Film n. 13 gennaio/marzo 2020

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da realizzare uno degli horror italiani più interessanti e notevolmente riusciti degli ultimi anni. Avati si allontana nuovamente dal contesto urbano di un Dario Argento o dagli scenari internazionali di un Lucio Fulci, privilegiando paesaggi reconditi e poco esplorati dal cinema di genere nostrano, ambienti che, nella loro componente primordiale di terra, aria e acqua (a cui si aggiungerà anche il fuoco purificatore), sembrano ricondurre il soggetto a una dimensione arcaica, attraversata dalle paure più ataviche e dai suoi sentimenti più primordiali. La grande capacità di Avati si dimostra nel non spaventare attraverso artifici convenzionali (non manca un gusto per l’orrido, restituito dagli effetti speciali di Sergio Stivaletti, soprattutto nella sequen-

za d’apertura, in cui il sanguinolento si mescola con il perturbante restituito da delle bambole argentiane), ma lavorando su una regia, scenografia e fotografia in grado di celare il Male, permettendogli di manifestarsi nelle atmosfere cupe che permeano il film, capace di inquietare sottilmente anche attraverso semplici inquadrature d’ambiente, schiudendo un mondo tanto familiare quanto ignoto. Sebbene la superstizione e i suoi effetti siano il fil rouge della vicenda, non assistiamo a una detection razionale finalizzata a smantellare le credenze popolari al fine di svelare un orrore più tangibile e umano, come in Non si sevizia un paperino di Fulci; nel film di Avati si vive costantemente a cavallo tra reale e sopranaturale, tra verità e

menzogna, in un clima di apertura del senso che scandisce un thriller in cui è difficile demarcare i buoni tra i cattivi perché non si è in grado di distinguere razionalmente il bene dal male, tanto da non permettere alcuna risoluzione neanche nel criptico finale, alla stregua del suo capolavoro La casa dalle finestre che ridono. Avati realizza un film sulla paura atavica ed eterna di non riuscire ad accedere a una verità univoca, sul costante timore di vivere a cavallo tra mondi contrastanti e ossimorici, sul tentativo di riscoprire quel legame tra io e mondo che, al giorno d’oggi, continua a rimanere oscuro ed enigmatico quanto le tenebrose scenografie veneziane. Leonardo Magnante

di Antonin Baudry

WOLF CALL - MINACCIA IN ALTO MARE Chanteraide, soprannominato “orecchio d’oro”, è l’analista acustico assoldato dalla Marina francese per prestare servizio nel sottomarino Titan, incaricato di recuperare un gruppo di soldati in Siria. Improvvisamente, viene captato un misterioso suono che il protagonista classifica erroneamente come quello di un capodoglio malato; il suono torna e Chanteraide inizia a ritenerlo un sottomarino russo, che però non corrisponde ad alcuna imbarcazione attiva. L’errore di valutazione mette in pericolo l’equipaggio, che viene rilevato e attaccato dalle forze nemiche, salvandosi per miracolo. Tornati a Brest, Chanteraide è chiamato a rispondere del suo errore. La Marina classifica il suono come drone, ipotesi smentita da Chanteraide per aver percepito un riduttore epicicloidale e presenza di vita a bordo. L’ammiraglio Alfost comunica a Grandchamp, capitano di Titan, e

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al suo vice D’Orsi che il presidente francese vuole inviare un gruppo di forze in Finlandia a causa delle minacce di un attacco nucleare da parte della Russia; Grandchamp viene nominato capitano del Formidable, sottomarino nucleare lanciamissili, mentre D’Orsi viene posto al comando di Titan con il compito di scortare Formidable in mare aperto. In segreto, Chanteraide conduce le sue indagini e scopre una cartella inerente al Timor 3, il terrore sovietico, un sottomarino le cui caratteristiche sonore corrispondono a quelle del misterioso suono, non registrato nel database in quanto in stato di disarmo da anni. Anche gli inglesi hanno percepito lo stesso transitorio e i riferimenti incrociati hanno condotto al Timor 3, per cui le accuse su Chanteraide decadono e viene richiesto a bordo del Formidable, anche se la sera della partenza Grandchamp è costretto a escluderlo dall’equipaggio per delle tracce di cannabis rilevate nelle urine. 39

Origine: Francia, 2019 Produzione: Jérôme Seydoux, Alain Attal, Hugo Sélignac per Trésor Films, Pathé Films, Chi-Fou-Mi Productions, Jouror Productions; Coproduttore: Ardavan Safaee Regia: Antonin Baudry Soggetto e Sceneggiatura: Antonin Baudry Interpreti: François Civil (Chanteraide), Omar Sy (D’Orsi), Mathieu Kassovitz (Alfost), Reda Kateb (Grandchamp), Paula Beer (Diane) Durata: 155’ Distribuzione: Adler Entertainment Uscita: 27 giugno 2019

Dopo la partenza dei sottomarini, la Marina è avvertita con urgenza dello sparo di un missile dal mare di Bering, diretto verso la Francia, per cui Grandchamp deve far perdere le tracce del Formidable al più presto e tentare di abbattere il missile russo, ma con insuccesso. Chanteraide analizza il suono e conferma che a lanciare è stato il Timor 3, anche se un’anomalia nel rapporto peso-resistenza del missile conferma che è troppo


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