7 minute read

Occhiali neri

Next Article
America latina

America latina

di Dario Argento

R

Advertisement

Roma. Un’eclissi solare avvolge l’intera città in una giornata d’estate. La sera stessa, una prostituta lascia un hotel dove si è appena incontrata con un cliente e viene aggredita da un maniaco che la sgozza con una corda metallica: è la terza vittima di un serial killer che, con lo stesso modus operandi, si accanisce contro le passeggiatrici notturne.

Diana, una escort di lusso, dopo aver terminato il suo servizio con un suo cliente, finisce ben presto nel mirino del serial killer che la inseguirà con un misterioso furgone bianco fino a quando si ritrova coinvolta in un violento incidente stradale che le provocherà la perdita della vista e causerà la morte di una famiglia di cinesi, scontrandosi contro la loro vettura: soltanto il piccolo Chin, di 10 anni, sopravvive all’incidente. Mentre prova a mantenere la propria attività di escort, Diana viene affidata alle cure di Rita, un’operatrice specializzata nell’assistenza di persone non vedenti, che in breve diventa la sua unica amica e la aiuta ad ambientarsi nella sua nuova vita con l’aiuto del cane da guardia Nerea. Diana è tormentata dai sensi di colpa per aver causato la morte della famiglia cinese e fa visita a Chin in un centro di accoglienza, dal quale il bambino poi riesce a fuggire. Chin si stabilisce a casa di Diana e diventa così i suoi nuovi occhi, volenteroso di aiutarla a scoprire chi è il killer che ha causato tutto ciò.

Nel frattempo, l’ispettore Baldacci conduce le indagini e identifica il killer come proprietario di un furgone bianco visto più volte sulle scene del delitto. Inoltre, un veicolo simile è stato anche visto da Rita mentre era con Diana: l’assassino la sta infatti spiando e sembra voler essere intenzionato a ucciderla ad ogni costo. Per mano del killer moriranno anche i poliziotti Bajani e Jerry, inviati ad interrogare Diana in merito alla scomparsa di Chin dal centro di accoglienza: Jerry viene investito dal furgone bianco, mentre l’ispettrice Bajani, ancora in vita dopo lo scontro, viene pugnalata alla schiena. Diana e Chin, intanto, fuggono dalla morsa del maniaco rifugiandosi nella casa del bambino, ora completamente deserta: ciò permette al killer di intrufolarsi in casa di Diana e di narcotizzare Nerea, il cane da guardia.

Durante la loro fuga, Diana e Chin trovano ospitalità presso casa di Rita, che vive in una casa di campagna nei dintorni di Roma. Chin chiama di nascosto l’ispettrice Bajani, che aveva lasciato il suo numero a Diana in precedenza, ma ignora che dall’altro capo del telefono c’è proprio il killer, che ha rubato il cellulare della donna e scopre così la loro posizione. Qualche ora più tardi, l’assassino giunge col furgone bianco proprio vicino a casa di Rita, che viene strangolata come le altre vittime, e scopre il nascondiglio di Diana e Chin. I due allora, decidono di fuggire avventurandosi nel bosco adiacente alla loro casa ma finiscono per perdersi. Diana si accorge ben presto di essere sola e sperduta per via della sua cecità e finisce prima in uno stagno infestato dai serpenti, poi in un edificio industriale dove ritrova Chin. Il killer però l’ha seguita e rapisce entrambi, dopo aver fatto fuori anche due soccorritori che si erano fermati ad aiutarli.

Diana e Chin si ritrovano prigionieri in un centro di addestramento per cani da guardia dov’è presente anche Nerea, prelevata dal killer e ingabbiata. Si scopre quindi che l’assassino è Matteo, un ex cliente di Diana che è stato respinto a causa del suo cattivo odore e che intende quindi vendicarsi sulla donna per averlo umiliato. Nerea riesce però a liberarsi dalla gabbia e a raggiungere Matteo, che in un primo momento prova a ritorcerla contro Diana. L’animale, però, sentendo la voce della padrona che grida aiuto, salta alla gola di Matteo e lo sbrana, mentre Chin riesce a slegarsi e a liberare anche Diana. La polizia giunge sul posto e soccorre i sopravvissuti, mentre porta via il corpo lacerato di Matteo.

Il film termina all’aeroporto di Fiumicino, dove Diana dice per sempre addio a Chin, affidato a

Origine: Italia, Francia, 2021 Produzione: Conchita Airoldi, Brahim Chioua per Urania Pictures, Getaway Pictures con il sostegno del Ministero della Cultura Regia: Dario Argento Soggetto e Sceneggiatura: Dario Argento, Franco Ferrini Interpreti: Ilenia Pastorelli (Diana), Asia Argento (Rita), Andrea Zhang (Chin), Maria Rosaria Russo (Ispettrice Bajani), Guglielmo Favilla (Jerry), Paola Sambo (Suora), Andrea Gherpeli (Andrea), Ivan Alovisio (Medico oftalmico), Gennaro Iaccarino (Ispettore Baldacci), Mario Scerbo (Facchino dell’albergo), Maurizio Jiritano (Cliente Escort) Durata: 87’ Distribuzione: Vision Distribution Uscita: 24 febbraio 2022

una cugina venuta in Italia per portarlo a vivere ad Hong Kong. Lasciata sola dagli agenti di polizia che l’hanno accompagnata, Diana parla col cane Nerea confidandole che lei è ormai l’unica amica rimasta.

A

Amore. È questo forse il termine che più si addice al cinema di Dario Argento che, nonostante alti e bassi, è riuscito a portare avanti con passione, tenacia e maestria, il suo genere più rappresentativo: il thriller. Eppure, sono anni che aspettiamo, forse insperatamente, un suo folgorante ritorno ai fasti di un tempo. Per un autore come lui, abituato a rincorrere insistentemente e circolarmente le proprie ossessioni e i propri incubi, è sempre più complicato riuscire a trovare nuova linfa creativa all’interno del complesso universo immaginario che egli stesso ha contribuito a creare ma che ha trovato e trova, con il passare del tempo, sempre più numerosi e agguerriti concorrenti. Basti pensare alla nuova generazione di registi horror americani - come Eggers, Peele, Aster per citarne qualcuno - meritevoli di essere riusciti a rivitalizzare un genere che sembrava oramai sterilizzato e conformato agli standard mainstream odierni. D’altronde, in un epoca in cui il pubblico è fin troppo smaliziato e circondato da una miriade di opere audiovisive, l’innovazione stenta a trovare nuovi elementi vitali per provocare un qualche minimo sentore di paura o perturbamento durante la visione filmica. In questo infausto scenario, Argento ci riprova con un film più classico (a metà strada tra thriller, giallo e poliziesco) che ricorda i tempi migliori ma che non aggiunge né toglie nulla alla sua filmografia.

Nonostante ciò, la prima parte di Occhiali neri è davvero affascinante, quasi una summa dei temi tanto cari al maestro del brivido - come l’enigmatica sequenza iniziale dell’eclisse (metafora di un oscuro presagio) - per poi passare a quella tutta in notturna del primo omicidio, alternando primi piani, campi lunghi e soggettive suggestive che confermano un virtuosismo registico a cui forse ci eravamo dimenticati di poter assistere. Poi, però, sembra che il film si privi di questa ventata di freschezza per incanalarsi su sentieri già battuti, proponendo soluzioni narrative fin troppo datate e piene di cliché che finiscono per innescare un ridicolo involontario sublimato da un finale banale, così come il movente dell’omicida.

Le cause sono riscontrabili a partire da una sceneggiatura fin troppo lineare senza particolari colpi di scena (tutti abbastanza scontati) e soprattutto dalla mancata costruzione di una detection del thrilling e del punto di vista dell’assassino che hanno da sempre caratterizzato il cinema argentiano. Al suo posto, il regista ha preferito osare, scegliendo di focalizzarsi sullo stato emotivo della protagonista nel suo percorso di riabilitazione e accettazione del suo status da non vedente. Una scelta nuova, forse coraggiosa o romantica di questo ultimo Argento, ma che alla lunga non premia un’opera fin troppo sbrigativa e priva di soluzioni originali.

Tra le note positive bisogna sottolineare gli effetti speciali artigianali di Sergio Stivaletti, storico collaboratore di Argento, che qui ci fa assaporare quel gusto per il sangue tipico degli anni Ottanta, attraverso gole tagliate e brandelli di corpi martoriati. Il tutto confezionato dalla splendida colonna sonora firmata da Arnaud Rebotini (compositore del sequel-remake di Blair Witch), che rievoca atmosfere gobliniane con sonorità più moderne.

Per quanto riguarda il cast, merita una menzione a parte la buona prova di Ilenia Pastorelli - vincitrice del David di Donatello come migliore attrice in Lo chiamavano Jeeg Robot - che infonde credibilità e autenticità al proprio personaggio, mostrando un certo impegno nel “doppio ruolo” di arrogante escort di lusso (nella prima parte), per poi passare a quella di donna fragile e indifesa che deve fare i conti con un’improvvisa forma di cecità (nella seconda). Ad affiancarla, una convincente Asia Argento (qui anche in veste di produttrice) nel ruolo secondario dell’amorevole operatrice specializzata nell’assistenza di persone non vedenti.

Presentato in anteprima mondiale alla 72ª edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino nella sezione Berlinale Special Gala, Occhiali neri è una co-produzione tra Italia Francia e distribuita nelle sale cinematografiche italiane da Vision Distribution il 24 febbraio 2022 ottenendo scarsi risultati al botteghino.

This article is from: