ARENA
Rivista mensile web a distribuzione gratuita, supplemento di Commodity World weekly. Prodotta e diretta da Katia Ferri Melzi d’Eril www.katiaferri.com
WEB MAGAZINE ANNO III N.26 APRILE 2017
Arena Lifestyle supplemento del settimanale on line Commodity World Weekly - Anno I I n.. 22 12 /2016 registr. al Tribunale di Pavia n. 673 dell’11/5/2007
LIFESTYLE
TERRORISMO E CRISI ECONOMICA CI FANNO DIMENTICARE QUELLA CHE E’ LA PROPRITA’ NUMERO UNO, PER TUTTI. MENTRE I POLITICI TORNANO A LITIGARE SULL’ACCORDO DI PARIGI, LUI VA AVANTI, DA SOLO.
LEONARDO DI CAPRIO “AGIRE PER IL CLIMA” CINEMA
VITA DI COPPIA CON SCAMBIO DI SESSO
KATIA FERRI MELZI D’ERIL
EDITORIALE di Katia Ferri Melzi d’Eril
D
i emergenza clima non si parla più. E’ la situazione politica quella che preoccupa e riempie giornali e telegiornali, di qua e di la dall’Atlantico, dove nei prossimi mesi le elezioni potrebbero cambiare radicalmente le cose. Tutti gli occhi sono puntati sul ciuffo di Donald, sulla terrazza dell’Eliseo, sulle mosse di Downing Street, sui tailleur della Merkel. Vinceranno i partiti dell’integrazione o della chiusura alla Grande Onda di immigrazione che altrimenti investirà sempre di più l’Europa, trasformandola per sempre? Oppure nel giro di pochi anni tutto sarà fermato e saranno i cicloni e i terremoti, quelli veri, a cambiare violentemente la nostra società, il nostro Paese di troppi vecchi (è il secondo al mondo) e pochi giovani che non trovano lavoro, non trovano finanziamenti per mettersi in proprio, non trovano il coraggio di metter su un qualche tipo di famiglia. Per il clima non si scende in piazza (a meno che non ci sia un G8 a comoda distanza), non si scende in campo (ma sarebbe bellissimo organizzare qualche partita di calcio, di basket o un torneo di tennis con i massimi campioni, ci sarebbero di sicuro ritorni interessanti da investire per la ricerca), non si canta in coro con le star (ricordate “we are the world”?), non ci si siede a tavola (chi l’ha detto che va bene solo per Amatrice?), non si suona ovunque nelle piazze. Se come me sentite che è il momento di fare qualcosa, anche poco secondo possibilità, aderite a una delle lodevoli associazioni che operano con progetti verificabili e verificati. In questa cover story ve ne presentiamo una, ma ce ne sono molte, fra cui anche naturalmente il WWF, che è stato il primo ad occuparsi di salvaguardia ambientale, quando i fenomeni climatici non dipendevano sempre da noi, dal nostro inquinamento. Nelle altre pagine, potete trovare come sempre i nostri suggerimenti di viaggio, le nostre selezioni di mostre e eventi da non perdere, i nostri reportage fotografici dagli eventi mondani e sportivi più seguiti in Italia e nel mondo. E ancora il food, la musica e i libri, i protagonisti della moda e del lusso. E anche la solita pagina Agent Provocateur, che stavolta si occupa di biodisobbedienze: delle fattorie strappate al controllo della criminalità organizzata, delle mafie e delle cosche di ogni tipo. Del loro coraggio e dei loro lodevoli progetti, che non sono mai abbastanza valorizzati.
In alto, Leonardo di Caprio. Sotto, la Tour Eiffel parata a festa per la conferenza sul clima del 2015. Qui sopra: festa notturna in una delle tante piscine termali di Budapest, dove si balla in acqua quasi fino all’alba. La Parigi dell’Est propone una vasta offerta di divertimento e una tavola ricca di sapori
ARENA LIFESTYLE anno II° n. 26, aprile 2017 -Editore e Direttore responsabile: Katia Ferri Melzi d’Eril Contributors di questo numero: Cecilia Consoli, Michele Castoldi, Edoardo Marsiglio Supplemento gratuito mensile del settimanale web Commodity World Weelkly - Registr. Tribunale di Pavia n.673 17/5/2007 redazione: Villa Melzi d’Eril, via Colombarone 13, Belgioioso PV - Italia Contatti: katiaferri@hotmail.com, Facebook: Katia Ferri Melzi d’Eril - Tutti i diritti riservati
4
SOMMARIO
4/ EDITORIALE di Katia Ferri Melzi d’Eril
APRILE 2017
5/ SOMMARIO Aprile 2017
34-35 /MUSICA, LIBRI Il ritorno dei Litfiba
6-7/ TREND & CO Quelli della notte (e la regola del sonno)
36-37/ WEEK END Il nuovo rinascimento di Anversa
8-13/ OMNIBUS MOSTRE APRILE 2017
38-43 /GRAND TOUR WORLD Budapest, la Parigi dell’Est
14-17/SALONE DEL MOBILE I trend più forti della kermesse made in Italy
44/ WINE, SPIRITS &CO Vinitaly, è sempre più...cin cin
18-19/ BIENNALE ARTE 2017 Eventi e anticipazioni da Venezia
45/ FOOD & CO I sostituti del latte si moltiplicano
22-29 /COVER STORY: LEO DI CAPRIO E IL SUO IMPEGNO PER L’AMBIENTE
46-50/FASHION Minimal e maxi, la grande stagione dei contrasti
30-31/ SPORT: TENNIS E GOLF AL TOP I tornei vip a Montecarlo e in Georgia
50-54/ FASHION & CO Il ritorno di Azzaro
32-33/ MANIE: CAMBIARE SESSO La nuova commedia della coppia al cinema 5
58/AGENT PROVOCATEUR Le fattorie della disobbedienza
Arena Lifestyle 04/17- TREND: Il lavoro notturno
IO? ORMAI LAVORO SOLO DI NOTTE...
Lavorare nelle ore normalmente dedicate al sonno, può avere effetti collaterali negativi sull’umore e sulla concentrazione. Ma anche sull’apparato digerente e sulla sfera sessuale. Alcuni però sembrano geneticamente predisposti per sopportare meglio il lavoro notturno....
S
pesso ce li dimentichiamo. Ma ce ne sono tanti: panettieri, fornai, medici, infermieri, camionisti, operatori ecologici, addetti vari dell’industria del divertimento.
La capacità di adeguarsi a ritmi sonno-veglia inconsueti non è questione di abitudine, ma è determinata geneticamente, spiegano all’Istituto San Raffaele di Milano. Lo afferma il professor Luigi Ferini Strambi, che è è il responsabile del Centro di Medicina del sonno ed è Presidente dell’associazione mondiale che si occupa di questo tema. Studiando il cronotipo di ciascuno, si può individuare la parte della giornata in cui si è maggiormente attivi. Sono allodole coloro che si alzano presto al mattino e sono più attivi prima di mezzogiorno. Sono invece gufi coloro che lavorano meglio durante la sera e preferiscono andare a letto tardi. L’orologio biologico interno di ciascuno scandisce i ritmi della nostra vita. dunque un terzo delle persone riesce ad adattarsi bene ai turni notturni (i gufi) mentre altri mal sopportano questi ritmi (le allodole). Inutile sperare di abituarsi, non esistono rimedi per andare a correggere qualcosa che fa parte del nostro Dna. Quindi per chi ha un cronotipo normale oppure ‘allodola’ le
Prima erano loro i cosiddetti turnisti. Ma ora la situazione è profondamente cambiata, secondo il Miinstero del Lavoro, nel nostro Paese un lavoratore su tre non fa più il classico orario 9-17, più del 25% opera in rotazione su turni che comprendono anche orari notturni, con conseguenze varie sul piano della salute. La sindrome del turnista è entrata a far parte della classificazione delle malattie del lavoro. Gli effetti rilevati sono negativi sull’umore, sul sonno, sull’apparato digerente e sulla sfera sessuale. La diffusione del work from home e l’esplosione del commercio non stop, con supermercati e botteghe alimentari aperti 24 ore anche da noi, ci gratifica, ma ci allontana dalla riflessione su quel che accade al nostro corpo privato delle naturali ore di sonno in modo sistematico, non episodico (es. quando si va a una festa).
6
Arena Lifestyle 04/17- TREND: Il lavoro notturno
conseguenze derivanti dal poco riposo notturno sono molto evidenti. Chi sta sveglio contro natura ha un problema di ipertensione, un sensibile aumento del rischio di infarto e ictus, inoltre danneggia il sistema immunitario, si ammala più facilmente. La perdita del sonno accelera i processi di invecchiamento, diminuisce la capacità produttiva, aumenta il rischio di sindrome metabolica e il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. A invecchiare precocemente, a causa della perdita di sonno è anche il cervello. Stando a uno studio pubblicato sulla rivista Occupational and Environmental Medicine, il lavoro notturno rappresenta una insidia per la nostra mente, mina la memoria, la capacità di pensiero e le capacità cognitive. Le funzionalità compromesse si recuperano con cinque anni di vita regolare, nel rispetto del ritmo sonno-veglia. Chi inizia a lavorare molto presto la mattina, riduce la fase Rem, quella piuù importante, che presiede al sonno profondo. Il corpo durante la notte, inoltre, abbassa la temperatura e cambia i valori di melatonina e di ormone della crescita. Con il riposo al buio il corpo rigenera anche l’apparato neuromuscolare. Durante la notte anche il processo neurocognitivo e la sfera emozionale si consolidano. Molti di coloro che lavorano su turni, vanno incontro a problemi di natura neuropsichica, sono vulnerabili alla depressione. Il riposo tout court insomma non basta: il riposo diurno e quello notturno non sono la stessa cosa. Se si deve recuperare il sonno, insomma ci si sente come qualcuno che viaggiando
in aereo tra gli oceani attraversa vari fusi orari, il sintomo si chiama disturbo da jet leg. L’attività fisica aiuta molto, oltre che a tonificare i muscoli, a combattere l’obesità, abbassare la pressione, regolare l’umore e i proessi cognitivi. Chi si alza per andare al lavoro alle 4 del mattino ha bisogno di una serata più silenziosa del solito e andare a dormire in una stanza fresca, silenziosa e buia, diminuendo al massimo luce e rumore. Possono essere utili anche i tappi auricolari se si vive lungo una strada trafficata. Ma cosa prevede la legge italiana in fatto di lavoro su turni? E’ il decreto legislativo 66/2003 a occuparsi del lavoro sui turni, insieme ai contratti collettivi. Questo tipo di lavoro è definito come qualsiasi metodo di organizzazione del lavoro nel quale dei lavoratori siano successivamente occupati negli stessi posti di lavoro, secondo un determinato ritmo, che può essere di tipo continuo o discontinuo e il quale comporti la necessità per i lavoratori di compiere un lavoro a ore differenti su un determinato periodo di giorni o di settimane. Innanzitutto si può assumere per lavorare sui turni soltanto chi possiede un certificato di idoneità rilasciato da un medico e tale accertamento deve essere ripetuto ogni due anni. Inoltre che sono esclusi dai turni notturni le madri con figli di età inferiore ai tre anni, le lavoratrici e i lavoratori genitori unici di un figlio che abbia meno di 12 anni o con un disabile a carico, le lavoratrici incinte dall’accertamento dello stato di gravidanza, i minori di 15 anni e gli apprendisti, anche maggiorenni.
I MANAGER USA SONO STIMOLATI A DORMIRE DI PIU’
Basta con gli stereotipi da film americani degli Anni Ottanta, con i manager della finanza che andavano in ufficio dopo una notte brava da qualche parte, come nel film “Le mille luci di New York” interpretato da Michael J Fox. I manager americani oggi sono molto più attenti alla salute, se vogliono far davvero carriera. Fanno sport tutti i giorni, dormono di più, fanno una vita più regolare. E per questo sono premiati dai loro datori di lavoro e dalle multinazionali che, soprattutto per le posizioni migliori accendono costosissime polizze assicurative sulla salute, anche come benefit. Dormire e bene, insomma, è diventato molto più importante. Ed essere attivi e svegli sul posto di lavoro è diventato molto redditizio. Mark Bertolini, amministratore delegato di Aetna, una compagnia assicurativa che si occupa di salute, ha preso una decisione senza precedenti: pagare 25 dollari per notte, per un massimo di 500 dollari all’anno) ai dipendenti che dimostrano di dormire almeno 7 ore per notte per 20 giorni consecutivi. A certificare il tutto sono degli speciali braccialetti digitali dotati di activity tracker, sempre piu’ di moda fra gli appassionati di fitness. Bertolini ha incaricato la Duke University di studiare l’efficacia del programma di benessere consigliato ai suoi dipendenti che, oltre alla qualità del sonno include anche lo yoga e la meditazione. I risultati di questa ricerca gli hanno dato ragione. Investire nel benessere ha aumentato di 69 minuti al mese la loro produttività. Gli è bastato moltiplicare queta cifra per il mumero delle migliaia dei suoi dipendenti, per confermre la bontà di questa scelta. I lavoratori turnisti invece, non solo vedono abbassata la loro produttività, ma sono spesso alle prese con gravi disturbi digestivi. Il lavoro sui turni può modificare il bisogno di energia durante la giornata. Chi lavora di notte dovrebbe mangiare proteine a cena, perchè essendo più facilmente digeribili, favoriscono lo stato di veglia. Bisogna stare attenti anche ai condimenti, meglio l’olio di oliva a crudo. Durante il lavoro bisogna fare degli spuntini leggeri, gustando frutta e yogurt. A fine turno si può dare spazio ai carboidrati, che permettono una buona fase del sonno. Anche l’idratazione è determinante. Bisogna bere un litro e mezzo di acqua al giorno, seguire la regola delle cinque porzioni di frutta e verdura ai pasti principali e controllare sempre l’assuzione del sale.
7
Arena Lifestyle 04/17- OMNIBUS MOSTRE
Aprile 2017 Ferrara
Milano
FINO AL 27 SETTEMBRE
“Lo Spazio delle Domande”, è la nuova mostra del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS. Stimola il visitatore a trovare le risposte in modo originale e interattivo. Il percorso avvicina il pubblico al sistema-cardine – interrogarsi, cercare e sperimentare le risposte – della complessa e fiorente cultura ebraica: inscindibile dalle proprie radici e dalla memoria, che nutre, elabora e ricostruisce incessantemente, ma anche, e con ostinazione, viva e rivolta al futuro. Rigorosamente disciplinata, come dimostrano i numerosi precetti che regolano l’esistenza di ogni giorno e perfino il rapporto col cibo, ma altrettanto attenta ad approfondire il sapere, a onorare la libertà individuale e collettiva, a celebrare con pienezza i momenti più festosi, privati e pubblici.Promosso dal MEIS, con la collaborazione della Comunità Ebraica di Ferrara, l’allestimento permette di ascoltare le interviste – inedite – realizzate dal regista Ruggero Gabbai a sette ferraresi sulla loro identità ebraica, di conoscere i tempi, le immagini e i suoni del matrimonio ebraico, di interagire in una strada di botteghe e abitazioni ebraiche, ricostruita in scala, e con i burattini, di fare un gioco all’aperto sui dettami dell’alimentazione ebraica e l’uso delle spezie bibliche.
FINO AL 9 LUGLIO
Un grande appuntamento per tutti gli appassionati di dinosauri, di tutte le età. Il Mudec ospiterà “Dinosauri. Giganti dall’Argentina”, una mostra scientifica con reperti provenienti dallo stato sudamericano, particolarmente ricco a livello paleontologico. I pezzi esposti provengono dagli ultimi stupefacenti scavi che hanno portato alla luce scheletri enormi, praticamente intatti. In esposizione 150 milioni di anni di storia naturale raccontati attraverso fossili autentici e copie accurate delle ossa mancanti, per illustrare il percorso evolutivo dei dinosauri in toto, dal Triassico fino all’estinzione, passando per il periodo Giurassico. La mostra allarga i nostri orizzonti grazie all’ aumento nelle varietà di esemplari ad oggi mappabili, l’aggiunta di notizie sullo sviluppo dei grandi predatori e la scoperta di molti dinosauri coperti di piume, forse in grado di spiccare il volo. I grandi draghi vissero il Cretaceo - che accanto alla grande diffusione delle piante da fiore vide il massimo livello di biodiversità dei dinosauri. I cosiddetti “giganti”, dinosauri dalle dimensioni maestose che si svilupparano durante il Cretaceo, sono esposti in scheletro e in 3D, con riproduzioni in scala uno a uno.
8
Arena Lifestyle 04/17- OMNIBUS MOSTRE
“ARCHEOLOGIA DEL CENACOLO” A MILANO fino al 25 Giugno In mostra al Castello Sforzesco “Archeologia del Cenacolo”: a 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci, il Castello dedica alla sua opera milanese più celebre, “L’ultima cena”, un’ esposizione che ne racconta la riproduzione e la diffusione come vera e propria icona. In mostra disegni, incisioni e fotografie che imitano e si ispirano al dipinto parietale.
Varese
Venezia
FINO AL 15 OTTOBRE
“Robert Wilson for Villa Panza. Tales”, una mostra intensa e coinvolgente ideata per Villa Panza da uno dei più grandi maestri della cultura visuale e performativa contemporanea. Un itinerario inedito della villa dove Robert Wilson ha ideato l’allestimento dei Video Portraits, riuscendo per ognuno a instaurare uno speciale dialogo con gli ambienti, gli arredi e la collezione d’arte. Trentacinque opere messe in scena come suggestive presenze, capaci di coniugare la tecnologia ad alta definizione del video e la poesia dell’arte. Un percorso di sottili affinità tra la poetica di Wilson - visionaria e minimalista allo stesso tempo - e la visione etica ed estetica di Giuseppe Panza, che raggiunge il suo apice nella suggestiva installazione permanente ideata in onore del grande collezionista milanese A House for Giuseppe Panza. Per la prima volta in Italia il poderoso e ipnotico nucleo Lady Gaga Portraits.Una mostra da vivere nel silenzio e nella contemplazione per immergersi completamente nelle opere in sottile equilibrio tra tempo, spazio, suono, immagine e poesia.
FINO AL 28 MAGGIO
Organizzata in co-produzione con The Phillips Collection, Washington, DC, Museum of Fine Arts, Boston e Terra Foundation for American Art, la Fondazione Musei Civici di Venezia presenta – in assoluta anteprima europea – una grande retrospettiva dedicata all’artista sta-tunitense William Merritt Chase. La Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, dopo le tappe di Washington e Boston, esporrà circa sessanta opere di Chase provenienti da collezioni pubbliche e private statunitensi; la mostra comprenderà inoltre l’unica opera di Chase presente in Italia – Self-Portrait (1908) – che giunge a Venezia eccezionalmente in prestito dagli Uffizi. Celebre figura nei circoli artistici internazionali, Chase è stato un pittore innovativo che ha saputo ritrarre, attraverso una tecnica ispirata dall’osservazione dei maestri dell’arte europea antica e contemporanea, la vita della borghesia nordamericana. In quattro decenni di attività raffigura nelle sue opere l’energia di una nazione agli albori del XX secolo, restituendo i cambiamenti dinamici di una società che inizia a popolare i parchi cittadini di New York, le spiagge di Long Island e ad interessarsi alla cultura, visitando mo-stre e studi d’artisti. Venezia rappresenta una città d’elezione per Chase, che studia i grandi pittori del passato e al contempo si confronta, durante il soggiorno lagunare dal 1877 al 1878, con gli autori che lavorano in città
9
Arena Lifestyle 04/17- OMNIBUS MOSTRE
Parma
“DA POUSSIN A CEZANNE” A VENEZIA, FINO AL 4 GIUGNO Esposto al Museo Correr un eccezionale nucleo di 110 raffinatissimi disegni provenienti da una della più importanti raccolte private francesi, la collezione di Louis-Antoine e Véronique Prat, che riunisce tutti i grandi maestri dal XVII al XIX secolo, da Poussin e Callot a Seurat e Cézanne.I niziata oltre quarant’anni fa, la collezione Prat è sicuramente una delle più importanti raccolte private europee di disegni antichi. È fiorita con lo scopo di illustrare l’evoluzione della grafica francese in un arco cronologico che abbraccia oltre tre secoli, da Poussin a Cézanne, attraverso una scelta di circa 230 fogli, 110 dei quali sono esposti in mostra. Nata dalla collaborazione con la Fondation Bemberg di Tolosa, con il supporto di Alliance Française-Venezia e curata da Pierre Rosenberg, già direttore del Louvre e massima autorità nel campo della pittura francese di quel periodo, la mostra, presentata prima al Museo Correr di Venezia per poi approdare alla Fondation Bemberg di Tolosa, attesta la vitalità della collezione, che negli ultimi anni si è arricchita di una ventina di pezzi qui esposti qui per la prima volta. L’esposizione, allestita al secondo piano del Museo Correr, si articola in otto sezioni tematiche che accompagnano il visitatore nell’evoluzione dell’arte del disegno francese lungo tre secoli - dal XVII al XIX - attraverso un nucleo di 110 raffinatissimi fogli realizzati con le più diverse tecniche: a matita, a china, ad acquarello e altro.
Arezzo
FINO AL 2 LUGLIO
La Fondazione Magnani Rocca ospita una grande mostra dedicata a Fortunato Depero, artista dinamico, poliedrico e brillante. Esposte nella Villa di Mamiano di Traversetolo oltre cento opere tra dipinti, le celebri tarsie in panno, i collage, disegni, abiti, mobili, progetti pubblicitari, per celebrare il geniale artefice di un’estetica innovativa che mette in comunicazione le discipline dell’arte, dalla pittura alla scultura, dall’architettura al design, al teatro. La mostra è articolata in cinque capitoli: Irredentismo e futurismo, la formazione alla scuola elisabettina e l’adesione futurista; Teatro magico, Chant du Rossignol, Balli plastici, Anihccam; La Casa del mago. La produzione artistica tra design e artigianato; New York. Depero Futurist House; Rovereto. Verso il museo a interpretare il percorso futurista dell’autore, analizzandone i ruoli peculiari di sperimentatore, scenografo, mago, pubblicitario e infine maestro. Depero si schiera contro i modelli comuni provocando la rottura di schemi obsoleti grazie ad un lavoro creativo che, oltre all’estro, richiede tempo, sapienza, organizzazione. Spirito di sacrificio abbinato alla volontà un po’ folle di andare oltre il limite, dettando regole nuove in continuo mutamento: ancor oggi l’artista ci appare come dispensatore di meraviglia.
FINO AL 1 NOVEMBRE
“Il grand tour e le origini del 3D. La grande mostra e film in 3D” non è la solita mostra: è un duplice viaggio. Nel tempo, perché ha luogo più di cento anni fa, tra il 1850 e il 1910, e nello spazio, attraverso l’Europa e il Mediterraneo, dai fiordi norvegesi alle piramidi dell’Antico Egitto, alla scoperta di un mondo che non esiste più. Ed è un viaggio straordinario, in 3D: tecnica oggi diffusa al cinema e in televisione, ma inventata nella seconda metà dell’800. Allora si chiamavano stereoscopie, ma l’effetto era lo stesso: “entrare” nelle immagini, quasi a toccare con mano cose e persone, sentendosi dentro a quel luogo, in quel preciso momento. La mostra, che si terrà negli spazi espositivi della Basilica di San Francesco e avrà una sezione dedicata all’archeologia presso il Museo Archeologico Nazionale Gaio Cilnio Mecenate, presenta una ricca collezione di fotografie stereoscopiche che documentano gli itinerari del Gran Tour, quel favoloso, ormai mitologico, viaggio che i nostri avi intraprendevano, partendo da tutte le nazioni d’Europa, alla scoperta della storia, dell’arte e della cultura, e i suoi luoghi più celebri e visitati. Le fotografie stereoscopiche presentate in mostra ripercorrono tutti gli itinerari principali dell’Ottocento e del Novecento e ne toccano tutte le tap-pe, offrendo al pubblico di oggi la rara possibilità di rivedere come dal vero, in 3D, le immagini di quel meraviglioso viaggio.
10
Arena Lifestyle 04/17- OMNIBUS MOSTRE
DAVID LACHAPELLE A VENEZIA fino al 10 Settembre La Casa dei Tre Oci di Venezia si appresta ad accogliere l’universo surreale, barocco e pop di David LaChapelle, uno dei più importanti e dissacranti fotografi contemporanei, nella mostra “Lost + Found”.L’ esposizione presenterà oltre 100 immagini che ripercorrono la carriera dell’artista statunitense, dai primi progetti in bianco e nero degli anni novanta - quando Andy Warhol gli offrì il suo primo incarico professionale fotografico per la rivista “Interview” - fino ai lavori, solo a colori, più recenti, opere divenute in gran parte iconiche e che gli hanno garantito un riconoscimento internazionale da parte di critica e pubblico.
Mantova
Bologna
FINO AL 4 GIUGNO
Il Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te presenta un’esposizione in cui le opere di Giorgio Morandi – uno dei maestri della pittura europea del Novecento – dialogano con le opere di Tacita Dean – una delle più importanti e riconosciute artiste della scena mondiale contemporanea. La mostra Giorgio Morandi e Tacita Dean. “Semplice come tutta la mia vita” mette a confronto due film, Day for Night e Still life, che Tacita Dean ha realizzato nel 2009 nello studio bolognese del pittore – ricostruito a grandezza naturale in apertura del percorso espositivo a Palazzo Te – e una raccolta di circa cinquanta opere di Giorgio Morandi, dipinti, disegni, acquarelli e grafiche concessi da importanti musei e collezioni private, che illustrano la sua ricerca relativa alla natura morta nel periodo dal 1915 al 1963. La mostra propone una riflessione sul profondo legame che si istituisce tra i due artisti, un legame che da un lato racconta la linfa che alimenta il lavoro di Tacita Dean e dall’altro fa splendere la contemporaneità del lavoro di ricerca sviluppato per tutta la vita – con pazienza, attenzione e sensibilità – da Giorgio Morandi.
FINO AL 2 LUGLIO
Con la mostra “Paolo Manaresi. I colori dell’inquietudine”, a cura di Andrea Dall’Asta SJ e Francesca Passerini con la collaborazione di Donatella Agostoni Manaresi, la Raccolta Lercaro ricorda Paolo Manaresi, protagonista dell’arte bolognese del Novecento, di cui è stato Maestro, proprio nel campo dell’incisione. Rispetto alle precedenti esposizioni che hanno celebrato l’artista, la mostra della Raccolta Lercaro si presenta in modo inusuale: non sono infatti esposte (solo) le sue straordinarie incisioni, ma soprattutto le opere pittoriche, per lo più sconosciute al grande pubblico. All’interno del percorso espositivo vengono alla luce un centinaio di oli, pastelli e tempere, in gran parte inediti. Una vera e propria scoperta, che permetterà un’immersione nel lungo arco temporale che va dagli anni Trenta all’inizio degli anni Novanta, quando Manaresi concluderà la sua esperienza di vita. Se la mostra si presenta in modo articolato e complesso, un filo rosso unifica le diverse sezioni: che si tratti di paesaggi, di scene religiose o, ancora, di nature morte realizzate in periodi diversi, il denominatore comune è sempre una profonda inquietudine.
11
Arena Lifestyle 04/17- OMNIBUS MOSTRE
ROMA, FINO AL 9 LUGLIO
A San Salvatore in Lauro una piccola mostra di grandi tesori d’arte mette in evidenza lo straordinario patrimonio artistico della città di Fermo e del suo territorio affinché ritorni al più presto alla fruizione nei siti d’origine.Per iniziativa del Pio Sodalizio dei Piceni e del Comune di Fermo, con la collaborazione della Soprintendenza delle Marche, il supporto organizzativo di Civita Mostre e il sostegno di UnipolSai.
Roma
Roma
FINO AL 20 MAGGIO
Wunderkammern è lieta di presentare “Symphony of Systematic Minimalism”, la prima mostra personale, in Italia, dell’artista Remi Rough, uno dei maggiori esponenti della corrente astratta dell’arte urbana. L’artista ha esposto in importanti istituzioni ed eventi internazionali come la Biennale di Street Art di Mosca, il Museé Mohammed VI a Rabat, la MB6 Biennale di Marrakech, la Urban Art Biennale presso il Völklinger Museum, il Museo di Belle Arti di Santander e la Maison De L’Architecture a Strasburgo. La mostra esplora i rapporti tra le arti visive e la musica. Con un’esperienza nella produzione musicale di oltre vent’anni, l’espressione artistica e musicale di Remi sono sempre state intrinsecamente legate. Come nel linguaggio astratto della musica, nella pittura di Remi gli elementi visivi diventano un sistema cromatico di forme pure. Nelle sue opere colori, linee e forme sono modulati come “accordi” visivi in una composizione musicale, che risultano in una struttura dinamica e precisa, dove nulla è arbitrario e tutto è al posto giusto. Ogni opera, insieme alla composizione musicale creata appositamente per essa, acquisisce una dimensione temporale, si evolve nel tempo e diventa un’esperienza. Per la sua mostra a Wunderkammern, Remi Rough presenterà nuovi lavori su tela di grandi dimensioni, insieme alla musica scritta e prodotta dall’artista. Inoltre saranno esposti disegni su carta ed un’installazione site-specific in galleria.
FINO AL 27 AGOSTO
Uomini, animali, vegetazione i cui tratti e colori brillanti riportano immediatamente alla memoria l’America Latina dove tutto è più vero del vero, dove non c’è posto per la sfumatura e che anzi favorisce l’esuberanza di forme e racconto. Questa è la cifra stilistica di Fernando Botero, artista di origini colombiane, famoso e popolare in tutto il mondo per il suo inconfondibile linguaggio pittorico, è immediatamente riconoscibile per le sue forme femminili e maschili molto generose. Alla sua arte, nel suo ottantacinquesimo genetliaco, si rende omaggio con un’esposizione che ripercorrerà attraverso una cinquantina dei suoi capolavori, molti dei quali in prestito da tutto il mondo, oltre 50 anni di carriera del Maestro dal 1958 al 2016. La mostra, che si presenta come la prima grande retrospettiva dell’opera di Botero in Italia, apre a Roma al Complesso del Vittoriano – Ala Brasini sotto l’egida dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, promossa dall’Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale, con il patrocinio della Regione Lazio. Organizzata e co-prodotta da Gruppo Arthemisia e MondoMostreSkira, è curata da Rudy Chiappini in stretta collaborazione con l’artista.
12
Arena Lifestyle 04/17- OMNIBUS MOSTRE
ROMA, FINO AL 10 SETTEMBRE La mostra “I Fori dopo i Fori. La vita quotidiana nell’area dei Fori Imperiali dopo l’Antichità”. La vita quotidiana, insieme alle vicende dei luoghi e delle persone – anche illustri –, sarà ricostruita attraverso 310 reperti archeologici, costituiti da oggetti appartenuti agli abitanti o prodotti nelle botteghe dell’area, e conservati in gran numero nei depositi dei Fori Imperiali ma anche presso altre strutture museali della Sovrintendenza Capitolina.
Napoli
Napoli
FINO AL 9 LUGLIO
In occasione del cinquantenario della scomparsa del grande Antonio de Curtis, in arte Totò, avvenuta il 15 aprile 1967, e nell’ambito delle celebrazioni che si terranno in suo ricordo, la città di Napoli ospita la mostra monumentale Totò Genio, voluta dall’Associazione Antonio de Curtis, promossa e co organizzata dal Comune di Napoli in collaborazione con le maggiori istituzioni culturali del paese. La mostra ospitata a Napoli è la prima grande antologica dedicata a Totò e vuole mettere in luce la grandezza di uno dei maggiori interpreti italiani del Novecento: un viaggio indietro nel tempo, attraverso l’arte universale di Totò, figura poliedrica che ha giocato la sua vita gomito a gomito con l’arte dello stupore. Totò è stato uno dei maggiori artisti italiani, simbolo dello spettacolo comico in Italia, un artista a tutto tondo, attore di teatro e di cinema (sono 97 i film da lui interpretati) ma anche poeta e autore di canzoni. In mostra centinaia di documenti tra fotografie, filmati, costumi di scena, locandine di film, interviste, disegni, riviste e giornali d’epoca, spezzoni cinematografici e televisivi, manoscritti personali, lettere, cimeli e materiale inedito, la vita, l’arte e la grandezza del Principe Antonio de Curtis. Proprio in virtù del forte legame che univa Totò a Napoli, si è scelto di ospitare questa grande mostra nella città da lui tanto amata, come prima tappa di un lungo progetto itinerante nazionale e poi internazionale
13
FINO AL 27 NOVEMBRE
“Pompei e i Greci” racconta le storie di un incontro: partendo da una città italica, Pompei, se ne esaminano i frequenti contatti con il Mediterraneo greco. Seguendo artigiani, architetti, stili decorativi, soffermandosi su preziosi oggetti importati ma anche su iscrizioni in greco graffite sui muri della città, si mettono a fuoco le tante anime diverse di una città antica, le sue identità temporanee e instabili. Sono oltre 600 i reperti esposti tra ceramiche, ornamenti, armi, elementi architettonici, sculture provenienti da Pompei, Stabiae, Sorrento, Cuma, Capua, Poseidonia, Metaponto, Torre di Satriano e ancora iscrizioni nelle diverse lingue parlate -greco, etrusco, paleoitalico-, argenti e sculture greche riprodotte in età romana. La mostra nasce da un progetto scientifico e da ricerche in corso che per la prima volta mettono in luce tratti sconosciuti di Pompei; gli oggetti, provenienti dai principali musei nazionali e europei, divisi in 13 sezioni tematiche, rileggono con le loro ‘biografie’ luoghi e monumenti della città vesuviana da sempre sotto gli occhi di tutti. Pompei e i Greci illustra al grande pubblico il fascino di un racconto storico non lineare, multicentrico, composto da identità multiple e contraddittorie, da linguaggi stratificati, coscientemente riutilizzati: il racconto del Mediterraneo.
Arena Lifestyle 04/2017- Design: Salone del Mobile 2017
CI VEDIAMO AL FUORISALONE
Grande attesa per l’apertura del Salone del Mobile, ma ancor più per il Fuorisalone, che trasforma Milano nella più grande vetrina di design al mondo. E attraverso eventi e performance in tutti i quartieri, ci porta alla scoperta di nuovi designer, nuovi brand e nuovi modi di intendere la casa, l’ufficio e gli interni pubblici e privati. Tutto, naturalmente, sempre all’insegna dell’altissima qualità ‘made in Italy’
L
asciate perdere Milano se ci dovete andare per qualcos’altro che non sia il Salone del Mobile, nella prima settimana di aprile. La città in quei giorni si trasforma e si pone al servizio di questa fiera mondiale che non perde colpi e non perde smalto. Anzi, ogni anno la sua immagine si rafforza sempre di più. Quest’anno Milano ha ospitato a Rho Fiera il 56° Salone del Mobile e anche la 29° edizione di Euroluce, il salone internazionale dell’illuminazione. Il primo è ripartito in tre tipologie stilistiche (Classico, Design e il settore dedicato al lusso senza tempo, la contemporaneità che diventa un classico, lanciato con molto successo nell’ultima edizione e fortemente atteso per questa attesissima kermesse. D’altronde, nel 2016 le esportazioni di arredamento made in Italy hanno superato gli 8,8 miliardi di euro (+1,2% rispetto al 2015). Sono tre le parole chiave del Salone, diretto dal nuovo presidente Claudio Luti: innovazione, tecnologia e ricerca. Ma anche qualità nei dettagli, nelle finiture, nella funzionalità e nello stile. Dagli imbottiti ai vetri, dalle lampade ai tavoli, dai letti alle cucine, tutte le premesse ci dicono, ad oggi, che il successo arriderà al Made in Italy ancora una volta. Ma quest’anno l’offerta che si propone agli oltre 300 mila visitatori, come una città di medie dimensioni, che arrivano da ogni parte del mondo (165 Paesi) coniuga qualità e tecnologia, creatività e innovazione sia per i materiali, che per le soluzioni. Gli espositori che sono andati, nei giorni scorsi, ad allestire l’area espositiva, non inferiore ai 200 mila metri quadri, sono più di duemila e portano con sè migliaia di prodotti da esporre in anteprima, confermando il forte valore di questa manifestazione, il palcoscenico internazionale della creatività più importante del mondo e il forum degli
14
Arena Lifestyle 04/2017- Design: Salone del Mobile 2017
In queste pagine: le nuove proposte di arredamento del living presentate al Salone del mobile 2017, con grande spazio ai materiali naturali, dai tessili agli imbottiti. Grandi novità anche tra gli stand di Euroluce, il padiglione dedicato agli apparecchi di illuminazione, con 38 mila metri quadri di spazio espositivo e 450 espositori, di cui la metà provenienti da altri Paesi.
addetti ai lavori più interessante del mondo. Anche Euroluce, l’appuntamento biennale che si alterna con Eurocucina e il Salone del Bagno, si riconferma la Fiera Internazionale di riferimento del mondo della luce, con 38 mila metri quadri di spazio espositivo e 450 espositori, di cui la metà estera. Sono stati coinvolti i migliori brand del settore, quelli che sanno coniugare l’innovazione e la cultura del progetto. Le biennali 2017, come sempre negli anni dispari, approfondiscono le tematiche legate a illuminazione e ufficio, ma sono sempre in grande evoluzione, una per la trasformazione tecnologica, l’approccio architettonico e di progetto. E l’altra per le esigenze del mondo del lavoro, sempre più complesso e articolato, che pone nuove sfide all’abitare gli spazi professionali. Euroluce in particolare rappresenta un vero trampolino di lancio verso i mercati internazionali. Anche Workplace 3.0, il focus sulla progettazione dello spazio office, rappresenta un ottimo volano per il business. Ad affiancare l’offerta commerciale delle biennali, ci sono poi i vari eventi tematici collegati, uno intitolato DelightfFuL, da leggersi come Design, Light, Future Living, che viene accompagnato da un cortometraggio d’autore ispirato al fantasy, firmato dal regista Matteo Garrone. Il secondo è A Joyful Sense at Work, curato da Cristiana Cutrona, dove l’ambiente di lavoro è interpretato da quattro gruppi di architetti internazionali. Ritorna anche Space & Interiors, per la seconda edizione, dedicato alle finiture per l’architettura. Fino all’8 aprile a The Mall Porta Nuova, nel Brera Design District , superfici, pavimenti, porte e rivestimenti per interni sono presentati in un allestimento speciale curato da Migliore + Servetto Architects. Il Salone Satellite si occupa invece ancora di creativi esordienti. Per festeggiare la ricorrenza, è prevista una speciale collezione di pezzi di designer internazionali, che hanno cominciato la loro carriera in questa sezione. Fuori dalla fiera, una mostra alla Fabbrica del Vapore espone un’antologia di prototipi presentati durante le varie edizioni del Satellite e poi entrati nel mercato.
15
Arena Lifestyle 04/2017- Design: Salone del Mobile 2017
Alto artigianato e creatività made in Italy sono ancora una volta la ricetta vincente del Salone del Mobile di Milano Rho
Per chi è stanco di girovagare, niente di meglio del benessere coniugato al design. Nell’esclusivo Ceresio 7 Gym & Spa, un centro wellness che ha aperto a Milano nel quartier generale di DSquared2, ex sede storica dell’Enel. Contiene quattro aree distinte e sinergiche, che offrono benefici psico fisici all’interno di un club esclusivo dove sport, bellezza e benessere vengono esaltati dai massimi standard di qualità.
Ma gli addetti ai lavori e non sono elettrizzati per la grande quantità di appuntamenti che si terranno in città durante la Design Week, lo storico Fuorisalone, un evento nell’evento, più vicino al pubblico e che in pratica coinvolge tutti i quartieri del centro e del semicentro, sviluppandosi in varie direzioni e in varie sfumature, con tematiche particolari. La maggior parte degli eventi della Design Week si tengono in sei zone ben definite di Milano, ma ce ne sono alcuni che sono sparsi anche nelle periferie. Ecco quali sono, secondo noi, le zone più cool da non perdere e le iniziative più interessanti da sbirciare. Molti eventi sono dedicati alla riflessione, coscienziosa, in tema di sostenibilità ambientale. E al divertimento. Per esempio alla Civica Scuola Interpreti e Traduttori Altiero Spinelli, si terrà un’ esposizione di design internazionale con più di 50 studi di design e brand provenienti da tutto il mondo. Giusto per capire come si ragioni sul design oltre i Bastioni di Milano. Da Marni invece, un appuntamento classico della Design week: i pezzi di arredo realizzati a mano in metallo, legno dipinto e fili colorati di pvc intrecciati, quest’anno dedicati al mondo del gioco. E vari complementi prodotti in Colombia da un gruppo di donne che hanno messo a disposizione la loro abilità nelle tecniche tradizionali dell’artigianato locale. In via Mozart, nelle stanze di Villa Necchi Campiglio si celebra invece Shigeru Ban, il designer e architetto giapponese scomparso a fine 2016.
Tortona District Quanti sanno che la Design Week è nata proprio in questa via dietro la Stazione di Porta Genova? In questo district i visitatori potranno ammirare tutti i nuovi trend dell’arredamento e lanciare un ampio sguardo verso le tendenze del futuro. I luoghi da non prdere sono tre. Allo spazio Ex Ansaldo c’è Base Milano, con mostre dedicate al design nomade. Al Super Studio Design Sho il tema è Time to Color! tempo di colore, con allestimenti a tinte forti, anzi: fortissime. L’ Associazione Tortona Area Lab organizza inoltre, durante la settimana, dei tour di design guidati e gratuiti, denominati Architour. Brera Design District Quella intorno all’Accademia di Brera è la zona pi di tendenza di Milano, quella dove si uniscono le radici storiche e quelle innovative: in pochi minuti si passa dagli antichi palazzi aristocratici alle forme innovative come Piazza Gae Aulenti e l’area di Porta Volta. Il mood di Brera Design District è “Progettare è un gioco, giocare è un progetto”. Fra le tante iniziative, spicca l’installazi-
16
Arena Lifestyle 04/2017- Design: Salone del Mobile 2017
Molte le proposte di sedie e sedute. Nel Fuori Salone, il maestro Gaetano Pesce ha proposto una poltrona di grandi dimensioni ricoperta da vestiti di donne provenienti da tutte le aree mondiali. Molto creative anche le produzioni dell’area Green Design one del maestro Gaetano Pesce intitolata “Maestà tradita”, che consiste in una poltrona di grandi dimensioni, ricoperta da vestiti di donne provenienti da tutte le aree mondiali. Ma qui si trovano anche altri progetti molto interessanti, installazioni e mostre speciali (per esempio Aldo Cibic da Timberland) e Aldo Rossi. La Jaguar F-Pace sarà la vettura ufficiale del District, con visibilità in diversi luoghi. Cinque Vie District Siamo nel cuore della vecchia Milano, ma la creatività è tale che non ci si rende conto di questo aspetto. Gli espositori sono colossi del lusso come Cartier, che espone a Garage Sanremo. Sono interessanti anche le esposizioni al Teatro Litta, all’Arsenale, nella Casa dei demoni in Via Cesare Correnti 14, così come all’Institut Francais Milano. Il momento più atteso è la notte bianca del 5 aprile, con la Design Pride, una parata di carri allegorici capitanata da Seletti, che si realizza in collaborazione con l’associazione Wunderkammer e Yoox. Ventura Lambrate District Si tratta di una zona molto interessante per chi vuol scoprire in anticipo quali saranno le nuove tendenze del design e dell’arredo. In questo distretto si esibiranno infatti i giovani designer, quelli sconociuti oggi che diverranno le star di domani. L’installazione principale prevede due robot che si spostano lungo un muro di tela. L’Atelier Mendini presenta il progetto Ecopixel, una plastica rivoluzionaria che può essere
17
fusa all’infinito e riciclata all’infinito. In questa zona è nato anche il primo Ostello Temporaneo per Designer. Mentre in zona Bovisa si potrà ammirare il design per gli hotel nell’area Design Hostel: si tratta di una iniziativa speciale creata da Ghigos Ideas in collaborazione con il Politecnico di Milano e con Poli.design. Isola Design District Questo distretto è uno dei più nuovi, è nato in una zona in forte mutamento, comunque molto dinamica e molto attuale, che si trova a poche centinaia di metri dalla stazione ferroviaria e metropolitana Garibaldi, che a sua volta è di fronte al nuovo district sopraelevato che accoglie la Piazza Gae Aulenti e il Bosco verticale. Questo è il regno del green design, dell’autoproduzione, dei designer emergenti più estremi. Gli eventi da non perdere sono molti, tra questi l’installazione di Mario Nobile presso il laboratorio botanico Offi di Via Carmagnola, fino al Suspended Garden di Bici & Radici che si è installato al Milan Design Market. Da non perdere anche il percorso in tre tappe per gli amanti delle sculture vegetali di Emilia Faro. Ventura Centrale District Alla Stazione Centrale di Milano è nato un distretto della Design Week fortemente innovativo, si è creato per la grande carenza di nuovi spazi espositivi per il Fuorisalone. Il sito top sono i Magazzini Raccordati di Via Ferrante Aporti 15,
Arena Lifestyle 04/17- BIENNALE D’ARTE 2017/ Anticipazioni
57° BIENNALE ARTE (ARTE VIVA) by Lorem Ipsum Dolor
Grande curiosità per l’edizione curata da Christine Macel, che si aprirà il 13 maggio prossimo. Sono presenti 3 Paesi per la prima volta: Antigua e Barbuda, Nigeria, Kiribati. Il Padiglione Italia sarà curato da Cecilia Alemanni.
A
rrivano i mostri, no i giganti. Saranno l’attrazione più spettacolare della prossima Biennale d’Arte a Venezia. L’esposizioe biennale sarà aperta al pubblico da sabato 13 maggio a domenica 26 novembre 2017, ai Giardini e all’Arsenale. La 57.Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo Viva Arte Viva, curata da Christine Macel e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta sarà aperta da una cerimonia di premiazione e di inaugurazione sabato 13 maggio. La Mostra sarà affiancata da 86 Partecipazioni Nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Sono 3 i paesi presenti per la prima volta: Antigua e Barbuda, Kiribati, Nigeria. Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane, sarà curato quest’anno da Cecilia Alemani. Sono 23 gli Eventi Collaterali proposti da enti e istituzioni internazionali, che allestiranno le loro mostre e le loro iniziative a Venezia in concomitanza con la 57 °Esposizione. La Mostra Internazionale VIVA ARTE VIVA La Mostra offre un percorso espositivo che si sviluppa intorno a
18
nove capitoli o famiglie di artisti, con due primi universi nel Padiglione Centrale ai Giardini e sette altri universi che si snodano dall’Arsenale fino al Giardino delle Vergini. 120 sono gli artisti partecipanti, provenienti da 51 paesi; di questi 103 sono presenti per la prima volta nella Mostra Internazionale del curatore. «La Biennale si deve qualificare come luogo che ha come metodo, e quasi come ragion d’essere, il libero dialogo tra gli artisti e tra questi e il pubblico.» Con queste parole il Presidente della Biennale Paolo Baratta presenta la Biennale Arte 2017, spiegando che «con la presente edizione si introduce un ulteriore sviluppo; è come se quello che deve sempre essere il metodo principale del nostro lavoro, l’incontro e il dialogo, diventasse il tema stesso della Mostra. Perché questa Biennale è proprio dedicata a celebrare, e quasi a render grazie, all’esistenza stessa dell’arte e degli artisti, che ci offrono con i loro mondi una dilatazione della nostra prospettiva e dello spazio della nostra esistenza.» Una Mostra ispirata all’umanesimo, dice Christine Macel. Un umanesimo non focalizzato su un ideale artistico da inseguire, né tanto meno caratterizzato dalla celebrazione dell’uomo come essere capace di dominare su quanto lo circonda; semmai un umanesimo che celebra la capacità dell’uomo, attraverso l’arte, di non essere dom-
Arena Lifestyle 04/17- BIENNALE D’ARTE 2017/ Anticipazioni
inato dalle forze che governano quanto accade nel mondo, forze che se lasciate sole possono grandemente condizionare in senso riduttivo la dimensione umana. È un umanesimo nel quale l’atto artistico è a un tempo atto di resistenza, di liberazione e di generosità.» Un aspetto rilevante della 57. Mostra – dichiara il Presidente - è il fatto che da solo basterebbe a qualificarla al di là di ogni tema o narrazione: dei 120 artisti invitati, ben 103 non hanno mai partecipato prima alla Mostra del nostro curatore. Alcune sono scoperte, molte altre, almeno per la presente edizione, sono riscoperte. È questo un modo concreto di esprimere, con il coraggio delle scelte, la propria fiducia nel mondo dell’arte. «Con questa Biennale poi, l’incontro diretto con l’artista assume un ruolo strategico, tanto da costituire uno dei pilastri della Mostra, con un programma che per dimensione e per impegno è senza precedenti. Attorno alla Mostra principale della curatrice, 86 padiglioni dei paesi partecipanti daranno vita ancora una volta a quel pluralismo di voci che è tipico della Biennale di Venezia.» Christine Macel da parte sua ha dichiarato:«L’arte di oggi, di fronte ai conflitti e ai sussulti del mondo, testimonia la parte più preziosa dell’umanità, in un momento in cui l’umanesimo è messo in pericolo. Essa è il luogo per eccellenza della riflessione, dell’espressione individuale e della libertà, così come degli interrogativi fondamentali. L’arte è l’ultimo baluardo, un giardino da coltivare al di là delle mode e degli interessi specifici e rappresenta anche un’alternativa all’individualismo e all’indifferenza.» «Più che mai, il ruolo, la voce e la responsabilità dell’artista appaiono dunque cruciali nell’insieme dei dibattiti contemporanei. È grazie alle individualità che si disegna il mondo di domani, un mondo dai contorni incerti, di cui gli artisti meglio degli altri intuiscono la direzione.»
Viva Arte Viva è così un’esclamazione, un’espressione della passione per l’arte e per la figura dell’artista. Viva Arte Viva è una Biennale con gli artisti, degli artisti e per gli artisti.» I nove Trans-padiglioni Ognuno dei nove capitoli o famiglie di artisti della Mostra “costituisce di per sé un Padiglione o un Trans-padiglione, , che riprende la storica suddivisione della Biennale in padiglioni, il cui numero non ha mai cessato di crescere dalla fine degli anni ‘90. Dal “Padiglione degli artisti e dei libri” al “Padiglione del tempo e dell’Infinito”, questi nove episodi propongono un racconto, spesso discorsivo e talvolta paradossale, con delle deviazioni che riflettono la complessità del mondo, la molteplicità delle posizioni e la varietà delle pratiche. La Mostra si propone così come una esperienza che disegna un movimento di estroversione, dall’io verso l’altro, verso lo spazio comune e le dimensioni meno definibili, aprendo così alla possibilità di un neoumanesimo. Viva Arte Viva vuole infondere un’energia positiva e prospettica rivolta ai giovani artisti e al contempo dedica una nuova attenzione agli artisti troppo presto scomparsi o ancora misconosciuti al grande pubblico, malgrado l’importanza della loro opera. Partendo dal “Padiglione degli artisti e dei libri”, la Mostra pone come premessa una dialettica che attiene alla società contemporanea, al di là dell’artista stesso, e che interroga tanto l’organizzazione della società quanto i suoi valori. L’arte e gli artisti vengono quindi collocati al centro della Mostra che inizia da un’indagine sulle loro pratiche e il modo di fare arte, tra ozio e azione, tra otium e negotium. Infine, il progetto La Mia Biblioteca -ispirato al saggio di Walter Benjamin del 1931 - permette agli artisti di Viva Arte Viva di riunire in una lista le loro letture preferite, fonte di reciproca conoscenza e ispirazione per il pubblico. Il progetto è visibile nella Mostra del Padiglione Centrale, così come nel catalogo.
GLI ARTISTI AL CENTRO DELLA MOSTRA Tavola Aperta (Open Table), Progetto Pratiche d’Artista, La Mia Biblioteca: l’intera Mostra è animata quest’anno da una serie di progetti paralleli e di performance che seguono lo stesso postulato, quello di mettere gli artisti al centro della Mostra. Tavola Aperta (Open Table): il venerdì e il sabato di ogni settimana, durante i sei mesi di Esposizione, un artista terrà una Tavola Aperta (Open Table), incontrando il pubblico durante un pranzo da condividere, al fine di descrivere il proprio lavoro e dialogare. Due sono i luoghi dedicati a questi eventi, la parte antistante del Padiglione Centrale dei Giardini e delle nuove Sale d’Armi dell’Arsenale, mentre la trasmissione in streaming sul sito della Biennale consentirà a chiunque di seguirne lo svolgimento. Progetto Pratiche d’Artista: nel Padiglione Centrale dei Giardini e nelle Sale d’Armi dell’Arsenale, uno spazio parimenti dedicato al Progetto Pratiche d’Artista raccoglie un insieme di brevi video realizzati dagli artisti stessi, per far scoprire il loro universo e il loro modo di lavorare. «Questi due progetti – spiega Macel - sono aperti a tutti gli artisti della Biennale Arte. Ogni Padiglione nazionale è altresì invitato a partecipare alla Tavola Aperta (Open Table), il mercoledì e il giovedì, ma anche ad arricchire il database dei video sugli artisti.»
19
Il presidente Paolo Baratta e la curatrice Christine Macel festeggiano la 57° edizione dell’Esposizione sulla terrazza della sede della Biennale a pochi passi da Piazza San Marco. E’ confermata anche per questa edizione la collaborazione con il Victoria and Albert Museum di Londra per l’allestimento del il Padiglione delle Arti Applicate, sito alle Sale d’Armi dell’ Arsenale.
Arena Lifestyle 04/17- DESIGN WEEK/ i party del Fuorisalone
Party, vernissage, eventi 1
4
2
3
5
6
7
8
9
10
11
12
13
Se la kermesse milanese è sempre più una settimana che coniuga creatività e tecnologia, allora si può quasi dire che il vero Salone è il Fuorisalone. Tra le tante installazioni in città, si sono distinte anche molte novità elettroniche. Electronics Meets Crafts” di Panasonic merita una menzione d’onore: ha proposto una installazione tripartita che si è sforzata di sposare la tecnologia alla tradizione, riproducendo nei sotterranei dell’Accademia di Brera, ovvero nel cuore della Milano più antica ed arcaica, rumori, odori e sensazioni del lontano, fascinoso Giappone. “White in the City”, invece, nelle sue diverse installazioni, ha mostrato gli interessanti sistemi audio isodinamici di Fonica International nel quasi fantascientifico ambiente del Blank Hotel, allo stesso tempo minimalista e barocco, attraversato dalla tecnologia touch e projection di 3P Technologies. NEC Display Solutions si è inserita nell’ambito di questo Fuorisalone con l’inaugurazione della showroom, presso la Milano Fashion Library: un proficuo incontro tra moda e tecnologia, tra carta e video, con i display di ultima generazione sparsi tra libri e raccolte di riviste. E ancora, il futuribile Materials Village, vero e proprio sguardo sulla “smart city” del prossimo futuro, con i suggestivi “interni audio” proposti da Bang & Olufsen con il BeoSound Shape, sistema wireless di speaker a parete personalizzabili.
20
Arena Lifestyle 04/17- DESIGN WEEK/ i party del Fuorisalone
del “Fuorisalone”2017 1
2
3
5
6
7
4
10
8
9
11
12
13
Il Salone è stata anche un’occasione importante per far scoprire ai milanesi più pigri la varietà di location nuove o rinnovate, non sempre su strada, spesso nascoste in cortili o piani alti di palazzi o ex complessi artigianali, ristrutturati e riconvertiti per soddisfare le esigenze dei nuovi professionals. Molto interessanti, pur se all’apparenza meno tecnologiche, sono risultate anche le belle installazioni alla Fabbrica del Vapore, in via Procaccini, concretizzate in una raccolta di “storie di autoproduzione” di design giovane che vanno di pari passo con l’attuale fiorire di start-up. Bellissimo ovviamente anche l’imponente allestimento del colosso tedesco dell’automotive, Audi City Lab in corso Venezia, dedicato nientemeno che alla mobilità di domani e al rapporto tra l’uomo e l’Intelligenza Artificiale. Infine è risultato molto interessante l’intervento di Koert van Mensvoort, ospite di Meet the Media Guru, al Museo della Scienza e della Tecnologia, a proposito del sempre più stretto rapporto tra natura e tecnologia. Questo Fuorisalone, insomma, è stato una settimana di passioni e stimoli intellettuali veramente molto piacevoli. Anche se è stato difficile, a volte, muoversi in questa città futuribile solo sulla carta, con mezzi di trasporto talvolta obsoleti e in più tra scioperi, ritardi e linee deviate, semplicemente anacronistici.
21
Arena Lifestyle 04/17- COVER STORY/ Agire per il clima
IL SOGNO DI LEO: FAR VINCERE AL MONDO L’ENORME SFIDA SUL CLIMA Si parla, si parla. Si parla troppo sul clima e si fa poco. C’è appena stato un solenne incontro tra i ministri dell’ambiente, a Malta. E prima a ottobre una grande conferenza programmatica, sugli oceani. Intanto il mondo si squaglia, marzo è stato il mese più caldo degli ultimi 137 anni. La causa, non ci sono dubbi, siamo noi. Il riscaldamento globale è causato dalle emissioni umane di Co2. Abbiamo superato la soglia delle 405 parti per milione. Ma qualcuno non ci crede: anzi, si industria per convincere noi e il presidente americano Donald Trump del contrario, per fargli dare un calcio allo storico accordo di Parigi. Intanto l’attore Leonardo di Caprio continua a combattere da solo questa sfida, con la sua attivissima Fondazione LDF. Raccoglie fondi e consensi ovunque, lo finanziano 25 milioni di fans. Cosa può fare, da sola una star del cinema? Beh, un certo Ronald Reagan...
I
prossimi 10 anni saranno decisivi per il futuro del pianeta. Bisognerà decidere se per condurre le nostre vite moderne, si vorrà respirare peggio, aumentare l’incidenza di tsunami e terremoti, spazzare via un altro pezzo di ambiente, con la perdita di migliaia di vite umane e varietà vegetali e animali. Oppure se si vorranno rispettare gli obiettivi internazionali sul cambiamento climatico e fare tutti un po’ di sacrifici. Su questo punto non c’è concordia. Anzi. E’ stato lanciato un appello al Presidente Usa Donald Trump perché cestini quanto prima l’accordo sul clima di Parigi: è stato sottoscritto da venti eurodeputati, capitanati dal parlamentare dell’Ukip Roger Helmer, organizzatore dell’iniziativa. I firmatari sono per la maggior parte britannici dell’Ukip, ma sono presenti anche parlamentari da Germania, Svezia, Repubblica Ceca, Olanda e Polonia. Nella lettera, affermano che un ritiro Usa dall’accordo “lo neutralizzerebbe, a beneficio di tutti noi”, sottolineando di premere “per politiche simili al di qua dell’Atlantico”. A proposito di benefici, ecco un dato su cui riflettere: quello appena trascorso è stato il secondo marzo più caldo degli ultimi 137 anni, e cioè dall’inizio delle registrazioni moderne della temperatura su scala mondiale, nel 1880. A dirlo è l’analisi mensile effettuata dal Goddard Institute for Space Studies (Giss) della Nasa. Il mese scorso il termometro globale ha segnato ben
22
Arena Lifestyle 04/17- COVER STORY/ Agire per il clima
L’ attore Leonardo Di Caprio al Goddard Institute for Space Studies (Giss) della Nasa con il direttore, l’astronauta Piers Sellers. Sullo sfondo, la crosta terrestre con evidenziate le criticità climatiche.
LA MISSION DELLA LEONARDO DI CAPRIO FOUNDATION
Nel 1998, l’attore Leonardo DiCaprio ha creato la sua fondazione con la missione di proteggere gli ultimi posti selvaggi del mondo. La fondazione Leonardo di Caprio (Leonardo Di Caprio Foundation, LDF) implementa soluzioni che aiutano a ristabilire l’equilibrio a ecosistemi minacciati, garantendo la salute e il benessere a lungo termine di tutti gli abitanti della Terra. Da allora la Fondazione Leonardo DiCaprio ha lavorato su alcune delle più importanti questioni ambientali, attraverso la concessione di borse di ricerca, organizzando campagne di raccolta e varie iniziative sui media. LDF promuove la raccolta di finanziamenti su quattro aree progettuali: la protezione della biodiversità, la conservazione degli oceani, la conservazione delle aree selvagge e il cambiamento climatico. Numerosi eventi mondani finalizzati alla raccolta fondi hanno permesso a LDF di raggiungere gli obiettivi prefissati. Il sito web dell’attore e le sue piattaforme per i social media sollecitano il pubblico ad agire, accettando contributi di ogni sorta. I fan di Di Caprio che lo hanno seguito in questo percorso erano 500.000 nel 2007, ma sono diventati oltre 25 milioni nel 2015. I progetti ai quali tutti hanno partecipato proteggono le principali specie - squali in California, tigri in Asia, elefanti in Africa. Riconoscendo il lavoro impressionante di LDF negli ultimi 15 anni, Leonardo è stato recentemente designato come Messenger della pace dalle Nazioni Unite, nell’area cambiamento climatico. Egli ha ricevuto nel 2014 il Clinton Global Citizen Award. Oltre alla fondazione di LDF, Leonardo lavora anche a bordo di diverse organizzazioni ambientaliste, tra cui: World Wildlife Fund, il Consiglio di difesa delle risorse naturali, i mari incontaminati di National Geographic, gli Oceans 5 e il Fondo internazionale per la protezione degli animali. Attualmente meno del 3% dei dollari investiti globalmente in filantropia vengono dedicati al settore dell’ambiente. La fondazione LDF ritiene che si possa ripristinare un mondo dove la natura e l’umanità convivano in armonia. “Non solo crediamo che questo obiettivo possa essere raggiunto, ma sappiamo che deve essere conquistato per garantire la sopravvivenza a lungo termine di specie e di ecosistemi vitali. Il nostro pianeta fornisce tutti gli elementi fondamentali che permettono alla vita di prosperare: l’aria pulita, l’acqua pulita, il cibo abbondante e altre risorse che danno vita. Senza un pianeta sano il nostro futuro è finito. Dopo secoli di crescita della popolazione esponenziale e la creazione di modelli di sviluppo industriale insostenibili guidati da combustibili sporchi e ad alta intensità di carbonio, abbiamo radicalmente modificato non solo il volto del pianeta ma anche il nostro clima. Molti scienziati credono che siano rimasti meno di dieci anni per poter invertire l’andamento dell’inquinamento e il suo proliferare sugli ultimi ecosistemi terrestri e marini vitali. C’è molto da fare - solo il 12% delle terre selvagge naturali sono formalmente protette e meno del 2% dei nostri oceani lo è. La protezione dei luoghi selvaggi è difficile, complessa e spesso pericolosa. I nostri partner sul campo operano contro grandi e potenti forze - industrie globali che vogliono l’accesso libero alle risorse del nostro pianeta. Queste forze possono essere superate se gli individui e le organizzazioni lo voglino, perchè hanno il potere di farlo”. La Fondazione ha gradualmente costruito una solida organizzazione che aggiudica oltre 30 milioni di dollari dal 2010 per finanziare 78 progetti ad alto impatto in più di 44 paesi in Asia sudorientale, Asia centrale, Africa, Nord, Centro e Sud America, Pacifico orientale, L’Artico, l’Antartide, il Pacifico del Sud e l’Oceano Indiano. E con una puntuale struttura di controllo sull’esecuzione di ogni progetto. Fra i più seguiti dai fan, quello dedicato alla protezione la fauna selvatica. In quasi tutti i luoghi selvaggi sulla Terra, un numero crescente di specie di estinzione fatica a sopravvivere a causa della distruzione del loro habitat. I progetti di LDF mirano a migliorare il futuro delle specie vulnerabili sulla terra e nei nostri oceani reintroducendo le popolazioni autoctone negli habitat naturali selvaggi: grazie ai contributi sono loro che si occupano di contrastare la caccia illegale o l’eccesso di pesca nelle zone più critiche. Leonardo di Caprio Foundation: www.leonardodicaprio.org
23
Arena Lifestyle 04/17- COVER STORY/ Agire per il clima L’ACCORDO DI PARIGI DALLA A ALLA Z L’accordo raggiunto alla Cop 21 di Parigi prevede obiettivi condivisi dai 195 Paesi sottoscrittori. Ecco gli articoli più importanti in ordine alfabetico.
F come... FINANZIAMENTI - L’articolo 9 chiede ai Paesi sviluppati di “fornire risorse finanziarie per assistere” quelli in via di sviluppo, “in continuazione dei loro obblighi attuali”. Più in dettaglio, il paragrafo 115 della decisione “sollecita fortemente” questi Paesi a stabilire “una roadmap concreta per raggiungere l’obiettivo di fornire insieme 100 miliardi di dollari l’anno da qui al 2020”, con l’impegno ad aumentare “in modo significativo i fondi per l’adattamento”. I come... IMPEGNI NAZIONALI E REVISIONE - In base
all’articolo 4, tutti i Paesi dovranno definire degli impegni a livello nazionale, con revisioni regolari che “rappresentino un progresso” e “riflettano ambizioni più elevate possibile”. I paragrafi 23 e 24 della decisione sollecitano i Paesi che hanno presentato impegni al 2025 “a comunicare entro il 2020 un nuovo impegno, e a farlo poi regolarmente ogni 5 anni”, e chiedono a quelli che gia’ hanno un impegno al 2030 di “comunicarlo o aggiornarlo entro il 2020”. La prima verifica dell’applicazione degli impegni e’ fissata al 2023, i cicli successivi saranno quinquennali.
L come... LOSS AND DAMAGE - L’accordo prevede un ar-
ticolo specifico, l’8, dedicato ai fondi destinati ai Paesi vulnerabili per affrontare i cambiamenti irreversibili a cui non e’ possibile adattarsi, basato sul meccanismo sottoscritto durante la Cop 19, a Varsavia, che “potrebbe essere ampliato o rafforzato”. Il testo “riconosce l’importanza” di interventi per “incrementare la comprensione, l’azione e il supporto”, ma non può essere usato, precisa il paragrafo 115 della decisione, come “base per alcuna responsabilità giuridica o compensazione”.
O
come...OBIETTIVO A LUNGO TERMINE SULLE EMISSIONI - L’articolo 3 prevede che i Paesi “puntino a raggiungere il picco delle emissioni di gas serra il più presto possibile”, e via via le riducano per arrivare a “un equilibrio tra le emissioni da attività umane e le rimozioni di gas serra nella seconda metà di questo secolo”.
R come... RISCALDAMENTO GLOBALE - L’articolo 2 indica che l’innalzamento della temperatura media debba restare “ben al di sotto dei 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali”, con l’impegno a contenerlo a 1,5 gradi. T come... TRASPARENZA - L’articolo 13 stabilisce che, per
“creare una fiducia reciproca” e “promuovere l’implementazione” è stabilito “un sistema di trasparenza ampliato, con elementi di flessibilità che tengano conto delle diverse capacità”.
24
A sinistra dall’alto: lo studio degli squali per la loro salvaguardia, la Tour Eiffel, il disgelo del Polo Nord. In basso il momento della firma con i pochi Paesi d’accordo.
Arena Lifestyle 04/17- COVER STORY/ Agire per il clima
Nel 2014 la misura delle emissioni di anidride carbonica prodotta dalle centrali elettriche a petrolio e a carbone ha registrato, per la prima volta da 40 anni a questa parte, una battuta d’arresto nel trend di crescita, se non addirittura una piccola flessione. E questo non sembra essere legato alla crisi economica, che implica minori consumi, ma agli impegni presi da un gran numero di Paesi nel ridurre le emissioni responsabili dell’effetto serra. 1,12 gradi centigradi in più rispetto alla temperatura media, calcolata nel periodo 1951-1980. Il record è rimasto al marzo 2016, che aveva fatto registrare 1,27 gradi in più della media. Questo dato allarmante, precisa il Giss, è frutto delle rilevazioni di 6.300 stazioni meteorologiche sparse per il mondo, delle misurazioni della temperatura degli oceani rilevata da navi e boe, e delle informazioni provenienti dalle stazioni di ricerca in Antartide. A fronte di queste notizie, si comprende perchè in tanti, non solo Leonardo di Caprio, continuano ad alzare la vore per farsi sentire a proposito della salvaguardia climatica. Si dovranno azzerare le emissioni nette causate dall’uomo, ben prima del 2040, per consentire la raggiungibilità del target più ambizioso individuato dagli scienziati internazionali, messo nero su bianco dall’accordo di Parigi: contenere l’aumento della temperatura globale entro l’1,5% rispetto all’era preindustriale. Per sostenere il progresso dell’umanità abbiamo bisogno di energia: dobbiamo produrre carburante, elettricità, cibo. Ci sono miliardi di persone già oggi che non ne hanno a sufficienza. Anzi, ce ne sarà sempre meno. Perchè produciamo troppa anidride carbonica, consumiamo troppi materiali fossili. E’ quanto affermano i ricercatori dell’International Institute for Applied Systems Analysis (Iiasa) in uno studio è pubblicato su Nature Communications. Gli esperti hanno usato un modello globale del sistema del carbonio che prende in esame il rilascio di CO2 e la sua rimozione derivanti sia da attività naturali, sia antropiche. Oltre alle fonti fossili, sono stati analizzati l’uso del suolo, l’agricoltura, la produzione del cibo, la bioenergia e l’assorbimento del carbonio da parte degli ecosistemi naturali. Stando allo studio, il consumo di combustibili fossili dovrebbe essere ridotto a meno del 25% del mix energetico mondiale entro il 2100. Allo stesso tempo il consumo del suolo, ad esempio la deforestazione, deve diminuire. Ciò, calcolano gli studiosi, porterebbe a una riduzione del 42% delle emissioni
25
cumulative rispetto a uno scenario in cui non si mettono in campo nuove misure contro il cambiamento climatico. Sempre per gli esperti, uno scenario in cui le rinnovabili crescessero del 5% all’anno porterebbe a raggiungere il picco delle emissioni nel 2022. Tuttavia, senza l’impiego di tecnologie per rimuovere la CO2 dall’atmosfera, entro fine secolo l’aumento della temperatura sarebbe di 2,5 gradi, sforando l’accordo di Parigi. Una crescita delle rinnovabili tra il 2 e il 3%, invece, farebbe salire il termometro di 3,5 gradi entro il 2100. Il cambiamento climatico minaccia il permafrost, cioè il terreno ghiacciato tipico delle regioni artiche e delle montagne elevate dove si stima che sia conservato più carbonio di quello già presente in atmosfera. Stando a un team di ricercatori inglesi, svedesi e norvegesi, il permafrost è più sensibile al riscaldamento terrestre di quanto precedentemente stimato. L’aumento delle temperature potrebbe infatti scioglierne il 40%, causando ingenti emissioni di gas serra (CO2 e metano). In uno studio pubblicato sulla rivista Nature Climate Change, gli esperti stimano in circa 15 milioni di chilometri quadrati la superficie terrestre ricoperta dal permafrost. Se la temperatura globale aumentasse di 2 gradi centigradi rispetto all’era preindustriale, si scongelerebbero 6,6 milioni di chilometri quadrati, pari a oltre il 40% del permafrost attuale. Tuttavia, sottolineano gli studiosi, se si rispettasse il target più ambizioso dell’accordo di Parigi sul clima, e cioè contenere l’impennata del termometro a 1,5 gradi, la perdita di permafrost potrebbe essere contenuta nell’ordine dei 4,8 milioni di chilometri quadrati. “L’obiettivo di stabilizzazione a 1,5 gradi salverebbe circa 2 milioni di chilometri quadrati di permafrost”, osserva Sarah Chadburn dell’università di Leeds, autrice principale dello studio. Raggiungere l’obiettivo più ambizioso dell’accordo di Parigi può limitare la perdita di permafrost, e per la prima volta abbiamo quantificato quanta superficie sarebbe possibile salvare”.
Arena Lifestyle 04/17- COVER STORY/ Agire per il clima
IL PROBLEMA CO2 Limitare l’aumento della temperatura media a 2 gradi entro il 2050 non sarà possibile solo grazie alla transizione energetica. Si tratta di un’azione troppo lenta e troppo costosa, che deve necessariamente essere accompagnata dall’impiego di altre tecnologie, alcune di queste sono molto contestate. Per esempio la Css, che permette di catturare e stoccare l’anidride carbonica. Questo progetto ha preso vita nel cuore del Canada in una regione detta Saskatechwan, importantissima per la produzione di minerali. Nel 2014 è stato realizzato un ammodernamento di una centrale a carbone, per far sì che l’impianto potesse catturare il 90% delle sue emissioni di anidride carbonica. L’obiettivo di questo progetto, battezzato Boundary Dam, era quello di captare fino a un milione di tonnellate di Co2 l’anno, cioè l’equivalente delle emissioni di 250 mila automobili. Nel 2016, nonostante il mancato raggiungimento dell’obiettivo, questo primo passo è stato considerato un successo, perchè la tecnologia messa a punto è stata nel frattempo migliorata. La società produttrice SaskPower ha annunciato, in seguito ai risultati di questa sperimentazione, di essere in grado di ridurre dal 20 al 30% i costi del programma. La Co2, una volta catturata, non viene solo stoccata, ma valorizzata. Viene iniettata nei pozzi petroliferi al fine di aumentare il tasso di recupero degli idrocarburi. Una tonnellata costa 25 dollari in Usa, in Europa invece costa 8-9 dollari. Questa tecnologia era stata incoraggiata a lungo dall’Unione Europea, prima che la crisi del 2008 e il crollo del mercato del carbonio compromettessero la redditività del ciclo di cattura. Dal 2010 però l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) ha spinto molto perchè per la produzione di energia si costruiscano impianti rinnovabili. Dunque il programma Css è stato abbandonato. Ora però se ne riparla perchè entro il 2030 è prevista la costruzione di 2300 nuove centrali a carbone in tutto il mondo a cura di Paesi che non vogliono sottoscrivere accordi. L’Aie ha stimato che con l’abbandono delle tecnologie Css la lotta contro il riscaldamento globale potrebbe portare rincari
molto forti, pari a 2000 miliardi di dollari da qui al 2050. I progetti di Css si sono così sviluppati in America, Asia e Medio Oriente. Emirates Steels ha pensato alla riconversione di una acciaieria, con dirottamento della Co2 prodotta verso un giacimento petrolifero. In Europa, dopo la Cop21, si rilanciano le ricerche sulla Co2, con in prima fila l’Ademe (agenzia nazionale per l’ambiente e il controllo dell’energia) che si è concentrata sulla valorizzazione dell’anidride carbonica prodotta dal settore industriale, le cui emissioni rappresentano un quarto di quelle totali. L’anidride carbonica derivante dalle emissioni di cementifici, acciaierie e industrie chimiche viene utilizzata come materia prima. Viene ricombinata con fumi industriali e idrogeno generato da un impianto a energie rinnovabili, al fine di produrre un metano di sintesi. Il lavoro di ricerca ha preso in considerazione anche un altro limite della tecnologia di cattura, il costo. In queto caso si cattura l’anidride con solventi che la legano a sè sul piano molecolare. Questo tipo di cattura è possibile anche per i fumi da altoforno. L’azienda Total collabora con Ipfen allo sviluppo di una tecnologia di combustione a ciclo chimico che consiste nel produrre la combustione mediante l’ossigeno ricavato da un ossido metallico. Questa tecnica, meno costosa e più efficace dal punto di vista energetico, rappresenta un’ assolua novità nel settore. A riprova della rinnovata fiducia nelle tecnologie Css, il gruppo petrolifero ha deciso di investire in questo settore il 10% del budget di ricerca. La bioenergia rappresenta dunque la prossima generazione di tecnologie Css. Consiste nel combinare l’energia da biomassa con la Css, allo scopo di ridurre la quantità di anidride emessa nell’atmosfera. L’Illinois Industrial CCs Project, condotto a Decatur, in Usa, è uno dei primi progetti di Bio-CSS su grande scala al mondo. Con una capacità di cattura di oltre 1 milione di tonnellate l’anno, funziona su una fabbrica di etanolo a base di mais del colosso agroindustriale Archer Daniels, nel Midland. La Co2 viene stoccata in una formazione salina.
”Se siamo la prima generazione ad avere la tecnologia, la conoscenza scientifica e l’intenzione globale per creare un reale futuro economico sostenibile per l’intera umanità, noi siamo anche l’ultima generazione che ha davvero l’opportunità di fermare il cambiamento climatico prima che sia troppo tardi”. Queste sono solo alcune delle parole pronunciate da Leonardo DiCaprio durante il terzo Auction Gala in Saint Tropez, evento annuale organizzato dalla fondazione dell’attore per la raccolta fondi a sostegno della lotta ai cambiamenti climatici.
26
Arena Lifestyle 04/17- COVER STORY/ Agire per il clima
In alto, Leonardo di Caprio parla durante l’Action Gala di Saint Tropez a Montecarlo. Al centro, a Sumatra per il progetto sugli elefanti. Qui sopra, durante il suo discorso all’Onu, che poi lo ha nominato Ambasciatore per il Clima, grazie al suo continuo e crescente impegno per la salvaguardia della Terra.
27
un nuovo documentario che riassume tutto il suo recente impegno ambientalista. Before The Flood – Punto di non ritorno è il risultato di tre anni di lavoro dedicati a sensibilizzare il mondo sul tema del surriscaldamento globale. Girato in collaborazione con il National Geographic e con sé stesso come solo protagonista, gira il mondo per capire e raccontare quello che sta succedendo, quali sono le cause del riscaldamento, gli effetti sulla Terra e quello che possiamo concretamente fare per salvare il pianeta. Leonardo DiCaprio è nato a Los Angeles. Inizia sin da giovanissimo la carriera di attore con gli short pubblicitari, per poi giungere alle serie tv e al cinema. Molti sono i film nei quali recita, ma giunge all’apice del successo tra il grande pubblico con Titanic del 1997. Ha lavorato con grandissimi registi, tra cui Martin Scorsese e Quentin Tarantino. Oggi, a 43 anni (è nato l’11 novembre 1974), il Jack Dawson di Titanic ha un cachet che si aggira sui 25 milioni di dollari per film, è un produttore di successo e può dedicarsi con ancora maggior forza all’ ecologia. Ha comprato un’isola sulle coste del Belize – Blackadore Caye – come Marlon Brando e Johnny Depp, solo che lui l’ha voluta per salvarla dalla deforestazione di mangrovie. È nel consiglio di amministrazione di varie organizzazioni ambientaliste, tra cui il World Wildlife Fund. La sua Leonardo DiCaprio Foundation promuove decine di cause a favore della natura e di recente ha raccolto 40 milioni di dollari con un gala benefico a Saint Tropez. I suoi punti di svolta, secondo quanto lui stesso ha dichiarato, sono The Beach del 2000 (diretto da Danny Boyle) e Blood Diamond. Diamanti di sangue del 2006. L’anno successivo scrive e produce il documentario a sfondo ecologico-ambientale L’undicesima ora. È stato tra i primi divi di Hollywood a guidare una Toyota Prius – e andarci agli Oscar -, ha acquistato il suo appartamento newyorkese in un grattacielo sostenibile. A partire dal 2010, quando ha donato un milione di dollari al Wwf per salvare le tigri d si è distinto per un’opera di sensibilizzazione su moltissime battaglie per la difesa dell’ambiente.
Arena Lifestyle 04/17- COVER STORY/ Agire per il clima
L’attore Leonardo Di Caprio si batte per la salvaguardia del clima con la sua Fondazione, ma è sponsor anche di altre grandi organizzazioni, come il Wwf e di realtà più piccole, piccole associazioni di attivisti in cui ha deciso di entrare nel board, per seguire da vicino l’impiego dei fondi e la realizzazione dei progetti.
Alla luce delle ultime rilevazioni sull’inquinamento mondiale e la distruzione di aree protette, sorgono nuovi interrogativi circa le prossime mosse dei governi più potenti. Per esempio, la guerra al surriscaldamento globale sarà una scusa per pretendere nuove tasse? Per ora non ci sono argomenti scientifici che possano giustificare nuove tasse. Per ora l’accusa di alcune lobby, soprattutto americane, di ostacolare le dinamiche di mercato con l’imposizione di tasse per fermare il global warming non trova supporto. Lo affermano l’Ipcc e gli scienziati del clima, secondo Riccardo Valentini, direttore della Divisione impatti del clima e membro del Centro Euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, per ora non sono giustificazioni per nuove imposizioni. Gli studi compiuti da vari climatologi suggeriscono la possibilità di “tassare” il carbone emesso con l’utilizzo di nuove tecnologie, ma è solo una delle risposte per contenere le emissioni di gas serra. Ci sono infatti molte altre misure possibili per la riduzione e il controllo delle emissioni, che si possono ottenere anche senza nessuna nuova tassa. Anzi, come dice Valentini, in una società ideale ed etica, che si rende conto del problema, ci possono essere politiche globali di incentivazione dell’impiego di soluzioni “green” che scoraggino innanzitutto proprio l’uso dei combustibili fossili. Cittadini e industrie potrebbero cioè rendersi conto che l’uso di petrolio e carbone sta creando più di un problema al pianeta, e che è necessario cambiare rotta. Questa svolta potrebbe non solo ridurre le emissioni, ma anche, e forse soprattutto, dare slancio a una rinnovata crescita economica. Questa strada anzi va percorsa speditamente perchè l’attuazione delle politiche ambientali e climatiche è in ritardo cronico. Gli scienziati del clima a questo proposito non vanno considerati dei vati negativi, dei catastrofisti. Anzi, secondo alcuni, come Stefan Rahmstorf, del Potsdam Institute for Climate Impact Research in Germania, il rapporto dell’Ipcc sul surriscaldamento futuro è fin troppo cauto. Il rapporto si divide in analisi dello status quo e previsioni del futuro. Le analisi sono basate su conoscenze scientifiche acquisite (il fatto, per esempio, che la CO2 assorbe i raggi infrarossi provenienti dalla superficie terrestre) e su dati raccolti in ogni angolo del mondo. Sono numeri che riguardano la temperatura dell’atmosfera e del mare, l’acidità delle acque oceaniche, gli spostamenti di ecosistemi e popolazioni animali, l’intensità degli uragani e milioni di altri dati. Lo status quo descritto dal rapporto è quindi fondato su dati scientifici più o meno precisi e in continuo aggiornamento ( in peggio), dunque nessuno
29
li può contestare. Le previsioni sul futuro sono invece scenari che fanno semplicemente rabbrividire: non singoli percorsi, inequivocabili, ma complesse elaborazioni dei cosiddetti modelli climatici. Questi ultimi, secondo Silvio Gualdi, direttore della Divisione servizi climatici del Centro Euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, sono modelli al computer basati sugli stessi principi delle previsioni meteorologiche a breve termine, che sono sempre più precise: il risultato è quanto di più avanzato ci sia nel campo della climatologia. Dunque il surriscaldamento aumenterà di continuo se non si farà qualcosa per rallentarlo. E lo scombussolamento delle stagioni, che da noi comporta un aumento continuo e violento delle tempeste e delle trombe d’aria, nella stagione umida, è un fenomeno che non si può ignorare. Il clima incerto, terribile che affligge molti Paesi poveri della terra, prenderà sempre più piede nel Mediterraneo. E comunque il rapporto dell’Ipcc è chiaro: l’intero pianeta sta subendo le conseguenze del global warming (riscaldamento globale), che prima o poi si faranno sentire ovunque. Chi accusa l’Ipcc di catastrofismo non propone modelli o scenari alternativi, da sostituire a quelli usati dalla comunità internazionale dei climatologi. Si sa da tempo che i modelli, dicono i fisici dell’atmosfera, hanno i loro difetti, non coprono tutte le dinamiche possibili a ogni scala. Ma di fatto questi studi sono anche l’unico metodo utilizzabile ad oggi per disegnare scenari plausibili per le future politiche ambientali. Certo, i Paesi poveri o in via di sviluppo sono invece i primi a subire gli effetti dei cambiamenti climatici, oltre che i più esposti dal punto di vista geografico. Prima di tutto perché le zone che già risentono e risentiranno sempre più delle modifiche ambientali sono proprio quelle tropicali, insieme alle zone artiche e antartiche, che tipicamente soffrono di scarsità di mezzi economici e infrastrutture, e non hanno politiche adeguate per affrontare i grandi cambiamenti che stanno avvenendo. Alcuni di questi Paesi sono già da inserire sulla rotta dei grandi tifoni o uragani tropicali, e non hanno, come gli Stati Uniti, le risorse o le strutture per proteggersi da venti che talvolta soffiano a oltre 230 km/h. Infine, alcuni territori particolarmente esposti costituiscono le cosiddette small island nations, cioè piccole nazioni insulari, che potrebbero, anche se in un futuro non prossimo, soffrire dell’innalzamento del livello degli oceani e della degradazione delle barriere coralline in seguito all’acidificazione delle acque. E dunque rischiano di sparire.
Arena Lifestyle 04/17- TENNIS & CO/ Il Montecarlo Rolex Master
I LEONI DI MONACO 1
2
5
3
4
7
6
8
9
10
11
Il 15 aprile Montecarlo ha riaperto le porte a tutti gli appassionati del tennis professionistico. Il Montecarlo Rolex Master dà tradizionalmente inizio alla stagione europea sulla terra battuta: questo torneo ha la fama di essere il secondo evento più seguito dagli spettatori italiani, dopo gli Internazionali BNL di Roma. Il torneo francese conta tra i suoi partecipanti tutti i giocatori più importanti del mondo, vediamone alcuni: si parte dal campione uscente Rafael Nadal, giocatore che esprime il suo miglior tennis sulla terra rossa. E’ arrivato in grande forma, data la finale raggiunta ad inizio anno agli Australian Open. Ecco poi gli altri componenti del quarto dei “Fab Four”: Andy Murray, Novak Djokovic e Roger Federer. Murray, diventato il numero uno mondiale a fine 2016. Djokovic, ex numero uno, è molto famoso per la sua solidità da fondo. Ultimo, ma non per importanza, Roger Federer, il giocatore di tennis più grande di tutti i tempi, che nonostante l’età avanzata continua a stupire e ad intrattenere il pubblico con la sua classe cristallina ed il suo talento purissimo. Per lui la stagione non sarebbe potuta cominciare meglio, infatti prima di sbarcare in Europa ha vinto il titolo di campione degli Australian Open, portando il campione elvetico a possedere 18 titoli del gran Slam. Questi 4 atleti rappresentano solo una minima parte dei partecipanti al Montecarlo Rolex Master. Non possiamo di certo tralasciare chi per cui questo torneo è praticamente “di casa”, parliamo ovviamente degli atleti francesi Jo Wilfred Tsonga, i cui colpi da fondo campo sono famosi per la loro estrema violenza con cui vengono liberati, Gilles Simon, giocatore diametralmente opposto a Tsonga, Simon predilige un gioco attendista e pieno di variazioni al fine di scovare le debolezze dell’avversario e premere su di esse, Gael Monfils (finalista del torneo nel 2016), è sempre uno spettacolo vederlo in campo, oltre ad essere senza dubbio un atleta straordinario, è un vero e proprio “showman”. I favoriti dell’anno sono sempre, oltre al campione uscente Rafael Nadal, Murray, Djokovic e Federer. Quest’anno Il Monte Carlo Rolex Master 2017 è stato vinto dall’atleta maiorchino Rafael Nadal che si è imposto sul connazionale Albert Ramos-Viñolas con un severo punteggio di 6-1 6-3, difendendo così il titolo di campione e confermandosi uno degli atleti più forti del mondo sulla terra rossa, per Nadal è il decimo titolo di Montecarlo ed il cinquantesimo sulla terra battuta.
30
Arena Lifestyle 04/17- GOLF & CO/ Il Master Tournament
TIGERS OF GEORGIA 12
13
16 5
3
17
20
21 12
5 14
188
22
15
15
19
2323
Una settimana prima dell’ATP andrà in scena il PGA Tour, il circuito professionistico di golf, ma non avrà luogo un torneo minore, bensì uno dei tornei più importanti del mondo, il primo dei quattro “major”, l’81esima edizione del Master Tournament che si svolgerà ad Augusta, Georgia. Il torneo si svolgerà presso il Augusta National Golf Club, attraverso 18 buche di difficoltà differente, tutte e 18 vanno dal par 3 al par 5, per un totale di 36 par e di 3710 yard. Il torneo anche quest’anno raccoglierà tra i partecipanti tutti i migliori giocatori di go lf che saranno riusciti a qualificarsi attraverso i risultati ottenuti nei tornei minori, tra questi non poteva ovviamente mancare un mostro sacro del golf come Tyger Woods, già quattro volte campione di questo torneo nel 1997, 2001, 2002 e 2005. Il Master Tournament 2017, o come lo chiamano gli appassionati “Augusta Master”, è stato conquistato dal golfista spagnolo Sergio García in uno scontro drammatico al play-off contro Justin Rose, per il neo campione è la prima vittoria in uno dei quattro tornei chiamati Major, arrivata dopo la partecipazione a ben 73 Major e numerosi piazzamenti in Top 10 e Top 5. Il Master Tournament 2017, o come lo chiamano gli appassionati “Augusta Master”, è stato conquistato dal golfista spagnolo Sergio García in uno scontro drammatico al play-off contro Justin Rose. Il play-off è stata una vera e propria battaglia mentale conclusosi alla diciottesima buca a causa di un brutto tiro del rivale, il quale gettando la pallina tra gli alberi, perdendo così l’occasione di rientrare nel par anche in quella buca e regalando la vittoria allo spagnolo. Per il neo campione è la prima vittoria in uno dei quattro tornei chiamati Major, arrivata dopo la partecipazione a ben 73 Major e numerosi piazzamenti in Top 10 e Top 5. Nonostante lo scontro decisivo sia stato tra l’atleta spagnolo e il golfista inglese, entrambi hanno dovuto respingere l’offensiva di giocatori del calibro di Charl Schwartzel, campione del torneo nel 2011, Matt Kuchar, Thomas Pieters, Paul Casey, Kevin Chappell, Rory Mcllroy, che tra il 2011 ed il 2014 ha conquistato tre dei quattro titoli dei Major, Ryan Moore ed Adam Scott. L’atleta spagnolo con la vittoria a conquistato il trofeo, il montepremi di 1.980.000 dollari e la caratteristica giacca verde con la quale il campione viene investito dal vincitore della passata edizione, Danny Willett, attraverso una cerimonia ufficiale durante la premiazione. carsi attraverso i risultati ottenuti nei tornei minori, tra questi non poteva ovviamente mancare un mostro sacro del golf come Tyger
Woods, già quattro volte campione di questo torneo nel 1997, 2001, 2002 e 2005. 31
Arena Lifestyle 04/17- MANIE/ Cambiare sesso
METTITI NEI MIEI PANNI... (IL FILM) by Lorem Ipsum Dolor
Dopo l
A
lzi la mano chi, almeno per una volta nella vita, non ha
mai sognato di cambiare sesso, diventare uomo o donna. Nella nuova comedy appena uscita con Pierfrancesco Favino e Kasia Smutniak, accade proprio questo, un curioso scambio di identità che porta la bella attrice, nata a Pila il 13 agosto 1979, a vestire i panni di Favino e viceversa. I due protagonisti, Sofia e Andrea sono vicinissimi al divorzio. Lui è un neurochirurgo dedito agli esperimenti, lei una conduttrice televisiva. In una delle ultime sere destinate a essere trascorse insieme, Sofia cede controvoglia alle insistenze di Andrea e si presta come cavia al test di un macchinario scientifico da lui ideato. Il disastro è in agguato: complice una tazza di thè rovesciata, avviene un cortocircuito a causa del quale i due si ritrovano l’uno con la mente nel corpo dell’altra. Da allora è tutto un susseguirsi di scene tragicomiche. Se, da un lato, tentare di affrontare la vita quotidiana nei panni del coniuge porterà conseguenze professionali e familiari disastrose, dall’altro obbligherà Andrea e Sofia a sforzarsi di ritrovare la complicità perduta. Ma potete contarci che per Kasia non è facile fare il Favino, il classico italiano medio, senza scadere nella macchietta. Figlia di un generale dell’aeronautica polacca, la Smutniak ha conseguito da giovanissima il brevetto di pilota di alianti. Ma il saper volare non l’ha aiutata nel film di Simone Godano,
32
in sala dal 12 aprile. Per diventare un maschio ha dovuto addolcire alcuni lati del suo carattere. Il copione è molto ben scritto, il personaggio è difficile da interpretare. Sofia è una donna che si sta realizzando, ma proprio nel momento in cui il rapporto con suo marito non è più quello di prima. La sua evoluzione, il suo cambiamento crea una frattura fra loro, un disagio che viene poi scombussolato dall’esperimento neurologico. L’attrice ha dovuto cimentarsi in una partita di pallone, in un bacio con Favino ma in stile maschile. Diretto dall’esordiente alla regia cinematografica Simone Godano, impostata più come una fiaba che come una farsa, la storia prova comunque a inoltrarsi in una messinscena realistica, nonostante la premessa surreale. Imparare a mettersi nei panni degli altri è una buona attitudine per sviluppare empatia, diventare più accondiscendenti, migliorarsi e migliorare la qualità della vita e dei rapporti umani. Mettersi nel corpo di qualcun altro è invece una faccenda molto complessa con risvolti esilaranti e con effetti dirompenti. Andandolo a vedere in coppia (etero) in quanto a reciproca comprensione si possono fare passi da gigante. Il film non trascura anche una certa lettura più intima. Ma, poi, si concede qualche momento più “esplicito” sulle ancestrali differenze fisiche tra uomo e donna, con tanto di (prevedibile) scena di sesso a ruoli invertiti.
Arena Lifestyle 04/17- MANIE/ Cambiare sesso
Pierfrancesco Favino è un medico brillante, ma anche un uomo medio che non capisce più le esigenze della moglie, mentre Kasia Smutniak interpreta una conduttrice televisiva che quasi non riconosce più il marito tra le mura di casa. L’inversione delle menti e dei corpi catapulta i due perso naggi l’uno nella vita dell’altro, con i prevedibili sentieri che questo espediente narrativo permette di imboccare: equivoci, incomprensioni, imbarazzi.. Il cinema americano, da sempre è ricco di scambi simili, uomo/donna, adulto/adolescente, papà/figlio, mamma/figlia con tutta una serie di espedienti, dai maghi ai sortilegi, dagli esperimenti alle fatture e le maledizioni. Colpa del diavolo o degli extraterrestri, non importa, lo scambio s’ha da fare. In” Moglie e marito” si proporne una versione più moderna e all’ italiana, non si punta certo a rivoluzionare questo genere che diverte sempre molto il pubblico. Le pellicole sullo scambio di personalità in effetti nascono soprattutto oltreoceano: si parte con “Tutto accadde un venerdì” del 1976, passando per “Quel pazzo venerdì” per arrivare al recente “Una vita da gatto”. Questa versione nostrana, “Moglie e marito”, poteva finire con l’essere un puzzle di situazioni già viste e nient’altro, invece, sorprende per freschezza e piacevolezza, insomma incuriosisce. Se, da un lato, tentare di affrontare la vita quotidiana nei panni del coniuge porterà conseguenze professionali e familiari disastrose, dall’altro obbligherà Andrea e Sofia a sforzarsi di ritrovare la complicità perduta. Mettersi nei panni dell’altro, in un simile contesto, non significa soltanto sperimentare come l’empatia sia la soluzione in grado di appianare ogni distanza, ma anche sviluppare nuovi schemi di femminilità e mascolinità, lontani da quelli
stereotipati. Al di là della prevedibilità, il film si mette in risalto per una certa cura estetica. Belle le ambientazioni, ottimi o costumi, fotografia curatissima. Al regista piacciono molto le espressioni della Smutniak, che ha lavorato con Del Monte, Martinelli, Grimaldi, Ferrario, Mazzacurati, Ozpetek e i Fratelli Taviani. Lo scorso anno è stata tra i protagonisti di “Perfetti sconosciuti”, la commedia campione d’incassi della stagione e pluripremiata ai David di Donatello. Bellissima la penombra nella quale la avvolge durante la scena di sesso è ben calibrata per toni e colori, evocando il surrealismo. Favino è l’ottimo interprete di sempre, riesce ad essere talvolta più femminile della Smutniak. Lo spettatore apprezza anche il supporto dell’attore Valerio Aprea, irresistibile nel ruolo del medico amico di lui. Per concludere, il film si presenta come una storia divertente tutt’altro che frivola: punta il suo sguardo sulle dinamiche che si vengono a creare in una storia d’amore e su come, molto spesso, le incomprensioni e la poca comunicazione possano con il tempo allontanare fra loro le persone. Il racconto prenda vita grazie a uno spunto immaginifico che, però, riesce ad evolvere in un film sulle relazioni, sulle crisi e su un sentimento che può inaspettatamente essere ritrovato. Si dimostra quanto mai un lavoro realistico che pone al centro la quotidianità e la naturalezza: merito di questo risultato si deve, soprattutto, ai due sorprendenti protagonisti del film, Pierfrancesco Favino e Kasia Smutniak, che hanno fatto un lavoro magistrale per costruire i propri personaggi. È ben visibile il grande studio svolto dagli attori sui movimenti, le espressioni, la voce e i gesti dell’altro e questo ha permesso di divertire il pubblico che si dimostra stupito dalla loro grande spontaneità.
MUOVERSI COME UNA DONNA Le scene più esilaranti sono quelle in cui Andrea deve abituarsi ai panni femminili e muoversi come una donna. Quando deve recarsi negli studi televisivi a registrare una puntata del talk show e fa fatica a stare in bilico sui tacchi. Ma in realtà è la Smutniak che fa la parte. Intervistati dalla rivista Rolling Stones, i due hanno ammesso di essersi molto divertiti sul set. Kasia per muoversi come un uomo si è ispirata alla spontaneità corporea di suo figlio. “Io non mi sono ispirato a nessuno” ha detto Favino. La sceneggiatura prevedeva che si potessero anche sfruttare i clichè della femminilità, per giocarci sopra. Ma non bisogna esagerare. Io penso che in Italia sia complicato affidare a un attore un ruolo in cui deve trasformarsi veramente. Non a tutti gli attori piace dover cambiare”. Lui è noto per le preparazioni meticolose dei suoi personaggi, non vuol sentir parlare del concetto di «entrarci dentro». «Non si entra da nessuna parte: il personaggio è solo un pezzo della storia ed è al suo servizio. Noi attori possiamo solo ospitarlo, il personaggio che interpretiamo. Ed essere un gancio per l’immaginazione dello spettatore. Non possiamo mai smettere di essere noi stessi, non foss’altro perché abbiamo una faccia, un corpo e una vita nostri”. 33
Arena Lifestyle 04/17- CLASSICA/ POP
Musica A sinistra, l’inossidabile sodalizio del Litfiba, pronta a tornare sul palco con Eutòpia, undicesimo album della loro storia, pubblicato lo scorso 11 novembre, che chiude la “Trilogia degli Stati”
EUTOPIA
IL TOUR DEI LITFIBA
Dopo la pubblicazione del nuovo album lo scorso novembre a cura di Sony, la band toscana è pronta a tornare sul palco, in giro per l’Italia, per regalare a tutti una scarica della loro adrenalina musicale. Eutopia” è l’undicesimo album dei Litfiba - pubblicato scaramanticamente l’11/11 - che chiude la trilogia degli stati (dopo la trilogia del potere e la tetralogia degli elementi) iniziata con “Stato Libero di Litfiba” (2010) e proseguita con “Grande Nazione” (2012). Emozioni, sentimenti, rabbia, lotta, speranza e soprattutto tanto rock, per raccontare dal vivo la loro nuova evoluzione. Il nuovo viaggio del duo è all’insegna della maturità e della saggezza, dello spirito libero. E’ forse un viaggio meno rabbioso del solito, ma fatto di più sogni e più desideri. Pelù conferma che questo disco è il risultato di tanti anni di lavoro, di tante collabrazioni e tante belle esperienze vissute insieme con Ghigo, ma anche per suo conto. “Tutto il meglio di quello che abbiamo fatto e vissuto in questi anni è finito prima nel disco e poi nel tour”. Lo spettacolo sarà molto diverso dal solito, con uno spettacolo molto visivo, due ore di musica senza interruzione. Guardando i due, non sembra essere cambiato molto dai tempi di “Terremoto” nonostante i ventitré anni passati; e anche la musica, per la gioia dei fans, non sembra molto cambiata. Pelù continua a portare in giro il suo personaggio ostentatamente “maledetto” (“meglio maledetti che rincoglioniti” commenta), contro tutto e tutti (“siamo il mostro che avete creato”), contro i “potenti del mondo” (“queste mie parole sono artiglieria”). La ricetta con cui opporsi al “potere” è sempre quella vincente: testi da liceale incazzato, slogan che possono essere usati comepost su Facebook. Qualcuno dice che tutti i brani danno la sensazione di essere già stati ascoltati nella loro precedente discografia. Beh, dopo 23 anni, i fans si meritano di ritrovare qualcosa di amato, oppure non ci si deve riallacciare a nulla? La chitarra di Renzulli e la voce di Pelù sono sempre molto in primo piano, picchiano duro e ad alto volume, puntano il dito contro l’inquinamento (“Intossicato”), contro l’estremismo religioso (“In nome di Dio”), le frange sociali “Santi di periferia”, i potenti della Terra (“L’impossibile”) Ill momento migliore di “Eutopia” è secondo molti rappresentato da una precisa canzone (“Maria Coraggio”) che offre momenti di pura poesia e di ricordo in onore di Lea Garofalo, giovane vittima della ‘Ndrangheta. Insomma, il meglio spesso si ottiene nella versione minimal, quando i due si esibiscono con soltanto la chitarra e la voce. I Litfiba nascono a Firenze nel dicembre 1980 per idea di Ghigo Renzulli e Gianni Maroccolo a cui si uniscono inizialmente Sandro Dotta, Antonio Aiazzi e Francesco Calamai. Piero Pelù, nuova voce della band che prenderà il nome dall’indirizzo telex della storica sala prove utilizzata dalla band sin dagli esordi, situata in Via de Bardi, 32. Nel 1999 dopo vari dissidi Pelù lasciò il gruppo, per intraprendere la carriera di solista. I Litfiba ripartono prima con Gianluigi Cavallo (dal 1999 al 2006 e poi con Filippo Margheri (dal 2007 al 2009). Alla fine del 2009 Renzulli e Pelù annunciano la reunion tramite un comunicato, sul sito ufficiale del gruppo, scatenando un grande entusiasmo tra i fan.
34
Arena Lifestyle 04/17- LIBRI
Libri
A sinistra: pubblico tra gli scaffali della nuova mostra libraria milanese “Tempo di libri” a Rho Fiera dal 19 al 23 aprile 2017
TEMPO DI LIBRI
MILANO RHO FIERA, 19-23 APRILE
La prima edizione della nuova Fiera dell’Editoria, “Tempo di Libri” (www.tempodilibri.it) dal 19 al 23 aprile, animerà i padiglioni di Rho con una ricchissima offerta e un gran numero di autori italiani e stranieri pronti al ‘bagno di folla’. Il programma di dialoghi, approfondimenti, tavole rotonde, spettacoli è suddiviso in 26 grandi temi, uno per ogni lettera dell’alfabeto. Una mappa aiuta il visitatore, gli eventi sono distribuiti dalla A alla Z, da avventura a Zaha Hadid, si parla di Hobbit, di rivoluzioni, di Youtube, di migrandi edi poeti, di violenza e di emarginazione. Il poeta siriano Adoni parlerà in pubblico con Roberto Saviano. Zerocalcare sarà presente nella sezione Fumetti, mentre Zoro e la squadra del programma televisivo Gazebo saranno scoperti dal pubblico. La manifestazione è al debutto, dunque sarà opportuno qualche aggiustamento per il futuro. Sull’affluenza non tutti sono concordi: qualcuno dice che il pubblico non superererà le 60-70 mila presenze, perchè ci sono di mezzo le vacanze di Pasqua e il ponte del 25 aprile. Altri ritengono invece che il maggior danno lo abbiano fatto le polemiche, nei mesi passati e lo strappo con il Salone del Libro di Torino). L’amministratore delegato di Fiera Milano, Solly Cohen, spera di poter almeno eguagliare i numeri piemonotesi (nel 2016 al Salone di Torino i biglietti staccati erano stati 126.406). Il presidente Federico Motta e il sindaco di Milano Giuseppe Sala sono convinti però che si tratti di una esperienza molto positiva, per la qualità di quanto viene predisposto in Fiera e in città. Per il 2018, intanto, è certo che si cambierà la data, si sceglierà una settimana normale, per esempio a maggio. E che si chiuderanno i battenti più tardi. E’ certo comunque che questa Fiera avrà grandi potenzialità, soprattutto a proposito degli eventi rivolti ai giovani. Sono attesi non meno di 5 mila studenti, ma per l’anno prossimo si intende avviare un ambizioso progetto di alternanza scuola-lavoro tra mondo del libro e ministero dell’Istruzione Strategie. «La fiera è bellissima, la struttura impeccabile e il layout elegante», commenta il residente di Gems Stefano Mauri, che parla di una «prova generale ottima». «Ci sono state poche persone i primi giorni ma la data scelta, per non andare addosso a Torino, era difficile. Nella giornata di sabato, invece, il fatturato di Gems è stato più alto che al Salone», aggiunge, auspicando «un maggiore coordinamento e un accordo con Torino». Tempo di Libri è «giovane ma con un grande futuro» sostiene Gian Arturo Ferrari di Mondadori. Era un passo da fare ed è stata una prima edizione coraggiosa. Adesso bisogna metterci dentro qualche idea più forte, dice l’associazione italiana editori, farne non solo un luogo di vendita dei libri. Ma la sensazione è che le due kermesse sui libri, quella di Torino e quella di Milano, debbano non solo ‘parlarsi’, debbano diventare complementari e non scegliere date troppo ravvicinate fra loro per veder penalizzate le vendite. I grandi gruppi (Mondadori, Gems e Giunti) non fanno previsioni, tuttavia si pensa che sarà un successo per Wilbur Smith Avallone, Canavacciuolo e Corona con Maieron. Feltrinelli, Laterza e Marsilio ritengono che per “Tempo di Libri “sia stato fatto un gran lavoro e che Milano si rivelerà una buona piazza, non solo per i libri nuovi ma anche per quelli usati e per i libri rari. Molta attesa intanto per il libro della presidentessa della Camera Laura Boldrini, «La Comunità possibile: una rotta per il futuro dell’Europa». Tra le novità, il romanzo Precious, di Sapphire, pseudonimo della scrittrice statunitense Ramona Lofton: la protagonista è una ragazza nera che sfugge alla violenza e all’emarginazione grazie all’istruzione. La scrittrice inglese Sophie Kinsella parlerà su Jane Austin. Fra i tanti ospiti internazionali, Antonia S. Byatt, Tom Drury, Edna O’ Brien, e R.J. Palacio. Un’area ad hoc ospiterà i workshop abbinati alle degustazioni. E fuori salone, in città, ci saranno appuntamenti ovunque a Milano: a teatro, nei bari e nelle biblioteche. Perchè la passione per i libri, di carta e non, non finisce mai.
35
Arena Lifestyle 04/17- WEEK END APRILE/ Anversa
ANVERSA, RUBENS E RIVOLUZIONE Un museo d’arte contemporanea appena riaperto e una zona portuale rifiorita grazie al recupero di spazi industriali, hanno fatto il miracolo. Anversa, la capitale delle Fiandre, è ripartita. Anzi è in preda a una rivoluzione permanente.
I
l visitatore che una volta si fermava a guardare la statua di Silvius Brabo, il soldato romano che secondo la leggenda fondò la città, che campeggia sulla Grote Markt, di fronte al municipio, ora ha ben altro da fotografare e visitare. Anche se la storia delle sue origini è molto affascinante. Il nome fiammingo della città, Antwerpen deriva da “Hand” e “werpen”, “lanciare la mano”, un riferimento ad una leggenda lontana, Silvio Brabo avrebbe ucciso il gigante Druon Antigon, che sedeva sulle rive del fiume Schelda per tagliare la mano ai marinai che non pagavano il transito. Silvio Brabo sfidò il gigante, lo sconfisse e gettò la sua mano nel fiume. Brabo decise di stabilirsi nell’area dello Schelda dove viveva il gigante e da qui fondò la città di Anversa. Oggi una statua situata al centro del Grote Markt, la piazza principale della città, ricorda il mitico gesto. Anversa, la città di marinai e mercanti, di edifici maestosi, dell’Art Nouveau e delle Madonne dipinte sulle facciate delle case, è già proiettata da tempo nel futuro. Ma ora l’atmosfera è sempre più effervescente, cosmopolita e rinnovata. Nuovi spazi pubblici, nuovi locali, una nuova impostazione dello spazio urbano sorprendono anche chi ci abita. Anversa si trova esattamente nel cuore d’Europa, alla foce del fiume Schelda, considerata uno dei porti marittimi e fluviali commerciali più grandi d’Europa. Un primato che le ha consentito di diventare nel XVI secolo un centro commerciale, mercantile, culturale ed artistico del continente europeo. Visitare Anversa significa scegliere di immergersi nella vera cultura fiamminga, conoscere la grande produzione pittorica del Seicento fiammingo di Rubens, Bruegel e Van Dyck, ammirare i palazzi nobiliari in stile Art Nouveau, Art Deco, neobarocco e neorinascimentale. Ma anche scoprire
36
Arena Lifestyle 04/17- WEEK END APRILE/ Anversa
che Anversa è la Capitale dei Diamanti e della stampa tipografica, della moda e del design contemporaneo, delle “frituur”, dei “gaufres” e delle “Mani di Anversa” (gustosi biscottini al burro). La Cattedrale di Nostra Signora è situata alle spalle del Grote Markt, l’animata piazza principale della città. Considerata uno dei più importanti esempi di architettura gotica, è la più vasta del Belgio e delle Fiandre. a chiesa, che ha ben sette navate, fu costruita a partire dal 1352 secondo gli schemi del gotico Brabantino, e fu completata nel 1521. Alla sua realizzazione vi lavorarono sia architetti francesi che fiamminghi. L’ elemento architettonico più affascinante della Cattedrale di Anversa, tanto da diventarne il simbolo della città, è la torre gotico-fiorita che con i suoi 123 metri di altezza la rendono la più alta di tutto il Benelux. La torre, costruita tra il 1434 ed il 1530 da Peter Appelmans e dai fratelli De Waghemakere, contiene un carillon di 47 campane ed è inserita nel patrimonio UNESCO. All’interno della maestosa Cattedrale si possono ammirare alcune delle opere più celebri di Rubens tra le quali il Trittico della Deposizione dalla croce, di impressionanti dimensioni, l’Assunzione della Vergine Maria, situato sull’altare maggiore, e la tela della Resurrezione di Cristo, collocata nella seconda cappella, o Kunstkammer (sala d’arte). Anversa è la culla di maestri come Rubens che sono divenuti celeberrimi nel Seicento. Pieter Paul Rubens rappresenta la sua massima espressione artistica di questa regione. Rubens ha infatti firmato diverse opere e capolavori disseminati in tanti luoghi di culto e d’arte della città. Per ammirare i quadri di Rubens potete far visita alla Rubenshuis, la residenza che l’artista fiammingo acquistò nel 1611 e dove visse e lavorò fino al 1640, anno della sua morte. La Casa-Museo di Rubens cu
stodisce dieci capolavori del maestro, tra cui Adamo ed Eva e l’ Autoritratto, oltre a importanti opere di alcuni suoi allievi tra i quali Anthony Van Dyck. Il Grote Markt è la piazza principale di Anversa. Di forma triangolare, rappresenta il cuore pulsante del centro storico ed è circondata, come in ogni “Gran Place” fiamminga, dai caratteristici palazzi delle Gilde e delle Corporazioni delle Arti e dei Mestieri, potentissime associazioni che decidevano l’ascesa e il declino dei potenti. Si ammirano gli edifici decoratissimi, eretti tra il XVI e XVII secolo, tutti sormontati da statue dorate. Alcuni di essi sono stati distrutti da un incendio nel 1576 e ricostruiti nel XIX secolo. Al centro della piazza si erge la Fontana di Silvius Brabo, costruita nel 1887 dall’architetto Jef Lambeaux .La statua barocca rappresenta Brabo in procinto di gettare la mano destra del gigante nel fiume. Ma a dominare il Grote Markt è, senza dubbio, lo Stadhuis, il Municipio di Anversa, che occupa interamente un lato della piazza. Realizzato da Cornelis Floris de Vriendt tra il 1561 ed il 1566, rappresenta un magnifico esempio di architettura manierista nelle Fiandre, caratterizzato da una facciata ricca di dettagli rinascimentali. Poco distante dal Grote Markt si trova la Groenplaats (“Piazza Verde”), che sorse nel XVIII secolo sull’antico cimitero della città, abolito dall’imperatore Giuseppe II d’Austria. Oggi la piazza, su cui si affaccia la splendida Cattedrale di Nostra Signora, è luogo d’incontro di giovani artisti, animata da ristoranti e caffè letterari. Al centro di Groenplaats è situata la statua di Rubens realizzata nel 1843. Per staccare l’ occhio dall’antico, ecco una valida alternativa: negli ultimi anni hanno aperto il Museo d’Arte Contemporanea, pieno di opere di artisti nazionali e internazionali, che di recente ha festeggiato l’inaugurazione con quattro giorni di eventi gratuiti per il pubblico.
COSA MANGIARE A ANVERSA
Ma vediamo ora cosa mangiare in questa città per gustare al meglio i suoi sapori tipici. In generale in Belgio, come nella maggior parte dei paesi nordici, il pasto principale è quello serale ed è per questo che anche ad Anversa sono i piatti unici a farla da padrone. Le ricette derivano per lo più dalla vicina Francia ma ad esse vengono mescolati ingredienti locali che le caratterizzano. Gli elementi che più di ogni altro rendono tipica la cucina belga sono le patatine fritte, la birra, i cavolini di Bruxelles, le wafel ed il celebre cioccolato. Altri ingredienti tipici del Belgio sono le ottime verdure, la carne ed il pesce, grazie alla vicinanza con il mare. I cittadini di Anversa come i belgi in generale amano mangiare fuori e ciò è provato dai tanti locali presenti sul territorio. La Carbonade alla fiamminga è una delle ricette tipiche di questo paese: si tratta di uno spezzatino di carne di manzo cucinato nella birra belga, nelle cipolle e aromatizzato con spezie. Per i patiti del pesce ci sono poi le cozze alla birra bianca accompagnate dalle onnipresenti e ottime patatine fritte e ancora lo stoemp belga alle carote: quest’ultimo è un contorno fatto di patate schiacciate alle quali vengono mescolate altre verdure e insaporito con panna, noce moscata, pepe e pancetta. Nel centro storico di Anversa, a pochi passi dalla Cattedrale di Nostra Signora, ci sono vari locali che coniugano vecchio e nuovo in cucina come nell’ architettura. Potete mangiare ottime patatine fritte fatte in casa o uno stufato alla De Koninck, la celebre birra di Anversa.
37
Waffel dolci con cioccolato fuso e frutta sono uno degli street food più piacevoli da gustare durante una passeggiata nel centro di Anversa
Arena Lifestyle 04/17- GRAND TOUR WORLD/ Budapest
LA PARIGI A EST, SUL DANUBIO
Ricca di una grande storia, testimoniata dall’architettura dei suoi palazzi, dai musei impoentni e da tanti edifici pubbici, Budapest affascina il visitatore con le sue bellissime Terme e con la sua vita notturna effervescente
L
a sorpresa, a dire di tutti, è notevole. Bella, vivacissima e preziosa. Detta la “Parigi dell’Est” - per via del fiume Danubio che la taglia in due, come la capitale francese Budapest è una città che affascina e conquista i visitatori, si svela piano piano, con tutto l’antico fascino magiaro. La collinare Buda sulla riva Ovest e la pianeggiante Pest, sulla sponda opposta, sono due città una volta indipendenti, oggi parte dello stesso tessuto urbano che fu unito con la città di Obuda nel 1873 e incantano il viaggiatore che può raggiungere questo incantevole sito in treno, come nell’Ottocento o con un breve volo. Perla indiscussa del Danubio, Budapest oggi mostra ancor oggi questo carattere duale, a metà tra Occidente e Oriente. Ricca di una grande storia, testimoniata dall’architettura dei suoi palazzi, dai musei imponenti e da tanti edifici pubblici, inclusi le bellissime Terme che da sempre richiamano migliaia di visitatori da tutto il modo, la città si dispiega davanti agli occhi dei visitatori
imponente, aristocratica, stupefacente per i grandi viali e per i panorami cie offre a ogni ora del giorno e della notte. E’ un set naturale, ideale per gli amanti della fotografia, si legge ovunque. Ma è ideale anche per i protagonisti del cinema. Che accorrono qui con piccole e grandi produzioni, a immortalare ancora una volta i suo scorci, un po’ francesi: si girano le storie su Parigi qui e forse la capitale della Francia nell’Ottocento era proprio così. La luce sulle colline di Buda cambia a ogni ora del giorno. Anche il Danubio blu si tinge di bellissimi colori e regala di volta in volta immagini ed emozioni inaspettate a chi passeggia sulle sue rive. Uno degli scenari da cui partire per i nostro Gran Tour è il Ponte delle Catene, uno dei più antichi e ben conservati. Si usa attraversarlo a piedi e godere dei panorami che si ammirano durante il percorso. La Chiesa di Mattia, ornginariamente era chiamata Chiesa della Nostra Signora, è quella che vide entrare il re rinascimentale Mattia Corvino. Beatrice d’Aragona qui sposò un
38
Arena Lifestyle 04/17- GRAND TOUR WORLD/ Budapest
ungherese, chiamato Hunyadi. In questa basilica furono ovviamente incoronati vari re ungheresi. Ma anche, nel 1867 Francesco Giuseppe e la mitica principessa Sissi furono incoronati qui. Giusto di fronte si trova il Bastione dei Pescatori, un monumento in stile neoromanico. Da questo punto in poi si gode il miglior panorama, si vedono il Pest fino all’isola Margherita, un piccolo parco verde intorno al Danubio. E’ molto piacevole perdersi tra queste deliziose stradine, punteggiate di casette colorate. Quasi senza accorgersene si raggiungono il Palazzo Reale, la cittadella e il Monumento della libertà. Una zona piena di localini e pasticcerie, per esempio Ruszuwurm nel 1827, la favorita dalla Principessa Sissi, che quasi ogni giorno si recava qui per la sua merenda a base di cioccolata calda e cioccolatini. Ma passiamo a Pest, l’altra sponda sulla quale sono stati creati accessi e permessi limitati alle auto. Il Parlamento ci propone una commistione di stili (dal gotico al neoromanico e per finire il neobarocco) e il suo profilo maestoso, che si riflette nella sponda orientale del Danubio. E’ stata predisposta una illuminazione a risparmio energetico, che contrasta piacevolmente con il blu intenso del fiume e anche del cielo. All’interno del Palazzo Reale, una teoria di sale sontuosamente decorate, sono moltisisme, poco meno di settecento. Una maestosa scalinata conduce alla Sala della Cupola, dove è custodita la corona di Santo Stefano, la reliquia più importante del Paese, usata per incoronare gli antichi sovrani. Ma anche la mano mummificata del santo. Non lontano da qui si incontra la Piazza degli Eroi, la più grande e spaziosa, con il monumento funebre dedicato ai caduti. Budapest ha una doppia anima. Una magica, visto che in questa capitale convivono due città, separate dal maestoso fiume Danubio. Da una parte
la moderna Pest, con i suoi negozi, ristoranti, hotel e locali notturni. Dall’altra la più antica Buda, di origine romana, dove sorgono alcuni tra i più noti monumenti della città. Proprio nel mezzo del Danubio c’è il bellissimo polmone verde di Budapest: l’isola Margherita, oasi di relax e attività all’aria aperta, per gli abitanti di Budapest così come per i turisti. Questa città, insomma, su una sponda offre divertimenti e attrazioni e sull’altra sa incantare per la bellezza dei suoi pa lazzi, per l’atmosfera vagamente malinconica e solenne. Famosa anche perché meta di vacanza di relax grazie ai suoi numerosi stabilimenti termali. Se si hanno a disposizione tre giorni per visitare la città sarà conveniente acquistare la Budapest Card, per usare gratuitamente le metropolitane e gli altri tipi di trasporti pubblici. La card inoltre offre degli sconti per musei, terme, ristoranti e noleggio aiuto. Diversi sono i collegamenti per raggiungere il centro, una volta sbarcati all’aeroporto: l’autobus 200E – Fino al capolinea della metropolitana fermata Kőbánya Kispest. Da lì si può prendere la metro linea blu e scendere al centro di Budapest (Kálvin tér o Ferenciek tere), in circa 70 minuti.Dal terminal 1 dell’aeroporto di Budapest Ferihegy alla Stazione Occidentale di Budapest si può prendere anche il treno, arrivando in mezz’ora. Il taxi è, come spesso accade, la soluzione più veloce, ma anche la più costosa. Se vi spostate coi mezzi pubblici e quindi non avete necessità di trovare parcheggio, vi conviene prenotare un hotel nella zona di Pest, dove la scelta di hotel, ristoranti, negozi e locali è più ampia e anche la sera la zona è più vivace e c’è sempre qualcuno in giro. Gli hotel di Budapest sono di diversi standard e varie fasce di prezzo.Se cercate un albergo di classe dove rilassarvi e avete un budget medio alto provate il Kempinsky Hotel Corvinus . Se cercate un hotel accogliente e curato nel cuore di Budapest, La Prima Fashion Hotel sarà
DRINK, DRIVE E DISCO Budapest è una capitale famosa per la varietà della sua vita notturna, dunque all’ora dell’aperitivo c’è di sicuro da divertirsi. Va molto di moda anche il Quartiere Ebraico di Budapest, il settimo quartiere, ci sono moltissimi pub, club e circoli culturali aperti recentemente in edifici prima abbandonati e adesso restaurati. Tra i più particolari c’è il Szimplakert, che ha anche un cinema. Ovunque, stupisce la quantità di ragazze. La ragazze ungheresi sono molto belle propense al divertimento, aperte e intelligenti. Se ne incontrano moltissime d’estate nelll’isola di Obuda, sul Danubio, un’area che si riempie di discoteche e locali: viene chiamata “party island”. A Raday utca abbondano i locali all’aperto, ristoranti e ottime enoteche dove poter degustare i vini tipici ungheresi oppure la radizionale grappa chiamata “palinka”. Una divertente proposta, se si è in gruppo è unirsi ai cosidetti party-bus, vere a proprie discoteche ambulanti. Utilizzando il party bus sarà poi possibile effettuare un tour di tutte le discoteche e partecipare alle numerose feste organizzate nella notte di Budapest. Tra queste troviamo quelle offerte dal Dokk, con DJ set a tema minimal, techno e house, o quelle delle varie discoteche Morrison’s della città, che pullulano di studenti universitari, di musica funk e commerciale . Se piace il Danumbio, ci sono vari ristoranti e un ristorante-club, l’A38, situato su di un barcone ancorato permanentemente lungo la riva del Danubio, presso il ponte Petőfi sul lato di Buda. Il ristorante ha un enorme vetrata che offre una vista eccellente sul Danubio e sulla città. Ci sono 5 bar a bordo, dove viene suonata musica diversa, locale e internazionale.
39
Qui sopra, uno dei gustosi stufati che si possono ordinare nei pub e bistrot di Budapest, a tutte le ore
Arena Lifestyle 04/17- GRAND TOUR WORLD/ Budapest
Dall’alto: la stupefacente bellezza di Budapest, con i suoi quartieri cosÏ diversi tra le due sponde del Danubio 40
Arena Lifestyle 04/17- GRAND TOUR WORLD/ Budapest
la scelta che fa per voi. Potete poi optare per gli hotel termali come il Danubius Hotel Gellert in modo da avere le terme direttamente a due passi dalla vostra stanza. C’è chi, appena arrivato il albergo, si fionda a Vaci Utca, la via pedonale del centro di Budapest, la più famosa tra i turisti. E’ la strada dello shopping della città, e su questa importante bisettrice si affacciano tantissimi negozi, ma anche bar, ristoranti e locali notturni. Collega il mercato centrale di Budapest con piazza Vorosmarty ed è affollata a ogni ora del giorno e della notte. I ristoranti e i bar che si trovano qui sono rivolti soprattutto agli stranieri, i menù non sono troppo tipici. Quindi chi cerca un’esperienza più autentica dal punto di vistra gastronomico, dovrebbe dirigersi altrove. Per ambientarsi in pochi giorni in una grande città come Budapest, comunque è bene sicuramente partire dal centro e la sciarsi guidare dall’istinto. Passeggiando per la bellissima Via Andrassy si arriva al Teatro Nazionale dell’Opera, la Piazza degli Eroi col suo “monumento del millennio”, l’Accademia della musica e l’Università di belle arti. Il Palazzo Reale di Budapest (Kiralyi Palota) è un imponente edificio che si trova nel sud di Buda, su una collina che domina la città. Al suo interno sono stati aperti diversi musei ed è possibile prenotare le visite. Davanti al Palazzo Reale ogni giorno a mezzogiorno avviene il cambio della guardia. E durante il week end lo spettacolo è più lungo. Passeggiare lungo il Danubio è imperdibile: è una esperienza rilassante e romantica, non ci si stanca di ammirare l’acqua punteggiata di imbarcazioni. Il Danubio poi svela tutta la sua bellezza visto al tramonto e visto dai ponti. Una delle attrazioni da non perdere è il famoso Ponte delle Catene di Budapest, che collega Buda a Pest. Il ponte più vecchio della città assume un fascino ancora più intenso proprio di sera, val la pena di percorrerlo quando è tutto illuminato. Quello che
ospita il Parlamento è il maggior palazzo del Paese, vi ha sede dell’Assemblea Nazionale. Si trova sul Lungo Danubio Pest. E’ possibile visitare l’edificio anche all’interno. Ma adesso è ora di fare un bagno alle famosissime Terme. Budapest vanta più di un centinaio di sorgenti termali che hanno consentito in passato la costruzione di bellissimistabilimenti termali. La maggior parte sono di origine turca. Non perdetevi il bagno termale Rudas o le grandissime terme Szechenyi. E alcune di queste terme organizzano anche bellissime feste con aperture notturne. La natura è stata generosa con l’Ungheria , uno dei paesi al mondo più ricchi di acque termali e curative. Solo a Budapest si trovano 130 acque termali e terapeutiche , un decimo delle circa 1.300 sorgenti registrate nel Paese con circa 300 tipi differenti di acque termali. La maggioranza delle acque termali è indicata per curare le malattie dell’apparato locomotore, ma ce ne sono alcune adatte per malattie ginecologiche, dermatologiche o, come cura idroponica, per i problemi gastrointestinali e renali. Nei bagni termali, nei sanatori e nei centri benessere degli alberghi, gli ospiti sono seguiti da medici esperti e da personale ben preparato. Prima dell’applicazione dei trattamenti personalizzati e dei pacchetti curativi il paziente è sottoposto agli esami di controllo dello stato generale di salute in modo da trovare la cura più appropriata. Il Bagno termale Széchenyi è uno dei maggiori complessi balneari d’Europa. Il primo bagno termale di Pest funzionava gia come “bagno artesiano” nel 1881 . È situato nel cuore del parco pubblico di Városliget. Lo stabilimento è stato ampliato nel 1927 con i reparti pubblici per uomini e donne e vi si trova anche una spiaggia. Verso la metà degli anni ‘60 sono sorti il reparto termale e l’ospedale diurno cioè il reparto fisioterapeutico. L’acqua proviene da una fonte artesiana scavata ad una profondità di 1.250 metri ed ha la temperatura di 76 C°. Le
BALLARE IN PISCINA, DI NOTTE Chiuque visita Budapest non perde l’opportunità di immergersi in un party notturno, tra quelli organizzati nelle terme più famose della città. In queste occasioni i bagni termali restano aperti nei weekend (soprattutto il sabato sera) dalle 22:00 di sera alle 3 del mattino per dare luogo a vere e proprie feste acquatiche. Uomini e donne entrano insieme, in costume da bagno. Ai Bagni Rudas (Döbrentei tér 9) si ammira l’architettura delle terme turche, risalenti al XV secolo, con una suggestiva vasca ottagonale e una cupola in vetro colorato. Venerdì e sabato l’apertura è anche notturna, dalle 22 alle 4, per entrambi i sessi. Alle TermeSzéchenyi(Állatkerti körút 9-11, ) bisogna aver pazienza, le code non mancano, le vasche sono sempre affollate a tutte le ore. Queste terme rientrano tra i maggiori complessi d’Europa, con undici vasche coperte e tre piscine all’aperto, senza contare le vasche per immersioni e quelle curative. Al sabato sera si tiene il Cinetrip, un party acquatico che richiama giovani da tutta Europa. I dj pompano musica a tutto volume mentre centinaia di persone ballano in acqua, nelle piscine. Attenzione a non farsi prendere la mano dall’euforia: bisogna informarsi bene sui siti e presso gli hotel sui locali migliori del momento e su Una delle spettacolari feste notquelli caduti in disgrazia. Ed evitare assolutamente i locali con ‘signorine buttadentro’ alla porta, turne in piscina a Budapest, con centinaia di persone che ballano che spesso si rivelano poco raccomandabili.
nelle acque termali
41
Arena Lifestyle 04/17- GRAND TOUR WORLD/ Budapest
Dall’alto: una grande prousione chiese, monumenti e palazzi, che sono sempre spettacolarmente illuminati nella bella Budapest, la capitale dell’Ungheria
42
Arena Lifestyle 03/17- GRAND TOUR WORLD/ Budapest
caratteristiche chimiche dell’acqua: acqua terapeutica certificata - acqua bicarbonato calcica magnesiaca, cloruro-sulfurea contenente alcali e fluoruro ni quantità notevole. È raccomandata in caso di malattie degenerative delle articolazioni, artriti croniche e semiacute, terapie ortopediche e postraumatiche. Le cure a base di acqua minerale sono: gastrite cronica, ulcera gastrica, enterite, iperacidità gastrica, infiammazioni croniche della pelvi renale e delle vie urinarie, catarro cronico, prevenzione e cura della osteoporosi, cura del disturbo metabolico gottoso, difficoltoso deflusso della bile in presenza di particolari malattie della colecisti e delle vie biliari. Alcune descrizioni storiche del 15° secolo menzionavano già le “fonti magiche” situate a Buda, ai piedi di una collina. E dal XVII secolo questo sito è stato chiamato Bagno Fangoso per i fanghi accumulati sul fondo delle piscine. Il complesso odierno, Gellért con l’albergo fu costruito tra 1912-18 , ed è uno dei più bei palazzi liberty della città. Gli stupendi interni, ricchi di mosaici e maioliche, soddisfano anche gli amanti dell’architettura. Il bagno termale viene alimentato da 13 fonti con acqua a temperatura variabile fra i 27 C* e 48 C* . Queste acque sono leggermente radioattive sono ricche di sodio e di calcio con cui si curano le infiammazioni articolari, malattie dell’apparato respiratorio e problemi di circolazione periferica del sangue. Una volta usciti dalla spa, si ha una irresistibile voglia di mangiare.Vorosmarty Ter è una piazza all’interno della vivace Pest: è un luogo di incontro molto frequentato e rinomato grazie alla presenza di caffè e ristorantini. Se si visita la città di Budapest a dicembre, questo diventa il fulcro della città, infatti qui stazionano per vari giorni i famosi mercatini di Natale. Nella zona di Pest, fra le cose da non perdere, il parco Varosliget cheè un vero gioiello, la sua bellezza è accentuata dalla presenza del maestoso castello del Vajdahunyad Vara e
del lago. D’estate si può andare piacevolmente in barca e d’inverno si può pattinare sul ghiaccio come nelle fiabe. Anche in questa zona della città lo shopping è sempre molto interessante: per gli amanti dei prodotti tipici, è bene sapere che a Budapest si acquistano famose porcellane o specialità enogastronomiche molto particolari come salami, cioccolatini e vino. Se invece è l’abbigliamento a buon prezzo che si cerca ci sono tante boutique con pezzi sartoriali. Oppure si può optare per i grandi centri commerciali come l’Arena Plaza, in periferia. Se si fanno attendere troppo i compagni di viaggio, durante le proprie session di acquisti, ci si può far perdonare prenotando una gita in barca sul Danubio. Non c’è niente di più classico e l’emozione è assicurata. A bordo di alcuni battelli si può anche mangiare, ma non è sul fiume che si possono gustare le specialità ungheresi. Budapest è una citta molto legata alle sue antiche tradizioni culinarie. Fra gli starters, ecco una grande varietà di zuppe, in diverse varianti, che sono le protagoniste della cucina ungherese. A seguire, piatti di carne con sughi saporitissimi, per esempio il famoso gulasch, a base di spezzatino di manzo. Se si voglioni provare cose nuove, alcuni ristoranti vi proporranno la zuppa di pesce gatto, quella di cavolo e in estate quella di amarene o altri frutti freschi. In tal caso più che di zuppa di frutta, noi parleremmo di macedonia..Il salame ungherese dalla passta finissima e profumata e il porkolt, spezzatino di carni miste, sono altre specialità a base di carne da provare assolutamente I più golosi si appassioneranno ai dolci tipici come il purè di castagne, gli gnocchetti di Somlo, le crepe alla Gundel e lo strudel. Per aggiungere un pizzico di spirito alla serata si può provare la palinka, una acquavite aromatica alla frutta che aiuta a digerire gli affettati e gli spezzatini o il famosissimo amaro Unicum, che viene proprio da qui.
NOTTE IN UNA DELLE CITTA’ PIU’ DIVERTENTI D’EUROPA
La sera, Budapest offre molte opportunità di svago e divertimento: alcuni quar tieri diventano veri e propri luoghi di incontro all’aperto, in altre zone possiamo trovare locali più o meno chic, posti per giovani e meno giovani, classiche di scoteche, bar all’aperto, vinerie, locali storici, teatri e cinema. Insomma ce n’è per tutti i gusti. Per spostarsi comodamente di sera, è bene tenere a portata di mano il numero di una compagnia di taxi, per esempio City taxi, tel: 0036-1-2111111. La tariffa è ottima, il servizio puntuale e il centralino parla inglese. I luoghi della città che si animano la sera sono i seguenti: Piazza Liszt Ferenc, ricca di bar e locali alla moda dove bere qualcosa all’aperto o anche mangiare. Potete prendere il the al Karma, nei salottini all’interno, oppure presso lo storico café Vian in fondo alla strada, mangiare o bere nel locale trendy Menza Etterem. Raday utca, recentemente rinominata la Soho di Budapest, è una via ricca di caffè, locali all’aperto, ristoranti e si possono trovare delle piacevoli vinerie. I dintorni della basilica di S. Stefano sono stati recentemente revalutati: in zona stanno fiorendo locali e ristoranti per ogni gusto. Baross utca: questa zona si promette di diventare un luogo ideale per i divertimenti di una clientela piuttosto informale, alternativa.
43
Arena Lifestyle 04/17- WINE & CO/ Vinitaly 2017
Un giorno a Vinitaly
La grande kermesse del vino si conferma vincente anche quest’anno. Con moltissimi eventi organizzati, dentro e fuori il Salone, da produttori italiani e stranieri
M
la fine della fiera veronese. In questa prestigiosissima pubblicazione entreranno solo le bottiglie, scelte in tutto il mondo da un panel qualificato di esperti, che superano il punteggio di 90 su 100. Gli eventi organizzati da stand e produttori sono davvero moltissimi a Vinitaly. Tuttavia uno di quelli da non perdere assolutamente, soprattutto per gli agriturismi, è la tavola rotonda dedicata alle vendite nella grande distribuzione e le prospettive che si potranno cogliere nel mercato britannico dopo la Brexit. Infine non dimentichiamo le squisite degustazioni offerte da Tasting Express, organizzate con le maggiori testate straniere specializzate. Ache Vinitaly International Academy conta di richiamare fortemente l’attenzione dei compratori. I vini protagonisti di questa edizione sono l’Aglianico del Vulture, il Kerner, il Sylvaner e il Muller Tnurgau della Valle Isarco. Non mancheranno le riflessioni sui diversi terroir del barolo e del del Barbaresco e la nuova frontiera in assoluto, l’arrivo delle prime bollicine made in Britain. Per chi volesse presenziare gli appuntamenti più cool ricordiamoci che l’8 aprile è in calendario il Grand TAsting OperaWine, la presentazione dei 100 migliori brand italiani , scelti in collaborazione con la rivista Wine Spectator. Anche qui, come per il fuorisalone del Mobile, mentre i buyer fanno affari d’oro scegliendo le annate migliori, la città di Verona è aperta agli amanti del vino aperitivo, che può sserer scelto in tutte le declinazioni. Ecco dunque Vinitaly & The City , uno spazio di degustazion e convialà dove le mille insegne del vino (no smussnte please).
ettete in tasca una buona dose di pazienza, ma godetevi una meravigliosa giornata alla Fiera più cool del mondo beverage, il Vinitaly di Verona, un appuntamento che richiama oltre 130 mila operatori da 140 nazioni quest’anno. Il Vinitaly compie 50 anni ma non li dimostra, anzi si presenta con un tale ventaglio di novità che una giornata, cretedemi, non basta per visitarlo, anche solo di corsa. Per rendere questa storica esposizione ancora più attrattiva, infatti, sono stati ottimizzati i servizi e sono stati rinnovati gli spazi. Il direttore generale di Verona Fiere spiega che il piano industriale del prossimo quadriennio prevede un investimento di 72 milioni sui 94 totali, destinato al miglioramento delle infrastrutture di quartiere, alla digital transformation e alla costruzione di parcheggi per consentire l’accesso di oltre 3.000 visitatori. Tra i cambiamenti più vistosi, l’ampliamento del Padiglione 10, solitamente riservato alla regione Piemonte e del Padiglione 8 dedicato alla Sardegna, dove si svolgono anche gli interventi specialidi Vinitalybio, Vivit, l’evento che coinvolge vigne, vignaioli e terroir, che raggiungerà i 4 mila metri quadri. Ancora spazio per la Toscana e Vininiternational, dedicato alle aziende straniere. Quest’anno arriveranno per la prima cantine provenienti dalla Polonia, dagli Usa, dall’Ungheria, dal Giappone, da Andorra, Svizzera, Spagna, Azerbaijan, Georgia, Argentina e Portogallo, Australia e Sudafrica. Tra le novità di questo Vinitaly 2017, ci sarà l’evoluzione dell’ambito premio Five Star Wines, che diventerà The Five Stars 2017 Book, una guida che sarà pubblicata due mesi dopo
44
Arena Lifestyle 04/17- FOOD & CO
Il latte va in soffitta
Le bevande vegetali sono sempre più amate dagli italiani. Soia, avena, riso, mais, mandorle e cocco sono i vegetali dai quali si ricavano quelle più diffuse, che consumiamo calde o fredde, da sole o con altri alimenti
S
e ci fate caso, ono sempre meno le donne che bevono il normale cappuccino di mattina. Per macchiare il caffè, molte si portano dietro latte di soia, avena, riso, mandorle, cocco. Vale a dire bevande che del latte hanno solo il colore e qualche volta neanche quello, la sfumatura è più vicina al beige che al bianco. Sono prodotti vegetali che, con vari tipi di lavorazioni, permettono di ricavare bevande che per colore e consistenza somigliano in qualche modo al latte vaccino. Come mai si comprano queste bevande, è presto detto. La medicina sconsiglia l’assunzione di latte vaccino alle donne dopo i 40 anni e, di recente, anche agli adolescenti con carenze di crescita ossea. Dunque non si tratta di una moda, ma di una pratica di prevenzione. Certo, è bene farsi guidare dalle papille gustative quando ci si avvicina allo scaffale. E qui le cose vanno male: alcune sanno di cartone macinato, come il latte di soia. Ma per fare la bechamelle e i budini è perfetto. Altre sono stucchevolmente dolci, come il latte di mandorla, che va benissimo per i frappè e i gelati. Altri finalmente sembrano un buon surrogato del latte vaccino per la preparazione di cappuccini e marocchini. Il latte i riso pare anche lui più indicato per le preparazioni che non per accompagnare caffè o cereali. Non si può ovviamente prescindere anche da una intelligente lettura delle etichette, scegliendo i prodotti meno addizionati di zucchero come il glucosio, il saccarosio, oppure aromi e grassi non ben specificati. Queste bevande che simulano il latte sono ovviamente prive di lattosio, ma anche carenti di vitamina B12, vitamina D e calcio. Per i bambini dopo i 12 mesi, il latte di soia è quello che ha
caratteristiche nutrizionali più simili al latte vaccino parzialmente scremato. Il latte di soia è stato il primo ad occupare lo scaffale del supermercato, fra panna, formaggini e latte Uht. E’ una be vanda poco calorica e ricca di nutrienti pregiati. Contiene pochissimi grassi, fibra, ferro e vitamine in buona quantità. Può essere una buona scelta per persone a rischio cardiova scolare o in eccesso ponderale. Contiene fitoestrogeni, ormoni vegetali che proteggono contro il rischio di insorgenza di tumori del seno, ma non sarebbero adatti alle donne reduci da un tumore mammario ormonodipendente. Il latte d riso, povero di proteine e con pochi grassi polinsa turi è la bevanda più ricca di zuccheri semplici. Deve essere consumato con parsimonia da chi ha problemi di diabete. E’ facilmente digeribile, può essere adatto a chi ha problemi di colite e intestino irritabile, poichè non contiene lattosio. Il latte di mandorla si trova spesso addizionata a zuccheri semplici, dunque bisogna guardare bene le confezioni. Può essere fonte di calcio e antiossidanti, tra cui la vitamina E, gli acidi grassi insaturi come l’acido oleico e l’acido linoleico. Il latte d’avena possiede caratteristiche molto interesssanti, ha poche calorie e pochi grassi polinsaturi. E’ una bevanda naturalmente zuccherina, che la rende gradevole, ma non è adatta ai diabetici. Può essere, come l’orzo, una importante fonte di fibra solubile, aiuta a contenere il colesterolo dannoso. Offre un buon apporto di vitamina E e acido folico. Il latte di collo è l’alternativa più calorica al latte vaccino, se non troppo diluito contiene una percentuale di grassi che supera il 20%.
45
Arena Lifestyle 04/17- FASHION/ I trends PE2017
MINIMAL E MAXI DALLA TESTA INGIU’ C on l’arrivo delle temperature più calde, si evidenziamo le tendenze di stagione proposte dagli stilisti e più apprezzate dal pubblico. Indubbiamente si prediligono gli estremi, gonne dalle forme minimaliste e dettagli esagerati come le maniche e gli orecchini. Il tulle è un trend molto importante per la stagione in corso. In passerella lo abbiamo visto anche per lo scorso inverno, declinato in vari modi sotto forma di inserti impreziositi da ricami che spuntano da cappotti e camicie. La vera regina indiscussa è però la gonna di tulle, da sempre simbolo di grazia e femminilità e che questa stagione diventa prota gonista: iconizzata da personaggi come l’attrice Carrie Bradshaw, la cantante Madonna, il mito Marylin Monroe ma anche borchiata in versione rock da Rihanna e tempestata di glitter da Grace Kelly, ci riporta sempre alla mente la leggerezza delle ballerine dipinte da Degas, che con i suoi tratti delicati ha reso immortale il tulle, un tessuto che ammaliato tante generazioni. Le amanti delle gonne in tulle nel corso degli anni sono veramente tante e super diverse tra loro. Tessuto leggerissimo e trasparente, il tulle di seta, di cotone o anche di fibre sintetiche, si conferma uno dei grandi protagonisti del momento e si scrolla di dosso la tradizione di materia prima per gli outfit sposa e cerimonia. Gli abiti e le gonne in tulle sono facili da portare, mantenere e mettere in valigia: permettono di realizzare dei look fashion, romantici e ricercati, adatti per varie occasioni. In base agli ultimi fashion trend, le gonne in tulle che sicuramente hanno conquistato il maggior numero di cuori in questo periodo sono i modelli longuette, come le proposte rosa chewing-gum di Marc Jacobs o Molly Goddard, ma anche quelle color cipria di J Crew e Mother of Pearl. Nella collezione di Christopher Kane spiccano alcune gonne bicolor, mentre tra quelle di Brunello Cucinelli spiccano delle gonne in tulle nere per metà trasparenti. Se esistono le gonne, non possono certamente mancare i top in tulle, come quelli fir-
46
mati da Philosophy by Lorenzo Serafini, che ha realizzato dei modelli asimmetrici, sui quali ha aggiunto dei fiorellini a contrasto, mentre MSGM ha preferito inserire dei pois. Sono bralette quelli di Dries Van Noten, invece tra le proposte di Alexander McQueen troviamo delle soluzioni in tulle nero, arricchite da ricami pop e inserti coloratissimi. Chloé ha firmato delle bluse in tulle, così come Miu Miu, mentre Dolce & Gabbana ha realizzato delle vere e proprie camicie in tulle con grandi con polsini arricciati. Nella collezione di Zara troviamo, invece, dei body in tulle con inserti floreali ricamati a mano, che si portano con i nuovi pantaloni a zampa oppure con grandi gonne romantiche, con spacco laterale, per un effetto ti vedo e non ti vedo. Tra i must have del momento un ruolo importante ce l’hanno senza dubbio gli abiti da sera realizzati in tulle. Di modelli ce ne sono davvero moltissimi, dai tubini sinuosi e fascianti di Versace e a quelli ricchissimi a balze di Gucci e Red Valentino. Da non perdere quelli super romantici di Marchesa o i vestiti da cerimonia in tulle di Ralph & Russo e Jenny Packham. Ultimamente sono usciti anche una serie di modelli che potrebbero andare bene come alternativa al classico wedding dress; per chi è alla ricerca di un abito da sposa in tulle fuori dal comune, è d’obbligo uno sguardo alle proposte firmate Giambattista Valli. Ma lo sheer effect, l’effetto trasparenza che conquista anche le più pudiche, non si realizza solo con il tulle: anche lo chiffon di seta o in poliammide e poliestere, che regala impalpabili vedo-non-vedo: poliestere e lurex fanno riemergere un concetto di femminilità senza tempo, le gambe si intravedono e sembrano leggere quanto il tessuto che le sfiora e la nudità appena intuita seduce ancor di più chi la osserva e chi la indossa… La trasparenza è un ritorno di stile che richiama alla mente i tanto amati anni ’80, quando per radio si sentivano le hit di Madonna e Cindy Lauper con “Girls just want to have fun”, faceva
Arena Lifestyle 04/17- FASHION/ I trends PE2017
ballare le teen ager ma non solo: i vestiti erano di tulle nero, si portavano con giubbetti di jeans e alle orecchie di tutte le ragazze pendevano maxi cerchi e croci. Passando agli accessori, quest’anno è il grande ritorno degli orecchini oversize, anche appunto a forma di croce, dalle dimensioni esagerate, proprio come quelli che trent’anni anni fa indossava Madonna, abbinabili a catenine dorate, sottili e rosari colorati, un mix estroso e di tendenza, che mette da parte, almeno per una stagione, la sobrietà e l’anonimato. Tornano in auge anche i cerchi, piccoli e sottili oppure grandi e semplici, arricchiti di glitter o semplicemente colorati. La scelta è vasta e le idee sono tutte bellissime, anche gli stilisti più rinomati si sono lasciati contagiare da questo nuovo trend, basta vedere la passerella di Roberto Cavalli, con i suoi orecchini in stile etnico, o i gioielli che hanno sfilato appesi alle orecchie delle modelle sulle passerelle di Chloè, lunghi e dorati. Attenzione a non indossare pendenti troppo protagonisti se per una sera avete scelto le oversizled sleeves, vale a dire le supermaniche, un dettaglio già anticipato nello scorso inverno come must per camicie, maglioni, felpe e giacche. Anche per l’estate si portano i mini crop tops, soprattutto quelli che paiono disegnati in maniera totalmente sproporzionata, basta guardare la lunghezza del busto e quella delle maniche! Maniche a campana, a balze, a palloncino… ogni variante è stata concepita per dare volume o aumentare la lunghezza. Anche qui bisogna fare delle scelte: se per un outfit puntate tutto il vostro glamour sulle maniche oversize, dovete dimenticare il resto, dunque per una sera niente pantaloni scenografici, niente flare pants. Si possono abbinare certo, l’effetto è sicuramente choc, ma l’eleganza è un’altra cosa. I pantaloni di questa estate, i flare pants, sono trendy per eccellenza. Non sono esattamente i pantaloni a zampa che
conosciamo sia degli anni Settanta che degli anni Novanta. Ma sono dei pantaloni, per lo più cropped (cioè tagliati sul fondo), aderenti sui fianchi e sulle cosce e che si aprono dal ginocchio in giù. Beh, di questa tendenza varie catene di moda offrono un’ampia gamma di modelli e stili. Questo particolare modello di pantaloni è un vero passepartout per i nostri outfit per il giorno e per la sera, perché stanno divinamente sia con un paio di sneakers o sandali flat, che con un paio di tacchi super. E, come se non bastasse la loro particolarità a farceli apprezzare, sono l’ideale per chi ha delle misure over: a differenza dei pantaloni a sigaretta, per un banale effetto ottico, sono in grado di slanciare la figura, facendo sembrare le gambe più lunghe e la circonferenza delle nostre cosce decisamente inferiore, non c’è più bisogno di nascon derle dietro le maxiborse. In fatto di borse questa stagione ci impone tre diktat: puntare sul colore, investire in forme nuove e convertirsi alla modalità a mano o sottobraccio. Sono dunque da esibire mini-sacche coloratissime, così come le mini-clutch di Oscar de la Renta, i modelli a mezzaluna dalle tinte naturali di Jason Wu, le buste mignon a righe di J. Crew, i secchielli verde menta di Victoria Beckham e quelli fluo di Alexander Wang. Bello il rosa di J. Crew e Jeremy Scott, e l’arancione di Anya Hindmarch e Fa shion East. La borsa rettangolare rigida, itbag dell’autunno inverno scorso, resta in sella con Christopher Kane e Versus. Ma molte preferiscono anche la tracolla, Altuzarra la propone in versione metallica, Nicole Miller in versione folk, Tory Burch in suède color mattone. Se la chiusura è abbastanza sicura, si comincia a portare la tracolla dietro la schiena, come sulle passerelle di Alberta Ferretti, Sharon Costelloe, Paul Smith e Jasper Conran. Infine un trend in forte ascesa è la borsa con gli anelli, vedi Olympia Charlotte, Ashley Williams. Per la stagione in corso, niente tracolle, ma solo borse a mano. Maxi pochette per quelle che si portano dietro di tutto, da portare sotto l’ascella. Oppure borse piccole ed eleganti, che si facciano notare: buste decoratissime e con frange, borsette con maniglie di sapore vintage e secchielli, marsupi e sacchetti legati con un laccio.
47
Arena Lifestyle 04/17- FASHION/ I trends PE2017
48
Arena Lifestyle 04/17- FASHION/ I trends PE2017
e Peter Pilotto. Mentre la new entry della stagione, che vedremo di certo anche per l’inverno sarà il marsupio, vedi N21, DKNY e Desigual. E ora parliamo di capelli. Anche qui, si passa dal minimal al maxivolume. Tra le acconciature più “googlate” e “likate” in rete ci sono ancora le “fishtail braids“, le trecce a spina di pesce. Singole, doppie, a semi raccolto, hanno visto un vero boom di ricerche fra tutorial e ispirazioni. Non da meno i “top knots“, gli chignon alti e approssimati sulla sommità della testa, anche in doppio (stile Minnie) che sono diventati dettaglio di stile street preferito dalle it-girl dell’ultimo anno, da Kendall Jenner a Bella Hadid. Facili, veloci, sono ormai “ammessi” anche all’altare. Terzo posto ma indicativo del mood con cui le donne sognano di pettinarsi, è il “Noheat styling“, letteralmente, “come acconciare i capelli senza calore“: il sogno di una chioma perfetta senza lo stress di piastre, phon o ferri è stato percepito perfino dalle passerelle, dove dalla scorsa primavera all’inverno in corso è stato boom di teste “undone”, imperfette e spontanee, all’insegna di lunghezze libere, styling (quasi) invisibili e texture del capello naturale, senza stiraggi o arricciamenti forzati. Comunque per l’estate ormai alle porte, un altro grande ritorno minimal, l’effetto bagnato. Sexy con la riga di lato, da Balmain trasforma il minimalismo in look da sexy sirene, rigoroso con i dentini del pettine impressi (Salvatore Ferragamo), bon ton con un fermaglio gioiello (Marchesa, Bottega Veneta), sporty glam con la riga cancellata e le lunghezze tirate all’indietro con le dita, come appena uscite dall’acqua (da Altuzarra, Jason Wu). Futuristico in soluzioni mezze raccolte (Missoni, Marco De Vincenzo), androgino da Givenchy. Una noce di gel, insomma, fa cambiar testa in un attimo.
TUTTI I PANTONE DELL’ESTATE Se state preparando la valigia, ecco tutti i colori da indossare da qui al prossimo settembre. Il primo, indispensabie è il Niagara, PANTONE 17-4123, che, come suggerisce il nome, è un blu pastello slavato con sfumature tendenti verso l’indaco. Questa tonalità che richiama gli specchi d’acqua con un paio di jeans. Così come il Lapis Blue – PANTONE 19-4045, che prende ispirazione proprio dalle pietre lapislazzuli. Perfetto per l’estate è Primrose Yellow – PANTONE 13-0755, un giallo primula, vivace e brillante che infonde allegria solo a guardarlo. Stesso discorso per il Flame – PANTONE 171462, un rosso-arancio a metà tra il fuoco e il corallo, ideale per le serate all’aria aperta o per un aperitivo a bordo piscina. E per chi ha voglia di vacanze e di mare ma non ha intenzione di aspettare l’arrivo dell’estate, il colore più indicato è Island Paradise – PANTONE 14-4620, un azzurro-acqua che già dal nome fa pensare alle atmosfere delle isole caraibiche. Nella palette da non perdere il Pale Dogwood – PANTONE 13-1404, un rosa antico, elegante e romantico che si declina in ambiti morbidi e lunghi, almeno fino al ginocchio. A proposito di rosa, se preferite una tonalità meno bon-ton e più “shocking”, potete optare per Pink Yarrow – PANTONE 17-2034, che prende il nome dall’omonima pianta californiana: i fiori hanno una caratteristica forma a ombrello. Un classico che si abbina facilmente con quasi tutti gli outfit è l’Hazelnut – PANTONE 14-1315, un misto tra sabbia e il nude.Infine, si segnalano Kale – PANTONE 18-0107, un verde militare da portare su abiti in stile coloniale, e il Greenery – PANTONE 15-0343, definito come il “colore dell’anno”, è una tonalità verde-gialla fresca e frizzante perfetta da abbinare all’azzurro cielo o per ravvivare i toni spenti del grigio.
SMOKEY EYES, IL GRANDE RITORNO
Il trucco smokey eyes è uno dei trend occhi più amati: in alternativa al al nude (perfetto per il giorno), è un valido alleato per un make up da sera o speciale. Si abbina molto bene agli outfit con materiali metallizzati, dall’argento al bronzo, ma anche a quelli che prevedono un solo colore dalla testa ai piedi, il total block. Puoi usare quelli che preferisci per lo smoky, l’importante è disporre di almeno tre ombretti dalla tonalità simile. Il classico trucco smoky eyes viene creato con il nero o il grigio, ma sono piuttosto diffusi anche il bronzo e il marrone. Agli occhi verdi sta piuttosto bene uno smoky nei toni del grigio e del color prugna; per quelli azzurri sono preferibili bronzo e marrone, mentre per quelli castani il blu marino e il grigio. Dovresti scegliere tre ombretti per ogni colore: uno chiaro, color crema; un colore medio (che sarà la base del trucco) e uno più scuro (che va sfumato con particolare attenzione). Evita i colori troppo brillanti; se hai la pelle molto chiara, tieniti alla larga da quelli decisamente scuri per te. Il trucco deve valorizzare il viso, e non essere una distrazione. Non può mancare il classico smokey eyes nei toni fumosi del grigio e del nero, da sfumare ai bordi con tonalità neutre. I colori caldi e il bordeaux sono un grande trend anche per la stagione primaverile, che ne dici di uno smokey color vinaccia come quello della top model Gigi Hadid.
49
Il trucco smokey eyes è tornato di gran moda per l’estate 2017
Arena Lifestyle 04/17- LUXURY/ Il rilancio di Azzaro
IL RITORNO DI AZZARO
Qui sopra, un
G
rande rilancio, nell’anno del cinquantesimo anniversario per la maison Azzaro: un nome altisonante, storico della moda francese, che ha presentato la nuova linea e la immagine lo scorso 25 gennaio durante la settimana della moda parigina. Per il suo primo restyling, la griffe Azzaro si è alleata con due notissime socialite, Bianca Brandolini d’Adda e Eugénie Niarchos, creative brillanti, utili per per realizzare una couture collection speciale per la primavera-estate 2017. Ma poi ha annunciato, a metà marzo, la scommessa su Maxime Simoëns. La maison ha festeggiato la sua rinascita presentando la nuova linea negli atelier di place Vendôme, durante la settimana dell’alta moda di Parigi, che si è tenuta quests’inverno, dal 22 al 26 gennaio. Lo scorso giugno erano intanto usciti di scena i due designer Arnaud Maillard e Alvaro Castejón, da tre anni al timone creativo del marchio, arruolando Gabriel de Linage come chief executive officer dopo l’addio di Javier Abaroa, amministratore delegato della griffe dal 2012. Ora si punta al rilancio internazionale,
50
chiamando Maxime Simoëns nell ruolo di direttore creativo. A lui il compito di supervisionare le collezioni di alta moda, readyto-wear e gli accessori uomo e donna. Il debutto è previsto per la couture week di luglio. “È un onore poter aggiungere la mia visione all’heritage di Loris Azzaro - è la prima dichiarazione di Simoëns dopo la firma del contratto. “Il suo spirito anticonformista, la sua visione avant-garde dell’eleganza e il suo edonismo senza compromessi, sono grandi fonti di ispirazione per me”. “Il lavoro di Maxime Simoëns è in sintonia particolare con le silhouette di Loris Azzaro. La stessa inclinazione verso una fluidità di tipo grafico, linee architettoniche precise e sensuali, gioco dei contrasti e ricami preziosi” ha spiegato Gabriel de Linage, ceo della maison. Maxime Simoëns, che nel suo curriculum vanta collaborazioni con Elie Saab, Jean Paul Gaultier, Christian Dior e Balenciaga, è stato salutato come un prodigio all’International Festival of Fashion and Photography di Hyères, nel 2008, all’età di 25 anni. Nel
Arena Lifestyle 04/17- LUXURY/ Il rilancio di Azzaro
2012 Bernard Arnault ha investito sul business in ascesa del giovane designer. Dal 2011, anno in cui è entrato nel calendario ufficiale della fashion week parigina, la presenza di Maxime Simoëns è stata incostante. Dopo aver presentato la collezione nei calendari della couture e del ready to wear, il designer è scomparso da gli appuntamenti del womenswear, con l’ultima passerella nel settembre del 2014. È tornato in scena lo scorso giugno per presentare il menswear, battezzato M.X., che non ha avuto seguito lo scorso gennaio. La sua nomina di Maxime Simoëns era attesa da tempo per suggellare un anno importante per la maison, che taglia il traguardo dei 50 anni. Un anniversario festeggiato con una serie di appuntamenti, a partire dalla sfilata di Alta Moda dello scorso gennaio, per proseguire con l’apertura della prima boutique maschile a Parigi, in rue de l’Ancienne-Comédie. E infine la pubblicazione di un libro retrospettivo per le edizioni La Martinière. Ora si lavora al défilé del prossimo luglio con la sigla del nuovo direttore creativo e il lancio di una capsule collection uomo. La presenza delle due creative, che in passato hanno già realizzato apprezzate capsule collections per altri marchi ha indubbiamente riportato il brand Azzaro sotto i riflettori, suscitando la curiosità della stampa. Inoltre la Niarchos, nipote dell’armatore greco Stavros Niarchos e anima del marchio di gioielleria Venyx, aveva già collaborato con Azzaro nel 2008 realizzando una capsule dedicata ai bijoux. Azzaro Paris merita in effetti una nuova vita. La maison francese fu fondata in proprio dallo stilista italo-francese Loris Azzaro. Famosa per gli abiti sfarzosi, prese vita nel 1962 quando Loris Azzaro (nato a Tunisi da genitori siciliani) arrivò a Parigi e aprì una boutique dove esponeva abiti e accessori ric-
chi di ricami e perline. Il 1968 è l’anno di debutto nel mondo dell’Alta Moda, con la creazione di un abito con tagli circolari, il famoso “ajourée di cerchi”. Nel 1973 cominciò la sua collaborazione col mondo dello spettacolo: Loris Azzaro venne infatti scelto dalla cantante Sheila per la creazione del suo abito nuziale. Del 1975 è il lancio di “Azzaro Couture”, la prima fragranza del marchio Azzaro, che riscosse un grandissimo successo, seguito nel 1978 dalla prima fragranza maschile chiamata appunto “Azzaro Pour Homme”, che non ha mai cessato di essere prodotta. Nel 1992 uscì la prima linea di abiti maschili e da allora le collezioni si susseguirono alle collezioni. Azzaro si fece rapidamente un nome nell’ambito della moda e diventa uno specialista degli abiti foderati, ma anche dei bustini drappeggiati e plissettati. Ha sempre proposto una moda sexy e glamour, che valorizzava al massimo le donne. Eleganza, sensualità e lusso senza ostentazione si mescolano ieri come oggi nelle sue creazioni. Il profumo “Azzaro Couture” nasce nel 1975 e sarà il primo di una lunga serie. Tuttavia, la maison Azzaro vede le cose in grande ed espande la sua produzione, lanciando un marchio di scarpe da città di fascia alta per uomo. Le scarpe Azzaro sono sempre state tutte prodotte in Francia, il loro design attuale ed elegante è sempre stato rivolto a uomini particolari, ammiratissimi dandy. Dal 2004, dopo la morte del creatore, la stilista principale della maison è stata la francese Vanessa Seward. La Maison, che per anni ha sfilato a margine della settimana dell’alta moda di Parigi, ha fatto domanda qualche tempo fa presso la Camera Sindacale dell’Alta Moda di Francia per rientrare nel calendario ufficiale parigino. La prima tappa di questo percorso risale a marzo 2013 con l’arrivo, alla guida delle collezioni Donna, degli stilisti Arnaud Maillard e Alvaro Castejón. Al timone da cinque stagioni, il
rI PROFUMI MASCHILI AZZARO Il brand Azzaro ha avuto lunghissima vita soprattutto nel campo dei profumi maschili, tra i quali ha primeggiato per vari decenni con la fragranza denominata “Loris Azzaro”, che ancor oggi è apprezzata dai collezionisti di profumi vintage e inseguita dai profumieri on demand, che non hanno ancora individuato tutti i componenti del suo magnifico bouquet. 51
Arena Lifestyle 04/17- LUXURY/ Il rilancio di Azzaro
Arena Lifestyle 04/17- LUXURY/ Il rilancio di Azzaro
duo ha rinfrescato e modernizzato le collezioni, tornando sulle passerelle dalla primavera del 2014. La maison ha riaperto proprio al numero 65 di rue du Faubourg-Saint-Honoré, a due passi dal Palazzo dell’Eliseo, proprio dove il fondatore Loris Azzaro aveva collocato nel 1970 il suo negozio-laboratorio, frequentato all’epoca “dalle più belle donne del mondo”, da Claudia Cardinale a Raquel Welch, passando per Jane Birkin, Marisa Berenson, Dalida o Romy Schneider. A fine 2006, il marchio francese di profumi e abbigliamento prêt-à-porter Loris Azzaro è stato comprato dal fondo d’investimento spagnolo Reig Capital Group alla Compagnie Financière Frey, che l’aveva acquisito nel 2003 alla morte dello stilista fondatore. All’epoca di questa cessione si puntò sulla continuità: fu Vanessa Seward, che affiancava Loris Azzaro dal 2002, a diventare direttrice artistica della Maison, dove è rimasta fino al 2011. Quest’inverno due socialite e la maison di moda hanno dato vita a una capsule collection da sera pensata per i party. Giovani, belle e blasonate, le due influencer incarnano da anni due dei nomi più influenti e seguiti nel fashion biz. Il risultato di questa collaborazione è stato presentato a Parigi nell’ambito dell’haute couture: la collezione PE2017 di Azzaro si contraddistingue per suggestioni glam che ci riportano indietro nei mitici anni Settanta. Azzaro era definito, allora, il couturier della notte, il couturier delle star”. Er celebre per l’oro, il lurex e gli abiti sexy con cui ha vestito dive come Brigitte Bardot, Jane Birkin, Romy Schneider o Raquel Welch ma anche per le leggendarie serate all’insegna di paillets e lustrini. Gli abiti della griffe francese hanno riscosso grande successo anche presso le nuove star come Natalie Portman, Cameron Diaz, Nicole Kidman, Kate Winslet, Katie Holmes o Paz Vega. Nel 2012, a quasi dieci anni dalla morte di Azzaro, è uscito un lussuoso volume a cura di Jéromine Savignon, storico della moda che si è già occupato di protagonisti assoluti del mondo della moda come Yves Saint Laurent e Cacharel, a ricostruire vita, opere, successi ed eccessi del couturier italo-francese. In un tripudio di drappeggi e scollature audaci, impreziosite
da lustrini e paillettes, con il duo di stiliste per l’estate ormai alle porte rivive una donna Azzaro iconica, che attinge a piene mani all’estetica glam. Ricordano certe mise sfoggiate in quel decennio da icone del calibro di Bianca Jagger. Il duo Brandolini d’Adda/Niarchos,è andato insomma a ripescare i pezzi cult dell’archivio della maison Loris Azzaro, attualizzandoli. Irriverente e spumeggiante, la capsule di abiti da sera si snoda attraverso jumpsuit e abiti in jersey, organza, seta e pizzo. Non mancano dettagli ad alto tasso di seduzione, come cut out e linee geometriche, che enfatizzano sempre la silhouette. Femminilità e glamour si incontrano tra pattern animalier e organza preziosa, jacquard e scollature hot che sottolineano le curve. Dominano atmosfere che evocano gli eccessi dello Studio 54, tra serate disco e feste memorabili che vedevano la partecipazione del jet set internazionale e di personaggi mitici come Grace Jones. Ora queste stesse atmosfere rivivono da Azzaro, in una collezione che ci riporta indietro nel tempo. La palette cromatica comprende il nero, l’arancio, il rosa cipria, il verde smeraldo, il grigio e tocchi di argento e oro. Eleganza e sensualità dominano in una collezione magica. “Sono felice di aver preso parte a questa nuova avventura”, ha detto Bianca a WWD. “Mi sono ispirata alle creazioni che mi facevano sognare quando ero una bambina”.“Avendo collaborato più volte con Azzaro, mi sento davvero vicina a questa casa di moda e al suo universo flamoboyant”, ha spiegato Eugenie. Nei progetti dei nuovi finanziatori di Reig Capital, gruppo che ha sede ad Andorra e che possiede anche il marchio spagnolo di gioielli Vasari, c’è anche il rilancio della linea Azzaro Uomo, il cui team stilistico è stato rinforzato di recente. La maison ha completamente rinnovato il suo storico corner delle Galeries Lafayette Homme, dove è presente dal 2006, svelando così in anteprima il suo nuovo concept di negozio. Lo spazio di 42 metri quadri in acciaio levigato, vetro fumé e legno di palissandro è stato ideato dagli architetti di Studio Parisien, con l’intento di rinfrescare e ringiovanire l’immagine della linea maschile, pur richiamando “la mascolinità contemporanea, libera e assodata dell’uomo Azzaro”.
Pagina a fianco:. alcuni modelli creati per la collezione primavera estate 2017. Gli abiti da sera firmati Loris Azzaro (nella foto) sono amati da star come Natalie Portman, Cameron diaz, Nicole Kidman, Kate Winslet, Katie Holmes e Paz Vega. In questa pagina: lo stilista di origine italiana e la fragranza maschile che porta il suo nome, un must della profumeria internazionale da sempre.
53
Arena Lifestyle 04/17- AGENT PROVOCATEUR/ Agricoltura contro le mafie
Le fattorie bioresistenti
I
l progetto agricolo più controcorrente, provocatore e coraggioso dell’ultimo decennio è quello realizzato da Cia, all’insegna della provocazione. Si chiama “Bioresistenze” e si prefigge di lottare contro le mafie, per dare un futuro diverso alla terra. L’idea nasce dalla volontà di fare agricoltura preservando il paesaggio, facendo inclusione sociale, tutelando il territorio. Cia, la confederazione italiana degli agricoltori, con il progetto Bioresistenze, punta a promuovere oltre 40 realtà impegnate nell’organizzazione di eventi e tavole rotonde. Dal Piemonte alal Sicilia, il viaggio racconta storie appassionanti, che possono essere d’ esempio per tutti. Ottavio Rube con alcuni amici negli Anni Settanta fondò la Cooperativa Valli Unite che porta avanti un progetto di lavoro dedicato ai giovani. Che sono rimasti a Costa Vescovado, in provincia di Alessandria, per proseguire il lavoro di tutti i loro antenati, invece di andare a cercar lavoro altrove. Oggi gestiscono 100 ettari di terra e danno lavoro a 30 famiglie. Hanno ripopolato il terrritorio e ricostruito una comunità. Verso Est, invee, nella Pianura Padana, si incontrano altri operatori: per esempio Giuseppe Pedroni, che si è dedicato alla produzione dell’aceto balsamico di Modena. Dopo le lavorazioni in vigneto, qui ci si dedica all’imbottigliamento in innumerevoli batterie di botti, canti, terra coltivata grazie all’impegno di varie generazioni. Ma i protagonisti non finiscono qui. Danilo Lupinc, giovane vignaiolo che opera a poca distanza da Trieste, coltiva le sue vigne con rispetto, tecnologia e passione.. Ma ha anche recuperato e reso agibili tre trincee della prima guerra mondiale, aprendo i vigneti in sostanza, ai gruppi di viisitatori, che amano seguire le tracce della storia Un gesto, ci tiene a ricordarlo, per omaggiare anche il suo nonno, scomparso proprio nella campagna di Russia. Fare agricoltura, spiegano gli esperti di Cia, oggi vuol dire anche promovere la memoria del passato e apprendere tecniche antiche per abbinarle a tecniche di coltivazione più che nuove. Luca Martinelli, un agricoltore lucchese, ha rilevato l’attività del nonno e l’ha spinta sulla via della biodinamica. In Molise, l’agricoltura biodinamica arriva ormai a occupare 500 ettari. Elisabetta Zambera Feruglio riferisce di grandi investimenti sulla ricerca, sulla possibilità di creare una fattoria modello, sperimentare nuove tecniche, creare posti di lavoro. La prima a percorrere questa strada, comunque, è stata Giulia Maria Crespi, fondatrice delle Cascine Orsine, in provincia di Pavia. Andando verso l’estremo Sud, si incontra in Calabria la Cooperativa Valle del Marro, che gestisce terreni confiscati alle mafie. Non è facile trovare gente disposta oggi a compiere le mansioni più umili. Ma Antono Napoli spiega che zappare un terreno è un modo per combattere la mafia, per individuare il Dna di un territorio e per sviluppare da lì altro lavoro. Fra Messina e Palermo opera anche Tusa, una realtà agricola gestita dai Rosa Giovanna Castagna, che alla tradizionale azienda agricola, ha aggiunto un ristorante e l’accoglienza agrituristica. Natualmente ha dovuto combattere anche lei contro le contraffazioni alimentari, il caporalato e contro lo sfruttamento selvaggio della terra. Ma ce l’ha fatta. E ora ulivi, aranci e orti, si gustano sapori dimenticati.
46 54
dietro un sorriso, una storia
Dental Euro - Studio Odontoiatrico Direttore Sanitario Dott. Daniele Sette Via De Amicis 55 - Urgnano (BG) Telefono: 035 4872113 - 392 931 3154