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Hatching - La forma del male

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Esterno notte

Esterno notte

A questo aggiungiamo che la segretaria di Felice, incinta di lui, viene a confessarsi proprio da Clara che non può fare niente per lei ma rimane ugualmente spezzata in due.

La strada è ormai segnata quando Clara incendia il salotto di casa che per fortuna non procura danni a nessuno. Felice prende in mano la situazione, fa ricoverare la moglie in una casa di cura e gestisce in prima persona la vita della famiglia con l’aiuto della madre, in un’atmosfera che ha perso completamente la gioiosità delle musiche e dei balli a cui si abbandonavano madre e figli.

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Il periodo di cura ha fine, Clara ritorna a casa, sembrerebbe più rasserenata.

L’ultima scena vede Adriana, definitivamente Andrea a cantare un successo d’epoca, appunto “L’immensità” in televisione.

CCrialese tocca, finalmente per lui, la sua storia intima undici anni dopo il suo ultimo film (“Terraferma”, 2011). Ha capito che il tempo aveva trascorso il suo periodo di decantazione e si è sentito libero e pronto ad affrontare una materia così personale e sovraccarica di emozioni.

Crialese è un cineasta e quindi si è affidato al suo mezzo di appartenenza per dare corpo a tutto ciò ed è stata una fortuna perché un altro metodo come un libro, un quadro anche se artisticamente valido non sarebbe stato sufficientemente adatto a spiegare il concetto di trasformazione, fluidità, cambiamento e di modifica continua che anima questo film.

Il cinema è questo.

Inizia una storia, sembrerebbe bene equilibrata, poi grazie all’uso di ombre e luci al servizio di scelte registiche, la vediamo prendere un’altra strada, può modificarsi, può riflettere specchi e cristalli per ricomporsi in altre immagini, può trasformarsi. Oppure la storia può variare il realismo dei personaggi in una rielaborazione fantastica che tocca lo spiritualismo, il magico, qualcosa che non c’è, il changeling, secondo il folklore europeo.

Due personaggi centrali, la madre e la figlia, usano il loro percorso di fantasia, le musiche di Celentano e Dorelli, i balli di Raffaella Carrà e tutto il circo televisivo del sabato sera per proiettarsi in altre identità o, quantomeno, avere la forza di uscire dalla propria. La madre per non soccombere sotto le umiliazioni e i tradimenti di un marito duro e insensibile, la figlia per “migrare” in un universo che crede di poter sentire maggiormente suo.

Quindi entrambe sono sempre in una fase liquida, di transizione come è in transizione lo stesso ambiente in cui avviene tutto cioè una Roma nuova ma non ancora determinata, una periferia che ancora c’è ma si sposta e si sposterà sempre più avanti.

L’azione, gli stati d’animo, i ricordi, i tormenti, i desideri sono sempre in un continuo sconfinare in un mondo parallelo dove poter entrare e uscire ma le due donne sperano di non dovere uscirne più.

La madre crolla, deve troncare la sua ricerca di un universo sostitutivo e rischia di spezzarsi; ritornerà a casa ma i suoi occhi non sono più pronti a ballare con la Carrà e Celentano.

La figlia lascia la cupa costrizione della propria infanzia per realizzare la propria natura come Andrea.

La Cruz un misto sempre più denso di dolcezza, umanità, amore.

In Luana Giuliani Crialese ha trovato quella luce speciale di angoscia, grinta, sincera irresolutezza a comporre il ruolo della sua vita.

Fabrizio Moresco

LLa dodicenne Tinja è costretta a praticare ginnastica dalla madre, una donna ossessionata dalla perfezione che gestisce un popolare blog incentrato sull’esistenza idilliaca della loro famiglia, composta anche dal padre e dal giovane figlio Matias.

Un giorno, un corvo fa irruzione nel salotto mettendo a soqquadro la casa prima di essere catturato da Tinja, che lo consegna alla madre, la quale, con disinvoltura, gli spezza il collo e lo riconsegna alla figlia affinché lo getti nel bidone dell’umido. Quella notte, la ragazza avverte che il corvo è ancora vivo e si reca nel bosco dove lo uccide per porre fine alle sue sofferenze; lì vicino però, trova un uovo e decide di portarlo a casa per

di Hanna Bergholm

Origine: Svezia, 2022 Produzione: Mika e Nico Ritalahti per Silva Mysterium Oy, Nima Yousefi per Hobab Regia: Hanna Bergholm Soggetto e Sceneggiatura: Ilja Rautsi Interpreti: Jani Volanen (Padre), Sophia Heikkilä (Madre), Saija Lentonen (Allenatrice), Reino Nordin (Tero), Stella Leppikorpi (Amica), Aada Punakivi (Amica), Siiri Solalinna (Tinja/Alli), Ida Määttänen (Reetta) Durata: 86’ Distribuzione: Adler Entertainment Uscita: 6 ottobre 2022

prendersene cura e farlo schiudere. Ogni giorno che passa però, si scopre che l’uovo aumenta sempre più di dimensione.

Nel frattempo, Tinja fa sempre più fatica agli allenamenti e teme di non riuscire a partecipare alle imminenti gare di ginnastica artistica a cui tiene tanto la madre; in seguito, la ragazza scopre che quest’ultima ha una tresca con un altro uomo, di nome Tero, e decide di non divulgare nulla al resto della famiglia mantenendo il segreto.

Subito dopo, Tinja fa conoscenza con Reetta, una nuova vicina di casa, che si rivela a sua volta un grande talento per la ginnastica; ciò porta la madre a fare pressione su Tinja affinché si impegni maggiormente.

Poco tempo dopo, l’uovo improvvisamente si schiude e dal suo interno fuoriesce una strana creatura ibrida simile ad un uccello. Tinja, dopo la paura iniziale, decide di tenerla segretamente con sé e la chiama Alli. Nella notte, la ragazza viene infastidita dall’abbaiare del cane di Reeta e sogna di andare nella casa accanto. La mattina dopo, al risveglio, scopre che Alli le ha portato la testa decapitata del cane; vomita dal disgusto e Alli si nutre del suo vomito come fanno gli uccellini; Tinja nasconde così Alli nell’armadio e seppellisce la testa del cane nell’aiuola ma viene vista da Matias.

La sera successiva, la madre regala a Tinja una spazzola provocando l’invidia di Matias il quale, per ripicca, dissotterra la testa del cane incolpando la sorella. Dopodiché, Matias entra nella stanza di Tinja con indosso una maschera per scoprire cosa la ragazza nasconda sotto il letto e Alli si spaventa nel vedere il bambino; in contemporanea, Tinja ha una sorta di crisi epilettica, dando prova di essere psichicamente legata alla creatura.

Il giorno seguente, la madre è delusa quando Reetta ottiene il posto per la gara di ginnastica al posto della figlia. Percependo l’infelicità di Tinja, Alli esce dall’armadio in cui è rinchiusa e aggredisce brutalmente Reetta, provocando un’altra crisi a Tinja. La creatura inizia una lenta metamorfosi: perde il becco e comincia ad assomigliare sempre di più a Tinja.

Tinja ottiene il posto nella gara di ginnastica al posto di Reetta, quindi la madre propone alla figlia di rimanere con lei a casa di Tero per alleviare lo stress pre-gara. Il padre le rivela di sapere da tempo che la moglie lo tradisce ma di rispettare la sua decisione, nonostante sembri infelice. A casa di Tero (vedovo con un neonato di nome Helmi), Tinja sta molto bene in quanto Tero non ha l’ossessione per il controllo di sua madre; tuttavia, dopo aver sorpreso Tinja mentre nutre Alli, quest’ultima attacca l’uomo ferendolo alla mano; Tero decide comunque di non dire nulla ai genitori di Tinja, rendendosi conto che la ragazza è costretta a competere e a fare ginnastica dalla madre.

Alla gara, Tinja si fa male volontariamente per impedire ad Alli di uccidere Helmi con un’ascia. Tero assiste all’attacco di Alli e caccia Tinja e sua madre di casa poiché è convinto che la ragazza ha seri problemi psichici.

Tinja confessa alla madre l’esistenza di Alli e iniziano a darle la caccia. La madre pugnala Alli a una gamba e così facendo ferisce anche la figlia; quest’ultima prova a difendere Alli sostenendo di essersi presa cura di lei e, quando la donna attacca comunque la creatura, si frappone tra loro, venendo pugnalata. Il suo sangue entra nella bocca della creatura, che completa la sua trasformazione in essere umano.

IIl corvo è a tutti gli effetti uno di quegli animali che più di ogni altro è riuscito a guadagnarsi nell’immaginario collettivo un posto rilevante nel panorama horror, in quanto evoca messaggi oscuri e nefasti, densi di mistero e inquietudine, ma allo stesso tempo simboleggia forse il mistero dell’esistenza umana, ovvero il passaggio da uno stato all’altro: dall’ignoranza alla conoscenza, dal male al bene, dalla notte al giorno, e soprattutto tra la vita e la morte. Ed è proprio un corvo il MacGuffin o forse il Deus ex machina che si insinua prepotentemente all’interno del “nido” di una “perfetta” famiglia medio-borghese mostrandone gli orrori che si celano all’interno di essa… Hatching - La forma del male parte proprio da questi presupposti, stracciando il velo delle false apparenze per addentrarsi gradualmente all’interno dei mali della società moderna e affrontando tematiche universali come la maternità, la crudeltà dell’adolescenza e la ricerca di se stessi. Qui la giovane regista finlandese Hanna Bergholm, al suo esordio in un lungometraggio cinematografico, dimostra sin da subito il suo talento, realizzando un’opera audace e spietata come poche che - asservita da uno script originale scritto a quattro mani assieme a Llia Tautsi - riesce a incanalarsi su sentieri più horror e weird senza mai perdere la sua vena drammatica. La messa in scena, non a caso, ricorda il tagliente cinismo psicologico di Lanthimos e la poetica cronenberghiana della nuova carne (a cui la regista pare ispirarsi in modo diretto, facendo riferimenti al body horror).

Lo stesso titolo originale, “Pahanhautoja” (termine finlandese traducibile in italiano come “tombe

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