la maestosità del luogo attraverso un personaggio bizzarro, snodato e fuori posto, profondamente umano.

Per la prima volta inoltre sono stati ingaggiat* studenti delle scuole superiori, segmento di pubblico per cui il circo può aprire a nuove forme di accesso alla cultura: il Liceo Classico Beccaria ha così beneficiato di un percorso di accompagnamento con una lezione di storia di circo contemporaneo prima della gita a teatro.

Fuori Asse Focus è stato possibile grazie agli importanti sostegni che supportano la crescita di Quattrox4 (Ministero della Cultura, Comune di Milano e Fondazione Cariplo), ma non sono mancate le novità: EDI –

Effetti Digitali Italiani ne è diventata main sponsor, cosa che ha ingaggiato persone non così vicine al teatro. Altre Velocità, storica redazione di Bologna sulle arti performative, ha creato una sezione dedicata al circo e ha accolto (Per)formare parole, un ambizioso progetto di glossario inventato sulla performance a cura di Emanuele Regi, Ludovica Taurisano e Silvia Garzarella, PhD student che hanno sposato la causa di Quattrox4 nel ripensare la critica come strumento attivo di ricostruzione delle relazioni tra pubblico e autor*, non solo come esercizio ex-post.

Tutto ciò ha portato a un significativo aumento delle presenze e degli incassi della biglietteria, con 1.760 spettator* a pagamento e 700 gratis.

Ma il più grande risultato è stato condividere uno spazio insolito e maestoso come Triennale Milano con persone - spesso alla prima esperienza lì - desiderose di discutere quanto visto e spesso animate da giudizi contrastanti. Che sia questa la vera

funzione del circo come lo intende Quattrox4? Che non sia accomodante a tutti i costi, ma strumento capace di portare una visione, toccare le coscienze per sensibilizzare al cambiamento, sollevare questioni che ci riguardano collettivamente?

La partecipazione agli incontri è la riprova del fatto che, se adeguatamente contestualizzati, non ci sono spettacoli “giusti” o “sbagliati”, ma solo un insieme di scelte consapevoli da parte della direzione artistica generative di pensiero critico ed esperienze profonde che possono essere accolte, discusse, criticate, apprezzate. A livello di programmazione è stato privilegiato un ragionamento basato sulle tematiche affrontate piuttosto che sulle discipline rappresentate, nell’ottica sempre più matura in cui il circo possa essere uno strumento di riflessione socioculturale e non solo puro divertissement: White Out di Piergiorgio Milano, 2984 di Alessandro Maida | MagdaClan, Croute di Guillaume Martinet | Defracto e Mavara di Chiara Marchese | Porte 27.

Per il futuro si rafforza la volontà di agire nel solco già tracciato: programmare con sempre più consapevolezza un circo di matrice autoriale, coinvolgere sempre più adolescenti senza rinunciare alla cura per famiglie e bambin* con proposte mirate. Si aprono però nuove prospettive e desideri, come creare delle linee di visione sempre più chiare e diversificate, più radicali, ragionando su orari e tipologie di fruizione. Sempre e solo nell’ottica in cui Fuori Asse Focus è nato: quella di spingere il circo un po’ più in là, giorno dopo giorno, spettacolo dopo spettacolo, edizione dopo edizione.

di Gaia Vimercati
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White OutPiergiorgio Milano Croute di Guillaume Martinet | Defracto foto di Avilla

intervista di A.R ad Alessandro Maida

2984, una data che richiama 1984, George Orwell, Big Brother. A torto o a ragione?

Il 1984 è la mia data di na scita e ho volutamente scelto di metterla nel tito lo per usare anche il riferi mento al 1984 di Orwell. La relazione con il romanzo non è esplicitamente legata alla dittatura o all'assoggettamento dell’essere umano, quanto più ad una visione possibile sul futuro. Orwell immagina il nostro futuro nel 1948, subito dopo la seconda guerra mondiale, periodo in cui il più grande timore erano le dittature totalitarie e il loro possibile ritorno in occidente. Nel 2023 la nostra più grande paura più grande è la fine stessa della nostra società e il collasso ambientale, la volontà è quella di giocare con l’immaginario apocalittico che ci accompagna in questo preciso periodo storico.

Il circo come intrattenimento e/o come impegno politico/sociale/ambientale?

Mi interessano entrambe le possibilità, credo che l’intrattenimento puro debba sfociare e servire a lanciare messaggi chiari e forti. Penso che il modo migliore per fare arte sia proprio quello di far evadere l’osservatore dal presente per metterlo in una condizione di apertura e distacco, per poi usare questo spiraglio per mandare messaggi che parlino ad un cuore aperto. In sostanza provo a creare leggerezza e ironia in modo da avere un terreno più fertile per i significati più profondi che stanno dietro allo spettacolo. Difficile essere ottimisti sul futuro in questo momento, siamo ancora troppo legati

all’idea di circo come intrattenimento senza pensieri. Mi sembra di percepire che appena si ha una tematica forte o controversa, le possibilità di portare il proprio lavoro in giro diminuiscono drasticamente.

Con quali desideri, motivazioni e obiettivi ti sei dedicato a questo “solo”?

In primo luogo sentivo la necessità di sperimentare questa forma di spettacolo per crescere artisticamente e cercare con le mie risorse, volevo decidere da solo ogni aspetto del lavoro senza compromessi di alcun tipo.

La cosa più evidente e forte di un “solo” è proprio la solitudine che mi ha accompagnato in tutta la prima parte della creazione, è stato molto difficile e provante stare in sala prove senza parlare con nessuno, ma anche in qualche modo fortificante, ho imparato l’automotivazione.

La seconda parte, invece, in cui mi sono affidato di più a tutta la squadra che ho selezionato, mi ha poi portato a rielaborare tutto il lavoro fatto prima e a apprezzare ancora di più il lavoro di gruppo.

Equilibrismo di oggetti e sugli oggetti. Quale il fascino di questa tua ricerca di lunga data?

La sensazione di precarietà, la presa di coscienza che, nonostante tutte le infinite prove, alcuni movimenti saranno ogni volta diversi. L’equilibrismo ti mette a

nudo, non può funzionare se non sei presente al cento percento, questo aspetto mi intriga e mi ha fatto fare molte scelte nella creazione, ho dovuto togliere molti movimenti, molte figure complesse perché portavano fuori dalla narrazione, richiedevano un sentire in contrapposizione con il sentimento della scena.

L’aspetto che vorrei risultasse più evidente è l’effimero, l’inutile, il grande sforzo per un attimo di leggerezza impercettibile.

Il regno minerale.

La memoria delle ere.

Come le pietre diventano co-protagoniste in 2984?

Le pietre gironzolavano nella mia testa da molti anni, in particolare mi colpì un tizio alticcio in un bar che dopo aver visto una mia performance di sfera e palline mi disse: “tu devi lavorare con le pietre!” Questa sentenza ha galleggiato dentro di me fino all’estate 2020 quando in una residenza all’isola d’Elba sono andato a visitare delle miniere di ferro. In un attimo ho colto l’occasione e deciso di iniziare il lavoro di ricerca con questi oggetti. Ostiche, pesanti, sbilanciate e fredde, le pietre sono le mie compagne di viaggio nello spettacolo, ognuna ha una funzione ben precisa. Ai miei occhi sono le uniche con cui posso avere una relazione e, essendo la materia predominante del mio mondo, sono tutto ciò che conosco. Disegnano e definiscono i miei spazi, sono materia di gioco, di nutrimento e sono la lente attraverso cui interpretare la realtà.

Conti di traslare il concept di 2984 anche oltre il palcoscenico?

Per ora lo spettacolo necessita di una situazione protetta, benché possa essere fatto quasi ovunque. Mi piacerebbe creare in seguito una forma site specific, anche non da solo, per luoghi pieni di pietre o per luoghi da invadere con moltissime pietre, ma questa è una fase ancora embrionale.

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2984
magdaclan.com/spettacoli/2984-2-2

EDERA, INTRECCI DI CIRCO

Con la primavera 2023, e dopo un intenso lavoro di networking e condivisione tra i partner, il progetto “Edera, intrecci di circo – uno dei 7 progetti di circo vincitore di Boarding Pass Plus 2022/2024 - entra nel vivo delle attività all’estero, con le due tappe di percorso previste a Barcellona e a Bruxelles Presentiamo qui gli artisti e gli operatori che lo animeranno in questa fase

Il DUO BAU è un duo femminile nato nel 2019 dall’incontro di Sole e Maria nella scuola di circo Carampa. Concentrata nelle proprie discipline, trapezio per Maria e acrodanza per Sole, decidono di iniziare un nuovo percorso insieme. Entrambe interessate al linguaggio del mano a mano, approfondiscono lo studio di questa disciplina sia in coppia che in quartetto. Nel 2021 il duo crea un suo primo interessante e originale progetto: essere legate l’una ai capelli dell’altra, e continuano a crescere artisticamente insieme fino alla creazione del Duo Bau Show, spettacolo di strada comico. Maria e Sole fanno anche parte del quartetto di mano a mano italofrancese Las Bomberas nello spettacolo Fuegooo!

Partecipano a Edera-Intrecci di Circo con “a 1,5m di distanza”, spettacolo in fase di creazione che, per la prima tappa del progetto, svolgerà una residenza artistica presso La Bonita, Barcellona, con il tutoraggio alla regia di Teatro Nelle Foglie e l’occhio esterno di Cia Dois à Cordes.

Nicolas Benincasa, nato a Buenos Aires, si avvicina giovanissimo al mondo circense, dedicandosi al mimo e alla ricerca del proprio clown. La sua prima compagnia nasce nel 1998 e nel 2003 presenta il primo spettacolo solista, Cartoon Toylette. In parallelo si dedica alla band comica Famiglia Barton e a quella teatrale Caries. Arrivato in Europa fonda a Barcellona il teatro indipendente El OttO, poi fonda e cura la direzione artistica di Teatro nelle Foglie.

Marta Finazzi, formatasi nella ginnastica artistica, a 18 anni si iscrive alla Scuola di Cinema di Milano. Scoperto il “nuovo circo” si dedica alle discipline aeree, studiando in Argentina. Al rientro in Europa approfondisce la corda liscia e la danza contemporanea. Debutta con la compagnia Duo Artemis. Co-direttrice artistica di El OttO, realizza lo spettacolo solista Immaginaria. Fonda e cura la direzione artistica di Teatro nelle Foglie.

Elena Fresch, diplomatasi alla scuola di cirko di Torino nel 2005, si specializza in seguito tra Svizzera, Belgio e Francia nella tecnica del mano a mano, con Matteo Mazzei. Insieme fondano la compagnia Nanirossi, girando il mondo con i loro spettacoli.

Nel 2018 Elena incontra Nicolas e Marta e nasce il progetto del tendone da circo della compagnia TEATRO NELLE FOGLIE, che è anche partner del progetto “Edera, intrecci di circo”. Ne cura la direzione artistica insieme a Marta e Nicolas, impegnati anche con loro creazioni solo.

L’amicizia nasce nel 2017 a Rio de Janeiro. Durante questo periodo Thiago Souza e Roberto Willcock sono studenti dell'Escola Nacional de Circo do Brasil: entrambi si rendono conto di condividere la passione per la tecnica della corda aerea e nel 2019 si trasferiscono in Italia al terzo anno artistico della FLIC. Nasce così la CIA DOIS À CORDES, un progetto artistico che aspira alla reinterpretazione del circo attraverso una sua esplorazione. Ad oggi sono stabili

a Barcellona, dove continuano a lavorare al primo spettacolo della compagnia, Cá Entre Nós, dopo aver partecipato al progetto “Brà-vo! Italian Circus on the Move” nel 2020/2021 e venire successivamente selezionati per il programma CircusNext. Cia Dois à Cordes é stata invitata a partecipare alla prossima tappa di Edera-Intrecci di Circo a Barcellona con uno scambio di pratiche con i partecipanti e come punto di contatto sul territorio per dare continuità al lavoro di networking.

Ludovica Andrenacci, danzatrice e performer, interessata alle discipline artistiche come strumento di integrazione e trasformazione nel sociale, si trasferisce nel 2013 in Toscana per dedicarsi alla danza contemporanea e hip-hop presso l’Opus Ballet. Nel 2018 si sposta in Portogallo, dove approfondisce il teatro danza presso Performact. Parallelamente lavora come interprete e collaboratrice artistica in processi con una forte base di improvvisazione dove il corpo è al centro della ricerca, come Prouno di Pietro Pireddu e Concrete Love per la compagnia Hexa. Nel 2018 si avvicina al mondo del circo contemporaneo come interprete di Caleidoscopio-The History of your Dreams, diretto da Giacomo Costantini, per poi occuparsi di produzione culturale con ARIA Network Culturale per il festival Cirk Fantastik!

Partecipa a Edera-Intrecci di Circo organizzando le varie tappe del progetto ed entrando in contatto con le realtà locali per sviluppare il lavoro di networking.

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Con il sostegno di

MUMMENSCHANZ

Gli attori svizzeri Bernie Schürch e Andres Bossard si incontrano nel 1970 a Parigi, alla Jacques Lecoq École du Théâtre et de Mouvement. Floriana Frassetto, giovane attrice formata alla scuola di teatro di Alessandro Fersen e al Teatro Studio di Roy Bosier, li incontra e rimane affascinata da questa combinazione di improvvisazione e commedia dell'arte. I tre si uniscono in una nuova formazione e si stabiliscono in Svizzera, trasformando spettacoli parlati in rappresentazioni mascherate. Nel 1972 nasce così MUMMENSCHANZ. "Mummen" significa nascondere o mascherare, "Schanz" allude al francese “Chance”. Il trio gode di un'ascesa fulminea. Nel 1973 il loro primo tour europeo e l’arrivo negli Stati Uniti, dove approderanno al teatro "Bijou" di Broadway a New York dal 1977 al 1980, apparendo nei maggiori teatri e programmi TV di tutto il mondo. Nel 1980 il trio si prende una pausa. I tre artisti si riunirono di nuovo nel maggio 1981 con nuove idee e un nuovo studio alla Rote Fabrik di Zurigo. Emerge un nuovo tipo di performance con un'estetica completamente nuova. Nel 1986 sono di nuovo a Broadway con "The New Show", mentre una seconda formazione gira negli Stati Uniti. I "Mumms" sono all'apice del loro successo. Si aprono le porte nei teatri, all’opera, e nel 1988, il Circo Nazionale Svizzero Knie li assume per una stagione. E quando Andres Bossard scompare nel 1992, all'età di 48 anni, Bernie

e Floriana continuano il lavoro, “per Andres”. Il successo è ancora con loro e alla Esposizione nazionale svizzera Expo.02. i Mummenschanz raggiungono oltre 10 milioni di spettatori, al 90% della capacità. Bernie Schürch farà il suo ultimo inchino il 17 giugno 2012, dopo 5.700 esibizioni, all'età di quasi 68 anni. Floriana, assistita da Tina Kronis e Richer Alger, ingaggia quattro giovani artisti per dare nuova vita a Mummenschanz e avviare una nuova serie di spettacoli di successo, culminata a Zurigo, il 10 dicembre 2021, con la prima di "50 Years".

Intervista a Floriana Frassetto

Bernie e Andres venivano dalla scuola di Lecoq, dove si imparava la Commedia dell'Arte, si facevano le maschere espressive di Basilea. Lì hanno cominciato a inventare alcune di queste maschere, la prima addirittura di plastilina. Negli anni '70 abbiamo insieme inventato una nostra tecnica di teatro visuale, malgrado noi, quasi per bisogno. Non avevamo niente e usavamo materiali riciclati con cui costruivamo maschere, costumi, che chiamo body mask.

Il nostro è un linguaggio universale ed è meraviglioso vedere le reazioni giocose del pubblico. Le emozioni e i sentimenti umani sono sempre gli stessi a tutte le latitudini. È straordinario che oggi, con una comunicazione così veloce e un mondo digitale che ti permette di cancellare tutto con un dito, il pubblico apprezzi ancora questa innocente interattività e la purezza delle nostre piccole storie, che attingono sempre dal quotidiano.

Mummenschanz è la mia vita. Dopo la scomparsa, prima di Andrè e poi di Bernie, avevo voglia di continuare la nostra storia e mi sono adattata ai tempi e alle difficoltà. Ora siamo in 5 in scena, quattro interpreti più giovani e io, che mi occupo della creazione artistica, della ideazione, realizzazione e messa a punto delle body mask. I giovani sono appassionati, mettono a disposizione il loro talento, il temperamento, fanno bellissime improvvisazioni, hanno idee, si lavora molto bene insieme. Sono cresciuta a Roma, vissuta a Parigi, a New York e abitare ora nel piccolo paesino di San Gallo, in Svizzera, mi rimane difficile. Ma questa grande casa/atelier dove vivo è il mio paradiso, e durante la pandemia, dovendo annullare tutte le tournè, e non potendo andare in Corea del Sud a cercare materiali - è uno dei mercati che preferisco, che offre sempre tante sorprese - ho cominciato a creare nuovi sketch improvvisando con il materiale che avevamo in casa, incluso un asse da stiro! Mi piace essere ironica, così ho giocato con quel continuo bla bla bla che si era scatenato durante la pandemia, o con la moda di comprare a caro prezzo jeans strappati. Critichiamo la comunicazione tra gli esseri umani, ma mi piace il lieto fine. Il nostro contributo alla società è poetico, interattivo, astratto, giocoso; vogliamo aiutare il pubblico a rilassarsi, a dimenticare per 2 ore la guerra, la crisi climatica e tutto il resto.

Inoltre durante la pandemia abbiamo realizzato una retrospettiva di Mummenschanz al museo qui a San Gallo e mandato in stampa il libro celebrativo dei nostri 50 anni. Alla base del successo c’è sempre tanto lavoro, tanto sacrificio. Ho cresciuto praticamente mia figlia a telefono, ho avuto dei rapporti sentimentali andati a scatafascio; una vita non facile, ma una vita dedicata con passione ai Mummenschanz.

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1972
mummenschanz.com
foto di Mummenschanz Stiftung / Noe Flum

DEKRU

mosaicoerrante.it

UN SENSO DI BELLEZZA

I Dekru sono un quartetto di mimi ucraini composto da Mykyta Cherepakhin, Viktor Chuksin, Bohdan Svarnyk e Inna Turik. Vincitori al Festival Mondiale del Circo di Mosca e al Festival di Clown e Mimi di Odessa, da qualche anno, grazie anche al lavoro di Circo e Dintorni e Mosaico Errante, stanno girando l’Europa con Anime leggere, scritto e diretto dalla regista Liubov Cherepakhina, insegnante dell’Accademia di Varietà e Arti Circensi di Kiev. È proprio in questo istituto (l’unico al mondo in cui si insegna professionalmente il mimo) che i membri del gruppo si sono incontrati e hanno deciso di formare la compagnia, con l’idea di superare il classico mimo solista per creare qualcosa di inedito. La tecnica dei Dekru si fonda su un grande lavoro preparatorio, impiegando anni a perfezionare ogni mimino dettaglio dei loro movimenti e delle pose che assumono in scena; dalla posizione di un sopracciglio alla piega di un dito, fino al quadro d’insieme che risponda a criteri di pulizia ed efficacia. In questo sforzo originale, restano saldi i riferimenti del passato: non solo Marcel Marceau ma anche il suo maestro, Étienne Decroux, da cui il gruppo ha derivato il nome. Tra gli altri artisti che li hanno influenzati, i Dekru riconoscono grandi nomi del teatro fisico, da Jean-Louis Barrot a Modris Tenisons, da James Thierrée a Boris Amarantov e Leonid Yengibarov, ma anche clown come David Larible, Slava Polunin, Leo Bassi e icone dello spettacolo come Michael Jackson, Gene Kelly e Charlie Chaplin. “Nel nostro paese, come in molte aree di influenza sovietica, tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio degli anni ‘80 c’è stato un vero e proprio boom della pantomima, che ha poi coinvolto anche l’Occidente” spiega Mykyta. “Col tempo, però, l’interesse per il mimo è scemato. Quando studiavamo noi, non esistevano praticamente più teatri di pantomima. Oggi, purtroppo, questo sor-

prendente, intelligente, sottile, aggraziato, divertente, struggente, filosofico tipo d’arte è rappresentato da artisti di strada che divertono il pubblico con espedienti di bassa qualità, in costumi e trucchi sciatti. L’arte, che doveva infondere un senso di bellezza nell’uomo, ha perso il suo scopo originario. Ora il pubblico non conosce affatto la pantomima”. Il loro show Anime leggere è anche un tentativo di tornare a quel valore perduto. Una performance che racconta il presente che ci circonda, rappresentando la condizione umana con delicatezza e ironia. Un viaggio nella commedia della vita, tra poesia e satira sociale, nel quale prendono vita personaggi e situazioni dalle più fantasiose alle più ordinarie. La scelta delle scene risponde all’esigenza di esprimere le varie emozioni che compongono l’animo umano: dall’allegria di una pista circense all’amore (incarnato da due statue viventi), dallo stupore di fronte al mistero di un fondale marino al raccoglimento di fronte alla forza vitale della natura, fino al divertimento per gli imprevisti e i tic che caratterizzano l’uomo contemporaneo. Grazie al loro linguaggio universale e al significato profondo della loro arte che supera la barriera delle parole, spesso i Dekru vengono coinvolti in progetti sociali o di audience development. Sono stati scelti per esibirsi durante l’Udienza di Papa Francesco per il Giubileo dello Spettacolo Popolare e nel corso degli anni hanno proposto workshop di espressione corporea in innumere-

voli contesti, incontrando adulti e bambini, italiani e stranieri, le comunità ucraine presenti sul territorio, gli studenti delle scuole e le realtà impegnate nell’assistenza a chi ha bisogno. Questi laboratori all’insegna del dialogo interculturale, che assumono un senso particolarmente pregnante in questo periodo, proseguiranno anche nel 2023, sempre aperti a nuovi interlocutori. In un mondo complesso come quello che stiamo vivendo, cosa tiene assieme questi quattro giovani? “Ci uniscono molti anni di amicizia, l’amore per la nostra professione, l’opportunità di viaggiare per il mondo,

di conoscere persone di talento e, naturalmente, di incontrare spettatori di diversi paesi, di tutte le età e culture. Siamo felici quando vediamo che gli spettatori intorno a noi sono felici. È interessante inventare cose nuove insieme. La gioia più grande per un artista sarà sempre la possibilità di esibirsi davanti a un pubblico, e il nostro quartetto ha questa opportunità grazie all’incontro straordinario con il nostro produttore, Alessandro Serena, che insieme al suo team di collaboratori sta lavorando duramente per realizzare la nostra passione e il nostro sogno”.

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di Nicola Campostori foto archivio Circo e Dintorni

LA GIOCOLERIA È (UNO) SPORT?

CANALE TG JUGGLING

M GeoilGiocoliere

CANALE IJA JUGGLERS

M IJAvideo

di Davide Quagliotto Geo

TG Juggling

juggle wiki records

Numbers

Juggling League

Fight Night Combat

Red Bull PAO Diabolo

Il recente primo posto di un giocoliere alla 42° edizione del Cirque Du Demain, la costante presenza della giocoleria in tutti i festival di circo e dell’arte di strada, le sempre più frequenti comparsate nei talent e programmi televisivi, collocano senza ombra di dubbio la giocoleria nel settore dello spettacolo e delle arti performative. Eppure, se denudata della sua espressività artistica, la natura tecnica e schematizzabile che la caratterizza la rende, per alcuni attrezzi, facilmente misurabile e quindi terreno di competizione. L’esempio più lampante è quello dei record di endurance. Chi di noi non ha mai provato almeno una volta a sfidare sé stesso contando o cronometrando quanti più lanci possibili con 3, 4 o più palline? Ecco che, rispettate delle regole di base e condiviso il tentativo attraverso un video, può essere stabilito un primato del mondo. Oltre al Guinness World Record, i giocolieri si affidano a piattaforme co-

JJF Championship

IJA Championship

World Juggling Federation

stantemente aggiornate come Juggle Wiki e Juggling-records per tenere traccia di tutti i progressi fatti nel corso degli anni. A tal proposito, il 2023 si è aperto con un’interessante novità: i giocolieri Eivind Dragsjø e Tom Whitfield, entrambi detentori di numerosi e importanti record, hanno dato vita a una nuova competizione virtuale che durerà per tutto l’anno, la Numbers Juggling League. Come si evince dal nome, la sfida è dedicata alla giocoleria con tanti attrezzi: da 8 palline, 8 cerchi e 6 clave in su. Come funziona? Può partecipare chiunque sia in grado di fare almeno 4 prese in una di queste categorie, si carica un video come prova sul sito Juggling-records.com e si riceve un punteggio in base a quante prese fatte rispetto al primo di quella categoria. I punteggi di ogni singola categoria vengono sommati assieme, creando la classifica per disciplina (palline, cerchi e clave) e la classifica globale. Montepremi? Nessuno, solo la gloria! Ma è indubbio che questo gioco spronerà diversi giocolieri a migliorare i propri personali e, perché no, spostare un po’ più in là alcuni limiti tecnici finora invalicati.

Sfide di questo tipo fra i giocolieri ci sono sempre state, fin dalle prime convention. Le Giocolimpiadi sono un’occasione importante per soddisfare la sete agonistica di molti giocolieri… con la giu-

sta dose di goliardia! Infatti, le classiche gare di endurance vengono arricchite con richieste ed imprevisti al fine di renderle più spettacolari al pubblico di giocolieri e non, puntando all’intrattenimento più che alla mera prestazione. A queste si aggiungono diverse discipline di stampo sportivo come il volley club e il jollystick, la versione pallavolistica rispettivamente di clave e devil/flowerstick, il joggling, la disputa di gare di corsa mentre si giocola, o il famigerato combat di clave (o gladiator). Questo gioco, la cui invenzione è attribuita allo statunitense Edward Jackson sul finire degli anni ‘70, si pratica con tre clave e ha una semplice regola: interrompere la giocolata dell’avversario facendogli cadere (o rubandogli) una clava. Nonostante (o proprio grazie a) la forte componente fisica e l’apparente violenza presente negli scontri, è sicuramente il gioco di maggior successo fra i giocolieri durante le convention, dal momento che bastano tre clave, non richiede nessun setting particolare, né grandi livelli di tecnica e può essere disputato da due ad un numero indefinito di giocatori. Con l’organizzazione delle prime Fight Night 1 vs 1 nel 2005 su idea di Bob Carr, i duelli si sono trasformati in veri e propri show e le sfide hanno raggiunto un seguito tale che nel 2013 Luke Burrage ha strutturato la competizione mutuando il ranking del tennis, assegnando un punteggio ad ogni torneo in base alle dimensione della convention e raccogliendo i risultati degli incontri sul sito Fightnightcombat.com, dove si può consultare la classifica in continuo aggiornamento.

Le clave non sono l’unico strumento ad avere delle competizioni ad hoc. Oltre ad attrezzi come il Kendama e lo Yo-yo che, trovando meno spazio negli spettacoli si sono creati un circuito di gare locali e regionali non indifferente, ne esiste un altro più emblematico: il diabolo. Prima di diventare una delle discipline della giocoleria maggiormente diffuse e praticate anche fuori dai contesti circensi, il diabolo è stato una delle arti tradizionali cinesi recuperate e preservate dal governo taiwanese, tanto da essere materia fissa nei programmi scolastici di educazione fisica e oggetto di gare e tornei. L’approccio sportivo a questo gioco sviluppatosi anche in altri paesi asiatici (come Giappone e Malesia) e la sua affermazione in America e in Europa, che

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Fight Night Combat JJF Championship
WJF6

da diversi anni ospita la seguitissima Diabolo Battle durante l’EJC, ha attirato l’attenzione anche della Red Bull. Sempre pronta a spettacolarizzare le attività più estreme e singolari, nel 2018 ha organizzato il primo torneo internazionale Red Bull PAO facendo sfidare i migliori diablisti da tutto il mondo a colpi di routine e trick pazzeschi.

Esistono competizioni riconosciute per tutti i tipi di giocolieri? La risposta è sì, ma quasi esclusivamente in Giappone e negli Stati Uniti. Nella terra del Sol Levante sono molti i festival impostati proprio sulla premiazione di singoli act da palco. Il più prestigioso è il Japan Juggling Federation Championship, tenutosi per la prima volta nel 1999, che prevede le categorie maschile, femminile e in squadra, senza alcuna distinzione per l’attrezzo utilizzato. Negli Stati Uniti le radici sono ancora più profonde: dal 1969 il tradizionale festival estivo della International Jugglers’ Association ospita lo Stage Championship e dal 1970 il Numbers Championship. Simile a quello giapponese, lo Stage Championship premia le performance su palco dei giocolieri in gara nelle categorie individuale, squadra e junior, valutando sia la tecnica che la presentazione artistica. Nel Numbers Championship invece vincono i giocolieri che riescono a giocolare il maggior numero di oggetti per più tempo/prese, concentrandosi quindi esclusivamente sulla tecnica con i seguenti attrezzi: palline (normali e bouncing), cerchi, clave e i rispettivi passing in coppia e in trio (solo per clave). I primi classificati di entrambi i campionati ricevono medaglie e premi in denaro.

Ma se c’è una competizione di giocoleria che più di tutte riesce a vestire i panni di una manifestazione sportiva, questa è la WJF. La World Juggling Federation, fondata nel 2000 dal noto giocoliere statunitense Jason Garfield, ha come obiettivo dichiarato quello di far riconoscere la giocoleria come uno sport, organizzando sfide e format adatti ai programmi sportivi televisivi. Per riuscire in questo intento, la competizione è stata strutturata prendendo spunto dalla ginnastica e introducendo quindi un sistema di punteggi basato sul livello di difficoltà dei trick e sulla loro esecuzione in scena, prendendo in considerazione solo la giocoleria lanciata classica.

Vuoi per l’organizzazione esclusivamente americana, vuoi per lo scarso interesse da parte della stragrande maggioranza della nostra comunità per una manifestazione esclusivamente agonistica, nel corso degli anni la WJF ha attratto solo una piccola platea di giocolieri, i cosiddetti sport juggler. Eppure dal 2021 Garfield ha alzato la posta in gioco lanciando una campagna di promozione e raccolta fondi per far accreditare la giocoleria nell’albo delle discipline olimpiche. Riuscirà nell’impresa?

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Red Bull PAO WJF World Juggling Federation Red Bull Pao 2019 Fight Night Combat

INCANTI E MAGIA STAGIONE TEATRALE

2022/2023

teatrofrancoparenti.it/incanti circoincanto.com mastersofmagicconvention.com supermagic.it/supermagic-incantesimi-2023 abracadabrashow.it

di Giorgio Enea Sironi

La prima metà della stagione teatrale 2022/2023 è stata ricca di proposte legate all’illusionismo. Tra appuntamenti ormai consueti, come a Roma la V^ edizione di Abracadabra al Teatro Ghione e la XIX^ edizione di Supermagic, trasferitosi da quest’anno al Teatro Brancaccio, spettacoli di nuovo in tour come Solo del trasformista Arturo Brachetti, BuBBles Revolution del bubble artist Marco Zoppi, L’Uomo Calamita di Giacomo Costantini e Wu Ming 2 e alcune (poche) novità nostrane.

Tra queste Cinémagique al Teatro Olimpico di Roma, uno spettacolo dei Disguido, duo formato dagli Artisti dell’immaginazione Guido Marini e Isabella Zanivan con ospite speciale il mago per antonomasia in Italia, Silvan. Una originale contaminazione tra illusionismo e cinema, un susseguirsi di quadri in cui i numeri di magia vengono collegati a film, musiche o atmosfere cinematografiche, il tutto all’interno di un allestimento scenografico molto glamour e sfarzoso, con tanto di scalinata hollywoodiana e orchestra dal vivo.

Al Teatro Franco Parenti di Milano, in scena a inizio anno per nove repliche, Incanti uno spettacolo scritto e diretto da Andrea Rizzolini con alcune tra le migliori leve della magia italiana Francesco della Bona, Niccolò Fontana, Andrea Rizzolini, Filiberto Selvi e Piero Venesia. Ispirandosi alle riflessioni di alcuni dei più grandi autori teatrali, tra cui Shakespeare, Goethe e Pirandello, i performer chiamano il pubblico a risvegliare quel fanciullino sopito che è dentro ciascu-

no di noi, per riscoprire, nelle piccole cose, la capacità di meravigliarsi: in-cantarsi appunto, che vuol dire letteralmente entrare in un canto, diventare parte di una narrazione, di una storia.

Alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani di Torino le due settimane natalizie sono state all’insegna della magia con lo spettacolo in collaborazione con il Circolo Amici della Magia di Torino Illusion Magic Show in cui si uniscono illusionismo, clown e acrobatica. In scena Marco Aimone, Gi & Raf e Arturo il Mago e Alberto Giorgi e Laura, coppia di illusionisti che vanta numerose apparizioni all’interno delle stagioni teatrali in Italia e all’estero, partecipazioni agli spettacoli Supermagic e Abracadabra, un’apparizione nella trasmissione Fool Us condotta da Penn & Teller e unici illusionisti, se escludiamo l’escapologo Andrew Basso, ad aver fatto parte del cast di The Illusionist, la più grande produzione di magia contemporanea.

Un’altra novità legata alla magia e al circo è lo spettacolo Incanto con la regia dell’illusionista Ottavio Belli all’interno del tendone della famiglia Carbonari, in tour nel Lazio da alcuni mesi. La storia coinvolgente, ben costruita e rivolta alle famiglie, racconta la storia di un bambino che vuole diventare una stella del circo, un viaggio nella fantasia

tra numeri di Illusionismo, acrobazia, clown e giocoleria che lo aiuteranno a scoprire la sua vocazione e a trovare la strada per realizzare finalmente il suo

Il campione europeo di cartomagia e finalista dell’ultima edizione di Italia’s Got Talent Francesco Fontanelli racconta la sua storia in Magic Life Vita da Illusionista, one man show di 100 mi nuti partito dal Teatro Ghione di Roma a marzo, che mette in risalto la grande pre parazione e la passione contagiosa e di vertente di uno dei talenti più giovani e promettenti di oggi.

Bustric, attore, mago, mimo, fantasista porta dall’estate scorsa in tutta Italia il suo Circo delle pulci, facendo tappa nei teatri di molte città come il Teatro Kismet di Bari, il Teatro Puccini di Firenze, il Franco Parenti di Milano, Il Teatro Café Muller di Torino e partecipando a importanti festival come la rassegna estiva a Castel Sant’Angelo a Roma e la festa di apertura del nuovo cen tro di produzione di El Grito a San Severino Marche.

Insieme alla convention Masters of Magic – che ri torna dal 12 al 14 Maggio 2023 a Torino, con uno spettacolo di gala al Teatro Alfieri aperto al pubblico e artisti di calibro internazionale come YU Hojin, Léa Kyle, Miguel Muñoz,

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CinéMagique
Abracadabra
Brando y Silvana
Disguido Filiberto Selvi Junwoo Park
Francesco Fontanelli

Louis Olmedo, Florian Sainvet, Young-Min, – il giovane Abracadabra e il quasi ventennale Supermagic sono tra le poche occasioni in Italia per vedere dal vivo illusionisti della scena internazionale. Anche quest’anno a Roma si sono potuti vedere alcuni tra i migliori artisti del momento, molti premiati alle competizioni del settore: al Teatro Ghione per la prima volta in assoluto in Italia, i campioni del mondo di Magia comica, gli spagnoli Ramo Y Alegria, rompono gli schemi del classico numero di grandi illusioni, ribaltando la dinamica mago – assistente con un numero in cui gli oggetti di scena, cabine, casse e scatole varie non funzionando come dovrebbero scatenano l’ eccentrica creatività degli esecutori nel trovare nuove soluzioni; lo svedese Hakan Berg, finalista di Britain Got Talent, destruttura in chiave comica il classico

“dove act” utilizzando animali meccanici e gag originali, inserendo tormentoni linguistici, la coppia argentina Brando e Silvana fonde magia, teatro, mimo, trasformismo e giocoleria con grande originalità reinventando in scena il classico numero dei bussolotti. Lo spettacolo è presentato dai Lucchettino, duo formato da Luca Regina e Tino Fimiani definiti da Le Figaro

“gli Stanlio e Olio italiani” per il potere di riportarci all’innocenza usando il sorriso e il gioco in maniera raffinata. In scena il manipolatore di carte Novas già campione italiano a 16 anni, che unisce la magia al tango argentino, il clown e fantasista Yari Croce che presenta un numero originale di bubble art nelle vesti di Charlie Chaplin e i Disguido, ideatori e registi dello spettacolo, vincitori del Mandrake d’Or, duo di fantasisti che combinano in un mix esplosivo e travolgente arte magica e teatro.

Al Teatro Brancaccio l’apertura della 19esima edizione di Supermagic “Incantesimi” è affidata al giovane manipolatore coreano Junkwoo Park, che si contraddistingue dai suoi connazionali, ormai specialisti del settore e con una vera e propria scuola a rappresentarli, per l’utilizzo originale della musica e del ritmo. Nel cast anche la cinese Ding Yang, acrobata antipodista e contorsionista, impegnata in un numero di colombe creato con l’apporto dei due maestri Juliana Chen e Greg Frewin. La coppia di mentalisti austriaci Thommy Ten e Amèlie Van Tass riattualizza il classico numero della “seconda vista”, ovvero la capacità di vedere a distanza rivelando oggetti appartenenti al pubblico in sala, con tanto di dettagli. Di nuovo sul palco del Supermagic oltre all’ideatore Remo Pannain, l’illusionista Gaetano Triggiano che ha riproposto alcuni suoi cavalli di battaglia, il creativo illusionista tedesco Timo Marc e il ventriloquo Samuel. La chiusura, come ogni anno affidata alle grandi illusioni, ha visto in scena per la prima volta in Italia Tim Silver, giovane e dinamico artista francese.

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Hakan Berg Junwoo Hakan Berg Ramon Y Alegria

CIRCOSOSTENIBILE

PER UN’EDUCAZIONE ARTISTICA EMPATICA INTERCONNESSA E CONSAPEVOLE

altrocirco.it

a cura del team AltroCirco

L’agenda 2030, sottoscritta nel 2015 dai governi di 193 Paesi membri dell’ONU, definisce lo sviluppo sostenibile come un processo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri. Occorre però interrogarsi su quali siano i “bisogni del presente”, e quali saranno quelli delle future generazioni: quali sono i veri bisogni umani? si possono separare dai bisogni del pianeta, delle altre specie animali e vegetali?

Provando a spingerci da una visione antropocentrica a una ecocentrica dell’esistenza, un modo davvero sostenibile di vivere dovrebbe creare una Terra su cui c’è posto per chiunque, dove ognunə a suo modo, nessunə esclusə, senza distinzioni di genere, specie, appartenenza etnica, geografica, culturale, di condizione di salute o altre situazioni personali o di gruppo, possa sentirsi a casa.

Un pianeta in cui ogni essere vivente possa realizzare appieno il proprio potenziale, celebrando così una moltitudine di possibilità di Vita, di unicità. È possibile, o anche solo immaginabile, un mondo simile? Studi sull'inquinamento sensoriale causato dal nostro stile di vita dimostrano che con ogni creatura che svanisce, si perde un modo di interpretare il mondo. Come possiamo continuare ad esprimere noi stessə, lasciando spazio a modi completamente diversi di sentire e percepire?

Altra Risorsa 2023 non intende dare una risposta a questi interrogativi, ma stimolare riflessioni sulle pratiche educative, formative e performative del circo e del circo sociale in relazione ad alcune parole chiave che possono aiutarci a ripensare, immaginare alternative, essere più consapevoli, approfondire, non fermarsi al superficiale.

REGISTRO NAZIONALE PROGETTI DI CIRCO SOCIALE

via Pacchiotti 79, 10146 Torino Sara Sibona 011 19836531 unitipercrescereinsieme.it

Jaqulè via Lazio 2, 10043 Orbassano (TO) Enrico Giacometto 328 7828323 jaqule.com

Pirilampo Regione Faule 7, 10060 Macello (TO) Ilaria Bessone 339 202288 E pirilamposcuoladicirco

Teatrazione via Artom 23, 10127 Torino Italo Fazio 011 5889562 teatrazione.com

Lombardia Campacavallo via F.lli Rizzardi 15, 20151 Milano Gabriella Baldoni 347 8571338 campacavallo.com

Hops via Lanzi 51, 20872 Comate d’Adda (MB) Sara Papadato 348 0069417 scuola-circo-hops.it

Quattrox4 via Andolfato 10, 20126 Milano Elisa Angioni 348 2269315 quattrox4.com

Spazio Circo Bergamo corso Roma 84 A, 24068 Seriate (BG) Manlio Casali 393 0082506 spaziocircobergamo.it

Spazio Kabum via Guicciardini 114, 21100 Varese Alessandra Pessina 349 4568018 spaziokabum.it

Veneto Circo in Valigia via Falgare 31, 36015 Schio (VI) Nicoletta Grolla Cegalin 0445 1716634 circoinvaligia.it

Kervan-Circolarte via Fiorano1D, 35100 Padova Valentina Sperandio 351 2169653 E Associazione Kervan

Ludika Loc. Corbellar 7, 37020 Marano di Valpolicella (VR) Sara Marchesini 345 2153828 ludicacirco.com

Friuli Venezia Giulia Circo all’inCirca via Cividina 17, 33100 Udine (località Molin Nuovo) Alessandro Papa 340 6052371 circoallincirca.it

Trentino-Alto Adige Animativa via Max Vailer 11, 39011 Lana (Bz) Reinhard Demetz 0473 239564 animativa.org

Emilia Romagna Arterego via Piave 19, 40033 Casalecchio di Reno (BO) Roberto De Marchi 339 7508734 arterego.org

Circo Sotto Sopra piazza dei colori, 40138 Bologna Mariagrazia Bazzicalupo 328 7312861 circosottosopra.com

TaDam Circo via Allevi 13/A, 29122 Piacenza Dario Rigolli 333 1532976 tadamcirco.com

PROGETTOQUINTAPARETE.IT 36 JUGGLINGMAGAZINE. IT
Piemonte Fondazione Uniti per Crescere Insieme

INTERCONNESSIONE

Uno sguardo realmente ecologico sull’esistenza è in grado di percepire il legame di interconnessione e interdipendenza che ci lega ad ogni essere vivente, anche quelli che il sistema economico di cui siamo parte ci abitua a oggettificare, mercificare, inferiorizzare. La prospettiva ecologica rifiuta qualsiasi relazione basata sulla dominanza e la supremazia e mette al centro la cura e l’amore per l’Altrə, in quanto non separatə da “me” o da “noi”. In questo senso, la tutela dell’ambiente deve svilupparsi in costante rapporto sinergico e sistemico con le dimensioni economiche e sociali.

EMPATIA

L’empatia implica guardare al mondo rompendo le narrazioni che mettono al centro noi stessə, le nostre esperienze e i nostri punti di vista. Essere capaci di guardare la vita dal punto di vista di persone con storie completamente diverse dalla nostra, ma anche di un animale, di un insetto, di una pianta, e di attribuire valore incommensurabile a tutti questi universi sensoriali e percettivi. L’empatia rappresenta un bisogno, oltre che uno strumento, di connessione non violenta con l’Altrə e di sviluppo di un approccio realmente ecologico, responsabile, all’esistenza.

RESPONSABILITÀ

Responsabilità implica avere uno sguardo critico costante sulle proprie azioni e visioni. Convivere in modo sostenibile è una responsabilità di tutti gli esseri umani. Dobbiamo guardare a tutto ciò che facciamo e consumiamo con "occhiali verdi" che riescano a mettere in evidenza i danni causati all'ambiente e alla società da certe dinamiche economiche, e vadano alla ricerca di alternative che rispettino e promuovano lo sviluppo sociale e ambientale. La capacità di adottare e trasmettere questo sguardo sensibile e responsabile deve essere una priorità in tutti i contesti educativi, incluso il circo sociale, che giocano un ruolo chiave nel generare e dar forma al futuro.

ALTRA RISORSA 2023

Il Convegno “Circo Sociale: un’Altra Risorsa" è un'iniziativa con cui AltroCirco si propone di fornire strumenti e contenuti innovativi e stimolanti per operatori e operatrici di circo sociale e del settore socio-educativo. L’obiettivo è offrire un'opportunità di aggiornamento e approfondimento, confronto e scambio tra il mondo del circo, della scuola, dell’educazione non formale, delle organizzazioni pubbliche e private che lavorano con l’arte come mezzo di trasformazione sociale.

Giunto alla sua sesta edizione, il Convegno del 15 e 16 aprile 2023 prevede due giorni di presentazioni frontali, workshop, panel tematici, momenti di scambio, confronto e dibattito sul tema della

Circo Tascabile p.zza Cairoli 4/c, 50065 Pontassieve (FI) Claudia Brandani 380 3585691 circotascabile.com

Contraerea Via Pasqui 58, 52100 Arezzo Nicoletta Martini 3391244235 contraerea.it

En Piste via Bocchi 32, 50126 Firenze Maria Luisa Liguoro 333 3733644 enpiste.it

Saltimbanco c/o Nuovo Teatro delle Commedie via G.M. Terreni 5, 57122 Livorno Enrico Pellegrini 329 9523295 saltimbancoscuolacirko.it

Sottosopra via Pievani Landi 42, 52100 Arezzo Simona Serafini 339 3840294 arezzosottosopra.it

Marche Circoplà c/o Spazioplà via Vanoni 11, 60030 Serra De Conti (AN) Elisa Mencarelli 338 1545063 circopla.it

Visionaria via Gabrielli SNC, 60131Ancona Valeria Mastropasqua 338 7587532 visionaria.org

Abruzzo Cirque Brutal Via Stradonetto snc, 65128 Pescara Benedetta Cuzzi 3516273546 E Cirque Brutal

Campania Circo Corsaro via Dietro la Vigna 14, 80145 Scampia (NA) Maria Teresa Cesaroni 339 3927461 E Scuola di Circo Corsaro

Puglia CircoLaboratorioNomade via Sferra Cavallo Snc, loc. Crispiano (TA) Monia Pavone 333 4292637 E Circo.LaboratorioNomade

Cirknos via vecchia Frigole 36, 73100 Lecce Giorgia Basilico 333 410 916 E cirknos Un Clown per Amico/Circo Botero st. Modugno Carbonaro 4/8, 70123 Bari Michele Diana 348 0535875 unclownperamico.com

Sicilia Circ’Opificio via Ammiraglio denti di Piraino 1, 90142 Palermo Marika Riggio 340 3928905 circopificio.it

Clatù via San Josè Maria Escrivà 3, 95030 Tremestieri (CT) Maria Elena Rubbino 340 1723934 E Clatù

Sardegna Teatro Circo Maccus via dei Gerani s.n. Sant’Isidoro 09044 Quartucciu (CA) Virginia Viviano 347 9650413 teatrocircomaccus.com

37 JUGGLINGMAGAZINENUMERO98MARZO20 22
sostenibilità. Toscana Antitesi Teatro Circo via Guidiccioni 6b, 56017 Ghezzano-San Giuliano Terme (PI) Martina Favilla 349 6304211 antitesicircoteatro.it Badabam strada valacchio casella 30, 53018 Sovicille (SI) Margherita Gamberini 347 7856564 badabam.it Circo Libera Tutti via Marconi 108, 50056 Montelupo Fiorentino Samuele Mariotti 333 4022331 circoliberatutti.it
ALTROCIRCO.IT

FICHES SÉCURITÉ

LA SICUREZZA NELL’INSEGNAMENTO

DELLE ARTI DEL CIRCO

FÉDÉRATION FRANÇAISE DES ECOLES DE CIRQUE

EDIZIONE IN LINGUA ITALIANA circosfera.it

a cura del team Circosfera

Esce a cura del team Circosfera, e dopo una lunga gestazione, l’edizione in lingua italiana di "La sécurité dans l‘enseignement des arts du cirque - fiches sécurité", realizzato dalla Fédération Française des Ecoles de Cirque. Nell’editoriale che apre l’edizione francese, di cui riportiamo un estratto, la FFEC illustra le ragioni e le caratteristiche di questa pubblicazione. Ragioni che condividiamo in pieno e che ci hanno spinto ad investire in una edizione in lingua italiana, gentilmente autorizzata dalla FFEC. Una edizione italiana che potesse fornire anche alle scuole italiane di circo educativo che aderiscono al network CircoSfera un valido strumento per l’insegnamento delle arti circensi in sicurezza, circoscritto ad un ambito prettamente amatoriale.

“In assenza di uno specifico quadro normativo, lo sviluppo della pedagogia, la molteplicità di luoghi e situazioni di pratica, l’irrompere di nuovi attori sulla scena, la varietà dei fruitori e l’evolvere delle tecniche,

sono essenzialmente costituite da suggerimenti e raccomandazioni che, vista la specificità di ciascun tema, non hanno alcun intento di sostituirsi all’intervento di esperti e professionisti del settore. Gli organismi

scuole di circo, che necessitano una conoscenza chiara rispetto alle esigenze in materia di sicurezza di chi pratica. Insegnanti, educatori e, più generalmente, tutte le figure coinvolte nell’ambito pedagogico (docenti di educazione fisica e sportiva, personale scolastico, ecc.) possono anch’essi avvalersi delle dispense per acquisire consapevolezza riguardo alle misure di sicurezza specifiche per l’insegnamento delle arti circensi.

La formazione professionale e la creazione artistica non sono contemplate da queste dispense. (…) Le raccomandazioni contenute nelle dispense non sostituiscono le disposizioni legali e normative.”

(estratto dall’editoriale di "La sécurité dans l‘enseignement des arts du cirque - fiches sécurité").

Indice dell’opera

Dinamiche Acrobatiche

Forze e Geometrie

Materassi e Tappeti

Lavoro in Altezza

Longe di Sicurezza

Trapezi e Cerchi Fissi

Corde lisce e Tessuti

Fili d’equilibrio

Pali Cinesi

Ancoraggi e Connettori

Glossario e Risorse

Ringraziamo

• Fédération Française des Ecoles de Cirque, per il grande lavoro che svolge in Francia e nei network internazionali del settore, per la gentile autorizzazione alla pubblicazione di una edizione in lingua italiana di “La sécurité dans l‘enseignement RUGGIERIPOGGI.IT

RE-PLAY

CIRCO, RETI E CRESCITA GIOVANILE circosfera.it/youth-forum

a cura del team

Youth Forum Circosfera

“Re-Play 2022 - circo, reti e crescita giovanile” è una proposta collaborativa realizzata da ASD Giocolieri e Dintorni e la comunità di pratica costituita da altre 25 organizzazioni di circo attive nei territori di Lombardia, Toscana, Lazio e Puglia, interessate a costruire reti eterogenee di soggetti e promuovere interventi, anche sperimentali e innovativi, di creazioni artistiche e formazioni pedagogiche per l’empowerment dei giovani.

L’iniziativa, sostenuta come Progetto Speciale dal Ministero della Cultura, si è avvalsa di un team di coordinatori ed esperti di assoluto rilievo e del prezioso supporto dello Youth Forum Circosfera, un gruppo informale di giovani a sviluppo nazionale, istituito da ASD Giocolieri e Dintorni, impegnato nel promuove la cultura giovanile del circo, le sue forme espressive, la partecipazione, la crescita professionale all’interno della comunità circense e della società civile.

“Re-Play 2022” è una iniziativa unica nel suo genere, nata per fornire risposte agli interrogativi e alle incertezze poste dalla pandemia sul presente e sul futuro dei giovani praticanti/talenti del circo. Il suo output, nell’Anno Europeo per i Giovani 2022, è stato realizzare un anno speciale di attività che mettesse i giovani praticanti del circo al centro dell’attenzione, culminato con una inedita indagine conoscitiva sulla loro condizione.

“Re-Play 2022”, oltre alle 270 mobilità sul territorio regionale e nazionale, non ha mancato di offrire ai suoi giovani partecipanti, e a chi li ha accompagnati nel percorso, un bagaglio di preziose esperienze, conoscenze, incontri, suggestioni, orientamenti. Allargando gli orizzonti del loro capitale relazionale, spronandoli a ricavarsi

un ruolo attivo all’interno della community del circo e nel contesto più ampio della società civile. A tutti noi “Re-Play 2022” consegna un patrimonio prezioso, costituito dalla oltre 5000 tra testimonianze, commenti, risposte – ma anche domande - espresse da un campione di circa 60 giovani, sollecitate da un’articolata raccolta dati alimentata da oltre 100 quesiti e numerose dinamiche di gruppo.

In questa pubblicazione, destinata ad un vasto pubblico, abbiamo voluto dare voce a tutti coloro che hanno avuto un ruolo attivo nello stimolare la partecipazione dei giovani a “Re-Play 2022”. Non poteva mancare la voce dei giovani partecipanti, di cui forniamo delle ragionate istantanee. L’intero corpus delle testimonianze raccolte, per chi fosse interessato ad uno studio più approfondito, verrà invece pubblicato a breve su circosfera.it Indagare con maggiore profondità la qualità dell’istruzione, la presenza di momenti e spazi di partecipazione, la condizione lavorativa e la parità di genere (per citare alcuni

degli 11 Youth Goal); prendere in considerazione la transizione dal mondo dell’istruzione scolastica a quello lavorativo, promuovendo lo sviluppo di figure professionali che sappiano cogliere le fantastiche opportunità che offre il mondo del circo e prendere in carico le sfide del mondo in cui viviamo. Tutto questo permetterà la costruzione, nel futuro, di percorsi su misura per la crescita dei giovani.

Questa pubblicazione, frutto di un intenso lavoro sul campo e redazionale, sintetizza il percorso realizzato, offrendo una panoramica delle esperienze vissute e delle testimonianze di coloro che hanno contribuito alla sua riuscita: team di coordinamento, esperti e giovani partecipanti.

Ci auguriamo infine che possa indicare ai giovani del circo, all’intero settore e alle istituzioni, preziose linee guida per approfondire i temi toccati e affrontare i prossimi anni con lo sguardo proteso in avanti.

Re-Play ci consegna inoltre nelle regioni coinvolte, oltre agli esiti di un anno di lavoro per la costruzione di reti giovanili, il parallelo work in progress avviato per la costruzione e il consolidamento di reti e collaborazioni tra le scuole di circo. Una sfida altrettanto difficile, su cui Giocolieri e Dintorni continuerà ad impegnarsi attraverso i suoi progetti, insieme alle scuole riunite nel network Circosfera e con il vitale contributo dello Youth Forum.

PROGETTOQUINTAPARETE.IT
JUGGLINGMAGAZINE. IT 40
Un progetto di
Con il sostegno di

Piemonte Arcobaleno via delle Fontane 60, 13011 Borgosesia (VC) Ilaria Sitzia 348 8123417 sportarcobaleno.it

Flic via Magenta 11, 10128 Torino Matteo Lo Prete 011 530217 flicscuolacirco.it

Jaqulè Via Ponsati 69, 10040 Volvera (TO) Enrico Giacometto 328 7828323 jaqule.com

Macramè Strada dei Sent 16, 12084 Mondovì (CN) Marco Donda 347 8251804 scuoledicircomacrame.blogspot.it

Pirilampo regione Faule 7, 10060 Macello (TO) Ilaria Bessone 339 2022881 E pirilamposcuolacirco

Sportica Gym via Cattaneo 41, 10064 Pinerolo (TO) Paola Martina 0121 795590 sportica.it

Teatrazione via Artom 23, 10127 Torino Italo Fazio 011 5889562 teatrazione.com

UP Via Mercantini 9,12042 Bra (CN) Maria Grazia Ielapi 339 7532815 upscuoladicirco.com

Lombardia Allincirco via Crispi 53, 22100 Como Fabio Giangreco 339 6657570 allincirco.it

Kabum via Guicciardini 114, 21100 Varese Alessandra Pessina 349 4568018 spaziokabum.it

Quattrox4 Via Andolfato 10, 20126 Milano Elisa Angioni 02 36525176 quattrox4.com

Scuola di Arti Circensi e Teatrali via Sebenico 21, 20124 Milano Maurizio Accattato 348 6054623 scuolaarticircensiteatrali.com

Spaziocirco via Carrobbio 6, 20093 Cologno Monzese (MI) Sonia Belotti 338 7813115 spaziocirco.it

Spazio Circo Bergamo c.so Roma 84/a, 24068 Seriate (BG) Manlio Casali 393 0082506 spaziocircobergamo.it

Trillino Selvaggio via Tolstoj 14/a, 20146 Milano Giuditta Pino 334 2765052 trillinoselvaggio.it

Trentino Alto Adige

Animativa via Cermes 2, 39011 Lana (BZ) Reinhard Demetz 0473 239564 animativa.org

Arteviva via Bari 32/L, 39100 Bolzano Mauro Astolfi 333 8596111 arteviva.bz.it

Friuli Venezia Giulia Circo all’inCirca via Cividina 17, 33100 Udine Irene Giacomello 340 6052371 circoallincirca.it

Veneto Barbamoccolo via Maestri del Lavoro 36, 30037 Scorzè (VE) Manuela Polacco 339 4652122 barbamoccolo.it

Circo dell’Imprevisto via Fogazzaro 12, 36030 Caldogno (VI) Giovanni Evaristo Arnaldi 347 2261288 E Circo dell’imprevisto

Circo in Valigia via Falgare 33, 36015 Schio (VI) Nicoletta Grolla Cegalin 0445 1716634 circoinvaligia.it

Circo Volante via Scortegara 166, 30035 Mirano (VE) Laura Ugolini 340 8598292 circovolante.it

Kervan-Circolarte via Fiorazzo 1D, 35136 Padova Valentina Sperandio 351 2169653 E Associazione Kervan

Ludica Circo Loc. Corbellar 7, 37020 Verona Stefania Garaccioni 347 9121866 ludicacirco.com

Liguria Circo Galleggiante via Castelfidardo 1, 19122 La Spezia Chiara Martini 339 5772543 circogalleggiante.it

CIRCOSFERA.IT

SiRCUS c/o Teatro Internaz. di Quartiere, Pz.tta Cambiaso 1, 16123 Genova Barbara Vecchio 010 8600232 sarabanda-associazione.it

sYnergiKa piazza Palermo 12, 16129 Genova Annalisa Alcinesio 338 1172011 synergikaasd.com

Emilia Romagna Arterego via Piave 19, 40033 Casalecchio di Reno (BO) Roberto De Marchi 339 7508734 arterego.org

ArtinCirco via della Repubblica 6, 40064 Ozzano dell’Emilia (BO) Maila Sparapani 329 2347981 artincirco.it

Circolarmente via Mantova 4/b, 43123 Parma Albert Horvath 338 3939743 circolarmente.it

Circo Sotto Sopra p.zza dei Colori 28/a, 40138 Bologna Giorgia Nason 328 0178208 circosottosopra.com

Circus Atmosphere c/o palestra comunale via Boselli, 47923 Rimini Silvia Fonti 351 9409020 E circus.atmosphere

OfficinAcrobatica Via Sebastiano Serlio 25/2 / via Stalingrado 12, 40128 Bologna Silvia Salvadori 333 2751155 officinacrobatica.com

TaDaM Circo via Allevi 13, 29121 Piacenza Dario Rigolli 333 1532976 tadamcirco.com

Toscana Antitesi Teatro Circo via Guidiccioni 6b, 56017 Ghezzano-S. Giuliano Terme (PI) Martina Favilla 349 6304211 antitesiteatrocirco.it

Badabam Str. della Tressa 5, 53100 Siena Margherita Gamberini 347 7856564 badabam.it

Circo Libera Tutti via Marconi 108, 50056 Montelupo Fiorentino (FI) Stefano Bertelli 340 0810499 circoliberatutti.it

Circo Tascabile p.zza Mosca c/o Tendone Spazio Circo MOB, 50065 Pontassieve (FI) Claudia Brandani 380 3585691 E circotascabile

En Piste via Bocchi 32, 50126 Firenze Federica Piccardi 347 5398775 enpiste.it

K-production piazza Viani 6, 55049 Viareggio (LU) Claudia Sodini 328 1447868 E Kproduction - teatro circo scienza

Passe-Passe via Sorripa 50, 50026 San Casciano in Val di Pesa (FI) Charlotte Koehler 333 6367663 passepasse.it

Saltimbanco c/o Nuovo Teatro delle Commedie via G.M. Terreni 5, 57122 Livorno Enrico Pellegrini 329 9523295 saltimbancoscuolacirko.it

Marche Aria di Circo via Achille Grandi 45, 60131 Ancona Caterina Del Giudice 388 7533247 ariadicirco.com

Circoplà c/o Spazioplà Via Vanoni 11, 60030 Serra dÈ Conti (AN) Elisa Mencarelli 338 1545063 circopla.it

Visionaria via Gabrielli, 60131 Ancona Valeria Mastropasqua 338 7587532 visionaria.org

Umbria Circo Corsaro piazza Vanvitelli 1/a, 06034 Foligno (PG) Maria Teresa Cesaroni 339 3927461 E Scuola di Circo Foligno Circo Instabile via Birago 4, 00124 Perugia Michele Paoletti 347 3867654 E Circoinstabile Sul Filo e Dintorni Località Padella 37, 05018 Orvieto (TR) Soledad Prieto 335 389432 E Cirko Andando

Lazio Accademia Materia Viva via M. Marulo 54, 00143 Roma Roberta Castelluzzo 06 45491296 accademiamateriaviva.it

Circoraggio via Baccano 10, 00188 Roma Ombretta Di Simone 339 8258627 E ScuolaCirco Circoraggio

Vola Voilà via dei Pescatori snc, 00124 Roma Anna Paola Lorenzi 342 5451353 volavoila.it

Campania Circo Corsaro via Dietro la Vigna 14, 80145 Scampia (NA) Maria Teresa Cesaroni 339 3927461 E Scuola di Circo Corsaro

Puglia Circo Laboratorio Nomade via Sferracavallo snc, 74012 Crispiano (TA) Monia Pavone 333 4292637 circolaboratorionomade.com

Circolare Via Brindisi 126, 72019 San Vito dei Normanni (BR) Anna Pinto 380 1274099 E CIRCOlareFestivaldelleArtiCircensi

Cirknos via Vecchia Frigole 36, 73100 Lecce Giorgia Basilico 333 4100916 E Cirknos Un Clown per Amico / Circobotero Str. Modugno Carbonara 4/8, 70131 Bari Michele Diana 348 0535875 unclownperamico.com

Sicilia Circ’Opificio via Ammiraglio denti di Piraino 1, 90142 Palermo Marika Riggio 329 7169258 circopificio.it

Gigliopoli via S. Antonio 6 Capo Milazzo, 98057 Milazzo (ME) Alfredo D’Asdia 090 9281274 gigliopoli.org

Spazio Kiklos via Esopo 20, 90011 Bagheria (PA) Mario Barnaba 328 1668183 E spaziokikloscoworkingart

Sardegna Teatro Circo Maccus via dei Gerani s.n. 09044 Quartucciu (CA) Virginia Viviano 347 9650413 teatrocircomaccus.com

NAZIONALE CORSI/SCUOLE DI CIRCO EDUCATIVO

REGISTRO

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