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Juliet 188 - giu/set 2018 GIU 2018 – ISSN 11222050

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POSTE ITALIANE SPA SPED. ABB. POST. 70% - DCB TRIESTE

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Anno XXXVII, n. 188, giu - sett 2018 Juliet è pubblicata a cura dell’Associazione Juliet. Autorizzazione del Tribunale di Trieste, n. 581 del 5/12/1980, n. 212/2016 V.G. registro informatico

Illustrazione di Antonio Sofianopulo

Direttore Responsabile: Alessio Curto Editore Incaricato: Rolan Marino Editore Associato: Eleonora Garavello Direttore Editoriale: Roberto Vidali Direzione Artistica: Stefano Cangiano, Nóra Dzsida Contributi Editoriali: Piero Gilardi, Enzo Minarelli

Contatti

Corrispondenti

info@julietartmagazine.com via Battisti 19/a - 34015 Muggia (TS) www.julietartmagazine.com

Ascoli Piceno - Luciano Marucci

Collaboratori Amina G. Abdelouahab, Lucia Anelli, Elisabetta Bacci, Chiara Baldini, Margherita Barnabà, Angelo Bianco, Sara Bidinost, Giulia Bortoluzzi, Boris Brollo, Elena Carlini, Antonio Cattaruzza, Serenella Dorigo, Ernesto Jannini, Alessia Locatelli, Emanuele Magri, Matilde Martinetti, Loretta Morelli, Ivana Mulatero, Camilla Nacci, Anna Maria Novelli, Liviano Papa, Gabriele Perretta, Valentina Anna Piuma, Paolo Posarelli Laura Rositani, Domenico Russo, Alexander Stefani, Giovanni Viceconte Illustrazioni Antonio Sofianopulo Fotografi Luca Carrà Fabio Rinaldi Stefano Visintin 32 | Juliet 188

luciannamaru@virgilio.it

Berlino - Annibel Cunoldi Attems annibel.ca@gmail.com

Bergamo - Pina Inferrera pina.inferrera@gmail.com

Bologna - Emanuela Zanon emanuelazanon@yahoo.it

Brookings (USA) - Leda Cempellin leda.cempellin@sdstate.edu

Firenze - Raffaello Becucci raffaellobecucci@yahoo.it

Londra - Laura Boggia lauraboggia@gmail.com

Consulente tecnico David Stupar Promoter Gary Lee Dove Giovanni Pettener Maria Rosa Pividori Social media Stefania Sollazzi Juliet Cloud Magazine Cristiano Zane Distribuzione Joo Distribution Stampa Sinegraf

Milano - Sara Tassan Solet saratassansolet@gmail.com

Melbourne - Stefano Cangiano ste.cangiano@gmail.com

Parigi - Anna Battiston 90103annabattiston@gmail.com

Roma - Carmelita Brunetti carmelita.arte@tiscali.it

Torino - Valeria Ceregini valeria.ceregini@gmail.com

Abbonamenti 5 fascicoli + extra issue: Italia 45,00 € Europa 65,00 € others 90,00 € arretrati 20,00 € c/c postale n. 12103347 o Iban IT33V0200802203000005111867 Banca Unicredit, Trieste.


Sommario

Anno XXXVIII, n. 188, giugno - settembre 2018

34 | Urban Art & Non Art - Panel discussion (III)

78 | Iara Boubnova - Autoritratti 2

Luciano Marucci

Giuliana Carbi Jesurun

42 | Il Futuro tra Nuove Tecnologie e Immaginario (IV)

80 | L’arte della semplicità - Giugi Bassani

Luciano Marucci

Liviano Papa

50 | Ewa Juszkiewicz - Volti multipli

82 | Thomas Olbricht - me Collectors Room Berlin

Ch. Schloss

Annibel Cunoldi Attems

54 | Vietato arrendersi - Una prima indagine

84 | Villa Croce a Genova - Carlo Antonelli e Anna Daneri

Tiziana Tommei

Amina Gaia Abdelouahab

56 | Haus der Kunst - Blind Faith Emanuele Magri

58 | Edouard Taufenbach - Frammentare la fotografia Emanuela Zanon

60 | Pierre Gaignard - e il Wonder-Liebert di Parigi Anna Battiston / Léa Hodencq

62 | Boris Groys - Musei e società frammentata

PICS 79 | Paolo Cavinato - Hidden Steps 81 | Louise Lawler - Curtains 83 | Peter Halley - Proximity III 85 | Aldo Mondino - “Turcata”

Laura Boggia

RITRATTI

64 | Emanuela Marassi - Un’avventura meravigliosa

86 | Fil rouge - Laila Wadia

Margherita Barnabà

Fabio Rinaldi

65 | Fiat Lux - Giovanni Favero

93 | Luca Maffei - Fotoritratto

Boris Brollo

66 | Omaggio alla bellezza - Basile, Mastrorilli, Morelli

Luca Carrà

Lucia Anelli

RUBRICHE

67 | Galleria Santo Ficara - Una nuova sede

87 | Sign.media - Sulla riproducibilità mediale

Valentina Piuma

Gabriele Perretta

68 | Spazio no profit Studiolo - Maria Chiara Valacchi

88 | Appuntamento collezionismo - Carla Sozzani

Sara Tassan Solet

Alessio Curto

69 | Anna Capolupo - Specie di spazi

89 | P.P. dedica il suo spazio a... - Oracular / Vernacular

Valeria Ceregini

Angelo Bianco

70 | Galleri Andersson/Sandström - a Stoccolma

90 | (H) o - del rigetto

Chiara Baldini

Angelo Bianco

71 | Carolina Franza - Celesti considerazioni

91 | Bemis Center - Unlikely connections

Antonio Cattaruzza

Leda Cempellin

72 | Una collezione a quattro mani - M.o Iotti e K. P. Duke

92 | Arte e... parole - Patrizia Rigoni

Emanuele Magri

Serenella Dorigo

73 | Il mecenatismo del bello - Principe Carlos Gonzaga

AGENDA

Maria Elena Loda

74 | Lutz & Guggisberg - e la foto dipinta Ch. Schloss

75 | Sheida Soleimani - Medium of Exchange

94 | Spray - Eventi d’arte contemporanea AAVV

Domenico Russo

COPERTINA

76 | Brigitte Waldach - Mental cinema

Thomas Ruff “r.phg.11_I” 2014. Chromogenic print, 239 x 184 x 7 cm, edition of 4, © Thomas Ruff.

77 | Zhang Dali - “Meta-Morphosis”

Photocredit Danilo Donzelli, courtesy Galleria Lia

Emanuela Zanon

Rumma Milano/Napoli

SA Se GG pr (D I O i v o N . . P. R G R d e l 6 6 . AT t r 3 26 UI ian ar / 1 TO g ol t . 2 0/ , l 19 e s. o et 7 2 IV t. ) A d

Ch. Schloss

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Urban Art & Non Art Panel discussion (III) a cura di Luciano Marucci

Come ev iden ziato nel le due pu ntate precedent i , l’i ndag i ne sull’Arte Urbana è nata dalla necessitĂ di provocare un’articolata rif lessione sugli interventi artistici nei centri abitati, per dare corso a un piĂš ampio dibattito. In questa terza uscita sono emerse differenti valutazioni derivanti dall’ambito professionale in cui gli interlocutori agiscono. GiĂ nel 1990 Gi l lo Dor f les, con l’abituale capacitĂ anal it icocomunicativa e le finalitĂ formative, faceva il punto sul pervasivo fenomeno nel testo Graffiti europei, pubblicato, unitamente ad altri contributi, nel libro Graffiti Metropolitani: arte sui muri delle cittĂ (ed. Costa & Nolan, courtesy Biblioteca Statale, Macerata), del quale si riporta qualche stralcio ancor oggi attuale: m>Č?@ WUD OH LQČ´QLWH LPPDJLQL FKH L JUDÉšWL GHL QRVWUL JLRUQL Č‚ LQ $PHULFD FRPH LQ (XURSD Č‚ FL RIIURQR VSRQWDQHH H QDÇ°YHV, elaboUDWH H FXOWH SROLWLFKH H OXGLFKH SRUQRJUDČ´FKH H GLVVDFUDWRULH EODVIHPH H PDOHČ´FKH R VROWDQWR JLRFRVH H VFXUULOL FH QH VRQR GL decisamente “artisticheâ€?, degne di essere poste alla pari con molte FUHD]LRQL GHOOȇDUWH FRQWHPSRUDQHD PHQWUH DOWUH Č‚ OH SLÂť PHGLRFUL YHOOHLWDULH H LPLWDWLYH Č‚ VL SRVVRQR FRQVLGHUDUH D UDJLRQH semplici sfoghi emotivi, interessanti da un punto di vista sociologico e psicologico piuttosto che estetico. [‌] Il fatto che nomi come quelli di Basquiat, di Keith Haring, di George Lee Quinones, di Rammelzee, di A-One, di Ronnie Cutrone, di Kenny Scharf, di Richard Hambleton‌ siano stati accolti da gallerie d’avanguardia ed entrati a far parte del grande mercato artistico internazionale, non deve far specie ed è giĂ una riprova dell’osmosi, oggi piĂš evidente che in un recente passato, tra l’arte “popolareâ€? (o inizialmente tale) e quella d’Êlite. [‌] Ăˆ senz’altro evidente, in GHČ´QLWLYD FKH JOL HXURSHL SUHVHQWDQR XQD PLQRUH DJJUHVVLYLW¢ degli americani; che le loro composizioni godono d’una maggior logica strutturale; che nei loro lavori aleggia ancora, nonostante ogni volontĂ rivoluzionaria e dissacratoria, una certa quale aura “classicheggianteâ€? del tutto assente dalle opere d’oltreoceanoÂť. Tuttora si discute su quale potrebbe essere lo svi luppo del la Street Art: da un lato i graffitisti ortodossi tendono a stabilire con la cittĂ un dialogo serrato, evitando il discorso della commercializzazione dell’opera; dall’altro gli operatori del sistema cu lt u ra le ed econom ico, per mot iv i specu lat iv i , cercano d i esporre i messaggi visivi e ideologici in spazi convenzionali, o d i t rasmet terl i v ia i nter net e con a lt r i moder n i mezz i d i comunicazione. L’efficacia mediatica avuta dal recente murales solidale di Banksy a New York e da quelli realizzati in 3D da JR (in collaborazione con l’inventiva regista Agnès Varda) dimostra che certe opere possono eludere le leggi del mercato e conquistare una visibilitĂ globale. Quindi l’arte di strada non ha esaurito le sue energie rappresentative e la voglia di sperimentare nuove vie espressive, forse anche con il possibile uso delle nuove tecnologie. Le seguenti domande comuni, dirette alla maggior parte degli intervistati, vengono integrate da altre per dare modo di affrontare problematiche diversificate: 1. &RPH YHGH LO GLIIRQGHUVL GHOOȇ$UWH 8UEDQD" 2. ,Q JHQHUDOH FRPH YDOXWD OD TXDOLW¢ GHL ODYRUL GHOOȇXOWLPD JHQHUD]LRQH GHJOL VWUHHW DUWLVW GDO SXQWR GL YLVWD HVWHWLFR H VRFLDOH"

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3. /H DXWRULW¢ FRPSHWHQWL GRYUHEEHUR GLVFLSOLQDUH OH UHDOL]]D]LRQL GHJOL VWUHHW DUWLVW" 4. , ORUR LQWHUYHQWL SRVVRQR VQDWXUDUH R SRWHQ]LDUH L FDUDWWHUL LGHQWLWDUL GHOOH FLWW¢" 5. 5LWLHQH FKH OD TXHVWLRQH GHEED HVVHUH GLEDWWXWD GDJOL DGGHWWL DL ODYRUL DUWLVWL FULWLFL FXUDWRUL DUFKLWHWWLČ? LQVLHPH FRQ L UHVSRQVDELOL GHOOD FRVD SXEEOLFD" Fabio Cavallucci, FULWLFR GȇDUWH H FXUDWRUH 2. La composizione della Street Art attualmente è molto variegata. Dal punto di vista estetico ha acquisito delle metodologie provenienti dal l’arte concettuale, cosĂŹ che spesso scende dai muri per utilizzare le forme piĂš disparate di comunicazione artistica, dagli stickers ai poster, dalla scultura all’installazione. Da un altro punto di vista sembra che ci sia una sempre maggiore attenzione alle questioni politiche e sociali. Se si guarda all’Italia, l’artista storicamente piĂš impegnato è Blu, che non solo rappresenta un’umanitĂ dedita ad attivitĂ lubriche e meschine, politici rapaci e militari viscidi, ma di frequente lo fa in luoghi che sono giĂ culle di violenze e di ingiustizie, dal Messico alla Palestina. Notissima, e tutta di carattere politico, è stata la sua presa di posizione qualche tempo fa sull’intenzione di Genus Bononiae di staccare alcuni dei suoi murali con l’intento di salvaguardarli. La risposta di Blu non si è fatta attendere, cancellando tutti i propri dipinti dai muri di Bologna, a intendere che le sue opere non potranno mai trasformarsi in oggetti, entrare nel sistema della proprietĂ , in linea con i principi dei FUHDWLYH commons a cui quasi tutti questi artisti in qualche modo intendono rifarsi. Tra i piĂš giovani spicca Biancoshock, che tocca temi tipici della situazione giovanile, con velate e ironiche critiche ai social media e alla civiltĂ dei consumi. Lo street artist milanese utilizza una quantitĂ di strumenti: dai tombini aperti allestiti con case di bambole a fantocci che simulano homeless seppelliti sotto il peso di un intero palazzo. Andreco, invece, si cimenta perlopiĂš sulle questioni ecologiche, creando immagini e parate tese a sostenere la necessitĂ dell’uomo di rispettare la terra, attraverso un immaginario di forme geologiche che acquisiscono un senso fortemente simbolico. L’attenzione al le questioni socio-politiche non evita però che ci sia anche un confronto con il mondo dell’arte, nel quale molti di questi artisti vengono inclusi, con lavori in galleria e vendite online. 3. Non so se le autoritĂ dovrebbero disciplinare le realizzazioni di Street Art. Di certo gli street artist cercherebbero di aggirare le regole. Non bisogna dimenticare che una buona parte dell’impulso della Street Art viene proprio da una posizione critica rispetto alle regole sociali. Non sono rari i casi di scontro diretto tra le posizioni degli street artist e le regolamentazioni dello spazio pubblico, basti tornare al caso ancora una volta di Blu, quando XQ VXR ODYRUR UDÉšJXUDQWH GHOOH Č´OH GL EDUH FRQ GHOOH EDQFRQRWH di un dollaro sopra ciascuna, vicino a un memoriale dei caduti di guerra, fu censurato a Los Angeles dall’allora direttore del MOCA Jeffrey Deitch. La politica non ama la satira, ma la Street Art deve avere uno spirito sovversivo, altrimenti perde la sua forza.


4. Gli interventi artistici, o semplicemente le espressioni creative, hanno sempre caratterizzato l’identitĂ delle cittĂ . Quando Edi Rama, artista albanese oggi primo ministro del suo paese, allora sindaco di Tirana, fece dipingere di colori sgargianti gli HGLČ´FL GHOOD VXD FLWW¢ LQ TXDOFKH PRGR VHJQ´ OD YRORQW¢ GL ULQDscita urbana e sociale che oggi giunge a compimento con la sua attivitĂ politica nazionale. I panorami rigidi e grigi delle cittĂ UD]LRQDOLVWH FKH SRL VLJQLČ´FD VRSUDWWXWWR EUXWWL FDVHUPRQL QHOOH SHULIHULH H JUDWWDFLHOL DÉšDQFDWL TXDVL D WRJOLHUH LO UHVSLUR QHL centri delle metropoli) non ci piacciono piĂš. Qualche tempo fa mi trovavo a San Paolo del Brasi le. PiĂš mi guardavo intorno, piĂš trovavo questa cittĂ triste e grigia. E non riuscivo a capire perchĂŠ, essendo l’immagine che abbiamo del Brasile una festa di colori. Ebbene, a un certo punto realizzai qual era la ragione: mancavano del tutto i ELOOERDUG pubblicitari e i murales di Street Art. Una decina di anni fa è stata approvata una legge che vieta le manifestazioni pubblicitarie urbane e il sindaco della cittĂ ha deciso di far dipingere di grigio i murales che rallegravano l’Avenida 23 de Maio. Ăˆ uno di quei casi in cui un intento positivo produce invece un effetto negativo inaspettato. Una cittĂ senza colori e senza forme creative è morta. Ăˆ vero che ora questa funzione, che una volta era propria dell’arte, è stata assunta dall’arFKLWHWWXUD GDL JUDQGL HGLČ´FL GHOOH DUFKLVWDU FKH QRQ ULVSHWWDQR piĂš la conformazione cubitale dell’architettura razionalista, ma si danno in forme mosse e colorate. Anche modalitĂ piĂš libere e spontanee possono avere una funzione fortemente caratterizzante. 5. Tutto ciò che av viene nello spazio pubblico ha il dovere di lasciarsi sottoporre a un possibile dibattito. CosĂŹ come non sono piĂš i tempi di interventi calati dall’alto, di erezione di monumenti che non abbiano avuto perlomeno l’approvazione del consiglio di quartiere, anche gli interventi di Street Art devono accettare

di essere discussi e sottoposti a critica da parte degli abitanti e dei responsabili politici. Trattandosi di spazio pubblico, non ritengo che questa discussione debba limitarsi agli addetti ai lavori. La politica, però, su questi argomenti, dovrebbe avere la capacitĂ di mettersi di lato, non avere la pretesa di decidere da sola, data la pressochĂŠ generale incompetenza degli amministratori pubblici rispetto a questi temi. Secondo te, in quale direzione sta andando l’attuale Street A rt r ispetto a quella stor ica? Ăˆ possibile ind iv iduare un orientamento prevalente? Diffici le dire dove sta andando in questo momento, cosĂŹ come sopra: Blu, murales contro la guerra realizzato a Campobasso per il Draw the Line Festival 2011 sotto: Fra.Biancoshock “In-Globalizedâ€?, installazione, Praga, 2013 L’autore a proposito di questa opera ha dichiarato: â€œĂˆ la mia interpretazione personale del concetto di globalizzazione, che non risparmia niente e nessuno, nemmeno quelli che non hanno nienteâ€?

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Haus der Kunst Blind Faith

di Emanuele Magri

Installation view: Nicholas Hlobo “Tyaphaka” 2012; Melanie Bonajo “Fake Paradise (from the trilogy Night Soil)” 2014/2018; Benedikt Hipp “Neonatal Refractions” 2017/2018. Foto: Maximilian Geuter per “Blind Faith: Zeitgenössische Kunst zwischen Intuition und Reflexion”, courtesy Haus der Kunst, 2018

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Uno dei filoni dominanti della storia dell’arte del ‘900, e in particolare dagli anni Sessanta a oggi, è stato quello dell’uso del corpo come “misura di tutte le cose”, e le ultime mosse sembrano essere sull’interno del corpo, sugli organi umani, insomma con uno sguardo fisicamente interiore. La mostra %OLQG )DLWK %HWZHHQ WKH 9LVFHUDO DQG WKH &RJQLWLYH LQ &RQWHPSRUDU\ $UW a cura di Julienne Lorz, Daniel Milnes e Anna Schneider si basa sul concetto che una fede emotiva è cieca, da sempre, e ancor più oggi con l’aggravante dei social media e internet con fake news e abbassamento del livello culturale. Il direttore di Haus der Kunst, Okwui Enwezor, ha invitato tre curatori della sua squadra a condurre u na r icerca su l le conseg uen ze d i q uesto s v i luppo sociale nelle opere create negli ultimi cinque anni da ventotto giovani artisti. Il titolo “Blind Faith” unisce l’elemento fisico (cecità) con quello immateriale (la fede). Le opere selezionate sono quelle che utilizzano il corpo umano come strumento per capire la nuova forma di conoscenza. Così abbiamo sia la rappresentazione del corpo con i suoi organi interni ed esterni, quelli artificiali, i suoi prolungamenti e protesi, i geni, sia il lavoro sulle sostanze che alterano le proprietà del cor po e del la mente, o con i suoi stat i d i estasi, d i i ntossicazione, d i malatt ia o i l cor po v i r tuale, o organi schiacciati, manomessi o rappresentati metaforicamente. Una delle immagini simbolo di questa mostra è quella tratta dal video 7KLV LV 2IIDO di Mary Reid Kelley che mette in scena una situazione per cui durante l’autopsia di una vittima suicida si sviluppa una feroce discussione tra il cervello, il cuore, il fegato, il piede e la mano della donna nel tentativo di risolvere chi è responsabi le di questo atto orri bi le. Già nel la

prima sala l’installazione :RPE 7RPE di Mariechen Danz, tra un coro di parti del corpo è una scultura che raffigura un corpo umano disteso e asessuato, arancione, che lo spettatore è incoraggiato a toccare per sentirne il calore. La seconda sala ospita più artisti: 7\DSKDND di Nicholas Hlobo è un’enorme scultura che si presenta come una balena fatta di tubi di gomma e nastro come interiora sventrate. Anche nella serie di dipinti intitolati Neonatal Refractions (2017/2018) di Benedikt Hipp forme organiche e pieghe multicolori suggeriscono forme umane. Col primo film della ser ie, 1LJKW 6RLO )DNH 3DUDGLVH Mela n ie Bonajo si concentra sul recente interesse per l’Ayahuasca, una miscela di sostanze psichedeliche che è stata utilizzata nel bacino amazzonico per migliaia di anni, ma ora viene sempre più assunto dal la gente dei centri urbani occidentali per vivere all’incrocio tra cyberspazio e psichedel ia. Nel la col lezione d i T-shi r t d i K AYA (Kerstin Brätsch e Debo Eilers), c’è una varietà di oggetti e forme rigide che imitano corpi contorti e mutanti con strane appendici. Nella terza sala domina l’instal lazione di Marg uerite Humeau, Gisant 1, un simi l elefante che, partendo dal l’ipotesi che questa sia la specie dominante sul pianeta in un regno come il Probocene, ne riproduce quella che potrebbe essere la voce. Abbiamo poi l’installazione vocale di Hanne Lippard che si occupa delle spam che intasano le nostre caselle di posta nel tentativo di plasmare le nostre vite sessuali, l’igiene personale e le abitudini alimentari. Nella serie Motherland, Anna Balema applica cast in lattice sulla superficie di cartine geografiche scolastiche, annerite, carbonizzate, sporche, fradice. Seni disincarnati, che si aggrappano parassitariamente alla superficie delle cartine geografiche stesse. Nelle sale successive sempre nuove sfaccettature del problema. Raphael Sbrzesny, ispirandosi agli attacchi terroristici a Parigi del 13 novembre 2015, presenta, oltre ai film, una serie di sculture in acciaio che riproducono schematicamente corsetti, corazze che coprono o sostituiscono un cor po obbed iente, sottomesso ad auto rità, come nel caso dei terroristi, che portano ad atti di (auto) distruzione. In 7HHWK *XPV 0DFKLQHV )XWXUH 6RFLHW\ , l’artista francese Lili Reynaud-Dewar si ri fà al saggio pionieristico d i Donna Haraway, $ &\ERUJ 0DQLIHVWR (1985) che prefigura un mondo senza discriminazioni, modellato dal femminismo e creato con l’aiuto dei cyborg: ibridi di organismi viventi e macchine per un corpo utopico. David Zink Yi ha realizzato una serie di oggetti sonori colorati in legno. In una performance sviluppata in collaborazione con l’artista Angie Keefer, i musicisti cubani attivano gli oggetti concentrandosi su singole parti del corpo. Le figure biologiche e meccaniche di Wangechi Mutu provengono da tutta la storia dell’arte, dalle tradizioni


africane, dalla moda, dalla fantascienza, tra il grottesco e i l seducente e i n u na sor ta d i cr it ica “a f ro futurista / afropunk” delle gerarchie di potere. Con 5HDVRQȇV 2[\PRURQV, l’artista franco-algerina Kader Attia esamina come la malattia mentale sia compresa e trattata in diversi contesti culturali. Intervistando psicoanalisti, storici, etnografi, musicologi, cantastorie e guaritori dimostra come i concetti europei, africani e indigeni americani di salute mentale differiscono decisamente, per esempio, nell’uso di modelli locali di terapia e nel trattamento di migranti traumatizzati. In Liminals di Jeremy Shaw assistiamo a vari esercizi corporali ritualistici per trascendere in un regno interamente unificato tra il fisico e il virtuale fino a che i l cor po u mano si d issolve i n u n regno digitale. Entrando nell’opera *RGȇV 5HSWLOLDQ )LQJHU d i Nau f us Ramírez-Figueroa ci si immerge in un cosmo scultoreo oscurato, con una serie di elementi in polistirolo, le cui superfici bri l lano di colori brillanti; al centro un dito gigantesco che punta direttamente verso lo spettatore. Teresa Solar Abboud per il lavoro 7XWWR ª 2. ha preso i l gesto del l i ng uag g io dei seg n i per la parola “OK” come punto di partenza e ha prodotto una serie d i cera m ic he r os a s a l mone c he sono infilzate su barre di metallo a loro volta alloggiate all’interno di una grande capsula di resina che allude a un organo umano. Questi elementi ceramici descrivono un mantra ossessivo e ripetitivo: OK, OK, OK, OK, OK... per sconfiggere gli stress psicologici. Nella stessa stanza $QGUHD YD *\ēUL FRQ L GLVHJQL GHOOD serie 9,%5$7,21+,*+:$< esplora le circostanze fisiche ed emotive che portano all’orgasmo. Nei suoi disegni, si vedono sia le donne che si masturbano e le loro fantasie, sia testi che descrivono e commentano il tipo di masturbazione, le fantasie e le visioni delle donne durante l’atto e il fatto che lo scopo della masturbazione non sta solo nell’autograti f icazione, ma ha anche ragioni terapeutiche. In Sprung a Leak Cécile B. Evans esam i na le prestazion i automatizzate che si svolgono tra due robot umanoidi, un cane robot, una fontana e un coro di “utenti” umani che devono gestire le informazioni provenienti da ventisette schermi. Con Jon Rafman installazioni multisensoriali sondano spazi corporei e spazi liminali virtuali. Per assistere al video 3RRU 0DJLF di Jon Rafman, che mostra una figura digitale blu dapprima

circondata da apparizioni scheletriche incandescenti e poi manichini che si schiantano contro muri, siamo seduti su una molliccia poltroncina che simula frattaglie. Ancora una serie di parti del corpo smembrate e le loro secrezioni e una inquietante processione di interiora nell’opera di Ed Atkins. In contemporanea la mostra di Kiki Smith (3URFHVVLRQ) sembra completare il discorso sul viscerale di cui sopra. Infatti di cuore, i ntest i no, utero, d i sperma e d i ovaie, d i l iq uid i ed escrementi si è occupata fin dal 1985 questa autrice, la quale come ricorda Germano Celant, arriva fino al corpo smembrato da cui sgorga sangue.

Mariechen Danz “Womb Tomb” 2011-2018, part. Foto: Maximilian Geuter per “Blind Faith: Zeitgenössische Kunst zwischen Intuition und Reflexion”, courtesy Haus der Kunst

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Zhang Dali “Meta-Morphosis” di Emanuela Zanon

“DemolitionForbidden City” 1998, photo print, cm 150 x 100, ph courtesy the Artist and Fondazione Carisbo e Genus Bononiae/Musei nella Città

Z ha ng Da l i è u no dei più not i a r t i s t i c i ne s i c on t e mp or a ne i e Bologna ne omaggia la trentennale ca r r iera con u na g ra nde most ra antologica a palazzo Fava, curata da Marina Timoteo e organizzata d a Fond a z ione C a r i s bo e G enu s Bonon iae/ Musei nel la Cit tà (v isitabi le fino al 24 giugno). La retrospettiva, intitolata Meta-Morphosis, ripercorre la sua eclettica vicenda creat iva c he racconta le recent i t rasfor mazion i stor ic he, soc ia l i ed econom iche del la Ci na f issandone gl i snod i epocal i i n coi nvolge nt i ic one v i s i ve. C on iu g a ndo u n a luc id a con s ape volez z a c r it ic a c on u n a pr of ond a s e n s i bi l i t à u m a n i s t i c a , l ’a r t i s t a s i f a i nte r pr e te de l do v e r e de l l ’a r te d i test i mon ia re e denu nc ia re le conf littualità che minacciano l’integ r ità del l’esi sten za u ma na. Lo a bbia mo i nter v i stato per appro fond i re le rag ion i del suo lavoro. I n C i na, l’esplosione del Capitalismo quali ripercussioni ha av uto nel si stema del l’a r te? Ha por t ato l a r icc hez za a molt i ar t ist i , nat u ra l mente perle e sa bbia, come d iciamo noi , sono m i sc h iat i i nsieme, a lc u n i prodot t i deco rat iv i sono s tat i sca m bi at i per a r te, q ues ta è u na f a s e i n i z i a l e . O g g i l ’ i n t e r v e n t o d e l c ap i t a l e s i è ra f f redd ato. I n genera le pen so s i a u n a r iperc u s sione posit iva. Dal 1989 al 1995, per sfuggire alle violente repressioni governative contro i manifestanti di piazza T ienan men, lei si è r i f ug iato a Bolog na. Come ha inf luenzato il suo lavoro questo periodo italiano? Credo c he i fat t i d i T iena n men si a no s tat i per me l’av veni mento più i mpor tante che ho v issuto d i persona. È ca m biato i l m io modo d i vedere la pol it ica. A Bolog n a ho per cepito u n a c u lt u ra d iver s a e ho v i sto le opere fa mose c he conoscevo solo su i l i br i . Per c i rca due a n n i , ho pen sato molto a i problem i del la pol it ica e del la soc ietà, i n C i na e i n Eu ropa, e a come q uest i problem i si col legassero a l la m ia v ita per sona le. Dopo i l 1992 ho dec i so d i a bba ndo nare i l tipo di ricerca ar tistica che avevo perseg uito i n preceden za: ho pen sato c he l’a r te non è u n bel vaso d i f ior i sospeso nel v uoto, l’ar te è la v ita rea le, a nc he por tata a i suoi l i m it i più d i f f ic i l i e cr udel i . Il suo lavoro si pref igge d i documentare la stor ia di una Nazione che ha subito grandi stravolgimenti

social i ed economici, denunciandone le cont radd i z ion i e i l crescente d iva r io t ra pover tà e r icchez za. Ha ma i av uto problem i con la censu ra? Credo che q uesto sia u na par te essenziale del la m ia v ita, al la quale non posso sf uggire e dal la quale non pos so n a sconder m i . Pos so d i re c he q ues t i u lt i m i t rent ’a n n i sono stat i e sono t ut tora ca rat ter i zzat i d a l l a cont radd i z ione t ra a m a r o e dolce, pi a nto e r i so, per f i no v ita e mor te. Q ues te cont radd i z ion i e ca m bia ment i non l i posso g ua rda re da lonta no, devo fa r ne pa r te e lot ta re con i l si stema d i potere. Noi a r t i s t i s t i a mo d a l l a pa r te deg l i oppres s i e ne dobbiamo pagare i l prezzo. Ma r itengo che ne va lga assoluta mente la pena. Cosa pen sa c he si sia per so con la moder n i z zaz ione e q ua l i sono i nvece g l i ef fet t i posit iv i? Credo c he q uesto processo d i t rasfor mazione non s i a a ncora ter m i n ato, né sono i n g rado d i pr eve der ne i r i s u lt at i . È s t ato u n at t acco for t i s s i mo a l pensiero e a l la cu lt u ra t rad i ziona l i. L’u manesi mo, l a mora le e l’et ic a sono s t at i sc h i acc i at i sot to u n pesa nte mac i g no e l’a r r icc h i mento è d iventato lo scopo del l’esi sten za. I n q uesta compet i zione aspra e s pie t at a , a lc u n i g r uppi s o c i a l i più de b ol i s ono s tat i v it t i me sac r i f ica l i: io provo su d i me l a loro sof feren za e provo su d i me le con seg uen ze del l a d i s t r u z ione de l l’a m bie nte n at u r a le e de l l’ i nq u i n a me nto. T ut t i q ue s t i s ono d i v e nt at i i pr ob le m i pr i nc ipa l i del lo s v i luppo. T ut tav ia, la cost r u zione del le i nf rastr ut ture e dei sistem i d i comu n icazione del la soc ietà moder na sono aspet t i posit iv i e non bi sog n a d i ment ic a re c he i prog res s i sc ient i f ic i e tec nolog ic i ha n no por tato g ra nd i benef ic i a t ut t i . C he r uolo h a o g g i l ’ i n d i v i du a l i s mo ne l l a c u l t u ra ci nese? Credo che l’i nd iv idua l ismo sia la base del la l i ber tà e del la democrazia perché por ta al la concor renza e al la costr uzione d i nuove regole d i compor tamento: è megl io d i cent i naia d i m i l ion i d i persone che pensano con u n solo cer vel lo. Ora cr it ich iamo g l i a lt r i, ci lanciamo sf ide e credo c he q uesto at tegg iamento sia ut i le a l l’a r te per a nda re ava nt i . L’a r te non ha più u n t rend pr i nc ipa le, non ha più u n c i rcolo d i potere, non c ’è nessu no a d i r t i cosa dev i fa re. Un a r t i sta deve fa re da solo le sue va lutazion i e g iud ica re coi propr i pa ra met r i . T rent ’a n n i fa g l i a r t i st i c i nesi poteva no d ipi ngere solo u n t ipo d i q uad ro, oggi puoi essere “egoista” e “individualista” e dipingere q uel lo c he v uoi . Quale pensa che debba essere la funzione dell’arte a i nost r i g ior n i? L’a r te de ve e s pr i mer e u n a :HOWD Q VFK D XX Q J e u n si stema d i va lor i: non è più i l g ioco del l’a r t i sta coi colori su una tela, ma una potente arma del pensiero.

Juliet 188 | 77


Peter Halley Proximity III

Peter Halley “Proximity III” 2016, acrylic, fluorescent acrylic and Roll-a-Tex on canvas 234,3 x 178,8 x 10,1 cm; © Peter Halley, courtesy Galleria Mazzoli, Modena

Juliet 188 | 83


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