Arena giugno 2017

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ARENA

Rivista mensile web a distribuzione gratuita, supplemento di Commodity World weekly. Prodotta e diretta da Katia Ferri Melzi d’Eril www.katiaferri.com

WEB MAGAZINE ANNO III N.27 GIUGNO 2017

Arena Lifestyle - supplemento del settimanale on line Commodity World Weekly - Anno I II n.. 27 6 /2017 registr. al Tribunale di Pavia n. 673 dell’11/5/2007

LIFESTYLE

LIRICA ALL’APERTO 2017 DA VERONA A TORRE DEL LAGO PUCCINI FOCUS SUI GRANDI TENORI DEL FUTURO

NICOLA PISANIELLO ”VIVO PER L’OPERA”

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PALIO DI SIENA, LA CORSA PIU BELLA DEL MONDO

KATIA FERRI MELZI D’ERIL




EDITORIALE di Katia Ferri Melzi d’Eril

F

inalmente qualcuno che ci da ragione. ll vecchio Warren Buffet, ancora una volta dice una assoluta verità. L’ economia di alcuni Paesi andrà sempre meglio. La robotica esploderà (come abbiamo sottolineato un anno fa, nel numero di giugno realizzato con associazione Arena Media Star) e cambierà la nostra vita, la migliorerà. Ma di questo non beneficieranno tutti. Soltanto alcune categorie sociali. Il problema dell’economia americana? Sono le persone come me”. Il ceo CEO di Berkshire Hathaway in un’intervista alla PBS Newshour, punta il dito sul ristretto club dei miliardari di cui lui è “membro onorario”, colpevole di aver messo le mani su gran parte della ricchezza mondiale in circolazione. In effetti con un patrimonio personale di oltre 75 miliardi di dollari, Buffett è attualmente il secondo uomo al mondo. Buffett fa notare che, negli ultimi decenni “la ricchezza è aumentata ad tassi incredibilmente alti per le persone estremamente ricche. Se ritornate indietro al 1982, quando Forbes ha stilato la prima classifica dei 400 uomini più ricchi, i fortunati avevano un patrimonio complessivo di 93 miliardi di dollari, ora ne possiedono 2,4 trilioni di dollari. Il che vuol dire una media di oltre 25 miliardi a testa”, dice Buffett, aggiungendo che “Stiamo parlando di una ricchezza sproporzionata”. E che, come ricorda il finanziere, è stata accumulata in parte grazie al rialzo delle Borse, successivo al crollo del 2009. Già, perchè le banche preferiscono prestare soldi a chi ha soldi, non a chi non ne ha. Senza addentrarsi in pericolose analisi politiche (visto che il magnate aveva finanziato la campagna di Hillary, non quella di Trump) Buffett nota come l’economia americana stia andando bene. Sempre meglio, anzi. E che questo trend di crescita attuale aggiungerà “19.000 dollari in termini di Pil pro-capite in una generazione”. Nonostante questo, molti americani non sono contenti dello stato delle proprie finanze. E la situazione rischia di restare inalterata se non si corre ai ripari.Tra le ragioni citate dall’amministratore delegato di Berkshire Hathaway, spicca l’automazione e digitalizzazione della forza lavoro. L’evoluzione dell’economia “non porta benefici al dipendente di un’acciaieria in Ohio”. Già, ne porta solo agli operai giapponesi di aziende che costruiscono robot. Questo rappresenta per Buffett un problema di cui si deve prendere coscienza e che deve essere affrontato. In caso contrario, ci si troverà di fronte “a qualcosa che è positivo per una società ma che danneggia terribilmente alcuni individui”.

In alto, il tenore Nicola Pisaniello. Sotto, costumi ottocenteschi al nuovo Museo di Palazzo Pitti. Qui sopra, “Ragazzo con cesto di frutta” di Caravaggio.

ARENA LIFESTYLE anno II° n. 27, giugno 2017 -Editore e Direttore responsabile: Katia Ferri Melzi d’Eril Supplemento gratuito mensile del settimanale web Commodity World Weelkly - Registr. Tribunale di Pavia n.673 17/5/200 redazione: Villa Melzi d’Eril, via Colombarone 13, Belgioioso PV - Italia Contributors di questo numero: Michele Castoldi, Cecilia Consoli, Marta Fadda, Francesca Grimaldi, Caterina Manzoni, Valentina Pacchiarini. Contatti: katiaferri@hotmail.com, Facebook: Katia Ferri Melzi d’Eril - Tutti i diritti riservati

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SOMMARIO

4/ EDITORIALE di Katia Ferri Melzi d’Eril

GIUGNO 2017

5/ SOMMARIO GIUGNO 2017

32-33 /WEEK END Palio di Siena, la corsa più bella del mondo

6-7/ TREND & CO Se lo sguardo si fa ‘bushy’

38-41 /BIENNALE ARTE Dall’Arsenale a Palazzo Grassi tutti i big 2017

8-13/ OMNIBUS MOSTRE APRILE 2017

42-43/ TOP NIGHTLIFE Vernissage e party in tutta Venezia

14-17/GRAND TOUR WORLD Sulla rotta per il Vietnam

44-45/ WINE, & FOOD Scelte di stile per la tavola d’estate

18-19/ TOP STAR ESTATE Pronte a partire ( con un selfie)

47/ FOOD & CO Gustiamoli freddi

20-27 /COVER STORY LIRICA D’ESTATE: LUOGHI, CANTANTI E SPETTACOLI DA NON PERDERE

46-49/FASHION Niente paura per la prova costume

28-29/ CINEMA: I TRANSFORMERS Le nuove saghe con personaggi in mutamento

50-53/ FASHION & CO Palazzo Pitti e il nuovo Museo della Moda

30-31/ MUSICA E LIBRI 5

54/AGENT PROVOCATEUR Unesco? No, grazie


Arena Lifestyle 06/17- TREND: In un battito di ciglia

SE LO SGUARDO SI FA BUSHY

Il sopracciglio colorato è l’ultima frontiera della comunicazione occhio a occhio. E non lo osano soltanto le teen agers. Ecco come aggiudicarsi una ‘mirada’ pazzesca, dal mattino alla sera. Anche per l’uomo è tempo di lasciar perdere pinzette, rasoi e cerette, torna alla grande il maschio dal ‘pelo’ trasandato.

A

volte ci riprovano. Dopo la moda della peluria ascellare colorata (rosa, verde, menta, giallo zafferano, blu elettrico, fucsia e grigio), grande trend dell’inverno 2014-15, si insiste con la tintura dei peli corporei. Stavolta tocca alle sopracciglia, che vengono estirpate, decolorate, ecc. Lo so: quando uscì la moda della tinta per le ascelle, non si riusciva a star seri, di fronte alle orde di ragazzine che invece di andare dall’estetista non sapevano più come fare per esaltarle grazie a colori shocking che le mettessero in evidenza. Il movimento di pensiero, che rifiutava di sottostare ai tradizionali canoni estetici secondo cui una donna deve depilarsi accuratamente, era partito dagli Stati Uniti e poi grazie al web si era diffuso globalmente. Sono state migliaia le donne che hanno postato foto di ascelle accuratamente dipinte sui social network di tutto il mondo. Bastava scrivere dyeing your armpits (colora le tue ascelle) su Google e vi si apriva un mondo fatto di donne di ogni età e moltissimi articoli sul tema, inclusi i consigli per realizzare una perfetta tinta homemade (fatta in casa, con l’aiuto di un’amica, magari...).

Ispiratrice del trend era una stylist di Seattle, Roxie Hunt, che, non curandosi da tempo della depilazione, decise, un po’ per scherzo, un po’ per provocazione, di colorare le ascelle di una sua amica. La foto postata su Instagram una volta finita questa tribale operazione fu condivisa da (preparatevi) 32 mila persone: tutte le condivisioni accompagnarono la foto con citazioni o messaggi motivanti e incoraggianti, che invitavano le donne a liberarsi di uno stereotipo, che associa i peli a un corpo poco femminile. L’anno scorso c’è stato il boom delle extension per le ciglia: mazzetti di peli di visone sono stati sprecati su fronti dietro le quali non c’è un bricilio di intelligenza. Le nostre ciglia cadono ogni quindici giorni, dunque ogni quindici giorni si pagano anche le estensioni.Ora ci risiamo con le sopracciglia: già quest’inverno era partito il trend del colore ma soprattutto del volume. Deve essere sempre più controverso, scenografico e wild. In una parola: bushy. lo stile delle sopracciglia ha già fatto, da un anno a questa parte un bel cambiamento.

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Arena Lifestyle 06/17- TREND: In un battito di ciglia

Per la stagione fredda le tendenze sopracciglia ci mostrano infatti arcate selvagge, anche bleached, sopracciglia decolorate e poi ricolorate. E ovviamente i bastian contrario, con sopracciglia inesistenti, inglobate nel make up viso. Quest’ultima e controversa tendenza, che ci riporta indietro ai tempi di Valentina Cortese e di Silvana Mangano, di Raffaella Carrà e di Mina, è stata proposta su tantissime passerelle, con mood sempre diversi, assolutamente glamour nella loro diversità. Per ciascuno di questi stili ci sono indicazioni su tutti i social network, dove impazzano le pubblicità di schiume depilatorie, pennarelli indelebili, mascara appositi, spazzolini camuffanti, liquidi e polveri waterproof che ci aiutano a far sembrare più lunghe quelle che già possediamo. Poi ci sono i misteriosi liquidi allunganti, fatti per gabbare quelle che non hanno più in vita le vecchie nonne che infoltivano ciglia e sopracciglia con l’olio di ricino. Ma entriamo nel vivo delle operazioni. La decolorazione totale e la tintura in nuance perftetta con i capelli si rende necessaria quando si decide per il ‘colpo di vita’, vale a dire i capelli lilla, rosa, arancioni, turchesi, verdi. Lo choc visivo per i propri familiari è assicurato, ma d’altra parte, quando si fa trenta, è meglio fare trentuno. Quei peli neri, biondi o castani, messi a confronto con quelle tinte tanto coraggiose, rischiano di rovinare la festa. Mai viste tante donne scialbe o addirittura spaventosamente brutte diventare centro dell’attenzione di tutti, per strada, se non fosse per quelle capigliature e quelle sopracciglia che sembrano uscite dall’astuccio di uno scolaro. Quella più semplice sembra il contorno glitter, un riga di pencil ai brillantini che replica l’arco sopraccigliare dal basso, dal lato dell’occhio, magari giocando con le nuances dell’oro o dell’argento. Si mette e si toglie di fianco alle proprie. Poi si passa all’effetto ‘Blade Runner’. Chi non ricorda Daril

Hannah, la bella replicante ginnasta che si anneriva lo sguardo prima di uscire a caccia di Harrison Ford? Basta stendere il colore (nero, verde, azzurro) sulla palpebra mobile seguendo una linea molto spessa, perfettamente orizzontale, che spezza la dolcezza dell’arcata e indurisce lo sguardo. Seguendo questa tendenza, si passa direttamente alle sopracciglia a scomparsa, che richiedono capelli chiari, dal biondo al rosso tiziano: sono decolorate e tinte dello stesso colore dei capelli, poi abbinate a un make up occhi smokey eyes, dunque per così dire ‘spariscono’, assumono una nuance più vicina a quella della fronte che non a quella sulle palpebre. Per i fanatici del sopracciglio tribale, l’ispessimento a colpi di matita è troppo poco: si lavora l’occhio con il kajal tra interno ed esterno, per ovalizzarlo, renderlo più jap possibile. Oppure si decide di inglobare le sopracciglia bushy, come fanno la modella Cara Delavigne e ,la bloggher Chiara Ferragni in un format di make up completo, che comprende un uso molto generoso del nerofumo per scurire le sopracciglia, di un ombretto nero per arretrare le palpebre e portare in luce gli occhi azzurri, di un rossetto prugna ma non brillante per dare un po’ di colore al viso, senza involgarirlo con il rosso. Per un outifit punk rock le sopracciglia ispessite ma con una matita chiara si accompagnano a ciglia disegnate, soprattutto quelle inferiori e a rossetti ‘rouge noir’ (più noir che rouge). Le teen ager che seguono i fantasy, scelgono di rinunciare del tutto al rossetto, per portare attenzione alle sopracciglia bushy che sono ispessite con delicatissimi tocchi di pennarello per occhi. Si lavora con l’eyeliner sottile, contornando l’ occhio con un segno sottile a mandorla che sfiocca verso l’esterno. L’effetto Catwoman è assicurato. Per creare un effetto geisha, Madama Butterfly, si possono ispessire le sopracciglia ed eliminare l’arco, riportare tutto a una sola linea orizzontale. Poi si lavora di eyeliner sull’angolo dell’occhio

ANCHE PER L’UOMO UNO SGUARDO UN CERTAIN REGARD La tendenza 2017 in fatto di sopracciglia uomo è la cura di questa zona del viso ma… senza esagerare. Dite pertanto basta alle attenzioni maniacali alla cura dei peli che spuntano del viso, come se si trattasse di un viso femminile. Le barbe scolpite lasciano il posto a crescite più spontanee, a riccioli e onde allo stato brado. Baffi e basette non sono da scolpire a rasoiate come nelle passate stagioni. Buttate le pinzette se avete sfoltito troppo, lasciate libera soltanto la zona sopra il naso, non sistematele affatto prima di uscire, meglio un po’ di sano disordine maschile. Cercate pertanto di trovare la giusta via di mezzo in fatto di sopracciglia: non devono essere troppo curate ma, naturalmente, non devono essere nemmeno troppo trasandate. È importante pertanto che anche l’uomo ponga la giusta attenzione su questo aspetto, per poter ottenere uno sguardo profondo, intenso e sensuale, e decisamente maschile. Abbandonate anche la ceretta. Se ritenete che, comunque , le vostre arcate siano troppo abbondanti, per poterle sfoltire potete aiutarvi con un paio di forbicine. Ricordatevi che le sopracciglia devono essere pettinate verso l’alto prima della depilazione e che, se sono troppo lunghe, possono essere tagliate (ma, anche in questo caso, senza incappare in dannose esagerazioni). 7


Arena Lifestyle 06/17- OMNIBUS MOSTRE

Giugno 2017 Domodossola

28 OTTOBRE

a cura di Valentina Pacchiarini

Milano

FINO AL

FINO AL 27 AGOSTO

Prosegue “Ritorno a Cola dell’Amatrice Opere dalla Pinacoteca civica di Ascoli Piceno”, una mostra curata da Vittorio Sgarbi con la collaborazione di XL Catlin, la Pinacoteca di Ascoli Piceno e i media partner ArtsLife e The Art Post Blog; le preziose opere sono in esposizione al Museo Bagatti Valsecchi dal 26 maggio, dopo un esordio al 39° piano di Palazzo Lombardia. Anche qui prevale il fine di sensibilizzare i visitatori sulla necessità di riportare a casa il patrimonio artistico del centro Italia, soprattutto dopo i danni subiti dagli aventi sismici del 2016; un desiderio di resurrezione, di rivincita di un intero territorio. Al museo Bagatti Valsecchi due angeli porta croce e le coppie di tavole della Vergine Addolorata e del San Giovanni apostolo, tutte a grandezza naturale, dando così un forte impatto visivo ed emotivo. Insieme alle opere, un video proporrà le immagini drammatiche del terremoto in centro Italia, in particolare ad Amatrice.

Domodossola, ospita la mostra “Tra Guercino e De Nittis. Due collezioni si incontrano”. Si tratta di un progetto per cercare di contribuire al restauro del patrimonio artistico marchigiano, compromesso dagli eventi sismici dello scorso agosto. L’ esposizione, realizzata in collaborazione con la Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno, racconta la storia di due collezionisti, Antonio Ceci (1852-1920) e Alessandro Poscio (1928-2013): chirurgo marchigiano di adozione pisana il primo, imprenditore piemontese con la passione per la pittura il secondo. Le loro opere vengono messe a confronto, per la prima volta, perché pur essendo geograficamente distanti, entrambi coltivavano la stessa passione con dinamicità e voglia di scoprire sempre di più sul mondo dell’arte. I due collezionisti infatti, rivelano comuni interessi artistici, dai ritratti ai paesaggi. Questa esposizione, oltre alla qualità delle opere presentate, è un evento charity specifico per il ripristino del patrimonio artistico compromesso dal sisma.

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Arena Lifestyle 06/17- OMNIBUS MOSTRE

“ILLUSTRI PERSUASIONI” A TREVISO fino al 24 SETTEMBRE

Il Museo Nazionale Collezione Salce propone un vasto campionario di capolavori pubblicitari, 300 pezzi, divisa in tre parti nonché tre momenti espositivi, organizzati per cronologia: La Belle Èpoque, tra le due guerre, dal secondo dopoguerra , fino al 1962.

Trento

Perugia

FINO AL 17 SETTEMBRE

Una delle arti più sviluppate nella cosiddetta area delle “cinque valli” (Gardena, Fassa, Badia, Livinallongo e Ampezzano) è la scultura in legno. I souvenirs più gettonati dai turisti che frequentano queste zone, sono infatti piccole o grandi sculture di legno, alcune commemorative, spesso raffiguranti scorci dei piccoli paesini, che soprattutto nel periodo invernale, vengono invasi da un’atmosfera quasi magica. L’arte del legno, in questi luogo, ha origini antichissime, risalenti al Medioevo, per poi riaffiorare in epoca barocca. I manufatti dei più originali maestri ladini contemporanei sono ora disponibili nella prima mostra italiana dedicata al la scultura artigianale in legno, presso la Galleria Civica di Trento, dal titolo trilingue: italiano, ladino e tedesco: “Legno, Len , Holz un itinerario sulla scultura contemporanea”. lL’iniziataiva è cura di Gabriele Lorenzoni e organizzata dal Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Roverto, ed in partnership con il Museum Ladin Ciastel de Tor di San Martino in Badia e la Galleria Doris Ghetta di Ortisei. Sempre a Trento, è visiabile fino al 16 luglio la mostra “Icone di Tullio Fontana”, che si tiene nell’aula San Giovanni della Cattedrale di San Vigilio.

FINO AL 22 OTTOBRE

I grandi maestri Velàzquez e Bernini sono ospiti a Perugia, nel pittoresco Nobile Collegio Del Cambio, proprio nel cuore della bella città umbra. Questo raffinato confronto tra due artisti, apparentemente molto diversi fra loro, è stato messo in luce dal curatore Francesco Federico Mancini. Questa mostra si concentra sul tema dell’autoritratto: vediamo infatti Bernini nelle insolite vesti da pittore, poiché egli è di solito associato alla scultura. Si analizzano in particolare, tramite una dettagliata spiegazione, l’autoritratto a mezza figura appartenente alla collezione degli Uffizi e l’autoritratto di Bernini appartenente al Museo Nazionale del Prado a Madrid. Sarà presente anche l’autoritratto appartenente al museo Fabrè di Montpellier. Il proposito principale della mostra è quello di rilanciare il dibattito sulle relazioni tra i due autori e le reciproche influenze. E’ quasi certo che si incontrarono e si influenzarono a vicenda. Il curatore sottolinea che Bernini apprese dal collega spagnolo il modo di scavare nell’animo dei personaggi, di entrare nella loro complessità psicologica. Gli studiosi sono invitati anche a riflettere sulle due versioni del celeberrimo Autoritratto, che appaiono riprodotte in una fotografia raffigurante lo studio privato di un docente dell’ateneo perugino, il professor Valentino Martinelli, scomparso nel 1999.

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Arena Lifestyle 06/17- OMNIBUS MOSTRE

LARTH CAPURES A ORVIETO dal 17 settembre Viene presentata ad Orvieto, presso il museo archeologico nazionale, un’ esposizione del tutto nuova, con un capolavoro della scultura etrusca in pietra, rappresentato dal segnacolo funerario a testa di guerriero, rinvenuto nell’800. Il reperto piuttosto raro, ha un’iscrizione in lingua etrusca che ricorda molto il personaggio raffigurato:. Larth Capures. La mostra intende idealmente, per la prima volta in assoluto, la testa e il corredo funerario, conservati fino ad ora in due museo differenti. Questa esposizione consentirà anche ai visitatori di cogliere le fasi della civiltà etrusca orvietana, testimoniata dai reperti più recenti, fino a quelli più tardi.

Roma

Roma

FINO AL 15 SETTEMBRE

Esattamente 50 anni fa usciva la celeberrima “All you need is love” dei Beatles, canzone simbolo non solo dell’amore ma anche dell’uguaglianza. Da quel brano l’ironico deriva il titolo della mostra aperta a Roma “All you need is paint”, una bella esposizione sui Beatles che sta girando per tutta Italia dal 2012, toccando più di trenta città, finalmente approdata nella capitale. Questa esperienza visiva molto forte per il visitatore è composta da 30 opere in stile pop che raccontano storie, luoghi e persone, realizzate da artisti italiani e stranieri accuratamente selezionati. Fra gli altri Mario Argenti, Nicole Aue, Joe Kopler, Laura Serafiini, Ornella Lodo, Gianni Franceschina, Andreina Cola, Cecile Dumas, Gaetano Rasola, Pierluigi Ricci. Il progetto riesce dunque a coinvolgere una pubblico molto eterogeneo, da bambini fino agli anziani che l’epoca dei Beatles l’hanno vissuta sulla loro pelle. Il progetto è passato di bocca in bocca, fino ad essere stato promosso da personaggi noti come l’ex segretaria del grupp, Freda Kelly, o Paul Wickens, uno dei musicisti della band di Paul McCartney

FINO AL 30 LUGLIO

Il dono di opere d’arte è sempre stato praticato a livello istituzionale. Ogni stato possiede importanti tesori in arrivo dopo negoziati, trattati di pace, incontri ad alto livello per l’apertura dei commerci. Questi momenti della storia diplomatica sono enfatizzati attraverso una ricca selezione di dipinti di eccezionale valore artistico e storico, grazie alla mostra “Da Caravaggio a Bernini”, che si tiene alle Scuderie del Quirinale e chiuderà a fine luglio. Questi capolavori, donati dai sovrani italiani ai regnanti stranieri per coltivare amicizia a rispetto reciproco con i vicini spagnoli, erano per lo più appartenenti alla dinastia asburgica e alle varie casate nobiliari spagnole. Tali donazioi hanno contribuito ad arricchire l’interesse per l’arte italiana in Spagna non solo negli ambienti nobiliari, tanto che, nel 1819, sotto volere del re Ferdinando VII, venne creato il museo Real, in cui vennero raccolti dipinti provenienti dalle collezioni reali, nelle quali, per maggioranza vi sono presenti autori italiani tra i quali Bernini, Guidi Reni e Caravaggio. Tra i dipinti più importanti, “Lot e le figlie” di Guercino e “La conversione di Saulo” di Guido Reni e la celeberrima Salomè di Caravaggio. Fra le altre eccellenze, un magnifico Crocifisso di Bernini.

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Arena Lifestyle 06/17- OMNIBUS MOSTRE

STORIES OF INNOVATION A MILANO fino al 24 settembre Sono passati ben cento anni da quando il noto poeta D’Annunzio decise di dare nome alla Rinascente, questa storica occasione verrà celebrata all’interno del Palazzo Reale, dove si presenterà una pagina di storia della città di Milano, segnata dall’emancipazione della donna, dall’industrializzazione che accompagnò a braccetto la modernizzazione del territorio, ed ovviamente dell’evoluzione che ne conseguì nello stile degli abiti, con la storia della moda e del design italiano. Seguirà anche la proiezione di un film, e di alcuni stralci di testi poetici significativi, da parte dello stesso D’Annunzio, passando a Quasimodo e Calvino. Tra le opere più notevoli, i manifesti di Marcello Dudovich per la Rinascente.

Modena

Roma

FINO AL 30 LUGLIO

“Flavio de Marco. Sui generi” è una mostra a cura di Maria Luisa Pacelli, organizzata da Galleria Estense di Modena, Galleria sabauda di Torino, Galleria Corsini di Roma e con la collaborazione della Fondazione Ferrara Arte. Nato dalla collaborazione di queste importanti istituzioni artistiche, questo progetto espositivo ha l’obiettivo di creare un ponte immaginario tra arte antica e contemporanea, mettendo allo stessa tempo, in comunicazione fra loro, le tre diverse gallerie di tre diversee regioni. Al pittore Flavio De Marco è stato chiesto di creare dipinti che mettessero in comunicazione tre opere dei musei menzionati, concentrandosi non solo sul soggetto del dipinto e sull’autore ma anche sugli stili e i generi pittorici tradizionali. I manufatti proposti sono: per la galleria Sabauda un paesaggio, messo a confronto con il dipinto di Van Eyck “Le stigmate di San Francesco” e con “Veduta di Torino” di Bernardo Bellotto; per la gallaria Corsini una natura morta, concentrandosi su “Spuntino elegante” di Christian Berentz, infine per la galleria Estense, De Marco ha scelto di accostarsi al “Ritratto di Francesco I d’Este” di Velàzquez. Queste tre opere verranno esposte simultaneamente nei tre musei: vanno intese però come parte di un discorso unico, è consigliabile quindi visitare tutte le tre location.

FINO AL 23 OTTOBRE

A Palazzo Firenze, in Piazza Firenze a Roma, più precisamente nella sala dedicata allo scrittore Walter Mauro, è in corso la mostra dal titolo “Metropoli Dal Mondo” una personale dell’artista napoletano Francesco Fiscardi, classe 1974, famoso per le sue miniature di macchine da festa. A curare questa esposizione, aperta dal 14 giugno scorso, è il professor Domenico Raio, che così la presenta: “l’esposizione rappresenta un viaggio virtuale attraverso i cinque continenti della terra, un originale itinerario pittorico frutto di reminiscenze documentaristiche e di una immaginifica rielaborazione artistica in cui il pittore associa innanzitutto i colori alle località rappresentate, per poi sviluppare sintetiche strutture cromoformali capaci di riprodurre le atmosfere talvolta ambientali, talvolta urbanistiche delle città ritratte, con assoluta delicatezza e precisione.” Un’occasione dunque per viaggiare il mondo, con grande immaginazione e l’aiuto dei particolari dipinti, che cercano con astrattismo, di rendere giustizia in modo equo a tutti i cinque continenti del nostro pianeta, senza far prevalere l’uno sull’altro.

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Arena Lifestyle 06/17- OMNIBUS MOSTRE

MITI GRECI A NAPOLI FINO AL 16 OTTOBRE

A cura di Anna Anguissola e Carmela Capaldi, apre al Museo Archeologico Nazionale di Napoli un’ esposizione che prende il nome di “ Divini:” un percorso nei miti greci, approfondendo gli argomenti principali di quest ultimi: trasformazione e seduzione. La mostra propone un curioso fil rouge, la mutazione di almeno uno dei personaggi di ogni mito.

Venezia

Otranto

FINO AL 10 SETTEMBRE

Al museo D’arte Orientale di Venezia prosegue la mostra Ramayana, curata da ICI Venezia (Istituto Culturale Internazionale) e dall’Association pour le Rayonnement des cultures HYmalayannes, a cura di Marta Boscolo Marchi e Francois Pannier, con il contributo di Stefano Beggiora. Questa esposizione offre un suggestivo percorso tra Nepal, India e Indonesia, seguendo la diffusione del Ramayana, testo sacro della religione induista. In esposizione sono presenti maschere in legno accuratamente dipinte, che rappresentano personaggi del mondo sacro orientale, come la saga di Rama. Il principe, ingiustamente esiliato e privato della sua sposa, la riconquista dopo cruenti combattimenti. Nell’ultima sala, si ammirano le marionette della collezione del Museo D’arte orientale di Venezia, raffiguranti personaggi delle maschere di legnno Rajbansi, utilizzate sia in India che in Indonesia: furono create per le sacre rappresentazioni che si tenevano nei villaggi. Un modo unico per approfondire, se si è già amanti, o scoprire l’arte indiana, profondamente intrisa di spiritualità.

FINO AL 24 SETTEMBRE

Apre in questi giorni la mostra “Caravaggio e i caravaggieschi nell’Italia meridionale dalla collezione della fondazione Roberto Longhi” al Castello Aragonese di Otranto, una esposizione ricca e piena di riferimenti a capolavori di grandi maestri della pittura barocca. Le opere della collezione privata Longhi, verranno dunque trasferite in Puglia in occasione di questa straordinaria rassegna di dipinti, che conterrà fra i molti pezzi esposti, alcuni tra i dipinti più noti dell’epoca post-Caravaggio; di fianco al noto dipinto “Ragazzo morso da un ramarro” di Caravaggio, saranno esposti infatti opere meno note, ma sicuramente non di meno valore artistico, di caravaggeschi meridionali come Mattia Preti, Josè de Ribera, Battistello Caracciolo, Andrea Vaccaro e molti altri. Si tratta di una occasione unica per scoprire tutte le sfaccettature emotive di questi autori e le loro evoluzioni pittoriche ricostruite attraverso i dipinti. Si possono mettere a fuoco i principali seguaci di Caravaggio, che cercarono di apprendere tutti i contenuti, anche i più tormentati, della sua essenza artistica; segnando così una svolta irreversibile nel panorama artistico italiano a fine ‘500.

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Arena Lifestyle 06/17- OMNIBUS MOSTRE

PIRANESI A ROMA, FINO AL 15 OTTOBRE Roma Capitale propone, con l’aiuto di Luigi Ficazzi e Simonetta Tozzi Piranesi “La fabbrica dell’utopia”, presso il Museo di Palazzo Braschi. Con oltre 200 immagini grafiche (appartenenti alla Fondazione Giorgio Cini e alle collezioni del Museo di Roma di Palazzo Braschi) il visitatore ha la possibilità di conoscere l’ampia produzione dell’archietetto e incisore vedutista Giovan Battista Piranesi (1720-1778). Le immagini, caratterizzate da visioni prospettiche esasperate e dall’utilizzo della luce in modo violento, raccontano la capitale dell’epoca, i Capricci, le rovine, fino alla serie delle Carceri. Per chi ha la possibilità di visitarla, c’è anche la bella chiesa dell’Ordine di Malta all’Aventino.

Nicosia

FINO AL 5 NOVEMBRE

A Nicosia, in provincia di Enna, una iniziativa promossa dalla Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno, a cura di Stefano Papetti. Dopo essere passata da Montrèal e New York, “l’Annunciazione” di Guido Reni arriva per la prima volta in Sicilia, diventando così culla per un periodo limitato, di uno dei più grandi capolavori appartenenti al comune marchigiano. L’ obiettivo della mostra è quello di riportare l’attenzione sull’arte marchigiana, ricca di reperti riconosciuti e apprezzati in tutto il mondo, dimostrare che nonostante gli eventi sismici, che hanno fatto inginocchiare la comunità del centro Italia, vi è comunque la voglia di ricominciare, anche grazie all’arte. La tela di Reni, approda a Nicosia insieme ad altre due tele di un apprezzato caravaggesco, Giacinto Brandi. Si tratta dei dipinti di Beato Bernardo Abate e San Benedetto Abate, provenienti dalla chiesa ascolana di Sant’Angelo, da dove sono state rimossi dopo i danni causati dal sisma. Tutti questi gioielli artistici, trovano ad ospitarli una location all’altezza: la chiesa di San Calogero, una bella costruzione barocca che merita più attenzione da parte del pubblico.

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Firenze

FINO AL 1 OTTOBRE

La città di Firenze ospita “Ytalia”, una corposa mostra collettiva sull’arte italiana contemporanea, ideata da Sergio Risaliti. Il progetto, promosso dal comune di Firenze e organizzato da Mus.e, è nato in collaborazione con la Galleria Degli Uffizi, l’Opera di Santa Croce, il Museo Marino Marini, che saranno appendici del progetto, in modo da sottolineare silenziosamente il forte rapporto tra la storia antica e quella recente. “La mostra Ytalia è una nuova grande sfida per Firenze: con le opere di dodici tra i maggiori artisti del nostro tempo, facciamo vivere ancora il Forte Belvedere per un’altra stagione di arte contemporanea, ma soprattutto mettiamo in rete – insieme al Forte – 8 spazi straordinari tra musei, giardini e anche luoghi dell’architettura civile e religiosa. Il passato convive con il contemporaneo per un’esperienza unica che coinvolgerà fiorentini e turisti” ha dichiarato il sindaco di Firenze Dario Nardella, molto orgoglioso dell’iniziativa, al vernissage inagurale. Tra i dodici artisti invitati: Domenico Bianchi, Mario Merz, Giovanni Anselmo, Nunzio e Remo Salvatori.


Arena Lifestyle 06/2017- Grand Tour: il Vietnam

SULLA ROTTA PER IL VIETNAM

Il nome ufficiale della capitale è Ho Chi Minh. Ma gli abitanti continuano a chiamarla così, col vecchio nome, Saigon. Del suo passato di orrore, tranne i musei e i cunicoli, non c’è più niente. Ora tutto pullula di gente che trasporta, corre, negozia, in un brulicare di moto e motorini. E’ il simbolo del nuovo Vietnam, un Paese dove non si può fare a meno di andare per scoprire paesaggi da film fantasy e abitanti ospitali e generosi.

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a rinascita economica è evidente ovunque. E il merito è in gran parte di chi ha lasciato il Vietnam nel 1975, quando i carri armati del Nord comunista e i vietcong erano entrati in città e le pale degli elicotteri americani che avevano spalmato defoliante su foreste e villaggi, galline e abitanti, mulinavano in senso inverso. Non avrebbero mai potuto perdere la guerra, i Vietnamiti. Sono stati capaci di resistere per anni in quei tunnel, lunghissimi tunnel alti 1,20 mt e larghi 80 cm, tre piani persino, fino ad una profondità di 10 mt. Sono nati bambini in quei tunnel; hanno creato una tenacissima Resistenza in nome della libertà; no, non avrebbero mai potuto perdere la guerra. E ora non hanno alcuna intenzione di perdere i business. Dunque hanno reso il Vietnam uno dei Paesi più visitati dell’ultimo decennio. Poche nazioni al mondo sono riuscite a cambiare così tanto nel corso di un breve periodo di tempo, come il Vietnam. Meno di quaranta anni fa era teatro della sanguinosa guerra contro gli americani, mentre oggi è un Paese che galleggia nella speranza – un Paese vivace con nuove infrastutture e un’economia in ascesa. Poichè il numero dei turisti che visitano il Vietnam è aumentato vertiginosamente negli ultimi anni, non si parla più di tunnel, di bombe o esercito, ma di suggestive piantagioni di riso, spiagge bianche come lo zucchero e bellissime pagode, oasi di misticismo e spiritualità. I luoghi da visitare, oltre alle grandi città come Hanoi o Ho Chi Minh, sono molti. Per esempio la suggestiva Baia di Halong, con la sua acqua verde smeraldo e gli speroni rocciosi che emergono dal mare come i draghi della mitologia asiatica. Sì, Baia di Halong assomiglia ad una scena tratta da un film fantasy.

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Arena Lifestyle 06/2017- Grand Tour World: il Vietnam

In queste pagine: gli straordinari paesaggi rurali e urbani del Vietnam, da Ho Chi Minh a Bien Hoa, da Hanoi alla foce del Mekong. Nella baia di Ha Long, che si affaccia sul Mar Cinese Meridionale, ci sono più di 2000 isole, con centinaia di rocce abitate da animali rari. Il centro storico della vicina Hoi An è un esemplare ben conservto di porto commerciale antico, risalente al XV secolo. Le stradine, antiche e tortuose, sono popolate da vetuste case in legno e altri edifici che mostrano una forte influenza occidentale, soprattutto per le parti costruite dopo il XVI secolo. La cittadina storica di Hue si affaccia sulle rive del Fiume dei profumi. Nella baia di Ha Long ci sono più di 2,000 isole, puntellate da grotte rese misteriose dalle leggende e dall’immaginazione degli abitanti locali. Molte delle isole sono state scolpite dall’erosione naturale in formazioni fantastiche. Per chi ama il mare, sulla costa del Mare Cinese Meridionale, Hoi An è una pittoresca e antica cittadina risalente al Regno Champa. Il centro storico di Hoi An è un esemplare ben conservato di porto commerciale sud-orientale tra il XV ed il XIX secolo. Le stradine strette e tortuose del centro storico sono ricche di antiche case in legno e molti altri edifici che mostrano una fusione unica di tradizione locale ed influenza straniera. La cittadina storica di Hue si affaccia sulle rive del fiume dei Profumi, nella parte centrale del Vietnam. Hue fu l’antica capitale imperiale durante la dinastia Nguyen e il suo glorioso passato si riflette nell’architettura, nella cucina e nella cultura, rendendola così uno dei luoghi più affascinanti da visitare in Vietnam. Tra i monumenti di Hue, la Cittadella è quello più famoso. La Cittadella, che fu la sede degli imperatori Nguyen, è un vasto complesso con palazzi e templi. Un altro monumento importante da visitare è la Thien Mu Pagoda. Per chi è a caccia delle famose coltivazioni di riso a terrazza, al località da visitare è Sapa, adagiata in una pittoresa valle circondata da montagne nebbiose e caraterristiche coltivazioni di riso a terrazza.La Valle di Sapa vanta una diversità di gruppi etnici ed è il luogo ideale per fare trekking per esplorare i villaggi più remoti, dove si avrà la possibilità di conoscere da vicino le tradizioni, gli usi e costumi delle tribù locali. Nha Trang è una località balneare situata in una delle baie più belle d’Asia a largo della costa del Vietnam sul mare Cinese Meridionale. Nha Trang è diventata popolare grazie alle bellissime spiagge e isole ideali per una vacanza rilassante o per gli appassionati di immersioni subacquee. Lungo la spiaggia di Nha Trang si trovano diversi resort, un bel lungomare ornato da palme da cocco e parchi acquatici che offrono svariati divertimenti, dalle montagne russe alla piscina con le onde.

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Arena Lifestyle 06/2017- Grand Tour World: il Vietnam

A sinistra, danzatrici davanti a un’ antica fontana. A destra, lampadari di carta colorata, in occasione di una festa religiosa

Il Vietnam è uno dei più importanti produttori mondiali di riso, ma anche il settore tessile e abbigliamento si è fortemente sviluppato nell’ultimo decennio. In Vietnam si producono soprattutto capi in fibre naturali come il cotone, il lino, la canapa, la seta e il bambù, ma anche bottoni in madreperla e cocco. I ricamatori vietnamiti, al pari di quelli indiani, lavorano per gli store americani e per griffes di alta gamma europee. rossa con la falce e il martello esposta in tante case e palazzi lascia un po’ di stucco. Ma i vietnamiti hanno il loro comunismo, che non c’entra più con quello russo, quello francese o quello cinese. Saigon, ribattezzata Ho Chi Minh alla fine della guerra e con la cacciata degli americani, per i vietnamiti resta sempre Saigon e così molti continuano a chiamarla. Molti cittadini, specie giovani, parlano un discreto inglese. soprattutto nel folto esercito di accoglienti ristorantini che si trovano ad ogni angolo. E ridono quando noi turisti chiamiamo la città col nuovo nome. Molti vanno in giro con la mascherina, per non respirare gas di scarico ma anche per non riempirsi la bocca di polvere e terra sollevata dalle migliaia di motorini che invadono le strade di questa città e di questo Paese dove, nonostante i molti monumenti e musei, la gente pare aver sopratutto voglia di dimenticare tutto il suo orribile passato e starsene in pace a tavola a ridere con persone che arrivano da tutto il mondo. Il Paese è guidato dal 63enne Pham Tuan Phan, che rappresenta il suo governo in un organismo da cui dipende la vita di decine di milioni di persone. Ma il fisico esperto di computer sa perfettamente che i tempi sono cambiati e che la sua nazione, inserita in un territorio che comprende Laos, Cambogia, Thailandia e Vietnam - vive una stagione a budget ridotto per la fuga di molti finanziatori stranieri. Come se non bastasse, ill il 2016 si è rivelato il più secco e meno piovoso degli ultimi decenni e non mancano i problemi per molti enti, per esempio sul Mekong, il fiume più importante del Vietnam, che mu-

Nell’ultimo secolo Hanoi è stata teatro delle guerre dell’Indoncina e del Vietnam, ma oggi emerge come la capitale in piena espansione di un Vietnam riunificato. Nel centro storico di Hanoi chiamato Old Quarter, si trovano ancora dei bellissimi esempi di architettura coloniale francese, con influenze asiatiche che sono rimasti intatti e ben conservati. Lungo i viali alberati della città ci sono dei piccoli caffè pittoreschi, mercatini e alcuni siti importanti come la Grand Opera House, il Palazzo Presidenziale e la Cattedrale di San Giuseppe. La ex Saigon oggi Ho Chi Minh, non è molto diversa da quella che apriva le braccia agli occupanti. Dopo aver cercato invano di rimettere tutti in riga, il nuovo regime ha capito che tanto valeva sfruttare la propensione della popolazione per i traffici e lasciarglieli sbrigare. I risultati sono soddisfacenti e oggi Ho Chi Minh è diventata uno dei maggiori centri d’affari del Sudest asiatico. Quando si guarda la città stando dall’altra sponda del fiume, verso quella che ai tempi dei padroni francesi era via Catinat, si ha l’impressione che questa concentrazione urbana di otto milioni di abitanti si stia trasformando in una piccola Shanghai. Anzi, è proprio così. Saigon brulica di vita: tutti strombazzano, corrono, trasportano tutto e tutti, siedono, ridono; gli acquazzoni sono una rinfrescata e non fermano nessuno. I ristoranti sono a ogni angolo, di tutti i livelli. Si gusta la saporita cucina locale o quella francese, per esempio. Le escargot qui sono molto meglio di quelle che si assaggiano a Parigi. Intanto perchè pesano mezzo chilo l’una, arrivano dalle foreste...Vedere la bandiera

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Arena Lifestyle 06/2017- Grand Tour World: il Vietnam

In alto, i barconi per turisti pronti per la crociera sul fiume Mekong. A sinistra: le famose risaie a terrazze, sulle colline nell’interno del Paese. A destra, vista aerea notturna della capitale economica Ho Chi Minh, con quartieri pieni di ristoranti e discobar. alcune delle cose interessanti che vedrete durante la crociera nel delta del fiume Mekong. Il delta g è una zona agricola resa fertile dal labirinto di canali e corsi d’acqua, tanto che è stata soprannominata “Vietnam’s Rice Basket”. L’intero delta si estende dal Golfo della Thailandia fino a Ho Chi Minh City, e da solo riesce ad alimentare un terzo del paese, grazie alle sue piantagioni di riso, frutta e allevamenti ittici. E così eccoci qui di nuovo a Ho Chi Minh City, la metropoli asiatica che si estende lungo il fiume Saigon, nei pressi del delta del Mekong. E’ la città più grande e più vivace del Vietnam e offre un sacco di attrazioni da visitare: dagli edifici storici, ai vibranti centri commerciali, ai mercatini di chinatown, ai locali notturni agli eleganti ristoranti di cucina vietnamita. A quarant’anni suonati dalla fuga ignominiosa e disordinata degli yankee go home, con gli yankee come back. Sì, gli americani tornano in Vietnam come grandi acquirenti di beni e come turisti armati di credit card.E ritrovano una città irriconoscibile. Che gli piace però. Con quei grattacieli che lampeggiano sul filo notturno dell’orizzonte, dominati dalla magrezza puntuta della torre costruita dal gruppo Bitexco, un colosso dell’immobiliare che, con tipica avidità capitalistica, si occupa di infrastrutture, miniere e acque minerali. Con le donne vietnamite che hanno il senso della compostezza, riservatezza, discrezione, gentilezza che manca all’80 per cento di quelle occidentali.

ove una imponente massa d’acqua lungo tutto il suo percorso, miliardi di metri cubi capaci di produrre energia a bassissimo costo. Ecco allora che sempre più spesso i progetti economici che riguardano il Mekong sono solo e semplicemente dighe idroelettriche, costruite lungo il fiume e sui grandi affluenti che entrano ed escono creando un sistema Mekong, il cui bacino ha un’estensione pari a tre volte la superficie dell’Italia. Il Vietnam ha una mezza dozzina di stazioni idroelettriche, tutte su fiumi che fanno parte del grande bacino fluviale. Il Mekong e le sue acque regolano la vita di oltre 70 milioni di persone. Questa popolazione certamente ha ricevuto e riceverà benefici immediati e diretti dalla costruzione delle dighe, in termini di accesso all’energia elettrica per uso domestico e anche economico-commerciale. Ma, se si presta ascolto a una serie di studi sull’impatto delle dighe sulle comunità fluviali condotti da università asiatiche, da gruppi ambientalisti e da Ong come il Mekong Energy and Ecology Network, milioni di persone rischiano di esserne colpiti negli interessi primari: il cibo e le attività economiche a cominciare dalla pesca. Il pesce di acqua dolce è il perno non solo della catena alimentare per milioni di persone che vivono sul Mekong, ma anche del ciclo economico. Il pesce vale il 12,8 per cento del prodotto interno lordo (1,5 miliardi di dollari); per il Vietnam ma il valore del pescato è importante con 5,74 miliardi di dollari. Tradizionali mercati galleggianti, coltivazioni di frutti tropicali, risaie, piantagioni di canna da zucchero, santuari per l’avifauna selvatica e pittoreschi villaggi di pescatori; sono solo

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Arena Lifestyle 06/17- TOP STAR IN VACANZA

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Tutti, ma proprio tutti sono pronti per le vacanze. Pronti a partire, arrivati, esausti per il cambio di fuso orario, già tornati a casa e pronti a fare un’altra valigia in pochie ore. Anzi, qualcuno è già pure ripartito. Tutti noi (poveri mortali) li aspettiamo per ore, col cellulare in mano, desiderosi di una sola cosa da costoro. immortalarci in posa con loro su Instagram, mentre vivono momenti come questi, i momenti più privati o più glam della loro vita. E voi tutti lì, a sbirciare cosa fanno, cosa dicono, cosa si mettono in spiaggia e anche dopo per andare alla piccola cena di mezzanotte. Per sapere cosa bevono e cosa mangiano, soprattutto quelle che non ingrassano mai, anno dopo anno. La cantante Adele ci fa sapere su Instagram che fa le ore piccole al Muppet Show (1) : che onore essere invitati dai pupazzi più belli del mondo. Hilary Swank sorride pimpante col caffè al mattino presto, mentre l’attrice Isabella Ferrari non ha ancora deciso se alzarsi o riprendere il meritato sonno. Quando si dice bella... Eleonoire Casalegno sexy al mattino, anche ‘acqua e dentifricio’ (3). Invece la cantante Alicia Keys (4) si fa vedere solo quando è davvero pronta per andare a una festa. Victoria Beckam (5) si fa vedere bene quando parte e quando arriva con guardie del corpo e audacissimi abbinamenti di colore (brava!). Ecco un’altra fanatica del selfie in bianco e nero a letto e trasmesso urbi et orbi senza un filo di trucco: Diane Kruger, bellissima interprete di Elena nel film Troy con Brad Pitt. La superblogger Chiara Ferragni e l’attrice e conduttrice televisiva Vanessa Incontrada danno il meglio di sè in spiaggia, al tramonto (7, 8). La star dei cartoon fantasy Gwyneth Paltrow si gode un pomeriggio di pioggia leggendo, stretta in una calda felpa blu: a 44 anni sembra una ragazzina. A proposito di junior, ecco ‘la meglio gioventù’ dello star system, riunito dietro le quinte delle sfilate uomo di Dolce & Gabbana: Rafferty Law, figlio di Jude Law; Presley Gerber, figlio di Cindy Crawford e Toby, fratello di Rosie Huntington Witheley. Infine, un’altra bellissima al naturale, Barbara Palvin in felpa Adidas, durante un viaggio in ammiraglia con autista (11). E la conduttrice Alessia Marcuzzi, anche lei no make up, prima di un riposino pomeridiano.

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Arena Lifestyle 06/17-TOP STAR IN VACANZA

CON UN SELFIE... 12

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Un’altra serie di scatti sulle prime vacanze (o sulle brevi pause dal lavoro) delle star, dalle località più cool di tutto il mondo Finalmente un po’ di relax: Cristina de Pin, moglie del centrocampista Riccardo Montolivo, inganna il tempo con lo shopping tra un volo e l’altro (12). Vacanza in dolce attesa per la modella israeliana Bar Rafaeli (13). Viaggio con i nuovi jeans esclusivi, ‘apribili’ e a effetto stivali da pescataore per la modella Gigi Hadid, qui ritratta con Yolanda Foster (14). Selfie allo specchio per Jovana Svonia, moglie del calciatore Filip Diordevic, prima di concedersi un bagno tra le mura di casa (15). Bellissima in abito leopardo la moglie dell’ex calciatore Luca Toni, Marta Cecchetto (16). La pop star Shakira manda baci mentre viaggia, irriconoscibile, senza trucco, con un paio di knot sulla testa (17). L’’El dorado world tour’ di Shakira partirà l’8 novembre dalla Germania e farà tappa, seppur per un solo concerto, anche nel nostro paese. In Italia la musicista colombiana presenterà dal vivo l’album “El dorado” il 3 dicembre al Mediolanum Forum di Assago (Mi). Ha dichiarato Shakira: “Voglio ringraziare i miei fan di tutto il mondo, non vedo l’ora di salire di nuovo sul palco per cantare insieme a tutti voi le vostre e le mie canzoni preferite. Sarà fantastico! Il percorso per El Dorado inizia ora!” Invece l’attrice americana Drew Barrymore si barrica tra le lenzuola di un albergo a cinque stelle (il Ritz Carlton) e si gode una rivista (18). Finalmente serena, con un nuovo amore. Si sono conosciuti sul lavoro, ma il set, questa volta, non c’entra. Lui è un uomo d’affari con cui lei sembrerebbe pronta a ricominciare dopo tre matrimoni falliti. Forza Drew! L’attrice Kate Hudson batte tutte, dedicandosi ovunque, ogni giorno, alla palestra (19). Primi piani senza paura: solo un paio di occhiali da sole per la ex velina Melissa Satta, che rivela ai fan sul social di aver ricevuto un super brillante dal marito Kevin Prince Boateng per il loro primo anniversario di nozze. L’attrice americana Lindsay Lohan si riatrae per uno scatto ‘al naturale (22). Infine la perfezione del microbikini camouflage di Hailey Baldwin (23), sorpresa in acqua tra le onde di Miami per la long week di giugno. sacro del golf come Tyger Woods, già quattro volte campione di

questo torneo nel 1997, 2001, 2002 e 2005.

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Arena Lifestyle 06/17- COVER STORY/ Opera d’Estate

LIRICA D’ESTATE: TUTTE LE OPERE (E I CANTANTI) DA SCOPRIRE Torna la grande stagione lirica: nelle Arene, nei teatri all’aperto, nelle ville e nelle piazze d’Italia. Con un interessante denominatore: la presenza di big che sono già entrati nella storia e la presenza di giovani talenti che nel futuro ci regaleranno sempre più emozioni. Noi ne abbiamo scelto uno, Nicola Pisaniello, tenore. Per la sua ampia vocalità. Ma anche per la sua cultura musicale..

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alla Fenice di Venezia alle acque di Torre del Lago. Dalle piazze di Spoleto alle Terme di Caracalla, e poi ancora giù, agli anfiteatri della Puglia e della Sicilia. La stagione lirica all’aperto ci incanta ancora una volta con allestimenti spettacolari, cantanti importantissimi, regie innovative o tradition, che ci regalano serate indimenticabili. I nomi da applaudire sono davvero molti, da Jacopo Sipari di Pescasseroli a Roberto Bolle. Ma se si immagina quale potrà essere il futuro di questo settore, che riceve sempre meno sostegni e fondi statali, dirottati su iniziative che offrono meno profitti (le repliche della lirica sono sempre sold out, ma non certi musei che non si ha il coraggio di chiudere per accorpare meglio altrove le opere), bisogna immaginare anche quelli che saranno i suoi protagonisti. Noi abbiamo deciso di scommettere su un tenore campano, Nicola Pisaniello, che possiede una gamma vocale molto estesa e particolare. Più che vederlo in copertina, bisogna avere l’occasione di ascoltarlo quando canta la cabaletta “Ah il più lieto, il più felice” del Barbiere di Siviglia, un’aria che molti suoi colleghi saltano perchè richiede doti naturali speciali. Nonostante ciò studia sempre e con la gioia di chi l’opera la sente come una missione della sua vita, non solo come un lavoro. Vedremo se il tempo ci darà ragione. Intanto... su il sipario!

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Arena Lifestyle 06/17- COVER STORY/ Opera d’estate

Il Maestro Nicola Pisaniello, 40 anni, nella sua villa irpina e nella sua casa milanese, dove nel tempo libero si dedica alla cucina italiana e alla buona lettura

NICOLA PISANIELLO “VIVO PER LA MUSICA” Il Maestro Nicola Pisaniello, 40 anni, il nostro personaggio di copertina di giugno è uno dei tenori più gettonati della stagione 2017. Siamo certi che sarà uno dei grandi tenori della lirica italiana dei prossimi anni, per la sua eccezionale estensione vocale e per la cultura musicale che lo contrattistingue, che lo fa apprezzare molto anche fuori dalle scene. In questi giorni sta facendo prove ovunque, nonostante il caldo: canterà infatti a Torre del Lago per la Turandot (nei panni dell’imperatore Altoum), ad Atene nel Tancredi di Rossini (nel ruolo di Argirio) e in vari recital in giro per le piazze d’Italia, da Pistoia ad Avellino. Irpino di nascita, creatore del Cervinara Opera Festival nella sua terra di origine, insegnante di lirica in masterclass tenute in tutto il mondo, da Toronto a Shangai, in autunno sarà Alfredo nella Traviata di Verdi a Cipro. Nato a Benevento, è diplomato in canto lirico e pianoforte a Sankt Moritz e poi a Napoli, con Maria Delle Cave. Inizia a cantare sin da piccolo, ha studiato con Arrigo Pola (già maestro di Luciano Pavarotti) a Modena e poi con il celebre tenore Carlo Bergonzi nella terra di Verdi, a Busseto. Si perfeziona in canto a Milano con il baritono Alfredo Pinardi e altri grandi professionisti. Ha esordito con il Barbiere di Siviglia di Rossini, opera che ha cantato da protagonista ben 54 volte, ‘riaprendo’ il Rondò del Conte, una cabaletta che solitamente si salta (è stata trasferito alla protagonista Angelina nella sua opera Cenerentola) giacchè pochi tenori al mondo possono sostenere agilità così pirotecniche dopo il ‘cantabile’ “Cessa di più resistere” che si apprezza nell’ultimo atto. Tra i concorsi vinti in vent’anni di lavoro il “Primo Palcoscenico” di Cesena, dove si classifica al primo posto. Arriva secondo al concorso Giuseppe Di Stefano di Trapani, è tra i finalisti all’Ibla Grand Prize di Ragusa. Pisaniello ha cantato in Europa, Sudamerica e Asia, nel suo cuore sono rimasti il Teatro dell’Opera di Damasco (dove ha cantato sotto le bombe), il Teatro Atrium di Martinique, il Teresa Carreno di Caracas (Venezuela), l’Arena di Avanches in Svizzera, la Cattedrale di Zurigo dove ha cantato lo Stabat Mater di Rossini. Pisaniello ama lavorare con i grandi protagonisti della lirica, per tutti ha parole di ammirazione e di rispetto, a cominciare dai grandi direttori d’orchestra che lo hanno diretto: figure con grande personalità, che aggiungono una indimenticabile nota di carattere alle esecuzioni di memorabili opere. Nella casa milanese del regista Renato Bonajuto, che ci prepara un meraviglioso risotto, sfogliamo insieme l’album dei suoi successi: Nicola Pisaniello ha fatto tesoro di esperienze professionali memorabili, lavorando con personaggi celeberrimi come Daniel Oren (al Teatro Verdi di Salerno), Julian Kovacev (Teatro Carlo Felice di Genova), Peter Balev (Festival di Avenches), Alberto Veronesi ( Pompei e Torre del Lago), Stefano Montanaro (a Ravenna), Marco Balderi (Palermo) Jacopo Sipari di Pescasseroli (Teatro Romano grande di Pompei e Festival Pucciniano a Torre del Lago), Peter Velantovich (Opera di Martinique), Matteo Beltrami (Teatro Coccia di Novara). Nicola Pisaniello ha potuto calcare le scene interpretando ruoli di tenore lirico romantico sotto la guida di grandi registi come Patricia Panton (Traviata e Trovatore), Alessio Pizzec (Tito Manlio), Antonio Amato (Barbiere di Siviglia), Renato Bonaiuto (Lucia di Lammermoor, Turandot), Golat Ludech (Barbiere di Siviglia), Enrico Stinchelli (Nabucco) Vassilius Anastasiou. Si è esibito con grandi pianisti come James Vaughan, Livio De Luca, Elisa Cerri, Pina Coni. Ottimo è il suo rapporto con le grandi prime donne della lirica: Katia Ricciarelli, Daniela Dessì, Elena Mosuk, Elena Belfiore, con Maria Dragoni, Dimitra Teodossiu e Denia Mazzola Gavazzeni. La sua casa milanese, dove conserva oltre 7mila cd di musica classica, è tappezzata di ritratti e di istantanee delle prime e delle prove con queste grandissime voci femminili. Ma Pisaniello ha parole lodevoli anche per i grandi baritoni, cantanti di alto livello che ha incontrato sulle scene nei teatri di tutto il mondo, per esempio Bruno Praticò, Cristian Sen, Giuseppe Riva e Francesco Vassallo.

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Arena Lifestyle 06/17- COVER STORY/ Opera d’Estate IN SICILIA IL MYTOS OPERA FESTIVAL

Qualsiasi opera lirica è straordinariamente valorizzata

da una cornice antica come un anfiteatro. Il pubblico siede estasiato ed emozionato all’idea di applaudire, sedutu sulle stesse pietre dove sedevano condottieri e imperatori, sacerdoti e matrone duemila anni fa. Qest’anno la Sicilia ospiterà il Mythos Opera Festival che – nelle suggestive cornici del Teatro antico di Taormina e il Castello Miniace di Siracusa – proporrà la magia dell’opera lirica dal 14 luglio al 31 agosto. L’evento è nato da un’idea di Gianfranco Pappalardo Fiumara che – per l’occasione – ha chiamato un cast eccezionale in cui spicca il nome della celeberrima soprano Katia Ricciarelli come direttore artistico. E in effetti la sua impronta fa davvero la differenza. Tra le opere più prestigiose si segnalano l’Aida di Giuseppe Verdi, la Carmen di Bizet e la Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni. Opere di sicuro gradimento dal pubblico italiano e internazionale. L’Aida andrà in scena presso il Teatro Antico di Taormina il 31 agosto alle 21.30, la Carmen di Bizet sarà invece protagonista al Teatro Greco di Siracusa il 14 e 23 luglio per poi essere replicato una terza volta il 5 agosto nello stesso palcoscenico. Invece la Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni andrà in scena il 13 agosto alle 20.30 al Teatro greco di Siracusa ed il 29 agosto alle 21.30 presso il Teatro Antico di Taormina. Luoghi suggestivi ed antichi con più di mille anni di storia che incontrano le eccellenze della lirica: opere amate da secoli in tutto il mondo, replicate sui più grandi palcoscenici grazie a voci importanti, rodate, dalla forte formazione internazionale. Musica ed arte antica si fondono in un evento di alto livello con un cast d’eccellenza, non solo dal punto di vista della direzione artistica ma anche scenografico e costumistico: il protagonista di questo allestimento de La Carmen di Bizet è sicuramente anche Lele Luzzati, scomparso dieci anni fa, i cui costumi sono stati messi a disposizione della Fondazione Cerratelli; la direzione è affidata invece a Mirco Roverelli che guida l’Orchestra Filarmonica di Catania e il coro Francesco Cilea di Reggio Calabria. La Fondazione Cerratelli, l’Orchestra Filarmonica di Catania e il coro F.Cilea di Reggio Calabria, sono presenti anche nella rappresentazione della Cavalleria Rusticana di Mascagni: in questo caso, però, la direzione è affidata al M° Maurizio Ciampi. L’Aida di Verdi vede le scenografie di Enrico Stinchelli - realizzate da Scalia Fichera - e porteranno lo spettatore in un viaggio nell’Antico Egitto, per rivivere la storia d’amore tra Aida e Radames. Non resta che partecipare a questa stagione estiva dell’opera lirica, che già si preannuncia di grandissimo successo.

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A sinistra: immagini del teatro greco di Taormina, dove sono rappresentate bellissime opere come l’Aida di Verdi, la Carmen di Bizet e la Cavalleria Rusticana di Mascagni. In basso l’opera sull’ acqua a Torre del Lago Puccini.


Arena Lifestyle 06/17- COVER STORY/ Opera d’Estate

Nicola Pisaniello nei panni dell’imperatore Altoum nella produzione di Turandot 2015 del Teatro Coccia di Novara. Direttore d’orchestra Matteo Beltrami, regista Renato Bonajuto. Di fianco, Pisaniello con Renato Bonajuto, nella casa milanese dove abbiamo realizzato questa intervista, davanti a un eccezionale risotto alla monzese. Nicola, stai facendo le prove qui a Torre del Lago per Turandot nella terra di Puccini, con la direzione di Alberto Veronesi. Cosa ti ha insegnato Puccini per la tua carriera? Intanto, sono sempre felice ed emozionato quando vengo a cantare qui a Torre del Lago, la patria di un grandissimo musicista come Giacomo Puccini, che ci emoziona sempre. Il suo spirito non ha mai abbandonato queste terre, noi artisti della lirica percepiamo sempre la sua presenza e la sua guida. Tutti, anche se ci sono stati mille volte, quando cantiamo qui andiamo a visitare la sua casa in riva al lago e tra le sue carte troviamo sempre ispirazione e incitamento a fare di più e a fare meglio. Puccini mi ha insegnato il giusto dosaggio delle mie intensità sonore per i vari suoni, più di qualsiasi altro. E’ un autore che va affrontato con equilibrio e profonda perizia tecnica. Un autore per il quale, a mio avviso bisogna diffidare dell’istinto, altrimenti tutto si muta in urlo. La regia di questa Turandot sarà curata da un grande appassionato d’opera, nonchè noto giornalista, Alfonso Signorini, che è stato autore di una bellissima biografia di Maria Callas. Cosa pensi del tuo personaggio e invece di Turandot? La direzione musicale di Alberto Veronesi e Vegard Nilsen sarà arricchita da questa novità, sono molto contento di esserci, la regia di Signorini sarà un’esperienza nuova. Turandot è una principessa capricciosa, non vuole rinunciare al potere. Ma alla fine cede all’amore. Io interpreto il ruolo di suo padre, che è l’imperatore Altoum, un uomo millenario, il saggio per eccellenza che guida il popolo di Pechino, vede il futuro, forse è anche un po’ mago. Lui dice “è sacro il giuramento” , ma lascia intendere ben altro: sa che il principe non solo scioglierà i tre enigmi, ma riuscirà a conquistarla, a suscitare il suo amore. E’ un personaggio speciale dunque, con grandi doti di modernità che alla prima lettura forse sfuggono. Un imperatore buono, ricco di tesori e di grazie, visto un po’ come un dio. Il popolo gli augura diecimila anni di vita. Viene fuori in tutta la sua regalità e la sua sensibilità, la vicinanza al popolo nonostante il suo ruolo di dominio.

Impera insomma, ma con grazia. Dal punto di vista musicale, il ruolo di Altoum si confronta con quello di Turandot. Il ruolo della protagonista femminile presenta intervalli vocali piuttosto distanti. La voce richiede un assoluto equilibrio nel dosaggio dell’emissione, che già in fase di studio, va maturato attentamente da chi la interpreta. Insomma non è un ruolo facile, sia dal punto di vista vocale che psicologico. Puccini è sempre una bella sfida. Insomma si prepara uno spettacolo da non perdere. Qual è il ruolo che hai amato di più e quello che vorresti interpretare? Ho amato molto il ruolo di Gennaro ne la Lucrezia Borgia di Gaetano Donizetti, perchè richiede una vocalità ampia, morbida, possente al momento giusto e ieraticamente solenne. Ma devo dire che mi piace molto il ruolo di Arturo nei Puritani di Vincenzo Bellini, perchè è un ruolo poco eseguito, richiede una vocalità acuta e profondamente lirica, certo desueta: caratteristiche che si sono fuse nel mio strumento vocale negli anni e che non ho mai avuto la possibilità di mostrare. Spero che qualcuno me la proponga presto, così potrò finalmente studiarlo. Per te che interpreti tanti ruoli romantici, che cos’è l’amore nella vita reale? E’ un ideale a cui ciascun esser umano dovrebbe tendere, è un aspetto fondamentale della vita. Ma richiede un’ alta comprensione da parte di chi si innamora di un tenore. Noi cantanti viviamo una vita molto irregolare e spesso usiamo espressioni verbali molto liriche.. Che cosa farai quest’estate nel tempo libero fra uno spettacolo e l’altro? Per prima cosa, farò un piccolo viaggio sull’Adriatico, da Venezia a Pesaro per visitare alcuni luoghi ‘cult’ della musica: il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia e la casa di Mozart, la Casa di Goacchino Rossini a Pesaro. Quando passerò in gondola sotto la casa di Mozart, lo so che non potrò resistere a bocca chiusa. Ma vorrei anche tornare a Busseto, a visitare la casa di Giuseppe Verdi. Perchè anche lì lo spirito del Maestro è sempre presente. Insieme, secondo me, a quello di Luciano Pavarotti.

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Arena Lifestyle 06/17- COVER STORY/ Opera d’estate

A CARACALLA, CONQUISTATI DALLA GRANDE LIRICA Tre opere fra le più amate dal pubblico: Carmen, Tosca e Nabucco. Questi i titoli della stagione estiva che si svolgerà nella splendida cornice dellle Terme di Caracalla dal 28 giugno al 9 agosto 2017, per un totale di ventitré serate dedicate alla grande lirica (sette in più di quelle della scorsa stagione), cui si aggiungono due irrinunciabili appuntamenti con Roberto Bolle. L’inaugurazione sarà affidata mercoledì 28 giugno a un nuovo allestimento della Carmen di Georges Bizet, con la regia di Valentina Carrasco; sul podio si alterneranno Jesús López Cobos e Jordi Bernàcer. L’opera di Bizet manca da Caracalla dall’estate 2009. Repliche il 2, 7, 9, 14, 20, 27 e 30 luglio e il 1° e 4 agosto. Dall’8 luglio sarà in scena Tosca di Giacomo Puccini, nel bell’allestimento del Teatro dell’Opera di Pier Luigi Pizzi; l’orchestra e i cantanti saranno diretti dal maestro Donato Renzetti. Repliche il 15, 19 , 26 e 29 luglio e il 3, 6 e 8 agosto. Ultimo titolo operistico della stagione estiva, dal 25 luglio, il Nabucco di Giuseppe Verdi con la regia di Federico Grazzini; direttore d’orchestra sarà Roberto Rizzi Brignoli. Repliche il 28 luglio e il 2, 5 e il 9 agosto. Tutte le opere avranno i sottotitoli in italiano e in inglese. Anche quest’anno proseguiranno, secondo le consuete modalità, gli appuntamenti alle splendide Terme di Caracalla con le “Lezioni di opera” tenute dal maestro Giovanni Bietti. Agli inizi di luglio (martedì 11 e mercoledì 12) torna Roberto Bolle, grande protagonista della danza italiana. Un appuntamento che negli anni, grazie anche alla presenza di étoiles internazionali, alla passione e all’eleganza, ha sempre riaffermato il grande affetto che il pubblico delle Terme di Caracalla

ha per il danzatore italiano. I CAPOLAVORI ALL’ARENA DI VERONA Il Festival 2017 propone una nuova produzione di Nabucco proposta per 12 serate per proseguire con Aida, opera simbolo del Festival lirico areniano a partire dal suo inizio nel 1913. Il capolavoro verdiano viene presentato in due allestimenti per evidenziare il legame tra tradizione e modernità: il primo, in scena per 8 serate, è quello contemporaneo firmato dal team artistico catalano La Fura dels Baus, produzione che ha inaugurato il Festival del Centenario, con le articolate e scenotecniche tecnologiche di Carlus Padrissa e Àlex Ollé; le scene sono di Roland Olbeter, i costumi di Chu Uroz. La seconda veste, con 9 rappresentazioni, è quella del 1982 dI Gianfranco de Bosio – replicata per 20 stagioni – che rievoca l’edizione storica del 1913 di Ettore Fagiuoli. Le coreografie portano la firma di Susanna Egri. Terzo titolo verdiano in cartellone è Rigoletto, proposto per 5 date con la regia di Ivo Guerra, scene di Raffaele del Savio e costumi di Carla Galleri. Si prosegue con 6 recite di Madama Butterfly, tragedia giapponese in tre atti su musica di Giacomo Puccini, proposta nell’allestimento del 2004 di Franco Zeffirelli che ne firma regia e scene, con i costumi del premio Oscar Emi Wada. Conclude Tosca, di Giacomo Puccini: 5 rappresentazioni nell’ allestimento ideato nel 2006 da Hugo de Ana che ne ha curato regia, scene, costumi e luci.Il programma è arricchito da tre serate di Gala: lunedì 17 luglio torna l’appuntamento con la grande danza per l’evento Roberto Bolle and Friends; venerdì 21 luglio andrà in scena una prestigiosa serata di Gala dal titolo Gala Domingo – Antología de la Zarzuela, in cui verranno proposte le arie più emozionanti dalla tradizione popolare spagnola, mentre martedì 15 agosto l’appuntamento è con il Gala IX Sinfonia

l Festival Areniano sarà accompagnato da tre serate-evento veramente imperdibili: il 17 luglio Roberto Bolle and Friends danzeranno con un repertorio che spazierà dal classico al contemporaneo, il 15 agosto il maestro Daniel Oren eseguirà la IX Sinfonia di Beethoven mentre, il 21 luglio prossimo la Fondazione Arena di Verona metterà in scena una spettacolare Serata di Gala con un ospite internazionale e di altissimo livello: Plácido Domingo, grandissimo tenore, baritono e direttore d’orchestra spagnolo, acclamato dalla stampa internazionale come “il Re dell’Opera”.Il famoso tenore spagnolo tornerà a grande richiesta all’Arena di Verona dopo i suoi concerti del 2013 e del 2014 per una serata evento assolutamente imperdibile.Con l’Antología de la Zarzuela, in un Gala a data unica, interpreterà le arie più emozionanti dalla tradizione popolare spagnola, rappresentata con l’Orchestra e il Coro della fondazione Arena. Nel 2013, in occasione Qui sopra la locandina dell’Opera Festival all’Arena di del bicentenario di Verdi, Placido Domingo ha inciso per l’etichetta Sony Verona, il teatro lirico all’aperto più bello del mondo, Classics un album di arie da baritono intitolato semplicemente Verdi: un inserito nella storica città di Giulietta e Romeo. omaggio al grande maestro di Busseto.A dirigere l’orchestra sarà Jordi Bernàcer con la regia di Stefano Trespidi. Presesnte inoltre la straordinaria danza della Compañía Antonio Gades.

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Arena Lifestyle 06/17- COVER STORY/ Opera d’estate

In alto, una vista aerea della meravigliosa Arena di Verona, durante uno spettacolo. Qui sopra, due bellissimi momenti dell’opera Aida di Giuseppe Verdi, con straordinari allestimenti ispirati ai monumenti dell’antico Egitto. L’Aida è uno dei ‘cavalli di battaglia’ dell’Arena, si rappresenta ogni anno dal 1919.

di Beethoven. NOTTI MEMORABILI ALL’ARENA DI VERONA Dal 23 giugno ha inizio la 95esima edizione dell’Opera Festival 2017 all’Arena di Verona, che proseguirà fino al 27 agosto: un evento ricco di spettacoli memorabili, grandi artisti e musiche immortali, il tutto sotto il magico cielo stellato di Verona, in una delle location più suggestive e magiche d’Italia, ricca di storia e capace di emozionare ogni tipo di spettatore. Saranno cinque le opere rappresentate: Nabucco, Aida e Rigoletto di Giuseppe Verdi, Madama Butterly e Tosca di Giacomo Puccini. Tutte opere immortali e memorabili, sicuramente impresse nella mente e nel cuore degli spettatori. Ma quest’anno il festival non sarà ancorato alla tradizione: lo afferma Giuliano Polo, Sovrintendente della Fondazione Arena, durante la presentazione del festival, riferendosi in particolare alle nuove rappresentazioni del Nabucco e dell’Aida, che dimostreranno al pubblico la capacità di sperimentazione dell’Arena di Verona. Sarà proprio il Nabucco di Verdi ad inaugurare la 95esima edizione dell’Opera: il dramma verdiano, composto sul libretto di Temistocle Solera, verrà proposto per dodici serate, fino al 26 agosto, in un nuovo allestimento che porta la firma di Arnaud Bernard per regia e costumi e di Alessandro Camera per le scene. Il nuovo Nabucco sarà rappresentato in chiave cinematografico-risorgimentale: lo stesso regista ha dichiarato, durante la conferenza stampa, che “Il pubblico ha già visto fin troppi spettacoli biblici. Il teatro necessita di creatività, fedele alla tradizione e non gratuita, ma comunque di creatività”.Alla direzione d’orchestra sarà impegnato Daniel Oren, che dal 1984 ha guidato solisti, Orchestra e Coro areniani in 45 titoli lirici per 28 Festival; mentre per quattro serate salirà sul podio Jordi Bernàcer, al suo debutto all’Arena di Verona. Dal 24 giugno invece appuntamento per otto serate con l’Aida, capolavoro di Giuseppe Verdi sulla principessa d’Etiopia schiava in Egitto, che inaugurò la prima manifestazione del Festival dell’Opera nel 1913, proprio per celebrare il centenario dalla nascita dell’artista.L’opera viene riproposta in questa edizione nella versione futuristica e visionaria del team artistico catalano La Fura dels Baus, con lo stesso allestimento che ha inaugurato il Festival del Centenario nel 2013.La regia sarà di Carlus Padrissa e Àlex Ollé, scene di Roland Olbeter, coreografie di Valentina Carrasco, costumi di Chu Uroz, lighting design di Paolo Mazzon mentre sul podio troveremo Julian Kovatchev.

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Arena Lifestyle 06/17- COVER STORY/ Opera d’estate

Il cartellone del 63° festival dedicato a Giacomo Puccini, che si tiene ogni anno anno nella sua città, Torre del Lago. SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE A TORRE DEL LAGO, CON PUCCINI Nella cornice dei luoghi nei quali visse e lavorò il grande compositore Giacomo Puccini, Torre del Lago Puccini, attende per la prossima estate, nei mesi di luglio e agosto, la nuova edizione del Festival Puccini, durante il quale sono messi in scena i grandi classici scritti dal Maestro toscano, alcuni dei quali a pochi passi da lì, nella bella villa visitabile che raccoglie i suoi ricordi e i suoi cimeli. A Torre del Lago hanno debuttato alcuni grandissimi, tra i quali il sommo Luciano Pavarotti. Dal 1930 il Festival pucciniano rappresenta un’appuntamento imperdibile per celebrare la musica e l’opera del grande musicista, con la fantastica atmosfera scenografica del lago di Massaciuccoli e il contesto di una grande arena nella quale è stato realizzato un Parco della Musica che ospita il lavoro di alcuni grandi artisti e scenografi che hanno negli anni lavorato agli allestimenti degli spettacoli. Il cartellone del 63° Festival Puccini ha quest’anno nel suo programma – a partire dal 14 luglio 2017 – la messa in scena di 5 grandi opere, “Turandot”, “La Bohème”, “Tosca”, “Madama Butterfly” e “La Rondine”. Per “Turandot” la Fondazione Festival Pucciniano proporrà quest’anno un nuovo allestimento, con una ambientazione scenica contemporanea pur con riferimenti tradizionali Cina di Mò-Lì-Huã, mentre si manterrà fedele alla partitura la regia e la lettura musicale. Con la regia di Alfonso Signorini, giornalista e conduttore televisivo e radiofonico di successo (ma soprattutto grande conoscitore della lirica, un vero appassionato ) che esordisce qui alla regia di un’ opera e la regia musicale di uno specialista della partitura, il Maestro Alberto Veronesi, il light design dello spettacolo è affidato a Valerio Alfieri, un nome di sicuro riferimento nell’ambito del teatro lirico, con al suo attivo letture sempre molto attente alla resa dei contrasti cromatici e fortemente disegnate sul palco. Le scene vedranno invece il lavoro di Carla Tolomeo mentre i costumi saranno firmati dallo stilista italiano Fausto Puglisi, brand di riferimento nel mondo della musica che ha collaborato con grandissime pop star internazionali, basta un nome: Madonna. Il cartellone del 63° Festival Puccini in programma dal 14 luglio propone la messa in scena di cinque titoli pucciniani: Turandot, La Bohème, Tosca, Madama Butterfly e La Rondine, con due nuove produzioni Turandot e la Rondine, opera quest’ultima di cui si celebra l’anniversario dei 100 anni dalla prima rappresentazione che ebbe luogo a Monte-Carlo il 27 marzo 1917 e dove fu salutata con grande successo.

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Il 63° Festival Puccini sarà anche uno speciale Omaggio alla Francia, un Paese amato e frequentato dal Maestro toscano. Puccini, infatti, come altri grandi artisti e compositori aveva subito il fascino e l’influenza della cultura e della letteratura francese trasponendola nelle sue opere, sino a divenire il massimo rappresentante di quella corrente letteraria e artistica, nata negli ultimi decenni dell’Ottocento francese “realismo” e che in Italia prese il nome di “Verismo”. La Francia è protagonista nella letteratura pucciniana da Manon Lescaut a la Bohème, a la Rondine a Edgar ed il Tabarro. Ben tre teatri internazionali ospiti al Pucciniano: l’Orchestra dell’Opera di Nizza il 22 luglio, per commemorare ad un anno di distanza le vittime dell’attentato della Promenade des Anglais che vedrà presenti, oltre ai Sindaci delle due città che già in passato hanno favorito altri scambi culturali; il 18 agosto sarà la volta delle masse artistiche e dei solisti del China National opera House di Pechino, che dopo il grande successo di Turandot del 2015, tornerà a Torre del Lago con un suo bellissimo allestimento di Madama Butterfly e che porterà dalla capitale cinese, 190 persone impegnate nella messa in scena che veleggia già verso un più che probabile sold out. Da Mosca, per la prima volta in Italia, saranno al Festival il 29 e 30 agosto i complessi e i solisti di Novaya Opera, in totale 220 artisti tra orchestra, coro, cantanti e tecnici per chiudere con la Bohème e Traviata l’Omaggio alla Francia”, Paese al quale la Fondazione ha voluto intitolare la sua 63° edizione, in forza degli intensi rapporti che il maestro Puccini ebbe con le fonti letterarie francesi, utilizzate per i suoi soggetti operistici. E anche in virtù della sua lunga frequentazione con le città e i teatri francesi che furono i primi a comprenderlo e applaudirlo, a decretare il successo internazionale dei capolavori pucciniani. L’ omaggio alla Francia sarà suggellato dal Concerto in programma il 22 luglio che vedrà protagonista l’Orchestra Filarmonica del Teatro di Nizza, diretta da Győriványi Ráth György, evento realizzato in collaborazione con la Ville de Nice e il Teatro dell’Opera di Nizza e con il patrocinio dell’Ambasciata di Francia in Italia. Al cartellone d’opera fanno da corollario le rappresentazioni in prima assoluta di opere contemporanee, balletto e recital pianistici, oltre ad un evento musicale, il concerto lirico per l’avvio del Progetto Giovanni Pacini il compositore italiano, viareggino di adozione, che lasciò un grande segno nel mondo musicale del suo tempo e che fu tra i fondatori del Conservatorio Luigi Boccherini di Lucca, frequentato anche dal Maestro Puccini.


Arena Lifestyle 06/17- CINEMA/ I ‘transformers’

NUOVI EROI CHE SI TRASFORMANO by Marta Fadda

Arrivano vecchie e nuove eroine sul grande schermo: sempre più stupefacenti, grazie a nuovissimi effetti speciali, che le trasformano. E sono in buona compagnia: di super eroi maschili dai poteri eccazionali, che hanno già appassionato migliaia di fan del fumetto.

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rrivano nuove avvincenti pellicole americane con un denominatore comune: personaggi che si trasformano... Record di incassi per Wonder Woman, film diretto da Patty Jenkins e uscito nelle sale a Shangai il 15 maggio 2017, negli Stati Uniti il 2 giugno e in Italia il 1 giugno. Se qualcuno avesse pensato che l’eroina televisiva interpretata dalla leggendaria Miss America avrebbe ottenuto una tiepida accoglienza dal pubblico del grande schermo, ebbene si è sbagliato. Con 571 milioni di dollari incassati in questo primo mese da protagonista al cinema, è uno dei film più visti in questo periodo in tutto il mondo. L’eroina Diana Prince di Themyshira (alias Wonder Woman) del fumetto targato DC Comics – che per superpoteri comprende le versioni maschili di tutti i tempi Superman e Batman - è interpretata dall’attrice israeliana Gal Gadot. Wonder Woman è alle prese con la salvezza del mondo da ormai settanta anni: infatti dal 1941 non smette di appassionare milioni di fan del fumetto e delle trasposizioni su vari media. Questa nuova versione cinematografica ha appassionato tutti, tra cui i rivali della Marvel che si sono complimentati con i colleghi attraverso messaggi e tweet di apprezzamento: si può dire questo film è un vero e proprio omaggio al personaggio che è il simbolo del fumetto femminile per eccellenza da almeno tre generazioni.

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La “principessa delle Amazzoni” (Themyshira è proprio il nome della mitologica città greca da cui proviene la tribù delle Amazzoni), come viene definita l’eroina, combatte al fianco di un uomo – un soldato americano – che la informa di una minaccia imminente per il mondo intero: Wonder Woman è così una figura di grande importanza per le donne: il “gentil sesso” dai numerosi superpoteri che – già dalla sua origine – incarnava l’idea dell’emancipazione femminile che va ad inglobarsi nel mondo dei supereroi, prettamente maschilista. Questo concetto ci rimanda alla maggiore consapevolezza che le donne di oggi posseggono rispetto a decenni fa e – soprattutto – al riscatto della figura femminile nel mondo del cinema e in particolare nei film d’azione, prodotti blockbuster interpretati quasi integralmente da uomini. Un altro film d’animazione in uscita per questa estate 2017 è Transformers. Con il quinto capitolo della fortunata serie – l’Ultimo Cavaliere – in uscita in Italia il 22 giugno il 23 giugno negli Stati Uniti, dovrebbe chiudersi la regia di Michael Bay, assoluto protagonista per la direzione degli attuali cinque capitoli. Il regista ha affermato di aver dato tanto al progetto che richiede – inevitabilmente – tanta forza ed energia; inoltre ora vuole dedicarsi a progetti più maturi, scegliendo di uscire dal ciclo Transformers “con il botto”, visto il grandissimo successo che ha visto


Arena Lifestyle 06/17- CINEMA/ I ‘transformers’

i robot protagonisti in tutto il mondo anche nei manga e nei giocattoli. Se Wonder Woman incarna l’eroina femminile, Transformers è un film di figure maschili robotiche che cercano le loro radici sulla terra, presenti sin dal Medioevo: questa ricerca – che avviene nel 1985 - sarà motivo dell’alleanza con gli umani per riportare la pace tra questi ultimi e gli stessi Tranformers. Una figura femminile è di particolare importanza in questo ennesimo contesto d’animazione maschile: una professoressa di Oxford che – con un lord – si alleerà col protagonista Cade Yeager per riportare la pace tra umani e robot. Un altro film d’animazione che sta spopolando al cinema – con un incasso di 53 milioni di dollari nel primo weekend - è Cars 3 diretto da Brian Fee con la produzione di Disney Pixar e la musica composta da Randy Newman. Dopo le avventure di Cars 1 e Cars 2, Saetta McQueen (la cui voce è affidata al bellissimo Owen Wilson nella versione originale) è alle prese con un brutto incidente che lo ha messo fuori pista. Grazie ad una sua fan – Cruz Ramirez, una esperta di auto – riuscirà a tornare in pista e sconfiggere il rivale Jackson Storm. Nell’immaginario comune, anche l’automobilismo è di natura maschilista. “Donna al volante, pericolo costante” dice qualcuno, ma Cars 3 mette da parte i luoghi comuni e fa di una figura femminile la protagonista che aiuterà il cocciuto Saetta a vincere la sua sfida. La stagione cinematografica d’animazione - con Wonder Woman, Transformers e Cars 3 – abbandona quindi molti luoghi comuni radicati nella società: guerre, combattimenti, macchine da corsa che non sono soltanto meravigliosi oggetti di consumo maschile. LA SCELTA DI SOPHIE

Addio al posto fisso per Sophie Turner, la bella attrice britannica che dal 2011 interpreta Sansa Stark sul set del fantasy “Il trono di spade”. Siamo giunti ora alla settima e penultima stagione del kolossal tratto da “Le cronache del ghiaccio e del fuoco” di George RR Martin, che debutterà su Hbo il 16 luglio e su Sky Atlantic in Italia. Gli ultimi sei episodi arriveranno all’inizio del 2018. Da quel momento l’attrice inglese, 21 anni, sarà senza lavoro e dovrà guardarsi bene intorno. Oppure no. Dopo la fine della saga la attende un film da protagonista. Sarà Jean Grey nel nuovo capitolo di X-Men. Per cinque mesi non dovrà ancora preoccuparsi di trovare lavoro. Ma certo, la bella avventura stavolta sta per finire davvero, il Trono di Spade era una bella garanzia sulla quale non potrà contare più. Ha imparato a recitare sul set, osservando soprattutto Lena Headey che interpreta Cersei Lannister. La sua spalla, nei momenti più difficili, è stata Maisie Williams che interpreta Arya Stark. “Siamo l’una l’ancora di salvezza dell’altra”, ha detto ai media la giovane attrice, siamo state catapultate in un mondo adulto 14 anni fa”. Del personaggio di Sansa, la saggia Sophie ha conservato il meglio: la forza, l’indipendenza, la capacità di saper intuire, per esempio, se qualcuno le sta dicendo una bugia. Fidanzata con il cantante dei Jonas Brothers, la Turner nel 2015 finì in mezzo alle polemiche perchè in una scena il personaggio Ramsay Bolton la stuprava. “Sono contenta che si sia parlato di violenza sulle donne, è qualcosa che succede di continuo nel mondo e non può essere ancora un tabù. Sono andata in Rwanda ad aiutare le donne e le ragazze vittime di abusi” ha spiegato.

DA BILLY ELLIOT A SPIDER-MAN, TOM HOLLAND SALVA IL MONDO

In tuta attillata si lancia dai palazzi e penzola dai grattacieli. Spider- Man è interpretato, nell’ultima versione, da Tom Holand, 21 anni, la nuova star con orecchie a sventola e l’accento marcatamente britannico. Ha l’aspetto del compagno di scuola tranquillo, sembra impossibile che hanno scelto proprio lui. Dopo mesi di provini, quando gli hanno dato la parte si è sentito quasi schiacciato dalla responsabilità. Tom ha cominciato a recitare sul set del Victoria Palace Theatre di Londra, dove per anni ha messo in scena la versione teatrale di Billy Elliot. Figlio di una fotografa e di un autore di commedie, apprezzato ballerino, Tom ha tre fratelli che recitano: i gemelli Sam e Harry e il minore Paddy, protagonista di un corto dal titolo Tweet che si può vedere su Youtube. Ha invitato sul set di Spider-Man i suoi genitori nei giorni in cui non doveva penzolare dai palazzi o volare tra i grattacieli. Una volta ha dovuto saltare da un impianto di aria condizionata alto sette metri e mezzo. Quando tornava a casa, i genitori gli chiedevano di lavare i piatti o mettere a posto la stanza. Ora vive a Los Angeles con il suo migliore amico. Uno dei momenti più difficili sul set è stata la prova della tutina, che è veramente molto attillata e non è facile da togliere. Poi c’è stato il problema di mantenere la stabilità durante i penzolamenti a testa in giù. Per prepararsi al film si è iscritto in una scuola del Bronx. Durante le riprese si è ammalato spesso a causa dei continui viaggi ed è stato aiutato molto da Robert Downey Jr e da Michael Keaton per entrare al meglio nel suo personaggio per il film diretto da Jon Watts.

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Arena Lifestyle 06/17- CLASSICA/ POP

Musica

A sinistra, la copertina del nuovo album di Katy Perry, Witness. Un lavoro elektropop di grande freschezza, per il quale sfoggia anche un nuovo look. Il tour italiano inizia il 24 giugno a Pilton (UK) e finirà sempre nel Regno Unito a Newcastlè il 25 giugno prossimo.

a cura di Marta Fadda

WITNESS

IL NUOVO ALBUM DI KATY PERRY

In questi giorni ha visto la luce il quinto album in studio della cantautrice statunitense Katy Perry, all’anagrafe Katheryn Elizabeth Hudson. Trentatrè anni il prossimo 25 ottobre e una carriera di alti e bassi fino al 2008, assunse all’Olimpo delle pop star quando fu scritturata con la Capitol Records che pubblicò l’album One Of The Boys ccontenente il singolo I Kissed A Girl, il cui video presenta una ambientazione in stile Moulin Rouge. Tra i produttori – che, inevitabilmente, hanno favorito la scalata mondiale della cantante – spiccano Dr. Luke e Max Martin, già produttori di altre pop star quali Kesha, Miley Cyrus (Dr. Luke), Britney Spears, Backstreet Boys (Max Martin). Due anni dopo, nel 2010, pubblicò Teenage Dream dove spiccano le collaborazioni con Snoop Dogg (California Gurls) e Kenye West (E.T): il disco viene recensito positivamente dalla critica, ma c’è chi lo ha definito anche di una volgarità esasperante. Totalizza vendite per 600.000 copie nella prima parte dell’anno, conquista il disco di platino in numerosi Paesi e il disco di diamante in Brasile: sono numeri astronomici per la Perry che gioca con i suoni elettropop e uno stile provocatorio, descritto anche in alcuni testi come Last Friday Night (T.G.I.F). A detta della stessa cantante, si tratta di “una canzone autobiografica che parla di una festa improvvisata all’insegna della sregolatezza”, descritta anche nel video – ironico - girato all’interno di un condominio. La Perry interpreta i panni di una ragazza che prepara un esame universitario il venerdì sera, mentre nell’appartamento a fianco decolla un party scatenato, nel quale viene coinvolta. Kathy Beth Terry è un personaggio immaginario presente anche nel film Katy Perry: Part Of Me del 2012 e ispirato dal film Sixteen Candles – Un compleanno da ricordare. Il video prevede uno scenario Anni ‘80 ricco di colori. Meno provocatorio e più intimo, il brano che porta il nome dell’album: Teenage Dreams, una traccia power pop che descrive un amore sentimentale adolescenziale scritto con l’amica Bonnie McKee. Nel 2013, alle soglie dei trenta anni, Katy esce con Prism un disco più maturo che mette in mostra la vulnerabilità della cantante che dichiarò di avere, in passato, tentato il suicidio. Particolarmente cupi ed intensi sono i brani Unconditionally e Dark Horse (in collaborazione con Juicy J), rispetto a Roar, un brano che mette in mostra la forza combattente della cantante, già constata nel brano Firework (da Teenage Dream del 2010), un inno all’autostima. Unconditionally racconta di un amore incondizionato cantato con un ritmo delicato nelle strofe e che esplode nel ritornello in cui Perry utilizza tutta la potenza della sua voce; Dark Horse è invece un beat – pop ispirato dal film del 1996 Giovani Streghe e che descrive l’amore per un uomo che ella spera non essere l’ultimo. A distanza di quattro anni, il processo di maturità di Katy Perry prosegue con questo nuovo lavoro elettropop, Witness, in cui non abbandona però le provocazioni a partire dal video dalle allusioni sessuali del singolo sicuramente più incalzante – ritmicamente parlando – del progetto: Bon Appétit, mascherato in un ambiente culinario. Nuovo look rispetto al passato, per la cantante: capelli biondi e taglio corto, in primo piano sulla copertina dallo sfondo bianco. Nella bocca della cantante compare un occhio, una simbologia l’artista descrive come “cambiamento di prospettiva verso tante cose”. Interessanti sono i riferimenti agli Anni Cinquanta presenti nel video del singolo, Chained To The Rhythm, in cui Katy va al luna park - chiamato Oblivia - poi in un cinema, medium che compare spesso nei suoi lavori e di cui sembra particolarmente attratta dal punto di vista narrativo. Il disco vede anche la collaborazione con Nicki Minaj in Swish Swish, un brano accompagnato da accordi al pianoforte e che nel ritornello esplode nell’elettropop e nel rap. Il lavoro è nel complesso piacevole e curato - lo si può evincere anche ascoltando Save As Draft, un brano molto intimo - che mette in risalto una nuova Katy, la quale vuole presentarsi più come Katheryn Elizabeth. Ma presenta alcuni brani che appaiono come un riempitivo rispetto ai lavori precedenti: in particolar modo mancano brani forti dell’epoca Prism o Teenage Dream.

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Arena Lifestyle 06/17- LIBRI

Libri

Qui a fianco le ultime fatiche di John Grisham e di Banana Yoshimoto

a cura di Cecilia Consoli

I TOP BOOK PER LA SPIAGGIA L’estate è ormai alle porte: è giunto il momento di munirsi delle perfette letture estive da mettere in valigia. Per fortuna le novità in libreria non mancano, e nemmeno i grandi ritorni. Per gli amanti di gialli e thriller torna sugli scaffali il supermaestro del genere, John Grisham, con il suo trentesimo romanzo: “Il caso Fitzgerald” (Mondadori). Come dice lo stesso autore, il libro è stato pensato per essere letto tutto d’un fiato ed è stato scritto con la spiaggia in mente: proprio una spiaggia è un elemento importante nella storia, perché gran parte della trama si svolge vicino l’oceano, in Florida. Lontano dalle aule dei tribunali e dalle consuete ambientazioni dei suoi legal thriller, la storia è ambientata nel mondo editoriale e si apre con un furto d’arte: una banda di ladri riesce a rubare cinque preziosissimi manoscritti originali di Francis Scott Fitzgeral. Tra collezionisti di libri rari e piccole librerie indipendenti, la storia di Grisham è una perfetta lettura per l’estate. Arriva in libreria anche “Another World”, l’ultimo capitolo del Ciclo del Regno di Banana Yoshimoto, pubblicato da Feltrinelli. La quadrilogia arriva alla sua conclusione con un piccolo capolavoro, un libro che è un invito a leggere il mondo oltre i confini e le gerarchie, a riconoscerci come parte di un unico sistema dove conta soltanto la verità delle sensazioni. Definito il “Sex and the City” alla spagnola, arriva la quadrilogia scritta da Elísabet Benavent, pubblicata da Rizzoli: “Nei panni di Valeria”, “Valeria in bianco e nero”, “Valeria allo specchio” e “Valeria senza veli”. La protagonista è una giovane donna che ha abbandonato il lavoro per gettarsi nella carriera da scrittrice di romanzi d’amore. Valeria, che ha una vita sentimentale felice, sente però la mancanza delle avventure spensierate e degli imprevisti che caratterizzano la vita delle sue amiche Lola, Nerea e Carmen. Una storia di amicizia e d’amore che prende vita tra le pittoresche ed emozionanti vie di Madrid. Torna sugli scaffali, a distanza di trent’anni dalla prima pubblicazione, il romanzo distopico “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood (Ponte delle Grazie) : il libro è tornato al centro dell’attenzione, soprattutto negli Stati Uniti, e non solo grazie alla fortunata serie tv The Handmaid’s Tale ed esso ispirata. In un futuro post-apocalittico e in un mondo devastato dalla radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono diventati uno stato totalitario: i diritti delle donne vengono cancellati e il corpo femminile strettamente controllato. Le poche in grado di avere figli, le ancelle del titolo, vengono private della loro identità per diventare semplici strumenti di riproduzione mentre le altre vengono ridotte in schiavitù. Romanzo avvincente e coinvolgente, scritto da una donna che si occupa da anni di femminismo e un must per gli amanti del genere distopico. Torna in libreria anche uno scrittore che ha ispirato e incantato intere generazioni con le avventure ambientate nella Terra di Mezzo: dopo cento anni dalla sua stesura, esce il libro “Beren e Luthien” di J.R.R Tolkien, romanzo inedito, pubblicato ora da Bompiani, in cui sono narrate le diverse versioni della storia d’amore tra Beren, normale essere umano, e Luthien, un’elfa immortale. Un’occasione per gli amanti di Tolkien e del fantasy di tornare ancora una volta in questo mondo fantastico. Lucinda Riley propone “La ragazza italiana”, pubblicato da Giunti, una storia di passione e tradimento ambientata a Napoli. Rosanna ha un dono speciale, una voce straordinaria. Il suo talento viene subito notato da un giovane studente de la Scala di Milano, che incoraggia lei e la sua famiglia a coltivare queste doti, presentandola a uno dei grandi maestri della lirica. Questo incontro segnerà per sempre il loro destino. Nel 1973, Rosanna ha realizzato il suo sogno, ma dopo un periodo inebriante nella metropoli, capiterà qualcosa, il suo destino si incrocia nuovamente con quello del giovane musicista di un tempo.

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Arena Lifestyle 06/17- WEEK END GIUGNO/ Palio di Siena

LA CORSA PIU’ BELLA DEL MONDO I cavalieri del Palio di Siena, durante i giri di prova, alla vigilia della mitica corsa che si tiene in luglio e agosto di ogni anno, per la gioia (e il batticuore) di tutti i gli abitanti e le migliaia di turisti che non mancano mai.

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matrimoni tra persone di contrade nemiche, non si fanno. Gli affari, tra persone della stessa contrada, sono sempre onorati. Nei ristoranti vi guardano storto se vi portate a cena qualche ‘nemico’. E a luglio, guai a chi non ha un fazzoletto al collo. E’ la vita quotidiana a Siena, la città del Palio.

Tutto questo succede a Siena, la città più equestre del mondo. Ma non per le sue mura, i suoi palazzi, i suoi vicoli. Perchè i senesi sono testardi come puledri arabi, se ci parli di Palio. Ma il Palio è una ‘febbre’ talmente contagiosa, che pure i ‘foresti’ non riescono a resistere. La prima volta siedono in tribuna a tifare per l’una o l’altra contrada, come se fossero nati lì anche loro. L’anno dopo, li ritrovi, ma non sugli spalti, al centro piazza, a vociare. Quando si avvicinano le date della corsa, impossibile star lontani da qui. Si finisce per tornare. Il palio di Siena è più di una semplice gara, di una manifestazione, è uno spettacolo incredibile, che è parte integrante della vita di ogni senese, fin dalla nascita. Esso ha origini remote con alcuni regolamenti validi ancora oggi dal 1644, anno in cui venne corso il primo Palio con i cavalli. In questa gara le Contrade senesi si sfidano in un’appassionata corsa a cavallo nella piazza centrale, detta del Campo. Il territorio della città è infatti diviso in diciassette Contrade i cui confini sono stati stabiliti nel 1729 dal Bando di Violante di Baviera, Governatrice della Città. Le Contrade sono: Aquila, Bruco, Chiocciola, Civetta, Drago, Giraffa, Istrice, Leocorno, Lupa, Nicchio, Oca, Onda, Pantera, Selva, Tartuca, Torre, Valdimontone. Ognuna di esse è contraddistinta da uno stemma e da colori, che sono ripetuti ovunque entro una certa porzione di città. La corsa del Palio, detta anche “carriera”, è un’usanza molto complessa che nel corso degli anni si è arricchita con parecchie regole, che spesso sono note ai soli contradaioli. La gara si svolge il 2 Luglio ed il 16 Agosto di ogni anno. Ad ogni carriera partecipano 10 Contrade su 17, di cui 7 sono quelle che non hanno partecipano alla corsa dell’anno precedente e 3 sono estratte a sorte. Il palio dura più a lungo di quanto si possa pensare, infatti la corsa è svolta solamente nell’ultimo di quattro giorni ed è preceduta da ben 6 prove. Il primo giorno, la mattina presto, si svolge la presentazione dei cavalli che partecipano alle batterie di selezione. Si tratta di cavalli che sono stati scelti il giorno prima delle prove regolamen-

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Arena Lifestyle 06/17- WEEK END GIUGNO/ Palio di Siena

tate; esse sono delle prove non ufficiali chiamate comunemente “prove di notte”, perché fino a qualche anno fa disputate senza alcuna regola la notte, quando la Piazza è sgombra. Lo stesso giorno, intorno alle 9 si svolge la “tratta”, ovvero l’estrazione a sorte e l’assegnazione dei cavalli alle diverse contrade. In seguito a ogni assegnazione, il barbaresco, ovvero la persona incaricata in ognuna delle contrade di accudire il cavallo, lo prende in consegna e lo conduce alla stalla accompagnato da un corteo di contradaioli. In serata si svolge la prima delle 6 prove che precedono il Palio, grazie alle quali è possibile verificare la condizione del cavallo e del fantino. I cavalli entrano al canape, cioè una certa area di partenza chiusa da una corda, che serve a delimitare l’area della partenza della gara, in un ordine prestabilito che dovrà essere rispettato in occasione della corsa. Sono preceduti da un ricchissmo corteo. A differenza del cavallo, che deve essere lo stesso durante tutti i quattro giorni, il fantino può essere cambiato a piacimento fino alla mattina della corsa. Aggiudicarsi una prova è ininfluente ai fini della vittoria del Palio: la tendenza è anzi quella di risparmiare al massimo le energie degli animali per la sera della corsa, limitandosi a “provare” i punti più difficili della pista.Il secondo giorno, al mattino, si tiene la seconda prova, nella quale i cavalli entrano nel recinto dietro il canape nell’ordine opposto a quello del giorno precedente. La terza prova è svolta lo stesso giorno in serata. Il terzo giorno sono svolte la quarta e quinta prova che è chiamata anche prova generale e si svolge la sera prima del Palio ufficiale. Nelle Contrade che corrono è tradizione svolgere la cena della prova generale, in cui centinaia di persone tra dirigenti, contradaioli, ospiti e anche turisti si riuniscono attorno ai tavoli predisposti nella più capiente strada o piazza della Contrada. La cena è caratterizzata da canti, discorsi ed auspici per il successo della propria insegna. Il quarto giorno, in mattinata, si svolge l’ultima delle prove che è anche chiamata “provaccia”, per lo scarso impegno che i fantini vi mettono, con l’intenzione di non far sforzare i loro cavalli. Dopo questa prova i Capitani e i fantini si recano in Comune per l’iscrizione del fantino, che da questo momento non potrà più essere cambiato. E per la presentazione del giubbetto che in-

dosserà in corsa. Nelle prime ore del pomeriggio si svolge la benedizione del cavallo e del fantino. Alle 16.30 prende il via il Corteo Sorico dal Palazzo del Governo in piazza del Duomo a Piazza del Campo: è un corteo commemorativo delle istituzioni, dei costumi e della grandezza dell’antica Repubblica Senese, con speciale riguardo per le Contrade. Alle 19.30 il Drappellone (lo stendardo che viene consegnato alla Contrada vincitrice), anche detto “cencio”, viene issato sul Palco dei Giudici mentre si effettua la storica sbandierata finale dei diciassette alfieri. Subito dopo ha inizio la corsa. I fantini,dopo aver ricevuto il nerbo (tendine di bue essiccato per sollecitare il cavallo) si portano nella zona della partenza, chiamata “mossa”. A questo punto il “mossiere”, giudice unico della validità della partenza situato su un palco detto “verrocchio”, riceve una busta contenente l’ordine di allineamento ai canapi, il quale è segreto fino all’ultimo momento, e chiama le contrade dentro i canapi secondo l’ordine stabilito. La decima contrada resta fuori, essendo quella “di rincorsa”, che potrà entrare tra i canapi già al galoppo e dare così il via alla corsa. Di conseguenza chi decide il momento di inizio della corsa non è il “mossiere” ma il fantino del cavallo “di rincorsa”. La capacità del “mossiere” sta nel capire quando il fantino del cavallo “di rincorsa” sta per partire in modo da sganciare il canape posto davanti agli altri 9 cavalli. Durante questa fase, è comune tra i fantini adottare varie strategie, tentando di raggiungere accordi con altri fantini. L’obiettivo non è solamente quello di crearsi le migliori condizioni per la partenza ma anche quello di ostacolare i fantini appartenenti a Contrade rivali. Tutta questa attività è detta “fare i partiti”. Una delle preoccupazioni della “rincorsa” è quella di partire nel momento in cui le Contrade rivali sono nelle condizioni peggiori al canape. Queste operazioni di partenza possono impiegare molto tempo. Se la mossa si protrae a lungo e la visibilità diminuisce, il Palio può essere rinviato al giorno successivo, come accaduto nel luglio 1991. Una volta entrata la “rincorsa”, se considerata valida la partenza, prende il via la corsa. I cavalli devono percorrere tre giri della piazza.

DOVE MANGIARE DURANTE I QUATTRO GIORNI DI PALIO Durante i quattro giorni del Palio, Siena si trasforma e all’interno di ogni Contrada si può vivere un’atmosfera unica. Il Palio è una manifestazione da vivere in strada; la città si ferma e cambiano i ritmi. Questi giorni sono molto legati ai cibi di strada, perché saltano gli orari e si sta insieme, quindi ogni momento è buono per un bicchiere di vino, un panino con la porchetta, un piattino di trippa, un pezzo di pizza o un ricciarello di mandorle. Ogni Contrada inoltre organizza cene all’aperto, lungo le proprie strade, a cui è possibile partecipare ed essere coinvolti così in prima persona nello spirito del Palio. E’ una occasione unica per trovarsi immersi nello spirito del Palio e viverlo assieme ai contradaioli che fanno festa e che ci potranno raccontare meglio di chiunque altro cosa vuol dire veramente “Palio” a Siena. Queste cene sono molto numerose e sono svolte durante i giorni precedenti alla corsa. Sono aperte anche ai turisti ed è possibile parteciparvi prenotando presso la sede della Contrada. La cena per la vittoria del Palio, organizzata dalla contrada vincitrice, è invece riservata ai soli contradaioli e avviene qualche mese dopo il Palio.

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Una volta entrata la “rincorsa”, se considerata valida la partenza, prende il via la gara. I cavalli devono percorrere tre giri superando anche punti pericolosi, come la stretta curva di San Martino.


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L’ARTE E’ VIVA, MA DIVENTA DISCOUNT

Qui sopra, dal Padiglione del Giappone, Takahiro Iwasaki: Turned Upside Down, It’s a Forest L’artista presenta una selezione di lavori tridimensionali realizzati con oggetti di uso quotidiano come asciugamani, libri e rifiuti plastici. La cifra stilistica di Iwasaki è la fine manualità con la quale trasforma i materiali, come nel caso di torri metalliche ottenute sfilando asciugamani. Gli interventi minimi come fare di asciugamani ammucchiati montagne naturali possono ascriversi alla tecnica del mitate, rappresentazione figurativa di tradizione orientale. I motivi scelti provengono da edifici vecchi e nuovi delle coste del Giappone, incluso un santuario tradizionale costruito sul mare, o impianti chimici lungo la costa di Hiroshima, e piattaforme petrolifere. Dai temi dell’energia nucleare e dello sviluppo di risorse, agli impianti chimici supporto dell’alta crescita economica postbellica ma altamente inquinante, le opere di Iwasaki gettano luce sulle varie sfide e situazioni con cui si confronta il Giappone rurale.

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a gita alla Biennale di Venezia vale sempre la pena. Ma quest’anno c’è un fuori salone eccezionale, animato da Lorenzo Quinn e dal pirotecnico Hirst che a Ca’ Sagredo e Palazzo Grassi lasciano i visitatori a bocca aperta. Quella che non ama gli ‘ideologismi curatoriali’, nel senso che non ama limitare ‘curatorialmente’ la libertà d’espressione di un artista in nessun contesto, figuriamoci in una Biennale. Quella che vuol fare un evento ‘degli artisti, con gli artisti e per gli artisti’, per valorizzare il ruolo che essi hanno nella meravigliosa diversità delle loro pratiche. Quella che vuol mettere al centro dell’esposizione gli artisti con il loro universo, il loro metodo di lavoro. Va bene tutto, ma quando si percorrono gli spazi ai Giardini e all’Arsenale e si cercano quelle opere ‘impegnate’ , così tanto annunciate dalla nuova curatrice Christine Macel, opere che non scadono nel commerciale o nel politico, che esistono dunque affermano la loro libertà e si trovano tanti oggetti comuni nelle nostre case

o nelle nostre soffitte, organizzati in operazioni di raggruppamento, di impilamento, di ammucchiamento, tropi oggetti che sembrano appena pronti per un trasloco (o come quando da casa tua sono appena passati i ladri, come sentito dire dentro un padiglione all’Arsenale), la tanto decantata fluidità del percorso non la vedi più. Vedi un grande, unico, immenso, insopportabile discount. La Mostra che ha luogo negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia, è affiancata da 87 partecipazioni nazionali. Fra i Paesi presenti, quest’anno compiono il loro esordio Antigua e Barbuda, Kiribati, Nigeria e Kazakistan. Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, curato da Cecilia Alemani, con tre complesse installazioni di Roberto Cuoghi, Adelita Husni-Bey e Giorgio Andreotta Calò, a nostro avviso è talmente deludente che non vale neanche la pena di parlarne. Molti osannano, ma di premi non ne arrivano, spiegateci perchè. Ben 103 su 120 sono gli artisti presenti per

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Arena Lifestyle 04/17- ARTE/BIENNALE DI VENEZIA

la prima volta. E questo la dice lunga. Di artisti ce ne sono, ci mancherebbe altro. Ma sono talmente pochi quelli che hai voglia di definire tali, che quando ne trovi uno che dipinge, scolpisce o ritaglia per un collage, sei invaso da una strana felicità. Citiamone alcuni che ci sono piaciuti: Marwan Kassab Bachi, Miller Dan e tra gli italiani Giorgio Griffa, con il suo Canone Aureo 868. Bellissime anche le opere di Karla Black, come Verb. Di questi ti viene voglia di appuntarti il nome, di non dimenticartelo. Perchè allo stand prima avevi appena visto appesi al muro almeno cento chiodi con tanti rocchetti di filo infilati sopra, a colorare la parete. Come se ne vedono sempre dai sarti nel paesi in via di sviluppo. L’assistente dell’artista, uno che fa un altro lavoro, spiega, ed è li per arrotondare, ti aveva appena fatto un groviglio di fili colorati da appendere sulla giacca: la tua opera d’arte. A questa roba sono dedicati dieci metri quadrati in verticale e altrettanti in orizzontale. “Chi vorrà rintracciare, in questa Biennale, la mia firma, la troverà soprattutto nella fluidità del percorso: l’ho voluta senza spigoli e censure nette o drammatiche opposizioni, perchè costitutisse un invito a guardare al reale nella sua profonda e inestricabile complessità, senza mai cedere alle lusinghe di facili e spesso pericolosi dualismi” ha dichiarato la direttrice alla presentazione della Mostra. In effetti i grovigli non mancano. Quel che manca è lo sviluppo dei quattro punti cardinali, le tematiche attorno alle quali ruota la Biennale, ottimisticamente (perché un senso di rovine e morte pervade molti dei lavori presentati), viva arte viva: – l’ozio; – i libri degli artisti; – le trame e le tessiture; – la magia. Il percorso, proposto dalla curatrice è diviso in 9 Padiglioni: i primi due sono nel Padiglione centrale dei Giardini e gli altri sette nelle Corderie dell’Arsenale. Iniziando dall’Arsenale (perché è lì che la curatrice ha avuto più spazio per raccon-

tare e svolgere la sua idea), fa molta scena il terzo padiglione, quello dello Spazio Comune, che contiene il tema delle trame e delle tessiture, ma, anche quello dei libri. I fili come trame del mondo e connessione tra le persone e la storia. Qui anche le danze sono intese come intrecci che seguono fili invisibili che uniscono gli uomini in un rito antichissimo. Qui le trame diventano la tenda dello sciamano, l’amaca gigante sulla quale cucire biglietti da visita, foto, scontrini (quel che i visitatori hanno in tasca). Lasciano molto perplessi i lavori di vari artisti, tra cui l’americana Anna Halprin (1920), testimone di un rapporto stretto con la natura nel video Danza planetaria (2017) che propone girotondi che seguono una trama simile alla danza delle api attorno ai fiori. Molto scetticismo anche per Antoni Miranda (1942), Joan Rabascall (1935), Jaume Xifra (1934) e la francese Dorothée Selz (1946) che hanno organizzato performance (delle quali vediamo i video) ad alto tasso ‘mescalico’: una cerimonia funebre in onore di tutti i defunti (Memorial, 2 novembre 1969) e un banchetto con cibi e bevande colorate (Rituale in quattro colori, 20 maggio 1971). Il quarto Padiglione della Terra presenta uno dei video più visti di tutta la Biennale: il lavoro del giapponese Koki Tanaka (1975), Of Walking in Unknown (2017), che documenta un viaggio a piedi di quattro giorni da Kyoto alla centrale nucleare più vicina. Tanaka attraversa un paesaggio di rottami e scarti, ferraglie arrugginite e insetti morti. Raccoglie gli oggetti più significativi (cocci, pezzetti di metallo, cordicelle slabbrate) e una loro scelta è mostrata in una lunga bacheca al lato del grande schermo dove viene proiettato il video. Alle immagini del video si sovrappongono spesso altre immagini, più dettagliate, in formato piccolo che danno l’effetto di un microscopio o di un cannocchiale che mettono a fuoco

Catalonia in Venice La Venezia che non si vede

Antoni Abad propone un’interpretazione sensoriale della città in collaborazione con persone non vedenti e ipovedenti. Questa comunità usa i sensi in modo diverso rispetto alla maggior parte della gente è capace di mostrare aspetti nascosti della città. L’artista catalano allestisce una cartografia sonora e geolocalizzata di Venezia. L’elemento catalizzatore di questo progetto d’arte socialmente impegnato è BlindWiki, un’app creata espressamente per persone non vedenti che permette di registrare e pubblicare impressioni su qualsiasi luogo della città, come pure di ascoltarle in loco. Il progetto catalano diventa così un’esperienza eminentemente sensoriale, in cui l’intelligenza collettiva rivendica l’accessibilità universale e suggerisce forme alternative di occupazione degli spazi pubblici, sia fisici che digitali. Cantieri Navali, Castello, 40 (Calle Quintavalle) 13 maggio – 26 novembre orario 10 – 18 chiuso lunedì (eccetto 15.05, 14.08, 04.09, 30.10, 20.11) Promotore: Institut Ramon Llull

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Qui sopra, la direttrice di Ca’ Sagredo Lorenza Lain con Rachele Guicciardi, numero uno di Christies Genova al party in onore dello scultore Lorenzo Quinn.


Arena Lifestyle 06/17- ARTE/ BIENNALE DI VENEZIA

avvicinandosi o allontanandosi. Insomma, il discount o ce lo mostrano dal vivo, oppure in video. Nel quinto padiglione (Padiglione delle Tradizioni) si incontrano tavoli ricoperti da oggetti: elementi naturali, forme di ceramica colorata, favi rivisitati, fossili di pesci e ammoniti chiusi in libri dipinti. Sulle pareti, libri composti da favi e arazzi semivuoti, sostenuti da strutture a quadri di metallo che rimandano alla tradizione popolare sarda e alla leggenda dell’origine delle “domus de janas” (strutture funerarie dell’epoca neolitica): un’ape venne trasformata in fata da una scintilla scappata dal dito di un dio… Un misto di tradizioni antiche e linguaggi contemporanei è anche il lavoro della sudcoreana Yee Sookyung (1963) che assembla sculture con frammenti di vasi di ceramica tradizionale, dando nuova vita a una colonna bitorzoluta di cocci bianchi, azzurri e oro. Nel sesto padiglione (Padiglione degli Sciamani) si incontra il lavoro del marocchino Younès Rahmoun (1975). Taqiya-Nor (2016) è composto da 77 berretti di lana che coprono altrettante lampade distibuite sul pavimento (77, cifra sempre ricorrente nelle sue opere, è il numero dei gradi della fede, secondo Maometto). Il brasiliano Ayrson Heráclito (1968) propone O Sacudimento da Casa da Torre e O Sacudimento da Maison des Esclaves em Gorée (2015), sul tema della deportazione degli schiavi. Si replica il rito magico della “scuotimento”, consistente nel colpire con fasci di foglie e rami in ogni angolo delle abitazioni per scacciare gli spiriti degli antenati morti. Nel settimo padiglione (Padiglione Dionisiaco) sono esposte alcune opere dell’artista svizzero-tedesca Heidi Bucher (19261993) che immergeva indumenti intimi femminili in un’ emulsione di plastica (pratica già vista a Milano da Gentucca Bini): pannelli freddamente gommosi che lasciano trasparire, in sottovuoto, mutande e sottovesti imprigionate e fermate

nel tempo come insetti nell’ambra (Blaues Kleidchen, 1978 e Unterhose, 1978). Accanto ci sono le opere “erotiche” di Huguette Caland (1931) e di Christine (1995), con tre donne che traspaiono da una miriade di linee e macchie, come fili e tessuti, in una trama di molte tonalità di grigio. Tra corridoi spezzati da lunghi tendaggi fatti di bacchette di metalli e arazzi realizzati con vecchie audiocassette di fine Anni Settanta, il franco-algerino Kader Attia (1970) rappresenta con efficacia e poesia l’incontro/scontro tra culture diverse. L’installazione ha per tema le “vibrazioni narrative”: sono esposte variopinte e attempate riviste, copertine di vecchi dischi, fotografie della tradizione musicale del Nordafrica e del Medioriente e un televisore che mostra un video sul suono e la questione transgender; nella sala centrale (l’“agorà”) membrane coperte da grani di cuscus, sotto alcune cupole trasparenti, si muovono per le sollecitazioni di acuti canti e musiche stridenti, disegnando, ogni volta che torna la quiete, suggestivi mandala. Nel Padiglione dei Colori (l’ottavo) colpisce Brésil (2015): l’enorme (7 metri di lunghezza per 2,35 di altezza) e variopinto arazzo dell’artista del Mali, Abdoulaye Konaté (1953), che fa parte di un’istallazione comprendente vari oggetti trasformati in “amuleti” : un pallone da calcio, una sedia disegnata dall’architetta Lina Bo Bardi, un diario di viaggio… Questo trionfo di tessuti e stoffe è concluso da una parete sulla quale sono addossate balle di fibra colorate, una sorta di enormi cuscini. L’americana residente in Francia Sheila Hicks (1934) che definisce le sue opere “tessiture senza pregiudizi” nel senso che sono un po’ tutto: design, artigianato, architettura… si colloca prima del padiglione finale (Padiglione del Tempo e dell’Infinito) dove troneggia un’istallazione molto elaborata e ricca di spunti poeticamente teatrali ( El hombre con el hacha

I PROGETTI DEL CONCILIO EUROPEO DELL’ARTE PER LA BIENNALE COME E’ CAMBIATA BANGKOK Anche quest’anno il Concilio Europeo dell’Arte, in collaborazione con l’Office of Contemporary Art and Culture (OCAC) – Ministero della Cultura della Thailandia, ha l’onore di presentare il Padiglione Nazionale Thailandia presentando le opere dell’artista Somboon Hormtientong. Durante la 57esima Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale Venezia, la mostra “Krung Thep Bangkok” sarà aperta dal 13 maggio al 26 novembre alla InParadiso Gallery , tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00. Qui sopra, il manifesto del padiglione della Thailandia, che si trova all’inARTISTI ASIATICI, I GRANDI DEL FUTURO In occasione della 57esima Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, il Conciliogresso della Biennale Giardini, di fianco al bar Paradiso Europeo dell’Arte presenta “Islands in the Stream” in collaborazione con Alamak!project. Nella nostra nuova sede espositiva degli Arsenale Docks presentiamo una mostra collettiva di giovani artisti asiatici: Anon Pairot (Thailandia), Kawita Vatanajyankur (Thailandia), Invisible Designs Lab. (Giappone), Kwangho Lee (Corea del Sud). La mostra sarà aperta tutti i giorni dal 13 maggio al 24 settembre, dalle 10.00 alle 18.00.

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In città sculture lignee e il gigantismo di “Support” di Lorenzo Quinn a Ca’ Sagredo. Alla Biennale Giardini trionfa l’arte di ammassare.

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y otras situaciones breves) della newyorkese, di origine argentina, Liliana Porter (1941) Vale a dire una sequela caotica di oggetti rotti o frantumati, di tutte le dimensioni, da pezzi di ceramica, a sedie accatastate al muro, a un pianoforte sventrato. Un lavoro che indubbiamente ricorda i “plastici-istallazioni” dei fratelli britannici Jake e Dinos Chapman, ma soprattutto porta il visitatore al culmine della nausea. Ci si diverte un po’ solo all’Arsenale, quando si entra nel bianco padiglione dell’Austria, dove il visitatore è chiamato a diventare egli stesso opera d’arte, con una breve performance spontanea. Oppure in quello del Giappone, dove il visitatore diventa opera d’arte e oggetto del dileggio collettivo grazie a un trucco che sarebbe piaciuto molto a Nanny Loi: da una parte si fa la fila per infilare (incomprensibilmente) la testa in un buco nero in cima a una scala nera. Da un’altra parte si fa la fila per andare a guardare il pavimento: al centro di un mucchio di stracci bianchi puzzolenti c’è un buco nero. Dal quale emergono le teste attonite di quelli che hanno fatto la fila che abbiamo già descritto due righe sopra. Si resta veramente impressionati invece dal Padiglione che ha vinto ‘uber alles’, quello della Germania, con i suoi performer ad alto tasso di ansia e i suoi artisti fortemente impegnati a interpretare il tema assegnato da questa edizione. La 57° Mostra d’Arte che resterà aperta fino al 26 novembre prossimo, curata da Christine Macel e organizzata dalla Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta, si richiama molto all’Umanesimo. Un umanesimo che celebra la capacità dell’uomo, attraverso l’arte, di non essere dominato dalle forze che governano quanto accade nel mondo, forze che, se lasciate sole, possono grandemente condizionare in senso riduttivo la dimensione umana. “Viva Arte Viva” è insomma una esclamazione, una espressione della passione per l’arte e

per la figura dell’’artista. Ognuo dei nove temi ‘costituisce di per sè’ un padiglione o un transpadiglione, in senso trasnazionale, che riprende però la storica suddivisione della Biennale in padiglioni, il cui numero non ha mai cessato di crescere dalla fine degli anni Novanta. Dal ‘ Padiglione degli artisti e dei libri’ al ‘Padiglione del tempo e dell’infinito’, tutti quanti questi episodi propongono un racconto, spesso discorsivo e talvolta paradossale, con delle deviazioni che si ripromettono (ottimisticamente) di riflettere la complessità del mondo, la molteplicità delle posizioni e la varietà delle pratiche. Meno male che ci sono i ‘fuori salone’ di qualità e d’eccezione come la straordinaria installazione ‘Support’ creata da Lorenzo Quinn per ‘sorreggere’ Ca’ Sagredo’, dimora storica divenuta hotel ma anche galleria d’arte. Si tratta di un’installazione monumentale - tra gli 8 e i 9 metri di altezza - che rappresenta due mani che sostengono simbolicamente il palazzo; è stata realizzata da Lorenzo Quinn, scultore tra i più apprezzati a livello internazionale e veneziano per metà, da parte di madre. La direttrice di Ca’ Sagredo Lorenza Lain, ha voluto un grande party per festeggiare questo evento, le immagini delle mani giganti trasportate da una chiatta e poi immerse nel mare hanno già fatto il giro del mondo. “Le mani - si legge nella descrizione dell’opera - sono strumenti che possono tanto distruggere il mondo quanto salvarlo, e trasmettono un istintivo sentimento di nobiltà e grandezza in grado anche di generare inquietudine, poiché il gesto generoso di sostenere l’edificio ne evidenzia la fragilità”. Il progetto è patrocinato dal Comune di Venezia e promosso da Halcyon Gallery. L’installazione sarà visibile al pubblico fino al 26 novembre. Per tutto il periodo dell’esposizione di Support, all’interno dell’Hotel Ca’ Sagredo saranno in mostra alcune versioni di altre opere di Lorenzo Quinn, fra cui Leap of Faith (Atto di Fede), esposto all’Hermitage Museum di San Pietroburgo

AL PADIGLIONE DELL’AUSTRIA LO SPETTATORE DIVENTA OPERA Ai giardini, il padiglione austriaco è curato da Christa Steinle e presenta i lavori di Brigitte Kowanz (1957) ed Erwin Wurm (1954). Kowanz crea sculture luminose per estendere il concetto di immagine in termini di immaterialità: si tratta di oggetti, installazioni, spazi e architetture luminosi. Al contrario, Wurm è molto interessato alla materialità come sintomo di scultura, utilizzando la performance come dispositivo con cui trasformare opere d’arte in forme d’azione ed trovando un’estensione della scultura nei media. Wurm crea così performance e installazioni scultoree, sculture spaziali e architettoniche. In occasione della Biennale, il padiglione austriaco diventa allora uno spazio di metamorfosi architettoniche, in cui lo spettatore – che le vive – diventa elemento fondamentale per l’esistenza stessa dell’opera. L ’artista chiamato a rappresentare l’Austria, Erwin Wurm, aveva già inaugurato un’ esposizione in una grande galleria newyorkese mettendo in mostra le sue One Minute Sculptures. in questa ormai storica serie di sculture al centro ci sono i visitatori, chiamati dall’artista ad interagire con un oggetto sulla base di precise istruzioni, con effetti forzatamente performativi.

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Arena Lifestyle 06/17- ARTE/BIENNALE DI VENEZIA

Dall’alto: la incredibile mostra di Damien Hirst a Palazzo Grassi. L’evento che surclassa la Biennale Arte si estende per oltre 5.000 mq

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Arena Lifestyle 06/17- ARTE/ BIENNALE DI VENEZIA

Un realismo crudo e affascinante è il modo con cui lo scultore Lorenzo Quinn cattura l’energia potente ma ‘ordinata’ della Natura in un moto centrifugo congelato in un perfetto equilibrio. Le sculture delle due serie “The force of nature” sono apprezzate ed esposte in tutto il mondo (a Londra, Principato di Monaco, Stati Uniti, Irlanda e Singapore) per l’efficacia con cui l’italoamericano, figlio dell’attore Anthony Quinn e di Jolanda Addolori, riesce a rendere plasticamente questo dualismo: l’idea di una forza travolgente, come una tempesta, in un bilanciamento che le contrappone e affianca allo stesso tempo le ordinate leggi della fisica. Una sintesi che tenta di replicare la violenta perfezione estetica che circonda l’uomo ma lo rende, allo stesso tempo, un fuscello in balìa degli elementi. Lo stesso Quinn dichiara di aver concepito queste opere dopo le catastrofi naturali in Thailandia e l’uragano Katrina che ha spazzato il sud degli Stati Uniti dieci anni fa. Sono “dedicate a Madre Natura - scrive - una reminiscenza delle antiche statue offerte in segno di pace agli dèi per placare la loro ira” . Ma passiamo ora a “Treasures from the Wreck of the Unbelievable”, la mostra di Damien Hirst a Palazzo Grassi: è paradossalmente l’evento protagonista di questa Biennale Arte e in città non si parla d’altro, lo stupore e l’entusiasmo che sa scatenare nei visitatori della Pinault Collection ne sono testimoni. Si tratta della prima personale dedicata a Hirst in Italia, dopo la retrospettiva al Museo Archeologico di Napoli nel 2004, è stata voluta fortemente da Francois Pinault, amico e collezionista dell’artista. Che quando ha visto i disegni di progetto è rimasto sconcertato dalla sua audacia, dalla sua smisuratezza e dalla sua ambizione. Hirst racconta innanzitutto un antefatto: il ritrovamento, grazie a una missione subacquea (sulla quale si possono vedere due documentari

Un momentol della performance al Padiglione Germania della Biennale Arte 2017. I contestatissimi dobermann (affittati da una signora veneziana) sono stati eliminati dalla performance a causa delle molte proteste degli animalisti, preoccupati per lo stress al quale sono state sottoposte i cani durante i primi giorni di apertura della Mostra.

dove non manca nulla, dalla nave ai sommozzatori) del carico di una grande nave romana piena di opere d’arte, destinate alla decorazione di un tempio dedicato al Dio Sole. Il carico della nave viene recuperato ed esposto come ci si aspetta in un museo archeologico: grande spazio alla statuaria, grandi teche per conservare le cose più fragili e vetrinette inserite in stanze competamente buie per poter ammirare gli oggetti più piccoli in serie, dalle monete ai gioielli agli strumenti sacri, fino agli strumenti da lavoro. Cosa c’è di stupefacente in questo? Che tutti i pezzi del carico recuperato sono opere create da Hirst, che riproduce o simula tutto, dai materiali che compongono ogni statua, ogni figurina e ogni moneta (utilizza oro, bronzo, malachite, ferro, terracotta, ma anche in resine, poliestere stampato, vari compositi plastici) fino agli elementi del loro degrado marino (conchiglie, alghe, ostriche, crostacei, granchi e coralli ). Le statue esposte sono di tutte le dimensioni, dal cavallino in finta terracotta grande come il dito di un bambino fino al mostro, al ciclope senza testa che si erge nel cortile interno di Palazzo Grassi per un’altezza di 18 metri, qualcosa che dopo il colosso di Rodi abbiamo visto solo nella grande statuaria russa comunista. Il colosso di Hirst, il suo bronzo ‘alla Riace’, muscoloso e potente, con i piedi ungulati come il Diavolo dipinto nel Giudizio Universale di Giotto nella Cappella degli Scrovegni di Padova, blocca il visitatore per almeno dieci minuti all’ingresso del percorso espositivo. Il colosso con la palla realizzato in resina dipinta, potrebbe essere Pazuzu, il re dei demoni del vento, ma forse, con le sue ali e la coda di scorpione era solo il guardiano della dimora di un uomo importante. che prosegue con una grandissima testa di mostro e porta su per le scale, verso le salette dove ci si diverte un mondo a vedere i filmati del ritrovamento, con tanto di nave scientifica, gru, sonar e

TUTTI I PREMI ALLA BIENNALE ARTE 2017 Menzione speciale agli artisti Charles Atlas (Saint Louis, USA, 1949) e Petrit Halilaj (Skenderaj, Kosovo, 1986); menzione speciale per le partecipazioni nazionali al Brasile, rappresentato da Cinthia Marcelle (Belo Horizonte, 1974); Leone d’Argento miglior artista emergente ad Hassan Khan (Cairo, 1975), r Leone d’Oro miglior artista a Franz Erhard Walther (Fulda, Germania, 1939); Leone d’Oro per la miglior partecipazione nazionale alla Germania, rappresentata da Anne Imhof (Geissen, Germania, 1978).Premiato dunque il progetto radicale della Imhof che ha scommesso sulla relazione tra corpo e spazio, mediata da sentimenti d’inquietudine e alienazione, dando vita a “un’installazione potente e inquietante che pone domande urgenti sul nostro tempo”. Così la giuria ha motivato la sua preferenza, puntando l’attenzione sul valore di un “scelta rigorosa di oggetti, corpi, immagini e suoni”, capace di generare “uno stato di ansia consapevole”.Premiati rigore e radicalità anche nel caso del veterano Erhard Walther, con le sue strutture cromatiche accese, pensate per ridefinire, scandire e articolare lo spazio, attivando relazioni dinamiche tra persone, ambienti e geometrie: un lavoro “che mette insieme forme, colore, tessuti, scultura, performance e che stimola e attiva lo spettatore in un modo coinvolgente”.

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Arena Lifestyle 06/17- ARTE/ BIENNALE DI VENEZIA

squadra di sommozzatori che ‘ripescano’ le statue dal fondo del mare. Il primo piano è occupato dalla statuaria ‘classica’ (senatori, faraoni, ermafroditi, narvali, teste di donna) si prosegue con un Cerberus coperto di graffiti copti, grandi conciglie, una meravigliosa Gorgona in malachite verde replicata anche in oro e cristallo di rocca, che tutti sognano di avere. Bellissima la testa di unicorno e agata bianca inserita in una teca. Una sala ospita Andromeda insediata dai mostri del mare, che sono un terribile serpente a più teste ma anche “Lo Squalo” dell’omonimo film. Poi ci sono i ritrovamenti più moderni (Goldrake, Topolino, Baloo il suo piccolo amico umano, tutti in poliestere stampato, mineralizzati dagli abissi, contornati di crostacei e coralli e la mesopotamica Ishtar, venerata come dea della fertilità, dell’amore sessuale e delle guerra: un grande busto dorato dal collo in giù con foglia d’oro applicata dai devoti alla maniera delle offerte votive sacre presenti in alcuni antichi templi dell’Asia sud orientale. Dopo tanti materiali preziosi, una galleria di piccoli ‘ritrovamenti’ inseriti in grandi vetrine da museo archeologico. Monete e oggettini di vetro, alluminio verniciato a polvere, oro, argento, bronzo dipinto. Segue un busto identificato con Tadukheba, una principessa dei Mitanni del 14° secolo avanti Cristo, diversa per molti aspetti da altre rappresentazioni femminili di quel periodo, poichè ha gli occhi più rotondi, le labbra meno pronunciate delle sue contemponranee. Le pupille nere sono formate da impurità naturali di carbone all’interno del marmo di Carrara, che in questa opera si unisce al cristallo di rocca e agli smeraldi. Uno dei pezzi più belli della mostra, che è riprodotto anche sulla copertina del catalogo (che pesa tre chili) è la testa della Gorgona interamente scolpita nella malachite verde, l’icon-

ico minerale di rame protostorico la cui lavorazione produce polvere tossica. Il volto pietrificato di Medusa è cinto di serpenti, sono ritratti i quattordici tra i più velenosi al mondo, resi splendidamente in ogni particolare. Tra di essi vi sono il pitone delle rocce africano, la vipera cornuta e il letale serpente corallo. Talvolta agli albori dell’Impero Romano, questi serpenti esotici venivano consegnati come premio. Nel 20 a.C l’imperatore Augusto ricevette in dono dall’ambasciatore indiano un serpente velenosissimo. Ad esso si affianca il Buddha seduto in posa meditativa, ricavato da un unico blocco di giada. Le sue sfumature di verde si presentano delicatamente modulatea sotto i residui della vita marina. Gli occhi dalle pesanti palpebre sono aperti e avvolgono l’osservatore con uno sguardo che accentua il rapporto comunicativo e contemplativo tra maestro e discepolo. Il materiale utilizzato per la statua fa pensare a una origine neolitica. La giada cinese di questo tipo, detta nefrite, si lavorava tra il 3000 e il 1500 avanti Cristo. Il filosofo Confucio affermò che la giada rappresentava le virtù della benevolenza, della saggezza, della rettitudine, della lealtà e dell’affidabilità. Al secondo piano si trova il modellino della nave dalla quale sarebbero stati ‘recuperati’ i tesori. E’ stato riprodotto l’Apistos, utilizzando i risultati delle ricerche. Nel modello digitale, viene ipotizzata la localizzazione dei cento tesori recuperati dal naufragio. Secondo un marinaio di nome Lucius Longinus, le varie parti dell’Apistos furono costruite ad Alessandria e trasportate lungo il Nilo, prima di essere assemblate a Myos Hormos. Si calcola che la nave superasse i sessanta metri di lunghezza e che recasse un carico di 460 tonnellate, compreso un grande obelisco alto 26 metri che probabilmente era collocato sul ponte della nave. Nella stanza che ospita il modellino, sono presenti disegni a matita inchiostro e carboncio su vellum, a puntasecca.

Impossibile non credere a Damien Hirst, l’artista inglese più famoso del mondo quando racconta la storia di Cif Amotan II di Antiochia, schiavo liberato dalle catene ma imprigionato nell’ossessione del collezionismo. L’uomo che nacque povero e poi divenne molto ricco, tanto da poter comprare tutte le belle cose che arrivavano da diverse culture, miti, religioni e paesi del mondo, voleva erigere un super palazzo in omaggio al Sole e mostrare al popolo la sua immensa collezione, insieme alla sua potenza e gloria. Ma la gloria fu invece effimera, poichè il vascello Apistos (in greco l’Incredibile), su cui il liberto Amotan aveva caricato l’intero suo tesoro, affondò nei mari d’Africa trascinando tutte le opere negli abissi e nell’oblio. Solo venti secoli anni più tardi torneranno alla luce grazie a un’altra ossessione, quella del nostro celebre artista inglese (anche lui nato povero e divenuto ricco) che per dieci anni della sua vita insegue il tesoro, lo trova e lo recupera dal fondo del mare. Impossibile non credergli, nonostante il lampo ironico che accende l’azzurro degli occhi, quando Hirst entra nei dettagli e parla di scienziati e archeologi che l’hanno aiutato nell’impresa di strappare dagli abissi la fortuna di Amotan. L’unica verità è che questa collezione diventa anche la sua fortuna. Visto che un misero quadretto firmato Hirst, a New York, oggi costa 150 mila euro. Immaginate quanto ricaveranno (lui e Pinault) dalla vendita di tutti questi pezzi, che fanno già sognare gli emiri...

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L’artista inglese Damien Hirst, protagonista della art season veneziana con la stupefacente mostra personale a Palazzo Grassi e a Punta della Dogana, negli spazi espositivi della Fondazione Pinault. Per montarla ci sono voluti otto anni di lavori.


Arena Lifestyle 06/17- / BIENNALE ARTE: i party del fuorisalone

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Centinaia di ospiti per i party top nei giorni della vernice che sono stati ovunque, ora davanti a un dipinto di Veronese ora con un bicchiere in mano a Ca’ Rezzonico, ora giù nei Piombi di Palazzo Ducale per il video di Douglas Gordon orà lassù al quarto piano dell’Espace Vuitton per la mostra “Pierre Huyghe”. Quattro giorni di impegni per Tilda Swinton, sir Anish Kapoor, la principessa Firyal di Giordania, Fiona Swarovski e l’archistar Peter Marino che ha firmato le copie del suo ultimo libro a Palazzo Gradenigo. Sono stati mille, come sempre, gli invitati di Francois Pinault al diner buffet non placé tenutosi sul red carpet della Fondazione Cini con galleristi, artisti, mecenati, direttori di musei, imprenditori, la bellissima Salma Hayek e mezza Parigi che conta. Una folla di ministri, 25 mila accreditati e una girandola mondana della Biennale anche a Ca’ Sagredo per il party di Lorenzo Quinn e alla galleria inglese Houser & Wirth che ha festeggiato la mostra di Philippe Guston alle Gallerie dell’Accademia con un party a Palazzo Barbaro, mentre Phyllida Barlow ha dato u dinner in Conservatorio e Mark Bradford (l’artista che rappresenta gli Stati Uniti) è stato osannato con un gala a Palazzo Ducale. Mostre, installazioni, performance, diamanti lilla, aquiloni di bambù e una gigantografia di 135 metri quadrati sui migranti al breakfast di A Plus A. Molte boutique si stanno trasformando in spazi espositivi, sembrano gallerie. Il posto più divertente alla Biennale è il ristorante Pardiso, nella palazzina che ospita anche il Padiglione della Thailandia, dove si è inaugurata una mostra fotografica sulla vecchia e nuova Bangkok. Nel frattempo il re del caffè Andrea Illy festeggia i 25 anni della Illy Art Collection con Robert Wilson ai Magazzini del Sale con cocktail. Lo stesso giorno, al calar del tramonto alla Scuola Grande di San Rocco il presidente e Ceo di Fendi, Pietro Beccari, festeggia la curatrice del Padiglione Italia (1) Cecilia Alemani.

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Vuitton dedica le vetrine a Leonardo da Vinci e Van Gogh (con borsa coordinata), Miu Miu propone manichini dipinti a mano per un assaggio della collezione pre-fall, Pomellato offre il cocktail “Wallflowerz”, la stilista Kristina Ti festeggia da Nina in campo Manin mentre il duo Dolce & Gabbana ha finalmente aperto la loro boutique di mille metri quadrati, tra i primi a varcare l’ingresso Alessandro Egger, uno dei loro top model di punta, che con sua madre Cristina Vittoria Egger ha partecipato a anteprima sulla loro partecipazione sul settimanale Sorrisi & Canzoni tv. Intanto Justin Bieber si prepara a uno show stellare.. con Radio 105. Il concerto di Justin Bieber, il 18 giugno, gran finale degli I-DAYS MILANO 2017, si sta confermando uno degli eventi musicali più attesi della prossima estate in Italia. Radio 105 è partner ufficiale di questo spettacolo da urlo: insieme alla popstar canadese (che peraltro ha appena concluso il suo tour in Oceania), all’Autodromo del Parco di Monza si esibisce il dj olandese Martin Garrix, che da qualche anno è diventato il re dei dancefloor di tutto il mondo, insieme ad Alma, astro nascente della musica finlandese. La novità è che con Justin Bieber e Martin Garrix, sul palco di Monza ci sarà anche la giovane cantante finlandese Alma. Ventuno anni e una carriera in ascesa da quando, l’anno sorso, è stata messa sotto contratto dalla Universal. L’hanno già definita “principessa del pop europeo”, complice una voce definita a metà strada tra Sia e la compianta Amy Winehouse. Un po’ audace come paragone? Possibile. Sta di fatto che il fenomeno Alma sta macinando più di due milioni e mezzo di ascolti mensili su Spotify. Nel corso della rassegna si avvicenderanno sul palco numerosi protagonisti di primo livello del mondo della musica internazionale, come Green Day, Rancid, Radiohead, Linkin Park e Blink 182.

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Arena Lifestyle 06/17- WINE & CO/ Vinitaly 2017

Bianchi di Campania

Per le sere d’estate, vini fruttati, con sentori di mandorle amare, dal retrogusto floreale e fruttato, sempre perfetto per accompagnare primi a base di pesce, secondi alla griglia ma anche la macedonia e la pizza

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Anche il Greco di Tufo spicca tra i vini migliori, e anche la sua storia ha origini antiche: si narra infatti che fu importato in Campania dai coloni greci della Tessaglia e sin dalla sua origine viene coltivato sul Vesuvio e nei Campi Flegrei perché predilige terreni di origine vulcanica. Da lì si è poi diffuso verso l’interno, nell’Avellinese e nel Beneventano. Tra le aziende più interessanti, Claudio Quarta della cantina Irpina Sanpaolo, già premiato con il suo Fiano di Avellino. La maturazione di questo vino pregiato dura circa sette mesi ed il prodotto finale è un vino giallo paglierino con con sentore di mandorla amara, fior d’arancio e mela cotogna. Al palato, si rivela un vino ruvido e fresco, con una struttura importante e una persistenza aromatica lunga. Va servito ad una temperatura di circa dieci gradi e si abbina con piatti a base di pesce ma anche con la classica pasta al pomodoro e la pizza, grazie alla sua freschezza e mineralità. Vino bianco e fruttato e dalla grande personalità, la Falanghina (di Sannio o dei Campi Flegrei), grazie a vinificazioni sempre più sofisticate, si è riscattato fino a diventare uno dei vini campani più noti. Tra le etichette da non perdere, Biancuzita 2014, Falanghina del Sannio Janare 2015, Falanghina del Sannio Svelato 2015.La vinificazione avviene in botti d’acciaio che enfatizzano l’aroma particolare dato dai terreni ricchi di minerali. Un vino dalla buona acidità e dal retrogusto floreale e fruttato, sempre perfetto per accompagnare primi a base di pesce e secondi alla griglia. Questi sono solo alcuni tra i migliori vini bianchi campani ma la scelta è davvero molto ampia: non resta dunque che trovare il vino perfetto da mettere in fresco per accompagnare i nostri migliori pasti estivi.

on l’estate ormai alle porte le giornate si allungano e si fanno più calde e la sera diventa il momento ideale da vivere in compagnia, sorseggiando qualcosa di fresco come un buon vino bianco, perfetto per combattere la calura estiva. I bianchi sono infatti vini dalla fresca acidità e sapidità, leggeri, immediati e piacevoli nel frutto, perfetti per accompagnare piatti di pesce e verdure. Secondo la guida Touring Vinibuoni d’Italia 2017, è la Campania la regione del sud ad ottenere più titoli grazie ai suoi vini prestigiosi, sia bianchi che rossi. A rendere i vini campani così speciali sono due fattori: le continue eruzioni del Vesuvio e le tipiche escursioni termiche che caratterizzano alcune zone della Campania come l’Irpinia, il Sannio, e l’Alto casertano. È proprio in questa zona che si concentra circa l’ 80% della produzione vinicola campana. Tra i bianchi più pregiati troviamo il Fiano di Avellino, considerato uno dei migliori vini bianchi italiani. Vino storico dal colore giallo dorato intenso e luminoso, si pensa derivi dai primi coloni provenienti dal Peloponneso che portarono in Campania questo vitigno che prese successivamente il nome di vite apiana. Tra le aziende migliori, Maura Sarno, Raffaele Moccia, Ettore Sammarco e la conosciutissima Mastroberardino.L’aroma è gradevole e intenso, con note di frutta tropicale, fiori bianchi, nocciole, noci e mandorle tostate mentre il sapore fresco e armonico, si abbina perfettamente con piatti a base di pesce e frutti di mare ma anche insalate e formaggi freschi. Va servito tra gli otto e i dieci gradi e può essere usato anche come aperitivo.

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Arena Lifestyle 06/17- FOOD & CO

Medioevo in tavola

I piatti tradizionali toscani, pieni di colori, si gustano volentieri anche in estate, in versione tiepida o meglio ancora fredda. Dalla pappa al pomodoro alla ribollita fredda, ai crostini toscani.

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a ribollita è senza dubbio uno dei piatti della tradizione contadina toscana più conosciuto e apprezzato per la sua varietà di verdure e la semplice bontà con cui si presenta al palato. Il nome ‘ribollita’ deriva dal fatto che un tempo le contadine preparavano grandi quantità di questa minestra, sopratutto al venerdì, che quindi veniva riscaldata nei giorni seguenti più e più volte. Tra gli antipasti più famosi della regione, i crostini con patè di fegatini di pollo ai capperi, detti anche crostini neri. La loro preparazione prevede l’utilizzo di parti povere del pollo come fegato e cuore, altri aggiungono anche milza di vitello. Sono sempre aromatizzati con capperi, ma talvolta anche con sedano e carota tritati. Si sfumano con il vin santo, altrimenti con il bianco secco. I posti migliori per degustarli a Firenze sono la trattoria Il Francescano a Firenze, vicino a Piazza Santa Croce. Oppure la Trattoria Da Burde, infine la trattoria Guelfa vicino a Santa Maria Novella, specializzata anche in taglieri di salumi e formaggi e pappardelle al cinghiale. Passando ai primi piatti da gustare in versione estiva, c’è solo l’imbarazzo della scelta tra ribollita e pappa al pomodoro. Benché sia originaria della zona di Pisa, Firenze e Arezzo, la ricetta della ribollita è stata reinterpretata in tanti modi, anche in altre cucine regionali dello Stivale, ed è una delle preparazioni più ghiotte del periodo invernale. Senza la minestra di pane non ci sarebbe la ribollita in Toscana: parte tutto dalla minestra di pane, che si fa il giorno prima, altrimenti la preparazione non si potrebbe chiamare ri-bollita, cioè cotta almeno un paio di volte. Il segreto è quello di rimetterla sul fuoco il giorno dopo, in modo che il pane

faccia la crosticina, servirla con olio buono a crudo e, per chi lo desidera, accompagnarla a parte con uno spicchio di cipolla rossa cruda oppure con un cipollotto fresco. Naturalmente il pane per la ribollita deve essere raffermo di qualche giorno, mai fresco. Per prepararla, in cucina non deve mancare il passatutto per i fagioli cannellini, perché in parte andranno nella ricetta passati e in parte interi. Gli altri ingredienti fondamentali sono i fagioli (borlotti, toscanelli o cannellini), il pane raffermo -meglio se toscano – e le patate. Un vero e proprio tripudio di verdure di stagione (meglio se acquistate direttamente dal contadino o in un negozio bio) che vi permetterà di portare in tavola un piatto sano e genuino, perfetto anche per riutilizzare gli avanzi di verdure e di pane che avete accumulato nella dispensa. Per gustare la ribollita migliore di Firenze, l’enoteca Pinchiorri e il ristorante Il Cibreo, in Via de’ Macci. La sua versione bandisce le fette di cipolla in superficie, le zucchine. Ma la passa qualche minuto nel retroforno. La pappa al pomodoro, è un primo piatto tradizionale della cucina toscana: si tratta di una specie di zuppa a base di pomodoro e pane raffermo. Gli ingredienti poveri ma genuini, ed il condimento saporito, rendono questo piatto squisito sia se gustato caldo in inverno, che a temperatura ambiente – o addirittura freddo – in estate. Come spesso è accaduto con i piatti semplici, poveri e di recupero, anche la pappa al pomodoro ha subito delle piccole varianti applicate da ogni famiglia, in base ai gusti personali, come per esempio, l’aggiunta di un soffritto di cipolle o porri oppure di cipolle, carote e sedano.

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Arena Lifestyle 06/17- FASHION/ I trends PE2017

NIENTE PAURA ALLA PROVA COSTUME

Qui sopra: costumi da bagno monospalla, intero fantasia e microbikini multicolor (acquerello di Caterina Manzoni)

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al trompe l’oeil al micro print. Dal retrò all’optical. Dal fluo all’uncinetto. Bikini, costumi interi e trikini usciti in passerella sono ormai a spasso sulle spiaggie più glam. Sensualità e originalità: queste le due parole chiave per i costumi da bagno del 2017, così come per quelli proposti dalla moda curvy dell’estate. I trend da seguire non sono pochi: le culotte rétro, i monospalla, i microbikini animalier. Ce n’è per tutti i gusti, ma è importante indossare lo stile giusto nel posto giusto. E anche all’età giusta. Il costume più adatto ai signori (+25 anni) è quello del tipo boxer di tessuto morbido, non aderente. Per i giovani vanno bene anche i pantaloncini più lunghi, usati dai surfisti. Lo slip va usato soltanto in piscina, per chi pratica il nuoto come sport. Le signore invece possono scegliere tra un bikini e un costume intero, tenendo conto del fatto che spesso è più chic mostrare meno. La vera prova costume non è ‘se ci entro e come ci entro’ ma ‘è adatto o no a questa location’? Per esempio, niente microbikini al Lido di Venezia. Neanche se si ha il pass per la piscina privata dell’Excelsior. E così via. Immortalare gli orrori in spiaggia è un vero must, per chi si annoia sotto l’ombrellone. Le foto si condividono e si passano nelle chat comuni, si sa, in riva al mare si scovano le vere perle e non sono quelle che vi mettete al collo. Chissà perchè improvvisamente d’estate sembra che l’essere umano perda la cognizione del proprio corpo e forse, chissà poi perché, anche qualche pu-

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dore, e così via libero a lembi di carne troppo scoperta, a qualsiasi età.Vero è che bisogna sempre sentirsi belli, anzi bellissimi, e non dare mai troppa importanza al giudizio altrui, però a tutto c’è un limite e se non bastano le donne iconiche in costume da bagno come Ursula Andress, Farrah Fawcett, Gisele Bünchen o Keira Kneightley a far capire che è tutto una questione di genetica, ecco il bon ton da spiaggia. L’abbigliamento è importante anche in riva al mare è bene non recarsi nei luoghi pubblici adiacenti alla spiaggia (ad esempio bar e ristoranti) solamente con il costume da bagno. Tale regola vale sia per gli uomini che per le donne: le ragazze potranno indossare una gonnellina, un paio di shorts o un pareo, mentre per gli uomini sarà sufficiente una maglietta nel caso indossino un boxer lungo, mentre nel caso indossino un costume aderente è consigliabile anche un paio di bermuda. Il costume intero va sempre bene, meglio se tinta unita. Il fluo non è più accettabile se si hanno più di 16 anni, a meno di non avere un corpo da top model. Le stampe fantasia aiutano ma attenzione a non esagerare. Bisogna bilanciare le proporzioni, l’effetto finale deve sempre essere armonioso. No al mono colore se si ha meno di 50 anni: scegliere la stessa tonalità per costume, flip flop e telo mare. Per le over 50 i giochi di geometrie sono cool. Paillettes e cristalli, se sono di gradimento, devono essere ton sur ton.La fantasia hawaii è cool, ma soltanto per quest’estate ancora. Le frange e in generale troppi lacci troppo pendenti, non vanno bene, a meno di non essere Beyoncé. Le


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righe navy sono sempre di moda, ma non bisogna portarle tutti i giorni.Dunque attenzione a non esagerare con lo shopping.I costumi da bagno proposti dalla moda mare colorano le spiagge di fantasia e sensualità. Ma qualche volta il bianco e il nero sono la scelta vincente che non stufa mai. Quest’anno ci sono curiose new entry: i bikini a maniche lunghe, che si alternano a vite basse e triangoli minimal; i tankini che si trasformano in magliette per l’aperitivo delle 19 e si alternano a sensualissimi costumi interi con lacci e borchie per sfumature dark o elektro in rosso e blu. Per chi ama osare, c’è il grande ritorno delle fantasie orientali e floreali, con forti richiami al passato: costumi e caftani escono in pendant. Per chi può permetterselo, il gioco strategico di ruches, davanti o dietro, oppure sulla spalla: praticamente ovunque. Bando agli scherzi, ecco gli abbinamenti più adatti alle spiaggie vip della Versilia. Forte dei Marmi Il bikini floreale di Gucci si può alternare al monospalla nero di Goldenpoint, un modello che sta bene a tutte...quelle che non possono esibire un micro bikini animalier con profili a contrasto. E comunque se lo esibiscono, meglio non ai bagni più chic come il Bagno Piero, il Rosina o il Piemonte. Ottimo il trikini, ideale per rivestirsi in fretta quando è ora di andare a casa a piedi, sbirciando le vetrine del centro. Forte dei Marmi racchiude un po’ tutto quello che piace agli over 40: mare, tantissime boutique di alta moda, ristoranti moderni e bella gente, sale da ballo divertenti come la Capannina e il Twiga. Sicuramente questo è uno dei posti più belli ed esclusivi dove divertirsi in Italia. Cosa mettersi di sera per un’apericena seguita da salto alla Capannina di Franceschi, luogo cult del divertimento inter-

nazionale? Short, tacchi alti, bracciali, abitini luccicanti, trucco un po’ deciso. Per lui jeans bianchi o colorati, giacca di lino, camicia un po’ aperta. Positano Un costume chiaro a fiori, una cuffia con applicazioni, un copricostume, sandali e pochette retrò. Il beachwear di Dolce e Gabbana o Miu Miu non passano mai inosservati se ci si trova circondati da un tripudio di agrumi. Dopo la spiaggia, per essere eleganti in Costiera Amalfitana vi basteranno un fresco abitino di cotone e sandali bassi. I paesini della Costiera Amalfitana si sviluppano in gran parte in verticale e le scale da affrontare sono tante: vi sconsigliamo quindi tacchi alti e gonne lunghe e strette. Non dimenticate di portare con voi un capo spalla un po’ più pesante per la sera e un paio di scarpette da montagna se volete esplorare i sentieri a picco sul mare. St Tropez Costume intero a quadrettini vichy bianco e rosa o bianco e azzurro, cappellone di paglia, bauletto con dettagli in pelle Hermès, infradito con cristalli Swarovski , occhiali con montatura a cuore da Lolita. Oppure sandali con applicazioni Christian Louboutin, pochette con inserti preziosi, occhiali con cristalli Swarovski Dolce&Gabbana Eyewear, bikini con culotte a vita alta Laura Urbinati. Le Café Sénéquier (Quai Jean Jaurès) è un istituzione al porto di Saint Tropez, diventato gelebre grazie ai Vip che ci andavano. Poi: appuntamento al Triangle d’or, quartiere situato tra il porto, Place de la Garonne e la Place des Lices, per lo shopping da Dior, Louis Vuitton, Gucci e Fendi. Ma bisogna assolutamente tornare a casa con almeno un cosE dopo la spiaggia, borse a mano non troppo grandi: bustine ricamante con frange di paillettes, clutch e borsette di pelle severe ed eleganti. Oppure secchielli e zainetti design, in colori estivi, per infilarci di tutto, compreso un costume da bagno da avere sempre con sè per non perdere l’occasione di una corsa in motoscafo o un bagno in piscina.

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Dall’alto, bikini con fantasia geometrica e pareo abbinato. In basso, bikini Parah con caftano abbinato. A fianco, bikini con pezzo superiore a maniche lunghe, che richiama le mute da sub. Per andare in spiaggia, l’ultima frontiera sono i sandali e le scarpe di plastica colorate, leggere e profumate. Si trovano all’Atelier Rondini di Saint Tropez.

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tume da bagno Per gli uomini, la marca locale Vilebrequin (1 rue Jean Mermoz, 24 rue Gambetta) e per le donne, la perla rara dei bikini si trova da Kiwi (quatre boutiques à St-Tropez) o da Pain de Sucre (94 rue Général Allard). Per i famosi sandali di Saint-Tropez si va all’Atelier Rondini (16 rue Clémenceau) e K. Jacques (25 rue Allard, 16 rue Seillon). Praiaz (Passage du Port) vende scarpe all’ultimo grido perfette per andare in spiaggia : leggere, elastiche e.. profumate. La Chemise Tropézienne (23 rue Gambetta) propone bellissime camice perfette anche per la spiaggia ; Terre et Mer (Place des Lices) è specializzato per biancheria da casa. Fermatevi da Gas Bijoux (Place de la Garonne), uno dei posti preferiti dagli abitanti del posto dal 1971, per portare a casa un regalino alle amiche. Acapulco Il costume è rigorosamente multicolore, con stampa “Pop Flower” di Parah, il bikini ha il reggiseno a fascia e lo slip a vita alta, Triumph. Occhiali in acetato AV Robertson x Linda Farrow. Gli orecchini sono enormi, brand Shourouk, la clutch importante e vistosa, Charlotte Olympia. Molti amano i fiori giganti in spiaggia, però voglio vestirsi solo di bianco per visitare le città messicane. Indispensabile non è il tacco 12 ma una stola per coprirsi ogni volta che si staziona in albergo o al ristorante, perchè l’aria condizionata è fortissima, ci si prende una malora.

Indispensabile l’Autan Tropical che repelle vari tipi di insetti. E non dimentichiamo di stare al sole con prudenza, anche se si arriva lì dorati come un toast. Ibiza Costumi da bagno interi in stile hippy, oppure bikini in pizzo di sangallo in un colore trendy, per esempio arancio. Si portano con caftani di pizzo o di voile leggeri e trasparenti, shorts di jeans bianchi e magliettine ricamate, ma soprattutto accessori ben studiati: cascate di collane di perline, maxi cappelli, sandali ultra flat con pon pon e nappine, occhiali da sole enormi e colorati. Non si programma mai una vacanza a Ibiza, patrimonio Unesco, senza shorts: l’isola, si sa, è il paradiso delle belle gambe femminili. Dunque se le avete, mettetele in mostra. Gli shorts si portano con una blusa di seta o di pizzo elastico ricamata o punteggiata di cristalli e paillettes, braccili grandi e vistosi e una borsa piccola e preziosa a disegni hippy o sioux, con le frange. Un look, insomma, che va bene per scendere in spiaggia ma anche per un primo giro di shopping nel tardo pomeriggio, prima di correre a cambiarsi per la notte. Che sarà come al solito lunghissima... L’outfit migliore se non si ha tempo di cambiarsi è il minidress con bretelle sottili in micropaillettes o microperline, da portare con sandali flat che vanno sostituiti con i tacchi appena scende la notte.

GIOIELLI DA SPIAGGIA : LE TENDENZE PIU’ GLAM

Un perfetto look da spiaggia non è completo senza i gioielli, rigorosamente abbinati al costume prescelto. Bracciali, anelli, collane, orecchini, cavigliere: la scelta è vastissima, ma è comunque meglio non eccedere per non rischiare di rovinare l’abbronzatura con l’effetto scacchiera. La tendenza per i gioielli da spiaggia, così come per i costumi, predilige il colore, lo stile hippie chic e boho. Tra i gioielli più adatti per la spiaggia ci sono i bracciali: uno singolo, grande, a fascia o rigido, oppure tanti bracciali piccoli e sottili, magari intrecciati, indossati vicini. E poi le cavigliere, un vero must estivo che non passa mai di moda, perfette per un look da spiaggia, soprattutto se d’ispirazione folk chic, ideali anche con un copricostume colorato. E se proprio non si può farne a meno, anche l’orologio può fare la sua apparizione in spiaggia, basta che sia colorato, sottile e, ovviamente, impermeabile, come quelli in silicone, disponibili in moltissime tonalità diverse e intercambiabili. Tra le tendenze dell’estate, le collane sottilissime e in stile due-in-una, a cascata, arricchite da piccoli ciondoli o nappine, emblema del minima chic: perfette per evidenziare bikini a triangolo e scollature a V. Ma anche collane impreziosite da pietre dai colori accesi, nappe o ciondoli, etniche ed esotiche, magari impreziosite da perle o coralli. Se invece si indossa un bikini a fascia, meglio optare per un girocollo, con o senza pendenti. Gli orecchini sono vistosi e maxi, oversize e con tinte brillanti, come gli anelli, oppure lunghi e lavorati. Ma anche minimal o a cerchio, un vero classico per l’estate. Prosegue il trend dei gioielli a tema floreale: orecchini, bracciali e collane, gioielli colorati e preziosi, minimal ma anche oversize.Fiori ma anche animali: grintosi e ruggenti oppure graziosi e delicati. Gucci docet. Nelle tendenze di questa estate, insomma, la natura è protagonista a 360°.

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Il must di stagione per la spiaggi: gioielli gipsy e cavigliere in cristalli


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PALAZZO PITTI RILANCIA LA MODA

Qui sopra: meravigliosi abiti ottocenteschi, pronti per l’apertura del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti a Firenze

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rande rilancio per Firenze, dove sta per aprirsi la settimana della moda maschile, con l’apertura (finalmente) del Museo della Moda, a Palazzo Pitti.

Questa estate c’è un motivo in più per fermarsi a visitare Firenze. Martedì 13 giugno 2017, giorno di apertura della 92esima edizione di Pitti Immagine Uomo, si inaugura, nelle sale della Galleria del Costume di Palazzo Pitti, la mostra Il Museo Effimero della Moda, prodotta da Fondazione Pitti Immagine Discovery in collaborazione con Gallerie degli Uffizi e Palais Galliera, secondo episodio del programma triennale promosso da Centro di Firenze per la Moda Italiana e dalle stesse Gallerie degli Uffizi. La mostra è curata da Olivier Saillard, e sarà visitabile fino al 22 ottobre. Il Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti prende corpo insomma, in maniera definitiva. Lo si aspettava da tanto tempo. Innanzitutto perchè l’industria della moda genera un giro d’affari, in Italia, superiore agli 84 miliardi di euro e bisogna celebrarla

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come si deve. “Siamo felici di annunciare questo nuovo progetto di cultura della moda – dichiara Andrea Cavicchi, presidente di Fondazione Pitti Immagine Discovery e del Centro di Firenze per la Moda Italiana (CFMI) – frutto della collaborazione tra la Fondazione e due tra le più importanti istituzioni museali del mondo. Un evento importante non solo per Firenze, che rafforza così la sua posizione di crocevia della moda internazionale, ma per tutto il sistema moda del nostro Paese, tanto che esso è stato reso possibile grazie all’impegno straordinario del Ministero dello Sviluppo Economico e di Agenzia Ice, oltre ovviamente alla disponibilità del Ministero della Cultura, che ha condiviso il progetto sin dal principio”. Si tratta di una selezione volutamente non esaustiva di capi antichi e contemporanei, presentati al pubblico, magari per la prima volta, oppure destinati a riposare per sempre nei depositi, perchè ormai troppo fragili per reggere ulteriori trasporti ed esposizioni.


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Una volta terminata la mostra, le sale continueranno a mostrare al pubblico pezzi della collezione permanente di Palazzo Pitti, composta da circa ottomila pezzi, tra abiti, accessori e cappelli. “Ancora una volta Palazzo Pitti - dice Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi – accoglie una mostra che indaga i meccanismi della moda e riflette sul suo senso profondo. Ed è un evento doppiamente importante: il Museo Effimero infatti costituisce l’occasione di aprire gli archivi e offrire ai visitatori un nuovo punto di vista sulle collezioni e sugli spazi della Galleria del Costume e della Moda, che in questo modo porta a compimento il processo di evoluzione verso lo status di Museo della Moda di Palazzo Pitti. Per questo ringrazio la Fondazione Pitti Immagine Discovery e il Centro di Firenze per la Moda Italiana”. Era importante riallacciare il legame tra Palazzo Pitti e tutto quello che accade in città in fatto di moda. Con questo appuntamento si completa il passaggio da Galleria a Museo della Moda e del Costume, il primo permanente, statale e omnicomprensivo, con indumenti che vanno dal Cinquecento fino al 2017. Lo schema in sostanza prevede un allestimento importante durante l’estate e mostre più contenute e tematiche durante l’inverno. Il pubblico gradisce, si è appassionato molto alle mostre dedicate alla moda. Olivier Sallard, uno degli storici del costume più importanti del mondo, ha messo a punto una narrazione bellissima, con un display inaspettato: manichini alternati a indumenti appoggiati a tavoli e sedie, come quelli che si trovano in qualsiasi cabina armadio. Tra i marchi italiani più apprezzati da Saillard c’è Miuccia Prada, che lui considera la nostra Chanel nazionale, il marchio più significativo del nostro Olimpo di stilisti, di cui fa parte naturalmente anche Giorgio Armani.

La peculiarità de Il Museo Effimero risiede in un’inedita concezione sia dell’allestimento sia dei contenuti tematici. Saranno in mostra quasi 200 tra abiti e accessori, distribuiti in 18 sale: i pezzi selezionati vanno da metà Ottocento fino ai giorni nostri, abiti che vengono mostrati per la prima volta - mai usciti dalle scatole per la conservazione - e altri esposti per l’ultima volta, prima di tornare negli archivi perché troppo fragili e delicati. Gli abiti che punteggiano il tema di ogni sala – tornati alla luce grazie allo straordinario lavoro di recupero delle restauratrici della Galleria del Costume e del Palais Galliera - sono stati creati da tutte le sartorie più importanti e dagli atelier di moda più prestigiosi, tra Firenze, Roma, Milano, Parigi, New York come: Sartoria Worth, Mariano Fortuny Venezia, Sartoria Rosa Genoni, Sartoria Emilio Federico Schubert, Roberto Capucci, Sartoria Madeleine Vionnet, Irene Galitzine Roma, Elsa Schiaparelli, Jole Veneziani, Biki, Maison romana d’alta moda Carosa, Nina Ricci, Gianfranco Ferré, Christian Lacroix. Anche il contemporaneo è abbondantemente citato, dalle recenti acquisizioni del Palais Galliera presentate per la prima volta a Firenze, e da alcuni capi della collezione di Palazzo Pitti. Con un‘incursione nell’oggi, presentata da una selezione di capi delle ultime collezioni di Gucci, Margiela, Bless, Fendi, Armani, Valentino, Prada, Dolce & Gabbana, John Galliano e Lanvin. Le immagini che raccontano gli abiti nel catalogo della mostra sono scattate dall’artista Katerina Jebb. “Il Museo Effimero della Moda – dice l’ideatore e chief curator della mostra Olivier Saillard, direttore del Palais Galliera, autore di performance e progetti artistici, curatore anche della mostra “Balenciaga, l’oeuvre au noir” da poco inaugurata al

IL PALAZZO DELLE MERAVIGLIE

La Galleria della Moda e del Costume di Firenze è stata promossa a Museo della Moda e del Costume, sempre diretto da Caterina Chiarelli. E’ diventato il primo museo della moda permanente in Italia, con mostre tematiche e una continua rotazione delle acquisizioni in esposizione, per la gioia degli addetti ai lavori e non. Il pubblico si è appassionato alle mostre di moda negli ultimi dieci anni perchè si sente meno in soggezione rispetto all’arte contemporanea o all’arte antica. E finisce sempre per imparare qualcosa di utile per la vita quotidiana.

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Arena Lifestyle 06/17- LUXURY/ Il Museo della Moda


Arena Lifestyle 06/17- LUXURY/ Il Museo della Moda

Musée Bourdelle di Parigi - è una possibilità, un’opportunità di reinventare la Galleria del Costume e della Moda di Palazzo Pitti. Su manichini di legno e cera, ma anche abbandonati su poltrone e sedie, sospesi in morbide sculture, distesi come belle addormentate, gli abiti sono i naufraghi di un museo misterioso, fragile e caduco. Nel giro di qualche mese esso scomparirà, vittima e testimone del tempo che passa. Speriamo che possa rinascere in seguito in un altro luogo, tra le mura infedeli di un museo, negli spazi dimenticati di un altro edificio. Ponendo sempre interrogativi sul carattere fugace della moda ma anche sulla sua grandissima forza poetica, sposando, nomade, fondamenti sublimi e frontiere mobili, possa questo museo, incessantemente in via di definizione, diventare il più bello e il più giusto fra i musei della moda esistenti al mondo”. Gli addetti ai lavori, che si preparano a giungere a Firenze e le location dedicate alle sfilate e agli eventi, sono entusiasti del progetto e attendono con trepidazione l’apertura del Museo della Moda di Firenze, un’ esperienza che può trasformare anche la fruizione delle altre collezioni di Palazzo Pitti. Anzi, si può proprio partire da qui e poi visitare la Galleria d’Arte moderna e poi quella Palatina. A quel punto l’occhio sarà più sensibile a ciò che indossano i personaggi dei vari ritratti. Soffermarsi sulle forme degli abiti, sulle decorazioni e sui mirabili tessuti, cambia il punto di osservazione. Anche se sono famosi, sarà come vederli per la prima volta. In attesa del vernissage, ci consoliamo con altre location d’arte che si preparano ad aprire i battenti per sfilate ed eventi particolari. Per esempio Villa La Pietra si apre ai festeggiamenti per i 10 anni del marchio JW Anderson. Il Museo Stefano Bardini si apre alla presentazione di Federico Corradi. Mentre Alanui presenta nel Tepidario del Roster, il giardino dell’Orticoltura. Le famose Piazza Pitti e Piazza Santa Maria Novella cambieranno pelle per una notte. La prima accoglie Off-White, con animazioni di luci sulla facciata del palazzo. La seconda fa da cornice a un torneo di bike polo, sponsorizzato dal famoso marchio di calzature di lusso Christian Loboutin.

PALAZZO CAPPONI OSPITA IL SALON OF EXCELLENCE FIRMATO DEGORSI Torna nei giorni di Pitti Uomo il Salon of Excellence, momento

di incontro di eccellenze del mondo sartoriale maschile e dell’artigianato femminile. La kermesse si terrà il 13 giugno, ancora una volta a Palazzo Capponi Vettori. In calendario l’attesa tavola rotonda con i buyer, moderata da Marc Sondermann, direttore dello storico settimanale di moda dedicato agli operatori del settore, Fashion. DeGorsi luxury consulting (www.degorsi. com) propone due volte l’anno questo evento che sottolinea l’importanza ed il ruolo heritage dell’ artigianalità, con iniziative ideate per promuovere i talenti dell’ alta sartoria. Organizzato da DeGorsi luxury consulting- il brand di comunicazione creato da Alex Dordevic con Cristina Vittoria Egger - in partnership con la Camera Italiana dei Buyer Moda, presieduta da Mario Dell’Oglio, questo Salone è come sempre un momento di approfondimento su tematiche attuali. Questa volta la tavola rotonda analizza l’importanza dello scouting di nuovi talenti tramite le piattaforme digitali. Non a caso il titolo è New Designers’ Scouting Becomes Digital (How The Digital Era Scouting Will Find Talented Fashion Designers).Nel parterre dei relatori figurano Mario Dell’Oglio, che presenta la piattaforma digital dei Best Shops, Elisa Cesaridi Lambert & Associates, Claudio Bettidi Spinnaker boutique ad Alassio, Andrea Moltenidi Tessabita Como, Bruna Casellidi, Bernardelli Store a Mantova e Giorgia Caovilla, fondatrice e stilista di O’Jour calzature. Seguirà l’assegnazione dei Fashion Excellence Award, che premiano il top della ricerca di giovani talenti. Tornano il Fashion Frames, area dedicata ai designer attenti alla ricerca stilistica nella moda femminile, e i progetti di Masters of Craftmanship, dedicati al top della sartoria maschile. Rilevante, per questa edizione, la presenza del Lanificio Fratelli Cerruti, che ha promosso l’iniziativa New Sartorial Thread: una selezione di sarti napoletani di alto livello - Sartoria Chia, Sartoria Carfora e Sartoria Siotti - ai quali ha fornito i propri tessuti per realizzare una serie di curatissime proposte.

ECCELLENZE D’ITALIA

A sinistra, un’ anticipazione dal Salon of Excellence di Palazzo Capponi: hig heels firmati O’Jour, il nuovo marchio di Giorgia Caovilla. E i tessuti messi a disposizione da Lanificio Fratelli Cerruti per le curatissime proposte dei migliori sarti napoletani (foto di Elisa Egger). Dopo la rassegna, Palazzo Cappponi ospiterà una Cena di Gala super esclusiva “Eccellenze di Casa Savoia” con la presenza di S.A.R Emanuele Filiberto di Savoia che presenterà un suo progetto legato al mondo del luxury food, in collaborazione con Tuscany Food Heritage. Strategic partner DeGorsi e il magazine Heritage & Traditions.

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Arena Lifestyle 06/17- AGENT PROVOCATEUR/ Il Codacons

Unesco? No, grazie

I

l funzionario che l’ha ricevuta, non poteva credere ai suoi occhi. Il Codacons (coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) ha presentato nei giorni scorsi una proposta choc alla sede centrale di Parigi dell’Unesco. Chiede che Roma sia depennata dall’ elenco dei siti protetti, allegando un lungo elenco di casi di degrado, presenti sia nel centro storico che nelle periferie. Il presidente Carlo Rienzi descrive senza scomporsi l’iniziativa, sottolineando l’incuria e l’abbandono in cui versa Roma: invasa dalla sporcizia, dalla presenza di topi ovunque, di stormi di gabbiani che fanno i nidi sui tetti e banchettano tra i cassonetti o tra i rifiuti abbandonati dai turisti di fianco ai monumenti più celebri della città, da auto e moto che parcheggiano selvaggiamente, da bivacchi di clochard ma anche di turisti che dormono indisturbati non solo nei giardini e nelle aree verdi, ma anche sotto i portici e nelle gallerie di negozi. Per non parlare degli ultimi scandali: turisti che si tuffano nella fontana di Trevi o fanno i propri bisogni ovunque, fino ai manichini impiccati appesi dai tifosi della Roma di fronte al Colosseo, pure lui devastato da scritte e vernici praticamente ogni giorno. “La capitale italiana, degradata da sporcizia, topi e sempre infestata da cumuli di immondizia, non è più il simbolo di bellezza, storia, cultura, arte. Per questo e per mille altre ragioni non può più essere patrimonio mondiale dell’Umanità e il suo centro storico deve essere per ora escluso dalla prestigiosa lista dei siti targati Unesco, di cui fa parte dal 1980”. Tra i criteri di inserimento tra i patrimoni Unesco, continua la lettera del Codacons, figurano “l’ apportare una testimonianza unica ed eccezionale su una tradizione di civiltà e di cultura e il rappresentare un esempio eminente dell’interazione umana con l’ambiente”. Ricordare queste parole non è mai invano: allo stato attuale i requisiti di Roma sono svaniti. L’unico segno tangibile è l’inciviltà di chi usufruisce del centro di Roma e del totale disprezzo per le sue bellezze. Non parliamo per decenza del rispetto dell’ambiente. L’unica consolazione che la sindaca Virginia Raggi potrà avere è di non essere sola a subire questa vergognosa istruttoria: ce n’ è anche per Napoli, che non ha completato il progetto Unesco e dunque perderà 100 milioni di euro di finanziamenti stanziati che non possono essere utilizzati. Colpa dei ritardi e dell’incompetenza di varie amministrazioni comunali. La grande operazione urbanistica mirava al risanamento di un’area pari a 1000 ettari, con 300 chiese, 200 delle quali chiuse e in degrado. Il Comune, invece di organizzarsi per operare al meglio, ha investito tempo e risorse per scagliarsi contro le associazioni di volontari che denunciavano abusi e ritardi, accusandole di agire contro gli interessi della città. La perdita dei fondi europei viene prima nascosta e poi negata dal Comune, che ha già perso tre anni non elaborando il piano organico per gli interventi nella zona Centro storico Patrimonio Unesco per il periodo 2014 -2020.

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dietro un sorriso, una storia

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