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Mistero a Saint-Tropez

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Occhiali neri

Occhiali neri

giovani registi è molto di più, trasformandosi in una cupa riflessione sulla solitudine e sulla lacerazione dei rapporti umani, dove il vero orrore risiede nel quotidiano. Non a caso, la location principale del film è quello della “casa”, luogo confortevole, agiato e rarefatto ma che nasconde “sotto” di essa, nel proprio scantinato, i più atroci orrori che la mente umana abbia mai partorito. È qui dove avviene non solo il ritrovamento della bambina ma soprattutto il punto di rottura della psiche di Massimo. Ed è qui che tutto si incrina, si deforma e si distrugge. Non esiste nessuna via di salvezza se non quella del calore affettivo che l’uomo ripone nella proiezione eterea della sua famiglia, nucleo perfetto su cui contare e rifugiarsi.

Elio Germano è perfetto nel ruolo e la sua presenza è importante anche per il senso di spiazzamento che la sua figura da uomo mite e riservato - incontestabilmente felice eppure confuso, smarrito - provoca in abbinamento con la torbida pazzia del suo personaggio: “America Latina è un film sulla luce e abbiamo scelto il punto di vista privilegiato dell’oscurità per osservarla”, come affermano i fratelli D’Innocenzo.

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Nonostante la sceneggiatura non sia del tutto avvincente per via di un ritmo volutamente sospeso e dilatato nella costruzione della suspense, il colpo di scena finale è invece molto efficace non solo in quanto sufficientemente inaspettato, ma perché offre anche una chiave di lettura che a ritroso dà una giustificazione psicologica all’orrore assistito e apre un abisso di tragicità drammatica, lasciando allo spettatore un sottofondo amaro che persiste anche dopo la visione. Questo clima cupo, claustrofobico e malsano è stato reso tale però grazie all’ottima regia dei fratelli D’Innocenzo che - attraverso l’ausilio di inquadrature distorte, primissimi piani e cura per il dettaglio - hanno contribuito ad accrescere il fascino complessivo dell’opera. Senza dimenticare la splendida fotografia di Paolo Carnera (memore della lezione argentiniana di Suspiria) che sintetizza con efficacia lo stato emotivo del protagonista così come l’enigmatica colonna sonora dei Verdena che accompagna il tutto in maniera impeccabile.

Presentato in anteprima mondiale il 9 settembre 2021 in concorso alla 78ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, America Latina ha ottenuto tre candidature al David di Donatello (Migliore attore protagonista, Migliore fotografia, Migliore colonna sonora) e vinto un premio come miglior soggetto ai Nastri d’Argento.

alEssio d’angElo

di Nicolas Benamou

MISTERO SAINT-TROPEZ

Origine: Francia, 2021 Produzione: Christian Clavier, Olivier Delbosch, Cédric Iland, Bastien Sirodot per Curiosa Films, Ouille Productions, France 2 Cinéma, Studiocanal, Umedia, Ufund Regia: Nicolas Benamou Soggetto e Sceneggiatura: Nicolas Benamou, Christian Clavier, Jean-François Halin, Jean-Marie Poiré Interpreti: Benoît Poelvoorde (Claude Tranchant), Christian Clavier (Jean Boullin), Gérard Depardieu, Thierry Lhermitte, Rossy de Palma (Carmen Moreno) Durata: 97’ Distribuzione: I Wonder Pictures Uscita: 9 giugno 2022

EEstate 1970 a Saint-Tropez. Nella loro lussuosa villa, il miliardario produttore di birra Croissant e sua moglie Eliane ospitano i loro amici del jet set, tutti appartenenti al mondo della cultura e del cinema. Tra questi spiccano: Carmen Moreno, una celebre attrice accompagnata dal suo giovane boyfriend Ben, l’eccentrico regista greco Sirtaki, il migliore amico del padrone di casa Jacquot e sua moglie Francine, la giovane attricetta Laura innamorata del suo mito Alain Delon, la giovane Peggy con il compagno Norbert e il muscoloso e aitante Gabriel. In servizio nella villa, Jérome un cuoco dalla curiosa voce femminile.

Un uomo nascosto da una muta nera da sub compie un atto di sabotaggio ai freni alla decappottabile della padrona di casa. Non è la signora però a mettersi alla guida dell’auto, ma Jacquot che, dopo un incontro segreto con Eliane, viene coinvolto in un brutto incidente dal quale esce quasi indenne.

Terrorizzato, Croissant si mette in contatto con il suo amico e uomo politico Jacques Chirac che chiama subito il capo della polizia Lefranc chiedendogli di inviargli il migliore ispettore di cui dispone per indagare sul colpevole del tentato omicidio ai danni della moglie. Ma in piena estate la maggior parte dei colleghi è in ferie: l’unico rimasto in servizio è l’ispettore Botta, noto per le sue disastrose indagini. Lefranc si vede costretto a mandare proprio il pasticcione ispettore in Costa Azzurra.

Appena arrivato a Saint Tropez, Botta infila un guaio dopo l’altro. Durante un’ispezione presso l’officina che ha riparato l’auto sabo-

tata, il commissario precipita in un mare di olio per motore. Subito dopo, a causa delle curve della strada costiera, vomita addosso a Croissant tanto che i due arrivano alla villa in mutande. Poco dopo, Botta parla con la padrona di casa che gli legge alcune lettere minatorie. L’ispettore spiega ai Croissant il suo piano: spacciarsi per il nuovo cameriere della villa per mimetizzarsi tra gli ospiti e indagare.

Il commissario non tarda a scoprire che Eliane tradisce l’ignaro marito e pensa ingenuamente che questo sia un indizio. Ma ci possono essere anche altri sospettati, come il regista Sirtaki che vorrebbe i soldi di Eliane per produrre il suo film.

Nella villa, ogni azione dell’ispettore si rivela un disastro. Poco prima di pranzo, agli ospiti si aggiunge l’attore Yves Lamarque, vecchio amico dei Croissant. Chiamato dalla padrona di casa, lo chef lascia a Botta l’incarico di condire un branzino con un filo leggero di olio d’oliva: ma al cameriere improvvisato cade il tappo dell’oliera inondando il pesce. Servendo a tavola, Botta rovescia il vassoio pieno di olio sui pantaloni di velluto bianco del regista Sirtaki.

Durante una festa in maschera in spiaggia, l’ispettore ne combina di tutti i colori facendo insabbiare anche la camionetta della Gendarmerie presente sul luogo. Poco dopo, mentre cerca di calmare la bella Laura da una crisi di pianto per il mancato arrivo di Alain Delon, provoca involontariamente un incidente ai danni di Yves Lamarque che viene ferito a una spalla dalla ragazza che si è impossessata dell’arma di Botta. Quella stessa sera, il commissario è preda di uno stato di alterazione per aver fumato dell’hashish che qualcuno ha messo nella sua pipa, finendo per provocare un altro incidente durante il quale Sirtaki resta fulminato da una scossa elettrica.

Chiamato da Chirac, il commissario Lefranc si reca nella villa per prendere in mano le indagini, ma viene colpito da una freccia scoccata per sbaglio da Botta intento a pulire il bordo della piscina. Il corpulento Lefranc viene portato via in ambulanza.

Ma il tempo stringe e Botta vuole stanare il colpevole. La resa dei conti avviene durante un concerto al quale assistono tutti gli ospiti. Per un puro caso, piombando con l’auto a tutta velocità al concerto, Botta smaschera il vero colpevole anche dell’atto di sabotaggio all’auto di Eliane: il giovane Ben che stava per colpire con un colpo di fucile il suo vero bersaglio, Carmen Moreno. Il ragazzo confessa che voleva uccidere l’attrice per intascarne l’assicurazione sulla vita.

L’ispettore Clouseau è L’ forse tornato? Magari si aggira per Saint-Tropez prendendo alloggio in una lussuosa villa con piscina? In realtà il nome dell’ispettore di questa indagine è Botta, non siamo più negli anni Sessanta dei primi due irraggiungibili film della serie che ha per protagonista l’immenso Peter Sellers (La Pantera Rosa e Uno sparo nel buio) ma in pieno periodo yè-yè all’inizio del decennio successivo in cui si muovono i primi passi dell’emancipazione femminile (“Siamo nel 1970. Puoi possedere una macchina, non una donna!” esclama uno degli ospiti della villa).

Per questo Mistero a Saint-Tropez il riferimento ai film di Blake Edwards della serie della Pantera Rosa o anche al cult Hollywood Party è evidente anche dalle dichiarazioni del regista Nicolas Benamou (che ha già lavorato con Christian Clavier nel 2015 nella commedia Babysitting 2).

I metodi di indagine del commissario Botta sono molto simili a quelli del suo illustre predecessore: scivoloni, gaffes, incidenti e una gran confusione. Bassino e panciuto (per non dire tracagnotto), sempre con la pipa in bocca, sicuro di sé e con un piglio un tantino arrogante, Botta sembra davvero un parente stretto dell’ispettore interpretato da Peter Sellers o, spingendo lo sguardo più in alto, un figlio scemo di Hercule Poirot.

Location, costumi (con una menzione speciale per gli abiti della padrona di casa), musiche, accessori di scena: tutto riporta al clima di inizio anni Settanta nell’assolata estate in Costa Azzurra,

Lo scontato plot giallo (la parte più debole del film) finisce per passare in secondo piano sommerso da una valanga di gag al limite del demenziale che coinvolgono l’imbranato commissario. Ma, alla fine dei conti, il panciuto Botta (personaggio che sembra cucito addosso alla verve comica di Christian Clavier) porta a casa il risultato come il suo illustre predecessore strappando risate e leggerezza.

Il film reca in tutto e per tutto l’impronta del talento di Clavier

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