Film n. 13 gennaio/marzo 2020

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Ruth Zylberman, che ha come soggetto le vicende di un edificio e dei propri abitanti, ma queste storie sono disperse insieme ai protagonisti, deportati negli anni dell’occupazione nazista di Parigi. Con costanza e piglio da storica, derivati dalla sua formazione accademica, la regista rintraccia tramite i documenti del censimento del ‘36 gli inquilini sparsi per il mondo e, intervistandoli, attraverso i loro indizi ricompone la morfologia del palazzo. Parallelamente, queste interviste stimolano una rielaborazione del passato che è necessaria per il film - costruito narrativamente sulle loro vicissitudini - quanto dolorosa e liberatoria per gli stessi soggetti. Tutt’altro che risolta appare infatti la loro condizione, sospesa tra la volontà di ricostruirsi un’esistenza e l’impossibilità di superare i traumi patiti, a causa sia della mancanza di una ap-

profondita conoscenza riguardo i fatti (la deportazione e la forzata separazione dai genitori avvenne per molti durante l’infanzia), che dalla conseguente possibilità di trasmettere le proprie storie. In maniera apparentemente leggera, la regista coinvolge gli intervistati, perlopiù settuagenari, in un gioco di ricostruzione, facendo loro disegnare le topologie delle proprie abitazioni e ricostruire con modellini in miniatura le stanze. Questa modalità di riconnessione al loro tempo perduto, alla loro infanzia interrotta riesce, oltre che a mostrare le peculiarità espressive di ognuno, a focalizzare l’indagine sulle microstorie. Risultati simili raggiungono le altre strategie di ricostruzione del passato attraverso ricordi sonori (rumori dei vicini) o la perlustrazione di corridoi, porte, scritte sui muri. L’attenzione alla materialità delle cose e la loro eredità tempo-

di Kantemir Balagov

rale è confermata in forma metaforica da alcune sequenze dove vediamo la proiezione sulle facciate interne del palazzo di spezzoni d’archivio, qui le esistenze e le azioni quotidiane degli attuali abitanti sono bagnate dagli eventi ritratti nei filmati e rimandano alle vite dei precedenti inquilini. In altri momenti sono i gesti dei protagonisti che si richiamano accomunando situazioni opposte: il ricordo di Albert dei bambini gettati dai soldati tedeschi è simile alla gestualità di Miquette che riceve il bambino in affidamento dalla madre. Così attraverso l’unione creativa di frammenti, il documentario riesce a ricostruire una memoria dell’edificio, del tempo e ad alleggerire i protagonisti dai fantasmi del passato, evitando i luoghi comuni dei film sulla memoria.

u è d d s s d e p d l I r q d s a N n t

Andrea Cardelli

n o I c s l p l d S l p t t m n C t t r f r c c c a l l s s

TESNOTA

Origine: Russia , 2017 Produzione: Nikolay Yankin, Edward Pichugin, Alexander Sokurov per Example of Intonation (Alexander Sokurov’s Fund), Lenfilm Studios Regia: Kantemir Balagov Soggetto e sceneggiatura: Anton Yarush, Kantemir Balagov Interpreti: Darya Zhovner (Ilana), Olga Dragunova (Adina), Artem Tsypin (Avi), Nazir Zhukov (Zalim), Veniamin Kats (David) Distribuzione: Movies Inspired Durata: 118’ Uscita: 1 agosto 2019

1998, a Nalchik, nella repubblica della Federazione Russa nel Caucaso Settentrionale, la comunità ebraica convive faticosamente con la più numerosa popolazione cabarda di credo musulmano. Ilana, giovane ventiquattrenne, cerca di affermare la sua identità, lontana dal modello femminile di impronta materna e lavora come meccanico con il padre. Frequen-

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ta di nascosto dalla famiglia un rude cabardo, Zalim, che lavora in una pompa di benzina. Una notte, a poche ore dalla celebrazione dei festeggiamenti per il fidanzamento di suo fratello minore David, quest’ultimo e la promessa sposa Lea vengono rapiti. Per poterli riabbracciare, i genitori devono consegnare ai rapitori una somma che non possono pagare. La comunità ebraica, di cui entrambe le famiglie fanno parte, si riunisce per provare a racimolare i soldi necessari per pagare il riscatto. Decisa, nonostante l’evidente gravità della situazione, a non rivolgersi alla polizia, la famiglia è costretta a vendere l’autoufficina e tutte le cose più preziose. Ma ancora sembra non bastare. L’insofferenza di Ilana nei confronti delle regole della comunità e delle leggi della religione è forte e 60

lo scontro con la famiglia, a cominciare dal rapporto con la madre, con gli obblighi e le aspettative è inevitabile. Ilana, dopo l’ennesimo litigio, passa la serata in compagnia di Zalim e della sua comitiva di amici, ignari che sia ebrea. Bevono e fumano, sballandosi mentre ascoltano canzoni da una videocassetta: a un certo punto i video musicali finiscono e si capisce che essi sono stati sovrascritti su un’altra registrazione. Si tratta di vere riprese provenienti dal fronte della guerra cecena: immagini di cadaveri e di morti, fino alla straziante sequenza dell’esecuzione di un soldato russo. Ilana rimane impressionata e cerca di ribellarsi, così Zalim la porta via. L’unica soluzione per riavere indietro David è che Ilana si sacrifichi, sposando un ragazzo ebreo di


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