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Il ritratto del Duca

di Roger Michell IL RITRATTO DEL DUCA

Origine: Gran Bretagna, 2020 Produzione: Nicky Bentham per Neon Films Regia: Roger Michell Soggetto e Sceneggiatura: Richard Bean, Clive Coleman Interpreti: Jim Broadbent (Kempton Bunton), Helen Mirren (Dorothy Bunton), Fionn Whitehead (Jackie Bunton), Anna Maxwell Martin (Sig.ra Gowling), Matthew Goode (Jeremy Hutchinson), Jack Bandeira (Kenny Bunton), Aimee Kelly (Irene), Charlotte Spencer (Pamela), James Wilby (Giudice Aarvold), John Heffernan (Edward Cussen), Richard McCabe (Rab Butler), Andrew Havill (Sir Philip Hendy), Charles Edwards (Sir Joseph Simpson), Sian Clifford (Dott. Unsworth), Sam Swainsbury (Brompton), Dorian Lough (Macpherson), Ashley Kumar (Javid Akram), Craig Conway (Sig. Walker), Heather Craney (Debbie), Michael Adams (Inverdale), Joshua Mcguire (Eric Crowther), Darren Charman (Duca di Wellington), Andy Parker (Goya), Simon Hubbard (Myton), Val McLane (Freda), Michael Mather (Eddie), Sparrow Michell (Agnes Gowling), Aimee Kelly (Irene Boslover), Cliff Burnett (Wilf), Michael Hodgson (Barry Spence), Steve Giles (Sig. Edbury) Durata: 96’ Distribuzione: Bim Uscita: 3 marzo 2022

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NNewcastle, 1961. Kempton Bunton, è un taxista sessantenne dalla spiccata vena letteraria, felicemente sposato con Dorothy e padre amorevole di due ragazzi, Jackie e Kenny. La sua vita si svolge pacificamente, quando un giorno, viene arrestato e incarcerato a Durham per tredici giorni dopo aver guardato la TV senza il canone pagato. Sebbene possa permetterselo, si rifiuta di farlo dedicandosi a campagne di alto senso civico in favore degli anziani, dimenticati dalla società.

Al suo rilascio, l’uomo incontra Jackie che lo esorta a far visita alla tomba di Marion, figlia prematuramente scomparsa all’età di soli 18 anni a causa di un incidente stradale con la bicicletta.

Un giorno, Kempton viene licenziato a causa della sua eccessiva loquacità verso i passeggeri e per aver dato un passaggio gratuito a un povero veterano disabile della prima guerra mondiale. L’uomo però, è un’inguaribile idealista determinato a cambiare il mondo e convince Dorothy a concedergli un viaggio di due giorni a Londra per attirare l’attenzione della stampa e del parlamento nella sua campagna di alto senso civico in favore degli anziani e per cercare qualche agenzia disposta a pubblicare le sue sceneggiature, a condizione che se non otterrà quello che vorrà rinuncerà alla politica e alla scrittura per trovare invece un lavoro più stabile. Il viaggio però risulta essere un totale fallimento.

Al suo ritorno a casa, Kempton scopre che Jackie ha rubato alla National Gallery il ritratto del Duca di Wellington di Francisco Goya con lo scopo di contribuire all’economia familiare attraverso un riscatto.

Dopo aver rimproverato il figlio per il suo gesto, ne diventa complice e i due costruiscono un falso fondo all’interno dell’armadio di casa dove potere nascondere il dipinto. Per restituirlo, Kempton invia una singolare richiesta di riscatto: che il governo inglese investa di più nella cura degli anziani e sulla rimozione del canone televisivo.

Un giorno, Pammy, la moglie di Kenny scopre il dipinto nascosto all’interno dell’armadio rivelandolo a Kempton in privato nella speranza di ottenere la metà della ricompensa di £ 5.000 offerta. In preda al panico, Kempton abbandona un piano suggerito dal Daily Mirror per raccogliere fondi per la sua campagna tramite una mostra del dipinto e decide invece di recarsi alla National Gallery per restituirlo e confessare il furto. Sebbene il caso sembri senza speranza, il suo avvocato Hutchinson lo difende sulla base del fatto che non aveva intenzione di privare il dipinto alla Galleria in modo permanente, ma invece l’ha semplicemente “preso in prestito” per promuovere la sua campagna, un’impressione rafforzata da Kempton con una eloquente testimonianza al controinterrogatorio di Hutchinson alla fine del processo.

Tornato a Newcastle durante le prime fasi del processo, Jackie rivela a sua madre che in realtà era stato lui a rubare il dipinto per sfruttarlo nella campagna politica mentre il padre, consapevole dell’accaduto, si era preso la colpa. La giuria assolve Kempton da tutte le accuse tranne il furto della cornice da £ 80, che Jackie aveva rimosso dal dipinto nei suoi alloggi londinesi e poi persa. Dopo la sua condanna a tre mesi, Kempton e Dorothy si perdonano a vicenda per come avevano gestito male il loro dolore per la morte di Marion.

Quattro anni dopo Jackie ammette la sua colpevolezza alla polizia, ma quest’ultimi e il direttore della pubblica accusa temono che

un nuovo processo possa portare Kempton a essere chiamato come testimone e diventare nuovamente protagonisti di un’imbarazzante caso nazionale. Sono quindi d’accordo sul fatto che se Jackie non rivelerà nulla in pubblico non verrà perseguitato dalla legge. I titoli finali del film rivelano che la cornice rubata non è mai stata ritrovata mentre le opere teatrali di Kempton non sono mai state prodotte nonostante la sua passione per la letteratura, ma che nel 2000 verrà introdotto il canone televisivo gratuito per gli ultra settantacinquenni.

SSpesso a fare le fortune di certi film sono le storie di cui traggono ispirazione. Molte possono essere tratte da romanzi, racconti popolari, leggende e molte altre invece, dalla vita vera o meglio, da storie realmente accadute. Questo è il caso dell’ultimo film di Roger Michell (scomparso prematuramente lo scorso anno) che - con qualche licenza cinematografica - narra l’incredibile storia vera di Kempton Bunton e di come rubò il celebre ritratto del Duca di Wellington di Francisco Goya alla National Gallery di Londra per chiederne un riscatto da destinare agli investimenti statali nell’aiuto dei più anziani. Inutile dire che nel giro di poco tempo, il furto divenne un evento mediatico di rilevanza nazionale, tanto che la gente comune interpretò nel gesto dell’uomo come una forma di ribellione contro le classi più agiate. Non a caso, lo stesso regista ha confessato in un’intervista: “Il nostro intento non era quello di raccontare un santo. Volevamo che dal film emergesse chiaramente che Bunton era un mascalzone, un uomo con tante zone d’ombra. Potrebbe sembra una sorta di novello Robin Hood, ma non dimentichiamo che era sua abitudine rubare la carta igienica dai locali pubblici o sottrarre un fiore da una tomba altrui per metterlo su quello della figlia”.

Il ritratto del Duca infatti, adotta un registro scanzonato ma allo stesso tempo lieve e disincantato che, come ogni commedia british che si rispetti, riesce a dosare sapientemente buoni sentimenti, dramma e sprazzi di comicità capace non solo di divertire ma anche di riservare un attento approfondimento psicologico nei suoi personaggi. Riprendendo il modello delle Ealing Comedies degli anni Cinquanta, il regista è riuscito inoltre a toccare tematiche molto importanti e d’estrema attualità - come discriminazione razziale, lutto familiare, diseguaglianza sociale, criminalità giovanile - elogiando la forza dell’amore e la solidarietà verso il prossimo.

Ma non tutto è tutto oro quello che luccica. La pellicola di Michell non spicca certo per originalità, mostrando soluzioni narrative impeccabili ma anche già superate. Mentre la critica sociale verso il governo britannico risulta poco incisiva, riducendo un gesto rivoluzionario e socialista come quello di Bunton a semplice espediente per far andare avanti la storia.

Ma il film non poteva considerarsi riuscito se non grazie alla performance di Jim Broadbent (The Iron Lady, King of Thieves), un vero e proprio mattatore, capace di dare vita a un personaggio strambo, irrefrenabile e dall’irresistibile vena letteraria che, come un moderno Don Chisciotte, si imbatte nella propria guerra personale contro i “mulini a vento” e le ingiustizie che deve subire la comunità. A fargli da controcanto è l’ottima Helen Mirren (L’inganno perfetto, Woman in gold), interpretando il ruolo di una donna disillusa dalla vita e insofferente alle battaglie del marito a causa della perdita della figlia che l’ha costretta a celare il proprio dolore attraverso una maschera di infelicità.

Presentato in anteprima mondiale il 4 settembre 2020 alla 77ª edizione Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Il ritratto del Duca ha ottenuto tre candidature all’AARP’s Movies for Grownups (Migliore Attore protagonista, Migliore attrice protagonista, Miglior love story) e una come miglior film all’European Film Festival Palić. Il film è una produzione britannica e distribuito nelle sale cinematografiche italiane da BIM Distribuzione il 3 marzo 2022 (con circa due anni di ritardo dall’uscita in patria).

alEssio d’angElo

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