Karpòs n. 4 - 2015

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Karpos

Karpòs alimentazione e stili di vita

Anno IV - Karpòs - N° 4 - 2015

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CRESCERE ATTRAVERSO L’AGGREGAZIONE TERRA PROMESSA MAMMA, C’È L’EXPO, MA TU CHE OLIO MI DAI? VIRTÙ DELLE INSALATE ANALISI ECONOMICA DELLA PATATA XYLELLA E CICALA SPUTACCHINA Fitofarmaci, agrofarmaci ..pesticidi: un problema di riequilibrio?



EDITORIALE

Fitofarmaci, agrofarmaci .. pesticidi: un problema di riequilibrio?

Renzo Angelini Direttore editoriale Il nostro programma di comunicazione/informazione, messo in atto grazie al grande lavoro che stanno facendo i nostri autori (scienziati, docenti, ricercatori, tecnici del settore), ha l’ambizione di mettere al passo l’imprenditore agricolo con le conoscenze pratiche dalle quali fare discendere l’uso etico dei trattamenti. Ovvero, pur partendo dal fatto che per nutrire il pianeta dobbiamo difendere i processi naturali di crescita degli organismi vegetali con la cultura dei trattamenti, è altrettanto importante demarcare gli interventi necessari ed efficienti, dall’uso indiscriminato e pressapochista delle sostanze chimiche. Si prefigura quindi uno scenario nuovo nel quale l’imprenditore agricolo aumenti le sue conoscenze sulla difesa delle produzioni e nello stesso tempo l’industria chimica si sincronizzarsi con questi bisogni senza più considerare gli agricoltori polli da spennare. Karpòs oggi viene sfogliato on Line da centinaia di migliaia di persone. Abbiamo alcune decine di migliaia di clienti che lo preferiscono stampato. E’ dunque evidente che la rivista abbia numerose tipologie di lettori. Tuttavia chi ci ispira e funziona da punto di riferimento, soprattutto con AgriCultura, è l’imprenditore agricolo, con il quale abbiamo fatto un patto: tutte le informazioni giuste nel momento giusto per far crescere la propria azienda. Come tutte le imprese editoriali accogliamo svariate pubblicità da aziende che creano prodotti per aiutare l’agricoltura ad essere efficiente. Se accettano di essere presenti in Karpòs significa che in qualche modo ne condividono la missione, ponendo all’ordine del giorno non più solo la logica del profitto ad ogni costo, ma anche il supporto alle imprese agricole con le quali dovrebbero essere, passatemi l’espressione contestuale, in una relazione di simbiosi mutualistica.

Carissimi lettori,

Dal 2011 al 2014, in Italia, il fatturato dei prodotti chimici creati dalle multinazionali per l’agricoltura è aumentato in modo preoccupante! I prezzi delle sementi è addirittura sorprendente! Non mi risulta che i fatturati dei nostri agricoltori siano cresciti in sintonia con l’aumento dei costi degli interventi necessari per difendere le colture. E tantomeno sono cresciuti i profitti. Se leggete il lungo servizio sulla patata pubblicato su questo numero troverete una tabella molto precisa con l’analisi dei costi, che vi farà intuire l’asimmetria tra la quantità di risorse economiche necessarie per produrre e quanto rimane in tasca a chi lavora e si prende cura della terra. Il fatto che più sconcerta è il senso relativo di parole come sostenibilità o delle critiche sull’impatto negativo dei cosiddetti pesticidi: se ne parla tantissimo, ma quando analizziamo la realtà dobbiamo prendere atto che non solo sono aumentati i profitti dell’industria chimica ma che, di fronte alla crisi più profonda della nostra storia, rappresentano un capitolo di spesa in costante aumento. Perché questa schizofrenia? Da un lato nel nome della sostenibilità si sono imposte visioni romantiche completamente fuori dalla realtà che ne hanno disattivato il senso; dall’altro lato probabilmente abbiamo avuto un eccesso di precauzionalismo contro gli agenti patogeni che ha moltiplicato, spesso in modo insensato, i trattamenti. Queste considerazioni generali mi permettono di mettere a fuoco il progetto Karpòs Agri-Cultura, informazione specializzata diretta all’imprenditore ed al suo indotto per essere SOSTENIBILI.

03 EDITORIALE


Karpòs Magazine N° 4 - 2015

Direttore editoriale Renzo Angelini Direttore responsabile Lamberto Cantoni

03 Fitofarmaci, agrofarmaci ..pesticidi: un problema di riequilibrio? Renzo Angelini

Iscr. trib. di Forlì n° 3/12 del 4/5/2012 Proprietario ed editore della testata Karpòs S.r.l. Via Zara 53 - 47042 Cesenatico (FC) P.I./C.F. 04008690408 REA 325872 Hanno collaborato a questo numero

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14 CRESCERE ATTRAVERSO L’AGGREGAZIONE Lamberto Cantoni

Il destino in una promessa Paolo Inglese

Stefano Candoli stefano.candoli@karposconsulting.net Alessandra Ragusa alessandra.ragusa@karposconsulting.net Antonella Bilotta antonella.bilotta@karposconsulting.net Laura Fafone laura.fafone@karposconsulting.net Amministrazione Milena Nanni milena.nanni@karposconsulting.net Raccolta pubblicitaria pubblicita@karposmagazine.net Tel. +39 335 6355354 Stampa Centro Stampa Digitalprint Srl Via A. Novella, 15 47922 Viserba di Rimini (RN) Tel. 0541 - 742974 / 742497 e-mail: info@digitalprintrimini.com

66 Mamma, c’è l’EXPO, ma tu che olio mi dai? Gino Celletti

108 ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DELLA PATATA IN PROVINCIA DI BOLOGNA Alessandro Palmieri Carlo Pirazzoli

84 VIRTÙ DELLE INSALATE Giovanni Ballarini

130 XYLELLA FASTIDIOSA E CICALA SPUTACCHINA: quando il nome è una garanzia !

Gino Celletti


Karpòs promo 10 12 26 30 58 60 64 76 82 98 100 104 124

Per le fotografie: da pag. 14 a pag. 25 © FEDAGRI CONFCOOPERATIVE da pag. 34 a pag. 56 Paolo Inglese da pag. 66 a pag. 74 - da pag. 130 a pag. 138 Gino Celletti

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Tutte le altre fotografie: © Renzo Angelini

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In copertina: Giorgio Mercuri

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Non si restituiscono testi, immagini, supporti elettronici e materiali non espressamente richiesti. La riproduzione anche parziale di articoli e illustrazioni è vietata senza espressa autorizzazione dell’editore in mancanza della quale si procederà a termini di legge per la quantificazione dei danni subiti. L’editing dei testi, anche se curato con scrupolosa attenzione, non può comportare specifiche responsabilità per eventuali errori o inesattezze, limitandosi l’editore a scusarsene anticipatamente con gli autori e i lettori. Ogni articolo firmato esprime esclusivamente il pensiero di chi lo ha scritto e pertanto ne impegna la personale responsabilità. Le opinioni e, più in generale, quanto espresso dai singoli autori non comportano alcuna responsabilità da parte dell’editore anche nel caso di eventuali plagi di brani da fonti a stampa e da internet. Karpòs rimane a disposizione di altri eventuali aventi diritto che non è stato possibile identificare e contattare.


AUTORI

Karpòs n°4 - 2015

Gino Celletti Docente Master Olivicultura Direttore di Monocultivaroliveoil

Renzo Angelini

Giovanni Ballarini

Direttore Editoriale

Università degli Studi di Parma

Alessandro Palmieri Dipartimento di Scienze Agrarie Alma Mater Studiorum Università di Bologna

Lamberto Cantoni Direttore Responsabile

Carlo Pirazzoli

Paolo Inglese

Dipartimento di Scienze Agrarie Alma Mater Studiorum Università di Bologna

Coordinatore Consiglio di Interclasse Produzioni e Tecnologie Agrarie

06 GLI AUTORI


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Prodotto fitosanitario Autorizzato dal Ministero della Salute. Usare i prodotti fitosanitari con precauzione. Prima dell’uso leggere sempre l’etichetta e le informazioni sul prodotto con particolare attenzione alle prescrizioni supplementari, ai pittogrammi e le frasi di pericolo per un uso sicuro del prodotto.

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Karpòs promo BIO Val Venosta a BioFach 2015 Il Consorzio Venostano, leader europeo tra i produttori di mele biologiche, partecipa anche quest’anno all’importante vetrina di Norimberga. Bio Val Venosta ha rinnovato il consueto appuntamento a BioFach, Salone Mondiale dei prodotti biologici. Dall’ 11 al 14 febbraio 2015 i rappresentanti dell’intero settore biologico si sono riuniti a Norimberga per discutere del futuro del mercato del biologico e su come questo comparto possa contribuire ancor meglio a rendere il mondo più vivibile rafforzando la collaborazione e la solidarietà. Risultati positivi e ottima qualità “La raccolta ha dato risultati positivi - spiega Gerhard Eberhöfer, responsabile delle vendite del prodotto Bio Val Venosta – con mele di qualità eccellente sia dal punto di vista organolettico che estetico. Il raccolto Bio, con ca. 25.000 tons, si assesta sui livelli della passata stagione con un calibro mediopiccolo, ideale per il mercato del biologico. La qualità dei frutti si presenta molto buona: in modo particolare – prosegue Eberhöfer - il colore delle mele rosse è ottimo anche grazie ai perfetti sbalzi termici tra il giorno e la notte che hanno contribuito a portare a compimento la maturazione nel modo ideale. Bio Val Venosta si afferma tra i primi posti in Italia e in Europa come produttore di mele biologiche, sia in termini quantitativi che qualitativi. Vendite In grado di garantire ai propri clienti uno standard unico in termini di rintracciabilità, certezza della provenienza e sicurezza, Bio Val Venosta è in grado di coprire la richiesta garantendo il prodotto disponibile 12 mesi all’anno. Entro metà marzo si porterà a termine la vendita della qualità Gala, la varietà di punta nei primi mesi della stagione, mentre da febbraio a giugno sarà la Pinova la protagonista con circa 2.500 tons di frutto. La Golden Delicious rimane comunque la varietà più coltivata, con una produzione che copre quasi il 40% di tutta la raccolta biologica della valle; seguono da vicino Gala, Red Delicious e Fuji che sono le varietà maggiormente richieste in Italia, mentre Braeburn, Pinova, Jonagold, Topaz e Kanzi® vanno per la maggiore sul mercato estero”.

Progetto BioGraphy Un’informazione corretta e consapevole del consumatore riveste per Mela Bio Val Venosta un passaggio fondamentale nel processo di acquisto. Valorizzare il territorio e fornire al consumatore sempre maggiori informazioni sulla qualità e la provenienza di ciò che sta comprando è indispensabile: per questo motivo Bio Val Venosta sta lavorando al progetto BioGraphy. Ogni confezione di mele Bio Val Venosta sarà personalizzata in modo che sull’etichetta appaia il nome del produttore: attraverso un apposito sito web, l’acquirente sarà in grado di risalire facilmente alla zona di provenienza e “vedere” di persona dove e da chi il frutto acquistato ha avuto origine. Sul sito di BioGraphy, 130 contadini bio della Val Venosta mettono a disposizione tutta la loro esperienza nella coltivazione delle mele biologiche e raccontano, attraverso le loro storie, come una semplice mela diventa una squisita Mela Bio Val Venosta! Disponibile in 3 lingue, BioGraphy darà la possibilità ai consumatori di ripercorrere tutto il tragitto della mela acquistata, fin dalle origini. Dalla home page del sito sarà possibile accedere alla pagina di ogni singolo contadino che racconterà il suo lavoro, descrivendo il proprio maso e i prodotti coltivati. Attraverso una gallery il consumatore potrà inoltre vedere le immagini del melicoltore e il suo lavoro. Un vero e proprio viaggio a 360° nel mondo Bio Val Venosta!

www.vip.coop/it

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Karpòs promo LA NATURA A TAVOLA Da oltre cinquant’anni Coam fa del confezionamento e conservazione gli strumenti attraverso cui portare sulle tavole degli italiani prodotti agroalimentari d’eccellenza. Dai funghi porcini della Valtellina ai Salmoni Reali del Nord Pacifico. Tra questi due prodotti apparentemente lontani tra loro per tradizione e origine ha preso corpo e identità la produzione di Coam, azienda 100% italiana, sinonimo, da oltre un cinquantennio, di alta qualità e naturalità. Coam Industrie Alimentari SpA rappresenta, oggi, una delle grandi eccellenze italiane nel settore del confezionamento e conservazione di prodotti agroalimentari d’alta gamma. Un’attività, quella di Coam, iniziata nel 1964 a Morbegno (SO) con la lavorazione di uno dei prodotti simbolo di quel territorio, i funghi porcini, e successivamente estesasi in Puglia con un impianto locale per la lavorazione dei carciofi e di altri prodotti orticoli locali. Ulteriore e fondamentale svolta nel processo di sviluppo dell’azienda, poi, si ha negli anni ’70 con l’avvio della produzione, nello stabilimento valtellinese, del Salmone Selvaggio RED KING ‘Scandia’, sinonimo di eccellenza gastronomica e brand leader sul mercato. Una crescita e un progressivo ampliamento della produzione rese possibili da una costante ricerca volta a individuare e fare proprie le più moderne metodologie di lavorazione e conservazione con un particolare focus sulla sostenibilità e naturalità e sulla ricerca dell’ideale equilibrio tra tradizione e tecnologia. Tra i fiori all’occhiello della Coam di oggi, infatti, troviamo proprio lo stabilimento in cui vengono lavorati i Salmoni Reali del Nord Pacifico e altre specie di salmoni selvaggi pescati in mare aperto ad amo (‘troll’) in ottemperanza delle più ristrettive normative poste a tutela delle specie ittiche e dell’ambiente, così come previsto dal marchio Friend of the Sea. Un impegno costante, quello dell’azienda italiana, che l’ha portata ad essere la prima realtà in Europa ad introdurre il confezionamento in atmosfera protettiva dei prodotti ittici. Lo stabilimento per la lavorazione del pesce infatti è quanto di più all’avanguardia si possa trovare,

oggi, per condizioni igieniche e di lavorazione. I nuovissimi reparti di affumicatura, completamente automatizzati, sono in grado di offrire un fumo di legna naturale completamente privo, però, di quei composti potenzialmente nocivi che si possono avere negli impianti artigianali. Un esempio tangibile di quale sia il percorso di sviluppo scelto, avvallato anche dall’installazione di un impianto fotovoltaico in grado di rendere l’azienda completamente autonoma nella produzione di energia al servizio delle unità produttive. Ricerca e tecnologia, innovazione e tradizione, crescita e rispetto dell’ambiente sono valori alla base di ogni singolo prodotto che compone la gamma Coam: dai Granchi reali al Pesce Spada e Tonno passando dalle preparazioni e conserve vegetali sino ad arrivare a uno delle ultime novità, il Sashimi Mediterraneo. Oltre 200 referenze tra sapore artigianale ed affidabilità tecnologica sono il biglietto da visita di Coam.

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I GRANDI VINI NASCONO DA BARBATELLE E CLONI DI QUALITÀ

Per i grandi vini, i Vivai Cooperativi Rauscedo producono ogni anno oltre 60 milioni di barbatelle innestate utilizzando ben 295 varietà, 625 cloni e 18 diversi portinnesti per un totale di oltre 4.000 combinazioni. Un patrimonio unico per i viticoltori di tutto il mondo. Vivai Cooperativi Rauscedo: il numero 1 al mondo del vivaismo viticolo.

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CRESCERE ATTRAVERSO L’AGGREGAZIONE Lamberto Cantoni


CRESCERE ATTRAVERSO L’AGGREGAZIONE Lamberto Cantoni

COVER STORY

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Nella competizione globale le imprese dell’agroalimentare italiano si distinguono per l’eccellenza dei prodotti ma anche per la fragilità indotta dalle loro piccole dimensioni e per una insufficiente conoscenza dei mercati internazionali. Quale la soluzione? Secondo Giorgio Mercuri, presidente dell’Alleanza delle Cooperative agroalimentari, per il futuro delle aziende che ambiscono a dialogare con il mondo la parola d’ordine deve essere, aggregarsi fare squadra, crescere insieme. Giorgio Mercuri, oltre ad essere un imprenditore di successo e un bravo manager, da poco più di un anno è ai vertici dell’organizzazione che tutela le imprese cooperative italiane dell’agro-

alimentare con una rete oltre 5.000 aziende che producono un fatturato pari al 25% di tutta la produzione italiana di settore (circa 35 miliardi di euro). Incontro il Presidente a Roma nel suo studio, nel quale noto subito la scrivania dialogante, molto rara negli uffici dei gradi capi. Per farmi capire meglio aggiungerò che si tratta, presa da un lato, di una normale scrivania trasformata, tramite l’aggiunta a contatto di un ampio tavolo di lavoro, di un oggetto funzionale che suggerisce incontri o conversazioni all’insegna della pertinenza, della franchezza e del confronto. La prima domanda, visti i tempi che stiamo attraversando, non può che inerire la situazione economica delle aziende agroalimentari...

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CRESCERE ATTRAVERSO L’AGGREGAZIONE Lamberto Cantoni


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COOPERAZIONE AGROALIMENTARE ASSOCIATA

Presidente, una crisi definita dagli esperti, strutturale e epocale, non credo vi abbia risparmiato? “La crisi ha investito tutti. Imprese, consumatori e persino le Istituzioni. Ma dovrebbe essere sottolineato con più vigore che il comparto agroalimentare ha resistito meglio di altri settori. E del comparto agroalimentare le imprese aggregate in un progetto cooperativo sono state più performanti di quelle appartenenti al “privato”. Gli ultimi dati a mia disposizione dicono che negli anni di crisi i fatturati delle coop sono cresciuti del 5,8%...”

QUATTRO PRINCIPALI ORGANIZZAZIONI Agci Agrital info@agci.it

Fedagri Confcooperative fedagri@confcooperative.it

Legacoop Agroalimentare info@ancalega.coop

Unicoop info@unicoop.it

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...In questi casi si usa dire che siete stati più resilienti. Perché? Per quale motivo le imprese che hanno creduto nella cooperazione si sono rivelate più competitive? “Le imprese italiane, anche le più competitive, se paragonate alle multinazionali straniere sono di dimensione insufficiente per competere alla pari. Nel caso però di una crisi, la loro frammentazione può generare maggiore flessibilità, quindi maggiore resistenza. Per le imprese che si aggregano e fanno squadra come quelle che rappresento, oltre alla flessibilità, si aggiunge la possibilità di muoversi seguendo strategie condivise e quindi di agire sui mercati nazionali e internazionali con tutti i vantaggi di una grossissima azienda. Dall’unione di flessibilità e direzione strategica condivisa, nasce ciò che lei ha definito resilienza...Ma voglio aggiungere che i valori prodotti da chi crede nell’aggregazione, vanno ben oltre. L’impresa privata ha come scopo ultimo il profitto, il business. Le imprese cooperative hanno invece finalità sociali. L’utile che producono viene ridistribuito tra i soci. Le imprese cooperative inoltre sono strettamente legate al territorio di appartenenza, non delocalizzano la produzione. Le nostre imprese oltre ad avere radici ben piantate hanno a cuore le persone che con il loro lavoro contribuiscono alla loro crescita. Durante la crisi le cooperative hanno continuato a creare occupazione. In sintesi, le cooperative sono imprese di persone che con il loro lavoro raccontano come si può fare economia senza perdere di vista valori sociali, la cura del territorio, la cultura materiale... In un mondo dove non ci sono più certezze l’unione delle nostre imprese dona, a chi si aggrega, la percezione di una maggiore stabilità, consentendogli di guardare in direzione di nuovi mercati con conoscenze, informazioni, opportunità precluse al

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Le cooperative sul territorio nazionale (2012)

COOPERAZIONE AGROALIMENTARE ASSOCIATA IN CIFRE

Imprese: 5.042 Base sociale: 816.000 aderenti Occupazione: 93.000 addetti 35 miliardi di euro Fatturato: 45 Coop nord Italia: 82% del fatturato Dimensione media impresa: 13 Mio€ vs. 2 Mio€ al sud MUTUALITÀ DELLA COOPERAZIONE

Conferimento Utenza Lavoro Cooperazione

privato di piccole o medie dimensioni” ...in altre parole, l’aggregazione produce un incremento di conoscenza e di competitività? “Certamente è così! Prendiamo il caso delle imprese che per crescere devono trovare sbocchi sui mercati internazionali. La critica che gli esperti americani fanno ripetutamente alle aziende italiane è di mancare di continuità. Cosa significa? Siamo bravi sul prodotto, ci difendiamo con la promozione e con la comunicazione, ma sulle forniture continue, essenziali per essere vissuti come aziende affidabili e serie, troppo spesso scivoliamo come su di una buccia di banana. Abbiamo prodotti qualitativi riconosciuti in tutto il mondo, ma poche imprese hanno la capacità di internazionalizzarsi. Manchiamo di programmazione e di strategia ovvero le piccole e medie imprese non riflettono a sufficienza su questioni decisive come: quale prodotto per quale mercato? Come adeguare il prodotto alle esigenze di consumatori che non conoscono la nostra cucina? Come fare apprezzare la qualità dei nostri prodotti anche a chi li usa secondo altre tradizioni alimentari? Se non si affrontano questi problemi è molto difficile immaginare una crescita durevole sui mercati internazionali. A tal riguardo, il sistema cooperati-

79% 82% 75% 79,5%

vo, rappresentando molte delle più grandi imprese agroalimentari italiane, di passaggio ricordo che molti grandi marchi privati sono oggi nelle mani di multinazionali straniere, il sistema cooperativo dicevo, si è attrezzato per far arrivare anche alle aziende aggregate di piccole dimensioni questa cultura centrata sulla conoscenza delle diverse tipologie dei consumatori appartenenti a contesti non omologabili. Il nostro compito come dirigenti è fare crescere le imprese attraverso i molteplici benefici della cultura dell’aggregazione. La produzione italiana sarà sempre di nicchia, dobbiamo mantenere l’enorme ricchezza delle nostre diversità, ma se vogliamo crescere dobbiamo imparare a concepirci come una grande base composta da una varietà di imprese capaci di produrre una sintesi operativa, responsabile a sua volta di concepire strategie efficaci non contraddittorie...”

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...può fare un esempio di strategia contraddittoria? “...per esempio, non possiamo presentarci al mondo con la visione del km0 e poi pretendere che ci considerino imprese affidabili. Il km0 può essere una tattica per una micro azienda che decide di giocarsi tutto sul mercato ristretto del suo territorio. Immaginare che questa visione possa trasformarsi in una

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strategia per la crescita significa non affrontare la realtà; significa che in realtà non siamo capaci di crescere ed esportare. La diversità italiana viene riconosciuta come un valore in tutto il mondo. Dobbiamo però raccontarla con un linguaggio adeguato e soprattutto con visioni che tengano conto delle realtà di consumatori diversi per cultura e abitudini alimentari, lontani migliaia di chilometri. Dobbiamo certo difendere le origini delle nostre produzioni, delle nostre DOP e IGP, ma al tempo stesso dobbiamo dare ad essi la forma commerciale giusta per raggiungere mercati e consumatori lontani dai nostri territori e con una conoscenza imperfetta dei nostri usi alimentari...” ...A proposito della diversità dei prodotti italiani...In un recente programma televisivo è stato presentato il valore del mercato dei falsi prodotti alimentari spacciati per italiani; dunque, a fronte di esportazioni che raggiungono a malapena i 30 miliardi di euro, avremmo un mercato di falsi pari al doppio, ovvero 60 miliardi di euro. Non lo trova preoccupante?... “Occorre fare una distinzione tra i casi di vera e propria contraffazione e il fenomeno del cosiddetto italian sounding. Per contraffazione o “falso” si intendono: vere e proprie imitazioni illegali di marchi o di prodotti Dop o Igp che in quanto tali devono rispettare disciplinari e regole ben definite a livello comunitario, mentre il cosiddetto Italian sounding è l’impiego di modalità diverse (nomi, immagini, simboli) per richiamare al consumatore un origine o un legame tra un determinato prodotto e il nostro Paese. Ora, quando parliamo di 60 miliardi, io mi chiedo: chi ha elaborato questa cifra? Chi ne ha controllato l’affidabilità? Cosa c’è dietro? ci sono i tarocchi e le contraffazioni o anche i prodotti che hanno solo un nome italiano? Vede, sono domande fondamentali che non vogliono rimuovere il problema ma hanno l’obiettivo di non trasformarlo in un “alibi” per imprese che scaricano su di esso la propria inefficienza. In realtà l’estensione del fenomeno non è valutabile. Faccio solo un esempio: immaginiamo un imprenditore americano di origini italiane che decide di chiamare un prodotto, diciamo un formaggio, “Ciao Bella”; è un falso? Come facciamo ad impedirgli di scegliere il nome che ha deciso? Come possiamo impedire ad ex cittadini italiani o ai figli di emigrati oggi cittadini stranieri, l’uso di nomi che evocano il Paese delle loro origini? Con dati raccolti solo per drammatizzare l’opinione pubblica noi confondiamo le idee al consumatore. Quale la soluzione? Tutelare le origini produttive e non i “nomi”. Ma per farlo dobbiamo diventare bravi ad esportare le nostre DOP e IGP. Noi del mondo cooperativo diciamo che l’italian sounding è una sfida e una opportunità per crescere. Significa che nel mondo c’è un grande desiderio di diversità italiana. Ma se il consumatore non trova prodotti certificati come italiani come possiamo impedirgli di rivolgersi a quello che trova sugli scaffali di un supermercato? “ ...Expo 2015 ormai alle porte, dovrebbe rappresentare una occasione straordinaria per diffondere nel mondo la diversità agroalimentare italiana. Come parteciperete? “In questo momento in Italia si sta parlando troppo dell’evento, di padiglioni, di testimonial, e troppo poco del tema ovvero dell’agricoltura, dell’alimentazione e delle aziende che saranno protagoniste. La comunicazione sinora non sta trasferendo il vero senso di Expo e questo potrebbe rappresentare un problema. E’ anche vero che si tratta di una percezione tutta italiana. Bisognerebbe conoscere come l’Expo viene comunicato nel mondo. Comunque io penso che con l’Expo arriveranno in Italia persone da tutto il pianeta fortemente motivate dal tema portante della manifestazione. E siccome il tema parla della terra, dell’alimentazione, tutte le persone che hanno la cultura e la sensibilità verso questi argomenti saranno intensamente motivate a conoscere meglio la specificità delle nostre produzioni. Se saremo bravi probabilmente l’onda lunga di Expo ci favorirà per alcuni anni. A mio avviso non sarà l’evento in sé che porterà ricchezza ma piuttosto il dopo Expo. A quali condizioni? È chiaro che dobbiamo saperci raccontare, anche perché alla manifestazione non ci siamo solo noi,

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PRODUZIONE AGRICOLA (VALORE) Italia: 51,3 miliardi di euro Cooperazione Associata: 19 miliardi di €

(37% del totale di cui 23% Alimentare) nord Italia 61% centro Italia 13% sud Italia 11% Export: 4 Miliardi€ (13% del totale) SETTORI STRATEGICI E SEGMENTAZIONE (19 MILIARDI €)

Carni fresche e trasformate: 9,5 Miliardi € (27% totale, fatturato medio/Azienda 25,9 Mio€)

Ortofrutta: 7,3 Miliardi € (23% totale) Latte: 8,4 Miliardi € (18% totale) Servizi: 3,7 Miliardi € (16% totale) Vino: 7,7 Miliardi € (11% totale)

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I MARCHI PIÙ NOTI DELLE COOPERATIVE DELL’ALLEANZA DELLE COOPERATIVE AGROALIMENTARI


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COOPERAZIONE AGROALIMENTARE ASSOCIATA ma partecipa tutto il mondo. Non dimentichiamo che questo grande evento è stato raccontato all’inizio attraverso il clamore dei casi di corruzione; poi siamo passati alle polemiche sui ritardi dei lavori. Ora dobbiamo cambiare marcia. La coerenza con i temi fondamentali e le aziende partecipanti dovrebbero avere la priorità su ogni altro discorso. Se saremo bravi a farci ascoltare e a coinvolgere tutti coloro che sono sensibili al tema, potremo fargli conoscere una Italia diversa dall’immagine che negli ultimi anni era diffusa nel mondo. Io credo che la maggioranza delle persone che arriveranno saranno sensibili al tema della manifestazione e vorranno avere risposte, chiarimenti su dove sta andando il mondo agroalimentare. Potremmo semplificare dicendo che saranno persone portatrici anche di una domanda etica sull’alimentazione. Anche se le Regioni, aldilà della presenza nei padiglioni, sono un po’ in ritardo non avendo fatto un piano per l’Expo, Il fatto stesso che altri soggetti istituzionali stiano cercando di coinvolgere il Paese intero e non solo Milano, e quindi anche la possibilità di spostare

APPROVVIGIONAMENTO MATERIE PRIME (MADE IN ITALY)

Italia (locale): 73% Italia (nazionale): 26% Estero: 1% FATTURATO/BRAND

Prodotto al mercato: 53% Marchio proprio: 38% Private label: 15%

parte di questi visitatori sul territorio nazionale, è il segno che è stata colta l’importanza di far capire meglio la risposta italiana al grande tema dell’Expo. Noi della Confcooperative parteciperemo attivamente alla manifestazione come sponsor ufficiali di “Cascina Triulza”, una associazione no-profit fatta da oltre 60 soggetti appartenenti alla società civile del nostro Paese, che anziché un padiglione ha preso in gestione una cascina lombarda, con fienile, stalla, orto etc., situata all’interno di Expo, ristrutturata per l’occasione, che per tutti i sei mesi della manifestazione accoglierà eventi. Dopo l’Expo non verrà abbandonata bensì utilizzata come laboratorio di riferimento sui temi che usciranno dalla Carta di Milano.. Noi, dicevo prima, siamo sponsor ufficiali e saremo presenti per sei mesi con 20 eventi che avranno l’obiettivo di raccontare i valori della cooperazione. In Cascina Triulza noi porteremo l’esperienza di imprese legate alla persona che presenteranno una visione dell’economia diversa dal privato, una economia attenta al territorio, alla cultura del sociale, sensibile ai servizi, al credito cooperativo, ai problemi dell’abitazione...In breve, il nostro obiettivo è di trasferire ai visitatori di Expo i benefici di un modello di impresa che riesce a dare all’economia un valore, ma che nello stesso tempo non perda di vista le responsabilità verso il sociale e il territorio nel quale opera”.

Lamberto Cantoni

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Karpòs promo Doppio oro per Jeio Cuvée Rosé al China Wine and Spirits Awards Best Value In occasione del concorso China Wine and Spirits Awards, la cui giuria è composta dal top degli importatori e sommelier cinesi di catene internazionali di alberghi di prestigio, le eccellenze della storica famiglia del Prosecco e del Cartizze hanno vinto importanti riconoscimenti: Jeio Rosé ha vinto un doppio Oro, i Cru Bisol Crede e Salis hanno vinto l’Oro, mentre Bel Star brut, Jeio Valdobbiadene Brut e Relio hanno conquistato l’argento. Nel CWSA Best Value le degustazioni alla cieca

sono organizzate per categoria e a seconda della fascia di prezzo. In questo modo ogni prodotto nella sua fascia di prezzo può avere il riconoscimento che merita e consente agli operatori ed ai consumatori di acquistare i vini con il miglior rapporto qualità prezzo a seconda del loro limite di spesa.

www.jeio.it

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VALLEPICCIOLA è una realtà nel Chianti in via di rapida evoluzione, e sarà composta da: • Moderna cantina in costruzione (completamento finale per la primavera del 2016). Dotata dell’impiantistica e flusso della produzione piu’ moderna sul mercato, garantisce un isolamento termico ideale (essendo incassata nella collina), ed ampi spazi. • Sessanta ettari di vigna piantata da 3/5 anni, con altri potenziali 40 che si dovrebbero aggiungere entro breve. • piu vitigni,capeggiati dal classico Sangiovese che hanno dimostrato un perfetta adattabilità al nostro habitat • Consulenza tecnica del nostro amico agronomo – enologo Riccardo Cotarella. La sfida è di offrire al mercato, a partire dal 2016/2017, sette diversi tipi di vino di alta qualità.

Dai ricordi delle molte estati passate in infanzia nelle vigne dei nonni paterni, è nata l’idea di creare dal niente un’azienda vinicola. Dalle decadi da imprenditore è nata la determinazione ad attuarla, con la disciplina ed i fondamentali di modernità che i tempi domandano.

Confidiamo che le risorse, l’attenzione, la determinazione, la professionalità che stiamo tutti dedicando a questo progetto portino ai risultati che ci siamo fissati. Speriamo veramente che il nostro progetto abbia il Vostro apprezzamento, e che raggiunga l’obiettivo di suscitare il Vostro interesse sull’evoluzione dinamica dell’Azienda Vinicola VALLEPICCIOLA. Grazie, Bruno Bolfo Società Agricola VALLEPICCIOLA S.R.L. CASTELNUOVO BERARDENGA (SI) - Italia Tel. +39.0577.357539 Fax +39.0577.357525 www.vallepicciola.com vallepicciola@vallepicciola.com


Alto Adige. A Terme Merano un nuovo ingrediente del benessere: la stella alpina. STELLA ALPINA ANTI-AGE Il pacchetto alla stella alpina: nutriente, idratante e rivitalizzante. Fiore di roccia, simbolo delle Alpi, regina delle montagne. La stella alpina, elegante e bianca, è una specie rara che cresce in alta quota, in luoghi impervi difficilmente raggiungibili. Nel linguaggio dei fiori indica coraggio, proprio perché per avvicinarla è necessario sfidare la paura e muoversi in terreni scoscesi. Ma una volta raggiunta, lo sforzo fatto è ripagato dalla sua bellezza. E non solo. Oltre che bella, la stella alpina è preziosa per le sue numerose proprietà benefiche. Per questo, la regina delle Alpi non poteva che entrare a far parte a pieno titolo degli ingredienti del benessere utilizzati nel centro Spa & Vital delle Terme Merano.

La stella alpina originale altoatesina Rara, bella e preziosa. Così bella che nemmeno i terreni impervi nei quali vive l’hanno protetta dalla raccolta indiscriminata. Ecco perché oggi, per evitarne l’estinzione, è sottoposta a tutela naturalistica e la sua raccolta è severamente vietata. La stella alpina delle Terme Merano proviene dalle coltivazioni dell’Alta Val Venosta, oltre i 1.000 metri di quota. Rientra così tra i prodotti originali altoatesini protagonisti del benessere, utilizzati nei trattamenti del centro Spa & Vital. La stella alpina è utile per la cura della pelle e per la prevenzione dell’invecchiamento cutaneo, riduce le rughe e i piccoli segni d’espressione, grazie all’elevato contenuto di antiossidanti. Possiede inoltre ottime proprietà nutrienti e idratanti. La pelle trattata regolarmente con prodotti a base di stella alpina risulta nutrita in profondità e appare liscia, rigenerata e completamente rivitalizzata. Anche le pelli mature, tendenti all’impurità, ritrovano purezza e luminosità grazie alle proprietà antinfiammatorie della stella alpina.

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rigenera e contrasta la formazione delle rughe. Stimola inoltre la formazione di nuove cellule cutanee e aiuta la pelle a neutralizzare i radicali liberi dannosi. Il Massaggio rilassante con olio di stella alpina originale altoatesina (45 min. 63 euro) ha un effetto rilassante e nutriente grazie proprio all’olio puro e naturale ricavato dalla stella alpina. Ma il top è rappresentato sicuramente dal Pacchetto stella alpina originale altoatesina, dall’effetto nutriente, rivitalizzante, rigenerante e anti-age. Il pacchetto comprende: il Bagno salino con estratti di stella alpina originale altoatesina, l’Impacco corpo a base di stella alpina originale altoatesina, il Massaggio rilassante con olio di stella alpina originale altoatesina e l’ingresso di due ore alle Terme Merano. Il tutto al costo vantaggioso di 134 euro.

Un fiore d’alta quota Il suo nome scientifico è “Leontopodium alpinum”, cresce sui prati rocciosi, sui dirupi calcarei e più raramente sui pascoli d’altura, ha una distribuzione irregolare, ma predilige le altitudini elevate tra i 1800 e i 3000 metri. La pianta può raggiungere un’altezza di 20 cm e il suo periodo di fioritura va da giugno a settembre. Quella della stella alpina è una coltura molto dispendiosa che richiede tanta pazienza: il raccolto, infatti, può avvenire solo a partire dal secondo anno. I fiori si colgono tra agosto e settembre, tagliandoli delicatamente al peduncolo con le forbici, per essere immessi subito nell’impianto di essiccazione.

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Karpòs promo DIAMO UN MORSO ALLA SCIENZA…GNAM! Una mostra, all’interno del Parco di Monza, per assaporare ogni sfaccettatura legata alla trasformazione e conservazione degli alimenti. Una mostra nella quale guardare, imparare, toccare e assaporare l’ampio mondo legato all’alimentazione, uno spazio dove la scienza si amalgamerà e intersecherà al cibo: è Gnam!, la mostra organizzata da CREDA Onlus, Multiversi – divulgazione scientifica e Consorzio Villa Reale e Parco di Monza che rimarrà in scena, presso Villa Mirabello – all’interno del parco di Monza, dal 18 aprile al 26 luglio 2015. Una mostra interattiva, ideale per il pubblico più ampio: i bambini così come i loro genitori; studenti di fisica, biologia, scienze alimentari ma anche di filosofia, ingegneria, psicologia e qualunque altra facoltà; addetti ai lavori e semplici curiosi; dagli allievi delle scuole materne agli studenti delle scuole superiori: tutti potranno imparare e divertirsi allo stesso tempo, in un percorso che fa dell’individuo il più grande protagonista. Attraverso postazioni interattive, arte, storia, sorprese, giochi, magie e installazioni sarà possibile vivere un’esperienza interattiva capace di stimolare i cinque sensi, così come l’intera sfera intellettiva, cognitiva e fisica della persona. Gnam! nasce dall’idea di fornire un ampio sguardo sul mondo dell’alimentazione, dal punto di vista chimico, fisico e microbiologico

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Terra Promessa, Terra di Canaan, Terra Santa, , , Protettorato della Corona, Παλαιστίνη, Stato di Palestina, Stato di Israele, Stato di Giordania, quanti (troppi?) nomi possiamo utilizzare per quella parte di mondo che racchiude tanta storia quanta nessun’altra? Quanti ancora ne saranno necessari?

Fiumi di parole, dalle più sante, dalla parola di Dio, alle più ignobili, sono state scritte in questa Terra e su questa Terra, fortunata, promessa, lacerata, abbandonata, ritrovata, perduta. Per la quale tanto, troppo, sangue è stato versato e si versa da migliaia di anni. Cosa si può mai pretendere di aggiungere? Israele e Giordania e, tra esse ma senza esse,

Uadi Rum è il luogo storico delle tribù beduine e simbolo dell’epopea di Thomas E. Lawrence ‘d’Arabia’, che qui pose il suo quartier generale per la conquista di Aquaba. Oggi è un'area protetta di straordinario valore storico, paesaggistico e naturalistico

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la Palestina, i territori occupati, sono un viaggio nel tempo, nella memoria, nella coscienza, anche politica, di ognuno. Israele e poi Giordania. Unite in queste poche immagini. Perché, nonostante confini e fili spinati, in realtà è impossibile separare i destini di queste terre e dei popoli che le abitano. Dal Monte Nebo, Mosè vide, per la

prima volta, la Terra Promessa. Sulle sponde del Giordano “colui che scende”, fu Battezzato il Cristo. Nella terra dei Nabatei, il monte Hor, andò a morire Aronne, a ridosso di Petra, la variopinta. Tutto sembra svanire alle porte, sotto le mura di Gerusalemme, la Città santa, la Città eterna. La Città dei Re e delle tre religioni, delle spezie e della

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La kefiah, di cotone o lana, mantenuta, o meno, sul capo da un egal, se è a scacchi rossi è più tipicamente giordana, mentre se è a scacchi neri, come quella di Arafat, è adottata dai palestinesi

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meravigliosa varietà delle sue cucine. Leggera e profonda, Gerusalemme ti appartiene e, camminandole dentro, scopri di appartenerle. Su queste strade che hanno conosciuto tutto, camminare ha sempre dell’incredibile. Non è un percorso che si possa fare impreparati. Israele e Giordania non sono luoghi da turismo banale, ma hanno ancora una forte dimensione di viaggio, nel senso che non ci si possono non porre domande fondamentali. è terra di ‘muri’. Quello del pianto, naturalmente, icona, luogo di fede assoluta della religione ebraica, muro che separa la spianata sacra agli uni e agli altri, ma dove non è possibile accedere, per gli ebrei. Quello, più nuovo, ma non meno forte e tragico, che separa Betlemme, Gerico, i territori palestinesi, da Israele. I suoi graffiti raccontano di un dolore impossibile da sopportare, di una frattura che deve essere sanata. A soli 3-4 km dal centro di Gerusalemme, separa il luogo dove Cristo nacque da quello del Suo calvario e della Sua morte e resurrezione. E come, poi, non rimanere ‘di sale’ sulle sponde del Mar Morto, di fronte alla Rocca di Massada e al ‘sentiero del serpente’ che si inerpica sui suoi 400 m di altitudine, tra rocce e detriti. Qui, dopo un lungo assedio, guidati da Lucio Flavio Silva i Romani riuscirono a costruire un’imponente rampa di accesso, che è lì, ancora lì, a ricordo perenne della loro potenza, che consentiva alle torri di assedio di arrivare sotto le mura per sgretolarle con gli arieti. Qui, nell’anno 74, si svolse il martirio de gli assediati; quando i soldati romani vi entrarono senza trovare resistenza davanti ai loro occhi trovarono solo una orrenda ecatombe: il suicidio collettivo della comunità ebraica dei Sicarii che aveva resistito al potere di Roma anche dopo la caduta di Gerusalemme e la distruzione del Secondo Tempio. Ancora oggi, il loro ricordo è vivo nella tradizione dell’esercito di Israele.

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I graffiti sul muro che separa i territori palestinesi da Israele, sono sul lato palestinese e sono una vera e propria opera di arte della resistenza che ha attirato artisti da ogni parte del mondo

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Ogni mercato del vicino oriente è un tripudio di colori, sapori e odori. Gerusalemme, non fa eccezione. Il suo è un suk arabo, armeno, semitico, a seconda del quartiere. A Tel Aviv non si può perdere il Carmel Market

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I falafel israeliani sono davvero unici e attraversano, beati loro, tutte le religioni senza fare scandalo a nessuno. Fatte, in genere di fave (ma anche di ceci), con cipolla, aglio e coriandolo, queste polpette si sposano perfettamente con l’hummus, salsa di ceci, olio d’oliva, cipolla e sesamo (tahineh) la cui origine si perde nell’antichità. Ma è possibile riempire la pita, oltre che con i falafel, anche con pomodori, cetrioli e cipollina e sottaceto a piacere. La cucina israeliana comprende piatti locali da persone native di Israele e piatti portati in Israele da parte degli ebrei della Diaspora. Dal momento della costituzione dello Stato d’Israele la cucina del Paese ha continuato ad adattare elementi di vari stili di cucina ebraica e cucina regionale, in particolare gli stili Mizrahi, sefarditi e ashkenaziti di cottu-

Un viaggio imperdibile, un viaggio in cui la stessa cultura gastronomica gioca un ruolo straordinario. I sapori di questa terra uniscono quello che altro divide. Qui la pace, la condivisione sono pienamente raggiunte. Le culture si integrano e si migliorano. Si direbbe che se la convivenza tra questi popoli dovesse partire da qualche parte, bene, quel luogo sarebbe certamente la tavola, la cucina. In primo luogo, la Pita, vera regina del vicino Oriente, Si prepara con un miscuglio di farine di frumento, acqua, sale e pasta acida oppure lievito madre. Seppure non si tratti di un pane di origine semita, in Israele è assolutamente di casa e, con alcuni altri elementi tipici della cucina araba, come falafel e hummus, è divenuta sinonimo di cucina israeliana.

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Felafel e hummus a Gerusalemme. Le farine di legumi dai ceci alle fave sono parte irrinunciabile della dieta mediterranea, cosĂŹ come le olive

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La Dome of the Rock è una moschea costruita nel VII secolo sul Monte del Tempio (Al Haram al sharif per i musulmani) la spianata dove sorgevano sia il Tempio di Salomone, distrutto dai babilonesi, sia il secondo tempio, distrutto dai romani nel 70. Secondo la Torah qui si trovava l’arca dell’alleanza, ma, per i musulmani è il luogo in cui Maometto ascese al cielo

Ovest. Incredibile crocevia di mercanti, di frutta secca ed essiccata, di macellai kosher, di formaggi e dolci di ogni tipo, di frutta prelibata, di spezie e succhi, di olive, shawarma, baklava e musica. Qui al lato di Jaffa street non perdete Azura, al centro del mercato. Se cercate la migliore cucina mediorientale, l’avete trovata. Accanto a chi gioca a dadi, in fretta, in pieno mercato, mangiate, ascoltate, tirate su il naso. Siete a Gerusalemme ed è una gloria. Se, poi, volete prendere un the davvero unico e, poi, salire sui tetti di Gerusalemme a due passi dal Santo Sepolcro, ascoltando, nello stesso istante, le sue campane, i lamenti del Muro del Pianto e i canti del Muezzin di Qubbat al-S. akhra e Al Aqsa (le due incredibili moschee che compongono l’al-H.aram al-Sharif, ovvero la spianata), andate all’Austrian Hospice, costru-

ra. Comprende molti cibi tradizionalmente consumati in cucina mediterranea e mediorientale, e alimenti come falafel, hummus, msabbha, dove i ceci rimangono integri, a differenza di quanto avviene nell’hummus. E, ancora, Shakshuka, labaneh e za’atar divenuti largamente popolari in Israele. A questo si aggiunge, ovviamente, la tradizione del kosher e costumi alimentari specifici per Shabbat e diverse feste ebraiche. A Tel Aviv, poi, sta via via sviluppandosi uno stile proprio di una città a vocazione fortemente internazionale, ma con radici fortemente regionali: una ‘fusion ebraica’ di stili diversi veramente straordinaria. Se volete immergervi nei colori, ma soprattutto negli aromi, nei profumi e nei sapori di Gerusalemme, allora non potete perdere il Mahane Yehuda Market, a Gerusalemme

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Il Negev è il deserto dove riposa Ben Gurion, il padre dello Stato di Israele. Popolata, un tempo dai Nabatei, solo dopo la fondazione dello Stato di Israele è divenuto uno dei luoghi simboli della rivoluzione agricola e tecnologica israeliana

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Uadi Rum

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rabia’. Il rosso della sabbia, i the nel deserto, albe e tramonti nei quali spazio e tempo divengono davvero relativi. Questo è Wadi Rum. Non si torna mai più da quelle terre, Vi si appartiene, perché è li che si torna sempre, in quell’incredibile culla di civiltà, senza pace, dove l’uomo ha imparato a essere tale, anche conoscendo e riconoscendosi nel mistero della vita.

ito dall’ultimo imperatore cui fu concesso, dopo secoli, di possedere una residenza in Terra Santa (Francesco Giuseppe d’Austria), a ridosso della Terza Stazione sulla Via Dolorosa. è un luogo magico, nella magia, fuori dal tempo in una citta senza tempo. Infine, Petra e il deserto di Wadi Rum. Non bastano le parole, occorre andare. Petra la ‘variopinta’, una delle sette meraviglie del pianeta, la capitale dei Nabatei, scomparsa per secoli alla vista e al ricordo dell’uomo, dopo che i Romani la sostituirono, come regina delle carovaniere con la più comoda e allora sicura Palmira. Fu uno svizzero, Johann Ludwig Burckhardt a ridarne notizia, nel 1812. Da li, qualche ora e arriviamo alle porte di Aqaba, nel deserto che Lawrence attraversò per conquistarla. Li, divenne ‘Lawrence d’A-

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Karpòs promo Bruno Bassetto: invito a un viaggio di scoperta sulle carni Dopo il successo del suo ultimo libro ‘Tra tagli d’Italia dalle corna alla coda’, il maestro macellaio trevigiano prevede un 2015 itinerante, con l’obiettivo di diffondere la cultura del mangiar bene con un occhio al portafoglio. Bruno Bassetto, trevigiano doc, classe ‘48 è inarrestabile. Eclettico, spontaneo ed ironico ma anche animo generoso dalla grande umiltà, dopo la chiusura la scorsa estate del ‘Tempio’ il nome con il quale era conosciuto il suo negozio di macelleria a San Liberale alle porte di Treviso, si prepara ora ad un 2015 di nuove sfide che lo vedranno lanciato in innumerevoli attività ed iniziative viaggiando per l’Italia. “Amo da sempre questo mestiere – commenta Bruno Bassetto – ed ora che non sono più dietro al bancone mi sento più libero di dedicarmi a ciò che prediligo, viaggiare, dovunque mi porti la mia passione, soprattutto stare tra la gente perché è socializzando che si apre la mente ed è con questa predisposizione che riesco a dare il meglio di me.“ Scopo primario di Bassetto è trasmettere al suo pubblico, che spazia dal mondo della ristorazione, ai giovani chef fino al consumatore generico, la filosofia che da sempre sta alla base del suo lavoro, riconoscere e dare valore alle parti meno nobili dell’animale, imparando a mangiare bene e sano anche con un occhio al portafoglio. Qualche segreto del mestiere, utile e sfizioso da cui prendere esempio? Forse non tutti sanno che tra i tagli anatomici della carne il diaframma è una parte molto succulenta e sanguigna, pur se piccola e leggermente filosa; è ideale per preparare ottimi piatti, come saporiti ragù, se accompagnata da scamone di maiale tagliato a coltello. Oppure una tagliata, dal gusto speciale e perfetta da offrire come antipasto. Si cuoce in forno in sottovuoto a bassa temperatura, si passa poi sulla piastra o sulla bistecchiera facendo attenzione che resti rosata all’interno e infine dopo averla scaloppata (tagliata finemente) si serve con radicchio e un filo di olio extravergine di oliva. E ancora la battuta al coltello che in genere si prepara utilizzando i tagli nobili come filetto o controfiletto, ma che Bassetto invece prepara

col fesone di spalla, parte del quarto anteriore che rientra tra i tagli consumati subito dopo la macellazione, carne molto succulenta e ad un prezzo decisamente più accessibile. Si prepara condita con sale marino ed olio dop del Garda adagiandola su crostini di pane dorato. Infine l’hamburger oggi molto in voga. La ristorazione in genere per prepararlo utilizza i tagli magri della coscia, mentre Bassetto preferisce il reale, taglio del quarto anteriore, perché più morbido, che lui prepara in modo artigianale a mano anziché pressando la carne a macchinetta. Per una cottura ottimale si consiglia di fare attenzione affinché resti rosata all’interno. Maestro macellaio trevigiano, re della battuta al coltello suo indiscusso cavallo di battaglia, nel guinness dei primati per la salamella più lunga nonché autore di libri, Bassetto oltre al coinvolgimento con manifestazioni ed eventi di settore è impegnato anche come relatore a seminari e convegni di approfondimento sul tema della carne, ai quali affianca l’attività di docente ai corsi professionali per macellai e quella di consulenza.

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Karpòs promo L’apicoltura arriva in città Alla vigilia di EXPO, tre giorni da… “api regine” a Milano Il nuovo progetto Green Island (www.amaze.it) dedicato agli alveari urbani, il più votato tra quelli presentati ai Tavoli EXPO 2015, prepara tre appuntamenti da non perdere: dal 13 al 15 di aprile mostre, incontri e installazioni dedicate a prototipi di case per api realizzati da artisti e designer internazionali. Tra “sciami urbani”, “ape-ritivi” (in collaborazione con Mielizia _CONAPI, Consorzio Nazionale Apicoltori), laboratori per bambini e percorsi metropolitani “nel nome del miele”, alimento completo e naturale. È ispirato all’incredibile attività delle api il nuovo progetto firmato Green Island e fonde insieme design di alto livello e un forte orientamento ecologico nel segno dell’apicoltura urbana: sul tetto di un grattacielo a New York o in cima all’Opera di Parigi, installare arnie è una passione che ormai fa tendenza in molte città del mondo. A Milano, in occasione del Design Week e per il periodo di EXPO, Claudia Zanfi, ideatrice e curatrice del progetto, ha chiamato designer e artisti internazionali che mostreranno i loro prototipi di casa per le api – alcuni dei quali, realizzati da artigiani locali, saranno disposti in diverse aree verdi cittadine, da scoprire con mappa alla mano. Il progetto “Alveari Urbani” - selezionato tra i più interessanti durante le presentazioni dei Tavoli EXPO 2015 e al primo posto nelle votazioni del contest a inviti Tavola Periodica - sarà presentato il 13 Aprile (ore 11-13) presso EXPOGATE, l’Info Point dell’Esposizione Universale in Largo Cairoli. Per l’occasione verrà proiettato in anteprima italiana il video “Perché le api scompaiono?” dell’artista slovena Polonca Lovsin. Il 14 Aprile (ore 18) è la data del grande opening della mostra “Alveari Urbani” alla Stazione Garibaldi, una vera e propria installazione verde che porterà i visitatori nel mezzo di un prato dove artisti e designer avranno collocato i loro progetti ideali di “alveare creativo”. Il 15 Aprile l’appuntamento si sposta nel “giardino segreto” di via Terraggio, un piccolo spazio verde rimasto chiuso dietro un portone per 70 anni, al civico n.5. Qui alle 18.00 s’inaugura l’installazione creativa “To bee or not to be”, una riflessione legata al ciclo di vita delle api, a cura di “CTRLZAK”, alias Katia Meneghini e Thanos Zakopoulos, in collaborazione col distretto 5Vie. Mentre alle ore 16.30, sempre al Giardino

Terraggio, si svolgerà un laboratorio per bambini e famiglie sul tema degli insetti organizzato dall’Associazione Acchiappasogni (Facoltà di Agraria Milano), progetto di orto per giovani ispirato alla filosofia di Slow Food Il progetto innovativo GREEN ISLAND 2015. ALVEARI URBANI è stato selezionato tra i più interessanti durante le presentazioni dei Tavoli Expo 2015 e ha raggiunto il primo posto nelle votazioni del contest a inviti Tavola Periodica. E’ stato quindi selezionato tra gli eventi culturali per i percorsi di EXPO IN CITTà.

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GREEN ISLAND 2015 Regine e operaie a Milano GLI ALVEARI URBANI Assaggiare la terra… in un cucchiaino. Alla vigilia di un EXPO dedicato a “nutrire il pianeta” Green Island presenta una tre giorni milanese all’insegna del miele, alimento che da 20 milioni di anni le api ci regalano così com’è in natura. Dal 13 al 15 aprile, un viaggio tra progetti di alveari urbani realizzati da designer e artisti internazionali, installazioni a tema e laboratori per bambini. Ma anche un’esperienza gustativa con assaggi di mieli provenienti da tutto il mondo e merende che ci ricordano i sapori spesso dimenticati del nostro paesaggio.

Le api ce lo regalano così com’è da migliaia di anni. È il simbolo dell’alimento naturale, dono del Cielo per gli antichi (che credevano cadesse dall’alto come rugiada), un prodotto sano, nutriente, di facile digestione, energetico. La sintesi perfetta di un territorio, dei suoi colori e dei suoi profumi, tutti concentrati in un cucchiaino. Ma il miele è anche un piacere in grado di soddisfare ogni palato. Basta aprire un vasetto e chiudere gli occhi: la prelibatezza zuccherina e dorata che le api hanno creato è una delle esperienze gustative più autentiche che possano capitare. C’è l’inconfondibile acacia, col suo colore paglierino e l’aroma delicato di un confetto. Il Millefiori con la sua miscela dalla tonalità

ambrata, una nota di colore donata dalle molte varietà di fiori visitate dalle api (crochi e primule, cardo e robinia, trifoglio, tarassaco, salvia, biancospino, ciliegio, albicocco, melo, mandorlo, erba medica…). L’eucalipto con quel gusto quasi caramellato, dal colore beige o con sfumature grigiastre. Il tiglio con il suo intenso aroma balsamico di erbe officinali e mentolo oppure l’aromatico castagno, scuro e tendente al rossastro, con un inconfondibile retrogusto amarognolo adatto ai palati più raffinati. Ogni assaggio è un viaggio nel cuore di un territorio che non è uniforme, una sintesi degli aromi della terra, e grazie alle api è possibile conoscere angoli remoti del Belpaese oppure compiere viaggi all’interno di paesaggi più esotici e lontani. Per questo alla vigilia di un EXPO dedicato a “nutrire il pianeta”, GREEN ISLAND propone a Milano tre giorni (13-15 aprile) all’insegna del miele. Un progetto curato dalla storica d’arte e amante di giardini Claudia Zanfi, presentato il 13 Aprile allo Spazio Leonardo di ExpoGate, che vedrà il suo avvio il giorno successivo, il 14 aprile con l’opening della mostra “Alveari Urbani” nell’atrio della Stazione di Porta Garibaldi. Una vera e propria installazione verde che porterà i visitatori nel mezzo di un prato dove artisti e designer internazionali avranno collocato i loro progetti ideali di “casa per le api”. Qui, mentre un’esperta apicoltrice racconterà tutti i segreti della “regine” e delle “operaie” intorno a un’arnia didattica, MIELIZIA-CONAPI organizzerà un APE-ritivo con


degustazione di mieli provenienti da tutto il mondo. Non resta che scegliere il prodotto che più ci soddisfa, che più rappresenta il luogo del cuore, quello in cui viviamo o quello che sogniamo visitare, il nostro “miele preferito”. E un oggetto “delizioso” ed elegante disegnato dall’artista Miriam Mirri per Alessi in acciaio inossidabile - un cucchiaio lungo che termina in una sfera sfaccettata a esagoni simile a un alveare sarà lo strumento ideale per i nostri “dolci” assaggi (perfetto soprattutto per le qualità liquide e semi-liquide)… Il 15 Aprile l’appuntamento si sposta nel “giardino segreto” di via Terraggio, un piccolo spazio verde rimasto chiuso dietro un portone per 70 anni, al civico n.5. Qui alle 18.00 s’inaugura l’installazione creativa “To bee or not to be”, una riflessione legata al ciclo di vita delle api, a cura di “CTRLZAK”, alias Katia Meneghini e Thanos Zakopoulos, in collaborazione col distretto 5Vie. Il claim gioca sul suono delle parole inglesi: “To bee or not to be” – meno api meno piante, meno piante meno cibo, meno cibo e meno vita anche per noi. L’installazione comprende un kit con info sul mondo di questi insetti, una scatola di semi con le loro specie vegetali preferite e una cerbottana per disperderli nell’ambiente. Mentre alle ore 16.30, sempre al Giardino Terraggio, si svolgerà un laboratorio per bambini e famiglie sul tema degli insetti organizzato dall’Associazione Acchiappasogni (Facoltà di Agraria Milano), progetto di orto per giovani ispirato alla filosofia di Slow Food: i piccoli esamineranno un insettario, impareranno a riconoscere le differenze tra i diversi insetti e verrà loro spiegata l’importanza dell’impollinazione. Prima di tornare a casa, una merenda guiderà i presenti alla riscoperta della mora di gelso, raccolta a mano all’interno del gelseto storico di Villa Zanardelli a Nave (BS). In miele, veritas. E tu, di che miele sei?

i più interessanti durante le presentazioni dei Tavoli Expo 2015 e ha raggiunto il primo posto nelle votazioni del contest a inviti Tavola Periodica. E’ stato quindi selezionato tra gli eventi culturali per i percorsi di EXPO IN CITTà. ALVEARI URBANI è in partnership con importanti enti pubblici e privati: Comune di Milano; Camera di Commercio Milano; Expottimisti; Rabobank; Museo Alessi; Centostazioni- Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane; FAI (Fondo Italiano Ambiente); Legambiente; PromoGiardinaggio; Conservatorio Musicale G.Verdi; MUBA (Museo Bambini); Facoltà di Agraria Milano; COOP Lombardia; Atelier del Paesaggio; Spazio Lombardini22; BikeMI; SamarLegno; 5VIE Arte&Design. E’ promosso in collaborazione con MIELIZIA/ CONAPI (Consorzio Nazionale Apicoltori), la rete dei maggiori produttori di miele biologico in Italia; e con Media Partners di rilievo, tra cui ARTRIBUNE, Gardenia, Paysage Il progetto fa parte del circuito di ricerca della Comunità Europea con l’Università Middlesex di Londra.

Il progetto innovativo GREEN ISLAND 2015. ALVEARI URBANI è stato selezionato tra

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Karpòs promo MotorSport Academy apre le porte al talento Al via il nuovo progetto formativo dedicato a tutti coloro che sognano di lavorare nel mondo dei motori: open day il 7 marzo. La MotorSport Academy apre al pubblico. L’appuntamento è per sabato 7 marzo nella sede di Maranello, dove i potenziali studenti potranno conoscere dal vivo le attività e le proposte formative dell’innovativo progetto dedicato esclusivamente al Motorsport. L’Academy è, infatti, la divisione formazione di Experis MotorSport, leader nella fornitura di tecnici ed ingegneri ai team partecipanti alle massime competizioni sportive in campo automobilistico e motociclistico. Un progetto nato con grandi obiettivi e aspettative, primo ed unico in Europa, che si sposa perfettamente con la vocazione all’innovazione e allo sviluppo del talento di ManpowerGroup.

corsi a numero chiuso, a cui si accede a seguito di stretta selezione e a cui solo i più talentuosi avranno la possibilità di partecipare. L’offerta formativa dell’Academy non si esaurisce però solo nell’Alta Formazione. Sono, infatti, in programmazione Corsi di Riqualificazione Professionale ad accesso gratuito riservati a persone disoccupate o inoccupate. Una straordinaria opportunità per arricchire il mondo del lavoro di nuove professionalità ed esperienze, reinserendo persone sul mercato attraverso i servizi di somministrazione di Experis Motorsport e delle altre divisioni di ManpowerGroup.

www.academy.experismotorsport.it

La nuovissima sede di Maranello – composta da tre aule intitolate a tre grandi campioni che hanno dedicato la loro vita ai motori: Senna, Villeneuve e Simoncelli – e la straordinaria opportunità che avranno i corsisti di utilizzare le strutture messe a disposizione da Dallara – principale partner del progetto e da sempre realtà di riferimento nel settore – come la Galleria del Vento, il Simulatore di Guida e il know how dei progettisti, fanno dell’Academy un centro d’eccellenza unico all’interno della MotorValley emiliana. Oltre ai grandi partner, il punto di forza dei Corsi di Alta Formazione in CAD, Power Unit, Aerodynamics e Vehicle Engineering, è il corpo docenti formato da figure appartenenti al mondo MotorSport e con comprovata esperienza nel settore che porteranno in aula case history legate alla strategia, al lavoro in team e al problem solving. I corsi sono stati progettati per persone in possesso di una preparazione ingegneristica accademica o derivante da esperienze lavorative nei settori automotive e aerospace che vogliono far convergere la propria carriera nel MotorSport. Sono organizzati in formula weekend, distribuiti in un arco temporale di circa quattro mesi e saranno erogati in due edizioni ciascuno per anno, con la prima edizione in partenza ad Aprile 2015. Sono

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STUDIO FABBRO 09-2013

SANGIOVESE VCR: I 10 MIGLIORI CLONI! Dal 1969 i Vivai Cooperativi Rauscedo hanno selezionato un gran numero di cloni negli areali di coltivazione del biotipo “Brunello”, “Chianti”, “Prugnolo”, “Morellino”, “Todi” e “Romagnolo”. Fra gli oltre 20 cloni selezionati, 10 sono risultati particolarmente ricchi di colore e dotati di un quadro polifenolico stabile e di alto pregio qualitativo. Un patrimonio unico per i viticoltori. Vivai Cooperativi Rauscedo: il numero 1 al mondo del vivaismo viticolo.

VCR 5

(Biotipo Brunello) VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ

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Potenziale enologico: per vini ricchi in antociani, fruttati, di ottima struttura, da medio-lungo invecchiamento; tannini particolarmente morbidi e rotondi.

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(Biotipo Romagnolo) VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ

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VCR 109

VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ

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VCR 207

VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ

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Potenziale enologico: per vini con ottima struttura, dotati di tannini dolci, rotondi. Interessante il taglio con il VCR 106. Molto accentuate le componenti speziato-fenolico e fruttato.

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(Biotipo Todi) VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ

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(Biotipo Morellino)

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Potenziale enologico: per vini fruttato-floreali da breve–medio invecchiamento. Evidenti sono anche le note speziate. Discreta la struttura.

Potenziale enologico: per vini di elevati sentori speziati da medio-lungo invecchiamento: è il classico Prugnolo.

VCR 105

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(Biotipo Morellino) VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ

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(Biotipo Prugnolo)

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Potenziale enologico: per vini speziato-fruttati di corpo, sapidi, da prolungato invecchiamento. Evidenti le note di floreale (viola) e speziato-fenolico.

Potenziale enologico: per vini da lungo invecchiamento, speziati, ricchi in colore; ottimo il taglio con il VCR 5 e il VCR 103.

VCR 102

(Biotipo Morellino) VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ

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Potenziale enologico: per vini con ottimo contenuto in antociani, di buona struttura, speziati, per lungo invecchiamento in taglio con VCR 23 e/o R 24.

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(Biotipo Chianti) VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ

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Potenziale enologico: per vini con buon contenuto in antociani, strutturati, speziato-fenolici. Indicato il taglio con VCR209 per vini da lungo invecchiamento.

Per maggiori informazioni, consultate il Quaderno tecnico n. 3 all'indirizzo www.vivairauscedo.com/quaderni-tecnici Via Udine, 39 33095 Rauscedo (PN) – Italia Tel. +39.0427.948811 Fax +39.0427.94345 www.vivairauscedo.com vcr@vivairauscedo.com


Mamma, c’è l’EXPO, ma tu che olio mi dai? paolo inglese Il destino in una promessa

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Mamma, c’è l’EXPO, ma tu che olio mi dai? Gino Celletti

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I padri dell’EXPO 2015 ce la stanno mettendo tutta ma io sono fatto male e alle belle parole preferisco i fatti. Qui si tratta di stabilire come nutrire il pianeta nei prossimi 2, 5, 10 anni, lo slogan dell’EXPO è solo di nutrirlo, ma dopo l’evento che succederà? Come lo faremo? Non sono tanto preoccupato della presenza di Coca Cola o di qualche altra multinazionale tra gli Official Partners di EXPO 2015, anzi non lo sono affatto, certi marchi fanno ormai parte del paesaggio, piuttosto mi preoccupa l’indirizzo nutrizionale che uscirà da questi 6 mesi di forzata evoluzione alimentare, voluta a quanto si dice per dettare i nuovi standard e modificare quelli sbagliati fino ad ora. Un Expo fatto in Italia, a Milano, come minimo dovrebbe avere l’obiettivo di mettere in bocca ad ogni visitatore 3 cose: una bruschetta con un ottimo olio da olive, non difettato voglio dire, e non fa niente se italiano o mediterraneo, un bicchiere di vino, e poi visto che siamo a Milano, un pezzo di Grana, perché: “la buca l’è minga straca se el sa no de vaca”. Io sono di parte e lo ammetto subito, ma credo di essere della parte giusta, anzi buona: quella dell’olio delle olive, visto le frecce che con esso posso avere al mio arco. Ma volete mettere la salute ed il piacere che viene dall’olio buono? E chi non si sentirebbe forte a sostenere questo “partito”, viste le risultanze cliniche e culinarie che l’olio ha documentato e documenta in continuazione da Ancel Keys in avanti? Certo l’olio buono deve essere senza difetti, profumato, piccante ed amaro, se no ci prendiamo in giro. Ma chi glielo dice al visitatore che l’olio buono deve essere così? Deve essere profumato ma anche e soprattutto piccante e amaro? Glielo dobbiamo dire noi con EXPO 2015 e lo dobbiamo dire soprattutto alle mamme che comprano l’olio


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te a riconoscere i difetti dell’olio con l’olfatto come invece lo sono state per riconoscere il pesce fresco da quello avariato o il fresco del bucato dalla puzza di straccio bagnato, o con il tatto, la lana dal cotone ecc. Poi le mamme del mondo non sanno che il piccante e l’amaro che sentono nell’olio delle olive vuol dire “tanta salute” per l’alto contenuto di polifenoli, antiossidanti “allunga vita”, che solo questo alimento da in così generose quantità. Eppoi le mamme del mondo non sanno che gli oli senza profumo e senza piccante “non sono per uso umano” e vanno destinati alla rettifica per entrare poi nella categoria degli “oli d’oliva”, lavati dai

e nutrono i loro figli, le loro famiglie e glielo dobbiamo dire in tutte le lingue e senza peli sulla lingua. E se Coca Cola fa parte del panorama ed è accettata per quello che da e soprattutto per quello che non da, dobbiamo chiederci perché il consumatore non è altrettanto informato e libero di acquistare l’olio delle olive per quello che da o che potrebbe dare se usato con continuità a tavola. Le mamme del mondo non sanno ad esempio che la dicitura EXTRA VERGINE, per legge, significa che l’olio che la reca sulla sua etichetta non deve possedere nessun difetto; le mamme del mondo non sono state educa-

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incidenze di certi malacci contemporanei, debellare alcune malattie dismetaboliche e tramandare i grandi piaceri a tavola con i piatti della cucina tradizionale mediterranea e non solo, piatti semplici e facili da preparare, ma buonissimi da gustare. Certo molte bottiglie di oliaccio, offerte a pochi euro, scomparirebbero dagli scaffali del supermercato e qualche azienda porterebbe i libri in tribunale, ma altre etiche nascerebbero, territori oggi trascurati tornerebbero ad essere coltivati a oliveto, le oltre 1500 cultivar dell’Olea Europaea ripopolerebbero luoghi dove altre piante si rifiutano di crescere, molte frane si fermerebbero e piccoli

difetti che contenevano e poi additivati di quantità imprecisate di olio vergine, spesso assolutamente piccolissime. E allora a che serve questo EXPO se non insegniamo alle mamme a nutrire “bene” il pianeta con olio che non sia illegale? All’EXPO dovremmo istituire corsi semplici per le mamme, insegnare loro a riconoscere i difetti classici presenti nell’olio delle olive come riscaldo e rancido anche se etichettati Extra Vergini. Se tutte le mamme del pianeta imparassero ad assaggiare l’olio potrebbero tutelare ed aumentare la salute dei loro figli, cioè degli abitanti del pianeta intero, ridurre le

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paesi, gioielli dei borghi europei ed asiatici, riacquisterebbero la loro vita cittadina ed un reddito sostenibile ed il pianeta intero, dopo aver “nutrito” se stesso, tornerebbe a vivere, non solo fisicamente ma anche socialmente e culturalmente. E così il significato di “nutrire il pianeta” sarebbe totale ed universale, anche per chi pensa al suo tornaconto personale, non più in contrasto con gli interessi globali. Nutrire il Pianeta avrebbe avuto il suo senso compiuto, la sua apoteosi nel costruire un futuro per se stesso, con i suoi abitanti,

mobili e fissi, in un contesto più sereno, più ospitale e meno conflittuale. Le mamme possono tutto, aiutiamole con l’EXPO 2015. Più dei monumenti, possono i documenti.

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Karpòs promo “Nutri il Sapere”: da Panorama i bambini imparano a conoscere ciò che mangiano! E’ partito da Treviso l’originale iniziativa pensata per informare e sensibilizzare gli studenti delle scuole primarie ad una consapevole e corretta alimentazione, con una formula nuova, per la prima volta all’interno di un ipermercato. Grazie a laboratori appositamente studiati ad hoc e tenuti direttamente presso i banchi dei freschi dagli esperti di Pam Panorama, i piccoli studenti approfondiranno la conoscenza e scopriranno i segreti dell’intera filiera del pesce e del processo di produzione del pane. Un’iniziativa che, da marzo sino a fine maggio, coinvolgerà numerosi punti vendita Panorama sul territorio nazionale e numerose scuole. Ha preso il via da Treviso “Nutri il Sapere”, l’iniziativa dedicata al mondo del food ideata da Pam Panorama, che coinvolgerà gli alunni di numerose scuole primarie in tutta Italia con l’obiettivo di promuovere la cultura alimentare anche nei più piccoli. A partire dal 3 marzo sino alla fine di maggio, all’interno di numerosi punti vendita Panorama gli esperti formatori di Pam Panorama, in giornate appositamente dedicate, terranno delle vere e proprie lezioni durante le quali racconteranno ai giovani alunni tutto quanto c’è da sapere su alimenti di consumo quotidiano, come il pesce e il pane. Il primi 2 appuntamenti con “Nutri il Sapere” si sono tenuti martedì 3 marzo presso l’ipermercato Panorama di Treviso e venerdì 6 marzo presso l’ipermercato Panorama di Marghera ed hanno visto la partecipazione degli alunni della scuole G.Prati Stefanini di Treviso e F.Grimani di Marghera. L’iniziativa, realizzata con il supporto di Gruppo Pleiadi, sarà strutturata in laboratori della durata di 1 ora circa ciascuno, durante i quali i piccoli partecipanti approfondiranno la conoscenza ed apprenderanno i segreti relativi del mondo ittico e del processo di produzione del pane, in una formula che consentirà loro di toccare con mano e sperimentare in prima persona quanto raccontato e spiegato a voce dal personale di Pam Panorama.

Airoldi, Direttore Marketing di Pam Panorama – Per far questo abbiamo messo a disposizione l’esperienza ultra cinquantennale che abbiamo maturato sul campo, le competenze in materia di chi come noi quotidianamente si impegna per offrire il meglio da portare in tavola e gli strumenti più adeguati affinché anche i più piccoli possano capire l’importanza ed il valore della scelta di materie prime di qualità”.

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“Nell’anno di Expo2015 durante il quale il tema della corretta nutrizione del Pianeta diventa centrale come non mai, abbiamo deciso di investire fortemente in un progetto dedicato ai più piccoli per sensibilizzarli all’importanza di una consapevole e corretta alimentazione sin dalla loro giovane età – afferma Michela

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le novitÀ del Salone del restauro di Ferrara al via con expo 2015

Il Salone del Restauro di Ferrara annuncia le prime grandi novità del programma della XXII edizione, a partire dal cambio di data, che quest’anno vede la manifestazione dare appuntamento a primavera inoltrata, dal 6 al 9 maggio, al via con Expo Milano 2015 del quale ha ottenuto l’importante patrocinio, rientrando quindi tra gli oltre 1.300 eventi culturali in programma durante i mesi dell’esposizione mondiale, presentati sul sito istituzionale www.

verybello.it.

ll patrocinio Expo è un importante riconoscimento per il Salone, che con i suoi 250 espositori selezionati, è considerato tra le iniziative di alto profilo che concorrono alla valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale del nostro territorio in tutte le sue declinazioni. Il processo di trasformazione intrapreso negli ultimi anni da Restauro si è inoltre ben allineato alla profonda riforma attuata dal MiBACT, fin dalla sua prima edizione importante partner del Salone, in particolare per quel che riguarda la piena integrazione tra cultura e turismo, il mecenatismo culturale e la creazione di un vero e proprio sistema museale italiano, nodo centrale della riforma che troverà a Restauro numerosi momenti di approfondimento. In questa stessa ottica di ripensare il sistema di gestione culturale, declinando i concetti fondamentali di Smart Cities e di “museo diffuso”, a Restauro 2015 verrà presentata al visitatore un’ipotesi concreta di SMART MUSEUM, ovvero una proposta di spazio espositivo allestito anche attraverso l’uso di applicazioni tecnologiche che ne facilitino il percorso museale e la didattica, suggerendo, grazie all’apporto di start-up ed aziende che operano nel campo dello sviluppo di percorsi museali e turistici, una risposta alle ancora numerose problematiche esistenti annesse ad accessibilità, fruizione e promozione di un luogo che deve essere testimonianza di qualità di un patrimonio culturale raccolto e intelligentemente conservato ma anche innesco di interrelazioni spaziali. D’obbligo quindi la riflessione sulla nascita di un sistema museale nazionale, sulle nuove forme di organizzazione e gestione dei musei, compresi i

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servizi aggiuntivi, fino agli standard di controllo e valutazione in coerenza con gli standard stabiliti dall’International Council of Museum (ICOM), che a Restauro 2015 presenterà, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Musei Locali e Internazionali (ANMLI), una preview della conferenza internazionale “Museum and Cultural Landscapes”, l’appuntamento mondiale sulla museologia che si terrà nel 2016 a Milano e che offrirà la possibilità all’Italia di confrontarsi con istituti internazionali sui possibili modelli di gestione. Non mancheranno ovviamente i casi di interventi di conservazione e restauro “classici”, realizzati da imprese private e dal Ministero stesso, che oltre alla riforma ha confermato, anzi aumentato, i fondi per gli interventi a disposizione dei suoi Istituti afferenti quali Opificio delle Pietre Dure di Firenze, Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario e l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro. Tirando le fila degli importanti processi innescati in seno alle passate edizioni, le potenzialità del turismo culturale verranno applicate anche alla rinascita del patrimonio emiliano a due anni e mezzo dopo il sisma, su cui il Salone ha doverosamente accesso i riflettori nelle passate due edizioni. A fronte dell’immediato e massimo impegno - numeri e fatti alla mano - della gestione commissariale della Regione Emilia-Romagna, congiunta a quella della Direzione Regionale MiBACT, quello che si propone nel 2015 è un itinerario di turismo culturale nell’area del sisma alla scoperta dei suoi gioielli artistici nuovamente visitabili, delle opere salvate e riconsegnate al pubblico. Se queste sono le premesse della XXII edizione di Restauro, attendiamo le prossime novità di un appuntamento che nel 2015 come non mai promette di lasciare il segno.


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quadro tecnologico un flusso costante di aria sterile frutto di un sistema identico a quello impiegato nelle sale operatorie. Pari attenzione viene riservata anche al processo di affumicatura realizzato tramite impianti in grado di offrire fumo di legna naturale completamente privo di composti potenzialmente nocivi. Una tecnologia all’avanguardia, dunque, che convive, però, con tecniche di lavorazione artigianale ed eseguite ancora rigorosamente a mano come i processi di sfilettatura e salatura del pesce. Il prodotto, una volta lavorato, viene confezionato e anche in questo caso Coam si avvale di moderne tecnologie che impiegano una miscela di gas in grado di proteggere al meglio la freschezza del salmone. La gamma di prodotti a base di Salmone Selvaggio del Nord Pacifico comprende: Salmone Red King affumicato, taglio tradizionale e Red Strip, Salmone affumicato Coho , Fioretto di salmone affumicato, Salmone affumicato Sockeye, Grand Gourmet, Carpacci e tranci di Salmone Reale a crudo, otre a tranci cotti al vapore, tartare e patè.

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VIRTÙ NUTRIZIONALI DELLE INSALATE Le insalate, adeguatamente condite, sono ricche d’importanti principi nutritivi: proteine vegetali, fibre alimentari insolubili ma soprattutto solubili, diverse vitamine, carotenoidi, acidi grassi insaturi e sali minerali, in particolare sodio e potassio. Se l’insalata è mangiata con il pane, o come secondo piatto dopo una pasta, raggiunge un equilibrio nutrizionale quasi perfetto. Da un punto di vista nutrizionale bisogna ricordare quanto segue: - un piatto d’insalata mista non dovrebbe mai mancare nella dieta giornaliera, soprattutto per l’apporto vitaminico e di fibra alimentare solubile ed insolubile. - per quanto possibile evitare l’insalata costituita da una sola specie vegetale, ma pre-

diligere le insalate miste per garantire un migliore equilibrio tra i diversi principi nutritivi. - ottima è l’insalata che segue la Regola del Tricolore e costituita da ortaggi verdi (lattuga, radicchio, ecc.), bianchi (finocchi affettati, ecc.) e rossi (carote finemente tagliate, ecc.). - molto importante è l’aggiunta di “erbe aromatiche”. - in linea di massima a ogni “colore” degli ortaggi corrispondono particolari caratteristiche nutrizionali. Ad esempio gli ortaggi rossi sono ricchi di carotenoidi con poteri antiossidanti e quindi “anti-invecchiamento”. - la aggiunta di sale deve essere regolata in base alle necessità individuali e particolarmente ridotto o abolito nelle persone anziane che hanno problemi di pressione sanguigna.

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essere di ottima qualità ed è preferibile sia di oliva (olio extravergine o vergine di oliva). - la quantità di aceto o di limone deve essere regolata dalla intensità di azione che si vuole avere sui vegetali, anche in rapporto alla sua azione. Un’azione intensa e prolungata per ortaggi duri, un’azione leggera e rapida per quelli teneri. - molte erbe aromatiche sono dotate d’importanti azioni nutrizionali e soprattutto di tipo antiossidante e di regolazione della flora microbica intestinale. - le erbe aromatiche, oltre a sostituire il sale, hanno un’azione aromatizzante che aumenta la secrezione dei succhi digestivi e quindi la digeribilità generale dell’intero pasto.

- nonostante che le insalate prendano la loro denominazione dal sale, è bene che questo sia particolarmente scarso per tutti, diversamente da una volta, quando si aveva uno stile di vita che portava a forti consumi di sali, eliminato soprattutto attraverso il sudore associato ad un intenso lavoro fisico. - nelle insalate il sale può benissimo essere in parte o totalmente sostituito da erbe aromatiche o dall’uso di olio o di aceto, scegliendo prodotti particolarmente saporiti come olio extravergine di oliva e aceto balsamico. - la quantità di olio deve essere regolata con l’energia che deve essere presente nella dieta. Se l’olio è aggiunto per ultimo, ne può bastare solo una piccola quantità. L’olio deve

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RISCHI DELLE INSALATE Numerosi sono i rischi delle insalate, ma conoscendoli si possono evitare, soprattutto i seguenti: - le insalate crude possono trasmettere infezioni da batteri presenti nel terreno, nell’acqua d’irrigazione o nel concime organico usato nell’orto. Ripetuti lavaggi asportano gran parte dei batteri pericolosi, soprattutto se si usa acqua clorata, come di norma quella dell’acquedotto, ed alcalinizzata con bicarbonato di sodio. Nei casi di maggior rischio l’ultimo lavaggio può essere fatto con una soluzione di acqua contenente disinfettante (ad es. Amuchina, nella dose prescritta dal produttore).

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- i pesticidi e gli inquinanti ambientali, quelli più pericolosi, sono quelli presenti sulle foglie, dove arrivano attraverso il terreno o l’acqua di irrigazione. Ripetuti lavaggi eseguiti con acqua, soprattutto se alcalinizzata con un poco di bicarbonato di sodio, sono sufficienti per asportare residui indesiderati. - particolarmente rischiosi sono la terra, che può essere aderente ai vegetali e che porta infezioni, ed i metalli pesanti. Devono essere asportati con ripetuti lavaggi. - alcuni vegetali (ad esempio le carote) pos-

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sono contenere nitriti e nitrati in quantità variabili, che aumentano con la concimazione organica. In un’insalata “mista” i rischi anche di questo tipo si “diluiscono” e sono tollerabili. - l’ invecchiamento delle insalate comporta una diminuzione fino alla scomparsa delle vitamine. L’invecchiamento avviene, sia pure più lentamente, anche a bassa temperatura (2 - 5 centigradi). Cercare di utilizzare le insalate che siano, per quanto possibile fresche.


INSALATE CONFEZIONATE IN BUSTA O DI IV GAMMA Sui banchi del supermercato troviamo buste e vaschette di cicorino, soncino, lattuga, romana, rucola ecc.. Alcune di queste confezioni portano scritto “pronte da condire e portare a tavola”. In altre confezioni si consiglia di lavare il prodotto prima dell’uso. Nel primo caso sono insalate di IV Gamma, selezionate, sottoposte a diversi lavaggi, asciugate prima del confezionamento e con

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- le insalate vanno tagliate all’ultimo momento prima dell’uso. Sulla superficie di taglio, infatti, sono frequenti infezioni che danneggiano il vegetale. - le insalate conservate troppo a lungo, anche in frigorifero, sono soggette a infezioni che si manifestano con macchie scure. A volte queste alterazioni batteriche possono essere pericolose, e fanno perdere agli ortaggi buona parte delle loro vitamine.

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data di scadenza. Queste insalate subiscono una disinfezione con il cloro e altre sostanze (acido peracetico, biossido di cloro, etc.) in uno dei lavaggi e questo permette al prodotto di mantenere sino alla scadenza una condizione igienica accettabile. Nel secondo caso si tratta di insalata selezionata e mondata ma non lavata, che costa meno e che non deve rispettare la catena del freddo. Questa confezione invita il consumatore a lavarla. Fare quindi attenzione all’etichetta! L’insalata di IV gamma è un prodotto alimentare sottoposto alle norme sanitarie previste nel pacchetto igiene. Le insalate di IV Gamma presentano diverse criticità se è interrotta la catena del freddo. La rottura della catena del freddo, d’estate anche per una o due ore si ripercuote sul prodotto che mostra foglie appassite, aumenta lo sviluppo della flora microbica e riduce il livello igienico. Il rispetto corretto della catena del freddo è fondamentale per questi alimenti privi di additivi e conservanti, da mantenere a temperatura compresa tra 0°C e +4°C. CONSIGLI PER GLI ACQUISTI

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Insalate tradizione italiana Gli antichi greci e i romani erano grandi mangiatori d’insalate. I napoletani dell’ ottocento erano detti mangiafoglie “mangiatori di foglie” e cioè d’insalate e solo i meno poveri “mangiamaccheroni”. Nel passato le insalate erano condite in cucina. É l’italiano Giulio Mazzarino, nato a Pescina in Abruzzo nel 1602 che, divenuto Cardinale e Primo Ministro di Francia con il nome di Jules Mazarin, verso la metà del secolo XVII impone l’oliera sulla tavola dei francesi.

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Gamme dell’ortofrutta L’offerta di verdure, frutta e ortaggi è articolata in cinque gamme, distinte sulla base delle tecnologie e dei processi di lavorazione applicati al prodotto dal momento della raccolta alla messa in vendita al consumatore finale. Prima gamma: tradizionale.

ortofrutta

fresca

Seconda gamma: ortofrutta e verdure in conserva proposte in barattolo. Terza gamma: surgelate.

frutta

e

verdure

Quarta gamma: ortofrutta fresca, lavata, confezionata e pronta al consumo. Quinta gamma: frutta e verdure cotte e ricettate, confezionate e pronte al consumo.

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Proverbio Acqua di pozzo, erba cruda e donna nuda uccidono l’uomo

Quest’antico proverbio aveva ragione d’essere quando gli ortaggi erano concimati con il pozzo nero ed escrementi umani e animali, che inquinavano l’acqua del pozzo e l’orto. I moderni sistemi di coltivazione degli ortaggi eliminano questi pericoli d’infezioni, ulteriormente controllati dai lavaggi e dalle disinfezioni.

DELLA IV GAMMA

gio con mezzo bicchiere di aceto bianco diluito in due litri di acqua, per un minuto poi asciugare nella centrifuga di casa.

Sul punto di vendita scegliere insalate che sulla confezione riportano la data di scadenza e possibilmente quella di raccolta e confezionamento e descrivono il sistema di produzione. Durante il trasporto, proteggere le confezioni di insalata di IV Gamma in buste o borse termiche per surgelati. Consumare l’insalata entro tre o quattro giorni dal confezionamento, considerando che la scadenza è fissata dopo sette giorni d’inverno e cinque d’estate. Per il cicorino tagliato sottile, è meglio anticipare di un giorno. Se si hanno dubbi, fare un veloce lavag-

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Karpòs promo A LODI, GRAZIE A CORTILIA, I PRODOTTI PIÙ BUONI DELLA CAMPAGNA ARRIVANO IN UN CLICK Il meglio di frutta, verdura e prodotti freschi arrivano anche a Lodi e provincia, dove il mercato agricolo on line inaugura oggi le sue attività. Più di 40 produttori dall’animo local, oltre 500 referenze variabili in base alla stagionalità, migliaia di consegne effettuate in Lombardia e Piemonte ogni settimana e più di 70.000 utenti registrati. Questi sono solo alcuni dei numeri di Cortilia, il primo mercato agricolo online che ha deciso di inaugurare, proprio oggi, le sue attività a Lodi e provincia. Dalla mezzanotte di ieri, infatti, tutti i lodigiani e gli abitanti delle zone limitrofe possono ordinare con pochi e semplici click, prodotti freschi, frutta e verdura di stagione, coltivate in modo sostenibile dalle aziende agricole a loro più vicine. Per poi vederseli recapitare direttamente a casa, nel giro di pochi giorni. Una vera e propria rivoluzione digitale che affonda le sue radici nella campagna. “Poter annunciare l’avvio delle nostre attività anche a Lodi è per noi motivo di grande orgoglio – ha affermato Marco Porcaro, Fondatore e CEO di Cortilia – Fino a pochi giorni fa, le nostre consegne in Lombardia erano limitate esclusivamente alle province di Milano, Monza e Brianza, Varese e Como. Ma da oggi siamo pronti a conquistare, a suon di genuinità e freschezza, il palato e la gola dei lodigiani. E per farlo abbiamo alcuni assi nella manica davvero irresistibili: le nostre cassette di deliziosa frutta, i box con le verdure più genuine e, come se non bastasse, un irresistibile assortimento di prodotti freschi quali formaggi, pane, carne bovina, pollame, salumi e affettati, marmellate, conserve, dolci, uova, farina, vino e birra artigianale. Tutto il meglio della campagna a portata di mouse”.

giovane ragazza che ha deciso di investire sul territorio, producendo deliziosi prodotti freschi come yougurt e formaggi”. Ma Lodi è solo l’ultima delle province entrate a far parte del network di Cortilia: proprio oggi, infatti il mercato agricolo online ha inaugurato l’avvio delle su attività anche in un’altra importante zona, quella di Pavia. “Salgono così a 6 le province raggiunte da Cortilia in Lombardia - continua Porcaro - a cui si è recentemente aggiunta Novara, la città che ha assistito, poche settimane fa, al nostro debutto piemontese”. La consegna a domicilio di Cortilia può avvenire secondo due modalità: si può scegliere tra la cassetta in abbonamento oppure la spesa occasionale, con la selezione a piacimento dei propri prodotti preferiti. “La soddisfazione maggiore – conclude Porcaro - per noi è quella di poter ricevere feedback positivi dai nostri utenti, felici di gustare prodotti naturali e genuini. E molto spesso, sono proprio i nostri utenti che ci scrivono, inviandoci suggerimenti su quali prodotti vorrebbero trovare sul nostro sito o in quali città vorrebbero poter provare il nostro servizio. E noi, compatibilmente con la stagionalità e le produzioni locali, cerchiamo di soddisfarli, portando direttamente a casa loro i prodotti migliori”.

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E proprio con Lodi, Cortilia ha un rapporto davvero privilegiato. “Nonostante abbiamo aperto solo oggi gli ordini in zona, conosciamo molto bene il territorio e le sue eccellenze locali – continua Porcaro - Qui, infatti, ci sono alcuni dei nostri produttori più attivi, come la Cascina Lassi da cui è possibile acquistare carne e salumi e la Cascina Bordona, da cui provengono alcuni tagli di carne davvero gustosi. E come non citare l’azienda agricola Zipo, gestita da una

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Karpòs promo IL GRUPPO MANGIARSANOGERMINAL CONTINUA AD INVESTIRE NEL COMPARTO BIO SENZA GLUTINE La nuova Barretta Cacao Quinoa Germinal Bio Senza Glutine è l’ultima novità proposta da MangiarsanoGerminal, che si aggiunge alla vasta gamma di prodotti biologici e salutistici. Il consumatore italiano, negli ultimi anni, ha profondamente mutato le proprie abitudini alimentari, focalizzandosi anche sulla scelta di prodotti senza glutine equilibrati dal punto di vista nutrizionale. Una tendenza che si rispecchia anche nel paniere Istat 2015, nel quale sono entrati a far parte per la prima volta alimenti senza glutine, come pasta e biscotti. In Italia il settore del senza glutine vale 237 milioni di euro, con una crescita del 32,1% rispetto al 2013 (Fonte: Italiaatavola.net). Una risposta a questo mercato in continua evoluzione ed espansione giunge dal Gruppo MangiarsanoGerminal che, con il claim “Nutri la tua salute”, ben visibile sul packaging dei prodotti, esplica la sua missione, prendersi cura della salute dei consumatori proponendo un ventaglio di referenze altamente innovative e su misura per stili alimentari specifici. Alla linea Germinal Bio Senza Glutine, che utilizza solo ingredienti biologici, oggi si aggiunge la nuova Barretta Cacao Quinoa, lo snack gustoso e leggero, che unisce la profondità aromatica della crema cacao alla ricchezza di nutrienti della pasta frolla a base di Quinoa.

sceglie un’alimentazione più leggera e ad alta digeribilità. Prodotti altamente innovativi a base di Quinoa, Amaranto e Grano Saraceno, cereali che garantiscono un elevato contenuto in fibre, vitamine e proteine. Al primo concorso Gianni Tomassi 2014, istituito da FOSAN (Fondazione per lo studio degli alimenti e la Nutrizione) che promuove la qualità e l’innovazione dei prodotti gluten free, la linea Germinal Bio Senza Glutine ha ottenuto numerosi riconoscimenti per la qualità nutrizionale e sensoriale nella categoria “prima colazione”. Il Gruppo MangiarsanoGerminal si conferma oggi realtà di riferimento in Italia e in Europa nel segmento dei prodotti biologici, salutistici e funzionali con un fatturato annuo di circa 25 milioni di euro, in preponderanza derivante dalla produzione di alimenti biologici. L’azienda è un esempio di sostenibilità che qualifica filiere rispettose dell’ambiente, migliorando ogni processo produttivo, dalla semina dei cereali alla scelta di imballi eco compatibili.

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“ROAD TO QUALITY” è un progetto che prevede la tracciabilità del processo di produzione del materiale di riproduzione (sementi e giovani piantine). Obiettivo del progetto è garantire gli utilizzatori e i consumatori sulla qualità del prodotto utilizzato o acquistato, certificando l’origine, la sanità e il corretto impiego di buone pratiche agronomiche durante l’intero ciclo produttivo. È un progetto certificato ufficialmente, aperto a tutti gli operatori interessati e che al momento vede partecipare numerose ditte sementiere e aziende vivaistiche operanti nel settore orticolo professionale.

per informazioni: Segreteria Road to quality tel: +39 051.503881 | fax: +39 051355166 segreteria@roadtoquality.it | www.roadtoquality.it


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olio extravergine d’oliva. La tappa culmina con il pranzo in casa di una famiglia di contadini ancora radicati nella tradizione ma con la capacità di guardare al futuro. Nella seconda tappa ci si sposta verso un’area dal sapore elegante e blasonato. Dirigendosi verso San Casciano Val di Pesa si respira l’aria della Firenze rinascimentale. L’itinerario parte da Badia a Passignano e culmina con la Villa cinquecentesca di Cigliano. Il percorso si snoda dal versante orientale della valle in cui scorre la Greve al versante occidentale della valle dove scorre la Pesa in un tragitto che offre la vista del Montalbano, dell’Appennino e delle Alpi Apuane. Un tragitto bellissimo che permette di capire la completezza dell’identità del Chianti: un vino e un territorio dai mille volti e dagli imperdibili sapori. La terza tappa - la più tecnica e naturalistica del tour è un percorso che parte dalla Fattoria Bentivoglio a Vinci, casa natale di Leonardo inerpicandosi sulle pendici del Montalbano. Passando dalla casa natale di Leonardo ci si immerge in una campagna rustica (in cui i Medici avevano scelto di collocare le loro residenze estive e di caccia!) fino alla pieve di Faltognano e al suo leccio Monumentale. Sulla strada i boschi del Montalbano con gole e pendici ricoperte da conifere, gli olivi che crescono sui terrazzamenti. Dal crinale del Montalbano si riscende verso il borgo di Carmignano per raggiungere la Villa Medicea La Ferdinanda, detta ‘Villa dei Cento Camini”.

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gricoltura sostenibile certo, ma che sia sostenibile fare agricoltura. Migliaia di agricoltori italiani ogni giorno lavorano per produrre cibo, presidiando con la propria attività il territorio e preservando il paesaggio. Sostenere l’attività agricola non significa solo favorire la disponibilità di alimenti ma anche salvaguardare la nostra bella Italia. Contribuire alla continuità del settore agricolo, attraverso la fornitura di indispensabili e qualificati strumenti di lavoro quali sono gli agrofarmaci, è per Chimiberg motivo di vanto. Perché tutti possano godere dei buoni frutti, senza bugie ed inganni.

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Karpòs promo Il Consorzio interviene nel giorno della mobilitazione contro la contraffazione alimentare a tutela del Made in Italy Pecorino Toscano Dop: “Solidarietà ai produttori di Parmigiano Reggiano e Grana Padano” Righini: “Ci vuole una norma che obblighi a inserire nelle etichette l’origine di tutti i prodotti agroalimentari” “Il Consorzio del Pecorino Toscano Dop esprime solidarietà ai produttori e agli operatori del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano che oggi sono scesi in piazza a Bologna contro la contraffazione alimentare e in difesa dei prodotti del Made in Italy”. Con queste parole Andrea Righini, direttore del Consorzio del Pecorino Toscano Dop interviene nel giorno della mobilitazione organizzata da Coldiretti a difesa dei produttori di Parmigiano Reggiano e Grana Padano. Primo passo contro la contraffazione: inserire nelle etichette l’esatta origine dei prodotti. “Il tema della contraffazione alimentare – spiega Righini – è una questione che riguarda tutte le produzioni enogastronomiche del Made in Italy e che lede sia i produttori che i consumatori. Le istituzioni italiane, insieme a quelle europee, devono impegnarsi di più per garantire la trasparenza delle informazioni nelle etichette dei prodotti, la difesa della qualità delle produzioni e la salute dei cittadini. Troppo spesso i consumatori si trovano ad acquistare prodotti che apparentemente sono indicati come italiani, ma le cui materie prime provengono dall’estero o addirittura la produzione viene svolta fuori dall’Italia. Per questo, come è accaduto nel settore delle carni bovine, c’è bisogno che nelle etichette di tutti i prodotti agroalimentari sia

specificata e inserita l’indicazione di origine del prodotto. Un ‘accorgimento’ che se diventasse legge darebbe concretezza a quel processo di trasparenza delle produzioni per il bene dell’Italia, delle sue imprese agroalimentari ed agricole, ma anche dei consumatori finali”. Garantire informazioni trasparenti sul valore delle Dop e Igp. “Per tutelare le produzioni di qualità – conclude Andrea Righini – c’è bisogno che l’Italia e l’Europa investano di più per informare i consumatori finali sul valore delle certificazioni DOP e IGP. La tutela DOP è un’esclusiva di produzioni legate a filo doppio con il territorio di origine e le persone che partecipano ad ogni fase della filiera produttiva: dall’allevamento del bestiame fino alla tavola del consumatore. Nel caso del Pecorino Toscano significa che solo il formaggio prodotto, stagionato, confezionato e distribuito secondo le norme contenute nel Disciplinare di produzione è Dop e garantisce al consumatore eccellenza delle materia prime e dei procedimenti di produzione. I consumatori italiani ed europei devono essere informati sulle differenze tra i prodotti per poi scegliere in trasparenza e in libertà cosa mettere dentro i carrelli della spesa”.

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Alessandro Palmieri, Carlo Pirazzoli

ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DELLA PATATA IN PROVINCIA DI BOLOGNA ALESSANDRO PALMIERI, CARLO PIRAZZOLI

ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DELLA PATATA IN PROVINCIA DI BOLOGNA

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Il caso di studio L’analisi degli aspetti economici della coltivazione della patata è stata svolta nella provincia di Bologna, quarto comprensorio provinciale italiano per volumi prodotti dopo quelli di L’Aquila, Siracusa e Napoli, storicamente molto attivo nelle attività di valorizzazione della propria offerta. Lo studio sul costo di produzione è stato condotto tramite rilevazioni presso un campione di aziende pro-

fessionali di tipo familiare e con impiego di manodopera salariata limitata alla raccolta. L’impresa tipo sulla cui base è stato calcolato il costo presenta un’estensione media coltivata a patate di circa 10 ettari ed è dotata dei principali macchinari per la gestione dell’impianto. Il costo è stato calcolato per la cultivar Primura, tra le più importanti del comprensorio ed unica a poter sfruttare la Denominazione di Origine Protetta “Patata di Bologna”.


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ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DELLA PATATA IN PROVINCIA DI BOLOGNA ALESSANDRO PALMIERI, CARLO PIRAZZOLI


ANALISI ECONOMICA DELLA COLTIVAZIONE DELLA PATATA IN PROVINCIA DI BOLOGNA ALESSANDRO PALMIERI, CARLO PIRAZZOLI

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Aspetti metodologici Il costo medio annuo di produzione è calcolato aggregando le diverse voci di spesa su più livelli e considerando separatamente gli oneri di natura esplicita o monetaria, concretamente sostenuti dall’impresa, e gli oneri impliciti o figurativi (opportunity cost). I primi, rappresentati dagli oneri per l’acquisto di materie prime, dal costo del lavoro salariato e dai costi strutturali dell’impresa (imposte e spese amministrative, manutenzione del capitale


fondiario e ammortamento, manutenzione ed assicurazione dei macchinari) danno origine, nel complesso, al costo pieno all’impresa. I costi figurativi, corrispondenti alla remunerazione dei capitali e del lavoro direttamente apportati dall’imprenditore e/o dai suoi familiari (manodopera familiare, compenso direzionale, interessi sulle macchine aziendali, sul capitale di anticipazione e sulle spese di impianto), una volta sommati al precedente aggregato, danno origine al costo totale di produzione.

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Risultati Il costo complessivo di produzione da sostenere per coltivare un ettaro di patate è pari a 9.950 Euro, che si riducono a poco più di 8.000 in termini di costo pieno all’impresa. Il costo pieno, a sua volta, è

originato da 6.000 Euro/ha di costi diretti di coltivazione, rappresentati da materie prime e manodopera salariata, cui si aggiungono circa 2.000 Euro/ha di oneri strutturali, costituiti in larga prevalenza dai costi fissi della meccanizzazione.

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a 150 Euro/ha, pari all’1% del costo complessivo di produzione. Il carico di lavoro richiesto dalla coltura è piuttosto contenuto, come peculiare per una coltivazione erbacea da pieno campo ed ammonta a poco meno di 65 ore per un’incidenza complessiva, includendo anche la remunerazione del lavoro familiare, inferiore all’8%.

Il capitolo di spesa largamente prevalente è rappresentato dalle materie prime, che nel complesso costituiscono quasi il 60% del costo totale di produzione (Fig. 1), mentre pressoché trascurabile è il costo per la manodopera salariata che, di fatto, è limitata a poche ore di ausilio all’operazione di raccolta che si traducono in una spesa inferiore

Fig. 1 - Ripartizione del costo totale di produzione della patata (Prov. di Bologna, cv. Primura)

Altri oneri figurativi (5%) Prezzo d’uso del capitale fondiario (7%) Manodopera familiare (7%)

Altri oneri figurativi (60%)

Costi indiretti (20%)

Manodopera salataria (1%)

Fonti: nosra elaborazione

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Focalizzandosi, invece, sulle materie prime, si rileva come l’incidenza delle stesse salga al 73% rispetto al costo pieno all’impresa (Fig. 2): oltre 2.100 Euro/ ha è la spesa per l’acquisto dei fertilizzanti, poco più di 1.000 Euro/ha per la difesa fitosanitaria, mentre ammontano a 970 Euro/ha i costi variabili della meccanizzazione (carburanti e lubrificanti) ed i noleggi. Completano il quadro delle materie prime i circa 1.700 Euro/ha per l’acquisto dei tuberi seme necessari all’impianto. Proprio il materiale di impianto rappresenta una delle principali

criticità del comparto pataticolo per l’elevata incidenza nella struttura di costo (21% sul costo pieno all’impresa): come noto, i tuberi seme impiegati in Italia sono in larga prevalenza di provenienza estera e, anche a causa di croniche problematiche di filiera, l’impresa deve sostenere un costo considerevolmente aumentato nel corso del tempo (prossimo a 1 €/Kg ed anche superiore in talune annate e per determinate cultivar) e che contribuisce a rendere scarsamente competitivo il prodotto italiano rispetto a quello europeo.

Fig. 2 - Ripartizione del costo pieno all’impresa della patata (Prov. di Bologna, cv. Primura)

Altri oneri indiretti (11%)

Ammortamento, manutenzione ed assicurazione macchinari

Fertilizzanti (27% )

(14%)

Manodopera salataria (1%)

Altri oneri figurativi 60%

Altre materie prime e noleggi (12%)

Agrofarmaci (13%)

Tuberi seme (21%)

Fonti: nosra elaborazione

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Dopo le materie prime, la seconda voce di costo più rilevante per la coltivazione della patata è rappresentata degli oneri fissi della meccanizzazione che, nell’impresa tipo considerata, ammontano a 1.170 Euro/ha per quanto concerne l’ammortamento, manutenzione ed assicurazione dei mezzi meccanici, cui vanno aggiunti 320 Euro/ha di interessi passivi (costi impliciti o figurativi) dovuti ai capitali immobilizzati per l’acquisto delle macchine. Gli oneri espliciti dovuti alla meccanizzazione incidono per il 14,5% sul costo pieno all’impresa mentre, rispetto al costo totale di produzione, l’incidenza di tali costi è pari al 12%, ma sale al 15% includendo anche gli interessi passivi. La gestione dell’impianto di patate impone l’utilizzo di diversi macchinari specifici, quali la seminatrice di tuberi, la rincalzatrice e la scava – raccoglitrice, che non trovano utilizzo in altre colture aziendali: ciò determina una criticità non soltanto in relazione agli elevati costi fissi generati in funzione delle ridotte dimensioni medie delle imprese coltivatrici, ma anche, più in generale, per la difficoltosa cessione dei macchinari stessi in caso di perdurante crisi del comprensorio produttivo.

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L’analisi delle spese da sostenere per l’utilizzo di un parco macchine completo nell’impresa considerata è riportata nella figura 3: come rilevabile, i costi di maggior rilievo sono per la trattrice di riferimento (120 CV), poco meno di 800 Euro/ha, per la scava – raccoglitrice, 570 Euro/ha, e per il

gruppo di irrigazione, 500 Euro/ha. Va osservato che tali costi si generano nell’ipotesi di un’estensione coltivata a patate pari a 10 ettari, mentre variando tale superficie si registrano significative variazioni delle spese, con rilevanti effetti sul costo totale sostenuto. A conclusione dell’analisi delle voci di co-

Fig. 3 - Analisi dei costi della meccanizzazione nella coltivazione della patata

Gruppo pompa irrigazione Rotolone Mule.o Scavapatate Bo.e agrofarmaci Rincalzatrice Seminatrice Spandiconcime Vibrocol;vatore Erpice rotante Tra.ore 120 CV 0

100

Fon$: nostra elaborazione

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200

300

Cos; energe;ci


sto, è doveroso citare l’incidenza del prezzo d’uso del capitale fondiario, onere di natura implicita per imprese condotte con terreni di proprietà, ma che diviene esplicito per imprese con terreni in affitto. In ogni caso, la spesa da computare può raggiungere 700 Euro/ha (7% del costo totale di produzio-

400

500

600

ne), un valore condizionato di recente anche dalla diffusione di colture bio-energetiche, che entrano in competizione con la patata nel reperimento dei terreni di coltivazione, facendone lievitare il prezzo.

700

800

Euro/ha Ammortamento, manutenzione e assicurazione

Interessi

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Al fine di valutare la sostenibilità economica della coltura è determinante la resa produttiva che, in combinazione con i costi sostenuti per unità di superficie, genera il costo per unità di prodotto, utilmente comparabile con i prezzi percepiti alla produzione. Nella pianura Bolognese, dove sono ubicate le aziende studio, la produttività media dell’impianto può essere considerata pari a 45 t/ha, includendo sia la I, sia la II categoria e, in conseguenza di tale resa, il costo totale per unità di prodotto risulta pari a poco più di 0,22 Euro/Kg, mentre il costo pieno all’impresa a circa 0,18 Euro/ Kg. Differenti rese produttive determinano, naturalmente, livelli di costo anche sensibilmente diversi (Fig. 4).

Fig. 4 - Dinamica del costo di produzione della patata in funzione della resa 0,30

0,25

Cos0 (Euro/Kg)

0,20

0,15

0,10

0,05

0,00 35

36

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Resa (ton/ha) Fon$: nostra elaborazione

Costo pieno

Costo totale

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50


effetto della crisi produttiva in Europa, cui ha fatto seguito, tuttavia, un forte rallentamento dei consumi che, in combinazione con il ritorno su volumi di offerta europei ordinari ha determinato il crollo dei prezzi. Ipotizzando una quotazione media di 0,18 Euro/Kg ed una resa non sempre supportabile di 45 t/ha, è possibile realizzare una Produzione Lorda Vendibile di 8.100 Euro/ha, che determina un reddito d’impresa (ottenuto decurtando l’ammontare del costo pieno all’impresa) di poche decine di Euro ed una perdita, calcolata sul costo totale di produzione, di oltre 1.800 Euro/ha.

Osservando la dinamica dei prezzi medi alla produzione negli ultimi 10 anni (Fig. 5) si evince piuttosto chiaramente la difficile situazione economica del comparto, con una remunerazione media prevalente per merce di prima qualità in bins attestata sotto a 0,20 Euro/Kg, già di per se insufficienti a coprire la totalità dei costi, ma per di più intervallate da campagne caratterizzate da gravi crisi di mercato, come quella tuttora in corso in cui le quotazioni faticano a superare i 0,15 Euro/ Kg. Decisamente migliori erano stati i risultati della precedente campagna, con remunerazioni intorno a 0,28-0,30 Euro/Kg, per

Fig. 5 - Prezzi medi alla produzione in provincia di Bologna (merce 1° qualità, cal. 45+, in bins) 0,35

0,30

Euro/Kg

0,25

0,20

0,15

0,10

0,05

0,00 2005

2006

Fon$: elaborazione su da$ CCIAA di Bologna

2007

2008

2009

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2012

Anni

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2013

2014


Conclusioni Il comparto pataticolo italiano ha un peso valutabile attorno al 2,5-3% nel quadro produttivo europeo e, conseguenza di tale situazione, è l’impossibilità di influenzare i mercati, le cui dinamiche vengono, di fatto, imposte ai produttori italiani. A ciò si aggiunge il maggior aggravio da sostenere sia nei costi di campagna, sia nella successiva fase industriale, rispetto agli altri paesi, a causa di fattori in primo luogo strutturali, quali le minori dimensioni aziendali o la minore produttività dei terreni, ma anche dovuti a distorsioni della filiera come il costo dei tuberi seme. Tali considerazioni permettono di evidenziare il difficoltoso scenario in cui si trovano le imprese di quello che è un comparto di grande rilievo per il nostro paese. La sopravvivenza dello stesso è da sempre affidata agli ingenti sforzi di distinzione e valorizzazione del prodotto che, solo se adeguatamente percepiti dai consumatori possono giustificare i maggiori costi dell’offerta nazionale. Tali sforzi, tuttavia, non sembrano più sufficienti di fronte a criticità quali la perdurante crisi economica che spinge a contrarre i consumi e i distributori a proporre prezzi al ribasso a cui si è

aggiunto il recente embargo della Russia. In un comparto dove le opportunità di sbocco sui mercati esteri sono ridotte, sebbene si guardi con interesse a nuovi mercati nel vicino Mediterraneo, l’unica soluzione per uscire dall’attuale soglia di insostenibilità economica è puntare al consolidamento delle proprie posizioni sul mercato interno, nel quale trovano spazio produzioni estere per il 30% circa rispetto alla disponibilità complessiva. Per riuscire è richiesta una forte coesione organizzativa, come peraltro dimostrato dalla maggior tenuta nel corso del tempo, delle filiere più attentamente organizzate. La formazione di idonee masse critiche è requisito fondamentale sia per gestire con maggior equilibrio un mercato dominato da grandi gruppi distributivi, sia per mettere in atto quelle forme promozionali idonee ad incentivare il consumo di un prodotto che rappresenta un vero e proprio vanto per numerosi comprensori del nostro paese e la cui scomparsa causerebbe un’inevitabile vuoto produttivo difficilmente colmabile con alternative economicamente valide ed in grado di assicurare continuità occupazionale e di presidio del territorio.

Alessandro Palmieri

Carlo Pirazzoli

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SIMEI NEL PIANO STRAORDINARIO PER IL MADE IN ITALY Il viceministro al Mise Carlo Calenda riconosce alla manifestazione organizzata da Unione Italiana Vini l’eccellente progettualità di sviluppo . SIMEI è tra gli eventi che riceveranno i finanziamenti previsti dal Ministero dello Sviluppo Economico per il potenziamento del comparto fieristico italiano. L’interesse per il Salone del prossimo novembre è stato confermato nell’incontro avvenuto recentemente a Milano, organizzato da AEFI Associazione Esposizioni e Fiere Italiane, nel corso del quale il viceministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, insieme al presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, al presidente dell’Ice Riccardo Monti e al presidente di AEFI Ettore Riello, ha evidenziato il ruolo delle grandi fiere italiane nell’ambito del “Piano straordinario per il Made in Italy”. Come da presentazione del viceministro Calenda, la cifra destinata nel 2015 al Made in Italy ammonta a 261 milioni di euro, di cui 48 per potenziare i grandi eventi fieristici, più di dieci volte rispetto a quanto garantito in media negli ultimi cinque anni. Soddisfatto naturalmente Domenico Zonin Presidente di Unione Italiana Vini, l’ente organizzatore e promotore del Salone da 52 anni: “L’inserimento del SIMEI nel Piano straordinario per il Made in Italy del MISE costituisce per noi innanzitutto un motivo di orgoglio nel veder riconosciuto il ruolo che la manifestazione nei suoi 52 anni di vita si è conquistata sulla scena mondiale come vetrina dell’industria e delle tecnologie italiane per l’enologia e l’imbottigliamento. Ma l’attenzione che il viceministro Carlo Calenda ha voluto dedicare al SIMEI apre, nel contempo, una sfida sul futuro del Salone ponendoci obiettivi ambiziosi di sviluppo che vogliamo raggiungere anche per rispondere adeguatamente all’impegno che il Governo ha messo in questa straordinaria operazione di supporto alla crescita e internazionalizzazione delle nostre imprese”. SIMEI, Salone Internazionale Macchine per Enologia e Imbottigliamento che avrà luogo a

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Milano dal 3 al 6 novembre 2015, dalla scorsa edizione è cresciuto in termini di progettualità e di obiettivi, anticipando di fatto le linee di sviluppo utilizzate come criteri di ammissione al finanziamento esposto dal viceministro Calenda. “Abbiamo messo in moto un gigantesco progetto di ammodernamento della macchina organizzativa – ha dichiarato Francesco Pavanello, direttore generale di Unione Italiana Vini – “L’obiettivo non è solo quello di vendere spazi, ma di inserire le imprese espositrici dentro un progetto globale, che trova nella partecipazione alla fiera solo il momento culminante. In questi anni abbiamo intessuto relazioni importanti e qualificate con gli omologhi di Unione Vini in America, Cile, Argentina, siamo entrati nei circuiti delle federazioni internazionali del vino e delle bevande alcoliche, intessendo partnership fondate sulla concretezza dei progetti: uno su tutti è quello della sostenibilità, diventato uno dei driver delle imprese vitivinicole in tutto il mondo, e a cui la filiera delle tecnologie deve rispondere in maniera adeguata”.

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XYLELLA FASTIDIOSA E CICALA SPUTACCHINA: quando il nome è una garanzia ! Gino CELLETTI

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XYLELLA FASTIDIOSA E CICALA SPUTACCHINA: quando il nome è una garanzia ! Gino Celletti


Peccato che il “fastidio” non sia momentaneo, né un semplice disturbo, ma un vero immenso dramma e lo “sputacchiamento” bavoso del piccolo carcopide, una sfacciata ed atroce beffa all’intera olivicoltura mondiale, non solo pugliese, che al momento non si sa come gestire. Ecco in sintesi di che si tratta.

Gli attori: Xilella Fastidiosa, un microrganismo batterico Gram negativo della classe Gammaproteobatterica, famiglia delle Xanthomonadaceae che si diffonde grazie ad un vettore costituito dalla Cicalina “sputacchina” Philaemus Spumarius Leucophathalmus, della famiglia dei Carcopidi.

Xylella e occlusioni dei vasi linfatici

Xyulella: batteri

Xylella all’interno di un vaso linfatico


La Sputacchina ospita la Xylella e quando si alimenta dei germogli, la inocula nelle foglie o nelle cortecce tenere. Una volta inoculata, la Xylella si introduce negli gli xilemi, i vasi linfatici della pianta, soprattutto quelli delle foglie, li ostruisce attraverso una lignificazione delle pareti, per cui non passando più la linfa, tutto a valle si secca.

XYLELLA FASTIDIOSA E CICALA SPUTACCHINA: quando il nome è una garanzia ! Gino CELLETTI

Che fanno ?

133 Cicalina sputacchina adulto

Bava produttiva durante l’inoculo


Da dove vengono? La sputacchina è endemica mentre la Xylella no. La sua origine è molto dibattuta ed incerta. Sicuro è che la Xylella Fastidiosa parassita da tempo le nostre coltivazioni arboree ed in preferenza l’Oleandro, come ben osservato in Costa Rica, qui sotto una foto di un cespuglio di Oleandro. Osservare l’analogia al danno sugli ulivi. Dire che questo batterio sia arrivato da li con le importazioni di Oleandro è facile e comodo, ma non è provato. Ha diversi piante-obiettivo ed è stata descritta anche in Olanda molti anni fa, analizzando i chicchi del caffè.

Quando è arrivata ? Non lo sappiamo. Il Dr Giuseppe D’Onghia, Dirigente dell’Ufficio Sviluppo Filiere Agroalimentari della Regione Puglia mi ha riferito che è stato anche difficilissimo scoprire che la malattia che andava seccando ulivi salentini fosse da imputare alla Xylella Fastidiosa. Inoltre quello che è più grave e di maggior ostacolo alla ricerca e quindi alla cura, è il suo periodo di incubazione. Esso sembra lunghissimo ed al momento la sua durata di incubazione è indefinita come ci riferiscono i Tecnici dell’ Osservatorio Fitosanitario Pugliese che fanno il monitoraggio.

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La questione è stata affidata dal ministro Martina al Comandante della Regione Puglia del Corpo Forestale dello Stato, Dr. Giuseppe Silletti come Commissario delegato per l’attuazione degli interventi per far fronte all’emergenza Xylella Fastidiosa.

Non vorrei essere nei suoi panni, visto l’assenza di alcuna indicazione terapeutica e le terribili prospettive per una soluzione del problema che sembra debba passare ineluttabilmente per l’eradicamento e la bruciatura delle piante ammalate o di tutte le piante pensate infette.

XYLELLA FASTIDIOSA E CICALA SPUTACCHINA: quando il nome è una garanzia ! Gino CELLETTI

A chi tocca provvedere ?

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Ogliarola Salentina sana


XYLELLA FASTIDIOSA E CICALA SPUTACCHINA: quando il nome è una garanzia ! Gino CELLETTI

Olivo della vrietà Cellina di Nardò infettata da Xylella

134 Cellina di Nardò sana

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ANALISI ECONOMICA COLTIVAZIONE DELLA PATATAilINnome PROVINCIA BOLOGNA XYLELLA FASTIDIOSADELLA E CICALA SPUTACCHINA: quando è unaDI garanzia ! ALESSANDROGino PALMIERI, CARLO PIRAZZOLI CELLETTI


Branchette di Ogliarola Salentina seccate da Xylella

Le cultivar. Si tratta principalmente di magnifici esemplari secolari di Ogliarola Salentina o Leccese e di Cellina di Nardò di cui allego alcune foto e che, uniche tra le diverse cultivar pugliesi, che nel tempo si sono avvitate seguendo gli influssi magnetici della rotazione dell’asse terrestre. Splendidi “patriarchi” che ora sembrano giunti al capolinea, per lasciar posto probabilmente a colture moderne “superintensive” assolutamente fuori dal meraviglioso contesto paesaggistico pugliese e fuori anche dalle norme che dettano la qualità.

Ogliarola Salentina in via di infezione

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dalle 400 mila alle 500 mila piante secolari. Una vera tragedia. Recentemente a colloquio con il Dr. Benedetto Macioscia, Assessore all’Agricoltura del Comune di Andria e Vice Presidente dell’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio, relatore il 17/03/2015 presso la Commissione Agricoltura del Senato proprio su questo argomento, ho appreso che le dimensioni di questa infestazione stanno aumentando notevolmente non più a macchia di leopardo ma a macchia d’olio con compattezza e uniformità. Da fonti diverse e attendibili, viene indicata, come complice indiretta ed inconsapevole di questo allargamento senza alcun contrasto, la LEGGE REGIONALE PUGLIESE 4 giugno 2007, n. 14: “Tutela e valorizzazione del paesaggio

Area interessata Il presidente dell’Associazione Agricoltori Pugliesi Gianni Porcelli mi ha riferito che se prima il problema era localizzato in una piccola area circostante Gallipoli, ora l’infezione si è estesa verso Veglie e sembra propagarsi con decisa aggressività, fin verso Oria (BR), cittadina fiorente posta in linea retta a metà strada tra Taranto e Brindisi. Si tratta per il momento di 5.000-6.000/ha e calcolando che stiamo parlando di piantagioni vecchissime, dove le piante venivano messe a dimora senza seguire un preciso sesto di impianto, potremmo ipotizzare con buona approssimazione e senza errori importanti, una densità di 80 piante / ha e quindi totalizzare che al momento andrebbero eradicate

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degli ulivi monumentali della Puglia“ che vieta l’eradicazione degli Olivi Secolari Pugliesi. Ma come può questa legge che tutela e valorizza gli ulivi secolari essere anche la causa dell’allargamento dell’infezione da Xylella ? Sembra un controsenso ma la realtà è illuminate in tutta la sua brutalità. In assenza di norme economiche compensative che dovevano dare un aiuto ai contadini per prendersi cura di questi “monumenti secolari”, di questi “patriarchi sonnolenti”, difficili da gestire per la loro mole, impossibili da potare, curare o solo semplicemente liberare dalle olive mature dell’annata, data la loro dimensione, la loro altezza, la loro folta capigliatura che impedisce di liberarli anche dai polloni interni e da eventuali grumi di rogna, l’incuria si afferma e le conseguenze sono che alla fine le malattie prevalgono e che di necessità si faccia virtù e alla fine viva l’eradicamento. Naturalmente non ho visto nessun coltivatore salentino gioire per questa disgrazia, anzi ho visto organizzazioni ecologiste contestare l’abbattimento e la successiva bruciatura dei fusti infetti ma credo che dovranno soccombere a questa strategia, insieme a me. E’ contagiosa ? Si purtroppo! Sembra che, dopo concreti e approfonditi test condotti nei laboratori della Regione Puglia, nessuna delle 50 cultivar pugliesi sia da ritenersi indenne da infezioni da Xylella; tutte candidate dunque a questa fine ingloriosa, il fuoco. Rimedi. Abbattere purtroppo, non c’è al momento via di scampo a questo. La “terapia” comincerà prestissimo partendo da Nord, per poi scendere verso Sud in senso inverso al propagarsi dell’infezione, mossi dal ragionamento che uno stratega militare deve mettere in campo:” ti spingo verso il mare a cui non puoi sfuggire e dove non puoi più fare danno”. Magra consolazione. Io comunque faccio e rifaccio il mio appello: Salvateli tutti, se no a che servono gli scienziati !

Responsabilità. Di base, come per molte altre tragedie italiane, c’è la mancata presa di coscienza di quale enorme e unico patrimonio abbiamo in questo nostro bellissimo e disgraziatissimo paese che solo gli stranieri sanno apprezzare. Ci affanniamo a criticare su tutti i telegiornali nostrani i talebani dell’ Islam radicale per le distruzioni che fanno nei loro paesi, ma noi ne facciamo anche di peggio e non solo verso la natura. Lascio stare altri aspetti sociali e mi concentrerò sul mondo degli ulivi e dell’olio che conosco meglio. Per iniziare userò come argomentazione per esporre le nostre responsabilità in questo settore il – 40% della produzione di olio italiano nella campagna 2014. Sappiamo che “normalmente”, l’olio, sia consumato da noi, sia venduto all’estero con marchio italiano, ammonta a 1.000.000 tonnellate, di cui sempre “normalmente” 400.000 sono italiane e 600.000 importate come “comunitario” e “non comunitario”. Quest’anno le proporzioni salteranno al punto che per ogni bottiglia italiana ce ne saranno almeno 4 importate, cioè 800.000 tonnellate saranno di altri. Stiamo dunque diventando gli “agenti commerciali” di altri paesi e sempre più frequentemente con la “deodorazione “, che pratichiamo impunemente, vendiamo olio pessimo per olio “vero”. Che c’è da aspettarsi da questo trend ? Semplice ! Che si brucino le piante perché tanto non ci servono, è diventato un peso sociale curarle, potarle, raccoglierne le olive. Vergogna ! Ma quali sono stati i motivi del calo di quest’anno ? Essenzialmente due: a) una a cui non potevamo porre rimedio. Da tempo abbiamo fatto arrabbiare davvero l’ambiente tanto che quest’anno c’è stata una inversione termica a giugno che ha fatto scattare le fermentazioni delle pectinasi, cellulasi ed emicellulasi sulla pianta, così che la materia grassa non ancora olio si è arricchita di metilesteri dovuti alla degradazione delle pareti della drupa; b) chi doveva curare gli olivi dopo la potatura di febbraio è andato al mare ed è tornato sugli ulivi a settembre dopo le vacanze, trovando il “regalino” della Bactrocera Oleae che, sempre grazie all’inversione termica estiva ed il tempo piovoso in luglio ed agosto, ha invaso anche gli oliveti sopra i 300 mt slm, fino ai 650 mt slm.

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Ma come si fa a considerare l’olivo con questa leggerezza? D’accordo che cresce dove le altre piante non vanno, d’accordo che non vuole essere irrigato ma se lo fai ti da un olio migliore, d’accordo che non te lo aspettavi e non lo avevi mai visto in vita tua, ma non è troppo comodo e assurdo prendersi 7 mesi di vacanze pensando che tanto l’Ulivo ci darà sempre da mangiare? Ecco, adesso è arrivato il conto da pagare! Chi invece con la moto da cross ha fatto visita agli oliveti dopo febbraio, almeno una volta al mese, si è accorto che stava succedendo qualcosa, ha visto arrivare la mosca e ha fatto di necessità virtù; di corsa ha trattato con chlorpyrifos, con dimetoato, ha deciso che non avrebbe fatto “biologico” certo, ma almeno avrebbe salvato l’80 % della sua produzione di olio convenzionale. Questo è successo realmente! E che dire di alcuni produttori del sud che hanno venduto le olive sulla pianta sapendo che avrebbero guadagnato lo stesso senza produrre olio ? Ma chi ha comprato le loro olive ha guadagnato più di loro, per aver creato da tempo un mercato estero dove, specialmente in quest’anno di carenza, le quotazioni dell’ olio italiano sono aumentate di 4 volte.

Le responsabilità sono culturali, sono quelle solite dei furbetti, che niente hanno a che fare con il detto “scarpe grosse cervello fino”, di chi coltiva e ama la terra, ma di quelli che erano abituati a lucrare con gli aiuti comunitari, senza coltivare niente e che oggi non sanno come fare senza la sussistenza dello stato. Fortuna - Sfortuna si alternano. Bruceremo gli ulivi ma con essi “bruceranno” anche questi personaggi che magari adesso sperano di sostituire quei “vecchi patriarchi” con signorinelle impersonali e scialbe, messe a dimora a 2000 piante/ha. Errore cari miei, vi avviso. L’olio che il mondo si aspetta da voi deve avere 1000 mg/Kg di polifenoli, perché quello da 100 mg/kg lo hanno già e voi non glielo potrete mai dare a quel prezzo. Siete obbligati a fare qualità, a fare tante “Ferrari”, perché è questo che il mercato globale vuole dall’Italia , dalla Puglia e dal Salento. Fate buon uso della lezione durissima che la Xylella ha dato a tutti. Non lasciate che i “funerali talebani” degli ulivi bruciati come persone in gabbia, siano stati inutili. Tornate all’etica, vi aspetto.

Gino Celletti

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