Karpòs - n. 8 Ottobre - 2014

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Edizione PREMIum

Karpos

Karpòs alimentazione e stili di vita

Anno III - N° 8 Ottobre 2014

Poste Italiane spa Sped. in A.P.-D.L. 353/2003 (convertito in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 - Cesenatico

w w w. k a r p o s m a g a z i n e . n e t

Ruta del Vino Salumi italiani Segantini Valmarecchia Il limone

L’Expo di Milano e la bella comunicazione


welcomeadv.it


NASCE ADAMA, UN NUOVO BRAND PER AIUTARE GLI AGRICOLTORI AD ESSERE PRODUTTIVI CON SEMPLICITÁ. Da Maktheshim Agan ad Adama: un nuovo e unico marchio per coltivare in modo efficiente e con semplicità. A volte le cose più semplici sono le più straordinarie. Con questa convinzione Makhteshim Agan, da più di 70 anni leader mondiale nelle soluzioni per la protezione delle colture, rinasce come ADAMA, un nuovo nome ed un nuovo brand globale per aiutare gli agricoltori ad affrontare con semplicità la straordinaria sfida di nutrire un pianeta in espansione. Un’evoluzione che coinvolge e vede protagonista anche il nostro Paese, oggi Makhteshim Agan Italia, a 20 anni dalla nascita, diventa ADAMA Italia. L’impegno di Adama è quello di creare semplicità in agricoltura, fornendo agli agricoltori soluzioni tecnologiche all’avanguardia e su misura. In questo progetto il rapporto con il mondo della distribuzione dovrà essere ancora più forte, l’obiettivo è comune, rispondere ai bisogni dell’agricoltore. Il nome ADAMA condensa il nuovo spirito dell’azienda: tradizione, centralità dell’agricoltore, innovazione. Il termine in ebraico significa terra, ed evoca la figura del primo uomo e agricoltore, Adamo, ma anche dello spirito innovatore (ADvancing) che contraddistingue un settore chiamato a crescere in maniera sostenibile. MA rappresenta invece il legame con il passato e le origini di Maktheshim. Insieme AD (innovazione) e MA (Maktheshim - storia) formano il nuovo brand ADAMA, un marchio ancorato alla lunga storia di un’azienda che investe nel futuro. “La nostra decisione di passare ad un unico marchio globale - ha dichiarato Alessandro Bugini, Amministratore Delegato di ADAMA Italia - segna un’altra tappa fondamentale della nostra evoluzione, da un gruppo di singole aziende imprenditoriali a leader nella fornitura globale di prodotti e servizi di marca dedicati agli agricoltori. La transizione verso il nuovo marchio sottolinea il nostro storico impegno a favore della comunità agricola e ci permette di parlare con gli agricoltori di tutto il mondo con una voce ed un’identità comune, mantenendo il rapporto storico con la distribuzione, nostra chiave di successo negli ultimi anni “. Il processo di transizione da Makhteshim Agan Industries ad ADAMA è partito ad aprile di quest’anno e si concluderà entro 18 mesi. Durante questo lasso di tempo verranno ridotti i marchi locali e sarà semplificata

la struttura dei prodotti, che rimarranno comunque fortemente ancorati alle specifiche esigenze dei singoli mercati di riferimento. “Siamo consapevoli - ha proseguito Bugini - della necessità di bilanciare il nostro approccio globale con l’abilità di adattare soluzioni complete che soddisfino le richieste degli agricoltori e dei nostri partner strategici. Per raggiungere questo obiettivo, dovremo implementare il rapporto con la filiera e strutturarci in tal modo”. Agricoltori che potranno contare su nuovi prodotti, nuovi servizi (dentro e fuori dal campo) e nuove soluzioni tecniche, con un denominatore comune: semplicità di utilizzo e chiarezza informativa. Ed a proposito di informazione, l’impegno dell’azienda sarà sempre più focalizzato a rendere disponibili nuovi strumenti 2.0 per connettere la grande community agricola globale con l’obiettivo di condividere necessità e soluzioni per crescere insieme e meglio. “L’agricoltura italiana vive un momento in cui le aziende - per ragioni legate ai fattori ambientali, a normative sempre più stringenti, a sfide sempre più importanti sulla produttività dei suoli e la redditività delle aziende - necessitano di un’attenzione costante e mirata da parte dei produttori di mezzi tecnici” - ha dichiarato Massimiliano Ziliani, Direttore Marketing di Adama Italia.- Adama offre soluzioni concrete ed integrate per mettere gli agricoltori in condizioni di fare il loro lavoro in maniera più semplice e produttiva. Con 120 principi attivi nel nostro portafoglio possiamo infatti dare risposte alle problematiche più ampie come a quelle più specifiche”. Per ulteriori informazioni, visitare il sito: www.adama.com

CALEIDOSCOPIO

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EDITORIALE

L’Expo di Milano e la bella comunicazione

Renzo Angelini Direttore editoriale

Il prossimo anno sarà un anno molto importante per chi lavora nel settore agro-alimentare. Il tema dell’Expo milanese “Nutrire il Pianeta” rappresenta in sintesi la centralità e le responsabilità globali di questo comparto economico, non sempre valorizzato come meriterebbe. Nutrire il Pianeta non significa soltanto produrre di più e aprire ai consumi alimentari chi oggi soffre di malnutrizione. Ovviamente si tratta di obbiettivi desiderabili, difficili da raggiungere ma non impossibili. Però Nutrire il Pianeta significa anche cambiare mentalità, fare cultura, fare buona comunicazione; significa stimolare il pubblico per ottenere da esso attenzioni serie per un settore strategico non solo per l’economia ma per il nostro benessere. Ho la sensazione che i due aspetti, miglioramento delle modalità produttive e l’aumento di cultura in chi opera nel settore e tra l’opinione pubblica, in realtà camminino insieme. Ecco perché mi ha fatto molto piacere osservare che Milano ha cominciato a diffondere messaggi culturali coerenti con il tema del grande evento Expo. La mostra a Palazzo Reale dedicata a Segantini mi è

parsa un felice intuizione. Si tratta di un pittore che fu tra i primi a nobilitare i lavoratori delle campagne, dando ad essi una dimensione poetica ed eroica che raramente era stata raffigurata nella grande arte. Anche il rispetto che Segantini aveva verso la natura fa parte dei valori che dovremmo diffondere. Come Karpos seguiremo tutto il percorso di preparazione culturale dell’Expo. Infatti subito dopo Segantini è in programma Van Gogh, un altro pittore, sensibilissimo verso la concretezza e umanità della vita della gente delle campagne. Credo che supportare con la comunicazione un percorso di questo livello culturale sia un dovere al quale nessuna rivista del settore dovrebbe sottrarsi. Dobbiamo comunicare a tutti i nostri pubblici che l’agricoltura e tutto ciò che le gira intorno può essere fonte di bellezza e di valori etici millenari. Noi di Karpos, insieme a nostri sponsor, lo faremo con il nostro stile ovvero serietà nei contenuti e grande spettacolarità grafica. In definitiva mi piace pensare che la bella e buona agricoltura dovrebbe sempre essere trasmessa e raccontata al pubblico da una bella comunicazione.

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Karpòs Magazine OTTOBRE 2014

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Direttore editoriale Renzo Angelini

EDITORIALE Renzo Angelini

Direttore responsabile Lamberto Cantoni

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Iscr. trib. di Forlì n° 3/12 del 4/5/2012 variazione in corso di registrazione Proprietario ed editore della testata Karpòs S.r.l. Via Zara 53 - 47042 Cesenatico (FC) CF 04008690408 - REA 325872

32 SALUMI ITALIANI Giovanni Ballarini

Grafica Francesca Flavia Fontana

RUTA DEL VINO Renzo Angelini

60 SEGANTINI Lamberto Cantoni

Giulia Giordani pixelandlove@gmail.com Raccolta pubblicitaria Per contatti cell 335 6355354 pubblicita@karposmagazine.net Relazioni Esterne Stefania Valentini stefania.valentini@karposconsulting.net (+39) 347 4389829 Stampa Centro Stampa Digitalprint Srl Via A. Novella, 15 47922 Viserba di Rimini (RN) Tel. 0541 - 742974 / 742497 e-mail: info@digitalprintrimini.com

82 VALMARECCHIA Renzo Angelini

124 IL LIMONE Francesca Barone

Distribuzione in abbonamento: on line tramite carta di credito, bonifico bancario, cartolina postale (scaricabile del sito www.karposmagazine.net cliccando su contatti) oppure chiamare il numero +39 347 4389829 Edizione “Premium” 12 numeri = 84€ copie arretrate 12€ a copia (salvo disponibilità). Edizione “Country” 12 numeri = 42€ copie arretrate 7€ a copia (salvo disponibilità).


CALEIDOSCOPI Per le fotografie:

3 10 28 30 31

da pag. 32 a pag. 53 Giovanni Ballarini da pag. 60 a pag. 74 Luciano Trentini da pag. 124 a pag. 136 Francesca Barone

Adama

Tutte le altre fotografie: © Renzo Angelini

Pedon

In copertina: Giovanni Segantini - Mezzogiorno sulle Alpi, 1891 - olio su tela, 77,5 x 71,5 cm St. Moritz, Museo Segantini, deposito della Fondazione Otto Fischbacher

Val Venosta Nonno Nanni

Fraccaro terre Giorgione

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La Trentina

Latteria Merano Versoaln vino

https://twitter.com/KarposMagazine

Con i piedi per terra

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Livon

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Tartufo Piemontese LE CAVES DE L’HOTEL DE PARIS Pedrazzoli salumificio

Sabelli Giardini di Sissi Burgenland

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CALEIDOSCOPIO I PRODOTTI PEDON NEI MENÙ FIRMATI DALLO CHEF JAMIE OLIVIER Il Bulgur della linea Salvaminuti sarà servito nei ristoranti di Mosca e Hong Kong di proprietà del famoso cuoco, conduttore televisivo della BBC e autore di best seller di cucina.

Il Bulgur Pedon, scelto da Jamie Oliver, chef di fama internazionale, amante della cucina italiana e proprietario di una catena di 29 ristoranti, appartiene alla gamma Salvaminuti, prodotti facili da preparare e pronti in soli 10 minuti. www.pedon.it

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Jamie Oliver, il cuoco inglese di fama internazionale, conduttore televisivo nonché scrittore di libri di cucina, ha scelto il bulgur di Pedon da proporre nei suoi ristoranti di Mosca e di Hong Kong.

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Il bulgur, simile al cous cous ma con i chicchi più grandi, è un alimento costituito da frumento integrale, grano duro germogliato, che subisce un particolare processo di lavorazione; i chicchi di frumento vengono cotti al vapore e fatti seccare, quindi macinati e ridotti in piccoli pezzetti. Molto diffuso in Medio Oriente, questo alimento antico è una buona fonte di fibre, vitamine del gruppo B, fosforo e potassio. Ha un indice di sazietà piuttosto elevato, caratteristica comune a tutti i cereali integrali in chicchi. Sostitutivo della pasta o del riso si può servire caldo in modalità pilaf o come minestra oppure freddo come Tabbouleh o in insalate.

About Pedon Fondata nel 1984 dai tre fratelli Pedon, come azienda distributiva all’ingrosso di prodotti alimentari, Pedon è oggi presente capillarmente in tutti i moderni canali distributivi, sia con prodotti a proprio marchio, sia come private label per la GDO con oltre 100 linee a marchio privato e 3.000 referenze. Le aree di business dell’azienda, oltre a quella predominante dei cereali e legumi secchi, si diversificano nei preparati per dolci, funghi secchi, alimenti biologici e senza glutine. Punto distintivo e di forza del Gruppo Pedon è la rete globale di approvvigionamento, presente in 15 Paesi nei 5 continenti, che tramite la divisione Acos riesce a garantire nel tempo elevati livelli qualitativi ed il controllo totale delle filiere di approvvigionamento. Il Gruppo Pedon oggi è il punto di riferimento a livello mondiale per la lavorazione, il confezionamento e la distribuzione di cereali e legumi secchi. Un’impresa di successo che vanta un fatturato di 90 milioni di euro in 25 Paesi (40% export) e impiega 600 persone con propri stabilimenti in Italia, Egitto, Etiopia, Argentina e Cina.




“Ruta del Vino” in Cile RENZO ANGELINI

Regioni del vino

``Ruta del Vino´´

in Cile

In un Paese che si sviluppa per oltre 5.000 chilometri di lunghezza, alle pendici delle Ande, la vite si coltiva in una fascia di oltre 1.400 chilometri, compresa tra il 27° e il 39° parallelo, nella medesima fascia in cui ricadono anche le regioni viticole di Argentina, Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda. Con una produzione di oltre 8 milioni di ettolitri di vino l’anno, ne esporta più del 70% grazie ad un favorevole rapporto qualità/prezzo. Renzo Angelini

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Il Cile sorge alle pendici delle Ande, lungo quattro volte l’Italia, si sviluppa per una lunghezza di oltre 5.000 chilometri e per una larghezza che va da 90 a 400 chilometri. La viticoltura viene praticata tra 27° e 39° di latitudine sud, nella medesima fascia in cui ricadono anche le regioni viticole di Argentina, Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda. Stretta tra la Cordigliera della costa e la Cordigliera delle Ande, la fascia viticola presenta un clima sostanzialmente di tipo mediterraneo, caratterizzato da estati lunghe e asciutte, con temperature diurne che facilmente superano i 30°C, comunque non eccessive, perché mitigate quotidianamente dal forte abbassamento termico notturno, un’elevata intensità luminosa e soprattutto una forte escursione termica che raggiunge, durante il periodo di maturazione dell’uva i

15-18°C nelle zone costiere e i 20° nelle zone più interne. Ciò garantisce il raggiungimento di una maturazione ottimale dei grappoli, con mantenimento di elevate acidità, perfetta evoluzione delle sostanze fenoliche e accentuata espressione aromatica. Gli inverni non sono particolarmente rigidi, con temperature minime che scendono di poco sotto zero, le piogge si concentrano nel periodo autunno-primaverile, con piovosità media che varia tra 70 e 200 mm annui nelle aree viticole settentrionali, tra 300 e 700 mm annui nelle aree viticole centrali dove si concentra la maggiore superficie vitata, fino a superare i 1.000 mm nelle aree meridionali; esse permettono un rifornimento idrico delle falde che alimentano i terreni; abbastanza elevato è il rischio di gelate primaverili, a seconda delle vallate, e aumenta progressi-

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vamente verso sud, mentre è assente nelle valli del nord. L’oceano, attraversato dalla corrente d’Humboldt, genera una fresca brezza marina che si spinge all’ interno fino alla Cordigliera delle Ande. I terreni hanno origine alluvionale, morenica e vulcanica, prevalentemente sciolti, dotati di scheletro e di moderata fertilità che limita lo sviluppo vegetativo. Oltre allo scenario naturale è il tessuto produttivo il grande punto di forza del vino cileno che, in meno di vent’anni è passato dall’anonimato all’esportazione di oltre l’80% della produzione, in tutti i Paesi del mondo. La vite è stata introdotta in Cile dai conquistadores spagnoli, per i quali il vino aveva una duplice valenza fonda-

mentale sia sotto il profilo alimentare, come contributo calorico, che religioso, in quanto necessario alla celebrazione della messa. La prima vendemmia riportata nei documenti risale al 1551, fino a diventare, circa un secolo dopo, la principale colonia spagnola esportatrice di vino. Tra il 1830 ed il 1854 vennero introdotti diversi vitigni dall’Europa tra cui Caberbet-Sauvignon, Sauvignon, Pinot nero e Riesling. Numerose furono le crisi del settore vinicolo durante il Novecento, dovute alle gravi imposte, all’emanazione di una legge che impediva l’impianto di nuovi vigneti, alla caduta dei prezzi negli anni Settanta, che portò all’espianto di numerosi vigneti ed ai minimi storici della coltivazione.

Valle del Maipo

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Allevamento di purosangue presso Haras De Pirque

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Haras De Pirque

Vigna Haras de Pirque è un’azienda di 150 ettari di vigneti che risalgono le pendici di un anfiteatro naturale ed è una joint venture con il Gruppo Antinori. Gli ulivi impiantati intorno alla cantina sembrano testimoniare questa presenza italiana. La proprietà include anche un prestigioso allevamento di purosangue ed il tetto della cantina è a ferro di cavallo. L’80% della produzione sono vini rossi: Cabernet, Carmenere e Syrah che esaltano il carattere fruttato legato al microclima del Maipo Alto.

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Concha y Toro nella valle del Maipo

Fiume Colchagua Vigneti di Santa Rita nella Colchagua Valley

Concha y Toro è il più grande produttore ed esportatore del Sudamerica e, per i volumi, è il settimo produttore mondiale. Vanta 1.100 ettari in Cile di cui 650 nella sede più grande nella Valle del Maipo dove riprese satellitari evidenziano il vigore del vigneto e determinano la gestione della raccolta che, per i vini più prestigiosi come Don Melchor, Il Casillero del Diablo e Alma Viva, rimane scrupolosamente fatta a mano. Proprio per produrre il top di gamma Alma Viva è stata fatta una joint venture con il famoso chateau francese Rothschild.

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Vigneti di Viu Manent

Vigna Santa Rita nata nel 1880 è il terzo produttore cileno con oltre 2.000 ettari sparsi in diverse vallate e, nella Valle di Colchagua vanta anche un pregevolissimo museo della civiltĂ andina. Ăˆ partner di Chateau Lfite Rothschild e produce eccellenti vini come Casa Real, Medella Real e Reserva.

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10 Bordeaux: la grande viticoltura RENZO ANGELINI


Casa Lapostolle fondata nel 1994 dalla famiglia proprietaria del liquore Grand Marnier vanta 570 ettari di vigneto ed il centro aziendale di Appalta Vineyards, nella Colchagua Valley, stupisce per la tecnologia ed il design moderno dell’architettura della cantina. Il vino di punta è Clos Apalta, uvaggio di Carmenere, Merlot e Cabernet Sauvignon, venduto a 110 dollari la bottiglia.

Casa Lapostolle

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stati, in quanto non è presente la fillossera che attacca la Vitis europea. Nei nuovi impianti si usano anche viti innestate per cautelarsi di un eventuale arrivo del parassita. Le varietà a bacca nera rappresentano il 75% della produzione ed il Cabernet Sauvignon è la varietà dominante in particolare nella Valle del Colchagua presso le cantine di Casa Lapostolle, Viu Manent, Montes e Montgras; segue la Pais, utilizzata per la produzione di vini destinati al mercato domestico e posizionati nella Valle del Maule, del Bio Bio e del Malleco. Molto importante è il Merlot in particolare nella Valle del Maipo, intorno Santiago dove visitiamo le cantine di Concha y Toro, Haras de Pirque e Santa Rita. Segue il Carmenere, in forte ascesa, poiché i cileni ne stanno facendo l’elemento caratterizzante della viticoltura nazionale così come hanno fatto gli argentini con il Malbec, gli uruguaiani con il Tannat ed i californiani con lo Zifandel. Il principale vitigno bianco è il Sauvignon che precede Chardonnay e, a distanza, Moscato di Alessandria, Semillon e Torontel.

L’entrata nel settore di numerosi gruppi stranieri negli anni Ottanta ed il ritorno alla democrazia nel 1990 portò all’aumento delle esportazioni ed all’entrata nei primi dieci paesi produttori di vino. Attualmente la vite per la produzione del vino ha raggiunto 117.000 ettari distribuiti in quattro grandi regioni viticole di cui le migliori sono Aconcagua, al nord subito sopra Santiago, la Valle Central e la Region Sur o Meridional. Queste sono a loro volta divise in zone tra cui la Valle del Maipo, molto estesa comprende la capitale e si prolunga nella Colchagua Valley,e la valle del Maule, a sud di Curicò. La forma di allevamento più diffusa è il cordone speronato segue poi l’alberello, nelle aree più siccitose; il tendone rappresenta la quasi totalità dell’uva da tavola che oggi supera i 55.000 ettari, con prevalenza di varietà apirene (senza semi). Altri 10.000 ettari sono destinati alla produzione del Pisco, ottenuto dall’omonima varietà per fermentazione e successiva distillazione, con una gradazione alcolica di 40-45 gradi. I vigneti cileni sono franchi di piede, cioè non inne-

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gradazioni spesso superiori a 13° alcol sono tendenzialmente facili da bere ma spesso difettano in personalità. Le limitate capacità di assorbimento del mercato interno, legate ad un consumo procapite di soli 16 litri annui, rivolto a vini economici, e la necessità delle aziende di valorizzare le proprie produzioni sui mercati più remunerativi hanno fatto del Cile un competitore molto aggressivo sul mercato internazionale. Il successo è legato in particolare alla capacità di saper cogliere i mutamenti di gusto e le esigenze dei consumatori dei mercati di riferimento e dare risposte costanti e favorevoli in termini di qualità/prezzo.

Il miglioramento del settore vitivinicolo passa attraverso il superiore livello qualitativo dell’uva prodotta grazie alla scelta di condizioni pedoclimatiche più vocate per ciascun vitigno, ed una maggiore attenzione alla modalità ed epoca di raccolta. I vini sono più profumati e strutturati, attenti all’evoluzione del mercato internazionale che ha portato ad un utilizzo più accorto di barrique, chips e doghe, per avere prodotti con sentori più armoniosi ed equilibrati rispetto al passato, dove il sentore del legno sovrastava il profilo aromatico tipico del vitigno. I vini rossi tendenzialmente sono varietali, cioè senza uvaggio, messi in commercio dopo un affinamento breve, con gradazioni alcoliche molto elevate, che frequentemente superano i 14° alcol, coerenti per la fascia di prezzo che occupano ed il rapporto qualità/prezzo è sicuramente un punto di forza ed uno dei motivi di successo sul mercato internazionale. I vini bianchi nonostante

Renzo Angelini Direttore Editoriale

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CALEIDOSCOPIO

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Bio Val Venosta a SANA 2014 Mela Bio Val Venosta è stata tra i protagonisti a Bologna di SANA 2014.

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Dal 6 al 9 settembre 2014, presso il quartiere fieristico di Bologna, si è tenuta la 26ma edizione di SANA, il Salone Internazionale del Naturale. Mela Bio Val Venosta non poteva certo mancare a quella che da molti è definita la manifestazione fieristica di riferimento per il mercato del biologico, dell’eco-compatibile e dei sistemi sostenibili. Quattro giornate di anteprime, scambi commerciali, incontri di aggiornamento, mostre e dibattiti che coinvolgono gli imprenditori, gli operatori, le istituzioni e la stampa nazionale e internazionale. “Bio Val Venosta - spiega Gerhard Eberhöfer, responsabile delle vendite del prodotto Bio si afferma tra i primi posti in Italia e in Europa come produttore di mele biologiche, sia in termini

quantitativi che qualitativi, ed è in grado di garantire ai propri clienti uno standard unico in termini di rintracciabilità, certezza della provenienza e sicurezza. Sana rappresenta una vetrina d’eccelenza, ideale per la commercializzazione della nuova raccolta che è partita con la varietà Gala. Le prime stime mostrano un raccolto Bio sui livelli della passata stagione con un calibro medio-piccolo, ideale per il mercato del biologico. La grandine non ha causato danni e la qualità dei frutti si presenta molto buona: in modo particolare - conclude Eberhöfer - il colore delle mele rosse è ottimo anche grazie ai perfetti sbalzi termici tra il giorno e la notte che hanno contribuito a portare a compimento la maturazione nel modo ideale”. BIO VAL VENOSTA La Val Venosta, patria delle Mele Bio, si estende dalle cime più alte del Gruppo Ortles fino a Merano. Natura incontaminata, conformazione geologica, altitudine e speciale microclima sono fattori che hanno contribuito anche quest’anno ad una produzione di mele di altissima qualità, dalla polpa soda e particolarmente succosa, che ancora dopo mesi dalla raccolta mantengono il sapore della frutta appena colta. Sono ben 13 le varietà di mele BIO Val Venosta che si possono fregiare della preziosa denominazione “Mela Alto Adige IGP”, ovvero l’Indicazione Geografica Protetta, a garanzia di sicurezza e genuinità. www.valvenosta.it



CALEIDOSCOPIO

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“NONNO NANNI PICCOLI CHEF”, GUSTOSE RICETTE A PORTATA DI SMARTPHONE Nonno Nanni lancia la nuova App dedicata a tutta la famiglia, con tante idee in cucina Disponibile per iPhone e iPad, si può già scaricare gratuitamente dall’App Store

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Tante idee originali per portare in tavola l’inimitabile gusto e la qualità dei formaggi freschi Nonno Nanni. Ricette semplici da preparare, divertenti e adesso anche veloci da consultare, perché direttamente disponibili sul proprio smartphone. È arrivata “Nonno Nanni Piccoli Chef”, l’App dedicata alle famiglie realizzata da Latteria Montello. Caratterizzata da una grafica smart e coinvolgente, “Nonno Nanni Piccoli Chef” al momento è disponibile per iPhone e iPad. La nuova applicazione è già scaricabile gratuitamente dall’App Store, semplicemente digitando “Piccoli Chef” o “Nonno Nanni”. All’interno dell’App sono molte le sezioni disponibili, a iniziare da Trova l’ispirazione, che consente in pochi istanti di trovare un’idea per una gustosa ricetta da preparare. È sufficiente selezionare il prodotto Nonno Nanni che si ha in frigorifero, scegliere se si vuole preparare qualcosa di semplice, divertente od originale e quindi selezionare i minuti che si hanno a disposizione. La App suggerirà subito una ricetta da preparare secondo le nostre esigenze. Piccole Forchette è la rubrica che propone una vasta gamma di ricette (dagli antipasti ai primi, dai secondi ai dolci) per reinterpretare a tavola i formaggi Nonno Nanni accompagnandoli ad ingredienti salutari e adatti ai più piccoli. Ogni ricetta è proposta con più schede sfogliabili, che illustrano “step dopo step” i vari passaggi da seguire per realizzare la pietanza. Mentre Trucchi da Chef è lo spazio che offre consigli, piccoli accorgimenti e svela quei segreti in cucina che solo i cuochi di professione conoscono. “Nonno Nanni Piccoli Chef”, come suggerisce già il nome, è un’App che vuole coinvolgere

non solo gli adulti, ma anche i bambini. La Fattoria Golosa è una sezione pensata per andare incontro ai gusti dei più piccoli, con tante ricette divertenti per aiutare le mamme a stuzzicare la fantasia e l’appetito dei loro bambini, attraverso piatti con le sembianze degli animali della fattoria. Si rivolge ai bambini anche il gioco interattivo, che consente di costruire la propria fattoria ideale con gli animali. Completano la App un timer utile per cucinare, un convertitore di unità di misura e l’applicazione che consente di scattare una fotografia della ricetta realizzata e inviarla direttamente alla redazione di Nonno Nanni. Tra tutte quelle inviate, le più belle verranno selezionate per essere pubblicate sul sito www.nonnonanni.it o sulla pagina Facebook ufficiale. Ma Nonno Nanni pensa anche a tutti gli altri utenti del web. Sarà possibile, infatti, condividere immagini e fotografie del mondo Nonno Nanni anche attraverso i nuovi account che sono stati attivati su Instragram e su Pinterest (nonnonanni_it). Nonno Nanni, comunque, prosegue nel dialogo con i consumatori anche attraverso i tradizionali canali comunicativi. Ad agosto è stata promossa una specifica campagna pubblicitaria sui canali televisivi di Rai, Mediaset e La 7 con il famoso spot dello stracchino che vola. www.nonnonanni.it


CALEIDOSCOPIO

Arte e produzione gastronomica d’eccellenza si uniscono per esaltare assieme il territorio veneto come nella mostra “Veronese nelle terre del Giorgione” che si terrà a Castelfranco Veneto (Tv) dal 12 settembre all’11 gennaio e dove l’azienda dolciaria artigianale Fraccaro Spumadoro, che opera da oltre 80 anni nella ridente cittadina veneta, sarà sponsor d’eccellenza dell’esposizione. In veste di partner Fraccaro Dolciaria collabora “adottando” le opere in esposizione e contribuendo finanziariamente alla realizzazione della mostra, che intende far scoprire la magia dei luoghi in cui ha operato il grande artista Paolo Veronese. Attraverso un itinerario tematico dal titolo “Il trionfo della decorazione in villa” il visitatore verrà condotto alla scoperta dei gioielli architettonici come Villa Maser, Villa Emo e Villa Corner Chiminelli, in cui l’opera del pittore rinascimentale è fermamente presente. Mentre in contemporanea, al Museo Giorgione verrà allestita l’esposizione “Villa Soranzo, una storia dimenticata” che ripercorre l’intervento artistico del pittore dagli inizi della sua carriera.

“Al nostro impegno imprenditoriale vogliamo associare un’ attività collaborativa con eventi artistici e il nostro intento è quello di unire i progetti e i nostri marchi alle grandi esposizioni culturali del territorio” - afferma Luca Fraccaro, Presidente dell’azienda - e continua - siamo fermamente convinti che la cultura è uno dei punti cardine attorno a cui si muove l’economia”. Castelfranco Veneto, la storica cittadina trevigiana è nota, non solo per aver dato i natali ad artisti di gran fama, ma anche per essere la sede produttiva dal 1932 dell’azienda Fraccaro, in via Circonvallazione, dove a fine ottobre sarà attivo il Point Fraccaro. Il rinnovato punto vendita aziendale, con annessa pasticceria, caffetteria e piccola ristorazione, 100 posti a sedere ed una grande vetrina di prodotti, un filo diretto con il consumatore. L’azienda nasce oltre 80 anni fa dal fondatore Giovanni Fraccaro che con la moglie Elena aprirono il primo piccolo panificio sotto l’antica torre del castello nel centro città, iniziando a produrre pane e prodotti da forno con il lievito madre. Oggi l’azienda rappresenta una realtà affermata nella produzione di prodotti dolciari da forno, diretta da Luca, Michele Fraccaro e da Paolo Pietrobon, rispettivamente in terza e quarta generazione, pronti ad affrontare le sfide dell’economia globale ispirandosi ai valori della tradizione artigianale di famiglia. www.fraccarodolciaria.it

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NELLA TERRA DEL GIORGIONE LE ECCELLENZE DOLCIARIE FRACCARO SPUMADORO INCONTRANO L’ARTE Dal 12 settembre all’11 gennaio l’azienda artigianale Fraccaro Spumadoro, leader nella produzione di specialità dolciarie da forno, è sponsor della mostra d’arte “Veronese nelle terre del Giorgione” a Castelfranco Veneto (Tv), città d’arte e meta turistica. È questo il primo appuntamento di un percorso intrapreso dall’azienda veneta, che mira a tracciare un comune denominatore tra le eccellenze produttive gastronomiche, la cultura e l’arte del territorio.

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ITALIA DEI MILLE SALUMI Giovanni BALLARINI

ALIMENTAZIONE

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L’ITALIA DEI MILLE SALUMI La salumeria italiana viene identificata all’estero da una serie di prodotti di ampia produzione che vanno dai celebri prosciutti, alla mortadella, al culatello. I salumi tradizionali italiani sono 666 di cui 21 DOP e 16 IGP per un totale di 37 Denominazioni, record europeo! Giovanni Ballarini


Un salume per ogni giornata di cammino

e agricole, dalle razze locali degli animali. Ogni valle o zona boschiva ha le sue varietà di cereali e leguminose, ma anche di maiali selvatici e domestici, che diversamente si nutrono dei prodotti locali, con differenze anche minime delle loro carni. In modo analogo, diverse sono le abitudini di lavorazione e di conservazione delle carni soprattutto suine, regolate da riti non solo secolari, ma millenari e che determinano anche una miriade di nomi locali. Ma su tutto, fin dall’antichità in Italia dominano fondamentali radici culturali, che persistono nel tempo, tanto che ancor oggi in talune regioni italiane le salcicce di maiale sono denominate luganighe come le chiamavano i Romani che apprezzavano in modo particolare quelle che arrivavano dalla Lucania.

Il viandante che nel passato percorreva l’Italia sapeva che a ogni giornata di cammino poteva trovare un cibo anche leggermente diverso e soprattutto una carne conservata, o salume, con differenze a volte piccole, altre volte rilevanti. Cibi ambiti dai passeggeri, ma anche dalle soldatesche che cercavano alimenti da rapinare, e per questo si favoleggia di un Annibale che depreda i prosciutti che si producono in quei territori di cultura prima celtica e poi etrusca, dove i Romani avrebbero fondato Parma. La diversità dei cibi e dei sistemi e modalità di conservazione é determinata dal luogo, dal clima e microclima, dalle varietà di culture spontanee In Italia si consumano 30 milioni di prosciutti crudi e 45 milioni di cotti.

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Il consumo di salumi pro capite l’anno è di 19 chilogrammi. Il comparto produce 282.400 tonnellate per un valore di 8 miliardi, di cui 1 miliardo esportato.

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Radici della salumeria italiana

di di differenziazione dei salumi prodotti in Italia, dove agiscono culture germaniche, celtiche, etrusche, romane, greche e feniciapunica. Al di sotto di una gran varietà di prodotti, tradizionali, che ricuperano la tradizione, ma anche innovativi, la salumeria italiana oggi trova la sua unicità nelle tecnologie produttive che l’identificano in tutta la sua interezza, dalla scelta delle carni fino alle tecniche di conservazione della qualità. In Trentino Alto Adige di cultura germanica e mitteleuropea vi sono salumi affumicati, mentre in tutti i territori alpini non mancano i salumi di ruminanti domestici e selvatici. Nell’area celtica della Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna vi sono salumi crudi e cotti, con limitato contenuto di sale. Nei territori di antica presen-

Per la salumeria italiana bisogna distinguere l’immagine che questa ha all’estero da quella che ha all’interno del paese. All’estero la salumeria italiana è ben identificata da una serie di prodotti di vasta produzione, che vanno da alcuni celebri prosciutti alla mortadella, comprendendo anche alcuni prodotti tipici di nicchia, come il culatello. In Italia, invece, la produzione salumiera italiana é frammentata in una gran varietà di prodotti a carattere territoriale, al di fuori di un quadro unitario, e per questo si tende a considerare una salumeria regionale. Il dilemma tra salumeria italiana e regionale ha i suoi motivi. Indubbiamente esistono antichissime radici storiche di tipicità e quin-

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Il maiale nero è all’origine dei salumi italiani.

RADICI DELLA TIPICITÀ DEI SALUMI ITALIANI ZONE CULTURALI Area Germanica Mitteleuropea Area Celtica Area Etrusco-Latina Area Greca Area Punico-Fenicia

REGIONI CARATTERI Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige Salumi affumicati, anche di ruminanti Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Salumi crudi e cotti, con limitato Emilia Romagna contenuto di sale Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Salumi prevalentemente crudi Abruzzo, Molise Campania, Basilicata (Lucania), Salumi con uso di spezie esotiche e Calabria, Puglia, Sicilia nostrane Sardegna Salumi di piccola pezzatura

za etrusca e romana della Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise i salumi sono prevalentemente crudi. Nell’area greca dell’Italia meridionale della Campania, Basilicata (Lucania), Calabria, Puglia, Sicilia vi sono salumi con uso di spezie esotiche e nostrane. Nell’area fenicia-punica della Sardegna prevalgono salumi di piccola pez-

zatura.Con l’unità del Regno d’Italia, dalle molte radici mantenute anche dalle divisioni degli stati preunitari, l’artigianato salumiero prima e l’industria salumiera poi, costruiscono un grosso e solido fascio di prodotti che oggi identificano la salumeria italiana ricca di mille salumi diversi. Con l’unità del Regno d’Italia, dalle molte radici mantenute anche

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dalle divisioni degli stati preunitari, l’artigianato salumiero prima e l’industria salumiera poi, costruiscono un grosso e solido fascio di prodotti che oggi identificano la salumeria italiana ricca di mille salumi diversi.

italiani. Mille é il numero di una pienezza abbondante. Altrettanto numerosi sono i salumi italiani DOP e IGP, rispettivamente 21 e 16, per un totale di trentasette, il più alto numero tra i paesi europei.

Quanti salumi italiani?

Italiani ghiotti di salumi

Una non recentissima indagine indica un ammontare di seicentosessantasei salumi italiani tradizionali, ma se si considerano quelli che via via si sono aggiunti, anche per merito dell’artigianato e della piccola e media industria, si può stimare un patrimonio di mille prodotti. Seicentosessantasei o mille? Due numeri elevati e al tempo stesso magici. Seicentosessantasei é il numero della bestia, del maiale nero che é all’origine dei salumi

In Italia il consumo pro capite l’anno è di 19 chilogrammi e ora grazie a nuove tecniche di conservazione, si adattano ai nuovi stili alimentari, più magri e con meno sale, con un comparto che produce 282.400 tonnellate, che vale 8 miliardi di euro e 1 miliardo di export. Il consumo italiano di salumi per persona é tra i più alti del mondo anche perché questi alimenti, uno dei simboli della tradizione agroalimentare italiana, sono sempre

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più salutistici. Tutto questo è possibile grazie alle nuove tecnologie che permettono una migliore conservazione del prodotto e dunque una riduzione del sale, utilizzato con funzione antibatterica e antimicrobica. La tendenza é di consumare salumi più giovani, meno stagionati. E così, grazie anche al fattore tempo, inteso come minore stagionatura, i salumi necessitano di inferiori quantità di sale. Cifre alla mano, in Italia si consumano 30 milioni di prosciutti crudi e 45 milioni di cotti. E nella classifica del gusto e dei consumi, salgono il salame cacciatore e lo

strolghino (un salame tipico delle province di Parma e Piacenza, ottenuto con le rifilature magre del culatello e del fiocco di prosciutto), salumi gustosi e con una stagionatura breve. Agli italiani i salumi piacciono sempre più, con una preferenza per il prosciutto cotto e la mortadella, pur non disdegnando il prosciutto crudo e il salame, e ovviamente una vastissima gamma di prodotti di nicchia, regionali e locali. Il dato del consumo globale di salumi, che merita delle precisazioni, anche per smentire alcune inevitabili obiezioni. Molti possono ritenere che il consumo globa-

SALUMI ED INSACCATI TIPICI REGIONALI (da INSOR, 2002 e dalla Guida all’Italia Gastronomica del Touring Club Italiano - 1931, 1969, 1984; Prodotti agroalimentari con caratteri di tipicità e tradizionali Decr. Legisl. 173/1998) - Non sono considerati i prodotti familiari e quelli industriali (marche, marchi e tipologie di produzione) NUMERO DELLE PREPARAZIONI SALUMIERE TRADIZIONALI 26 19 25 28 49 47 23 10 91 22 21 70 14 11 17 53 49 21 12 58 666

REGIONE ABRUZZO BASILICATA CALABRIA CAMPANIA EMILIA ROMAGNA FRIULI VENEZIA GIULIA LAZIO LIGURIA LOMBARDIA MARCHE MOLISE PIEMONTE PUGLIA SARDEGNA SICILIA TOSCANA TRENTINO E ALTO ADIGE UMBRIA VALLE D’AOSTA VENETO TOTALE

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TALIANI I I M U L A S IO DOP A MARCH di Calabria Capocollo entina Coppa Piac eo un Crudo di C i Zibello Culatello d a) (Val d’Aost d a n r ’A d Lard i Calabria Pancetta d iacentina Pancetta P a di Carpegn o t t iu c s o r P di Modena Prosciutto di Parma Prosciutto iele di San Dan o t t iu c s o r P Toscano Prosciutto o-Euganeo ic r e B o t e n Ve Prosciutto Varzi Salame di ianza Salame Br centino Salame Pia tora alla Caccia i n a li a It i ria Salamin ta di Calab Soppressa icentina Sopressa V i Calabria Salsiccia d sta) s (Val d’Ao e s s o B e d Jambon

SALUMI ITAL A MARCH IANI IO IGP Bresaola d ella Valtell ina Ciauscolo Coppa di P a Cotechino rma M Lardo di C odena olonnata Mortadell a Bologna Porchetta d Prosciutto i Ariccia Amatricia no Prosciutto di Norcia Prosciutto di S Salame Cr auris Salame d’O emona ca di Mor tara Salame Sa nt’Angelo Salame Fe lino Speck dell ’Alto Adig e Zampone Modena

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le di salumi non corrisponda alla realtà e che non si vede come ogni italiano, ogni giorno, mangi circa 45 grammi di salume. A questo riguardo bisogna fare due precisazioni. Da una parte si tende a dimenticare, od almeno sottovalutare la grande quantità di pasti rapidi o di spuntini e merende che gli italiani consumano soprattutto fuori casa e nei quali dominano i classici panini, i toast e tante altre preparazioni dove i salumi sono presenti. Da un’altra parte si deve precisare che anche per i salumi vi sono dei consumi occulti che sfuggono alla normale percezione: quasi tutte le paste ripiene contengono salumi, presenti in moltissimi piatti di verdure, ma anche di carne. Il prosciutto, crudo, ma soprattutto cotto, è il più usato per queste preparazioni culinarie. L’indiscutibile successo dei salumi nella alimentazione degli italiani dipende da diversi fattori, i più importanti dei quali

sono i seguenti. In questi ultimi anni i salumi, pur rispettando le loro caratteristiche di tipicità, sono cambiati e soprattutto oggi sono meno grassi, meno calorici, con basse quantità di colesterolo, con minori quantità di sale e di additivi, anzi alcuni sono preparati senza alcun additivo, soprattutto nitriti e nitrati, polifosfati, ecc. Attraverso attenti processi produttivi e soprattutto una regolare fermentazione, è stato possibile, nella assoluta sicurezza del consumatore, migliorare la sapidità dei prodotti salumieri. I salumi italiani inoltre hanno significativamente migliorato il rapporto qualità prezzo, anche nei riguardi di altre carni. Il consumatore, adeguatamente informato sulle nuove caratteristiche dei salumi italiani, ha dato loro credito e li ha preferiti ad altre carni. I salumi italiani stanno anche entrando sempre più largamente nella cucina. Questo è la conseguenza della

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certamente una novità, ma oggi assistiamo ad un continua ampliamento. Ad esempio oggi il cotechino o lo zampone non sono presentati soltanto bolliti, ma sono anche oggetto di elaborazioni culinarie. In modo analogo è per il “salame da pentola” che entra nell’alta gastronomia di alcune regioni, come componente molto apprezzato del “brodo di terza”: un prodotto di nicchia, si dirà, ma pronto ad essere amplificato. Salumi da cucina, anzi per le diverse cucine (rapide e lente, tradizionali ed innovative, locali od esotiche) sono già oggi una realtà, ma sono soprattutto una importante linea di sviluppo futuro.

loro qualità, di un favorevole rapporto qualità/prezzo, ma soprattutto della possibilità di sfruttare le loro caratteristiche gastronomiche. Ad esempio è facile constatare come un ripieno per una pasta od una carne, se contiene un salume con una sua caratteristica di sapore, ad esempio la mortadella, ha un valore gastronomico certamente migliore che se contenesse una carne di minor costo, ma di scarso sapore, come una carne bianca avicola. Anzi quest’ultima può giovarsi, in cucina, della presenza nella ricetta di salumi con una specifica caratterizzazione, ad esempio affumicati. L’utilizzo culinario dei salumi non è

CONSUMI SALUMI IN ITALIA 2012 Valori percentuali Prosciutto cotto Prosciutto crudo Mortadella e Wurstel Salame Bresaola Altri salumi Totale

25,5 23,2 20,0 8,2 1,2 21,9 100

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Consumo in kg persona/anno 4,95 4,19 3,81 1,55 0,23 4,27 19


Salumi salutistici

dazioni dietetiche della comunità scientifica. Benché i Salumi utilizzino il sale per la sua funzione conservante, si è arrivati oggi a una riduzione notevole del suo impiego, grazie all’evoluzione dei sistemi di produzione, al controllo dei periodi di asciugatura e stagionatura e alla maggiore attenzione nella quantità e qualità delle spezie utilizzate. Il contenuto di sale nei Salumi Italiani risulta notevolmente ridotto, in una percentuale che va dal 4% circa fino a oltre il 45% a seconda del prodotto. Utilizzati sempre a scopo conservativo, anche i nitrati hanno subìto una considerevole riduzione nei Salumi, mentre i nitriti risultano oggi praticamente assenti. Considerati spesso erroneamente alimenti grassi, i salumi italiani presentano oggi una notevole riduzione del contenuto lipidico e, grazie alle moderne tecniche di allevamento,

Le analisi sull’attuale composizione nutrizionale dei Salumi confermano il progressivo miglioramento nutrizionale di alimenti simbolo della tradizione gastronomica italiana, in grado di soddisfare il gusto e di rispondere alla crescente attenzione alla salute e al benessere di tutte le fasce della popolazione. I miglioramenti nutrizionali emersi si registrano nel contenuto lipidico, vitaminico e minerale e nella riduzione del cloruro di sodio, che implica una rivalutazione dei Salumi nella dieta mediterranea moderna. Di conseguenza i salumi sono oggi sempre più una categoria di alimenti adatta a tutta la popolazione e a diversi momenti di consumo, in grado di soddisfare la ricerca del gusto e, allo stesso tempo, in linea con le raccoman-

Recenti variazioni dei grassi in alcuni salumi italiani Salume Prosciutto cotto Prosciutto crudo Mortadella Zampone cotto Salamini cacciatori

Lipidi g/100 grammi 1993 14,7 23,6 28,1 25,9 34,0

Lipidi g/100 grammi 2011 7,6 18,6 25,0 15,5 32,7

Variazioni percentuale 1993 - 2011 - 48% - 19% - 11% - 33% - 4%

Recenti variazioni del sale in alcuni salumi italiani Salume Prosciutto cotto Prosciutto crudo San Daniele Prosciutto crudo nazionale Mortadella Zampone cotto Salamini cacciatori

Lipidi g/100 grammi 1993 2,3

2,1

Variazioni percentuale 1993 - 2011 - )%

7,0

4,5

- 36%

7,0 3,0 2,5 4,6

6,0 2,4 1,7 3,9

- 15% - 20% - 32% - 15%

Lipidi g/100 grammi 2011

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alimento adatto a tutta la popolazione e ad ogni momento di consumo. Per il loro contenuto di proteine, vitamine e sali minerali, sono un alimento indicato per la fase di crescita dei bambini, così come - nel caso di alcuni salumi - per la donna in gravidanza e in periodo di allattamento. Anche gli anziani possono apprezzare il gusto di questo alimento tipicamente italiano, grazie alla facile masticabilità e alla conservabilità, soddisfacendo allo stesso tempo l’aumentato bisogno di calcio, fosforo, zinco e vitamine antiossidanti. I giovani e gli sportivi trovano nei salumi, in particolare in abbinamento con il pane, un mezzo per recuperare facilmente e in modo naturale i nutrienti persi con l’esercizio fisico: carboidrati, proteine, lipidi e sali minerali, facilmente digeribili e assimilabili.

ne risulta ottimizzata anche la qualità compositiva, in particolare per quanto riguarda i prodotti insaccati cotti. Per questi alimenti, il contenuto in acidi grassi saturi si è ridotto notevolmente, fino a quasi il 40%, e allo stesso tempo si è ottenuto un equilibrio tra contenuto in grassi saturi e insaturi. In particolare, grassi preziosi come quelli insaturi sono passati dal 30% a oltre il 60% dei grassi totali. Parallelamente alla riduzione dei grassi saturi, si sono registrate diminuzioni apprezzabili del contenuto in colesterolo, soprattutto in alcuni prodotti quali prosciutto cotto, pancetta, cotechino e una crescita delle proteine apportate, che forniscono meno calorie rispetto ai grassi. La composizione nutrizionale dei salumi italiani d’oggi, insieme alle moderne modalità di confezionamento in vaschette porzionate, ne fanno dunque un

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Salumi e sistema alimentare

nali di una popolazione sempre più sedentaria e longeva, I salumi tengono alla grande, anche in un periodo, come l’attuale, di rilevanti cambiamenti economici e sociali, di riflesso anche alimentari. I motivi che vedono i salami mantenere le posizioni di un consumo annuale che si avvicina a circa due chilogrammi per italiano, sono individuabili nella loro capacità d’essere duttili e al tempo stesso conservativi, territoriali, innovativi, capaci d’adattarsi a sistemi di produzione, distribuzione e consumo diversi, sempre con ottimi rapporti tra qualità e prezzo. Tanti aspetti, alcuni dei quali meritano qualche dettaglio, incominciando dal loro uso alimentare. La cucina italiana cambia con una velocità che in questi ultimi tempi è aumentata. In particolare vanno cambiando i luoghi del mangiare. Mentre diminuisce la frequenza dei pasti consumati in casa, aumentano i luoghi del

I salumi in generale e salvo qualche eccezione, erano un cibo povero o usato come ingrediente di cucina, anche per idee sbagliate sul loro valore nutrizionale. Solo cento anni fa, Pellegrino Artusi nel suo celebre libro che ha largamente condizionato la cucina italiana, considerando l’alto valore nutrizionale delle carni, pone quella di maiale al penultimo posto in una classifica di dieci. Nel sistema alimentare del passato i salumi non comparivano sulle tavole borghesi e tanto meno su quelle signorili, al massimo in pasti campagnoli, come il prosciutto e fichi o melone. Oggi le cose sono profondamente cambiate perché i salumi sono molto migliorati e si sono adattati, in molti casi hanno condizionato, un adeguamento delle loro caratteristiche al gusto e alle necessità nutrizio-

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di avere condizioni d’assoluta freschezza, mantenuta per un periodo compreso tra una o più spese settimanali. Al tempo stesso si evitano le sia pur limitate difficoltà di mantenere i salumi (in frigorifero? In un’inesistente cantina? Confezionato come? ecc.) e di doverlo tagliare, con l’inevitabile conseguenza che dopo poco tempo la superficie di taglio si ossida e dev’essere buttata. Sistemi che aboliscono o riducono la spreco alimentare al quale si é sempre più attenti. I tanti salumi offerti dalla tradizione, dall’artigianato e dall’industria italiana hanno una vasta gamma d’utilizzazione in cucina e gastronomia. Riduttivo è pensare soltanto al classico ed intramontabile pane e salame, perché molte sono le ricette anche innovative nelle quali questo o quel salume entra quale ingrediente, ben associandosi a verdure, formaggi ed altri alimenti, per la costruzione di piatti freddi e

mangiare rapido fuori casa, in misura diversa, ma che in molte aree dell’Italia industrializzata arriva ad un luogo pubblico, compresi bar, tavole calde, paninoteche e via dicendo. In buona parte di questi locali per pasti veloci, la presenza dei salumi, con la loro gran varietà, ha un ruolo di primo piano, in una condizione che apre anche la strada alla conoscenza di nuovi salumi, che il consumatore impara ad apprezzare e quindi in seguito è indotto a comprare. I salumi hanno acquisito una serie di nuovi elementi distintivi quasi di nobiltà della tavola. Accanto ai salami contadini che vantano e quasi ostentano caratteri tradizionali di grandi dimensioni, ma di non facile utilizzo nelle moderne famiglie nucleari dove inoltre si desidera un continuo cambiamento e quindi diversità alimentare, sono vincenti le buste contenenti un limitato numero di perfette fette, confezionate in modo

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più breve maturazione. Non ultimo motivo dell’attuale successo dei salumi italiani è la loro produzione che si è affinata passando dal contadino al piccolo artigiano, alla media e grande industria che è stata capace di mantenere i necessari caratteri di tipicità, al tempo stesso evitando gli errori e gli incidenti che non mancavano nella produzione familiare, a causa d’errori tecnici e che si pensava di poter giustificare con più o meno fantasiose motivazioni che chiamavano in causa il periodo degli amori suini od il ciclo mestruale delle donne di casa, le fasi della luna.

caldi. La composizione dei salumi, oggi tutti di puro suino, anche perché la carne di maiale è quella meno costosa, può essere variata e quindi si riescono a produrre salumi con diverse percentuali di grasso e quindi anche leggeri ed adatti al consumatore moderno. Altrettanto importante è la gran diversità d’aromatizzazioni dei salumi italiani: da quelli dolci e freschi come taluni cacciatorini, a quelli diversamente aromatizzati con aglio (ad esempio salame mantovano), finocchio (finocchiona toscana), peperoncino (salsiccia napoletana), vino (salame piemontese) ed altre droghe e spezie autoctone od esotiche, ad iniziare dall’importantissimo pepe. Da non dimenticare che mentre un tempo si preferivano i salumi a media o lunga stagionatura, fino ad avere un’intensa lipolisi (salami con la goccia), a questi oggi si affiancano quelli di gusto più fresco ottenuti con una

Giovanni Ballarini Università degli Studi di Parma

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CALEIDOSCOPIO

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LA TRENTINA CORRE LA TERZA EDIZIONE DELLA FISHERMAN’S FRIEND STRONGMANRUN

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Smart, active, fun, perfetta per l’outdoor. È la mela la Trentina, un frutto sociale, amato dalle famiglie, perfetto come ricarica energetica da condividere durante l’attività sportiva e ideale per tutti coloro che amano mettersi in gioco vivendo nuove esperienze. Per il terzo anno, il Consorzio la Trentina ha partecipato il 20 settembre all’attesissima “corsa più forte di tutti i tempi”: “Una nuova occasione - dichiara Simone Pilati Direttore Generale del Consorzio - per esprimere il forte legame con il territorio in cui opera e far conoscere un modo inedito di consumo della mela”. Sei le varietà, per altrettanti stili di vita, con cui trasmettere l’idea della mela come nuova esperienza di gusto che si adatta alle esigenze dei diversi fruitori e ne esalta contemporaneamente le qualità. L’ostacolo scivolo personalizzato la Trentina, vera novità di quest’anno, farà parte dei 13 ostacoli che i quasi 5.000 iscritti dovranno affrontare durante il percorso di 19,5 km totali disseminato di sfide ed avventura nella bellissima cornice della città di Rovereto. “Da sempre - conclude Pilati - la Trentina è portavoce di un messaggio significativo: l’importanza di una

sana alimentazione unita a un maggior utilizzo di frutta fresca per una vita equilibrata e responsabile. In tal senso, i valori condivisi con il mondo dello sport sono molteplici”. CONSORZIO LA TRENTINA: FRUTTA DI FAMIGLIA Il Consorzio la Trentina, tra le più significative realtà melicole su territorio nazionale ed europeo con un totale di 65 mila tonnellate/anno, nasce nel 1989 con lo scopo di coordinare il lavoro delle diverse cooperative socie distribuite sul territorio trentino. Nel 1997, al fine di tutelare e contraddistinguere la qualità della frutta prodotta in Trentino, diventa Organizzazione di Produttori Consorzio la Trentina. Attraverso le 4 cooperative socie, specializzate in particolar modo nella produzione di 6 varietà di mele, raccoglie circa 1.300 aziende familiari che da generazioni mantengono la tradizione agricola del territorio. Le cooperative sono dislocate nelle principali aree del Trentino e ognuna di esse garantisce ai soci conferitori la presenza di magazzini attrezzati alla conservazione, allo smistamento ed al confezionamento dei prodotti, oltre che la gestione delle pratiche e dei controlli, in una logica di stretta collaborazione. www.latrentina.it


RIENTRO A SCUOLA: PER LA MERENDA DEI BAMBINI I NUTRIZIONISTI CONSIGLIANO LO YOGURT Latteria Merano ha recentemente lanciato 100% Naturale, goloso yogurt con latte di montagna e vera frutta selezionata, ideale per i piccoli. Scattata l’ora del ritorno sui banchi di scuola per i più piccoli, come prendersi cura di loro se non con una merenda genuina e nutriente? Lo yogurt è considerato dai nutrizionisti uno degli spuntini ideali, in quanto alimento sano e che si inserisce perfettamente nell’alimentazione dei bambini. vYOGURT E CONTROLLO DEL PESO - I nutrizionisti del Centro Studi Sprim, attraverso gli ultimi risultati del Barometro Nutrieconomico, hanno eletto lo yogurt come l’alimento ideale “spezza fame”, sia grazie al suo elevato valore nutrizionale che per il vincente rapporto qualità-prezzo. Anche uno studio condotto in Inghilterra valorizza il ruolo dello yogurt all’interno della dieta quotidiana dei bambini. La ricerca ha valutato i livelli di consumo di vari prodotti lattiero caseari (tra cui lo yogurt, appunto) su un campione di 2.500 bambini di 10 anni, correlandone, in seguito, l’aumento di peso degli stessi 3 anni dopo. Lo studio, in linea con i risultati di ricerche precedenti, ha rilevato che i ragazzi che consumavano maggiori quantità di latticini, tra cui yogurt, presentavano un aumento di peso inferiore. Il consumo di questi alimenti avrebbe dunque un ruolo protettivo nei confronti del sovrappeso, grazie anche all’elevato tenore di calcio e all’alto potere saziante delle sieroproteine del latte.

LO YOGURT DELL’ALTO ADIGE - Lo yogurt si proclama quindi la merenda ideale per i più piccoli, sana, nutriente e anche golosa! Da oltre 60 anni Latteria Merano si impegna quotidianamente per produrre yogurt e drink di alta qualità: alimenti dal grande valore nutrizionale e preparati con pochi ingredienti semplici e genuini, senza l’impiego di coloranti, conservanti e dolcificanti artificiali. Il valore aggiunto nasce dall’altissima qualità delle materie prime, come il latte fresco dell’Alto Adige, e da una ricetta esclusiva: due caratteristiche che rendono lo yogurt di Latteria Merano amabile, molto cremoso e ricco di nutrienti. In particolare, lo Yogurt 100% Naturale è il simbolo dell’esperienza della Latteria Sociale Merano. Particolarmente indicato per i bambini, vanta latte di montagna dei masi altoatesini, vera frutta delle migliori qualità e zucchero di canna grezzo: non contiene nulla di più, e si presenta in 6 varianti cremose e vellutate. L’ESCLUSIVA GAMMA 100% NATURALE Nocciola del Piemonte IGP Agrumi di Sicilia Vaniglia Bourbon del Madagascar Frutti di Bosco Fragola Camarosa Caffè Arabica di alta montagna Gli altri prodotti Latteria Merano: Latteria Merano: Yogurt Classico, Il Duetto, Yovì Yogurt al Cucchiaio, Yovì Drink, AC Active Bella Vita: Free - Yogurt senza lattosio, 0,1% di grassi, Probiotic Drink www.lattemerano.it

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CALEIDOSCOPIO VERSOALN, UN VINO ESTREMO IN DEGUSTAZIONE

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Fino al 30 ottobre sarà possibile acquistare la particolare offerta turistica dei Giardini di Sissi a Merano “Giardini & Vino”, un pacchetto combinato dedicato agli enoturisti che ogni giovedì abbina alla visita al giardino botanico, la degustazione del raro e pregiato vino Versoaln, prodotto dalla vite più grande e probabilmente più antica al mondo. Questo vino è stato protagonista all’ultima edizione dell’esclusivo Cortina Wine Club grazie alle particolari caratteristiche estreme e uniche che lo contraddistinguono.

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Continuano gli appuntamenti della stagione 2014 ai Giardini di Sissi a Castel Trauttmansdorff, tra questi, fino al 30 ottobre, per celebrare la vendemmia e grazie al successo riscontrato l’anno scorso, viene riproposta agli enoturisti amanti della botanica l’offerta turistica combinata “Giardini & Vino”. Ogni giovedì questa iniziativa permetterà di affiancare alla visita guidata ai Giardini di Sissi anche quella all’antica vite Versoaln, considerata oggi monumento naturale e bene culturale altoatesino, e di degustare il prezioso vino bianco che annualmente si produce in pochissime quantità. I Giardini di Castel Trauttmansdorff dal 2006 hanno preso sotto la loro tutela la vite Versoaln, la più grande e probabilmente più antica al mondo, che cresce rigogliosa nel terreno circostante Castel Katzenzungen a Prissiano nella frazione di Tesimo, una località a 600 metri di altitudine ad una mezz’oretta di distanza dai Giardini di Sissi. Il costo del pacchetto “Giardini & Vino” è di € 30,00 ed è prenotabile per gruppi tutti i giorni con almeno tre settimane d’anticipo ai Giardini di Sissi a Castel Trauttmansdorff.

Lo scorso 16 agosto, il vino Versoaln, grazie alle particolari caratteristiche estreme e uniche che lo contraddistinguono, è stato protagonista di una speciale degustazione tenutasi a Cortina dall’esclusivo Cortina Wine Club, un ristretto circolo che ha come obiettivo quello di unire gli enoappassionati e di diffondere la conoscenza di vini e vitigni “estremi” attraverso solamente tre selezionate degustazioni annuali. www.giardinidisissi.it

Orari di apertura dei Giardini: 1° aprile - 31 ottobre: ore 9.00 - 19.00 1 novembre - 15 novembre: ore 9.00 - 17.00 Ultimo ingresso fino a un’ora prima dell’orario di chiusura


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CON I PIEDI PER TERRA: “PERE,BIETOLE, MIELE E VINO, e TANTO BIO”

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Un’ estate che non c’è stata, un clima che ha messo in ginocchio molte produzioni, ma che adesso ha molte aspettative. Piena raccolta per la pera abate, eccellenza prodotta solo in Emilia Romagna e che adesso può contare su nuovi mercati a partire dagli Stati Uniti, oltre che Cina e Corea. Una verifica in compagnia degli

nel piacentino, dopo una campagna tormentata in cui programmare è stato davvero impossibile. Nel nostro giro dei progetti verso Expò 2015, le considerazioni dei costruttori italiani di macchine agricole: il Presidente di Federunacoma, Massimo Goldoni, spiega il ruolo della meccanizzazione agricola nella filiera alimentare mondiale e la sua visione del tema nutrizionale a tutte le latitudini - le cui parole-chiave sono: sicurezza, innovazione, educazione, sostenibilità ambientale, diversità e qualità.

57 agricoltori della Ortolani Cofri di Imola, cooperativa dal 1893. Bilancio anche per il settore bieticolo saccarifero, con la raccolta in campo e i valori alla trasformazione, in compagnia degli esperti di Coprob. Grandi colture, protagonista il mais, nelle differenti destinazioni d’uso: alimentare, zootecnico, ceroso per biodigestori, con varietà e test agronomici a confronti nell’area di Guastala con i tecnici del Consorzio Agrario dell’Emilia. Se il Sana di inizio settembre a Bologna porta la grande varietà del naturale, noi abbiamo scelto un’azienda biologica per la vendemmia, in una area particolarissima del Nord Est, la zona a Denominazione di origine controllata LISON PRAMAGGIORE, ospiti dell ’Azienda Agricola Le Carline insieme ai prodotti tradizionali più importanti di questo areale veneziano ma molto vicini al Friuli, che affonda le proprie radici fino al tempo del Romano Impero e la Serenissima gaudente ne fece calice per i suoi aristocratici banchetti. Dunque nuovi stili di vita improntati al benessere, e segue questa idea, il nuovo progetto agronomico di Conserve Italia Legumi secchi. Fagioli borlotti in raccolta

Per quel che riguarda gli eventi, Castel San Pietro Terme, città slow, e con l’Osservatorio Nazionale protagonista delle Giornate del Miele, in un anno in cui le api sono state malmenate pure dal maltempo e la produzione scarseggia e se da una parte si procede a valorizzazione e promozione dei Mieli d’talia, dall’altra si riflette e si propone in un convegno con la partecipazione del Ministro Martina. Con Sis, società sementiera tutta italiana, vedremo le novità legate al riso, trebbiate nei campi sperimentali di Malalbergo. Mentre con il CRPA avremo modo di approfondire le prospettive delel produzioni biologiche nelle diverse specie zootecniche.

In Emilia Romagna l’appuntamento di “Con i piedi per terra” è al sabato alle 12.30 e al martedì sera alle 21 su Telesanterno, mentre al lunedì alle 20.30 arriva in nazionale su Odeon tv, e il giovedì in streaming live sul primo canale tematico agroalimentare Antenna Verde, anche sul digitale terrestre in Emilia Romagna (canale 656) e in Veneto e Friuli (canale 288) Per ogni informazione il nostro portale on line www.conipiediperterra.com


CALEIDOSCOPIO

CALEIDOSCOPIO

LIVON: 50 ANNI DI QUALITÀ GUARDANDO AL DOMANI I vignaioli Livon hanno celebrato i cinquant’anni di attività alla presenza della Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani. Una giornata di festa dedicata al Collio, al Friuli e alla passione per il proprio lavoro.

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Dedizione, passione, esperienza. Sono queste le parole che raccontano la storia dell’azienda Livon che, sabato 6 settembre, prima nel vigneto Braide Alte sul Collio e, a seguire, nella splendida location di Villa Chiopris, ha festeggiato i cinquant’anni di attività alla presenza di autorità, giornalisti e di tutta la rete commerciale italiana ed estera. Le celebrazioni dell’anniversario hanno infatti coinvolto circa 250 ospiti provenienti da numerosi Paesi del mondo. La realtà guidata da Valneo e Tonino racconta una bella storia italiana, cominciata nel 1964 da Dorino Livon con l’acquisto di un primo appezzamento in quel lembo estremo che rappresenta l’ultimo baluardo d’Italia verso l’Europa dell’Est: il Collio. Ad aprire i festeggiamenti sono state proprio le immagini realizzate per l’occasione dalla Clarius Film, presto disponibili on-line, che hanno saputo raccontare, attraverso gli occhi e le parole di Tonino e Valneo Livon, la grande storia di questa famiglia. Cinquanta anni di lavoro duro ed intenso allo scopo di produrre vini di qualità. Vini oggi conosciuti in tutto il mondo ma che nascono dalla passione e dall’amore per la terra e la tradizione. Una eredità importante, che le nuove generazioni sono pronte a portare avanti seguendo quei valori - famiglia, qualità, passione e importanza delle proprie radici - con i quali si può arrivare dovunque. Un momento di festa che ha coinvolto tutto il Friuli, come ha dimostrato la presenza della Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, del Vice Presidente della Regione Sergio Bolzonello, del Presidente del Consiglio Regionale Franco Iacop, del Presidente della C.C.I.A.A. di Udine Giovanni Da Pozzo, del Presidente degli enologi della regione Rodolfo Rizzi e dei Sindaci dei vari Comuni. Nel corso della giornata si è svolta anche l’intronizzazione

della Presidente Serracchiani quale nuovo membro del Ducato dei Vini Friulani, associazione culturale fondata 42 anni fa da un gruppo di uomini di rilievo e di cultura tra cui Dorino Livon e che oggi annovera tra i propri membri Valneo. Ad assegnare il titolo alla Presidente Debora Serracchiani è stato il Duca Piero Villotta, supportato dalla Corte Ducale. Un riconoscimento che ha sottolineato l’importanza della viticoltura per l’economia dell’intera Regione. Un’occasione in cui la Presidente Serracchiani ha voluto evidenziare come in 50 anni di storia la famiglia Livon abbia dimostrato di saper fare sistema e lavorare tutti assieme. Un modello che ha creato una bella storia italiana e che può essere un esempio per l’intera Regione. Una festa familiare che Valneo e Tonino Livon hanno dunque voluto trasformare in un vero omaggio al Friuli, al Collio e a tutti coloro che questa terra la vivono e la amano. www.livon.it



SEGANTINI

Milano comincia scandire le tappe di avvicinamento a Expo 2015 con una grande mostra sul Pittore che come pochi altri ha raccontato la vita nelle campagne di pianura e nelle montagne impregnandola di poesia e sacralitĂ . Lamberto Cantoni


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ARTE E NATURA

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Alla stanga, 1886 olio su tela, 170 x 390 cm Roma, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea


Pochi pittori hanno saputo raccontare con immagini esemplari il senso profondo della campagna, del duro lavoro a stretto contatto con la natura, come fece Segantini nell’ultimo quarto dell’Ottocento. Soprattutto nella prima parte della sua avventura artistica si può dire che la vita a stretto contatto con contadini, pastori, animali, paesaggi abbia favorito l’emersione del ristretto campo di valori attorno ai quali far evolvere le sue tecniche pittoriche e il suo progetto di vita. Con il senno di poi, posso aggiungere che in un certo senso Segantini restituì al mondo rurale il “debito” maturato, donando ad esso l’umanità, la poesia, la bellezza che una civilizzazione sempre più centrata sui valori della città stava rimuovendo. Osservate il famoso quadro dipinto nel 1885, Alla stanga, uno dei culmini di questa fase verista. La rappresentazione della vita contadina trova nella configurazione dello spazio, nel posizionamento delle forme, nel suggestivo dosaggio di luci e ombre, nella scelta del momento, il tramonto, nell’orchestrazione

armoniosa dei verdi, gialli, blu e marroni, trova dicevo, la sua grande bellezza. Il phatos epico facilmente percepibile, rimanda al desiderio del pittore catturato dall’esaltazione del rapporto uomo/natura. E sappiamo bene che il desiderio (o, per dirla con termini ottocenteschi, la volontà) non si adegua al reale; bensì lo scolpisce, lo buca, lo deforma. Non è un caso se le catene montuose sullo sfondo del quadro, siano state inventate ad hoc per integrarle ad dosaggio poetico del resto della composizione. Un segno evidente del sostanziale monismo che plasmava la visione di Segantini sul rapporto uomo/natura: noi siamo un frammento di essa e la rappresentazione del suo concetto visivo deve includere il soggetto che ne fa esperienza. Osserviamo dunque lo spazio del vero, lavorato/deviato dall’esperienza interiore dell’artista. Comincia ad emergere inoltre, la propensione o la necessità del pittore di dare una forma esemplare al concetto visivo. Guardate il quadro intitolato L’ultima fatica del giorno (1884): un vigoroso contadino seguito come

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Le due madri, 1889 olio su tela, 162,5 x 301 cm Milano, Galleria d’Arte Moderna


Mezzogiorno sulle Alpi, 1891 olio su tela, 77,5 x 71,5 cm St. Moritz, Museo Segantini, deposito della Fondazione Otto Fischbacher - Giovanni Segantini

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Riposo all’ombra, 1892 olio su tela, 44 x 68 cm Collezione privata

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L’ultima fatica del giorno, 1884 olio su tela, 117 x 82 cm Budapest, Szépművészeti Múzeum / Museum of Fine Arts

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Pascoli di primavera, 1896 olio su tela, 95 x 155,5 cm Milano, Pinacoteca di Brera

un “padre” dal gregge sta rientrando con sulle spalle un pesante fardello di arbusti; la luce dell’imbrunire, l’incedere reso drammatico dal percorso in discesa, il paesaggio essenziale, minimalista, enfatizzano la “fatica” e trasformano la figura in un commovente emblema delle virtù morali di chi vive a contatto con la natura. In un certo senso, l’immaginario di Segantini ha sempre girovagato nei dintorni del Simbolismo, pur riconoscendo in questa fase della sua avventura artistica una maggiore concretezza rispetto l’astrazione misticheggiante dell’ultimo capitolo della sua pittura.

lo portava a cercare la cattura dell’attimo fugace. La sua aspirazione era raggiungere il senso di eternità dei momenti epifanici che trasudavano dallo stretto contatto con la Natura. Momenti nei quali emergevano i ritmi, le forze (vitali), gli abissi (la morte) interpretati come le sacre leggi della vita. Quindi da un lato Segantini era coerente con i programmi di ricerca degli impressionisti e post impressionisti, ovvero era ossessionato dalla luce, sperimentava colori brillanti, soggetti comuni, sapeva evocare benissimo le atmosfere imbricate nel momento da catturare. Ma diversamente da essi ambiva a una profondità e a un senso di sacralità decisamente ragguardevoli. I suoi quadri della maturità forse non avevano la struttura e la solidità della pittura di Seurat e di altri divisionisti, con i quali condivideva

RAZIONALITÀ OTTICA E FEDE MISTICA A differenza della prima generazione di pittori impressionisti, l’esperienza del reale non

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Ritorno dal bosco, 1890 olio su tela, 64,5 x 95,5 cm St. Moritz, Museo Segantini, deposito della Fondazione Otto Fischbacher - Giovanni Segantini

la tecnica che consisteva nella distribuzione di colori puri attraverso infinite applicazioni di piccoli, delicati colpi di pennello; ma in compenso i soggetti dei momenti epifanici che selezionava, invece che risultare freddi, irrigiditi, stilizzati trasudavano di energia, di forza, di partecipazione. Segantini pensava che la chiarezza della visione, l’appello alla figurabilità se imprigionati in un realismo ingenuo, avrebbero compromesso l’appercezio-

ne del reale, dal momento che la sua immagine della natura implicava la partecipazione attiva del soggetto in gioco. Il meraviglioso quadro intitolato Mezzogiorno sulle Alpi (1891) è una efficace raffigurazione del naturalismo filosofico e mistico del pittore. Baba, una delle modelle del periodo è concentrata nella contemplazione del paesaggio. La ragazza guarda un’orizzonte che il fruitore del quadro può solo immaginare. La

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mano protesa a sollevare leggermente il cappello di paglia e la rigida eretta posa, sembrano suggerire il sentimento di magica fusione con la natura. La minuziosa e precisa tecnica divisionista consente al pittore di creare una luminosità diffusa veramente coinvolgente. Il divisionismi di Segantini non si materializzava in piccoli puntini di colore. Il suo segno materico standard consisteva in brevissimi trattini di colore non amalgamato. Svirgolettature che si facevano carico delle leggi ottiche divenute nell’epoca post impressionista, un vero e proprio vangelo per una generazione di pittori. Per esempio, i divisionisti credevano ciecamente che quando guardiamo il puntino di colore, l’illusione ottica produce nei suoi dintorni un bagliore colorato. Da questo intreccio tra proprietà fisiche del colore e reazioni dell’occhio nascevano i particolari effetti dei cosiddetti colori complementari: se il puntino di rosso è vicino al puntino verde, il rosso sarà più rosso e il verde sempre più verde. Non credo che Segantini leggesse o conoscesse a fondo i trattati di ottica e le teo-

rie del colore da essi derivate. Ma è certo che empiricamente era diventato bravissimo nel sfruttare gli effetti delle tecniche divisioniste. Concepiva la natura come una continua emersione di simboli. Aveva dunque bisogno di sviluppare una tecnica capace di restituire allo sguardo implicito nella produzione di un quadro (un quadro è fatto per essere sguardato) la percezione di un reale colto nell’istante in cui materializza figure impregnate di sacralità. Infatti il pittore diceva e scriveva spesso: “Il bello è di ordine spirituale e non sensorio”. Possiamo leggere dunque, nella sua pratica pittorica, un ripensamento della scienza applicata alla pittura, responsabile di uno svuotamento del positivismo a favore di una continua tensione tra il reale e qualcosa che lo sovrasta. L’ARTE COME RIVELAZIONE La critica di fine ottocento amava descrivere Segantini (ma vale anche per i colleghi Pellizza e Morbelli) come un pittore solitario, quasi

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La raffigurazione della primavera, 1897 olio su tela, 116 x 227 cm New York, French & Company


La raccolta dei bozzoli, 1881-1883 - olio su tela, 70 x 101 cm Milano, Collezione Intesa Sanpaolo, Gallerie d’Italia - Piazza Scala

un eremita che viveva le sue ossessioni artistiche a stretto contatto con la natura. Alcune pagine scritte dal pittore autorizzano in parte questa sommaria interpretazione: “... andavo fuori, solitamente nelle ore del tramonto, per vedere e sentire le impressioni che poi di giorno riportavo sulla tela”. Nell’ultima fase della sua avventura artistica caratterizzata dall’adesione al paradigma simbolista, l’esposizione diretta al paesaggio era divenuta ossessiva pur quanto di non chiara lettura, dal momento che la centralità delle sue raffigurazioni erano divenute sempre più allegoriche. Come esempio posso rimandare alla composizione, L’amore alla fonte della vita (1896). In una sua lettera Segantini descrive il soggetto del quadro con queste parole: “...rappresenta l’amore giocondo e spensierato della femmina, e l’amore pensoso del maschio, allacciati

insieme dall’impulso naturale della giovinezza e della primavera. La stradicciola sulla quale avanzano è stretta e fiancheggiata da rododendri in fiore... Amore eterno dicono i rossi rododendri, eterna speranza rispondono i zembri sempreverdi...un mistico angelo sospettoso stende la grande ala sulla fonte della vita. L’acqua viva scaturisce dalla viva roccia, entrambi simboli dell’eternità. Il sole inonda la scena, il cielo è azzurro, col bianco, il verde, il rosso a deliziare il mio occhio in soavi armoniche cadenze”. Devo dire che il mieloso simbolismo dell’allegoria mi lascia del tutto indifferente. Sono portato a pensare che in questa ultima fase, la pittura di Segantini abbia perso nei lavori dichiaratamente simbolisti, la consistenza umanistica e il l’ecosacralità delle fasi precedenti. La capacità del pittore di dare vita al paesaggio rimane prodigiosa. Ma quan-

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Costume grigionese (ritratto di Barbara Huffer), 1887 olio su tela, 54 x 79 cm St. Moritz, Museo Segantini, deposito della Fondazione Otto Fischbacher - Giovanni Segantini

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L’Amore alla fonte della vita, 1896 olio su tela, 70 x 100 cm Milano, Galleria d’Arte Moderna

Milano sta dedicando all’artista. Dal 18 settembre 2014 al 18 gennaio 2015, a Palazzo Reale si potranno ammirare dopo anni (praticamente dalla magnifica mostra antologica organizzata al Palazzo delle Albere di Trento nel 1987) la rassegna delle opere più significative di tutte le fasi della carriera del pittore.

do sceglie l’evocazione diretta delle figure simboliche, le forme allegoriche sembrano imbricarsi nella natura in modo forzato. È chiaro che il contrasto percettivo tra i colori del paesaggio e gli azzurrini sbiancheggiati delle figure allegoriche del quadro descritto era completamente intenzionale. L’attrito tra queste due dimensioni o, se volete, la non completa integrazione tra figure e paesaggio, aveva lo scopo di rendere eloquente la simbolizzazione. Il “messaggio” dell’artista è esplicito ma a scapito dell’efficacia estetica. La leggendaria avventura artistica di Segantini che vi ho brevemente delineato, è magnificamente esibita nella grande mostra che

Lamberto Cantoni Direttore Responsabile Karpòs Magazine

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CALEIDOSCOPIO TARTUFO E VINO, GLI INGREDIENTI DELL’AUTUNNO PIEMONTESE SECONDO HOMELIDAYS.IT

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È pensare che non si conosce il nome del primo maiale che ha trovato un tartufo! (Edmond de Goncourt)

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Un buon bicchiere di vino rosso, un risotto al tartufo e la magnifica vista delle colline piemontesi come contorno. Nulla come una pausa autunnale nelle Langhe può riconciliarci con il mondo e farci assaporare il gusto di uno stile di vita più rilassato. Inebriante è il paesaggio che si prospetta agli occhi, così come il sapore della tradizione enogastronomica locale, che in autunno viene celebrata con sagre, feste e appuntamenti di rilievo come la Fiera Internazionale del tartufo d’Alba, un appuntamento imprescindibile per tutti i buongustai e gli amanti della filosofia “slow food”. Nelle Langhe, i piaceri del palato si traducono in cibo per la mente. Sulle colline note per la produzione vitivinicola e l’abbondanza di tartufo, la locuzione latina Mens sana in corpore sano prende forma tra un Barolo d’annata e un Nebbiolo di prestigio, una passeggiata tra i vigneti e una degustazione del pregiato tubero. Con Homelidays, sono tante le possibilità offerte a chi desidera respirare il profumo dell’autunno in Piemonte e partecipare a uno degli eventi enogastronomici più importanti d’Italia, che quest’anno si terrà dall’11 ottobre al 16 novembre 2014. Nelle campagne di Alba Per non perdere gli appuntamenti più importanti della Fiera del Tartufo e soggiornare in un ambiente

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LE CANTINE PIÙ GRANDI AL MONDO A MONTECARLO: LE CAVES DE L’HOTEL DE PARIS 140 anni di storia, oltre 600.000 bottiglie e etichette del 1850.

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Scavate dietro il Palace, nel 1874, sul modello delle cantine di Bordeaux, Les Caves de l’Hotel De Paris, divenute proprietà della Société des Bains de Mer nel 1881 sono la più importante cantina d’albergo e ristoranti al mondo. Oggi, le Cantine dell’Hôtel de Paris, con una superficie totale di 1500m² e con oltre 600.000 bottiglie sistemate su oltre 1,5 km di scomparti, sono un’eccezione nel loro genere.. avrebbero potuto vedere scomparire il loro tesoro, accumulato nel corso di decenni. Durante la seconda guerra mondiale, lo spirito del responsabile delle Cave dell’epoca e l’inquietudine di un eventuale saccheggio, lo spingono a sistemare il retro della cantina con delle bottiglie vuote. E’ cosi che furono salvate “in extremis” le bottiglie più prestigiose, tra le quali alcune datate 1850. Queste cantine, battezzate Cave Centrali, dato che forniscono tutte le strutture della

Société des Bains de Mer forniscono l’intero complesso degli esercizi gestiti dal Gruppo SBM, una fonte infinita di bianchi, rossi, acquaviti e Cognac per una riserva iniziata nel 1878 e sopravvissuta anche all’ultima guerra mondiale, grazie a una barricata di bottiglie vuote, eretta per preservare il ‘tesoro alcolico’ dai saccheggi. Vini rari e acqueviti condividono questo universo particolare in ottime condizioni di conservazione. I cavisti sanno consigliare con la stessa professionalità la piccola scoperta ed il “cru” d’eccezione, spesso introvabile altrove. Per quanto riguarda le annate più vecchie, non sono in vendita ma fanno parte del Museo Marie-Blac, creato nel 1990. Non a caso, qui, nel 1976, il Principe Ranieri e la Principessa Grace hanno festeggiato il loro ventesimo anniversario di matrimonio. Le Cave de l’Hôtel de Paris hanno storici legami con i vini di Bordeaux. Sino alla fine degli anni 30, infatti, avevano l’autorizzazione di imbottigliarli e a tutt’oggi c’è un’ampia


Le cantine ospitano clienti per cene d’eccezione. Si può fruire dell’opportunità unicamente su richiesta. Gli ospiti accolti nella sala ricevimenti appositamente decorata, rimangono incantati dall’ambiente. www.hoteldeparismontecarlo.com

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selezione di rossi di questa feconda zona vinicola della Francia ancora imbottigliata e servita nelle cantine e nei ristoranti stellati della Societè de Bains de Mer di MonteCarlo, dal ristorante 3 stelle Michelin Louis XV di Alain Ducasse all’esclusivo Crystal Bar dell’Hotel Hermitage, famoso anche per la selezione di champagne millesimati serviti al bicchiere in un’atmosfera intima e elegante.

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Salumificio Pedrazzoli presenta WWW.MAIALIBIO.IT perché BIO IS COOL! Salumificio Pedrazzoli, azienda con sede a San Giovanni del Dosso in provincia di Mantova, riconosciuta a livello nazionale e internazionale come uno dei principali player del settore dei salumi biologici, presenta quest’anno un progetto interamente dedicato alla filosofia bio, abbracciata dall’azienda nel 1996, e quindi alla linea di prodotti biologici denominata PRIMAVERA.

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“La nostra azienda ha una storia familiare. Nata del 1951, negli anni è cresciuta ma soprattutto si è evoluta. Oggi lavoriamo carne esclusivamente italiana proveniente da allevamenti di nostra proprietà convenzionali e biologici. Siamo una delle poche aziende in Italia a potersi definire allevatori, macellatori e trasformatori. La nostra scelta di gestire interamente tutte le fasi della filiera nasce dalla volontà di voler offrire un prodotto esclusivo, artigianale e tradizionale, focalizzando le nostre energie e la nostra attenzione sempre alla materia prima!” - racconta Mauro Pedrazzoli, Presidente di Salumificio Pedrazzoli. E oggi l’azienda apre virtualmente le sue porte e invita i suoi consumatori a scoprire quello che c’è dietro ad un salume biologico 100% Made in Italy di qualità: fatica, impegno e dedizione ma soprattutto passione. Pedrazzoli presenta www.maialibio.it, il sito internet che Salumificio Pedrazzoli ha ideato e creato per permettere a tutti di conoscere la loro splendida realtà. Un realtà fatta di allevamenti biologici immersi nel verde, dove gli animali vivono liberi, allevati liberi in aree incontaminate, dove il rapporto animale/ terreno è molto basso, per rispettare le esigenze naturali dell’animale e quelle dell’ambiente. Allevamenti dove i suini vengono nutriti in maniera naturale, con materie primi biologiche certificate, provenienti da terreni bio certificati di proprietà di Pedrazzoli. “Un allevatore bio, infatti, per prima cosa deve avere terreno bio!” - commenta Elisa Pedrazzoli, Responsabile della Linea Biologica e Direttore Commerciale estero di Salumificio Pedrazzoli - “Il fatto che buona parte dell’alimentazione dei nostri maiali provenga dalle nostre produzioni biologiche -

come richiesto dall’Ente che ci certifica - ci ha visti impegnati nella coltivazione di terreni per agricoltura biologica che ci permettono anche di garantire a ciascun animale la necessaria quantità stabilita di terreno biologico. In un allevamento bio freerange il lavoro è più duro e più impegnativo per gli allevatori, ma è di gran lunga ripagante perché si ha la consapevolezza, alla fine della giornata, di aver fatto, per un giorno ancora, una cosa ben fatta. Fare l’allevatore per noi è davvero più che un mestiere, è un modo di vivere, di pensare.. una filosofia”. L’approccio innovativo di Salumificio Pedrazzoli viene ritrovato anche nel packaging dei prodotti dell’intera Linea Primavera. Grazie al QRCode stampato sulle confezioni dei preaffettati Bio di Salumificio Pedrazzoli il consumatore viene invitato a conoscere il mondo Pedrazzoli collegandosi al sito www. maialibio.it dove può visionare in streaming dei video che raccontano la storia e la filosofia dell’azienda ma dove può anche scoprire tante gustose ricette a base di salumi biologici, 100% Made in Italy, senza conservanti, senza derivati del latte e senza glutine. www.maialibio.it



Valmarecchia Prende il nome dal fiume Marecchia che la attraversa per circa 70 chilometri, mettendo in contatto il bacino tiberino con l’Adriatico e la parte meridionale della pianura padana. Paesaggisticamente selvaggia è movimentata da corsi d’acqua a carattere torrentizio ed aspri rilievi spesso dominati da rocche o torri di guardia, a presidio delle strade e dei borghi. Renzo Angelini


VALMARECCHIA renzo angelini

cultura e paesaggio

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Ponte di Tiberio (sec.I) a Rimini

Prende il nome dal fiume Marecchia che nasce dall’ Alpe della Luna, in Toscana, e sfocia a Rimini dopo un percorso di circa 70 chilometri. Il Marecchia ha carattere torrentizio e alterna piene impetuose, che impegnano severamente i ponti che lo attraversano, a periodi di magra durante i quali l’alveo del fiume si riconosce dal fondo ghiaioso ricoperto da cespugli di tamerici, salici e ginestre. Un letto per lunghi tratti molto ampio, ben visibile dalla strada Marecchiese, con grandi ghiaieti alternati a profonde strettoie come quella tra le rupi di Torriana e Verucchio, dove taglia un affioramento calcareo

e prosegue per sfociare nel porto-canale di Rimini. Il percorso naturale tracciato dal corso d’acqua permetteva alle popolazioni stanziate nell’ alto bacino tiberino di raggiungere l’ Adriatico e la parte meridionale della pianura padana. È un’ area paesaggisticamente selvaggia, movimentata da rilievi di una certa asprezza e frammentata da corsi d’ acqua a carattere torrentizio. Un grande numero di fortificazioni e torri di vedetta corona le colline e le cime della vallata, a presidio delle strade e dei borghi. Costruite tra il XIII e il XV secolo testimoniano le divisioni politiche, la storia tormentata e l’

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Murales con il bagno di Marcello Mastroianni ed Anita Ekberg nella Fontana di Trevi, da La dolce vita di Federico Fellini

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Uliveti sulle colline di Verucchio

Le colline che iniziano fuori dall’abitato di Rimini sono destinate alla coltivazione di cereali, vite ed olivo.

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Ulivi danneggiati dalla neve a Verucchio

Nevicata

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Stadera per l’ olio

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Vini della Valmarecchia

Olio della Valmarecchia

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Villa Verucchio

Cipresso di San Francesco

Complesso conventuale di San Francesco a Villa Verucchio


importanza strategica di queste terre, territorio di confine e nodo di passaggio fino al Medioevo. La foce del Marecchia ha costituito per secoli il porto-canale di Rimini e qui un tempo, prima della deviazione del fiume, era attraversato dal Ponte di Tiberio, iniziato sotto l’ imperatore Augusto e portato a compimento da Tiberio nel 21 d.C., costruito in pietra d’ Istria a cinque arcate. Imboccata la Marecchiese, che costeggia il corso del fiume, si attraversa una pianura fertile dove si coltivano ortaggi, frutta, cereali, destinati soprattutto alle richieste del turismo della riviera, e con forte presenza di attività artigianali e industriali. Proseguendo verso monte si incontrano le prime colline coperte da vigneti (Terre Malatestiane) e oliveti, dominanti fino alle pendici di Verucchio e di Torriana, dall’ altra parte del fiume. La col-

tivazione dell’olivo risale all’ Età Villanoviana (X-VIII sec. a.C.) ed è sopravvissuta alla caduta dell’ Impero Romano e alle invasioni barbariche. La ripresa avviene nel Medioevo quando i monaci diffondono l’ olivo ovunque. All’ inizio del secolo scorso gli olivi sono stati espiantati per fare spazio alle colture di pianura e all’ allevamento intensivo. La ripresa è recente e distribuita prevalentemente lungo le valli dei fiumi Marecchia, Marano e Conca per gli areali riminesi e dei fiumi Rubicone, Savio, Bidente e Montone per il cesenate. In questi ambienti collinari l’ olivo trova le condizioni pedoclimatiche migliori, in particolare nei versanti più riparati dai venti freddi settentrionali. Siamo nella DOP “Colline di Romagna” ottenuta da almeno il 60% della varietà Correggiolo; particolarmente diffuse sono le varietà au-

Prodotti tipici della Valmarecchia

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Verucchio

Piazza Malatesta a Verucchio


VALMARECCHIA renzo angelini

Verucchio

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Rocca Malatestiana


niato dalla ricchezza dei reperti trovati nelle necropoli scavate lungo i declivi del colle ed esposti nel Museo civico Archeologico. In centro è la piazza Malatesta con il Palazzo comunale restaurato nel 1895. Dall’ altra parte del Marecchia appaiono le pittoresche rupi di Torriana (337 m) che si raggiunge con 3 chilometri di strada tortuosa; chiamata fino al 1938 Scorticata, poggia su un colle a cavallo tra la Valmarecchia e quella dell’ Uso. Oltre a reperti etruschi, esposti nel museo di San Giovanni in Galilea sulla rupe rimangono i resti di una torre quadrata e di una rocca quattrocentesca, quest’ultima trasformata in ristorante panoramico. Più avanti, sulla stessa riva del fiume il castello quattrocentesco di Montebello (436 m) sovrasta il santuario della Madonna di Saiano, abbarbicato su uno sperone roccioso, con vicina torre cilindrica in pietra, di origine bizantina.

toctone riminesi, Rossina e Capolga, e Correggiolo di Villa Verucchio, oltre alle cultivar del Centro Italia (Frantoio, Moraiolo, Leccino e Pendolino). Villa Verucchio è una località con vari complessi industriali calati in mezzo ad un paesaggio agricolo, da non perdere è la visita del complesso conventuale di S. Francesco, da lui fondato nel 1215. Nel chiostro si erge il colossale cipresso di San Francesco, autentico patriarca per dimensioni e longevità. Questo tratto della valle è dominato dal borgo di Verucchio (296 m) disteso tra due colline, dette del Sasso, dominata dalla Rocca Malatestiana ampliata e rifatta nel 1449 da Sigismondo Malatesta, e l’altra del Passerello la cui rocca è andata distrutta. Iniziò qui la potenza dei Malatesti, per opera di Giovanni della Penna dei Billi, detto appunto il Malatesta. Verucchio è uno dei principali centri della cultura villanoviana, fiorentissimo tra il IX ed il VI sec. a.C., come testimo-

Le rupi di Torriana

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Santuario della Madonna di Saiano e, in alto, Montebello con il castello quattrocentesco

San Leo in posizione panoramica sulla Valmarecchia, sopra il masso calcareo in gran parte inaccessibile

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San Leo che vi rimase asseragliato nel 962 e 963 per difendere la corona d’Italia contro l’imperatore Ottone I, che lo catturò il 26 dicembre 963. Il Medioevo vede lo splendore della città e della dinastia dei Montefeltro, di cui fu sede, in continua contesa con i Malatesta. Nel 1213 vi passò San Francesco e nel 1306 Dante; fu poi dominato dai Medici e Della Rovere e, nel 1631, tornò sotto la diretta dipendenza dello Stato della Chiesa e con Cagliostro la città rafforza le sue tinte magiche e misteriose. Il paese è dominato dalla maestosa Fortezza (639m), le cui origini risalgono alle guerre tra Goti e Bizantini (VI sec.), fu oggetto di costante contesa durante i secoli XIV-XV fino a quando venne conquistata da Federico da Montefeltro nel 1441, che incaricò Francesco di Giorgio Martini di ampliarla con la costruzione di due po-

San Leo sorge in magnifica posizione panoramica sulla Valmarecchia, sopra un enorme sasso calcareo inaccessibile se non dall’ unica porta sopra la quale spicca lo stemma della città. Punto strategico determinante per le vicende storiche e militari, è uno dei luoghi più importanti e pittoreschi del Montefeltro e principale meta turistica. Il rilievo su cui sorge il borgo è l’antico Mons Feretri, da cui il nome Montefeltro, mentre San Leo si riferisce al santo dalmata, compagno di Marino, fondatore della omonima Repubblica sul monte Titano, insieme contribuirono all’ avvento del cristianesimo nella zona nel IV secolo. Dall’ anno 1.000 il nome di questo luogo diviene San Leo e l’ antico nome Montefeltro passerà alla Diocesi. Fu luogo di scontro tra Bizantini e Longobardi e rifugio di Berengario II, marchese di Ivrea,

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La Porta di San Leo e, sullo sfondo, il Monte Pincio

San Leo

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La Torre Campanaria sulla cima del Monte della Guardia

La Pieve è il piÚ antico monumento religioso del montefeltro

La fortezza (m639)


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San Leo

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Cattedrale

Absidi della Pieve e Palazzo mediceo ammpia costruzione in pietra dovuto ai Della Rovere, in facciata è collocato lo stemma di Papa Giulio Della Rovere, e rifatta dai Medici.


Il puntone triangolare, simile alla prua di una nave,rivorlto verso la valle.

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ha ingresso in facciata per il terreno scosceso su cui si innalza, ma ai due lati. Sul limite della rupe, in posizione più elevata sorge la Cattedrale dedicata al Santo Patrono Leone, è una costruzione romanico-longobarda ricostruita nel 1173. In pietra arenaria di colore dorato è decorata, secondo usanza lombarda, da sottili monofore e bifore. Dietro la parte absidale della Cattedrale sorge isolata sul Monte della Guardia la Torre Campanaria dalla quale si gode una magnifica vista sulla Valmarecchia e su San Marino. Subito sotto il roccione di San Leo, a circa due chilometri dal centro abitato, merita una visita il Convento di Sant’Igne la cui fondazione è attribuita a San Francesco; piccola chiesa, ad aula unica, conserva un segmento del tronco dell’olmo sotto il quale predicò il santo, abbattuto nel 1662. A lato della chiesetta un semplice chiostro e la sala capitolare che testimonia lo stile gotico della architettura francescana. Ritornati verso il fiume Marecchia si attraversa il ponte a Secchiano dal quale si osserva la rupe di San Leo e la Rocca di Maioletto, sul fianco della quale sono ancora evidenti le tracce della frana che il 29 maggio 1700 distrusse l’abitato di Maiolo.

derosi torrioni cilindrici, della lunga cortina che li congiunge, oltre al puntone triangolare simile alla prua di una nave sembra un prolungamento del masso che lo sostiene ed è difficile distinguere tra l’opera della natura e quella dell’uomo. Sotto lo Stato Pontificio ospitò nelle proprie carceri il Conte di Cagliostro e mantenne questa destinazione fino al 1906. Oggi sono visibili mostre di armi, armature, oggetti militari e le celle dei famosi reclusi. Nella centrale piazza Dante troviamo il Palazzo municipale, residenza dei duchi di Urbino e dei conti di Montefeltro, il Palazzo mediceo, costruzione in pietra dovuta ai Della Rovere e rifatta dai Medici, come testimoniano gli stemmi sulla facciata, e le absidi della Pieve. Dedicata a Santa Maria Assunta è il più antico monumento religioso del Montefeltro. Costruzione romanica, come il vicino Duomo, la Pieve non

Convento di Sant’Igne

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Novafeltria

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Valmarecchia vista da Maiolo

Novafeltria (275m), conosciuta fino al 1941 come Mercatino Marecchia, è uno dei centri abitati più importanti del Montefeltro e fa parte dell’Alta Valmarecchia, il cuore antico del Montefeltro, dove le parti più elevate venivano sfruttate come punti di avvistamento militare per il controllo e la difesa della valle dalle signorie dei Montefeltro e dei Malatesta, che furono antagoniste in epoca comunale. Dal punto di vista amministrativo questo territorio fa capo alla Comunità montana Alta Valmarecchia e comprende 7 comuni (Novafeltria, San Leo, Maiolo, Talamello, Sant’Agata Feltria, Pennabilli e Casteldelci) che, con un referendum popolare del 2009, sono rientrati nella provincia di Rimini e, conseguentemente dalle Marche all’Emilia Romagna. Il centro di Novafeltria è la Piazza Vittorio Emanuele II con la Fontana, il Palazzo municipale, edificio a portico che fu dei conti Segni di Bologna,

Parrocchiale di S. Lorenzo, all’interno della quale si conserva il Crocifisso, attribuito a Giotto.

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Rocca di Maioletto e la trecentesca cappella di S. Marina, con campanile a vela, aggiunto nel ‘500. Usciti dal paese, collegato da una strada ricca di curve, Talamello (386m) è un antico borgo e roccaforte malatestiana. La parrocchiale di S. Lorenzo conserva il Crocifisso attribuito a Giotto, ma dipinto da Giovanni da Rimini nel 1320. È il comune storico di produzione del formaggio “battezzato” Ambra di Talamello dallo sceneggiatore e scrittore Tonino Guerra: è un misto ovino-vaccino o ovinocaprino fatto stagionare per tre mesi nelle “fosse” di Talamello e di Sant’Agata Feltria. Altro formaggio tipico della Valle è il Raviggiolo, di latte vaccino oppure ovicaprino, di pasta morbida, si consuma fresco e senza stagionatura.

Rocca di Maioletto, sul cui fianco sono ancora visibili le tracce della frana che, il 29 maggio 1700 distrusse l’abitato di Maiolo

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Calanchi della Boscara

La Rocca di Maioletto vista dalla Valmarecchia.

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Portale quattrocentesco in pietra sovrastato da lunetta e rosone romanico

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San Maria d’Antico Superato Molino Baffoni, si incontra la chiesa di Santa Maria d’Antico, voluta dai conti Oliva, con facciata adorna di portale quattrocentesco in pietra e sovrastato da lunetta scolpita. All’ interno si trova la Madonna col Bambino, ceramica invetriata di Luca della Robbia, del 1450, ed organo a canne del 1636. Proseguendo attraverso un paesaggio sempre più montano costeggiato da speroni di arenaria e calcare che si ergono disordinatamente offrendo splendide viste panoramiche, si incontra la Torre malatestiana di Maciano, all’ interno di un borgo rimasto intatto nel tempo e con qualche abitante che ne garantisce la vita. Più in alto Pennabilli (629 m) situato tra due speroni rocciosi, nel Trecento muniti di castelli, denominati Roccione, un tempo Penna, e Rupe, anticamente Billi, sul quale svetta una croce di ferro e, subito sotto, le mura di un convento di suore

di Sant’Agostino. Dato in feudo nel 962 da Ottone I ai conti di Carpegna, avrebbe avuto qui origine - contestata da Verucchio- la famiglia Malatesta che poi ebbe la signoria di Rimini. Nel 1468 passò a Federico da Montefeltro. Annualmente è sede della Mostra nazionale dell’Antiquariato ed ha ospitato gli ultimi anni di Tonino Guerra al quale va riconosciuto il merito di avere recuperato e valorizzato la Valmarecchia. Sul versante destro del fiume Marecchia, quasi dirimpetto a Pennabilli, si trova il Borgo di Petrella Guidi, nel Medioevo detto Petrella dei Tiberti. Nel 1415 passò ai Malatesta e, dopo la sconfitta di Sigismondo Malatesta, il Borgo divenne proprietà dei conti Oliva di Pignano. All’ interno del castello, circondato da due cinte di mura, sono ancora visibili gli stemmi dei Malatesta, dei Faggiola e della S. Sede.

Chiesa di S. Maria d’Antico

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Organo a canne del 1636 con bella cassa dipinta e dorata

Madonna col Bambino, maiolica invetriata di Luca della Robbia, 1450

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Pennabilli

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Cattedrale di Pennabilli

Punta rocciosa della Rupe, un tempo Billi, segnata da una croce con i resti del castello del Trecento

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Torre di Maciano

112 13 Se VALMARECCHIA ti amo ti iodio GIOVANNI renzo angelini Lercker


Petrella Guidi

Borgo di Petrella Guidi

Vista sulla Valmarecchia

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Pane e spianate

gredienti del pane sono la farina bianca, il fermento (lievito casereccio) e l’ acqua: in tempo di guerra si aggiungevano le patate lessate per allungare l’impasto e risparmiare farina. La sera prima, il fermento (un pezzo di pasta lievitata della volta precedente) viene messo in una pentola con aggiunta di acqua tiepida e si lascia ammorbidire. Setacciata la farina necessaria,

Concludiamo questo itinerario con Maiolo. È il paese del pane, sfornato dagli antichi forni di inizio ‘800, costruiti vicino alle case coloniche che servivano per il consumo delle famiglie. Dal 1966 l’ultimo fine settimana di giugno si tiene la Festa del pane di Maiolo, durante la quale pane e spianate vengono sfornati secondo la tradizione. Gli in-

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si dispone a buca e si versa il nuovo fermento liquido, si amalgama e si lascia riposare fino al giorno dopo. La mattina si impasta il tutto, che durante la notta è aumentato di volume, si aggiunge acqua per dare la giusta consistenza all’ impasto, lavorandolo a pugni chiusi. Sulla spianatoia si taglia a pezzetti e si lavora per dare la forma del filoncino. Una pagnotta viene messa a parte per fare

il pane la volta successiva. Si lasciano riposare i filoni, per circa 2 ore, su un’ asse di legno ricoperta con un telo, e farli lievitare. Si prepara con una procedura simile anche la spianata: si spiana la pasta dando la forma ovale, si rialzano i bordi e si imprime la parte interna con la punta delle dita. Si aggiunge olio, sale grosso e rosmarino e si cuoce prima del pane. Nel frattempo si ini-

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Nell’Alta Valmarecchia l’economia agricola è tipica dei territori montani

zia a scaldare il forno bruciando le fascine una alla volta: il forno è caldo quando l’imboccatura diventa bianca. Si toglie la brace e si pulisce dalla cenere con uno straccio umido e si infornano le spianate: se cuociono bene si sfornano e si mettono le pagnotte di pane, disposte l’una accanto all’altra quindi si chiude il forno. Dopo circa mezz’ora le pagnotte si spostano da una parte all’altra, per garantire la migliore uniformità di cottura,

infine i filoni dorati, ripuliti dalla cenere, si mettono sull’”asse del pane” a raffreddare e poi nella madia per garantire pane profumato e fragrante per una settimana.

Renzo Angelini Direttore Editoriale

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BURRATA E BURRATINA SABELLI

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Cremosa, delicata, tenera, sfiziosa, la “Burrata” Sabelli è preparata con latte di qualità e rispettando gli eccellenti standard di produzione che contraddistinguono lo storico caseificio, nato nel 1921 e che oggi è una delle eccellenze italiane dell’agroalimentare. Questo gustoso latticino, soda mozzarella fuori con un cuore cremoso di panna e filanti straccetti all’interno, è fatto con latte proveniente da pascoli incontaminati e con una lavorazione manuale in ogni sua fase. In più, oltre alla burrata da 350 gr. riservata ai banchi gastronomia e al canale Ho.Re.Ca, la Sabelli produce una squisita “Burratina” distribuita in una pratica confezione più piccola (125

grammi) per un consumo quotidiano, che riesce a mantenere intatte le migliori caratteristiche di gusto e freschezza senza alcuno spreco. Le burrate Sabelli si caratterizzano per l’ottima digeribilità, in perfetto equilibrio tra cremosità e sapore, e per il gusto particolarmente dolce. Sono ottime sia degustate al naturale, magari in abbinamento a una fresca birra chiara o a vini bianchi secchi poco strutturati, sia accompagnate a verdure cotte o grigliate. Queste burrate sono eccellenti, infine, per insaporire pizze e primi piatti di pasta caldi o freddi, e come antipasto accompagnate da pomodori secchi, alici o mostarda di frutta per i palati più sofisticati. Tutti i prodotti a marchio Sabelli utilizzano materie prime provenienti da pascoli naturali, hanno le certificazioni di qualità ISO 9001 e ambiente ISO 14001, e seguono un rigoroso disciplinare di rintracciabilità, che permette di ricostruire ogni fase della lavorazione, a garanzia di genuinità per il consumatore. www.sabelli.it



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IN AUTUNNO I GIARDINI DI SISSI SI ACCENDONO DI NUOVI COLORI CON GLI EVENTI DEDICATI AL VINO Un’esplosione silenziosa e pacifica di caldi colori, ai Giardini di Castel Trauttmansdorff a Merano nei mesi autunnali si assiste alla magia del “Fall Foliage”. Da alcuni anni è diventato un appuntamento fisso e imperdibile per escursionisti, fotografi e amanti della natura. Il giardino meranese, che nei mesi estivi si mostrava come un vasto paradiso verde e fiorito, all’improvviso esplode in un caleidoscopio di calde tonalità, il fogliame delle piante cambia aspetto in infinite sfumature oro, giallo, rosso e arancione, che danno il benvenuto all’autunno.

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Il fitto fogliame degli alberi dei Giardini di Sissi a Merano è già pronto per l’annuale “cambio d’abito” autunnale: il degradarsi della clorofilla, in particolare dei faggi e degli aceri dell’area Boschi del Mondo, fa sì che le foglie assumano repentinamente una colorazione molto sgargiante che va dal rosso, all’arancione, al giallo. È il fenomeno del Fall Foliage, una parola dal suono dolce che sta a significare la lieve caduta delle foglie dagli alberi, un appuntamento che ogni anno richiama migliaia di appassionati e semplici curiosi che per ammirarlo si radunano ai Giardini di Sissi tra metà settembre e gli inizi di novembre.

macchia dei monti del Gruppo di Tessa che per l’occasione indossano un mantello rosso e giallo davvero suggestivo. Sabato 18 e Domenica 19 ottobre la Principessa Sissi ai Giardini di Castel Trauttmansdorff e alla Festa dell’Uva a Merano Sabato 18 ottobre i visitatori dei Giardini di Sissi potranno passeggiare nel parco botanico meranese in compagnia dell’”Imperatrice Elisabetta d’Austria”, farsi fotografare assieme a lei e scoprire, nelle sale del Touriseum, tante notizie e curiosità sulla Principessa Sissi e i suoi soggiorni a Merano e a Castel Trauttmansdorff. L’“Imperatrice Sissi” sarà inoltre presente, il giorno successivo, domenica 19 ottobre, alla Festa dell’Uva di Merano, dove salirà in uno dei carri di Trauttmansdorff. La giornata, organizzata ai Giardini in onore dell’Imperatrice Elisabetta e la sua nobile presenza alla Festa dell’Uva, sono organizzate in collaborazione con il percorso culturale “La Strada di Sisi” di cui i Giardini di Castel Trauttmansdorff sono partner da diversi anni.

Questo atteso evento naturale, che nel Nord America è noto anche come Indian Summer, trasforma i boschi dei pendii che compongono l’anfiteatro botanico dei Giardini di Castel Trauttmansdorff in una grande esposizione artistica a cielo aperto, dove vengono esibiti ritratti e scorci paesaggistici emozionanti dalle calde tonalità: una “foresta” incorniciata dalla

Domenica 26 ottobre Incanto d’Autunno a Trauttmansdorff Dalle 10.00 alle 17.00 un’intera giornata dedicata alla stagione del Fall Foliage, in cui in modo creativo con giochi e divertimento le guide dei Giardini di Sissi accompagneranno i visitatori e le famiglie con bambini alla scoperta dell’autunno nel parco. Tutti in questa giornata potranno dare un contributo concreto all’allestimento dei Giardini per la prossima


Piante da mordere! Nei sabati di ottobre e novembre verranno proposte visite guidate ai Giardini con motivi d’interesse sempre differenti. Avvincenti passeggiate attraverso il mondo delle piante e dei frutti saranno corredate da esperienze gastronomiche basate su specialità stagionali di qualità. “Piante da Mordere” prevede anche gustosi momenti culinari al Ristorante Schlossgarten, con la sua splendida vista sul parco. Costo: € 35,50 incluso di biglietto d’entrata ai Giardini, visita guidata e degustazione menu (tre portate incl. vino, acqua, caffè). www.trauttmansdorff.it

Orari di apertura: 1° aprile - 31 ottobre: ore 9.00 - 19.00 1° novembre - 15 novembre: ore 9.00 - 17.00 I venerdì di giugno, luglio ed agosto: ore 9.00 - 23.00 Ultimo ingresso fino a un’ora prima dell’orario di chiusura Prezzi d’ingresso: - Biglietto singolo: 11 € - Biglietto per famiglie (2 adulti con bambini sotto i 18 anni): 25 € - Anziani over 65: 9,50 € - Bambini, ragazzi, studenti e disabili: 8 € - Bambini sotto i 6 anni: ingresso libero - Gruppi (di almeno 15 persone, a persona): 8,50 € - Biglietto di Tardo Autunno, 1-15 novembre (a persona; gratis sotto i 18 anni): 6.50 €

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stagione: il programma prevede, tra le altre cose, lavoretti di bricolage, partecipare a laboratori di trucco e ovviamente assaggiare delizie tipiche della stagione come caldarroste, mele ed uva!

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CALEIDOSCOPIO Gans Burgenland: le delizie autunnali del Burgenland In autunno le specialità enogastronomiche della regione vengono celebrate con tante gustose iniziative: feste per la vendemmia, porte aperte alle cantine e manifestazioni legate all’oca.

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Quando la tenue luce dell’autunno illumina i paesaggi pannonici, le giornate si accorciano e le notti diventano più fresche, quando nelle Kellergassen si spande il profumo di vino e ovunque viene festeggiata l’oca, arriva il momento di pianificare una piacevole pausa autunnale in Burgenland.

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L’oca è uno dei soggetti più amati nelle cartoline del Burgenland. Storicamente, ma soprattutto dal punto di vista culinario, l’oca è un elemento importantissimo nella regione. San Martino, il patrono del Burgenland, fu tradito proprio dallo starnazzare delle oche quando si nascose in un fienile per sfuggire all’ordinazione vescovile. Da allora l’oca è inscindibilmente legata alla figura del santo e alla regione. Fino agli anni ’60, le oche erano parte integrante del paesaggio del Burgenland. L’allevamento di questo volatile era piuttosto diffuso e la fresca e croccante oca arrosto un must di tutte le tavole imbandite a festa. Ancora oggi stormi di oche starnazzano in Burgenland, si nutrono di erba e grano e viziano il palato dei golosi con il loro gusto e la carne a grana fine.

Il festival turistico-culinario “Gans Burgenland” si ripropone nel 2014 con la sua terza edizione che comprende più di 30 eventi deliziosi, creativi e divertenti in tutto il Burgenland. In ciascuno di questi l’oca (in tedesco Gans) è naturalmente il punto centrale. Inoltre, quest’anno, si festeggia anche l’ottavo anniversario della nomina a Genussregion (il titolo dato ad alcune particolari specialità gastronomichein Austria) dell’oca del Burgenland meridionale (Südburgenländische Weidegans).* Ristoranti, alberghi, istituzioni culturali e produttori di specialità regionali provenienti da tutta la regione si sono riuniti nel corso degli ultimi anni per rivivere insieme la tradizione legata alle oche in Burgenland, con deliziose cene a base di oca, workshop, e molto altro ancora, per tutte le età e per tutti i gusti. Quest’anno, dal 10 al 12 ottobre, si svolgerà per la prima volta sulla piazza principale di Rust la tre giorni di festival dedicati all’oca (Gans-Genussfestival). La piazza si trasformerà in un vero e proprio mercato incentrato su vino e oca, in relazione alla cultura e alla tradizione. Hotel, produttori e ristoratori da nord a sud presenteranno i loro prodotti specifici con seminari, degustazioni e conferenze. Completa l’offerta un ricco programma culturale.


È possibile concedersi una gustosa pausa autunnale in Burgenland con il pacchetto offerto dal Seehotel Rust (www.seehotelrust.at), in collaborazione con i partner Weingut Landauer (www.weingutlandauer.at) e NaturRuth, Naturvermittlerin www.natur-ruth.at. Quando l’autunno tinge con i suoi colori luminosi la regione attorno al lago di Neusiedl, entrano in gioco le noci, le grandi protagoniste della stagione nell’area di Rust, accanto ai vitigni. Grazie al loro delizioso sapore e ai loro effetti benefici, vengono utilizzate come ingrediente in molti piatti tipici del Burgenland. Una passeggiata in compagnia della guida naturalistica Ruth Hartmann permette di vivere un’esperienza a stretto contatto con la natura, ancora così generosa con i suoi tesori nei mesi di ottobre e novembre. Infatti, accanto alle noci, ci sono erbe selvatiche e aromatiche, piante aromatiche e medicinali,sulle quali c’è molto da imparare. Dopo l’escursione, di ritorno al Seehotel Rust, è possibile preparare una bustina di tè, ripiena di erbe profumate, o provare una deliziosa ricetta a base di noci. In serata è possibile gustare un delizioso menu di quattro portate a base di oca con un raffinato abbinamento di vini. Il pacchetto (Von Gansl, Nuss und Kräutern) include: - passeggiata guidata a tema „Kräuter“ (erbe) oppure „Walnuss“ (noci) con relativa preparazione alle ore 11 (€ 28 a persona); - menu serale a base di oca (4 portate) con degustazione di vini alle ore 18 (€ 28 a persona); -1 notte con colazione e drink di benvenuto (€ 73 a persona). Il pacchetto è disponibile nelle seguenti date: 11-18 o 25/10/2014, 1-8 o 15 novembre 2014. Per informazioni e prenotazioni: Seehotel Rust | Am Seekanal 2-4 | 7071 Rust | Tel.: +43 (0) 2685/381-0 | reservierung@seehotelrust.at | www. seehotelrust.at www.burgenland.info/it

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Tutto il Burgenland attende con trepidazione questa serie di eventi e dà il benvenuto nella terra del sole a tutti i turisti e gli amanti del gusto che vorranno sperimentare in prima persona le delizie della regione.

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A due passi da Vienna, il Burgenland (www.burgenland. info/it) è una regione tutta da scoprire, vivere e ricordare. 300 giorni di sole all’anno per un lembo di terra dalle mille sfumature. In questa cornice pittorica prendono vita castelli, fortezze, torri di avvistamento e una frizzante atmosfera culturale. Passato e presente si fondono in un tutt’uno regalando al turista la suggestione di un mix tra antiche leggende e fermento innovativo. Area naturale protetta per un terzo del territorio, il Burgenland vanta piste ciclabili, sentieri per trekking, paradisi per velisti e surfisti: un vero eldorado per vacanze eco-sportive. Un viaggio nella storia e nei sensi, impreziosito dalle tante esperienze gourmet locali e dall’aroma dei suoi vini...per un soggiorno all’insegna del benessere sul versante più soleggiato dell’Austria.



IL LIMONE FRANCESCA BARONE

ALIMENTAZIONE

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Il limone

Originario del nord dell’India e del sud-est della Cina, si distingue dagli altri agrumi per la maggiore sensibilità alle basse temperature. Si è insediato nelle aree costiere della Sicilia e della Calabria o dislocato in maniera oasistica come nella penisola sorrentina o nel Gargano, adeguatamente protetto dal freddo con le classiche “pagliarelle” o con reti di plastica.

Francesca Barone


“Conosci la terra dove fioriscono i limoni?” Goethe con queste parole si riferiva al sud Italia, e precisamente alla Sicilia dove il limone per molto tempo è stato uno dei simboli colturali e culturali. Un tempo la Sicilia era la massima produttrice di limoni nel Mediterraneo detenendone il primato nel commercio. Il limone arriva in Sicilia nel 900 d.C. e porta tanta ricchezza a quest’isola meravigliosa. “Mentri u patruni ruormi a rama travagghia” (Mentre il padrone dorme, il ramo lavora) questa è una frase che gli agricoltori siciliani usavano per indicare la pianta del limone che porta fiori e frutti quasi tutto l’anno. Il limone (Citrus Limon) arriva da molto lontano, dai testi storici si sa che esso proviene dal nord dell’India e probabilmente dal sud-est della Cina e dal nord della Birmania.

Gli indiani con il termine jambila o jambira indicavano il cedro o il limone, infatti entrambi fanno parte della cultura storica di alcune regioni indiane. In India i limoni sono chiamati “limoo” di essi viene detto che le fibre bollite sono un antidoto ai veleni. Sull’origine genetica del limone diverse sono state le ipotesi dei vari studiosi, alcuni lo hanno considerato un ibrido tra cedro e lima, altri un triibrido tra cedro, pummelo e microcitrus, altri ancora un ibrido tra arancio amaro e lima. La tesi più credibile oggi confermata da studi di biologia molecolare fa discendere il limone dal cedro. La più antica menzione del limone in Andalusia si deve a IBn Bassal di Toledo nel suo libro di agricoltura. Le citazioni più antiche, risalenti al XII secolo si trovano nell’opera di Hugo Falcandus che descrive le bellezze

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biliari, divenendo tra il XVI° e XIX° secolo uno status simbol. A quel tempo tutte le case nobili possedevano nel proprio giardino piante di limone che, come si sa, fioriscono e fruttificano quasi tutto l’anno. Così, infatti Torquato Tasso recitava del limone: “co’ fiori eterni eterno il frutto dura e mentre spunta l’un, l’altro matura”. Essendo piante suscettibili al freddo, venivano spesso protette nei mesi invernali con incannucciati e in seguito per ovviare a questo inconveniente, si cominciò ad allevarle anche in vaso, in modo da trasportarle durante il periodo freddo in ambienti asciutti, caldi e sotterranei (Orangerie). In questo modo gli agrumi si estesero in tutta Italia, dalla Sicilia a Napoli, in Liguria, lungo le coste del lago di Garda, in Toscana e nella stessa Roma, dove trovarono

della Sicilia, parlando di frutti con la buccia colorata e odorosa, acidi all’interno; cita pure i limoni che chiama lumias dal succo acido e adatto a condire alimenti. I romani conoscevano i limoni e la prova si ha da un affresco pompeiano trovato nella casa del frutteto a Pompei e nella villa del Casale di Piazza Armerina. Molti furono i pittori italiani che durante il periodo del Rinascimento ripresero frequentemente il limone nelle loro tele: tra i più famosi il Botticelli, Leonardo da Vinci, Tiziano e Bartolomeo Bimbi. Anche in altre parti d’Europa gli agrumi non sfuggirono all’attenzione di studiosi e artisti. Pittori spagnoli a fiamminghi riproducono frutti di limone nelle loro tele. Nell’arte del giardinaggio il limone ha trovato spazio in molte ville medicee e in case no-

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posto nelle collezioni delle ville papali del Belvedere e di monte Cavallo, e nella villa Medici sul Pincio. La Sicilia però rimaneva sempre la “Terra dei limoni”, qui anticamente gli agrumi si mangiavano e basta, mentre nel Nord Europa erano visti come preziose curiosità mitologiche ed erano richiestissimi per ricavarne profumi o farmaci. In quei Paesi i limoni arrivavano dalla Liguria o dal lago di Garda e non dalla Sicilia che invece inviava “l’agro cotto” (succo di limone concentrato). In passato l’agro cotto fu il primo metodo di trasformazione dei limoni, esso proveniva dall’agro crudo che, per renderlo più conservabile e meno voluminoso, si faceva bollire. Ci si accorse presto che anche

l’agro cotto non aveva lunga durata ed ecco che si inventò il citrato di calcio, un miscuglio di agro crudo e farina di calcio. Questa poltiglia compressa ed essiccata ad alta temperatura veniva conservata nelle botti indefinitamente. Da questo composto poi si poteva estrarre l’acido citrico. È nella seconda metà dell’Ottocento che si ha il razionale trionfo dell’agrume: è il periodo delle ricerche sulla vitamina C, nonché la scoperta sul valore nutrizionale dell’acido ascorbico. Ecco che i limoni cominciano ad incuriosire studiosi ma anche commercianti. È dal porto di Messina, già sul finire del Settecento che partono limoni salati e marinati alla volta della Russia, ove

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si utilizzano per l’apprettatura del cuoio, e succo di limoni verso la Francia, l’Inghilterra e l’Olanda che lo richiedono sia per fare belletti e tinture sia per somministrarlo agli equipaggi delle navi come antidoto a quella malattia da avitaminosi che è lo scorbuto. Il successo del limone si compie nella Conca d’oro nel 1929 quando diventa protagonista di un boom agricolo con la varietà Femminello comune, pianta che dava limoni invernali da novembre ad aprile, i cosiddetti “ricioppi” (o sbianchiti) da maggio a giugno, e gli straordinari verdelli (che avevano prezzi doppi rispetto al limone invernale) da agosto in poi. Oggi la Sicilia non è più il paese delle grandi produzioni limonicole e la colpa non

è solo degli agricoltori siciliani, ma di una grave malattia che ha colpito i limoneti siciliani che è il malsecco. La Spagna che non ha avuto questo problema ha trovato spazio nel Mediterraneo, affermando il suo prodotto, con le varietà Fino e Verna. Oltre ai paesi del Mediterraneo, due sono i centri di produzione del limone nel mondo: la California e l’Argentina. La California con le varietà Lisbon e Eureka. L’Argentina con la varietà Genoa. C’è da dire che l’Argentina pur non essendo uno dei più grossi Paesi agrumicoli, è importante per il mercato mondiale ed europeo soprattutto per la produzione(1,5 milioni di t.) e il commercio del limone sia fresco che trasformato. È il più importante

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Limone Femminello del Gargano

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Paese per l’esportazione del limone nel periodo estivo dell’emisfero nord; essa ha sostituito in Europa, con il suo prodotto, i nostri limoni estivi (i verdelli) che un tempo rappresentavano una ricchezza per la Sicilia. Svariati sono gli usi che l’uomo fa del limone, da quello alimentare a quello medico-farmacologico, da quello dell’industria conserviera alla profumeria, alla cosmetica e alla liquoreria. Il limone fresco ha trovato spazio nell’arte culinaria in tante ricette: dal condire il pesce, le insalate, la carne, alla preparazione di marmellate, dolci, gelatine, sorbetti, gelati, etc. Quando in Liguria si sviluppò l’industria dello zucchero si usò candire i frutti compresi gli agrumi. Oggi i canditi di agrumi trovano uso nella pasticceria e servono a guarnire le famose “Cassate Si-

ciliane”. È agli arabi che si deve la messa a punto della tecnica di estrazione degli oli essenziali, tuttavia è merito degli italiani avere valorizzato in profumeria gli estratti oleosi della buccia del limone e dei petali della zagara. Fu in Sicilia e a Napoli che si originò la moda dei profumi esotici che poi si diffuse nel resto dell’Italia e in tutta Europa. Oggi gli oli essenziali del limone italiano sono i più apprezzati al mondo. Vengono adoperati anche nella cura della pelle e delle unghie. Alla fine del 1100 Ibn Jamiya, medico personale del Saladino, pubblicò il suo trattato sul limone dove vengono descritte le qualità di questo frutto. Qui viene menzionata la limonata e vengono discusse le sue proprietà dissetanti e disinfettanti. Con il succo del limone si fanno gargarismi contro le infe-

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Valori nutrizionali Parte edibile (%): Acqua (g): Proteine (g): Lipidi(g): Colesterolo (mg): Carboidrati disponibili (g): Amido (g): Zuccheri solubili (g): Fibra totale (g): Fibra solubile (g): Fibra insolubile (g): Alcol (g): Energia (kcal): Sodio (mg): Potassio (mg): Ferro (mg): Calcio (mg): Fosforo (mg): Tiamina (mg): Riboflavina (mg): Niacina (mg): Vitamina A retinolo eq. (µg): Vitamina C (mg): Vitamina E (mg):

Limone

Succo di limone

64 89.5

100 92.1 0.2 0 0 1.4 0 1.4 0 0 0 0 6 2 140 0.2 14 10 0.02 0.02 0.2 0 43 0

0.6 0 0 2.3 0 2.3 1.9 0 0 0 11 2 140 0.1 14 11 0.04 0.01 0.3 0 50 0

Fonte INRAN (Istituto Nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione)

zioni di gola, si combattono i foruncoli, le febbri coleriche e disinfetta il corpo esternamente. Il succo può essere efficace contro la nausea delle donne gravide. È inoltre un ottimo astringente, diuretico, è consigliato nelle anemie e nelle bronchiti, nell’arteriosclerosi, nell’insufficienza epatica, nel diabete, nella gotta, nell’ipertiroidismo, nei calcoli renali. Matteo Silvatico parlando delle proprietà medicinali del limone dice che tonifica il cuore oltre ad esaltare l’appetito. Il succo di limone, ricco di acido citrico (tab. 1), è necessa-

rio all’assorbimento del calcio, quindi molto indicato per combattere i dolori di chi soffre di artrosi e di artrite. Recenti studi scientifici hanno esaltato le virtù benefiche del “limonene” sostanza contenuta nell’albedo (parte interna della buccia di colore bianco e consistenza spugnosa). Gli studiosi affermano che il limonene blocca la sintesi endogena del colesterolo e la proliferazione cellulare, quindi è consigliato nella prevenzione dei tumori. Tutte le varietà di limone hanno queste caratteristiche salutari e benefiche.

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Alcune di esse hanno ottenuto il marchio IGP che viene attribuito dall’Unione Europea a quei prodotti agricoli per i quali la qualità dipende dall’origine geografica e la produzione e trasformazione avviene in un’aerea geografica determinata. Questo privilegio è stato attribuito in Sicilia a due varietà particolari di limoni: • il Limone di Siracusa diffuso nella zona costiera dell’omonima provincia che ha caratteristiche di pregio apprezzate in tutto il mondo, sia per la qualità del frutto che per gli oli essenziali e l’elevata produttività. • “l’Interdonato Messina jonica” coltivato interamente nei territori della provincia ionica di Messina; che offre un prodotto di pregio a inizio stagione (ottobre e novembre) quando ancora le altre produzioni non sono iniziate. Non di minore importanza è il Limone costa d’Amalfi rappresentato dallo Sfusato amalfitano che ci offre un limone profumato, acido e saporito. Questi limoni coltivati in terreni terrazzati, sono protetti da stuoie di paglia (Pagliarelle) appoggiate a pali di sostegno di legno. Allo stesso modo viene allevato il Limone di Sorrento deriva dalla cultivar Massese conosciuta meglio come

Le IGP

Limone IGP Costa d’Amalfi

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Limone IGP Femminello del Gargano

Limone IGP di Sorrento

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ne “Lunario” ben si prestano all’allevamento in vaso, con forme di allevamento a parete. Esse oltre che essere utilizzate come abbellimento di sale e giardini, sono diventate un nuovo reddito per i vivaisti del messinese. Il frutto del limone è molto decorativo, resistente alle manipolazioni, in Francia a Menton viene adoperato per la famosa “Fête du Citron” dove con i limoni si allestiscono dei veri e propri carri carnevaleschi. Mi piace concludere dicendo che tutti nel nostro giardino o nel nostro balcone potremmo avere una pianta di limone, che, se la trattiamo bene, non ci deluderà.

Ovale di Sorrento o Limone di Massa, questo è il limone che viene usato per fare il famoso “Limoncello”. Altri limoni che hanno ottenuto l’IGP in Italia per caratteristiche di pregio sono il Limone di Rocca Imperiale e il Limone Femminello del Gargano, indicazione riservata a limoni coltivati in Puglia classificati in limoni a scorza gentile (Lustrino) e limone oblungo (Fusillo). L’ottenimento dell’IGP ha sicuramente dato un valore aggiunto a questi limoni, ma ciò non è bastato per combattere la concorrenza. La crisi del limone si è avuta ugualmente; infatti nell’ultimo decennio, in Italia, si è assistito ad un tracollo delle aziende investite a limone che sono passate da 52968 a 21968. Quasi tre milioni di tonnellate di limoni provengono dai paesi costieri del Mediterraneo. I siciliani però non si sono arresi e fortunatamente, sfruttando le doti di questa meravigliosa pianta, hanno cominciato a utilizzarla a scopo ornamentale. Varietà come il limo-

Francesca Barone Ricercatrice del Dipartimento scienze Agrarie e Forestali dell’Università degli studi di Palermo

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Arriva sul mercato il nuovo Stracchino Probiotico del Caseificio Tomasoni Altra gustosa novità in casa Tomasoni, arriva sulle tavole degli italiani lo Stracchino Probiotico. Formaggio morbido e cremoso, ricco di fermenti lattici vivi che aiutano a ripristinare la microflora intestinale e a ristabilirne la corretta funzionalità.

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Continua ricerca della qualità e di prodotti innovativi per la soddisfazione del cliente finale. È da sempre questa l’ambiziosa mission del Caseificio Tomasoni, produttore da quasi sessant’anni di formaggi freschi a pasta molle e semi-stagionata, che ha da poco lanciato sul mercato il salutistico Stracchino Probiotico. Questo formaggio molle è ricco di fermenti vivi come il Lactobacillus Acidophilus e il Bifidobacterium, batteri probiotici “amici dell’organismo” normalmente presenti nel sistema digestivo in grado di inibire la crescita della maggior parte dei germi patogeni e che concorrono a sostenere le difese naturali del tratto gastrointestinale e a mantenere sempre in forma il sistema immunitario. Originale versione del tradizionale Stracchino, il Probiotico Tomasoni è confezionato in atmosfera protettiva, senza aggiunta di conservanti ed è un

formaggio nuovo capace di esaudire il desiderio di benessere di numerosi consumatori, senza dover rinunciare al gusto. Nel totale rispetto delle vesti salutistiche di prodotto, lo Stracchino Probiotico Tomasoni rispecchia appieno la qualità del marchio Caseificio Tomasoni con un perfetto equilibrio tra freschezza, delicatezza e cremosità ed un sapore delicato, ottenuto soprattutto grazie alla selezione dei fermenti lattici. Lo Stracchino Probiotico del Caseificio Tomasoni, nella comoda vaschetta da 250g è già reperibile nelle principali insegne di supermercati della grande distribuzione italiana a partire da € 14,00 al kg. Il Caseificio Tomasoni, situato a Breda di Piave (Tv), con 450 quintali di latte lavorato ogni giorno è tra i principali player in Italia nel segmento del mercato stracchini. Dal 1955 il caseificio trevigiano produce formaggi freschi di qualità, facendo dell’innovazione di prodotto la personale filosofia aziendale con particolare attenzione nel recepire e soddisfare le richieste del consumatore moderno, restando però saldamente ancorato alla qualità delle materie prime utilizzate. www.caseificiotomasoni.it



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Scegliere la cucina: un percorso a ostacoli per l’80% degli italiani Uno studio Whirlpool rivela emozioni, decisioni e ripensamenti dei consumatori durante il processo d’acquisto La ricerca condotta in quattro Paesi europei svela che comprare cucina ed elettrodomestici è un’esperienza che dura oltre 2 mesi snodandosi tra un gran numero di negozi e ora anche sul web, mettendo a dura prova entusiasmi iniziali ed energie. «C’è il desiderio di sentirsi creativi e coinvolti, ma la miriade di fonti informative confonde. E nonostante qualche errore, è sempre un’emozione ammirare il risultato» dice Marco Balliano, General manager, food preparation e Built-in di Whirlpool EMEA. Prima ci si sente entusiasti e pieni di energia, poi arrivano il disorientamento, le esitazioni e le frustrazioni causate dai problemi inaspettati e dai necessari compromessi. Alla fine non mancano i piccoli rimpianti davanti a qualche errore commesso, ma l’emozione che si prova completata l’opera fa dimenticare tutte le difficoltà. È l’altalena emotiva che i consumatori sperimentano quando acquistano una nuova cucina: un percorso che presenta difficoltà per l’80% degli italiani (e il 75% degli europei), come rivela una ricerca condotta in quattro paesi da Norstat & Research Plus per Whirlpool EMEA sul processo di acquisto delle cucine built-in (*). «Si tratta di viaggio che può durare oltre due mesi - spiega Marco Balliano, General manager, food preparation e Built-in di Whirlpool EMEA¬- e procede senza una precisa road map, per tentativi ed errori. Raccogliere le informazioni è un processo troppo lungo e difficile per il 17% degli intervistati, il 29% è costretto a rivedere il suo progetto per motivi di spazio e il 14% per motivi di budget. Il 25% dei consumatori ha raccontato di essere arrivato stremato alla fine del processo, ansioso di chiudere l’acquisto. Nonostante questo l’acquisto di una cucina, che si affronta poche volte nella vita e in momenti di grande cambiamento per sé o per la famiglia, rimane qualcosa che determina grande coinvolgimento, stimola la creatività e lascia sempre un senso di soddisfazione». La ricerca, condotta in Italia, Francia, Germania e Polonia, considera un campione di consumatori di diverse età e disponibilità economiche che hanno

acquistato una cucina caratterizzata in tutto o in parte da elettrodomestici built-in. I risultati rivelano che il processo d’acquisto della cucina può durare anche diverse settimane (69 giorni è la media indicata dagli italiani). «Spesso si parte da una suggestione visiva - prosegue Balliano- come un modello adocchiato in un negozio (22%) o su una rivista (17%). Il 13% degli intervistati, addirittura, ha risposto di essere partito con in mente solo un colore». Dopodiché si passa alla ricerca delle informazioni: la prima fonte indicata dagli italiani è il negozio fisico, nella maggior parte dei casi un punto vendita indipendente; seguono i cataloghi dei rivenditori, i siti web e i cataloghi dei produttori, i consigli degli addetti alle vendite, le recensioni online. Un vagabondaggio reale e virtuale, che porta gli italiani a visitare in media 4,9 negozi e 4,7 siti web prima di prendere la decisione finale. «Un aspetto molto interessante - commenta sempre Marco Balliano- è che questi due mondi oramai convivono perfettamente nelle abitudini dei consumatori: il 37% ha usato uno smartphone all’interno dei negozi stessi, non solo per scattare foto a mobili, elettrodomestici e prezzi, ma anche per controllare in tempo reale informazioni e recensioni sul web». Durante il processo le energie vengono a mancare, specialmente quando si deve scendere a compromessi per motivi di spazio o di budget. Le forze e l’entusiasmo ritornano quando finalmente si mettono insieme i pezzi, si prendono le ultime decisioni e prende forma il rendering definitivo. Ma gli ostacoli non sono finiti: problemi di consegna e montaggio sono sempre in agguato e, dopo il rodaggio della nuova cucina, con l’uso e l’esperienza, ci si accorge degli errori di valutazione fatti. «Soprattutto per quanto riguarda gli elettrodomestici - precisa Balliano-. I consumatori, infatti, tendono a dedicarsi prima alla scelta dei mobili, riservando a questi il 60% del tempo, mentre gli elettrodomestici arrivano dopo e, con scarse informazioni alla mano, ci si limita a guardare l’aspetto estetico, il design e l’armoniosità nel contesto della cucina». I principali ripensamenti, infatti, riguardano proprio funzioni, dimensioni e performance degli elettrodomestici: potendo tornare indietro, i consumatori sceglierebbero un frigorifero più


DAI SOGNI ALLA REALTÀ

ECCO LA NOSTRA NUOVA CUCINA! La cucina dei sogni

Rendering definitivo - È lei!

Forse siamo sulla buona strada Decisi il modello e una rosa di punti vendita, le idee cominciano a prendere forma e c’è la sensazione di avercela quasi fatta.

Frustrazione e confusione

Emergono criticità e bisogna fare compromessi. Si visitano tanti negozi e siti web alla ricerca della cucina perfetta.

Energia

grande, un piano cottura con più fuochi e un forno con funzionalità più avanzate per cucinare meglio. Un desiderio comune? «Un aiuto più puntuale nelle fasi di progettazione e acquisto - conclude Balliano-. Un normale rendering non è più sufficiente, lo si vuole 3D e interattivo, manipolabile in modo semplice per posizionare e sostituire i vari elementi con un click. Ma il virtuale non basta, il sogno di molti è di avere a disposizione un consulente personale a domicilio». www.WhirlpoolCorp.com

Stato emotivo

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Ritardi o problemi nella consegna

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AUTUNNO DETOX AL NATURHOTEL LÜSNERHOF In autunno la montagna regala silenzio, serenita’,lungimiranza, specie in un luogo incontaminato come l’Alpe di Luson, incastonata in una piega laterale della valle Isarco, avulsa da impianti di risalita, piste da sci o roboanti parcheggi. Per acquistare forza dalla natura, al Naturhotel si fa la sauna in cima all’albero, il kneipp nel torrente, il bagno nel laghetto alpino. I trattamenti benessere, nemmeno a dirlo, en plein air...

appena falciato e della legna appena raccolta. La notte si dorme in camere intrise di larice, cirmolo e abete rosso, provenienti dai boschi della valle. Muri in paglia e argilla assicurano la perfetta coibentazione, mentre arredi realizzati dai maestri intagliatori senza l’ausilio di colle, chiodi né materiali sintetici, caratterizzano gli ambienti secondo lo stile wood wellness design. Per recuperare la forma fisica, non resta che concedersi qualche bagno all’olio fossile, un massaggio alle pietre primordiali, o impacchi al cembro alpino: perché al Lüsnerhof anche il wellness è 100% naturale. La suggestiva grotta salina con sali delle saline alpine e acqua a temperatura corporea introduce al relax incondizionato. Imperdibile il percorso kneipp nel torrente e le saune in legno e pietra per un detox d’urto. www.luesnerhof.it

142 Si aggirano a piedi scalzi come superstiti di un Eden lontano. I clienti del NaturHotel Lüsnerhof passeggiano nel giardino, si rilassano nell’orto di erbe aromatiche, stimolano la circolazione nel torrente Gargitter fino a concedersi un tuffo nel laghetto alpino balneabile, circondati da rondini che planano a pelo d’acqua. In questo hotel fiabesco, incastonato sull’Alpe di Luson (a 12 chilometri da Bressanone), gli ospiti sono trasportati in un idillio di pace e in una dimensione (fortunatamente) non ancora perduta. Dove si ascolta il battito della natura, ci si risveglia al cantare del gallo, si odora il profumo del fieno


Consorzio di Tutela della Cipolla Rossa di Tropea Calabria IGP

>107 produttori

>600 ettari

>200.000

>Produzione

quintali certificati Via Roma . Vena Superiore 89900 . Vibo Valentia tel.-fax +39.0963.260631 info@consorziocipollatropeaigp.com www.consorziocipollatropeaigp.com

integrata


CALEIDOSCOPIO svolgerà quest’anno presso la splendida cornice di Palazzo Gotico a Piacenza dal 10 al 12 ottobre.

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SALUMI PIACENTINI DOP: FATTURATO IN CRESCITA PER COPPA E PANCETTA

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A Piacenza il comparto alimentare dei salumi Dop cresce: la coppa piacentina DOP dell’+1,9% con 348.323 pezzi prodotti, la pancetta piacentina DOP del +5,7% con 127.268 pezzi prodotti. Solo il salame piacentino DOP ha avuto un calo del 3% con 1.082.402 pezzi prodotti. Questi i dati forniti dal Consorzio Salumi Piacentini in occasione della presentazione della relazione di gestione dello scorso 2 luglio. Nel grafico si evidenzia che, tenendo come riferimento gli ultimi gli anni 2000- 2013 anni, la produzione di coppa piacentina è aumentata di 5 volte (515%), la pancetta piacentina di circa 10 volte (980%), mentre il salame piacentino di 4 volte (487%). “Siamo contenti che i nostri prodotti nonostante la crisi dei consumi abbiano tenuto. Siamo però preoccupati dalla costante erosione della redditività aziendale. Appare evidente che la crisi ha compresso i margini in maniera non sostenibile nel medio periodo. L’auspicata ripresa dei consumi dovrà accompagnarsi a un ritorno verso livelli fisiologici di redditività per tutti. Al riguardo è doveroso rilevare anche che allo stato delle cose il costo dei tagli freschi di coppa e pancetta hanno raggiunto quotazioni non più sopportabili dalle nostre aziende” - ha affermato Antonio Grossetti, Presidente Consorzio Salumi DOP piacentini. “In questo scenario assai preoccupante un dato positivo proviene dal fatto che nessuna nostra azienda ha chiuso e che il livello di occupazione si è mantenuto pressoché costante. I nostri Associati hanno dimostrato anche in questa difficile situazione di credere profondamente nel loro lavoro cercando di non subire la crisi ma reagire ad essa, tanto che parecchi di loro hanno investito in nuove tecnologie impiantistiche, in ampliamenti e ammodernamenti degli impianti di produzione, nel cercare nuovi mercati, anche esteri ha concluso Grossetti”. Prossimo importante appuntamento per il Consorzio, è la Coppa d’Oro, Premio istituito e promosso dalla Camera di Commercio di Piacenza, in collaborazione con il Consorzio Salumi Tipici Piacentini arrivato alla ottava edizione e che si

Consorzio Salumi DOP Piacentini Unico in Italia ad avere ottenuto la Denominazione di Origine Protetta per ben tre prodotti, coppa, pancetta e salame, frutto di un’arte millenaria, il Consorzio Salumi Tipici Piacentini nasce e si sviluppa come efficace strumento per la difesa della qualità e per la valorizzazione di così preziose leccornie. Sorto nel 1971 con sede presso la locale Camera di Commercio, annovera oggi ben 15 aziende produttrici. Apponendo il proprio marchio, il Consorzio Salumi Piacentini si propone quindi di tutelare i salumi DOP che vengono ottenuti con una attenta lavorazione, rispettosa dei rigorosi requisiti stabiliti dal Disciplinare di produzione. Per adempiere adeguatamente a questo proponimento e anche per offrire ai consumatori una sicura garanzia, il Consorzio è attivamente impegnato in una vasta opera di controllo e di continua verifica delle caratteristiche qualitative. Il mercato oggi richiede e premia le aziende e i prodotti certificati. Il Consorzio stesso ha ottenuto tale certificazione per l’attività di servizio: doverosa attestazione per un regime organizzativo ineccepibile. I TRE SALUMI DOP PIACENTINI La Coppa Piacentina è un prodotto di salumeria ricavato dai muscoli cervicali, perfettamente dissanguati, della regione superiore dei suini, con un peso minimo non inferiore ai 2,5 chilogrammi e tagliata alla quarta costola. Di forma cilindrica, leggermente più sottile alle estremità grazie al procedimento di rifilatura del grasso e di qualche sottile pezzo di carne cui viene sottoposta, si mostra, al taglio, di colore rosso frammisto a parti marezzate bianche e rosate; la consistenza è compatta, omogenea. Il profumo dolce e delicato si ritrova nel sapore morbido e pastoso, sempre più raffinato con il procedere della stagionatura, prevista da disciplinare di sei mesi. Per produrre la Pancetta Piacentina si utilizza la parte centrale del grasso di copertura della mezzena del suino, che va dalla regione retrosternale a quella inguinale e comprende la sola parte laterale delle mammelle. Rappresenta uno dei tagli adiposi del suino e viene isolato lungo la linea di sezionatura sotto


Da carni magre suine con una bassa aggiunta di grasso si ricava l’impasto per il Salame Piacentino. Per la parte magra i tagli di carne sono tutti al di fuori della pancetta, mentre per la parte grassa vengono utilizzati lardo, gola, parti di pancetta prive di grasso molle. Il Salame Piacentino richiede una stagionatura minima di 45 giorni. Di formato cilindrico, di peso non superiore al chilo e non inferiore ai 400 grammi, si presenta al taglio di colore rosso vivo con occhiature di grasso perfettamente bianco. L’intensità di

sapore, unita alla dolcezza e alla delicatezza, stanno a confermare le aspettative derivanti dal profumo. formisano@ivsi.it

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forma di pancettone, che comprende la pancetta vera e propria, la porzione di sottospalla e il piano del prosciutto. Richiede una salagione rigorosamente a secco; dopo un periodo di asciugatura e una stagionatura minima di quattro mesi, è pronta per il consumo. Si presenta di forma cilindrica, di peso variabile tra i 5 e gli 8 chilogrammi. Le fette, di colore rosso intenso alternato al bianco delle parti grasse, dal profumo dolce, gradevole, lievemente speziato, hanno un gusto invitante, al contempo dolce e sapido.

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Noix de Grenoble: Noce di Grenoble DOP, una qualità e un sapore unici tutti da scoprire Prende il via la campagna di comunicazione della Noix de Grenoble DOP con lo scopo di farne conoscere qualità e vantaggi ai consumatori italiani.

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Parte la campagna di comunicazione della Noix de Grenoble DOP in Italia. Con il claim “Dai sapore al sapore”, il progetto persegue l’obiettivo di informare i consumatori sulle molteplici qualità della rinomata noce francese. Oltre alle proprietà benefiche, infatti, le peculiarità della Noix de Grenoble risiedono nel territorio di produzione, nella tradizione e nel savoir-faire riconosciuti grazie alla Denominazione europea di Origine Protetta. Di fondamentale importanza è lo stretto legame con il territorio: prodotta interamente in Francia, all’interno del territorio delimitato dai confini della regione Rodano-Alpi, la Noix de Grenoble è uno dei rari frutti francesi a fregiarsi di una Denominazione di Origine Protetta. Dal sapore dolce ed equilibrato, la Noix de Grenoble, una volta liberata dal guscio che la protegge, rivela tutta la sua croccante freschezza e il gusto unico e fruttato caratterizzato da aromi di pane fresco che la differenziano dalle altre noci: un piccolo frutto dal contenuto ricco in qualità e sapore.

Proprio queste qualità gustative, le dimensioni generose dei gherigli chiari e saporiti, unite all’impegno, la tradizione e il savoir-faire dei produttori, hanno permesso a questo frutto di ottenere il riconoscimento europeo di tutela che ne assicura sicurezza, qualità e gusto ineguagliabili. Riferimento mondiale in termini di qualità, la delicatezza e il gusto della Noix de Grenoble garantiscono inoltre una grande versatilità d’uso in cucina: al naturale, fresca o secca, oppure in molteplici ricette, in abbinamento con il cioccolato, il formaggio o in altri sifizosi piatti. È possibile degustarla a colazione, come goloso snack, a merenda, come aperitivo o digestivo. Senza dimenticare infine che le noci sono un prezioso alleato per la salute: ricche di sali minerali e vitamine, povere di sodio e totalmente prive di colesterolo, sono particolarmente raccomandate per i bambini in fase di crescita, ottime anche per contrastare le malattie cardiovascolari e per chi pratica sport. Voluta dal CING, Comitato Interprofessionale della Noix de Grenoble, la campagna di comunicazione intende far conoscere i molteplici vantaggi e le qualità di questo delizioso frutto. www.aoc-noixdegrenoble.com




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