Anno II - Agri-Cultura N° 1 - 2016
KARPÒS
AGRI-CULTURA
ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DEL SUSINO IN ITALIA
LA PIANA DI CASTELLUCCIO
INNOVAZIONE VARIETALE DEL PESCO, PROSPETTIVE E CRITICITÀ
COSTI, PREZZI E COMPETITIVITÀ DELLE FILIERE FRUTTICOLE
ANTONIO RALLO
EDITORIALE
COSTI, PREZZI E COMPETITIVITÀ DELLE FILIERE FRUTTICOLE Carissimi lettori, co. Karpòs Agri-Cultura vuole dare informazioni concrete, utili e applicabili e proseguirà nel portare conoscenze che permettano di contribuire a garantire quella sostenibilità economica, ambientale e sociale che tutti condividiamo ma che spesso non siamo disposti a pagare. La conoscenza e la percezione possono convincere il consumatore a scegliere, pagando di più; l’ortofrutta, in particolare, ha bisogno di informazione e comunicazione qualificata per essere percepita, giustamente, indispensabile per il benessere di ognuno. In questo, il mondo del vino, fiore all’occhiello del made in Italy e dell’export, può darci esempi e idee per migliorare la competitività delle filiere ortofrutticole.
In questo numero di Karpòs Agri-Cultura potrete leggere due articoli, fortemente voluti, che portano l’attenzione su aspetti strategici per la competitività della filiera del pesco e del susino. L’andamento delle superfici e delle produzioni in Italia di pesche e nettarine, da oltre un decennio, sono in costante diminuzione e, in questo ambito, si assiste a una progressiva “meridionalizzazione” della peschicoltura. La ragione sta nel consumatore che non percepisce differenze apprezzabili in base alla provenienza o alla varietà e quindi sceglie in base al prezzo; la competitività deve passare attraverso la leva dei costi di produzione. È un passaggio obbligato ma non deve spostare l’attenzione dal fatto che la tanto ricercata shelf-life, la conservabilità e la resistenza alla manipolazione, è il parametro di scelta degli addetti ai lavori a scapito del sapore, della serbevolezza, del profumo che “fidelizzano” il consumatore e rendono il prodotto riconoscibile e da poterlo pagare di più. Al susino è dedicata una interessante Analisi economica della coltivazione, con particolare riferimento alla varietà Angeleno. La resa produttiva in questa coltura, alquanto eterogenea, è determinante per il bilancio dell’azienda agricola, normalmente di dimensione medio-piccola. Anche in questo caso le materie prime possono fare la differenza sul risultato economi-
Renzo Angelini Direttore editoriale
03 EDITORIALE
KARPÒS AGRI-CULTURA N. 1 - 2016
03
Direttore editoriale Renzo Angelini
COSTI, PREZZI E COMPETITIVITÀ DELLE FILIERE FRUTTICOLE Renzo Angelini
Direttore responsabile Lamberto Cantoni
12
Iscr. trib. di Forlì n° 3/12 del 4/5/2012 Proprietario ed editore della testata Karpòs S.r.l. Via Zara 53 - 47042 Cesenatico (FC) P.I./C.F. 04008690408 REA 325872
ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DEL SUSINO IN ITALIA Alessandro Palmieri, Carlo Pirazzoli
Hanno collaborato a questo numero Antonella Bilotta antonella.bilotta@karposconsulting.net Laura Fafone laura.fafone@karposconsulting.net Amministrazione Milena Nanni milena.nanni@karposconsulting.net Raccolta pubblicitaria pubblicita@karposmagazine.net Tel. +39 335.6355354
34 INNOVAZIONE VARIETALE DEL PESCO, PROSPETTIVE E CRITICITÀ Lorenzo Berra, Davide Nari
Per le fotografie: Da pag. 40 a pag. 54 © Lorenzo Berra Da pag. 58 a pag. 66 © Giuseppe Rosati Da pag. 72 a pag. 91 © Donnafugata
58
Tutte le altre fotografie © Renzo Angelini
LA PIANA DI CASTELLUCCIO: NON SOLO LENTICCHIA E FIORITURA, MA UN SIMBOLO DELLA CULTURA LOCALE Angelo Frascarelli, Giuseppe Rosati
L’editore ha cercato di reperire tutte le fonti, ma alcune restano sconosciute. L’editore porrà rimedio, in caso di segnalazione, alle involontarie omissioni o errori nei riferimenti.
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72 ANTONIO RALLO Lamberto Cantoni
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KARPOS
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VINO PIÙ PROFUMATO E SAPORITO CON FOLUR®
KARPÒS ALIMENTAZIONE E STILI DI VITA
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VINO PIÙ PROFUMATO E SAPORITO CON FOLUR® Da Tradecorp una speciale, affermata soluzione tamponata a base di urea per arricchire il mosto ed esaltare i profumi del vino. L’azoto è l’elemento fondamentale per la crescita e lo sviluppo di tutte le piante. Nella fisiologia della vite si osservano due picchi importanti di assorbimento dell’azoto: il primo in coincidenza della fase vegetativa durante l’ingrossamento degli acini, ed il secondo nella fase di invaiatura. In questa fase, parte dell’azoto assorbito viene trasferita negli acini, mentre una parte viene immagazzinata come sostanza di riserva da utilizzare alla ripresa vegetativa dell’annata successiva. A partire dalla fase di invaiatura, l’azoto trasferito negli acini viene trasformato in amminoacidi, proteine ed altri composti organici che svolgono diverse funzioni. Gli amminoacidi in particolare rappresentano la fonte alimentare privilegiata per il nutrimento dei lieviti Saccharomices cerevisiae, responsabili della fermentazione alcolica. In particolare gli amminoacidi la cui presenza
è importante nel mosto sono arginina (l’amminoacido prevalente nei grappoli e determinante per il metabolismo dell’azoto), alanina, glutammina (che svolge un ruolo centrale nella sintesi degli altri amminoacidi necessari alla costruzione delle proteine dei lieviti), serina e valina. Una carenza di azoto negli acini e nel mosto ha effetti negativi sulla fermentazione perché ne rallenta la cinetica, allunga la durata del processo sino a renderlo incompleto e provoca arresti del processo fermentativo ed il rischio di formazione di alcoli superiori non graditi e dal sapore amaro. Il tutto si traduce in ripercussioni negative sulle caratteristiche dei vini, portando in particolare a vini bianchi pesanti, vini poco fruttati, gusto di terra, difetti olfattivi, invecchiamento prematuro, presenza di zucchero residuale non fermentato.
Valore dei differenti parametri enologici del mosto trattato e non trattato con Folur® all’inavaiatura ITV (France) Colore Note aromatiche d’insieme
Intensità aromatica al naso
Intensità aromatica in bocca
Frutti di bosco
Amaro
Frutti esotici
Acidità
Legno di bosso
Testimone Zuccheri
Note minerali Qualità al naso
06
Folur®
Per ovviare alla possibile carenza di azoto nei mosti e favorire la fermentazione alcolica era pratica comune l’aggiunta al mosto nel tino di fermentazione di urea agricola o di sali di ammonio, pratica ormai abbandonata in quanto i risultati sono spesso incerti, come pubblicato nel ‘Trattato di enologia’ (Ribéreau-Gayon et al.). Le esperienze europee maturate in questo settore sin dal 2002 nei maggiori centri di ricerca enologica hanno verificato, in collaborazione con Tradecorp, che grazie alla utilizzazione mirata di Folur® è possibile migliorare il tenore in azoto e di tutti i componenti azotati utili nella’uva in maturazione. Folur è una speciale soluzione tamponata a base di urea purificata esente da biureto ottenuta grazie ad un procedimento messo a punto da Tradecorp. Grazie a questi requisiti Folur® è un formulato, unico sul mercato, che garantisce la massima selettività, efficacia e praticità per i viticoltori italiani e del resto del mondo. Folur® è pronto all’impiego in quanto è completamente solubile e grazie alla sua perfetta selettività può essere applicato anche ad alte concentrazioni (bassi volumi) ed è perfettamente compatibile con i prodotti fitosanitari e fertilizzanti. Folur® s’impiega alla dose di 20 litri per ettaro in 2 trattamenti distanziati di circa quindici giorni a partire dall’inizio della invaiatura. Le applicazioni di Folur® in quest’epoca favoriscono un arricchimento di azoto elaborato in forme organiche negli acini e nel mosto. Ne be-
neficiano l’attività dei lieviti responsabili della fermentazione che trovano nel mosto gli amminoacidi essenziali per il loro nutrimento ed un livello di acidità totale ottimale per il loro sviluppo. La fermentazione decorre in modo regolare ed il prodotto finale presenta un sensibile incremento degli aromi principali, tipici del vitigno e collegati al territorio ed alla tecnica colturale, che sono contenuti negli acini (aroma di frutti rossi, frutti di bosco, fiori) e degli aromi secondari prodotti dai lieviti durante la loro attività di trasformazione degli zuccheri in alcol, anche questi favoriti da una buona presenza di amminoacidi nel mosto. Il contenuto di zuccheri fermentescibili registra pure un sensibile aumento nelle uve trattate con Folur®. L’aumento dell’acidità totale del mosto (+17%), l’aumento del contenuto di acido malico (+60%), che soprattutto per i vini rossi consente, dopo la fermentazione malolattica, di ottenere vini più morbidi ed equilibrati, più fini, dal sapore più persistente e più ricchi di corpo è stata confermata da analisi di laboratorio. In virtù di questi risultati, consolidati dagli anni e dalle molteplici esperienze condotte da Tradecorp in collaborazione con esperti enologi ed affermate aziende viticole in tutta Europa, l’impiego di Folur® nella fase di invaiatura dell’uva è entrato come pratica usuale nella gestione del vigneto di importanti aziende vitivinicole italiane e francesi contribuendo a qualificare in modo più accentuato le caratteristiche di individuazione dei vitigni e del territorio che va sotto il nome di Terroir.
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la forza della
tradizione
Innovare nel rispetto della tradizione. Qual è l’idea dietro tutto questo? L’Italia è conosciuta nel mondo per la sua biodiversità, forse la nostra più grande ricchezza. Il team di Enza Zaden Italia crede molto in questo grande valore aggiunto e negli anni ha prestato grande attenzione al patrimonio e alla ricerca italiani. La creazione di due centri di ricerca in Italia con i rispettivi programmi, ne è testimonianza: nel Lazio con gli investimenti su alcune specie tipicamente italiane quali finocchio, radicchio e rucola, ma anche con cavolfiore, cipolla, ravanello ecc. In Sicilia con gli investimenti principalmente sul pomodoro, ma con particolare focus su Cuore di Bue e Marmande, anch’essi due prodotti tipicamente italiani. Progetti quali Cornelio® sono altresì testimonianza del favore che tali idee incontrano nella filiera e sopratutto nel consumatore finale. Quindi innovare nel rispetto della tradizione è un credo profondo che nasce nella nostra organizzazione e che dalla stessa viene perseguito. Questa è la nostra strada e oggi abbiamo un altro progetto che ci inorgoglisce: riuscire, con il necessario apporto della ricerca, a promuovere le nostre cime di rapa e a ripetere il successo della rucola nel prossimo decennio. Un prodotto di tradizione locale con la giusta innovazione e tecnologia potrà viaggiare ed essere gustato dal mondo!
la forza della tradizione
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12 ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DEL SUSINO IN ITALIA ALESSANDRO PALMIERI, CARLO PIRAZZOLI
ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DEL SUSINO IN ITALIA Alessandro Palmieri, Carlo Pirazzoli
13 ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DEL SUSINO IN ITALIA ALESSANDRO PALMIERI, CARLO PIRAZZOLI
14 ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DEL SUSINO IN ITALIA ALESSANDRO PALMIERI, CARLO PIRAZZOLI
I casi di studio Il lavoro presentato è tratto dal report “Costi, prezzi e competitività nella filiera della susina: comparazione economica tra i principali sistemi produttivi”, a cura del Centro Servizi Ortofrutticoli (Ferrara). L’analisi degli aspetti economici della coltivazione del susino è stata condotta in alcune tra le più rilevanti aree produttive d’Italia, localizzate in Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio e Campania. Sono state considerate, per ciascuna area, le principali cultivar in base all’attuale diffusione: a questo proposito, la varietà di riferimento per la maggior parte delle zone indagate è Angeleno, a maturazione autunnale e predisposta alla conservazione a medio termine, mentre più variegato è il quadro delle varietà estive, la cui diffusione è in crescita per favorire una maggior diversificazione produttiva ed un minor livello di standardizzazione. La metodologia di lavoro ha previsto l’esecuzione di rilevazioni dirette presso campioni selezionati di aziende professionali di tipo familiare e con impiego di manodopera salariata limitata alle operazioni colturali più dispendiose in termini di tempo richiesto.
15 ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DEL SUSINO IN ITALIA ALESSANDRO PALMIERI, CARLO PIRAZZOLI
Aspetti metodologici Il costo medio annuo di produzione è calcolato aggregando le diverse voci di spesa su più livelli e considerando separatamente gli oneri di natura esplicita o monetaria, concretamente sostenuti dall’impresa, e gli oneri impliciti o figurativi (opportunity cost). I primi, rappresentati dal costo d’acquisto delle materie prime, dal costo del lavoro salariato, da servizi esterni, quota annua di ammortamento degli impianti e dai carichi strutturali dell’impresa (imposte e spese
amministrative, manutenzione del capitale fondiario e ammortamento, manutenzione ed assicurazione dei macchinari) danno origine, nel complesso, al costo pieno all’impresa. I costi figurativi, corrispondenti alla remunerazione dei capitali e del lavoro direttamente apportati dall’imprenditore e/o dai suoi familiari (manodopera familiare, compenso direzionale, interessi sulle macchine aziendali, sul capitale di anticipazione e sulle spese di impianto), una volta sommati al precedente aggregato, danno origine al costo totale di produzione.
16 ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DEL SUSINO IN ITALIA ALESSANDRO PALMIERI, CARLO PIRAZZOLI
17 ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DEL SUSINO IN ITALIA ALESSANDRO PALMIERI, CARLO PIRAZZOLI
ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DEL SUSINO IN ITALIA ALESSANDRO PALMIERI, CARLO PIRAZZOLI
Risultati
18
Il quadro degli impianti indagati è riassunto nella tabella 1 dove, accanto alle principali caratteristiche che concorrono a definire i costi di gestione (forma di allevamento, densità di impianto, presenza di coperture anti-grandine e durata della fase di piena produzione) è riportato il range di produttività considerato ed il conseguente costo complessivo di produzione per ettaro. È da sottolineare che la resa produttiva del susino è alquanto eterogenea per effetto di talune peculiarità, quali la tendenziale alternanza produttiva, la sensibilità a numerose avversità e la convivenza, in molte aree, con pa-
tologie difficili da ostacolare, come sharka e fitoplasmosi, che impongono una periodica asportazione, distruzione e sostituzione delle piante colpite. Va, inoltre, considerato che le tecniche produttive adottate possono essere molto differenti tra loro, anche nella medesima area di produzione, poiché il susino è sovente coltura secondaria nell’ordinamento colturale della maggior parte delle imprese frutticole del nostro paese e trova diffusione a macchia di leopardo in aziende non specializzate di media o medio-piccola dimensione. In conseguenza di ciò, va evidenziato come i costi presentati, derivino spesso dalla mediazione di osservazioni talvolta sensibilmente diversificate tra loro.
QUADRO DI SINTESI DELLE VARIETÀ O GRUPPI VARIETALI ESAMINATI IN ITALIA (dati per ettaro)
CULTIVAR
FORMA DI ALLEVAMENTO
DENSITA’ DI IMPIANTO
DURATA PIENA PRODUZIONE
RESA MEDIA (TON)
COSTO TOTALE DI PRODUZIONE (.000 €)
min
max
min
max
PIEMONTE Angeleno
Fusetto (rete a.g.)
1.500
13
38
42
17,6
17,9
Angeleno
Palmetta(rete a.g.)
750
13
33
37
16,2
16,6
Palmetta
1.100
13
28
32
16,7
17,0
EMILIA-ROMAGNA MODENA Angeleno TC Sun
Palmetta
1.100
13
30
34
16,7
17,0
Fortune
Palmetta
1.100
13
28
32
15,7
16,1
Friar
Palmetta
1.100
13
28
32
17,1
17,5
Obilnaja
Palmetta
1.100
13
23
27
17,1
17,7
Black Gold
Palmetta
1.100
13
23
27
16,4
16,9
Dofi Sandra
Palmetta
1.100
13
23
27
17,0
17,6
Fusetto
1.450
13
42
46
18,2
18,4
Fusetto (rete a.g.)
1.100
13
40
44
17,7
18,0
Fortune
Vasetto
1.000
12
30
34
14,9
15,5
Dofi Sandra
Vasetto
1.000
12
23
27
13,7
14,4
Angeleno
Palmetta(rete a.g.)
680
17
38
42
17,4
17,6
Black (gruppo)
Fusetto (rete a.g.)
1.600
17
23
27
15,5
15,8
Fortune/Aphrodite
Fusetto (rete a.g.)
1.250
17
38
42
17,2
17,5
TC Sun
Fusetto (rete a.g.)
1.250
17
42
48
19,5
19,9
Angeleno
Vasetto
600
14
32
38
11,7
12,2
Friar
Vasetto
600
14
38
42
13,2
13,5
Goccia d’oro
Vasetto
600
14
38
42
13,6
13,9
RAVENNA Angeleno FORLI'-CESENA Angeleno
LAZIO
CAMPANIA
Fonti: elaborazione propria
Oltre alla resa produttiva, determinante è anche l’apporto di materie prime, per le quali il maggior esborso si registra nel Lazio e in provincia di Ravenna, oltre 4.000 Euro/ha, ed i valori minimi, pari a circa 2.000 Euro/ ha, nel Casertano. Un ulteriore rilevante parametro di differenziazione è costituito dalla quota di ammortamento, che può incidere fino a più di 2.500 Euro/ha per impianti ad alta densità e protetti da rete antigrandine, mentre scende a meno di 1.000 Euro/ha per impianti a vaso. Più contenute, invece, risultano le differenze nel costo della manodopera, nonostante tariffe salariali considerevolmente variabili: ciò è dovuto al fatto che il susino e, in particolare, la cultivar Angeleno, presentano carichi di lavoro piuttosto contenuti nell’ambito delle specie frutticole per effetto dei limitati interventi di diradamento e degli alti rendimenti del cantiere di raccolta. Per quanto concerne le altre varietà a maturazione estiva, il confronto è certamente meno significativo, date le differenti caratteristiche delle cultivar considerate: nel dettaglio, il range di costo per ettaro varia da poco più di 13.000 Euro per impianti a vaso fino a 18-20.000 Euro per impianti in parete e protezione anti-grandine.
ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DEL SUSINO IN ITALIA ALESSANDRO PALMIERI, CARLO PIRAZZOLI
Il costo totale di produzione delle cultivar esaminate può variare da un minimo di 11.700 Euro per Angeleno allevata a vaso in Campania, fino a quasi 20.000 Euro per TcSun allevata a fusetto nel Lazio. I livelli di costo per ettaro sono fortemente influenzati, come peculiare per tutte le specie frutticole, anche dalle rese produttive che contraddistinguono le diverse cultivar e che, proprio nell ’esempio relativo alla provincia di Latina, trova il suo massimo con quasi 50 t/ha. Relativamente alla cultivar Angeleno, ad eccezione della Campania dove, come già rilevato, la forma di riferimento è quella a vaso, nelle altre aree sono prevalenti forme a palmetta o fusetto, per le quali si registra un costo compreso tra 16.700 e 18.200 Euro/ha, in virtù di una resa che può variare da 30 t/ha di media nella provincia di Modena, fino ad oltre 45 t/ha nel Ravennate. La considerevole differenza di resa rilevata dipende non soltanto dalle caratteristiche pedo-climatiche delle diverse zone, ma riflette anche la tecnica produttiva adottata che, con riferimento al Modenese, privilegia l’ottenimento di frutti di maggior calibro, i quali spuntano una maggiore remunerazione unitaria rispetto ai calibri più piccoli.
19
una contenuta spesa per ettaro, che si traduce in un costo complessivo di poco inferiore a 0,35 Euro/Kg. A seguire, nelle province della Romagna si rileva un costo di 0,41-0,42 Euro/Kg, nel Lazio e in Piemonte di 0,44-0,47 Euro/Kg, mentre sensibilmente più onerosa è la gestione degli impianti nel Modenese, dove il costo complessivo sale fino a 0,56 Euro/Kg, per effetto di quanto già evidenziato. Il medesimo ordine tende a manifestarsi anche per le co ltivazioni estive: in particola-
Il principale parametro di valutazione del potenziale competitivo di un’area produttiva è certamente il costo di produzione per unità di prodotto: nei casi analizzati, nonostante un parziale riallineamento dovuto alle diverse combinazioni di costo per ettaro e di resa produttiva, tale valore evidenzia comunque il persistere di notevoli differenze. Come rilevabile, nel caso di Angeleno (Figura 1), gli areali maggiormente competitivi sono quelli del Casertano, capaci di abbinare un accettabile potenziale produttivo ad
Fig. 1 - Susine, cv. Angeleno costo annuo medio di produzione (2014, dati in Euro/Kg)
Fig. 1 -‐ Susine, cv. Angeleno costo annuo medio di produzione (2014, da2 in Euro/Kg)
Cuneo (palme@a) Cuneo (fuse@o) Modena Forlì-‐Cesena Ravenna La2na Caserta 0,00 Fon$: elaborazione propria
0,10
0,20
0,30
0,40
0,50
0,60
Euro/Kg Materie prime Manodopera salariata Altri cos2 direN/Cos2 comuni Cos2 figura2vi
Fonti: elaborazione propria
20 ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DEL SUSINO IN ITALIA ALESSANDRO PALMIERI, CARLO PIRAZZOLI
0,70
ja nel Modenese che sfiora 0,70 Euro/Kg e, all’altro vertice, di Goccia d’oro in Campania con costi inferiori a 0,35 Euro/Kg. In tutti i casi, va considerato che, in funzione della tipologia aziendale, i costi figurativi rappresentano una percentuale del 20-25% del costo complessivo. Per una più dettagliata analisi degli impieghi di lavoro e dei costi attribuibili alle materie prime negli impianti esaminati, si rimanda alle figure 4, 5, 6 e 7.
re, tra quelle a polpa nero/viola (Figura 2), Friar presenta costi di poco superiori a 0,33 Euro/Kg in Campania, mentre salendo nella scala di onerosità, si raggiungono circa 0,620,65 Euro/Kg per il gruppo Black, dove la precocità penalizza i rendimenti produttivi. Tra le varietà a polpa rossa e gialla (Figura 3) si registrano in genere livelli più contenuti di costo, con la maggior parte dei casi rilevati ricompresa in una forbice tra 0,40 e 0,50 Euro/Kg, con le eccezioni di Obilna-
Fig. 2 - Susine, cv. D.Sandra, Black (gruppo), Friar costo annuo medio di produzione (2014, dati in Euro/Kg)
Modena (D.Sandra) Modena (Black Gold) Modena (Friar) Forlì-‐Cesena (D.Sandra) La6na (Black "gruppo") Caserta (Friar) 0,00
0,10
Materie prime
0,20
0,30
0,40
0,50
Euro/Kg Manodopera salariata Altri cos6 direN/Cos6 comuni
Fonti: elaborazione propria
21 ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DEL SUSINO IN ITALIA ALESSANDRO PALMIERI, CARLO PIRAZZOLI
0,60
0,70
Cos6 figura6vi
ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DEL SUSINO IN ITALIA ALESSANDRO PALMIERI, CARLO PIRAZZOLI
22 Fig. 3 - Susine, cv. Obilnaja, Fortune, Aphrodite, TcSun, Goccia d’oro costo annuo medio di produzione (2014, dati in Euro/Kg)
Modena (Obilnaja) Modena (Fortune) Modena (TcSun) Forlì-‐Cesena (Fortune) La:na (TcSun) La:na (Fortune/ Aphrodite) Caserta (Goccia d'oro) 0,00
0,10
Materie prime Fonti: elaborazione propria
0,20
0,30
0,40
0,50
Euro/Kg Manodopera salariata Altri cos: direO/Cos: comuni
0,60
0,70
Cos: figura:vi
Fortune
23 ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DEL SUSINO IN ITALIA ALESSANDRO PALMIERI, CARLO PIRAZZOLI
Fig. 4 - Susine, cv. Angeleno impiego annuo medio di lavoro (2014, dati in ore/ha)
900 800 700
Ore/ha
600 500 400 300 200 100 0 Caserta
La3na
Raccolta e trasporto
Ravenna
Forlì-‐Cesena
Altre operazioni ante raccolta
Modena
Cuneo (fuseAo)
Diradamento
Cuneo (palmeAa)
Potatura
Fonti: elaborazione propria
Fig. 5 - Susine, cv. Estive impiego annuo medio di lavoro (2014, dati in ore/ha)
900 800 700
Ore/ha
600 500 400 300 200 100 0 Friar
Goccia Black Fortune TcSun D.Sandra Fortune Black D.Sandra Fortune d'oro "gruppo" Gold
Raccolta e trasporto
Altre operazioni ante raccolta
Friar
Diradamento
Fonti: elaborazione propria
24 ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DEL SUSINO IN ITALIA ALESSANDRO PALMIERI, CARLO PIRAZZOLI
Obilnaja TcSun
Potatura
Angeleno
25 ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DEL SUSINO IN ITALIA ALESSANDRO PALMIERI, CARLO PIRAZZOLI
Fig. 6 - Susine, cv. Angeleno costo annuo medio delle materie prime (2014, dati in Euro/ha)
4.500 4.000 3.500
Euro/ha
3.000 2.500 2.000 1.500 1.000 500 0 Caserta Fonti: elaborazione propria
Ravenna Cos? energe?ci
Modena
Altri materiali
Cuneo (palme:a)
Agrofarmaci
Fer?lizzan?
Fig. 7 - Susine, cv. Estive costo annuo medio delle materie prime (2014, dati in Euro/ha)
4.500 4.000 3.500
Euro/ha
3.000 2.500 2.000 1.500 1.000 500 0 Friar
Goccia Black Fortune d'oro "gruppo"
Fonti: elaborazione propria
CosG energeGci
TcSun D.Sandra Fortune
Altri materiali
Black D.Sandra Fortune Gold
Agrofarmaci
26 ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DEL SUSINO IN ITALIA ALESSANDRO PALMIERI, CARLO PIRAZZOLI
Friar
FerGlizzanG
Obilnaja TcSun
TcSun
27 ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DEL SUSINO IN ITALIA ALESSANDRO PALMIERI, CARLO PIRAZZOLI
ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DEL SUSINO IN ITALIA ALESSANDRO PALMIERI, CARLO PIRAZZOLI
Suplum
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Conclusioni La difficile situazione che contraddistingue da alcuni anni il comparto frutticolo ha determinato un crescente interesse degli operatori nei confronti di colture alternative con interessanti spazi di mercato, come il susino che, in Italia, è coltivato soprattutto con riferimento al mercato fresco. Il sistema produttivo del susino da consumo fresco si trova in una situazione interlocutoria, di difficile caratterizzazione e certamente contraddistinta da risultati in chiaroscuro che, difatti, si traducono in una sostanziale stagnazione degli investimenti, ad eccezione di quelle poche aree dove si registrano i risultati più soddisfacenti. La crescita dell’offerta nell’Unione europea, dove è preponderante la presenza di prodotto spagnolo, oltre che di ingenti volumi provenienti da paesi extra Ue, ha comportato il raggiungimento di un livello di equilibrio con la domanda ed il comparto deve così affrontare i pericoli di sovrapproduzione e crisi dei mercati che caratterizzano da tempo le specie frutticole di maggior diffusione. Nel programmare l’impianto di susino, va ricordato che, nel caso di Angeleno, varietà autunnale e conservabile, è evidente la maggior esposizione alla pressione competitiva internazionale, con conseguente necessità di evitare l’eccessiva massificazione e differenziare, per quanto possibile, il proprio prodotto. Per le cultivar estive, gli spazi
Alessandro Palmieri Dipartimento di Scienze Agrarie Alma Mater Studiorum Università di Bologna
di mercato sembrano tendenzialmente maggiori e la pressione competitiva lievemente più contenuta, ma non vanno sottovalutati i rischi connessi alle problematiche peculiari del segmento estivo, quali la breve conservazione, il rischio di sovrapposizione tra le produzioni delle diverse aree con conseguenti ingolfamenti dei mercati, la sensibilità del consumo all’andamento climatico, ecc. In aggiunta, vi è il rischio di competizione con altre specie da frutto specifiche di questo periodo, con le quali le susine hanno condiviso la sfortunata campagna 2014, con remunerazioni abbondantemente al di sotto dei costi sostenuti. Indipendentemente dalla scelta varietale è, tuttavia, indispensabile un’attenta qualificazione e segmentazione dei canali di vendita, poiché è naturale che, accanto a produzioni di elevati standard qualitativi, possano trovare spazi anche produzioni di qualità corrente e di minor prezzo, ma che devono comunque essere rispettose di standard minimi. Infine, alla luce della progressiva saturazione dei mercati interni all’Unione europea, per sostenere la crescita dell’offerta, è inevitabile accrescere i volumi esportati verso altri mercati. Per riuscire nell’intento, tuttavia, occorre uno sforzo complessivo del sistema europeo che consenta di superare le barriere e gli ostacoli che ancora limitano il commercio di ortofrutticoli in numerosi paesi: diversamente, iniziative prese da singoli Stati membri o, addirittura, solo da regioni isolate non potranno che avere ridotte possibilità di successo.
Carlo Pirazzoli Dipartimento di Scienze Agrarie Alma Mater Studiorum Università di Bologna
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INNOVAZIONE VARIETALE DEL PESCO, PROSPETTIVE E CRITICITÀ LORENZO BERRA, DAVIDE NARI
L’andamento delle superfici e delle produzioni italiane di pesche e nettarine, da oltre un decennio, è in costante diminuzione. La contrazione complessiva è di oltre il 10%, concentrata prevalentemente nelle regioni del centro-nord, mentre al sud in alcune regioni le superfici sono in aumento (Istat, 2014). Si assiste ad una progressiva “meridionalizzazione” della peschicoltura sia a livello nazionale, dalle tradizionali regioni della pianura padana verso le regioni del Sud, sia soprattutto a livello internazionale, da Francia e Italia verso Spagna, Turchia, Egitto, etc. Questa ridislocazione avviene per ragioni di sostenibilità economica: la coltura si sposta dove i costi di produzione sono più bassi.
È un indice che la pesca è ancora in larga misura una commodity. Il consumatore non percepisce differenze apprezzabili in base alla provenienza, o alla tipologia varietale. L’offerta non riesce a segmentarsi in prodotti premium, su cui possono puntare le aree dove i costi di produzione sono più elevati. Tutt’altra musica rispetto al melo, dove l’innovazione varietale riguarda la creazione di tipologie merceologiche nuove e innovative, distinguibili al primo sguardo e più apprezzate rispetto al prodotto comune. Nel caso del pesco, l’“innovazione varietale” si limita ad un “miglioramento varietale”: il consumatore non percepisce niente di nuovo, semplicemente aumenta la percentuale di frutti con le caratteristiche desiderate:
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dolcezza, estensione del colore, calibro, etc. Oppure migliorano gli aspetti agronomici: facilità di gestione dell’albero, produttività, rusticità e tolleranza alle malattie, etc. Non che questo non sia importante. Anzi, le regioni della pianura padana sono obbligate ad adottare una strategia di costante adeguamento varietale, per aumentare la percentuale di frutti di prima scelta, che corrispondano agli ideotipi più apprezzati dal consumatore. Di seguito i principali criteri che guidano la scelta delle varietà da proporre alla filiera. - Frutto: forma tondeggiante, regolare con buona pezzatura. Estesa e precoce sovraccolorazione della buccia, polpa fondente, succosa a lento intenerimento che garanti-
sca un’ampia finestra di raccolta e un’adeguata shelf-life. Elevati parametri qualitativi dei frutti (alto tenore in solidi solubili, bassa acidità), che permettano sufficienti margini di manovra nelle annate climaticamente sfavorevoli, rendendo piacevolmente edibile la polpa anche quando la maturazione fisiologica non è ancora completata. - Albero: di facile gestione con buona attitudine al naturale rinnovo vegetativo garantito da legno di buona qualità, equilibrato vigore. - Adattabilità ambientale: cultivar che si adattino ad uno specifico ambiente climatico e garantiscano elevata e costante produttività. Le maglie della selezione va-
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Alitop*: nettarina a polpa gialla di riferimento nell’epoca di maturazione intermedia. Ottimo sapore, molto dolce con bassa acidità ed elevata tenuta di maturazione in pianta
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rietale sono più strette negli areali settentrionali dove l’adattabilità ambientale è la principale criticità e la attenta verifica della fenologia è prioritaria. - Resistenza/tolleranza alle avversità biotiche: è la nuova frontiera dei più recenti programmi di miglioramento genetico con l’obiettivo di inserire una o più resistenze nello stesso genotipo. Per soddisfare questa domanda di innovazione, le stazioni sperimentali regionali come il Creso sono impegnate in un’intensa attività di scouting, per introdurre nel ciclo di valutazione le numerose cultivar – spesso in forma di selezioni pre-commerciali – che il miglioramento genetico produce a livello internazionale. Si parte da una attenta attività di screening presso editori e costitutori per individuare i materiali che almeno potenzialmente rispondano agli obiettivi merceologici e agronomici del territorio. Pur scartandone fin dall’inizio percentuali elevate, le nuove varietà in prova presso un Centro sperimentale come il Creso sono nell’ordine di parecchie centinaia. Si tratta di un’attività apprezzata, che consente di trasferire agli operatori della filiera le informazioni corrette per passare tempestivamente ad una “sperimentazione estesa” delle varietà che superano l’esame della sperimentazione parcellare.
Rinnovare tempestivamente e costantemente il proprio paniere varietale è un fattore di competitività per un gruppo commerciali, per una regione o per l’intero sistema paese. Per questo appare importante che le Regioni e il Mipaaf proseguano l’esperienza positiva del Progetto CONVAR, attivando una rete nazionale di centri sperimentali che fornisca informazioni affidabili per l’innovazione varietale della peschicoltura italiana. Presso il Centro sperimentale del Creso a Manta (CN) sono attualmente in prova oltre 300 nuove cultivar/selezioni introdotte nell’ultimo quinquennio. Tra i materiali in osservazione si presentano di seguito i risultati di oltre cinquanta cultivar scelte tra quelle di cui si dispone di almeno un triennio di dati I rilievi concernono fenologia, caratteristiche qualitative (RSR, acidità) ed estetiche (calibro, colorazione dell’epicarpo, etc.). PESCO: CULTIVAR CONSIGLIATE La campagna peschicola 2014 sarà ricordata come una delle peggiori degli ultimi anni sia dal punto di vista qualito-produttivo, per evidenti ragioni climatiche, sia sul piano commerciale che ha fortemente risentito dei noti problemi strutturali del comparto. L’innovazione varietale rimane uno dei pochi strumenti a disposizione per migliorare lo
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Carene® Monecar*: nettarina a polpa gialla di bell’aspetto a maturazione precocissima. Ottimo sapore, molto dolce e aromatico
germogliamento e di fioritura che non devono essere troppo precoci e agronomici, come: elevato potenziale produttivo, grossa pezzatura potenziale, facilità di gestione dell’albero, buona qualità del legno, facilità di rinnovo vegetativo, etc.
standard dell’offerta. Gli obiettivi della selezione varietale sono focalizzati a individuare cultivar con elevati parametri qualitativi dei frutti (elevato tenore in zuccheri, bassa acidità), che permettano di avere sufficienti margini di manovra nelle annate climaticamente sfavorevoli. Le preferenze dei consumatori si stanno vieppiù orientando verso tipologie di sapore dolce aromatico con polpa succosa e di buona struttura. Il calendario di maturazione continua ad accorciarsi in parte a causa della sovrapposizione di epoca con le mele estive e in parte dalle dinamiche di mercato sempre più problematiche. Primaria la verifica dell’adattabilità ambientale valutabile attraverso la rispondenza a specifici parametri: fenologici, epoche di
PESCHE A POLPA GIALLA Il predominio delle “Rich-simili” è contrastato dalla più recente serie delle “Royal” e da altre di seguito brevemente descritte, anche se in generale non è così facile scalzare i testimoni in merito a colore, tenuta in pianta e grossa pezzatura potenziale. La lista si apre con la classica Ruby Rich® Zainoar*, la più precoce “Rich-simile”, caratterizzata da buona pezzatura in funzio-
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Gea*: nettarina di grossa pezzatura e forma tondeggiante regolare. Sapore buono, dolce e aromatico
regolare. Aspetto molto attraente con colorazione rossa intensa totale. Polpa sanguigna di buona consistenza e buon sapore, di tipologia acidula. Buona la tenuta di maturazione in pianta. Stacchi anticipati, indotti dalla precoce colorazione, penalizzano la qualità del frutto (eccessiva acidità). Buoni i riscontri dal pieno campo rilevati in tutti gli impianti pilota. Vista Rich® Zainobe* rimane la cultivar di riferimento dell’epoca. Poco soddisfacenti i riscontri dal pieno campo relativi a Royal Time® Zairetop*. La pezzatura è discreta ma inferiore rispetto alla serie “Rich” e questo la penalizza. Albero di buon vigore ma di facile gestione. Buona rusticità, superiore rispetto ai testimoni in lista di pari epoca. Frutto molto colorato di forma
ne dell’epoca, forma regolare e aspetto attraente. Tra le novità Princess Time* (-16 Big Top) caratterizzata da albero di scarso vigore. Frutto di bell’aspetto, sovraccolore rosso intenso ampiamente diffuso. Forma tondeggiante poco regolare. Elevata tomentosità. Buona pezzatura. Il sapore è discreto, mediamente aromatico, tendenzialmente acidulo. Presenza di frutti scatolati. In epoca Royal Glory matura Royal Majestic® Zaimajal* (15), caratterizzata da albero di più facile gestione rispetto alle “Rich”. Attenzione a favorire una robusta impalcatura delle branche basali e a indirizzare la produzione su rami misti di buon calibro per ottenere una discreta pezzatura, ma sufficiente, se ben diradato. Frutto di forma tondeggiante,
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Aspetto attraente con sovraccolore rosso intenso molto esteso. Sapore buono di tipologia sub-acida. In epoca Elegant Lady, la cultivar di riferimento rimane la storica Rome Star*. Zee Lady® Zaijula* la segue di una settimana, con frutti della medesima tipologia riguardo a caratteristiche pomologiche e organolettiche. Di pari epoca è risultata molto interessante Royal Pride® Zaisula*. L’albero è di facile gestione, ma occorre verificare meglio la rusticità e la costanza produttiva. Buona l’attitudine al rinnovamento vegetativo con rami ben inseriti orizzontalmente con legno di buona qualità. Indirizzare la produzione su rami misti di buon calibro. Frutto di forma tondeggiante regolare, di grossa pezzatura. L’aspetto è molto attraente con colore di fondo giallo ed esteso sovraccolore rosso, intenso e luminoso. Caratteristico il sapore: molto dolce con bassissima acidità. La tenuta in pianta è stata molto buona. Molto positivi i riscontri dal pieno campo.
tondeggiante, regolare. Buona la tenuta di maturazione in pianta. Sapore buono, aromatico, leggermente acidulo. Si propone l’eliminazione dalla lista. In epoca Glohaven rimane in lista Summer Rich* che appartiene alla tipologia “Rich” con gli stessi pregi e i medesimi difetti tipici del gruppo. In alternativa si è confermata molto interessante Royal Summer® Zaimus* (16). La produttività è elevata e la pezzatura molto buona su rami di grosso calibro. L’aspetto è molto attraente con colore di fondo giallo chiaro e sovraccolore rosso intenso molto esteso. Ottimo il sapore, dolce e molto aromatico. L’albero presenta un buon equilibrio vegetoproduttivo anche se è meglio favorire una robusta impalcatura delle branche basali. Molto positivi i riscontri dal pieno campo in merito a aspetto e pezzatura. Non ha invece dimostrato produttività regolare e costante in Piemonte Royal Lee® Zaipela*. Qualche giorno dopo matura Extreme Sweet* (17), grossa pezzatura. Forma rotonda, regolare.
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Royal Pride® Zaisula*: pesca a maturazione tardiva che grazie alle ottime performance relative a produttività, qualità e aspetto del frutto ha recentemente sostituito in lista la cultivar testimone
mento poche le valide innovazioni. Anche il testimone è in attesa di un’alternativa più produttiva e meno delicata. Circa dieci giorni prima matura Carene® Monecar* (19). La forma è tondeggiante con esteso sovraccolore rosso scuro. Molto buono il sapore, dolce, molto aromatico con bassa acidità. La pezzatura è medio-piccola. Presenza di rugginosità. L’albero è di scarso vigore. Cinque giorni prima di Big Top matura Big Haven® Honey Haven*. È di aspetto molto attraente, tipo Big Top, con polpa di buona consistenza, ma il sapore è compromesso dall’eccessiva acidità della polpa. Un paio di giorni dopo Big Top troviamo Honey Fire*. Albero di vigoria media con portamento aperto. Elevata e costante la produttività. Pezzatura media, potenzialmente inferiore al testimone. Forma tondeggiante, regolare. Colorazione molto intensa e attraente, Big Top-simile. Sensibile a inking. Pol-
Di riferimento per le tardive in lista rimane Summer Lady*. Di pari epoca, come potenziale alternativa, si è distinta Royal Jim® Zaigadi* (18). Produttività elevata e costante da verificare meglio in pieno campo. È stata avviata alla sperimentazione estesa. Albero di debole vigoria che richiede portinnesto di elevato vigore. Stimolare il rinnovo vegetativo con interventi in verde. Favorire una robusta impalcatura delle branche basali. Frutto di buona pezzatura, uniforme, con forma oblata, regolare. Colorazione attraente: colore di fondo giallo con sovraccolore rosso molto intenso di elevata estensione. Buono il sapore con elevata componente acidula. NETTARINE A POLPA GIALLA Continua la ricerca di Big Top-simili: rotonde, colorate, di buon sapore dolce e di elevata tenuta. Molti i materiali testati ma al mo-
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Magique® Maillarmagie*: l’unica nettarina a polpa bianca che ha avuto un’importante diffusione in Piemonte grazie alle ottime caratteristiche d’insieme
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Nectareine* Nectapom® 29: nettarina di ottimo sapore, con polpa a lento intenerimento ed elevata shelf-life
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medio-scarso vigore con buona attitudine al rivestimento. Si consiglia su portinnesti vigorosi. Frutto di aspetto molto attraente di forma tondeggiante, regolare. Sovraccolore rosso scuro, brillante, di elevata estensione. Grossa la pezzatura. Occorre distribuire bene il carico produttivo per evitare pezzature eccessive. Polpa di buona consistenza, mediamente succosa. Molto buono il sapore, dolce e aromatico. Buona la tenuta di maturazione in pianta. Rugginosità scarsa nel 2014. È stata inserita in lista e avviata alla sperimentazione estesa. Da verificare le rese unitarie. L’altra italiana pari epoca, Pit Lane*, Big Top-simile di buon sapore, è ancora alle primissime osservazioni. Romagna® Big* non ha convinto in merito alla costanza produttiva. Diamond Ray* era la cultivar di riferimento per l’epoca di cui si conoscono bene i pregi ma soprattutto i difetti: pezzatura piccola che risente del sovraccarico e difficile gestione dell’albero. Si è deciso per l’eliminazione dalla lista delle consigliate. Contemporaneamente matura Nectariane* Nectapom® 28 avviata (insieme a Nectareine*) alla sperimentazione estesa
pa di buona consistenza; sapore buono, dolce e aromatico, con bassa acidità. Presenza di umbone. Nel complesso non superiore a Big Top® Zaitabo* che rimane la cv di riferimento per le precoci. In epoca Independence matura Alitop*. Ha confermato in tutti i distretti produttivi un ottimo comportamento di pieno campo, raccogliendo positivi riscontri da tutta la filiera, sia agronomici sia commerciali. Elevata la produttività che garantisce ottime rese unitarie. Produce in prevalenza su rami misti corti. L’albero, di vigore intermedio, è facilmente gestibile. Si consiglia di favorire il rinnovo vegetativo nella parte basale della pianta, che tende a esaurirsi, con la formazione di branche di buona struttura. I frutti di forma oblunga regolare sono di grossa pezzatura. L’aspetto è attraente con esteso colore rosso intenso e brillante su fondo giallo-verde. Il sapore è molto buono, dolce con bassa acidità. Elevata la tenuta di maturazione in pianta e la serbevolezza. Ha dimostrato buona adattabilità alle lunghe filiere, in lavorazione e nei trasporti. In epoca Alitop si è distinta la recente Gea* (20), caratterizzata da albero di
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Royal Summer® Zaimus*: una delle migliori cultivar riguardo ad aspetto del frutto e caratteristiche qualitative, veramente al top della gamma
nel 2011. Frutto di buona pezzatura con forma tondeggiante, regolare. Aspetto attraente con sovraccolore rosso intenso esteso sul 70-90% della buccia, brillante e luminoso. Scarsa presenza di rugginosità. Polpa semiaderente, con struttura compatta e croccante a lento intenerimento. Ampia la finestra di raccolta. Elevata succosità. Sapore molto buono, dolce e aromatico, con bassa acidità. Albero che richiede un’attenta gestione in verde volta a garantire un ottimale rinnovo vegetativo indispensabile per regolare la produzione e migliorare pezzatura e qualità. Da verificare la sensibilità al freddo e la regolarità di produzione. Nel 2011 si è verificata un’elevata colatura di gemme a fiore con compromissione quasi totale della produzione. Nel 2012 la produzione è stata soddisfacente anche in pieno campo e lo stesso è avvenuto nel 2013 e nel 2014. Si è raccolta la terza produzione dagli impianti pilota, ri-
sultata interessante con positivi riscontri su rese unitarie, tenuta, aspetto e sapore. Nectareine* Nectapom® 29 in media posticipa la maturazione di circa una settimana rispetto a Nectariane e grazie all’ampia finestra di raccolta arriva quasi a Nectaross. La produzione 2014 è stata elevata come la tenuta in pianta e nei processi post-raccolta. Riguardo alla regolarità di produzione è più sicura rispetto a Nectariane. Frutto di buona pezzatura se ben diradata. Attenzione a non anticipare lo stacco, la pezzatura e la colorazione migliorano molto in prossimità della maturazione di raccolta. Forma tondeggiante, regolare. Sovraccolore rosso intenso esteso sul 65-85% della buccia, brillante e luminoso. Scarsa presenza di rugginosità. Polpa semi-aderente, con struttura compatta e croccante a lento intenerimento. Elevata succosità. Sapore buono, molto dolce e aromatico poco acido. Albero con vigore
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più elevato rispetto alla Nectariane*, di più facile gestione anche se esigente in merito a equilibrio vegeto-produttivo (diradamento e potatura verde). In sostanza entrambe risultano interessanti dal punto di vista agropomologico ma richiedono attente e mirate tecniche colturali in merito a diradamento e gestione in verde. Negli ultimi anni i riscontri dal pieno campo sono stati molto positivi riguardo alla risposta al diradamento meccanico con ottime ricadute sulla qualità globale della produzione. Interessanti i primi riscontri di Pit Stop* (22) anche se l’esatta epoca di raccolta è in corso di verifica. Frutto di buona pezzatura (AA – A prevalente). Forma oblungo/rotonda, mediamente regolare con presenza di frutti con umbone.
Royal Majestic® Zaimajal*: pesca a polpa gialla di buona produttività, colorazione molto intensa distribuita su oltre il 90% della buccia. Sapore buono, tradizionale, equilibrato
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Liste di Programmazione Pesche a polpa gialla Cultivar ammesse
± Red Haven
Ruby Rich® Zainoar*
Cultivar ammesse alla sperimentazione estesa
-12 Royal Majestic® Zaimajal*
-5 Vista Rich® Zainobe*
3
Summer Rich*
8
Rome Star*
20
Zee Lady® Zaijula*
25
Royal Pride® Zaisula*
Summer Lady*
33
Royal Jim® Zaigadì*
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Royal Summer® Zaimus*
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Nettarine a polpa gialla Cultivar ammesse alla sperimentazione estesa
Cultivar ammesse
± Red Haven
Big Top® Zaitabo*
-2
Alitop*
12
Gea*
14
Nectariane* Nectapom® 28
17?
Pit Stop*
19
Nectareine* Nectapom® 29
Orion*
30
Sweet Red*
33 Nectagala* Nectapom® 32
36 ® Marchio registrato
* Protezione brevettuale
Pesche e Nettarine a polpa bianca Cultivar ammesse
± Red Haven -10
Alipersiè* (PB)
5
Magique® Maillarmagie* (NB)
6
Alirosada* (PB)
12
Michelini (PB)
40
® Marchio registrato
Cultivar ammesse alla sperimentazione estesa Onyx® Monalu*
* Protezione brevettuale
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51 INNOVAZIONE VARIETALE DEL PESCO, PROSPETTIVE E CRITICITÀ LORENZO BERRA, DAVIDE NARI
Particolare della fioritura del pesco
Qualche giorno dopo matura Nectagala* Nectapom® 32 che si è distinta come potenziale alternativa ed è stata inserita in lista. Presenta albero di facile gestione con elevata e costante produttività. Frutto di buona pezzatura, rotondo-oblungo non molto regolare. Sovraccolore rosso (70-80%) molto intenso di tonalità scura, poco luminoso. Presenza di rugginosità ma in misura tollerabile. Polpa a lento intenerimento con ampia finestra di raccolta ed elevata tenuta in pianta. Sapore buono, dolce e aromatico con limitata acidità. Polpa semi-aderente, con struttura compatta e croccante. Elevata succosità. Ci spostiamo di una settimana e troviamo Dorane*. Buona pezzatura, forma tondeggiante. Sovraccolore rosso intenso di buona estensione. Sapore tendenzialmente acidulo, tradizionale, molto aromatico.
Aspetto molto attraente: sovraccolore rosso intenso, semi-luminoso su oltre il 90% della buccia. Rugginosità molto scarsa. Polpa di buon sapore, molto dolce, sub-acido. (12.2° Brix – 3,1 meq/100 ml). Da verificare consistenza della polpa e tenuta di maturazione in pianta. Nel periodo successivo a Stark Red Gold, Nectaross* comincia a segnare il passo ed è stata eliminata dalla lista mentre la più tardiva Orion* rimane la cultivar di riferimento anche se farebbe comodo una alternativa più colorata e di sapore dolce con bassa acidità. A riguardo si è distinta Orine® Monerin*, con frutto tondeggiante di ottimo sapore molto dolce con bassa acidità. La pezzatura potenziale non sembra all’altezza di Orion*. Albero di media vigoria. Sweet Red* rimane il riferimento per l’epoca.
52 INNOVAZIONE VARIETALE DEL PESCO, PROSPETTIVE E CRITICITÀ LORENZO BERRA, DAVIDE NARI
Peschi fioriti con il Monviso sullo sfondo
PESCHE E NETTARINE A POLPA BIANCA Tra le precocissime, interessanti solo per gli areali collinari maggiormente vocati, segnaliamo Onyx® Monalu* (23). Matura una decina di giorni prima di Alipersiè e si presenta di media pezzatura ma discreta per l’epoca. Molto buono il sapore, dolce e aromatico. Attraente l’aspetto con sovraccolore rosso molto intenso e marezzature rosate. Si propone l’inserimento in lista. Alipersiè* continua a essere il riferimento dell’epoca precoce. L’albero ha vigore medio e portamento aperto. Il frutto è di buona pezzatura se ben diradata. La colorazione è intensa ed estesa su buona parte della buccia. Buono il sapore e soddisfacente la tenuta di maturazione in pianta. Segue, a distanza di una settimana Alirosada*. È caratteriz-
zata da forma rotonda molto regolare con colorazione intensa e attraente. Il sapore è molto buono, equilibrato. Aliblanca* anticipa di qualche giorno la maturazione della tradizionale Michelini. La colorazione è della medesima tipologia marezzata ma più intensa ed estesa. La produttività è elevata e costante. Ottimo il sapore con elevata componente aromatica. Si segnala shelf-life inferiore a Michelini, storica cultivar piemontese che chiude la lista delle bianche. Di pari epoca, tra le più recenti, segnaliamo Star Princess® Braprim*, di grossa pezzatura e aspetto molto attraente. Soddisfacenti la consistenza della polpa e la tenuta in pianta che andrebbe verificata in pieno campo insieme alla produttività. Sapore buono, dolce e aromatico. L’unica nettarina a polpa bianca in lista,
53 INNOVAZIONE VARIETALE DEL PESCO, PROSPETTIVE E CRITICITÀ LORENZO BERRA, DAVIDE NARI
Mostra pomologica pesco
Magique® Maillarmagie* ha dimostrato elevate rusticità e produttività. Albero di elevato vigore. Il frutto è di grossa pezzatura con forma rotondo-oblunga, regolare. L’aspetto è molto attraente con sovraccolore rosso intenso brillante esteso sulla quasi totalità della buccia. Il sapore è buono, dolce con bassa acidità. Assente la rugginosità. Buona la tenuta di maturazione in pianta. Favorire il rinnovo vegetativo nella parte basale della pianta. Qualche giorno prima matura Monicop* (24) caratterizzata da colorazione molto scura e intensa, poco luminosa. L’albero è di media vigoria con portamento semi-eretto. Produzione eleva-
ta. Pezzatura media, (A) prevalente. Forma rotonda. Aspetto caratteristico. Presenza di rugginosità. Sapore eccellente, molto dolce, mediamente acidulo. Con qualche giorno di anticipo rispetto a Silver Giant matura Romagna® Bright*. La produttività è elevata e il frutto di grossa pezzatura, molto uniforme. Aspetto molto attraente: forma rotonda, regolare, con sovraccolore rosso intenso e luminoso di elevata estensione. Si segnala la presenza di rugginosità. Sapore buono, aromatico, tendenzialmente acidulo.
Lorenzo Berra CReSO - Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l’Ortofrutticoltura piemontese
Davide Nari CReSO - Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l’Ortofrutticoltura piemontese
54 INNOVAZIONE VARIETALE DEL PESCO, PROSPETTIVE E CRITICITÀ LORENZO BERRA, DAVIDE NARI
Thiopron® è un fungicida a base di zolfo, formulato come sospensione concentrata in ragione di 825 g/L. Thiopron® utilizza coformulanti speciali che gli permettono di aderire alle superfici vegetali senza ricorrere ad oli, né minerali, né vegetali. La minima dimensione delle micelle e l’elevata resistenza al dilavamento massimizzano l’efficacia del formulato. La sofisticata formulazione liquida in base acquosa garantisce una perfetta selettività anche nei più critici stadi di sviluppo. “Rain free” formulation Sospensione concentrata ad alta resistenza al dilavamento (formulazione base acqua).
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Agrofarmaco autorizzato dal Ministero della Salute, a base di zolfo, registrazione n. 13. Usare i prodotti fitosanitari con precauzione. Prima dell’uso leggere sempre l’etichetta e le informazioni sul prodotto. Si richiama l’attenzione sulle frasi e simboli di pericolo riportati in etichetta.
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Agrofarmaco autorizzato dal Ministero della Salute, a base di rame, registrazione n. 12096. Usare i prodotti fitosanitari con precauzione. Prima dell'uso leggere sempre l'etichetta e le informazioni sul prodotto. Si richiama l'attenzione sulle frasi e simboli di pericolo riportati in etichetta.
il rame di qualità
58 LA PIANA DI CASTELLUCCIO ANGELO FRASCARELLI, GIUSEPPE ROSATI
LA PIANA DI CASTELLUCCIO: NON SOLO LENTICCHIA E FIORITURA, MA UN SIMBOLO DELLA CULTURA LOCALE Angelo Frascarelli, Giuseppe Rosati
59 LA PIANA DI CASTELLUCCIO ANGELO FRASCARELLI, GIUSEPPE ROSATI
Castelluccio di Norcia è il centro abitato più alto degli Appennini, posto a quota 1.452 m. slm. Il suo territorio, insieme al comune di Norcia, rientra nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, che ne sancisce la qualità paesaggistico-ambientale particolarmente elevata, preservandola dal depauperamento. Questa frazione del comune di Norcia, dall’altopiano su cui è collocata, domina l’altipiano più grande della catena montuosa dell’Appennino: la Piana di Castelluccio. Questo territorio è conosciuto a livello na-
zionale e internazionale per due specificità: i suoi prodotti tipici e la meravigliosa “Fioritura”. Per quanto riguarda le produzioni tipiche locali, la Piana di Castelluccio rientra nel territorio coperto dal disciplinare di produzione della Lenticchia di Castelluccio di Norcia IGP, prodotto apprezzato e richiesto sul mercato nazionale ed estero, per le sue qualità organolettiche che la rendono particolarmente gustosa. Oltre a ciò, nei meravigliosi appezzamenti della Piana vengono coltivati farro, roveja, orzo e altri legumi,
Il centro abitato del comune di Norcia, connotato da una forte ruralità
60 LA PIANA DI CASTELLUCCIO ANGELO FRASCARELLI, GIUSEPPE ROSATI
confezionati e commercializzati in loco o nei negozi di prodotti tipici di Norcia. Passando poi alla famosissima “Fioritura” di Castelluccio, i campi coltivati offrono uno spettacolo meraviglioso a cavallo tra la primavera e l’estate, quando tutta la Piana si colora di sfumature uniche e suggestive. Seguendo un sentiero individuato dal Parco dei Sibillini (Sentiero E-13) è possibile ammirare la “Fioritura” in tutto il suo splendore, prima dall’alto, seguendo la dorsale che unisce il Monte delle Rose al Monte Vetica, poi da vicino scendendo nel bel mezzo del
Pian Grande, per fare comodamente rientro in paese. Si tratta di una fioritura spontanea di essenze “infestanti” (prevalentemente papavero, fiordaliso e senape selvatica) e non di fiori di lenticchia, come generalmente si è portati a credere. Grazie a questo spettacolo, la Piana di Castelluccio, ribattezzata il Piccolo Tibet dei Sibillini, richiama nel periodo della “Fioritura” migliaia di turisti italiani e, soprattutto, stranieri e può vantare il record delle località più fotografate di Italia.
Fioritura di papaveri e altre essenze
61 LA PIANA DI CASTELLUCCIO ANGELO FRASCARELLI, GIUSEPPE ROSATI
Questi due fenomeni, fortemente correlati tra di loro, hanno portato, negli ultimi anni, all’apertura di varie strutture ricettive e turistiche. Anche gli agricoltori locali, negli ultimi anni, hanno percepito il forte potenziale turistico dell’area e riconvertito le loro aziende in imprese diversificate e multifunzionali. In questo senso è stata importante anche l’azione del GAL (Gruppo di Azione Locale) Valle Umbra e Sibillini, che ha finanziato, attraverso le varie Iniziative LEADER, progetti finalizzati al sostegno alle strutture turistiche e alla promozione del territorio. Ma la Piana di Castelluccio non è solo questo. Molti nursini, infatti, ritengono che sia un vero e proprio simbolo della cultura locale, fondamentale per l’immagine del territorio e la sua economia.
Inoltre, queste due peculiarità del territorio sono legate tra di loro, poiché, secondo i “Castellucciani”, le caratteristiche organolettiche particolari della loro lenticchia, derivano, oltre che da un metodo di coltivazione che prescinde dai fitofarmaci, dalla stretta simbiosi con le infestanti, che garantiscono la giusta umidità al prodotto. Tuttavia, non è stato sempre così. Questo territorio, fortemente rurale, si è sviluppato negli ultimi vent’anni, dopo epoche di abbandono totale. Stando a quanto riferito da un agricoltore, l’ottenimento del marchio IGP per la Lenticchia locale ha dato un forte impulso allo sviluppo. Grazie a ciò, si è iniziato a parlare di Castelluccio e della sua meravigliosa Piana e, in seguito, è iniziato il flusso turistico.
Raccolta e pulizia dei campi
62 LA PIANA DI CASTELLUCCIO ANGELO FRASCARELLI, GIUSEPPE ROSATI
Gregge al pascolo nella Piana di Castelluccio: i formaggi sono tra i prodotti tipici pi첫 importanti della cultura locale
La Piana di Castelluccio si prepara alla fioritura
63 LA PIANA DI CASTELLUCCIO ANGELO FRASCARELLI, GIUSEPPE ROSATI
Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini ha un’estensione di 70.000 ha. Il suo territorio ricade prevalentemente nelle Marche (16 comuni di tre provincie - Ascoli Piceno, Fermo e Macerata) e in Umbria, con i comuni di Norcia e Preci. La caratteristica principale di questo Parco è l’elevatissima biodiversità vegetale e animale: si contano circa 1.800 specie vegetali, dalla flora mediterranea a quella artico-alpina. La fauna comprende 50 specie di mammiferi, 150 specie di uccelli e oltre 20 specie tra rettili e anfibi. Si segnala la presenza del lupo appenninico e del gatto selvatico. Grazie a progetti di reintroduzione sono tornati a vivere nel Parco il cervo e il camoscio appenninico, unico mammifero europeo considerato a rischio di estinzione.
64 LA PIANA DI CASTELLUCCIO ANGELO FRASCARELLI, GIUSEPPE ROSATI
La meravigliosa fioritura di Castelluccio di Norcia
65 LA PIANA DI CASTELLUCCIO ANGELO FRASCARELLI, GIUSEPPE ROSATI
66 Un altro incantevole campo in fiore, ai piedi dei Monti Sibillini
Da un piccolo sondaggio che abbiamo realizzato, è risultato che la Piana di Castelluccio è il simbolo più importante dell’intero territorio di Norcia, a pari merito con la norcineria. Questi due fattori sono, infatti,
quelli che hanno reso famoso il territorio a livello nazionale e internazionale, contribuendo a creare l’immagine di genuinità e di ambiente incontaminato, che richiama ogni anno migliaia di turisti e appassionati.
Angelo Frascarelli Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali, Università di Perugia
Giuseppe Rosati Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali, Università di Perugia
66 INNOVAZIONE VARIETALE DEL PESCO, PROSPETTIVE E CRITICITÀ LORENZO BERRA, DAVIDE NARI
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“ROAD TO QUALITY” è un progetto che prevede la tracciabilità del processo di produzione del materiale di riproduzione (sementi e giovani piantine). Obiettivo del progetto è garantire gli utilizzatori e i consumatori sulla qualità del prodotto utilizzato o acquistato, certificando l’origine, la sanità e il corretto impiego di buone pratiche agronomiche durante l’intero ciclo produttivo. È un progetto certificato ufficialmente, aperto a tutti gli operatori interessati e che al momento vede partecipare numerose ditte sementiere e aziende vivaistiche operanti nel settore orticolo professionale.
per informazioni: Segreteria Road to quality tel: +39 051.503881 | fax: +39 051355166 segreteria@roadtoquality.it | www.roadtoquality.it
Antonio Rallo nella barriccaia
72 ANTONIO RALLO LAMBERTO CANTONI
ANTONIO RALLO Lamberto Cantoni Antonio Rallo, oltre ad essere il titolare di Donnafugata, è anche il Presidente di Assovini Sicilia. Ci è sembrato dunque, il personaggio giusto col quale fare il punto sul vino siciliano, divenuto da alcuni decenni sinonimo di qualità e cura dei territori ad esso dedicati.
73 ANTONIO RALLO LAMBERTO CANTONI
Quali sono i valori centrali di Donnafugata? La nostra è un’azienda familiare, io e mia sorella José rappresentiamo la quinta generazione. Abbiamo quindi una visione appassionata e di lungo periodo, orientata a produrre vini di qualità, espressione dello straordinario potenziale offerto da un territorio unico quale è la Sicilia. Unico perché abbiamo un ampissimo caleidoscopio
ANTONIO RALLO LAMBERTO CANTONI
Pannelli fotovoltaici, Contessa Entellina
74
di vitigni soprattutto autoctoni e condizioni pedo-climatiche naturalmente vocate alla viticoltura di qualità. In Sicilia, si possono produrre davvero grandi vini. Poi a noi piace produrli con una particolare attenzione alla sostenibilità ambientale e alla promozione del territorio; Carlin Petrini parla di “buono, pulito e giusto”…. una bella sintesi dei valori ai quali tendiamo.
Giacomo e Antonio Rallo
Gabriella e José Rallo
75 ANTONIO RALLO LAMBERTO CANTONI
Può parlarci della filosofia che ha seguito per far diventare Donnafugata un brand e un vino conosciuto in tutto il mondo (che apprezza la qualità)?
scere, abbattere pregiudizi e colmare profonde lacune conoscitive. Molto ha aiutato la capacità di fare squadra; mio padre Giacomo, insieme a Diego Planeta e Lucio Tasca hanno fondato Assovini Sicilia. Un’associazione che oggi è guidata da Francesco Ferreri e dai giovani del vino siciliano e che mette insieme 70 produttori che rappresentano in modo magnifico la “Sicilia, continente vitivinicolo”. Poche settimane fa si è tenuta la dodicesima edizione di Sicilia En Primeur, la classica anteprima e non solo dei vini siciliani, organizzata da Assovini. La presenza di oltre 90 giornalisti provenienti da tutto il mondo è la migliore dimostrazione di come la Sicilia del vino di qualità sa fare sistema, ottenere consenso e avere tutte le carte in regola per la sfida del mercato globale.
Abbiamo lavorato su tutti i fronti: innanzitutto in vigna, selezionando i vitigni più adatti per ciascun territorio; in cantina si è cercato di rispettare al massimo l’integrità del frutto, mirando ad esprimere al meglio le sue caratteristiche in termini di aromaticità, freschezza, complessità e longevità. Oltre che per la qualità dei vini – che alla fine degli anni ’90 ha raggiunto livelli tali da far giustamente parlare di “rinascimento del vino siciliano”, ci siamo dovuti impegnare molto anche per la comunicazione; soprattutto all’estero, abbiamo dovuto suscitare curiosità, farci conoLa Cantina a Marsala
La barriccaia sotterranea, l’affinamento in legno
76 ANTONIO RALLO LAMBERTO CANTONI
Che visione ha del futuro di Donnafugata e del vino siciliano? Certamente positiva. Donnafugata può contare sulla tenuta di Contessa Entellina e su Pantelleria dove nascono vini dalla personalità unica, vini che enoteche, ristoranti e wine bar in Italia così come in 65 mercati esteri, propongono come esempio della Sicilia alla quale tantissimi wine-lover sono ormai molto affezionati. Sono altrettanto ottimista per il vino siciliano nel suo complesso; nel 2012 è nata la Doc Sicilia, del cui Consorzio oggi sono il Presidente; con la Doc regionale, da un lato si tutela e controlla ancora meglio la qualità del vino che porta il nome dell’isola; dall’altro si dà forza al brand Sicilia che in modo compatto come non mai, può fare squadra e massa critica, per campagne di promozione soprattutto all’estero; proprio in questi giorni, nel mercato più ricco e competitivo del mondo che sono gli USA, sta partendo una grande campagna di comunicazione per far conoscere le peculiarità della vini della Doc Sicilia, sui media tradizionali e sui social. Un progetto ambizioso che andrà proseguito nel tempo e - siamo fiduciosi - porterà ottimi frutti. Non secondario è un altro obiettivo che l’istituzione della Doc Sicilia ha inteso perseguire: dare l’opportunità alle Doc già esistenti, in particolare alle più piccole, di accostare al proprio nome, la denominazione aggiuntiva “Sicilia” in etichetta, in modo da aiutare il consumatore – soprattutto quello straniero - a collocare geograficamente i piccoli territori all’interno di una cornice più ampia e più nota.
Antonio Rallo, Pantelleria
Antonio Rallo nella Tenuta di Contessa Entellina
77 ANTONIO RALLO LAMBERTO CANTONI
Quali sono gli ostacoli che il mondo del vino deve affrontare e superare in tempi brevi? Al di là delle tante questioni che hanno a che fare con normative comunitarie e nazionali sulle quali le organizzazioni di categoria sono sempre impegnate, vorrei citare un aspetto che è invece di tipo culturale: il calo dei consumi di vino che in particolare in Italia non accenna ad arrestarsi. Ecco, noi produttori dobbiamo impegnarci ancora di più per avvicinare i giovani al bere di qualità; uno semplice ma non banale: bere con moderazione ma bere meglio.
Antonio Rallo, degustazione
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José Rallo,prima madrina del Cluster Bio-Mediterraneo, insieme ai commissari dei Paesi che compongono il Cluster
Cosa rappresenta il grande evento Expo per il vino siciliano?
sciuta patrimonio dell’umanità Unesco. Saremo inoltre presenti al Cluster Bio-Mediterraneo, un padiglione tematico che insieme ad alcuni Paesi che si affacciano sul mare nostrum, vede presente la Sicilia, la cui centralità anche simbolica le ha assegnato il ruolo di capo-fila. Qui, da maggio a settembre, insieme ai diversi territori dell’isola, parteciperemo ad eventi di presentazione delle produzioni di eccellenza made in Sicily, di cui il vino è una delle espressioni più attraenti anche per il pubblico internazionale di Expo 2015. Storia, arte, agricoltura, alimentazione, paesaggio: nel Mediterraneo costituiscono fortissime radici comuni di straordinaria ricchezza che il Cluster ha l’obiettivo di far conoscere.
Un’opportunità davvero rilevante, perché gli occhi del mondo saranno puntati anche su di noi: l’assessorato regionale agricoltura ha organizzato la presenza dei principali produttori all’interno del padiglione vino “A Taste of Italy”, nello spazio al 1° piano che è definito la biblioteca del vino. Qui, di Donnafugata, gli appassionati potranno “sfogliare” alcune delle nostre “pagine” migliori tra i quali il Mille e una Notte, elegante e complessa versione di Nero d’Avola, ed il Ben Ryé Passito di Pantelleria, icona dell’enologia italiana nel mondo, frutto di quella viticoltura eroica la cui pratica della coltivazione della vite ad alberello è stata da poco ricono-
79 ANTONIO RALLO LAMBERTO CANTONI
La Tenuta a Contessa Entellina
DONNAFUGATA VINI DA LEGGENDA Lamberto Cantoni
Storie, miti e qualità di prestigiosi vini siciliani prodotti con somma cura dalla famiglia Rallo “La viticoltura e l’enologia non sono solo delle attività economiche, ma rivestono un importante ruolo etico. Il loro obiettivo non si esaurisce nella produzione di un vino buono e genuino, bevanda ideale per l’uomo moderno, ma deve tenere in conto della salvaguardia di ambienti di particolare valore storico e culturale, di vitigni forse fuori moda, ma testimoni di altri periodi della storia viticola…” Attilio Scienza
80 DONNAFUGATA VINI DA LEGGENDA LAMBERTO CANTONI
Invertiamo la freccia del tempo e posizioniamola nei primi anni dell’800, nei dintorni della vasta area dell’Italia meridionale, allora conosciuta come il Regno delle due Sicilie. La leadership di Ferdinando IV di Borbone sta crollando sotto le mazzate delle truppe di Napoleone. Il Re è trincerato a Napoli e attende il suo destino. Preoccupato per le sorti della famiglia suggerisce a sua moglie, Maria Carolina, di allontanarsi dalla corte. La Regina per amore dei figli si lascia convincere e si rifugia in Sicilia Occidentale, nei territori che Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo capolavoro scritto verso la metà del novecento, Il Gattopardo, chiamerà Donnafugata, stabilendo una fatale connessione tra la “donna in fuga”, la regina appunto, e i possedimenti di campagna del Principe di Salina, personaggio centrale del suo famoso romanzo. Oggi, in questa parte di una bellissima Sicilia si trovano i vigneti aziendali di una delle marche di vino più famose al mondo, sulle cui etichette appare in effigie l’immagine di un volto femminile con i capelli sconvolti dal vento: anche senza la scritta Donnafugata potrebbe veramente simbo-
lizzare una donna in processo, ovvero una donna del fare, dell’agire, della passione. Una marca quindi che riunisce in una sacra alleanza una terra, i suoi prodotti, la sua storia e i miti che appassionano la gente. Ma la profondità significante dei territori della tenuta di Contessa Entellina, si chiamano così i luoghi incapsulati nel cuore della Sicilia Occidentale nei quali si perdono a vista d’occhio i vigneti che daranno le uve per i vini di Donnafugata, non si limita certo alle vicissitudini di una ottocentesca regina in momentaneo esilio. In Tucidide, il primo grande storico dell’antichità e per certi versi in Plutarco troviamo tracce della leggenda di Elimo, figlio illegittimo di Anchise, il leggendario re di Troia, in fuga con Enea dopo la distruzione della città da parte dei greci. Il principe troiano dopo estenuanti vicissitudini arrivò in Sicilia e nei territori sui quali oggi troneggiano moderni vigneti fondò le città di Elima e Egeste (l’attuale Segesta). I nuovi coloni, portarono in dote la coltivazione della vite che divenne in seguito uno dei prodotti più rinomati dell’isola.
81 DONNAFUGATA VINI DA LEGGENDA LAMBERTO CANTONI
Una saga famigliare che continuamente si rinnova
dotti dell’azienda un’unità di valore efficace sui mercati di tutto il mondo, per perpetuare ancora un poco più in là nel tempo l’eredità storica di un modo di produrre che è da sempre anche un atto di cultura e scelta etica. Non ci sono dubbi sul fatto che la natura del suolo, l’altitudine, l’esposizione al sole, il clima, la qualità dei vitigni di Donnafugata siano in sé portatori di una identità sensoriale che conferisce ai vini prodotti un fisico e contenuti di base eccezionali. Ma dobbiamo aggiungere che il processo di vinificazione regolato ad arte da enologi competenti e professionali hanno trasformato questa dote naturale in prodotti dal carattere e dalla personalità fortemente stilizzati, riconoscibili per l’eccellenza della resa qualitativa.
Giacomo Rallo, quarta generazione di una famiglia che è nel vino dal 1851, ha perpetuato nel modo migliore la tradizione unica che arricchisce le sue proprietà, conferendo a Donnafugata che dirige insieme alla moglie Gabriella, alla figlia José e il figlio Antonio, un assetto moderno, innovativo, efficiente. Vista con lo sguardo disincantato dell’abitatore della post modernità, Donnafugata rappresenta una sintesi ideale tra la vocazione storica di un territorio e la technè da sempre necessaria per difenderlo dal suo stesso mito. La fusione tra l’approccio umanistico e l’attenzione al sapere scientifico/tecnico ha conferito ai pro-
82 DONNAFUGATA VINI DA LEGGENDA LAMBERTO CANTONI
A ciò si aggiunge l’ossatura etica fortemente voluta da Giacomo Rallo e dai figli, imprenditori consapevoli del fatto che il come si produce ha delle implicazioni sul valore che accumula ogni unità di prodotto. Non è per caso se Donnafugata è una delle aziende siciliane all’avanguardia per quanto riguarda la sostenibilità e l’attenzione all’ecologia del produrre. L’attenzione agli equilibri produttivi e il rispetto della perfetta integrazione delle coltivazioni con la tutela del territorio sono impeccabili e certificati a livello internazionale. A testimonianza di ciò si possono citare i paesaggi della campagna nella quale vengono prodotte le uve: anche all’occhio più esigente appare una armonia all’altezza delle emozioni che suscitano le tanto osannate colline toscane nei din-
torni di Siena e le vigne del Monferrato… Paesaggi che lasciano percepire l’efficienza del fare coniugata al rispetto per la bellezza. A mio avviso l’amore e l’eccezionale rispetto della famiglia Rallo per l’uva e il vino, emergono in modo da generare una sincera reverenza, soprattutto nel progetto che rappresenta il fiore all’occhiello dell’azienda ovvero il campo sperimentale, nel quale vengono coltivate con i crismi della ricerca scientifica avanzata, 19 differenti varietà di vite autoctone in rappresentanza di 30 biotipi tra i quali anche delle varietà-reliquie come il Nocera, e l’Alzano che rischiavano di scomparire. Mi piace pensare che chi è illuminato da tanto rispetto e amore per la propria attività non possa che creare prodotti di qualità eccezionali.
La Famiglia Rallo. Da sinistra: Giacomo R. Gabriella R. José R. Antonio R.
83 DONNAFUGATA ANTONIO VINIRALLO DA LEGGENDA LAMBERTO CANTONI
DONNAFUGATA VINI DA LEGGENDA LAMBERTO CANTONI
Vini di qualità superiore
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La sintesi di tutte le attività implicate dalla coltivazione delle 14 varietà di uva nei poderi di Contessa Entellina e nell’isola di Pantelleria (dal 1989 Giacomo Rallo produce uno dei passiti più quotati dai veri intenditori), sono 14 etichette considerate l’elite dei vini siciliani e italiani. Tutti meriterebbero un encomio, comprese le grappe Mille e una Notte e Ben Ryé, ottenute dalle vinacce delle uve utilizzate per produrre i rispettivi vini. Mi limiterò a segnalare le star tra le etichette dell’azienda. Mille e una notte e Tancredi sono due rossi di statura internazionale. Il primo rappresenta la versione nobile del Nero d’Avola ( con lievissime aggiunte di altre uve) materializzata in un vino di grande struttura e complessità. Intenso, elegante, provvisto di un bouquet avvolgente in cui è facile riconoscere sensazioni fruttate, dolci e mature, su note balsamiche e floreali; possiamo senz’altro considerarlo come l’etichetta di prestigio dell’azienda. Tancredi lo segue a ruota. Si tratta di un Nero d’Avola sposato con il Cabernet Sauvignon, invecchiato come il Mille e una notte, per 14/16 mesi in barrique. Il suo spettro olfattivo è di tutto rispetto; sorprendono la chiarezza dei sentori di liquirizia, cacao e amarena. I più attenti intercetteranno sul liminare della processo senziente di una degustazione, il lieve battito di note mentolate. Rispetto al Mille e una notte, è forse di un’eleganza più sfrontata, giovanile. Il suo nome non è a caso ispirato a Tancredi, personaggio del Gattopardo, così come lo traduce nei codici visuali del cinema un ispirato Visconti, attraverso il fascino e l’eleganza coinvolgente di Alain Delon. Un’altra etichetta hors categorie di Donnafugata è il rinomatissimo Ben Ryé, un passito di straordinaria personalità ottenuto da uve Zibibbo (detto anche Moscato d’Alessandria), provenienti da 11 contrade di Pantelleria caratterizzate da microclimi differenti e unici; un uvaggio che ben lavorato ci dona un vino armonicamente dolce, morbido, fresco. All’olfatto regala note intense di albicocca e pesca e sensazioni gustative che rimandano ai fichi secchi e alle erbe mediche. Un sublime vino da meditazione, dicono gli esperti, da accompagnare a formaggi, foie gras e cioccolato fondente di qualità.
La cantina e i vigneti, Pantelleria
La Tenuta di Donnafugata
85 DONNAFUGATA ANTONIO VINIRALLO DA LEGGENDA LAMBERTO CANTONI
Contessa Entellina Casale Bianco
DONNAFUGATA ANTONIO RALLOVINI DA LEGGENDA LAMBERTO CANTONI
Terreno Calcareo a Casale Bianco
86 86 Contrada Duchessa
I vigneti di Ansonica
Vista su Contrada Mazzaporro
Contrada Pandolfina
Il vigneto de “La Fuga”
Vigna di Gabri, particolare
Pantelleria
I vigneti di Punta Karace
Vigneti di Gibbiuna
DONNAFUGATA VINI DA LEGGENDA LAMBERTO CANTONI
Vigneti di Martingana
87 Vigneti di Contrada Barone
Vista sui vigenti di Contrada Monasterot
I vigneti di Contrada Favarotta
Vigne Centenarie
Pulizia pre-appassimento
La pulizia del grappolo
Sgrappolatura post appassimento
Appassimento dei grappoli
Vasche d’acciaio
88 DONNAFUGATA VINI DA LEGGENDA LAMBERTO CANTONI
Da sinistra: Damarino, Anthilia, Bottiglia Prio, Polena, SurSur, Lighea, La Fuga, Vigna di Gabri, Chiarandà
Da sinistra: Lumera, Sherazade, Sedara, Angheli, Tancredi, Mille e una Notte, Kabir, Ben Ryé
Da sinistra: Brut Donnafugata, Grappa di Ben Ryé, Grappa di Mille e una Notte, Olio Milleanni
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DONNAFUGATA ANTONIO VINIRALLO DA LEGGENDA LAMBERTO CANTONI
DONNAFUGATA VINI DA LEGGENDA LAMBERTO CANTONI
Uno stile di comunicazione innovativo La passione della famiglia Rallo di Donnafugata per la cultura del vino, emerge con evidenza anche nello stile di comunicazione che caratterizzano le celebri degustazioni/evento, organizzate dall’azienda nel corso delle attività promozionali. Donnafugata, grazie soprattutto alla sensibilità e al talento di José Rallo, da anni propone a tutti gli appassionati del vino, degustazioni/ evento di raffinata spettacolarità. Se è vero che i consumatori consapevoli di vini di qualità, cercano aromi, sapori, odori, colori capaci di connettere un vino alla sua terra, al-
lora, non c’è niente di meglio della musica per trasformare questa esperienza in un fascio di emozioni attraversate dal piacere di condividere un momento di intensità individuale che al tempo stesso sfuma nella socialità. Sulla scorta di questa intuizione, Josè Rallo, accompagnata da strumentisti di valore, da anni accompagna la ritualità del bere con narrazioni musicate di notevole valore culturale. Per esempio, i grandi rossi Donnafugata, sono stati recentemente narrati attraverso l’interpretazione vocale di alcune pagine del “Gattopardo”, accompagnate dalla musica jazz. Per il Ben Ryè, Josè Rallo ha scelto invece musiche tipicamente sudamericane.
90 Wine tasting path
Jose Rallo e Vincenzo Favara, Vinitaly 2005, auditorium Verona
Cantine aperte
Evento San Martin
In breve, con degustazioni/evento che sviluppano il tema della multisensorialità dell’esperienza conviviale mediata dal bere vino, Donnafugata coinvolge i suoi pubblici partendo dalle sottili sinestesie prodotte dal convivio tra musica e sapori allo scopo di rafforzare un messaggio di raffinato profilo culturale. Qual’è la semantica profonda che Josè Rallo con le sue performance riesce a trasdurre (da transducere: tradurre lo stesso messaggio di fondo con sistemi di segni eterogenei) in un fascio di sofisticate emozioni?
Il vino deve essere utile a migliorare la qualità della vita e il benessere delle persone; il suo compito è trasmettere sensazioni positive e deve essere un lusso accessibile a tutti.
Lamberto Cantoni Direttore Responsabile
91 DONNAFUGATA VINI DA LEGGENDA LAMBERTO CANTONI
DOP e IGP: con la frutta e verdura, l’Europa firma i prodotti dei suoi territori
E se la qualità avesse un’origine? Questo programma europeo multipaese (Francia, Italia e Spagna) promuove le firme di qualità ufficiali europee DOP - IGP, attraverso l’esempio di 8 prodotti ortofrutticoli. Per la Francia troviamo il Kiwi de l’Adour, l’Asparago di Sables des Landes, la Fragola del Périgord e la Prugna d’Agen; per l’Italia la Pera dell’Emilia-Romagna, la Pesca e Nettarina di Romagna e il Radicchio di Treviso; per la Spagna il Kaki di Ribera del Xùquer. La campagna di comunicazione e promozione è proposta su 3 paesi dell’Unione Europea: Francia, Italia e Germania. La maggioranza dei prodotti partner della campagna comunicano sul mercato interno, ad eccezione della Prugna d’Agen che promuove le attività in Germania e in Italia, e del Kaki di Ribera del Xùquer che opera solo sul mercato francese.
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GP – Indicazione Geografica Protetta La garanzia di una qualità risultato di un forte legame tra il prodotto e l’origine geografica
ENOMIN •D
IONE DI O AZ
TA • ET
CAMPAGNA FINANZIATA CON IL CONTIBUTO DELL’UNIONE EUROPEA E DI ITALIA, FRANCIA E SPAGNA
l marchio DOP viene attribuito dall'Unione Europea ai prodotti originari di una regione e di un paese le cui qualità e caratteristiche siano essenzialmente, o esclusivamente, dovute allo specifico territorio di provenienza, ciò comprende sia fattori naturali come il clima e le caratteristiche ambientali, sia fattori umani quali tecniche di produzione tramandate nel tempo, artigianalità e savoir-faire. L’unione di questi elementi consente di ottenere un prodotto inimitabile al di fuori di una determinata zona produttiva. Tutta la produzione, la trasformazione e l'elaborazione del prodotto devono inoltre avvenire nell'area delimitata seguendo le regole del disciplinare di produzione.
EP GIN ROT RI
DOP e IGP sono due marchi europei ufficiali che certificano i prodotti alimentari e prevedono controlli accurati da parte di organismi competenti, indipendenti ed imparziali. I prodotti certificati DOP e IGP seguono uno specifico disciplinare di produzione creato al fine di esaltare i requisiti di sicurezza, qualità e gusto. I produttori devono inoltre essere obbligatoriamente iscritti ad un Albo specifico e rispettare le regole imposte dal disciplinare.
DOP – Denominazione di Origine Protetta La garanzia di una qualità strettamente legata al territorio
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DOP E IGP: LA GARANZIA DI UNA QUALITÀ LEGATA ALL’ORIGINE
• INDICAZ
Le caratteristiche che accomuna questi prodotti sono l’Origine e la qualità, peculiarità importantissime per i consumatori fornite grazie ai marichi europei di tutale DOP e IGP.
Il marchio IGP designa un livello di tutela qualitativa che tiene maggiormente conto delle tecniche di produzione rispetto al legame territoriale. Viene quindi attribuito a prodotti originari di una regione e di un paese le cui qualità, reputazione e caratteristiche si possono ricondurre all'origine geografica, e di cui almeno una fase della produzione, trasformazione ed elaborazione avviene in un’area geografica determinata. Logo en quadrichromie
Prugna d’Agen : la star della frutta secca
Logo en quadrichromie
Prugna d’Agen LA LA STAR STAR DELLA DELLA FRUTTA FRUTTA SECCA SECCA
Correspondance quadri : rouge : C0% M100% Y82% B6% bleu : C100% M80% Y0% B0% jaune : C0% M10% Y90% B0%
Nel cuore del territorio
Si parte dalla prugna d’Ente per produrre la prugna d’Agen fin dal Medioevo. Il suo territorio: i versanti temperati delle vallate della Garonne, della Dordogne e del Lot. E’ in questi luoghi, in effetti, che i monaci dell’abazia di Clairac decisero nel diciassettesimo secolo di innestare dei pruni locali con una varietà portata da Damasco dai crociati. La prugna d’ Ente era nata. Molto velocemente, il prezioso frutto fu seccato per assicurare la sua conservazione ed il suo stoccaggio..
Bureau Interprofessionnel du Pruneau décembre 2014
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Grazie alla sua posizione vicino al fiume Garonne, Agen divenne la principale città fluviale per l’invio delle prugne secche a Bordeaux, il grande porto regionale, assicurandone un’ampia diffusione. Dal 2002, la famosa prugna d’Agen beneficia del marchio IGP.
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IGP: INDICAZIONE GEOGRAFICA PROTETTA Per l’IGP, il legame con il territorio. si verifica per almeno una delle fasi di produzione, trasformazione o elaborazione.
PER LA PRUGNA D’AGEN, L’IGP GARANTISCE:
IL GIUSTO CONNUBIO FRA PIACERE ED EQUILIBRIO
• Frutti di grosso calibro: numero di frutti per 500 gr inferiore o uguale a 77.
Con il suo sapore tipico, ricco e morbido, cosi’ come il suo rapporto equilibrato fra dolcezza ed acidità, la prugna d’Agen si apprezza al naturale o cucinata. Può essere gustata sia in versione salata, abbinata ad una fetta di bacon cotta nel forno, sia in versione dolce con il famoso “Far Breton”. Oltre al suo gusto inimitabile, la prugna d’Agen è un concentrato di benessere con le sue qualità nutrizio-
• Una parte esterna sottile e morbida. • Un tasso d’umidità del 35% al massimo.
nali incomparabili che vertono su tre pilastri: • glucidi di qualità, facilmente disponibili ed utilizzabili, ma con un’assimilazione progressiva e regolata; • abbondanti fibre (7 gr per 100 gr in media), armoniosamente suddivisi tra fibre solubili ed insolubili; • varie vitamine e minerali (magnesio, potassio, boro, vitamina E, betacarotene…) Fonte: Bureau national Interprofessionnel du Pruneau
CONSIGLI PRATICI: • ACQUISTO: intera o denocciolata, piu’
o meno grande (piu’ le cifre che indicano il calibro sono poche, piu’ i frutti sono singolarmente grandi).
originaria a temperatura ambiente; dopo l’apertura, qualche giorno in una scatola ermetica o nel contenitore delle verdure del frigorifero.
• CONSERVAZIONE:
• STAGIONE: tutto l’anno.
prima dell’apertura, nella confezione
N O S A
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