Arena lifestyle 02:2018

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ARENA Arena Lifestyle - supplemento del settimanale on line Commodity World Weekly - Anno I II n.. 33 2 /2018 registr. al Tribunale di Pavia n. 673 dell’11/5/2007

foto concessa dal Maestro Sipari di Pescasseroli

Rivista mensile web a distribuzione gratuita, supplemento di Commodity World Weekly. Prodotta e diretta da Katia Ferri Melzi d’Eril www.katiaferri.com

WEB MAGAZINE ANNO III N. 33 FEBBRAIO 2018

LIFESTYLE

IL FILM DI GRACE JONES 60° GRAMMY AWARDS IL 68° FESTIVAL DI SANREMO MOSTRA SUI PINK FLOYD

MUSIC! KATIA FERRI MELZI D’ERIL




EDITORIALE/ FEBBRAIO di Katia Ferri Melzi d’Eril

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a preparazione della cover story su Sanremo mi ha portato ad incontrare vari ‘addetti ai lavori’ del settore, inclusi vari colleghi giornalisti che scrivono di musica e i cosiddetti ‘critici musicali’, che non sono giornalisti col tesserino in tasca ma appassionati, musicisti o insegnanti di musica che si sono messi a scrivere. Ho appena scoperto che in questi giorni molti di loro, sull’uno e sull’altro fronte, si consultano freneticamente via cellulare. Perchè siamo in vista, mi spiega uno dei più simpatici, del cosiddetto momento dell‘ “ascolto anticipato”. Si tratta di un incontro ufficiale nel quale i giornalisti ascoltano, in anticipo e in un solo posto, tutte le canzoni in gara al Festival di Sanremo. Questa consuetudine offerta dalla Rai presenta indubbiamente risvolti positivi, ma anche altri che non lo sono affatto. Le canzoni del Festival sono pensate per l’ esecuzione con l’orchestra, mentre le registrazioni che vengono fatte ascoltare in conferenza ai giornalisti sono quelle che vengono poi pubblicate sui vari store digitali. Dunque dal punto di vista musicale differiscono. E poi un conto è ascoltare una canzone alla prima serata del Festival senza averla mai sentita prima e un conto è ascoltarla e riascoltarla, dopo il rito collettivo dell’anticipazione a fin di bene. Chiunque, in una giuria valuta il complesso dell’esecuzione: il testo, la musica, lo stile con cui la canzone è stata cantata, il modo in cui è stata arrangiata. Gli spettatori a tutto questo aggiungono anche il modo in cui la regia del Festival la presenta. Conoscere già il brano, insomma, può accentuare il gradimento oppure diminuirlo. Soprattutto se la prima volta si ascolta in gruppo coi colleghi, commentando e condividendo i pareri, magari su whatsapp... Insomma, cronisti e critici di solito si scambiano giudizi, pareri e voti subito dopo l’ascolto anticipato e collettivo. E chissà che alcuni non siano pure troppo connessi con i concorrenti in gara o con chi lavora per i cantanti. Alcuni appaiono troppo di parte, specie se un cantante lo conoscono dai suoi esordi. O troppo geolocalizzati: voti alti per tutto quel che proviene da una certa città o da un certo territorio, a prescindere. Oppure troppo buonisti: voti alti e nomination al premio della critica se il testo della canzone parla di migranti-attentati-violenza sulle donne, disabilità. Ecco come si generano i voti. Questa idea dell’ascolto anticipato insomma, a noi non pare una buona idea, se si deve votare bene. E’ senz’altro meglio l’ascolto collettivo e al tempo stesso individuale, di ciascun concorrente in gara, durante la prima serata di competizione canora. La vecchia maniera, insomma. Un’atto di vera trasparenza.

Qui sopra, Ornella Vanoni, pronta a scendere in gara al Festival di Sanremo, contro competitors molto agguerriti: cantanti di lungo corso, giovani promesse e cantautori top sono preparati alla battaglia, anche se non ci saranno eliminazioni sul percorso. Sopra bracciale in metallo dorato, vetro e pietre bianche con Madonna e Bambino ,firmato Fiona Swarovsky.

ARENA LIFESTYLE anno II° n. 33/ febbraio 2018 -Editore e Direttore responsabile: Katia Ferri Melzi d’Eril Supplemento gratuito del settimanale web Commodity World Weelkly - Registr. Tribunale di Pavia n.673 17/5/2007 Redazione: Villa Melzi d’Eril, via Colombarone 13, Belgioioso PV - Italia Si ringrazia M. Jean Paul Goude per le foto di Miss Grace Jones Contributors di questo numero: Sebastiano Calà, Valeria Frattini, Simone Pini, Giada Bellati Contatti: katiaferri@hotmail.com, Facebook: Katia Ferri Melzi d’Eril - Tutti i diritti riservati

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SOMMARIO

4/ EDITORIALE di Katia Ferri Melzi d’Eril

FEBBRAIO 2018

5/ SOMMARIO FEBBRAIO 2017

32-33 /HI-TECH - LIBRI Le novità da regalare e regalarsi

6-7/TREND Il pink team fa dello sci uno sport superglam

34-39/ GRAND TOUR Sci tra le vette del Colorado di Simone Pini

8-13/ OMNIBUS MOSTRE a cura di Giada Bellati

40-41 /WEEK END I misteri di Nemi di Giada Bellati

14-15/FOCUS ARTE La mostra sui Pink Floyd a Roma

42-43/ WINE, FOOD I bianchi fermi. Finocchiona &.. champagne

16-29/ COVER STORY: MUSIC! Il docu-film dedicato a Grace Jones

44-47/FASHION Tentazioni animalier e spring wave

20-21/ TOP NIGHTLIFE: I GRAMMY 2018

48-49/ TOP NIGHTLIFE: I GOLDEN GLOBE Tutte le star in total black per protesta

22-29 /COVER STORY: MUSIC! Il festival di Sanremo firmato Claudo Baglioni, con Michelle Hunziker e Piefrancesco Favino

50-53/MODA E BEAUTY GREEN I nuovi make up di primavera 54/AGENT PROVOCATEUR Votami, perchè parlo male. Come te

30-31/ CINEMA Da Churchill a Rovazzi, passando per Verdone 5


Arena Lifestyle 2/18- TREND: La riscossa dello sci

LA TRIPLETTA ROSA DELLO SCI E’ GLAM

Ultima pista nel silenzio. Outfit sci superclassico in rosso e blu con cappuccio e casco, proposto dal brand scandinavo Helly Hansen. Nella foto piccola Federica Brignone, Alberto Tomba e Marta Bassino sul podio dello slalom gigante femminile di Aspen 2018

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a raffica di successi delle campionesse italiane sta riportando in alto lo sci fra gli sport che l’universo femminile considera più trendy. Dopo il boom dello snowboard, delle ciaspole, dei carver, del fondo, ma soprattutto dell’ après ski, ecco che lo sci alpino, si riprende il podio. Negli ultimi anni - inutile negarlo - si è andati in montagna più che altro per il dopo sci. Tutti in attesa di quel momento lì, quando gli impianti hanno chiuso e sulle piste rimangono in pochi, quelli a cui piace fare l’ultima pista nel silenzio, per prepararsi alla serata. Mentre le mandrie facevano le ultime discese, i supertrendy se ne stavano seduti in terrazza a godersi i drink: grappa, vov, bombardino. Sole, crema protettiva, musica, amici, nuove conoscenze. Iniziava così l’après-ski, il “dopo-sci”, con un bicchiere sulle piste e il proseguimento nei locali in paese, ai piedi degli impianti, nelle discoteche e nelle vinerie. Ma la nuova valanga azzurra ha cambiato gli orari: soprattutto quelli dei pasti nei rifugi in montagna dove tutto si ferma e mille volti abbronzati si intruppano ovunque, davanti ai televisori, per

seguire le gare. Le gesta della tripletta azzurra a Milano sono il motivo di inspiegabili rallentamenti nelle contrattazioni di Borsa, e la ragione che spinge i genitori ed eserciti di bambinetti principianti sui campetti scuola: vengono giù come missili già a due anni, senza neanche le racchette e sono incitati a vincere le garette, a tutti i costi, saltando giorni di scuola e verifiche. Per l’amica neve cantata anche da Giorgia e Marco Mengoni, che dopo anni di magra è caduta abbondantissima anche sulle basse quote, le vetrine dei negozi di abbigliamento hanno ritardato le anticipazioni di primavera: anche da Zara, in pieni saldi, non sono in vetrina le canottiere di seta per l’estate, ma gli ultimi bagliori dell’inverno e outfit che più montagna non si può. In realtà non sappiamo davvero se è tutto merito di Federica Brignone, che ha vinto lo slalom gigante femminile di Aspen, valido per le Finali di Coppa del Mondo di Sci alpino. Ma la sua faccia comincia ad essere riconosciuta anche dai noi addetti ai lavori, dunque aspettiamoci presto che qualche grande azienda elettrica, telefonica o alimentare la ingaggi come testimonial. Intanto

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La riscossa dello sci -TREND -Arena Lifestyle 2/2018

fa piacere a tutti, ma proprio tutti, vedere nelle foto Alberto Tomba, un gigante dello sci mai dimenticato, che dopo anni di grande protagonismo delle notti glam è divenuto un tecnico molto serio. Alberto Tomba, che quest’anno a 51 anni ha festeggiato il suo trentennale di vittorie sugli sci a Madonna di Campiglio, scendendo in splendida forma, è l’enciclopedia vivente dello sci. Sembra passata un’ eternità da quando Tomba (tre ori olimpici e due mondiali, oltre alla Coppa del Mondo generale nel 1995) ha lasciato le gare, a trentuno anni appena compiuti. Avrebbe, per sua stessa ammissione, potuto continuare per almeno un lustro, chiudere verso i 35 anni e forse avrebbe scritto altre pagine importanti di storia di questo sport. Ma lo stress di una vita sempre al limite e soprattutto sempre sotto i riflettori ha avuto la meglio. Nel post-carriera, aveva fatto varie apparizioni televisive e pure un film da protagonista, ma poi ha preferito un profilo basso che gli permettesse di restare vicino al suo mondo, la neve e lo sci. Nessuno se lo dimentica quel dicembre 1987, sul canalone Miramonti, al mattino del 16 dicembre, quando nacque la sua stella. Quello fu il primo anno di vittorie, lo chiamavano ancora per nome e cognome, non ancora ‘Tomba la Bomba’. Poi arrivò l’ Alberto olimpico -quello del 1988- e quello sul doppio podio canadese. Prima di Madonna di Campiglio, Alberto era considerato poco, per emergere doveva trovare il primo podio nel 1986 sulla Gran Risa, il gigante della Val Badia, conquistare un secondo posto, volare al Mondiale di Crans. Il bronzo accese i riflettori di tutto il mondo su di lui. Faceva effetto vedere prima il nome di Alberto poi quello di Ingemar Stenmark. Ben presto il pubblico scoprì anche il Tomba show: a chi può venire in mente di alzare il braccio della vittoria prima (e non dopo) aver tagliato il traguardo? Si capisce che ora, in un podio azzurro al femminile, non ha resistito a far capolino. Nessuno può galvanizzare una squadra come sa

fare lui, divertente all’ennesima potenza. E infatti ride raggiante la milanese Federica Brignone: già in testa al termine della prima manche, ha preceduto le compagne di squadra Sofia Goggia e Marta Bassino che l’hanno seguita senza indugio piazzandosi rispettivamente seconda e terza. Per una volta l’americana e trionfatrice della classifica assoluta, Mikaela Shiffrin, è arrivata solo sesta. Diciassettesima Irene Curtoni 23esima Laura Pirovano, mentre purtroppo è uscita Manuela Moelgg. La storia dello Sci italiano non era più scritta da un bel pezzo, dopo le grandi campionesse degli Anni Novanta. Torniamo con la memoria alla storica tripletta del 2 marzo 1996 a Narvik, quando Deborah Compagnoni, Sabina Panzanini e Isolde Kostner occuparono i primi tre posti dello slalom gigante. Esattamente come è successo nei giorni scorsi ad Aspen, con una superlativa Federica Brignone che vince entrambe le manche e porta a tre i successi stagionali (cinque in carriera) e si propone come autentica mattatrice del gigante. Quella della Brignone rappresenta la vittoria numero 30 nella storia del gigante femminile. Al secondo posto va notata la brava Sofia Goggia che raddrizza la sua gara nel secondo tempo nella seconda frazione, e porta a 13 il numero di podi personali in stagione. Sofia punta anche lei a prendere il terzo posto nella classifica finale di disciplina, con 405 punti, alle spalle di Worley (685) e Shiffrin (600). La Brignone attualmente è quarta e la Bassino segue le compagne in sesta posizione. Ma la Goggia prende il terzo posto anche della classifica assoluta con 1197 punti, nuovo record per un’italiana, dietro a Shiffrin e Stuhec. Marta Bassino, appena eletta “Young Skier of the Year”, porta a tre i podi personali in stagione e completa lo splendido podio azzurro sulle nevi americane. L’Italia ‘Rosa’ guida nettamente la classifica per nazioni con 4911 punti, quasi 1000 punti in più dell’Austria che si ferma a 3918. L’Italia dello Sci compie un balzo in avanti e sale a quota 43 podi complessivi, un numero mai raggiunto nella storia: nasce una nuova ‘Valanga Azzurra’.

RIFUGIO MONTE MARCA NELL’OASI ZEGNA È a 1616 m sulla sommità più alta del comprensorio alpino di Bielmonte. “Relax” è la parola d’ordine: buona cucina tradizionale, panorami meravigliosi, tranquillità e silenzio a perdita d’occhio. E’ raggiungibile in seggiovia o a piedi. Progettato dall’architetto Ernesto Giuliano Armani nel 1956, nasce come stazione di arrivo della seggiovia che collega Bielmonte con la cima del Monte Marca, a 1615 m di altitudine, dove la vista spazia a 360 gradi su un panorama che si estende a sud sulla Pianura Padana fino al Monviso, e a nord sull’Alta Valsessera fino al Monte Rosa. I piatti della tradizione montanara, semplici e curati, impiegano ingredienti del territorio. Una sala in legno con vetrate su tre lati ed un camino centrale, rende il tutto accogliente come un salotto di casa. Per chi desidera trascorrervi la notte, ci sono 24 posti letto divisi in sette camere, tutte con bagno privato. In inverno è punto di sosta per gli amanti dello sci e gli appassionati di escursionismo. Per chi vuole fare una piacevole passeggiata è possibile raggiungere il rifugio in 20 minuti di cammino su facile sentiero segnalato; é possibile salire in rifugio utilizzando la sua seggiovia. La corsa può anche essere attivata fuori dagli orari consueti, prenotando la salita direttamente con i gestori del rifugio. Dalla primavera all’autunno dal rifugio Monte Marca parte una divertente pista di bob con curve paraboliche che scendono su un pendio di 150 metri di dislivello per uno sviluppo di più di 600 metri ed è punto di passaggio di diversi itinerari a piedi e in mountain bike.

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OASI ZEGNA Nell’oasi Zegna torna a febbraio Neve&Ghiaccio Storico, un evento unico nel suo genere che unisce la gara di regolarità turistica allo slalom gigante. E’ in programma il prossimo 17 febbraio. Le iscrizioni sono aperte fino a mercoledì 14 febbraio 2017


Arena Lifestyle 2/18- OMNIBUS MOSTRE

Febbraio 2018

a cura di Giada Bellati

Vimercate

Roma

Attiva fino al 11 marzo, la mostra “Il segno del ‘900. Da Cezanne a Picasso, da Kandinskij a Fontana. Opere grafiche” viene esposta al Museo MUST di Vimercate sotto la cura di Simona Bartolena. Tale mostra ripercorre la scena artistica del secolo attraverso 85 opere grafiche di artisti europei a partire dalla fine dell’800 tra cui si seguono i passi di Paul Cézanne e gli artisti appartenenti al simbolismo fino ad arrivare al secondo Dopoguerra viaggiando tra i movimenti d’avanguardia di artisti quali Picasso, Matisse, Kandinsky, Vedova, Fontana, Klee, Dix, Mirò, Giacometti e Hartuga. L’esposizione tende ad esprimere come la stampa d’arte nel ‘900 abbia rappresentato uno strumento prezioso e un mezzo espressivo autonomo purtroppo però molto svalutato perché considerata una forma d’arte inferiore a pittura e scultura; riflettendo quindi sull’età contemporanea, l’ obiettivo è quello di ripercorrere la storia dell’arte europea dell’inizio 900 e scoprire e approfondire un ambito in Italia poco considerato.

“Artisti all’Opera” è il titolo della mostra esposta al Museo di Roma nel Palazzo Braschi a cura di Gianluca Farinelli, Antonio Bigini e Rosaria Gioia che si propone di rappresentare l’arte figurativa a partire da fine ‘800 per trasmettere come il teatro sia un universo di artisti tra musicisti, registi ed allestimenti figli del lavoro di grandi figure del secolo. L’esposizione infatti presenta circa 60 mila costumi e scene di artisti tra cui quelli di Pablo Picasso (1919) e di artisti figurativi quali Armani, Valentino, Danilo Donati e Gabriella Pescucci, e circa 11 mila maquette con l’aggiunta del sipario di 15 metri ideato da De Chirico. Quest’ultimo è aperto metaforicamente dalla Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni (1890) e dalla Tosca, opera musicale di Giacomo Puccini (1900). In conclusione vengono presentati artisti degli anni ’60 (Renato Gattuso, Alexander Calder) e dei decenni successivi (Mario Ceroli e William Kentridge).

“IL SEGNO DEL ‘900” FINO ALL’11/3/2018

“ARTISTI ALL’OPERA” FINO ALL’11/3/2018

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OMNIBUS MOSTRE -Arena Lifestyle 2/18

VERONA fino al 25 febbraio 2018 AMO- Palazzo Forti di Verona ospita la mostra Botero con oltre 50 opere adatte a ripercorrere la carriera di Fernando Botero. I suoi corpi smisurati, le atmosfere fiabesche dell’America Latina, l’esuberanza delle forme e dei colori si dipanano in un’esposizione che tocca tutti i temi cari all’artista, un uomo legato alla sua terra. L’esposizione si articola in dieci sezioni, dagli esordi, con opere ispirate agli antichi maestri e le Nature morte; dall’universo del Circo alla Vita Latino Americana, tavole che ritraggono la sua gente e dense di nostalgia, ad attrarlo è l’eleganza multicolore degli abiti sgargianti, lo sfarzo barocco degli ambienti. Non poteva mancare il confronto con il tema suggestivo della Corrida legato alla sua cultura, così come quello della Religione, esempio di pratica del soprannaturale. Chiude la mostra la sezione Nudi in cui i volumi sono ammantati da una grazia straordinaria nonostante l’abbondanza rubensiana dei corpi. La mostra è curata da Rudy Chiappini in stretta collaborazione con l’artista.

Milano

L’ ULTIMO CARAVAGGIO Fino al 8/4/2018 La mostra “L’ ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi Maestri” aperta in Piazza della Scala Milano fino all’8 aprile del 2018, si dedica all’artista appena citato e alla sua strada per diventare un vero e proprio mito, grazie alla promozione di Intesa San Paolo. L’esposizione confronta due opere dedicate alla vicenda di Sant’Orsola, ossia l’ultimo dipinto del Merisi (1610) e la tela del maestro Bernardo Strozzi (1615/1618). Segue poi l’esposizione di cinquanta opere di seguaci di Caravaggio tra cui Battistello Caracciolo, Ribera e nuovi maestri quali Rubens, Van Dyck, Procaccini di cui viene presentata “L’Ultima cena” di ben 40 metri quadri. L’obiettivo della mostra è quello di rievocare le principali vicende artistiche di Napoli, Genova e Milano tra la rivoluzione mossa da Caravaggio e la nuova età del Barocco.

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Reggio Emilia

“KANDINSKIJ, CAGE: MUSICA E SPIRITUALITA’ NELL’ARTE”, fino al 25/2/2018 A Palazzo Magnani, antica residenza del musicologo Luigi Magnani, viene avviato il percorso tra arte e musica detto “Kandinskij, Cage: Musica e Spirituale nell’arte”, una mostra che parte da Kandinskij fino ad approdare al musicista John Cage, che tenta di collegare la musica in connessione con gli sviluppi dell’arte moderna dalla fine dell’800. L’esposizione apre con bozzetti di opere di Richard Wagner, introducendo poi 50 opere di Kandinskij con caratteristiche musicali tra cui gli acquerelli dipinti per gli spettacoli teatrali e che esprimono l’arte con attenzione sull’interiorità. Tutte le opere vengono esposte con musiche legate alle opere come ad esempio Toccata e Fuga di Bach. Vengono quindi presentati Paul Klee, Oskar Fischinger che si ispirò a Kandinskij e divenne maestri di Cage, e altri tre artisti del secondo dopoguerra, ossia Nicolas De Stael, Fausto Melotti con “L’Uccello di Fuoco” (1971) e Giulio Turcato. Estremamente innovativa è la Sala del silenzio nella quale viene esposta la tela bianca di Robert Rauschenberg. A concludere il percorso troviamo John Cage, il quale aveva pensieri che erano simili alla spiritualità kandinskiana, presentando anche altri artisti e rappresentazioni per comprendere la poesia cageana.


Arena Lifestyle 2 /18- OMNIBUS MOSTRE

SIENA FINO AL 8 APRILE 2018 Sotto la cura di Alessandro Bagnoli, Roberto Bartalini e Max Seidel, la mostra Ambrogio Lorenzetti offre l’occasione di intraprendere un viaggio alla scoperta del pittore senese, non solo attraverso le opere che egli ha realizzato, ma anche attraverso dipinti conservati nei più importanti musei del mondo: il Musée du Louvre, la National Gallery di Londra, dalle Gallerie degli Uffizi e Musei Vaticani reintegrando nella quasi totalità le tappe della carriera artistica del Lorenzetti. Tra le opere che il visitatore potrà vedere ritroviamo il ciclo di affreschi staccati della cappella di San Galgano a Montesiepi e il polittico della chiesa di San Pietro in Castelvecchio. Lo spettatore potrà rivivere i passi di un artista celebrato dagli uomini del suo tempo e a cui oggi viene reso omaggio approfondendo la conoscenza dell’autore e favorendone un consistente avvicinamento del pubblico.

Milano

“MACCHIAIOLI.CAPOLAVORI DA COLLEZIONI LOMBARDE Fino al 25/2/2018 “Macchiaioli. Capolavori da collezioni lombarde” è la nuova mostra autunnale curata da Francesco Luigi Maspes ed Enzo Savoia che ci permetterà di approfondire la conoscenza di un altro tassello dell’arte dell’Ottocento italiano ovvero i Macchiaioli, un gruppo di pittori, per la maggior parte toscani, il cui nome deriva dall’ironica definizione data loro dai pittori accademici si riconoscevano attorno a una pittura di ‘impressione’ attuata per mezzo di macchie di colore. In mostra una trentina di dipinti di Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Silvestro Lega, Nino Costa, Odoardo Borrani e altri maestri che insieme si fecero portavoce di un nuovo modo di sentire la pittura che colse il senso del vero, in contrapposizione allo spirito accademico. E così il realismo diventa protagonista delle loro opere: la natura osservata direttamente e colta nelle sue abbaglianti luci e profondissime ombre, l’incanto degli interni nelle scene di quotidianità. Una pittura che fece breccia presso molte collezioni private, fra cui quelle lombarde da cui provengono diverse opere presenti nella mostra.

Padova

IL TEMPO DA GALILEO IN POI Fino al 18/3/2018 Dopo Galileo tutto segue un mutamento spontaneo, questo è il tempo sul quale si incentra la mostra a cura di Giovanni C.F. Villa che si tiene nel palazzo del Monte di Pietà. Tale personaggio, secondo l’esposizione è infatti sentito da molti, ma conosciuto da pochi che non riuscirebbero neanche minimamente a collegarlo a tale ambito. Vengono presentate molte opere tra cui schizzi e acquerelli dello stesso scienziato che fu infatti anche artista e un ottimo disegnatore; resta comunque più concentrato verso l’ambito scientifico scoprendo persino la Luna, rappresentata così come gli altri astri tra cui le tele “Osservazioni astronomiche” di Donato Creti. In conclusione vengono presentati i monumenti dedicati all’artista-scienziato protagonista della mostra e sezioni di arte contemporanea da Previati a Balla fino ad Anish Kapoor completando in tal modo sette secoli di arte occidentale intrecciati con la scienza.

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OMNIBUS MOSTRE - Arena Lifestyle 2/18

FIRENZE Fino all’ 8/4/2018 La famiglia Antinori commissiona a Stefano Arienti (1961), tra gli artisti italiani più apprezzati, un nuovo progetto in dialogo con un capolavoro della storia dell’arte rinascimentale: la lunetta raffigurante La resurrezione di Cristo realizzata da Giovanni Della Robbia e riprodotta in quella conosciuta come “lunetta Antinori”. Secondo il progetto, in una sala attigua a quella della lunetta, sarà installata l’opera dal titolo “Scena Fissa” creando quindi un dialogo diretto tra arte rinascimentale e contemporanea, nella mostra “Da Brooklyn al Bargello: Giovanni della Robbia, la lunetta Antinori e Stefano Arienti”. Nella presentazione gli elementi compositivi di questa lunetta verranno isolati e distribuiti nello spazio lasciando le varie parti che formano la composizione separate in 46 elementi. L’allestimento che occuperà le tre pareti della stanza dedicata a Stefano Arienti, avrà caratteristiche simili a quelle della sala in cui sarà esposta la Lunetta, comunicante con essa, in modo da non modificare la percezione dello spettatore che ,passando da una stanza all’altra, potrà trarre la continuità delle opere.

Milano

Roma

L’EREDE DI CAPA Fino al 4/3/2018 Viene esposta a Palazzo Reale di Milano la mostra curata da Roberto Koch e dal protagonista James Nachtwey e che prende appunto il suo nome: “James Nachtwey. Memoria”, il pluripremiato fotografo americano, considerato da tutti l’erede di Robert Capa. La mostra tende a far riflettere sulla crudezza della guerra, sulla violenza del terrorismo, sulla disperazione delle persone e sull’immigrazione in Europa, attraverso ben duecento immagini scattate da Nachtwey ed esposte nelle diverse sale. Tali fotografie permettono di analizzare questi aspetti in diversi luoghi del mondo: da El Salvador a Gaza, dall’Indonesia al Giappone, passando per la Romania, la Somalia, il Sudan, il Rwanda, l’Iraq, l’Afghanistan, il Nepal, gli Stati Uniti (tra cui la testimonianza straordinaria dell’attentato delll’11 settembre 2001) e molti altri paesi. La mostra sarà accompagnata anche da un libro pubblicato da Contrasto e Giunti.

DIVINE CREATURE” Fino al 3/3/2018 “Divine Creature” è il nome della mostra inaugurata presso la Hall d’Ingresso dei Musei Vaticani e approdata qui dalla precedente tenutasi a Firenze nel 2017. Tale esposizione propone dieci lavori fotografici di Leonardo Baldini e vari set ai quali prenderanno parte ragazzi disabili. L’obiettivo è quello di creare una passeggiata mistica attraverso la rielaborazione di capolavori di arte sacra rinascimentale e del ‘900 di cui: l”Annunciata di Palermo” di Antonello da Messina (1476), l”Annunciazione” di Caravaggio (1609), l’”Adorazione del Bambino” di Gherardo delle Notti (1620), l’”Angiolino musicante” di Rosso Fiorentino (1521), il “Bacio di Giuda” di Giuseppe Montanari (1918), l’”Ecce Homo” di Lodovico Cardi (1607), “Cristo e il Cireneo” di Tiziano (1560), il “Lamento sul Cristo morto” di Mantegna (1480), il “Trasporto di Cristo al Sepolcro” di Antonio Ciseri (1870) e la “Cena di Emmaus” di Caravaggio (1606). L’esposizione comprende così le tappe fondamentali della vita di Cristo e rende la forza del messaggio cristiano tanto grande quanto la bellezza di un’umanità prorompente.

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Arena Lifestyle 2/18- OMNIBUS MOSTRE

DUCHAMP, MAGRITTE, DALI’, I RIVOLUZIONARI DEL ‘900 E’ stata prorogata al 25 febbraio 2018 la mostra a Palazzo Albergati di Bologna che ospita una grande esposizione, è dedicata a quei nomi del mondo dell’arte che hanno rivoluzionato il Novecento. Oltre duecento opere, tutte provenienti dall’Israel Museum di Gerusalemme. Con capolagori assoluti come Duchamp, Magritte, Dalì, Ernst, Tanguy, Man Ray, Calder, Picabia e molti altri, riuniti tutti insieme per raccontare un periodo di creatività geniale e straordinaria. La determinazione a rivoluzionare l’arte, a rompere col passato e inventare un mondo nuovo, è raccontata con grande ricchezza narrativa nella mostra attraverso le cinque sezioni tematiche. Accostamenti meravigliosi, Desiderio, Musa e abuso, L’automatismo e la sua evoluzione. Biomorfismo e metamorfosi e Illusione, il paesaggio onirico.

Recanati

Napoli

LORENZO LOTTO, DIALOGO CON GIACOMO LEOPARDI Fino al 8/4/2018 La mostra “Lorenzo Lotto dialoga con Giacomo Leopardi”, a cura di Vittorio Sgarbi, rapporta due anime inquiete: da una parte il poeta aperto all’infinito spettacolo della natura Giacomo Leopardi, dall’altro il pittore Lorenzo Lotto; due uomini per i quali Recanati è stata ragione di riflessione dove il primo ha lasciato alcuni dei suoi capolavori e dove il secondo si tormentò e si espresse. Illustrando capolavori quali il polittico di San Domenico, la pala della Trasfigurazione, il San Giacomo Maggiore e la celebre e rivoluzionaria Annunciazione, verranno affiancate ulteriori testimonianze di Lorenzo Lotto, come il San Girolamo del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, La caduta dei Titani, e diversi ritratti tra cui il Ritratto di gentiluomo con lettera e il Ritratto di giovane gentiluomo. La straordinaria mostra vuole offrirci un viaggio attraverso due personalità della cultura, qui a confronto per approfondire il tema della mostra. Al percorso del Lotto si unirà quello su Leopardi con l’esposizione di documenti, manoscritti e cimeli del poeta. Per concludere verrà inaugurato anche il nuovo progetto di allestimento delle sale dedicate a Lotto.

LONGOBARDI, UN POPOLO CHE CAMBIA LA STORIA Fino al 25/3/2018 La mostra “Longobardi, un popolo che cambia la storia” analizza un popolo che cambiò la storia della penisola unendo Nord e Sud Italia di cui Pavia che fu la capitale del regno e Napoli che, nonostante fosse una città bizantina fu comunque un punto di riferimento del Ducato di Benevento. Questa espone oltre 300 opere; rappresenta 32 siti longobardi; 58 sono i corredi funerari esposti che attraverso le armi ritrovate testimoniano i loro valori pagani e guerrieri. Con queste premesse e questi obiettivi la mostra si sviluppa in otto sezioni: dall’arrivo dei Longobardi in Italia ai modelli insediativi introdotti da loro stessi. Questi ultimi in aggiunta alla diversità dell’economia rispetto all’Italia romana, sono ricordati in mostra grazie a oggetti d’uso comune tra cui anfore e monete, fino ad elementi architettonici che mostrano il diffondersi del cattolicesimo in continua alternanza alla fede ariana. Voci del passato longobardo giungono anche dai manoscritti preziosi concludendo la mostra con la grande fioritura della Longobardia Minor.

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OMNIBUS MOSTRE - Arena Lifestyle 2/18

TRA SIMBOLISMO E LIBERTY: ACHILLE CALZI Fino al 18 febbraio 2018 a Faenza (RA), presso il Museo Internazionale delle Ceramiche, si terrà la mostra “Tra Simbolismo e Liberty: Achille Calzi”. L’esposizione rappresenta il punto di arrivo di un importante lavoro antologico, mai prima condotto, su un artista cardine della storia culturale e della produzione simbolista e liberty del nostro paese. La mostra è la prima di un percorso che il MIC ha intrapreso per attribuire il giusto riconoscimento a livello nazionale, a maestri – tutti di nascita faentina – come Giovanni Guerrini, Pietro Melandri, Anselmo Bucci, Domenico Rambelli – sottolinea la direttrice del MIC, Claudia Casali.

Gela

Palermo

EROS, DAL MITO AL CONTEMPORANEO

Fino al 24/2/2018 La mostra “Eros, dal mito al contemporaneo” presentata nel Museo Archeologico Regionale a cura di Alba Romano Pace, mette a confronto due epoche, quali quella di statuette, anfore e crateri dipinti con scene erotiche del V e IV secolo a.C. e altri dipinti, sculture e fotografie di artisti contemporanei che raccontano l’Eros, così da relazionare due realtà lontane dal punto di vista cronologico, ma in realtà l’una matrice dell’altra. L’Eros viene presentato dagli antichi Greci come amore libero e amore proibito, nell’arte contemporanea atto ed immaginazione; in entrambi i casi viene a significare realtà contrapposte ma sempre collegate al desiderio, ricreando in tal modo una metafora della creazione dell’arte stessa. Suddivisa in cinque sezioni, la mostra esprime il legame dell’Eros con l’amore e quello con la morte (Thanatos), dal rapporto con il corpo (Eros organico) a quello con il potere.

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PAUSA SISMICA Fino al 13/3/2018 Si espone a Palermo, la mostra “1968/2018 PAUSA SISMICA. Cinquant’anni dal terremoto del Belìce. Vicende e visioni” che racchiude gli scatti dei fotoreporter, il primo servizio del radio giornale, i filmati degli archivi Rai in occasione dei 50 anni dal terremoto del Belìce. Il progetto viene esposto nel tentativo di ricostruire quel territorio e il suo paesaggio distrutto dal sisma nel segno dell’arte e della land art. Il progetto espositivo va avanti per sezioni ed è articolato secondo la pluralità di linguaggio che è propria dell’arte: pittura, scultura, teatro, foto, video, poesia, musica, architettura e installazioni contemporanee. La mostra parte dalla cronaca: la notte del terremoto, tra il 14 e il 15 gennaio 1968, e si svolge attraverso gli scatti dei fotografi che l’indomani si precipitarono nella valle tra Palermo e Trapani; seguono i primi video delle Teche RAI e si termina con la sezione Arte, con opere, fra i tanti, di Guttuso, Schifano, Rotella, Scialoja; bozzetti di sculture e frammenti di scenografie di Pomodoro, Paladino, Consagra, Isgrò; i versi dei poeti, la musica, l’archivio orale e molto altro ancora.


Arena Lifestyle 2/18- FOCUS ARTE/La mostra sui Pink Floyd a Roma

IL GRANDE SOGNO DEI PINK FLOYD

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na grande mostra a Roma dedicata una volta tanto alla musica, al mito di un gruppo inglese che, come i Beatles, sarà per sempre immortale: i Pink Floyd.

a un certo punto. Sono più interessato a voi, che alle cose che ho fatto 40 o 50 anni fa. Abbiamo realizzato cose che sono rimaste, come the Dark Side of the Moon, ne sono orgoglioso, ma c’è tanto altro di cui occuparsi, credetemi. Cose più importanti da risolvere nel presente, invece di guardare al passato. Pensate a come stanno vivendo la loro vita le popolazioni in Ecuador, Palestina, i Rohingya. Se posassimo questi telefonini e provassimo a capire quanto è difficile la situazione in tanti luoghi nel mondo, sarebbe già un buon inizio». Così ha esordito Roger Waters, bassista, paroliere e ideologo dei quattro di Cambridge. Invitato d’onore, insieme con il batterista e sodale floydiano Nick Mason, all’anteprima dell’esposizione sui 50 anni della band, allestita dal Victoria & Albert Museum e bestseller a Londra, ha visto la mostra nella sua completezza per la prima volta a Roma, a una manciata di chilometri da Anzio, dove suo padre perse la vita in guerra: una vicenda personale che

“Siamo qui per parlare di noi, dei Pink Floyd, ma non per lodarli” esordisce all’inaugurazione londinese Roger Waters, uno dei mitici fondatori del gruppo musicale più onirico del XX° secolo. Ma i visitatori, già un secondo dopo l’apertura di questo progetto espositivo che farà il giro del mondo, cominciano a mettersi in fila come gli adepti di una setta, in estatica adorazione. La mostra «The Pink Floyd Exhibition: their mortal remains», appena aperta anche in Italia al Macro di Roma e visibile fino all’1 luglio, è qualcosa che resta scolpito nell’animo degli amanti di quella musica, della loro musica. Waters è quello di sempre, guarda sempre avanti, musicalmente e non solo. «Tutto quello che abbiamo fatto noi del gruppo mi interessa fino

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La mostra sui Pink Floyd /FOCUS ARTE/ Arena Lifestyle 2/18

il rock ha trasformato in epica. «Sono molto legato a questi posti», sottolinea. E com’è la mostra? «Mi ha portato tanti ricordi alla memoria», risponde. Ma, come ormai suo solito da decenni quando appare in pubblico, è «più interessato al presente».Roger Waters suonerà ancora in Italia ed è già chiaro che saranno due date «monumentali» Mr. Waters - in procinto di tornare a esibirsi in Italia con tre date al Forum di Assago e all’Unipol Arena di Casalecchio ad aprile e i due maxishow delle mura storiche di Lucca e del Circo Massimo di Roma a luglio - è «preoccupato dalla razza umana e dalle nuove generazioni, troppo impegnate a guardare iPhone e Samsung. Non ho nulla contro questa mostra: avrà molto successo, però la storia parallela è una cosa che ci consuma molto di più. Ci troviamo su un treno espresso verso l’estinzione. Quella raccontata dalla mostra è una storia interessante, ma la storia che viviamo tutti i giorni è una storia di grande precarietà». Di lì alla rievocazione del brano Echoes, «inizio del mio percorso di autorealizzazione», il passo è breve: «Alla fine siamo tutti Homo Sapiens, parte di un gruppo genetico specifico, nato in Africa. Siamo tutti africani, cosa che dovremmo tenere sempre ben presente. Oggi vivo negli Stati Uniti, dove la gran parte dei soldi che spendo in tasse viene usata per gli armamenti. Ci dovrà essere un risveglio. Dovremo prima o poi riunirci contro questo stato di cose, o saranno guai». Mason è invece più diplomatico e molto felice che la gente in tutto il mondo sia tanto interessata alla storia del gruppo. «Spero di poter continuare a portare questa mostra in giro per il mondo. Riguardandola, ora, mi viene da pensare che il nostro viaggio sembra molto più premeditato di quello che è stato nella realtà dei fatti. Le cose, nella realtà, sono semplicemente accadute. Il partenariato con ilV&A Museum è stato

molto importante per realizzare questo percorso conoscitivo. Ci ha permesso di riflettere, di considerare come lavoravamo». E così, dopo l’idea iniziale di un debutto mondiale a Milano nel 2015, poi sfumato, è ancora l’Italia a tenere a battesimo l’ambiziosa esposizione sulla storia dei Floyd. Ideata da Storm Thorgerson e sviluppata da Aubrey «Po» Powell di Hipgnosis, che ha lavorato in stretta collaborazione con Mason, consulente della mostra per conto della band, «The Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains» è un viaggio audiovisivo nei 50 anni di carriera dell’iconico gruppo rock e offre una visione inedita ed esclusiva del mondo dei Pink Floyd. Sono esposti in mostra oltre 350 oggetti, mai visti prima, che rappresentano i diversi momenti della storia floydiana, a partire dalla gigantesca ricostruzione del furgone Bedford che usavano per i tour a metà degli anni Sessanta. La mostra racconta quale fu il ruolo della band nel cruciale passaggio culturale dai Sixties in poi. Grazie al caratteristico approccio sperimentale – che rese il gruppo inglese esponente di spicco del movimento psichedelico che cambiò per sempre l’idea della musica in quegli anni – la band venne riconosciuta come uno dei fenomeni più importanti della scena musicale contemporanea. Agli occhi del visitatori i Pink Floyd appaiono subito diversi, più completi. Non sono soltanto musicisti ma una «fabbrica» di icone pop. Hanno prodotto alcune delle immagini più popolari della cultura pop: dalla mucca frisona che fa bella mostra sulla copertina di Atom Heart Mather al prisma di Dark Side, fino al maiale rosa che vola sopra la Battersea Power Station di Londra per Animals e ai «Marching Hammers» di Another Brick in the Wall. La personale visione del mondo floydiana si è realizzata grazie a creativi come Storm Thorgerson, l’illustratore satirico Gerald Scarfe, il pioniere dell’illuminazione psichedelica Peter Wynne-Wilson.

DAVID BOWIE, LA MOSTRA A NEW YORK

“David Bowie is”, la mostra dedicata al Duca Bianco, che ha debuttato al Victoria and Albert Museum di Londra nel 2013 e che nell’autunno del 2016 è stata ospitata anche in Italia (a Bologna), arriverà, integrata e ampliata, a New York fra meno di un mese. Il Brooklyn Museum accoglierà i circa 300 oggetti, gli oltre 60 costumi e le installazioni (tramite cui viene ricostruito il percorso dell’intera carriera di Bowie, dalla musica al cinema, passando per la scrittura e la moda) dal 2 marzo al 15 luglio 2018. Il museo ha fatto sapere che in occasione della tappa newyorkese saranno esposti anche oggetti “mai visti prima”. Il cantante, scomparso nel gennaio 2016, lasciato un patrimonio stimato in oltre 92 milioni di euro alla moglie Iman e ai due figli, è stato cremato a New York, ma secondo sua precisa indicazione le sue ceneri sono state sparse con rito buddista a Bali.

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Un’immagine della mostra “David Bowie is”, che aprirà al pubblico il 2 marzo al Brooklyn Museum di New York


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IO? UNA STRONZA CHE VOLA ALTO Per chi non ha avuto la fortuna di vederla cantare dal vivo o di conoscerla di persona, il cinema è il medium ideale per saperne di più. Grace Jones, una delle icone più straordinarie della musica pop, torna per la gioia dei fans in “Bloodlight and Bami” film-documentario diretto da Sophie Fiennes uscito in Italia il 30 e 31 gennaio. Ha richiesto 12 anni di lavoro. E racconta la sua incredibile vita.

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e qualcuno sogna di vederla calcare le scene del Teatro Ariston, si metta pure il cuore in pace. Grace sarà molto, molto lontano da qui. Mentre alcuni dei suoi coetanei saranno in gara sul palco sanremese con le loro vecchie facce e le loro solite canzoni, la pantera Grace Jones con la voce intatta, il fisico inossidabile, le gambe lunghissime, i denti perfetti come quelli dei felini che possono ancora cacciare in libertà, gli outfit che danno lezioni di glam a tutti gli stilisti e alle popstar del mondo, sarà in Oceania. A raccogliere l’ovazione dei fan in Australia e Nuova Zelanda, che l’hanno già onorata con il sold out dei biglietti per i suoi concerti. Intanto anche la critica ha osannato il film che racconta la sua vita: una pellicola che sta facendo il giro del mondo e che è già prenotabile in dvd e blu ray: “Boodlight and Bami”. La black singer più stupefacente del XX secolo, dalla voce potente come Ella Fitzgerald e Tina Turner, è ancora eccessiva, sfrenata, inquietante e androgina sul palco. Ed è femminile, ponderata, assennata, creativa, affettuosa e divertente nella vita privata. In questo film la poliedrica artista giamaicana svela (ma non fino in fondo, naturalmente) il suo lato più intimo di amante, figlia, madre, sorella e persino di nonna. Consente di scoprire cosa si cela dietro la maschera della pop star che ha cantato ruotando l’hoola op per il

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A sinistra: Grace Jones canta “Slave to the Rhythm” roteando l’hoola hop al grande concerto per il Giubileo della Regina Elisabetta II. Qui sopra, la cantante giamaicana in due momenti dei suoi live show portati in 5 continenti. Sotto, la locandina del docufilm realizzato da Sophie Fiennes -116 min.distribuito in Italia da Officine Ubu - presentato anche al Festival di Toronto. “Il segreto del mio successo? Essere una stronza che vola alto, an “high flyng bitch ”. • I Need a Man (1975)• That’s the Trouble (1976) La Vie en Rose (1977) Do or Die (1978), Autumn Leaves (1978), Love is the Drug (1980), Private Life (1980), Warm Leatherette (1980), Demolition Man (1981), I’ve Seen That Face Before (Libertango) (1981), Pull Up to the Bumper (1981), Walking in the Rain (1981), My Jamaican Guy (1983), Living My Life (1983), Slave to the Rhythm (1985),Party Girl (986), Love On Top Of Love (1989), Amado Mio (1990), Sex Drive (1993), Love Bites (1996), Storm (1998), Corporate Cannibal (2008),Williams’ Blood (2008) Love You to Life (2010), Original Beast (2014). Giubileo di Diamante della Regina Elisabetta II, lasciando a bocca aperta mezzo mondo. Se l’acqua, come riferisce lei stessa, è il suo elemento naturale, il palco è la sua casa: là sa esprimersi nelle personificazioni più estreme, può far correre la sua immaginazione: è sul palco che la sua vita prende le sembianze di un musical. Il film ritrae Grace mentre si esibisce nelle sue hit più famose come “Slave To The Rhythm”, “Pull Up To The Bumper”, ma anche in brani più recenti e autobiografici come “Williams’ Bloods” e “Hurricane”. Ed è proprio da queste canzoni che il film trae spunto per entrare a filmare la vita familiare di Grace e condurci in un viaggio attraverso la Giamaica, dove scopriamo le sue radici e la sua infanzia traumatica. “Grace Jones: Bloodlight and Bami” intreccia l’universo pubblico e privato della black singer e ne mostra tutte le sfaccettature: nomade, artista, edonista, persona calorosa e divertente, ma anche tenace e fiera donna d’affari. Questo spirito attraversa tutto il film fino alle toccanti scene finali. Grace Jones arriva al cuore di tutti, fresca, inedita, una donna che ci ricorda cosa significa osare e vivere pienamente. Documentario musicale, ma anche esperienza cinematografica elettrizzante, “Grace Jones: Bloodlight and Bami” sarà al cinema in Italia solo per due giorni, il 30 e 31 gennaio 2018. Nel cast, diretti da Sophie Fiennes, troviamo tra gli altri la stessa Grace Jones oltre a Jean-Paul Goude e Sly and Robbie. Grace Jones è nata in Giamaica, ma non si sa bene se davvero nel 1948. Siamo certi che nella sua adolescenza negli Stati Uniti, allevata dai nonni, ha visto la rivoluzione sessuale e la guerra del Vietnam, il caso Watergate e il muro di Berlino, il primo allunaggio. Dalle foto più vintage scopriamo che abbracciato mille volte gli amici Andy Warhol , David Bowie, Keith Haring, Salvador Dalì. Allevata a botte e preghiere, ha chiamato ogni giorno della sua vita la madre Marjorie da qualsiasi luogo: cime innevate set, passerelle, dimore reali e palchi. A chi le domanda come affronta il passare degli anni, risponde con

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A sinistra, Grace Jones fotografata dal creativo francese Jean Paul Goude, suo ex compagno e padre di suo figlio Paulo. A destra, regina di New York negli Anni ‘80.

Alle cinque del mattino, mentre gli altri si piegano dal sonno, lei continua a bere champagne e racconta gli scherzi che faceva agli altri attori sul set di James Bond e si vanta di non aver mai fatto un bagno in mare indossando un costume, a meno di non avere una telecamera puntata addosso. La regista Sophie Fiennes ha lavorato dodici anni a questo documentario e si capisce: ci ha messo di più a tagliare, dolorosamente, molte lunghissime conversazioni notturne con Grace e moltissimi monologhi di Grace, che a fare le riprese. Nessuno sa quanti anni abbia veramente Grace Jones. Nessuno sa come abbia fatto il creativo francese Jean Paul Goude, a fare breccia nel suo cuore di acciaio, inaccessibile. E a renderla la madre tenerissima di Paulo, nel 1979, mentre era all’apice della carriera e degli eccessi (la tequila è il suo demone, ma in passato ha fatto uso anche di Lsd e cocaina). La sua divertente autobiografia, “Non scriverò mai le mie memorie” I’ll Never Write My Memories”, pubblicata nel 2015, fa deliberatamente depistaggio su molti argomenti. Nessuno sa perchè non fa mai le prove dei suoi spettacoli. Nessuno sa cosa fa davvero durante le lunghe notti insonni quando abbandona gli amici da qualche parte. Sophie Finnies racconta di aver passato gran parte delle giornate di ripresa aspettando il risveglio di Grace, che è famosissima per non farsi vedere in giro mai senza make up e mai prima delle quattro del pomeriggio. “Mi sveglio all’alba, fotografo il sole che sorge, bevo un po’ di champagne e poi me ne torno a dormire.” Eccessi e sregolatezze scivolano sulla sua pelle vellutata senza lasciare una ruga: porta la stessa taglia da cinquant’anni, non ha mai visto un chirurgo plastico.

un’ occhiata fulminante, se va bene. Lei vive nello spazio, non certo nel tempo, spiega. Negli anni d’oro della disco music, ha lavorato come modella, cantante, attrice ed è stata icona e musa di tante star in tutti i campi, dall’ arte alla pittura. Da quando, per caso, è stata ascoltata la sua voce in uno scherzoso karaoke tra amici, non ha mai smesso di cantare, incantando le platee con la sua voce inimitabile da contralto. I suoi successi pop sono stati contaminati nel tempo dal suo ‘ritorno alle radici’. Grace si è proclamata ‘schiava del ritmo’ ma nel tempo ha ceduto un po’ anche al reggae della lontana isola dove un monumento alla musica come Bob Marley l’ha sempre osannata. La Giamaica è il suo buen retiro per qualche settimana l’anno. Ma poi deve tornare nella sua vera patria, la metropoli: vive a Londra ma c’è New York nel suo Dna. E vogliamo parlare di Tokyo, sempre presente nei suoi outfit? Bisogna crederle per forza: solo in queste realtà può bere, fumare e tirar l’alba come quando aveva vent’anni. Quando decide di venire (in incognito) in Italia, resiste solo una manciata di giorni. Special Guest del Carnevale di Venezia 2015, è entrata in groppa a un cavallo bianco per il Ballo della Cavalchina al Gran Teatro La Fenice, sotto una pioggia di applausi, un momento indimenticabile. La sua bellezza statuaria, nei primi piani del film, stupisce sempre. Fa sospettare che Grace sia un’ extraterrestre che non invecchia mai: ha una struttura genetica talmente unica che qualcuno vorrà prima o poi studiarla e clonarla.

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In alto, la direttrice di Arena Lifestyle Katia Ferri Melzi d’Eril a Venezia nel 2012, dopo un dinner privato con Grace Jones, Nicholas de Leo e a destra il performer Principe Maurice. Qui a fianco, la pop star con Andy Warhol a New York. In basso, giovanissima con David Bowie. A destra in alto un live show in topless tribale e body painting, a 67 anni. Non mai stata a dieta: si ciba di frutta, sushi e ostriche che apre personalmente, bistecche al sangue. Viene in mente una famosa foto che le fece Goude, chiusa in gabbia come un animale. Nuda, il corpo longilineo tirato a lucido e un ghigno famelico sul volto mentre fissa l’ obiettivo come se volesse mangiarselo. Per terra ci sono pezzi di carne cruda masticata. Un cartello appeso alle sbarre dice “Do not feed the animal”. Così appare Grace sulla copertina del suo libro “Jungle Fever” nel 1982. Chiarendo che non è facile tenere a bada una come Grace Jones, che possiede una personalità focosa ma anche algida, distaccata. Pochi hanno potuto assistere alle sue divertentissime narrazioni, sembra impossibile che sia anche incredibilmente ironica, oltre che cronicamente in ritardo. David Letterman fu costretto a giocare a nascondino in studio, in diretta. Mentre Russel Harty si prese uno schiaffo, sempre in diretta, quando le volse le spalle per rivolgere la parola agli altri ospiti del suo show. Ride di gusto Grace, mentre racconta questi episodi e qualche volta fa finta di non capire le domande, salvo poi far intendere che finge e uscirsene con un sarcasmo asciutto e pungente. La sua presenza scenica e il suo gusto per il trasformismo ai confini del kitsch sono stati stati emulati da moltissime popstar: Madonna, Lady Gaga e Rihanna. Le generazioni troppo giovani non lo sanno: conoscono i suoi brani ma conoscono poco lei e non sanno capire quanto i suoi look sono copiati. Anche quelli che si proclamano suoi fan, in fondo, hanno ancora da studiare: non è ora di rivalutare la sua discografia? Grazie, dunque a Sophie, per il docufilm che ce la regala ‘al vivo’. Perchè divina, immortale, lo era già da un pezzo.

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GRACE JONES A SANREMO Clamori eccitati e fotografi senza freni a Sanremo, per l’arrivo da Losa Angeles di Grace Jones, la star. Fasciata di nero, con una parrucca di capelli liscissimi, ha cantato in inglese le malinconie del tempo che passa e degli amici che si perdono, le stesse con le quali Renato Zero ha emozionato il pubblico interpretando Spalle al muro. Renato Zero e Grace si erano conosciuti un anno e mezzo prima, al termine di una cena ad una trattoriaccia dei lungarni a Firenze, quando si trovarono a due voci in una canzone dei Beatles. Renato Zero le mandò la canzone che gli è stata regalata come dono per i suoi quarant’ anni da Mariella Nava, e Grace Jones venne a cantarla. Sul palco dell’Ariston era già salita un paio di volte, la prima nel 1978, tra gli ospiti internazionali: aveva incantato il pubblico con la sua raffinatissima “La vie en rose”, uno dei successi più grandi della sua carriera, ancor oggi eseguito e ascoltato in tutto il mondo. La sua discografia : • Portfolio (1977) • Fame (1978) • Muse (1979) • Warm Leatherette (1980) • Nightclubbing (1981) • Living My Life (1982) • Slave to the Rhythm (1985) • Inside Story (1986) • Bulletproof Heart (1989) • Hurricane (2008) Compilations: • Island Life (1985) • The Ultimate GJ (1993) • Island Life 2 (1996) • Private Life: The Compass Point Sessions (1998) • The Millenium Collection (2003) • The Universal Masters Collection (2003) • The Collection (2004) • The Grace Jones Story (2006) • The Ultimate Collection (2006) • Icon (2013)


Arena Lifestyle 2/18 / TOP NIGHTLIFE: I GRAMMY AWARD

LE STAR AI GRAMMY, L’ 2

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TUTTI I PROTAGONISTI DEI GRAMMY 2018 Il Grammy Award, è un premio tra i più importanti degli Stati Uniti. Assegnato per i risultati conseguiti nel settore della musica, viene generalmente considerato come l’equivalente dei premi Oscar nel mondo del cinema. Originariamente chiamato Gramophone Award, è presentato dalla National Academy of Recording Arts and Sciences (detta anche Recording Academy), una associazione di artisti e tecnici statunitensi coinvolti nell’industria musicale. Le nomination di quest’anno sono state all’insegna della diversita’ con artisti afroamericani grandi dominatori delle principali categorie. La cerimonia dei Grammy si è tenuta al Madison Square Garden di New York, trasmessa dalla Cbs. L’evento non si teneva a New York da 15 anni. E’ stato Bruno Mars il re incontrastato della 60esima edizione di questi Grammy. Il cantante hawaiano ha vinto tutti e sei i premi per i quali era in short list. Ha portato a casa anche il premio per miglior album (“24K Magic”), “Record of the year” e miglior canzone “That’s What I Like”. “O mio Dio” ha detto emozionato davanti a una enorme platea e a milioni di follower connessi. “Grazie mille a tutti ragazzi, wow. Voglio dedicare questo premio ai miei autori”. La sua vittoria ha stupito tutti. Ad inizio serata infatti sembrava fosse Kendrick Lamar il protagonista assoluto. Al rapper, che aveva aperto lo spettacolo con un mix dei suoi recenti successi, è andato il primo premio assegnato: Best Music Video per “Humble” e il primo fra i premi della parte trasmessa in tv: Best Rap/Song Performance, per “Loyalty”, cantata insieme a Rihanna. Ha vinto comunque molto anche lui, cinque premi in tutto, compresi miglior album rap, migliore canzone rap e Best Rap Performance. Alessia Cara ha vinto il premio come migliore artista emergente. La cantante è stata l’unica donna premiata durante le tre ore e mezza di diretta.

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I GRAMMY AWARD/ TOP NIGHTLIFE/Arena Lifestyle 2/18

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Le donne sono state le protagoniste di molti discorsi di presentazione dei concorrenti, molte star come Pink hanno pure fatto riferimento ai movimenti Metoo e Time’s up, contro le molestie sessuali e per la parità di trattamento sul lavoro. Particolarmente toccante è stata l’esibizione di Kesha che insieme a un gruppetto di colleghe, coriste d’eccezione (fra queste Cindy Lauper e Rihanna) ha cantato “Praying”. Lei stessa sta portando avanti una battaglia legale contro il produttore Dr Luke per molestie sessuali. Molte delle star presenti alla serata indossavano una rosa bianca, simbolo della lotta contro gli abusi. Nella categoria pop, a vincere due grammofoni è stato Ed Sheeran, che non era però presente alla serata. Al cantante britannico sono andati i premi best Pop Vocal Album, con la canzone Divide e migliore performance pop, con Shape Of You. Nella categoria rock un premio è andato al grande Leonard Cohen recentemente scomparso, per l’album “You Want It Darker” suo 14mo e ultimo lavoro, uscito un mese prima della sua morte. Chris Stapleton ha vinto il premio Best Country Album mentre i Foo Fighters hanno vinto con la migliore canzone rock, Run. Come è tradizione ai Grammy sono state tante le star che si sono esibite dal vivo, tra cui Lady Gaga che ha dedicato “Million Reasons” alla zia scomparsa, suonando un pianoforte a coda coperto di piume. Elton John ha cantato insieme a Miley Cyrus “Tiny Dancer” mentre i mitici U2 si sono esibiti su un palco sistemato sull’Hudson River, davanti alla statua della Libertà. Sting, in onore del ritorno dei Grammys a New York ha cantato “An Englishman in New York”. Luis Fonsi e il rapper Daddy Yankee hanno cantato “Despacito”: niente premi, solo nomination fra le 5 canzoni dell’anno. Niente da fare per l’unico italiano, l’armonicista Fabrizio Poggi, nominato nella categoria best traditional blues album, “Sonny & Brownie’s Last Train” registrato con il cantante e chitarrista blues Guy Davis.

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QUESTO PICCOLO, GRANDE SHOW Niente star dei talent, niente rappers, poche donne e poche star internazionali confermate (a meno di sorprese). Basteranno le vecchie glorie e la musica melodica made in Italy, con pezzi lunghi fino a quattro minuti per fare audience, per fare cassetta, per fare storia nella storia di Sanremo? Baglioni vuol vincere la sua scommessa. La Hunziker vuol far vedere che razza di wonder woman è lei. Favino vuol essere adorato da tutte le massaie d’Italia, basta sbavare per Banderas. Noi vogliamo vedere quando sopravviveranno tutti quanti - presentatori, ospiti e cantanti sbranati come sempre dalla stampa rosa...

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resce l’attesa per la 68esima edizione del Festival di Sanremo. Dopo gli ultimi tre anni firmati da Carlo Conti, che ha inanellato un successo dopo l’altro, la Rai ha deciso di affidare a un big, Claudio Baglioni, sia la direzione artistica che la conduzione della storica kermesse. Una sfida azzardata, per certi versi, che il cantautore romano ha accettato da vero “capitano coraggioso”. C’è chi li chiama Campioni, chi Big e chi (come Claudio Baglioni) più opportunamente Seniores. Il Festival di Sanremo numero 68, che il direttore artistico preferisce chiamare “rassegna musicale”, è ormai imminente. E’ ormai vicino il kick-off del 6 febbraio. In attesa di scoprire se ci sono davvero i tasselli mancanti (si parla di Ilaria D’Amico, come quarta conduttrice), è arrivato il momento di studiarsi bene i nomi dei venti cantanti in gara, i titoli e i testi delle canzoni quando saranno diffusi e in nomi e i volti delle new entries. Il cast è variegato, le donne in gara sono solo quattro, dunque niente parata di oufits. Scarsa la rappresentanza dei ex- talent: solo Noemi, Annalisa e i The Kolors. Escluso anche il rap, confinato alle “Nuove Proposte”. Sarà deluso anche chi si aspettava una rappresentanza ben consistente del nuovo cantautorato italiano. Freno a mano tirato anche sugli ospiti internazionali: niente compensi faraonici, dunque niente superstar, per quanto se ne sa. Costi ridotti tagliati su tutto.

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Sopra, scenografie sanremesi e Carlo Conti. Pagina a fianco: la commissione musicale con Claudio Baglioni.

I CONCORRENTI IN GARA

ANNALISA – “IL MONDO PRIMA DI TE” Alla 4° partecipazione in 5 anni, Annalisa cerca la consacrazione definitiva con una canzone scritta insieme con Davide Simonetta, il suo ex fidanzato, Michele Canova, ex braccio destro di Giorgia e Tiziano Ferro. Bellissima. ENZO AVITABILE E PEPPE SERVILLO – “IL CORAGGIO DI OGNI GIORNO” Una coppia inedita, Enzo Avitabile e Peppe Servillo, formata da due star della musica napoletana. Il primo ha vinto due premi Tenco, due David di Donatello, due Nastri d’argento. Peppe Servillo, invece, ha già partecipato e vinto il Festival diciotto anni fa con gli Avion Travel. Il brano è di Pacifico. LUCA BARBAROSSA – “PASSAME ER SALE” Il bomber della Nazionale Cantanti che vinse Sanremo nel 1992 con “Portami a ballare”, torna alla ribalta canora con un brano cantato in romanesco, contenuto in un disco cantato in romanesco. MARIO BIONDI – “RIVEDERTI” Doveva partecipare in coppia con Marcella Bella, ma lo hanno ammesso come solista. La voce profonda di Mario Biondi stavolta la sentiremo in italiano. Anche senza aver sentito il brano, noi lo diamo tra i nostri preferiti... GIOVANNI CACCAMO – “ETERNO” Dopo la collaborazione con Franco Battiato e la conduzione de “Lo Zecchino d’Oro” , i duetti con Caterina Caselli, le apparizioni come coach ad “Amici”, rieccolo al Festival con un brano scritto a quattro mani con Cheope. RED CANZIAN – “OGNUNO HA IL SUO RACCONTO” L’ex bassista dei Pooh balla da solo e anzi sfida Roby Facchinetti e Riccardo Fogli. Vedremo se sarà davvero capace di ‘tornare al rock’ come ha annunciato, o se cucinerà la solita zuppa Pooh. DECIBEL – “LA LETTERA DEL DUCA” Presentarono “Contessa” 38 anni fa. Enrico Ruggeri, Silvio Capeccia e Fulvio Muzio, riuniti nel 2017,tornano al Festival con un brano dedicato al Duca Bianco, David Bowie. “Se faccio questo lavoro, è grazie a lui” dice Ruggeri. DIODATO E ROY PACI – “ADESSO” Altra coppia inedita, messa insieme da Baglioni. Il primo (fidanzato di Levante) aveva già partecipato al Festival nella sezione “Nuove Proposte” nel 2014. Ci si aspetta un brano di qualità. ELIO E LE STORIE TESE – “ARRIVEDORCI” Il titolo dice tutto. Elio & Company si dovevano ritirare definitivamente con il concerto milanese del 19 dicembre scorso. Baglioni li ha convinti a salire sul palco festivaliero, con quel titolo che sembra quasi uno sberleffo, e loro ci hanno ripensato, andanno pure in tour. Sarà la loro quarta volta, senza Rocco Tanica che si è già ritirato. ROBY FACCHINETTI E RICCARDO FOGLI – “IL SEGRETO DEL TEMPO” Sarà la notte dei lunghi coltelli fra gli ex Pooh? Staremo a vedere. Riccardo Fogli e Facchinetti hanno lanciato un album di coppia. MAX GAZZE’ – “LA LEGGENDA DI CRISTALDA E PIZZOMUNNO” Quinta volta a Sanremo: si presenta con un brano-favola scritto col fratello Francesco. Pizzomunno è un ragazzo trasformato in pietra dalle sirene gelose del suo amore per Cristalda. THE KOLORS – “FRIDA” Stash Fiordispino & Co debuttano (incredibile!) in italiano, sotto l’ala di Lorenzo Suraci, patron di Rtl 102.5 e dell’etichetta discografica Ultrasuoni. Attesissimi. ERMAL META E FABRIZIO MORO – “NON MI AVETE FATTO NIENTE” Punteranno a stupire. “Non mi avete fatto niente” è una canzone incentrata sul terrorismo, senza lasciare spazio alla retorica. “Sia io che lui – ha spiegato Moro – abbiamo ricevuto tantissime mail, in cui i nostri fan ci dicevano di aver paura di partecipare ai concerti. Da lì è nata la necessità di raccontare le storie di tanta gente che ha subito il terrorismo, soprattutto mediatico in questo ultimo anni. RON – “ALMENO PENSAMI” Il cantautore bolognese, in gara per l’ottava volta ed eliminato ingiustamente l’anno scorso, torna con una canzone inedita scritta nientemeno che dal compianto Lucio Dalla, suo grande amico, e conservata dalla Fondazione Dalla. “Lo incontrai la prima volta a Sanremo, nel 1970”, ha ricordato. LO STATO SOCIALE – “UNA VITA IN VACANZA” I ragazzi bolognesi de Lo Stato Sociale (conosciuti anche come ‘quelli delle provocazioni al Concertone del Primo Maggio’) debuttano a Sanremo con “Una vita in vacanza”. Loro, qui, rappresentano il cosiddetto indie italiano. Debuttano da indipendenti e senza portare una canzone d’amore”. Coraggiosi. NOEMI – “NON SMETTERE MAI DI CERCARMI” Noemi è alla quinta partecipazione in otto anni. Stavolta, dopo brani scritti da Fabrizio Moro e Marco Masini, firma la sua canzone con Diego Calvetti, il suo primo produttore. RENZO RUBINO – “CUSTODIRE” Dopo un terzo posto fra le Nuove Proposte, Renzo Rubino era finito nel dimenticatoio. Claudio Baglioni ha scelto la sua “Custodire”, brano prodotto da Giuliano Sangiorgi dei Negramaro. ORNELLA VANONI CON BUNGARO E PACIFICO – “IMPARARE AD AMARSI” La grande signora della musica italiana che spesso ha sostenuto di odiare questo show, a 83 anni si rimette in discussione con grande coraggio, per l’ottava volta. Bungaro e Pacifico, autori, hanno già alcune partecipazioni all’attivo. Pacifico ha scritto il testo per la musica che Bungaro aveva composto per Ornella. LE VIBRAZIONI – “COSI’ SBAGLIATO” Fermi dal 2012, i ragazzi sono tornati. Vedremo se sono cambiati davvero. NINA ZILLI – “SENZA APPARTENERE” La sacerdotessa del girl power, passata dal blues all’ elettropop ha promesso sorprese.

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MITI E PERSONAGGI DI SANREMO 2018 NINA ZILLI Non è questo il nome di battesimo, ma la fusione di quello della sua artista preferita, Nina Simone, con i cognome di sua madre. THE KOLORS Il loro brano in gara ‘Frida’, è un chiaro richiamo all’artista messicana dalla vita ‘apatica’ come affermato dallo stesso Stash. ANNALISA Appassionata di musica e grande collezionista, è pronta ad uscire con l’album “Bye Bye”. Sua madre e suo zio, infatti, sin da piccola le hanno messo a disposizione la loro grande collezione di CD di Dire Straits, King Crimson e Led Zeppelin. ERMAL META I suoi fan si definiscono ‘Lupi di Ermal’ . Lo scorso anno, un gruppo di ragazzi, prima che Ermal iniziasse a cantare, urlò il classico in bocca al lupo. Il cantante, preso dall’ emozione del momento, anziché rispondere ‘crepi’, disse ‘che il lupo sia con me’. NOEMI Noemi ha un bellissimo portafortuna che porta sempre con sé: si tratta di sua sorella Arianna. La ragazza è anche la sua agente e la segue quindi in ogni suo spostamento. Basterebbe la presenza di sua sorella affinché ogni sua esibizione vada sempre a buon fine. FABRIZIO MORO Prima di arrivare al successo, lavorava come facchino per 12 giorni al mese. Poi la fortuna lo ha baciato e ha potuto vivere solo di musica. RED CANZIAN E’ già pronto con il suo terzo album da solista e con un tour: “Testimone del tempo”, in collaborazione con Miki Porru, Renato Zero, Ivano Fossati, Enrico Ruggeri. C’è anche Ermal Meta. Bell’idea coinvolgere un competitor.. MARIO BIONDI Ascoltatelo ora, perchè poi se ne va in Brasile. Il grande mercato discografico d’oltreoceano è pronto a portarcelo via... ORNELLA VANONI Niente concerti prima di Sanremo. La cantante ha cancellato una data a fine gennaio per conservare la voce fino alla sua esibizione sul palco dell’Ariston e si è chiusa a riposo nella sua casa milanese.

Sopra, tre attesissimi big del Festival di Sanremo, in alto Annalisa, al centro Mario Biondi e qui sopra Nina Zilli.

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Qui a fianco, due grandissimi: Ornella Vanoni, 83 anni, che canta in gara con Bungaro e Pacifico. E Ron, che porterà sul palco dell’Ariston “Almeno pensami”, un brano inedito composto da Lucio Dalla.

La 68esima edizione del Festival di Sanremo andrà in scena dal 6 al 10 febbraio 2018. Cinque prime serate, in onda su Rai 1 e in Eurovisione, in cui si sfideranno i Big per la gara tradizionale e giovani cantanti per la sezione Nuove Proposte. In questa edizione non ci saranno vallette, ma non è detto che qualche bellissima non passi per il teatro Ariston... Grandi novità al Festival firmato Claudio Baglioni, a partire dal regolamento. In questa edizione, come ha fatto sapere il direttore artistico, non ci saranno eliminazioni. Tutti i cantanti in gara, sia i big che i giovani, si esibiranno fino all’ultima serata, come un vero e proprio concorso, per poi stilare la classifica finale. Al posto delle cover, invece, ci saranno i duetti. Dunque, ecco l’elenco ufficiale completo: Annalisa con Michele Bravi; Avitabile e Servillo con Avion Travel e Daby Touré; Decibel con Midge Ure; Diodato e Roy Paci con Ghemon; Elio e le Storie Tese con Neri per Caso; Ermal Meta e Fabrizio Moro con Simone Cristicchi; Giovanni Caccamo con Arisa; Le Vibrazioni con Skin; Lo Stato Sociale con Piccolo Coro dell’Antoniano e Paolo Rossi; Luca Barbarossa con Anna Foglietta; Mario Biondi con Ana Carolina e Daniel Jobim; Max Gazzè con Rita Marcotulli e Roberto Gatto; Nina Zilli con Sergio Cammariere; Noemi con Paola Turci; Ornella Vanoni, Bungaro e Pacifico con Alessandro Preziosi; Roby Facchinetti e Riccardo Fogli con Giusy Ferreri; Red Canzian con Marco Masini; Renzo Rubino con Serena Rossi; Ron con Alice; The Kolors con Tullio De Piscopo ed Enrico Nigiotti. Per la categoria nuove proposte saranno in gara Alice Caioli (“Specchi rotti”), Lorenzo Baglioni (“Il congiuntivo”), Mirkoeilcane (“Stiamo tutti bene”), Giulia Casieri (“Come stai”), Eva (“Cosa ti salverà”), Mudimbi (“Il mago”), Ultimo (“Il ballo delle incertezze”), Leonardo Monteiro (“Bianca”). Per quanto riguarda gli ospiti, a dieci giorni dall’inizio del Fe stival di Sanremo, come al solito, non abbiamo ancora la lista

finale. Questioni di soldi e questioni di visibilità, come al solito. I superbig non sono interessati alla passerella sanremese con l’obbligo di cantare qualcosa di italiano o almeno riferito alla musica italiana. Confermati James Taylor e Sting con Shaggy, per ora si passa ai big italiani in cerca di promozione per gli album o per i concerti. Laura Pausini, Negramaro, poi Gianni Morandi e Gianna Nannini. La Pausini ha un disco in uscita e due date al Circo Massimo di Roma a luglio, i Negramaro hanno annunciato un tour negli stadi in estate, Gianni Morandi partirà il 24 febbraio, poco dopo il festival, con concerti nei palazzetti, mentre Gianna Nannini sta per concludere il suo Fenomenale Tour. Tramonta definitivamente la possibilità di ritrovare all’Ariston Renato Zero. È stato lo stesso cantautore a smentire la sua presenza: «Non sarò presente al Festival come ospite, ma sarò il primo spettatore, pronto ad applaudire i miei colleghi», ha scritto su Facebook. Per poi aggiungere: «In questo nostro tempo, credo che avere Claudio alla guida sia una preziosa occasione di rinascita. La Musica, finalmente, è affidata alle mani esperte di un addetto ai lavori». Bella mossa, non c’è che dire: resta alla larga da eventuali flop e si fa notare per sostituirlo nell’incarico, magari in futuro... Alcuni ospiti coinvolgeranno anche Claudio Baglioni in un duetto su uno dei successi del cantautore romano. Dalla penna del direttore artistico è nato anche il brano originale Poppoppoppò, che sarà interpretato in chiave buffa dai cantanti in gara al festival per lanciare la prima serata, il 6 febbraio. Una sorta di Zum zum zum (sigla di apertura di Canzonissima 1968-69), una performance collettiva come ai live di X Factor. Per il Dopofestival, dopo due stagioni affidate a Nicola Savino e Gialappa’sBand, il programma notturno del post-festival passa tra le mani di Stefano Bollani, che nel 2011 e nel 2013 ha condotto su Rai 3 “Sostiene Bollani”, mentre l’anno scorso è sbarcato su Rai 1 con “L’importante è avere un piano”.

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I TRE MATTATORI DELLA 68° EDIZIONE

Qui sopra, Claudio Baglioni che sarà pagato 600 mila euro per questo ingaggio. La Hunzikier guadagnerà 400 mila euro e Pierfrancesco Favino incasserà invece 300 mila euro.

L’

edizione n. 68 della rassegna canora parte fra qualche giorno. Le polemiche invece, infuriano da un mese. E le cronace quotidiane, non avendo altro a disposizione oltre alla lista dei cantanti e ai profili dei tre conduttori, da un mese si occupano religiosamente dell’avvio della grande macchina di Sanremo sulla riviera, mentre musicisti, tecnici, coristi e reporter arrivano a frotte e occupano alberghi, pensioni, ristoranti e appartamenti. All’Ariston la scenografia è ormai quasi montata e i tre nuovi conduttori, il grandissimo Claudio Baglioni (66 anni), la wonder woman delle showgirl Michelle Hunziker (41 anni) e il bravissimo attore cinematografico Pierfrancesco Favino (48 anni) stanno prendendo confidenza col palco e col copione. Fra pochi giorni, dal 6 al 10 febbraio diventeranno protagonisti di spicco anche nei telegiornali. Archiviati gli incredibili successi della scorsa edizione guidata da Carlo Conti e Maria De Filippi, la Rai quest’anno ha cambiato tutto, per creare un po’ di curiosità. Ha scelto per la conduzione un direttore artistico-cantante, un cantautore di indiscusso successo, con oltre 40 anni di carriera, una showgirl internazionale che balla canta, conduce, piace a tutti e parla le lingue, un attore bello e simpaticissimo che piace alle famiglie ma anche ai giovani. Baglioni ha scelto le canzoni e i cantanti: le vecchie glorie sono troppe, dice una parte della critica. Non c’è abbastanza spazio per

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i volti nuovi, specie quelli usciti dagli ultimi talent. Il backstage indubbiamente, se si guarda l’età dei concorrenti, somiglierà più a un reparto geriatrico che a una fucina di giovani talenti. Ma bisogna anche dire che i giovani potenziali spettatori sono pochi: gli under 30 di sera escono. E soprattutto il sabato sera mica stanno a casa a guardare Sanremo... Dunque perchè si dovrebbe dare più spazio ai vincitori dei talent? I ragazzi non hanno certo bisogno di Sanremo per seguire i loro idoli dei talent o gli youtuber preferiti. Gianni Morandi in un anno ha conquistato 3 dischi di platino e 98 milioni di visualizzazioni su Youtube con “Volare”, grazie al duetto che gli ha proposto Rovazzi, uscito 8 mesi fa, con un limitatissimo numero di ‘live’. Altro che Sanremo. Per far volare alto i numeri di Sanremo, come minimo bisognava invitarlo tra gli ospiti, Rovazzi, ‘il ragazzo d’oro coi baffetti’ che con “Andiamo a comandare” è stato visto 151 milioni di volte, ha conquistato un disco d’oro con lo streaming e ha venduto tanto da ricevere 5 volte il disco di platino. Anche solo per parlare del suo film “Il vegetale” (ne parliamo noi, a pag. 30). L’architetto Baglioni (non lo sapevate? E’ laureato, ha fatto pure l’esame di stato) su questi argomenti non ci sente. “Meno tv e niente rap, più musica melodica italiana, più immaginazione, canzoni più lunghe, fino a 4 minuti” ripete ai giornalisti. “Tutti i big alla finale, senza traumi nè eliminazioni”. Lui dice che funzionerà. Staremo a vedere.


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Qui sopra Michelle Hunziker, la wonder woman delle showgirl, che balla, canta, recita e presenta in più lingue. E’ l’unica star veramente multitasking e internazionale che abbiamo in Italia. Ha stabilito nuove regole anche per i big internazionali: tra quelli invitati, canteranno solo quelli che sceglieranno un brano che abbia una matrice italiana. Facile per Laura Pausini e anche per il poliedrico Sting, che produce vino nella sua fattoria toscana. Ma che ne penserà il rissoso Liam Gallagher? Anche su questo punto, Baglioni non ci sente e tira dritto, senza ripensamenti, fa spallucce alle accuse di chiusura e ‘piglio dittatoriale’. In doppiopetto grigio, dolcevita e Hogan, si presenta in teatro presto e impartisce ordini a destra e a manca. Ma passiamo ora alla showgirl che aveva già condotto il Festival nel 2007, accanto a Pippo Baudo. Gasatissima per l’ingaggio, ora è sotto tiro per gli oufit che indosserà. Se saranno firmati con la griffe di suo marito Tomaso Trussardi, qualcuno degli altri stilisti inevitabilmente ‘tirerà le pietre’ per dirla con una vecchia canzone degli Anni Settanta. Se non saranno firmati Trussardi, tireranno le pietre i giornalisti: glielo hanno vietato sul contratto, oppure no? E lui come l’avrà presa? Insomma, qualcuno si aspetta che per tirarsene fuori, Michelle indossi solo abiti vintage di oscura sartoria, oppure che si sia fatta creare qualcosa dagli studenti del Polimoda, dell’Istituto Burgo o della Marangoni, come fece la Littizzetto, per non far torto a nessuno. Speriamo che non faccia battute sui vestiti, ha già dato parlando di fiori... Gaffes a parte, la Hunziker piacerà molto al pubblico femminile perchè per molte è un modello da seguire, una donna capace di ispirare altre donne: una madre che dispensa consigli, critiche, avvertimenti: vive una normale routine madre-figlia con Aurora, primogenita avuta da Eros Ramazzotti. E ha sempre dimostrato che non si deve rinunciare al successo se si vogliono avere figli. E che i compromessi sul lavoro non servono.

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PIERFRANCESCO FAVINO: SOGNAVO QUEL PALCO FIN DA QUANDO ERO BAMBINO Immaginate la faccia di un attore di film, di storie violente o contorte, che spara, uccide, ama, con quel suo tratto sanguigno, quella voce baritonale, quelle mani che impugnano armi di tutte le epoche: proprio lui, Pierfrancesco Favino, che si vede proporre il ruolo di presentatore di cantanti, canzoni e siparietti con le star musicali più importanti del mondo, tra fiori freschi e applausi. L’ attore romano chiamato sul palco dell’Ariston dai dirigenti Rai che poi non si ricordavano il suo nome di battesimo alla conferenza stampa (beh, lungo è lungo..), ha risposto di sì, si è detto entusiasta. Il Banderas italiano che guardava il Festival a bocca aperta quando era bambino, sarà sul palco con quella sua barba aspra, i capelli domati col phon e il gel e quegli occhi nerissimi e penetranti che insieme alla voce sono la sua fortuna. “Punto ad una maggiore popolarità, la tv è sempre la tv” dice sorridendo. Dopo la proposta, dopo la giornata incredibile in cui, lui come la Hunziker, è stato portato a Sanremo con un’auto dai vetri neri perchè non si doveva vederli dai finestrini, non si doveva sapere in anticipo i loro nomi, Pierfrancesco aspetta il 6 febbraio e il suo nuovo ‘battesimo’ artistico: niente set cinematografico e niente ribalta da spettacolo di prosa. Sanremo è uno show in diretta e anche se il palcoscenico somiglia a quello dei teatri, quello dell’Ariston è il più insidioso di tutti. Telecamere e microfoni sono sempre accesi, anche a sorpresa. Si fanno tanti primissimi piani: non c’è papera, gaffe, occhiata, sospiro che sfugga alle penne implacabili dei recensori di Sanremo, che sanno cogliere alzate di sopracciglia, smorfie, esitazioni e trasformarle in battibecchi, tensioni, frizioni. Vale a dire emozioni da titolo. “Favino e la Hunziker già litigano” ha titolato Alfonso Signorini, direttore di Chi, che a Sanremo ha sguinzagliato informatori travestiti da falegnami (o erano falegnami travestiti da informatori?). Questo salto nel regno della canzone, di sicuro resterà nel Dna del Favino nazionale.


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Roby Facchinetti con Riccardo Fogli. A destra Red Canzian. Gli ex Pooh, incluso Dody Battaglia, escono tutti con nuovi album. QUANTE VOLTE CE LI RIASCOLTIAMO, I POOH? Tre vecchie glorie della storica band sono quest’anno sul palco dell’Ariston per conto proprio. Ok, da una parte c’è Red Canzian e dall’altra Roby Facchinetti con Riccardo Fogli. Meno male che Dodi Battaglia è impegnato a scegliere la location del suo personal tour, sennò eravamo fritti, li avremmo sentiti 15 volte in una settimana. A meno che Red Canzian non venga autorizzato all’ultimo momento a duettare con Fedez, J-Ax o quello che si mette la pelliccia rosa, Sfera e Basta, per aggiornare il genere, li ascolteremo però non meno di dieci volte. Il 2017 per i Pooh è stato il primo, difficile anno dopo il loro scioglimento. Piante tutte le lacrime di gioia, di tristezza e commozione la sera del 30 dicembre 2016, i cinque Pooh – nella conta deve rientrare a buon diritto anche Riccardo Fogli – hanno salutato il loro marchio, ma di certo non la musica. Così dopo due anni, ecco che ce li ritroviamo moltiplicati, in gara, singoli o in coppia, pronti a lanciare brani sciolti, album e doppi album. Quando accenderemo la radio, per tutto il 2018, si rischierà di respirare un’aria che ci riporta all’epopea Pooh. Tra festival, serate e tour, sarà come assistere all’invasione degli ultracorpi. Dodi Battaglia, ha pubblicato il doppio album registrato dal vivo “E la storia continua…”, dove, inutile dirlo, sono le grandi canzoni dei Pooh ad essere proposte e celebrate. A breve distanza di tempo a raggiungere il mercato è “Insieme”, un album firmato da Roby Facchinetti e Riccardo Fogli. “Insieme” è un disco composto da undici brani dei quali otto sono inediti - quattro di questi escono dalla penna di Valerio Negrini, compresa “Strade” canzone scelta come primo singolo e due (per rimanere nella grande famiglia) da Stefano D’Orazio - più tre cover che riguardano la “Storie di tutti i giorni”, il pezzo che Riccardo Fogli portò al Festival di Sanremo nel 1982 (vincendolo), la rivisitazione di “Notte a sorpresa” (inclusa nel dodicesimo album dei Pooh “Viva” del 1979, di Facchinetti-Negrini, cantata da Roby Facchinetti) e “In silenzio” (inclusa nel secondo album dei Pooh “Contrasto” del 1968 con testo di Negrini, musica di Facchinetti e voce di Fogli).

Al Festival di Sanremo 2018 Red Canzian porta il brano “O gnuno ha il suo racconto”. A detta del cantante si tratta di una ripartenza, un “rimettersi in gioco, con un nuovo inizio”. In un’intervista a cura di Radio Italia, Red Canzian ha precisato che non vi sarà alcuna gara con gli ex colleghi Roby Facchinetti e Riccardo Fogli, anch’essi in lizza con il brano “Il segreto del tempo”. E spiega: “Dopo 50 anni di vita insieme, è impensabile che ci sia competizione con loro. La sera ci mandiamo i messaggi coi cuoricini e le note vocali, di certo non sarà una canzone a metterci contro“. E per darne prova, precisa: “Spero che vincano loro, e io di risultare tra i primi dieci della classifica”. Dunque, nessuna rivalità ufficiale tra gli ex fratelli-colleghi dei Pooh, che a Sanremo si presentano in gara separati, dopo la vittoria nel 1990 con il successo di “Uomini soli”. Sarà anche così, ma stando ai fatti sembrerebbe che il bel Red si sia affrettato a dare una bella stoccata agli ex compagni, visto che il suo tour si chiama guarda un po’ “Testimone del tempo” (un bel richiamo alla canzone loro), un viaggio in Italia che parte a poca distanza dal Festival, il 4 maggio. A supporto del nuovo progetto di Red Canzian a Sanremo 2018, uscirà - guarda un po’ che incredibile tempismo - anche l’ album con questo nome: già il 16 febbraio, infatti, verrà rilasciato “Testimone del tempo”, definito come un concept album, in cui è raccontata tutta la carriera di Canzian. “Nel disco racconterò il mio tempo, le cose che ho vissuto. Sarà un viaggio nel tempo, una sorta di telegiornale in musica”, sottolinea Canzian. Racconterà anche il segreto del tempo? (scusate la battuta, ma era in punta di penna). Questo sarà il terzo album da solista di Red Canzian, ma il primo dopo lo scioglimento dei Pooh. Hanno collaborato alla sua realizzazione numerosi artisti e amici più cari al cantante, tra cui Enrico Ruggeri, Renato Zero ed Ermal Meta. Red appare molto contento per il cambiamento del regolamento del Festival, che quest’anno non prevede eliminazioni nel corso delle serate: “Non essere eliminati è una cosa positiva, perché l’anno scorso mi ha fatto male vedere uscire dalla gara alcuni personaggi come Ron, Gigi D’ Alessio e Al Bano“.

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Arena Lifestyle 2/18 - CINEMA/ I film di Febbraio

DA CHURCHILL A ROVAZZI, PASSANDO PER VERDONE

Qui sopra, il gruppo dei protagonisti de “Il Premio”, il film di Alessandro Gassman con Gigi Proietti, Rocco Papaleo e Anna Foglietta. A sinistra la locandina de “L’ ora più buia” e a destra quella de “Il Vegetale” interpretato da Fabio Rovazzi.

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ono tre i film da non perdere questo mese, al quale si aggiungono alcuni titoli per gli amanti della fiction e dell’avventura: “L’ora più buia”, “il Vegetale e “Benedetta follia”.

Joe Wright, diventato famoso con “Espiazione” e con la sua versione di Anna Karenina con Keira Knightley, firma un film straordinariamente bello, con dialoghi eccezionali, fotografia magnifica. Un capolavoro, si legge sulle locandine. E in effetti è così. Il bravissimo attore Gary Oldman regala a questo film di guerra una grande interpretazione. Il suo Churchill è perfetto, non solo nella somiglianza ma anche nel tratto: grandi ricerche hanno preceduto questo ritratto un personaggio moderato e duro, un uomo attempato chiamato ad un compito gravoso che intende svolgere con pugno di ferro. La storia è quella di un altro film da non perdere di cui abbiamo già parlato, Dunkirk. Ma qui siamo lontani dalla spiaggia francese, la guerra si ascolta dalla radio, si vede nelle facce preoccupate della gente in metropolitana, c’è solo qualche scena di ospedale o di trincea. E’ la storia di una clamorosa ritirata, non di una vittoria. Ma il film incanta per il potere della parola, della mistificazione, della finzione. Si cambia l’attualità e si mobilitano gli animi. “L’ ora più buia” è girato come fosse davvero un film di guerra, con carrelli, un montaggio molto veloce e moltissimo lavoro per il direttore della fotografia, il sound designer, il production designer, il bravissimo autore della colonna sonora.

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Questo film si posiziona (come molto cinema di Wright) a metà tra l’inventiva del teatro e le possibilità di ritocco, di scenografie, ambienti, esterne e postproduzione (sia audio che video) del cinema. La storia di Churchill e della sua lotta per vincere la guerra attraverso una battaglia in Parlamento, è ambientata nella Gran Bretagna del 1940. È una stagione cupa quella che si annuncia sull’Europa, piegata dall’avanzata nazista e dalle mire espansionistiche e folli di Adolf Hitler. Il Belgio è caduto, la Francia è stremata e l’esercito inglese è intrappolato sulla spiaggia di Dunkirk. Pochi giorni dopo l’invasione della Norvegia e l’evidente spregio della Germania per i patti sottoscritti con le nazioni europee, la Camera dei Comuni chiede le dimissioni a gran voce di Neville Chamberlain, Primo Ministro incapace di gestire l’emergenza e di guidare un governo di larghe intese. A succedergli è Winston Churchill, che non convince: anzi spaventa il re Giorgio VI e anche una parte del suo partito, il Partito Conservatore. Deciso a resistere al nemico lontano, Churchill prende in mano la situazione, prende il comando del Paese e lo guida a suon di parole in Parlamento e poi alla radio fuori dall’ora più buia. Gary Holdman è perfetto con l’Homburg di feltro, l’onnipresente sigaro, il panciotto, la voce grassa, il corpo goffo, il whisky alla mano, il borbottio incomprensibile. Incarnare Winston Churchill per un attore inglese è un privi-


I film di Febbraio - CINEMA/ Arena Lifestyle 2/18

legio non privo di responsabilità. Richard Burton, Albert Finney, Michael Gambon, Timothy Spall, Viktor Stanitsyn John Lithgow, Brian Cox, si sono alzati uno dopo l’altro nella famosa scena della Camera dei Comuni, hanno dettato lettere, hanno masticato il tabacco. Ma mai come questa volta sono stati trovati attori tanto somiglianti ai veri protagonisti della storia, a partire da Churchill, fino a Chamberlain, Halifax e gli altri. Imperdibile.Il 18 gennaio scorso è arrivato sugli schermi “Il Vegetale” , la commedia scritta e diretta da Gennaro Nunziante che vede protagonista il ragazzo d’oro di Youtube, Fabio Rovazzi, al suo esordio come attore, al fianco di Luca Zingaretti, Ninni Bruschetta, Paola Calliari, Alessio Giannone e la giovanissima Rosy Franzese. Il regista che ha lanciato Checco Zalone ha capito subito che la web star supportata da giganti come Fedez e J-Ax avrebbe fatto volare anche il suo film, dopo gli ascolti di Gianni Morandi. Il film, prodotto da The Walt Disney Company Italia e 3zero2 in collaborazione con Sky Cinema è divertente e riuscitissimo. Rovazzi è il tipico millenial laureato in Scienze della Comunicazione che stenta trovare un lavoro e sopravvive distribuendo volantini. Ha un padre disonesto che si è arricchito grazie ad affari illeciti, poi lo ha abbandonato per costruirsi un’altra famiglia. Fabio non ha contatti con il padre: quando questi ha un incidente ed entra in coma, deve prendere le redini della società del genitore e si trova a carico la sorellastra, una bambina testarda e abituata agli agi. Lo spettatore ride, si diverte ma viene portato anche a riflettere sui temi dell’economia, dell’immigrazione, della giustizia sociale, della crisi morale, dello smarrimento di regole per la convivenza civile, dell’annientamento dei diritti sul lavoro. Fabio Rovazzi, un giovane provato dalle delusioni ma deciso a non arrendersi mai, è come il protagonista del film, pronto a fare dei sacrifici, rimboccarsi le maniche, inventarsi, fare la gavetta e i lavori più umili. Sullo schermo accetta di andare a raccogliere i pomodori. Si dà coraggio pensando alle parole di Armando, il personaggio interpretato da Luca Zingaretti: “Nella vita c’è sempre una ricompensa… bisogna sempre dare tutto quello che uno ha dentro, poi le cose che devono arrivare arrivano”. Da vedere, soprattutto con i figli teenager.

BENEDETTA FOLLIA di Carlo Verdone Si ride ma non solo davanti alle vicende portate sullo schermo dall’attore e regista Carlo Verdone, che interpreta il ruolo di un negoziante di arredi sacri che viene lasciato, dopo una vita insieme, dalla moglie, per un’altra donna. Quando ingaggia una commessa, Ilenia Pastorelli, trova di colpo la ‘follia benedetta’ che lo rimette in pista. La ragazza, per fargli dimenticare la moglie e la noia lo spinge con la sua carica positiva a una nuova vita, compresi gli amori al buio delle chat.«La vita oggi è online e solitaria», spiega Carlo Verdone, «molte relazioni sentimentali si consumano sul web, prima di diventare reali>>. In uno di questi incontri, il cellulare finisce dalle parti dell’intimità femminile. Una scena che ha quasi rischiato di finire sotto censura, pare. Verdone canta, balla, dialoga con Lucrezia Lante della Rovere, Maria Pia Calzone, Paola Minaccioni. Tutto si svolge in modo delicato, pacato. La città, Roma, è ritratta come Verdone la vorrebbe vedere: niente pattumiere, niente degrado. L’idea è piaciuta tanto che qualcuno gli ha chiesto di candidarsi in politica, di fare il sindaco e portarla dallo schermo alla realtà. In effetti qualche idea buona per ripulire la città e renderla meno ingolfata dal traffico Verdone ce l’ha. Ma per ora niente elezioni. Continua a fare il regista e l’attore. Nel film possiede un negozio di articoli religiosi. Come si è calato in questa parte? “Sono un credente con mille dubbi” dice. Era amico di monsignor Tonini: il grande intellettuale, gli ha sempre indicato il percorso del buon cattolico. Spunti per questo film ne sono certo arrivati. Verdone, dopo 40 anni di cinema, più vivo e tonico che mai, circondato dall’ amore dei suoi figli, confessa: “Oggi vivo di situazioni più che di macchiette e personaggi”. Ma se si vanno ad analizzare le nuove nevrosi portate dai suoi ultimi personaggi in questo film, lo si coglie ancora come un osservatore attentissimo dell’uomo e delle sue mille sfaccettature. Cosa lo incuriosiscono? Quelli con il corpo ricoperto di tatuaggi. Quelli chinati tutto il giorno su iPad e smartphone a controllare i mi piace sui profili. A Carlo Verdone fa paura l’ignoranza, la perdita di memoria storica. “Se non ricordi nulla del passato” dice spesso “ non puoi comprendere il presente”.

JUMANJI, NOIR FANTASY SUI VIDEOGIOCHI Tre studenti in punizione, devono svuotare uno scantinato. Qui trovano un vecchio pc sul quale gira un altrettanto vecchio videogioco. Durante una pausa, provano a fare una partita e creano i loro avatar. Ben presto scoprono che il gioco può rapirli, trasportarli in uno spazio virtuale dove ciascuno di loro ha soltanto tre vite per sopravvivere a una sequela di pericoli e di nemici che spuntano da tutte le parti. Come possono fare per tornare nella realtà senza perdere la vita virtuale e anche quella reale? Per scoprirlo bisogna incollarsi alla poltrona del cinema.. .Comico e appassionante.

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Il manifesto del fantasy Jumanji, in programmazione in questo mese nelle sale italiane


Arena Lifestyle 2/18- SCIENZA/ HITECH

SCIENZA

A fianco, un’immagine che mostra la posizione della camera o galleria segreta, sche pare inaccessibile, lunga 30 metri e larga 3, situato sopra la Grande Galleria nella Piramide di Cheope. Un altro piccolo ambiente è stato trovato più in basso. Gli archeologi escludono che si tratti di un errore di costruzione. O contiene oggetti segreti, o è stata costruita per alleggerire il peso formidabile che incombeva sopra la Grande Galleria.

CHEOPE E LE CAMERE SEGRETE L

a piramide di Cheope non ha finito di stupire il mondo. Di recente alcuni archeologi hanno scoperto più di una stanza misteriosa celata al suo interno, grazie una modernisisma tecnica di imaging che si basa sul rilevamento di particelle subatomiche, create dai raggi cosmici. Mehdi Tayoubi e i suoi colleghi hanno trovato questa cavità subito ribattezzata “Il Grande Vuoto”, al di sopra della Grande Galleria. Si tratta di uno spazio lungo circa 30 metri e alta tre metri, si presenta come un corridoio che mette in comunicazione le tre camere principali della costruzione. La piramide di Cheope è uno dei monumenti più studiati dagli archeologi, dunque è davvero incredibile che nessuno si sia accorto di questo vuoto. Nota anche come Grande Piramide di Giza o di Khufu, venne eretta durante il regno del faraone Cheope, tra il 2509 e il 2463 avanti Cristo. Nonostante i molti studi condotti sulla sua costruzione, non è ancora stato chiarito come essa avvenne. Dopo l’820 d.c., anno in cui il Califfo Al Mamoun fece scavare un tunnel per accedere alla piramide e svelare molti degli ambienti oggi conosciuti, non si sapeva molto delle sue strutture interne. La camera, individuata dagli studiosi dell’Università del Cairo, è stata evidenziata dai sensori usati per rilevare muoni, vale a dire particelle create dallo scontro tra radiazioni cosmiche, ad alto impatto energetico e molecole degli strati atmosferici superiori. Con questo tipo di comparazione, è stato possibile creare un’immagine 3D della organizzazione interna della piramide. Il lavoro condotto insieme a Kunihiro Morishima dell’Università di Nagoya, dimostra il potenziale di imaging dei raggi cosmici per applicazioni nel campo dell’archeologia. Il “Grande Vuoto”, mai individuato durante gli scavi nel corso degli ultimi secoli, potrebbe contenere manufatti importantissimi. Ora sono in corso minuziose scansioni per determinare con maggiore precisione la forma e la struttura di questo spazio. I muoni sono particelle subatomiche con arica elettrica negativa che appartengono al gruppo dei leptoni. Scoperti dal fisico CArl Anderson, queste particelle si creano quando le radiazioni cosmiche altamente energetiche, che hanno origine fuori dal sistema solare, entrano in collisione con le molecole degli strati superiori dell’atmosfera. Poichè l’interazione dei muoni con la materia è piuttosto debole, essi sono in grado di attraversare oggetti compatti e penetrare nelle profondità della terra. Grazie a questa loro caratteristica possono essere utilizzati per ottenere immagini della struttura interna degli oggetti, in maniera analoga alle tecniche di radiografia. Appositi rilevatori vengono posizionati in punti strategici del corpo da scansionare, e poi vengono lasciati in funzione per vari mesi. Nel corso del tempo si forma un rilievo dei modelli effettuati, con zone vuote nei punti in cui i muoni sono transitati senza conseguenze. E con zone più dense invece quando le particelle vengono assorbite o disperse. Leggendo questi dati è possibile ricostruire la struttura interna di un oggetto. Questa tecnica, usata per ottenere modelli 3d dell’interno dei vulcani, opera precise distrinzioni tra rocce a temperature diverse, acqua e spazi vuoti al di sotto di una superficie. E’ stata usata anche per scandagliare i detriti prodotti dal disastro nucleare di Fukushima.

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LIBRI - Arena Lifestyle 2/18

Libri

Qui sopra, il saggio di Alessandro Catto “Radical Chic”. A fianco l’autore presentato dal candidato Roberto Jonghi Lavarini e dal deputato di Fratelli d’Italia Daniela Santanchè.

GLOBALISTI E GLOBALIZZATI P

er quelli annoiati dai dibattiti politici televisivi, due letture sul mondo radical chic e sulla globalizzazione di segno opposto, che permetteranno di far bella figura nei salotti, nei giorni di coprifuoco mediatico precedenti il voto. Un voto che, in un modo o nell’altro, stavolta cambierà il volto dell’Italia. “Radical chic – Conoscere e sconfiggere il pensiero unico globalista”, 2018, Edizioni La Vela Innanzitutto l’ultimo provocatorio, caustico, innovativo libro di Alessandro Catto, giovane blogger de “Il Giornale” e de “L’intellettuale dissidente” . Con il suo saggio , si è lanciato in una implacabile analisi che sta presentando dal vivo in tutta Italia. L’ultimo show a Milano, con introduzione a cura del deputato di Fratelli d’Italia Daniela Santanchè e del manager Roberto Jonghi Lavarini, candidato anche lui per Fratelli d’Italia. L’ opera inizia con uno studio sul Partito Comunista Italiano che viene definito come il partito “difensore della Costituzione e del sistema capitalista nei suoi anni di vita”. “È in questi anni, – scrive Alessandro Catto – e in particolare con l’attentato a Togliatti, che il Pci dimostra di voler scendere a compromessi evitando una degenerazione rivoltosa di piazza, presentandosi sempre e comunque come l’interlocutore privilegiato con cui trattare onde evitare una rivolta su larga scala. Non si lavora quindi per la rivoluzione, ma nemmeno per conservare uno spirito quantomeno deciso, conscio, realmente socialista, bensì per disinnescare i pericolosi istinti di un’intera classe operaia, conservandone le istantanee sempre più sporadicamente ribellistiche al solo fine, poi, di presentarle alla restante classe politica e spingere alla trattativa, all’inclusione del Pci e alla sua accettazione”. Il Pci in Italia, è stato secondo lui il “prodotto di una singolare commistione di cattolicesimo, sensibilità intellettualoide e un socialismo di facciata, da pugno chiuso un po’ rattrappito a perenne difesa di qualcosa”. L’ autore passa poi a disegnare un nuovo ritratto inquadramento della figura di Enrico Berlinguer, in questi ultimi anni ultracelebrato. Alessandro Catto lancia la sua sfida a una massa assopita e indottrinata. Del resto “Voltaire diceva che per capire dove sta il potere basta scoprire chi non ci è permesso di criticare”. Alessandro Baricco. Next - Piccolo libro sulla globalizzazione e sul mondo che verrà. (ed. Feltrinelli) La Coca-cola e Monet, Mozart e Harry Potter, Mac Donald’s e Kafka questi i funambolici parallelismi che Baricco propone in questo saggio del 2002 sulla globalizzazione da cercare e rileggere. Lo scrittore piemontese smonta e rimonta il mito-scaldalo che ha generato Genova e Porto Alegre. Cos?è la globalizzazione? La globalizzazione è il West? Il West è il prototipo perfetto di una particolare merce, destinata al successo: qualcosa che non esiste ma che può diventare reale a condizione che tutti credano che esista? E come nell’Ottocento quello che era un sogno per poter allargare il mercato e creare più ricchezza si è trasformato in realtà, anche oggi vediamo il realizzarsi di quello che un paio di decenni fa era solo un nome. Le armi imbracciate da Baricco sono da una parte la demitizzazione dei luoghi comuni, dall’altra il disincanto. In passato il denaro è riuscito a portare milioni di umani in prima linea, pronti a farsi ammazzare. Ma oggi chi punta i piedi contro quello che sembrerebbe un processo irreversibile? Baricco risponde: “la globalizzazione buona è fatta con gli stessi mattoni della globalizzazione cattiva”. La conclusione? “Così come ce la stanno vendendo, la globalizzazione non è un sogno sbagliato: è un sogno piccolo. Arrestato. Bloccato. Ostaggio dell’ immaginario di manager e banchieri. Sognare quel sogno al posto loro: questo, e nulla meno di questo, sarebbe il nostro compito”.

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Arena Lifestyle 2/18- GRAND TOUR/ Sciare in Usa, ad Aspen

SKY & MORE SULLE ROCKY MOUNTAINS

Qui sopra, i meravigliosi paesaggi montani offerti ai turisti che scelgono il Colorado, per le vacanze sulla neve, a tutta natura. Si scia sul ghiaccio a Keystone una delle località sciistiche più suggestive, insieme alla famosissima Aspen.

di Simone Pini

L

tro aree, dispone di piste molto ripide ed insidiose per gli sciatori ma è decisamente un luogo glam, dunque è anche la meta preferita dalle celebrità del jetset, per godere di un panorama meraviglioso. Di solito inizia con giro sulla cabinovia Silver Queen, che permette di spostarsi agevolmente dalla città alla vetta. Buttermilk è la zona ideale per le lezioni di sci o di snowboard, per principianti e di livello avanzato. E’ la zona più adatta alle necessità delle famiglie con bambini e soprattutto non è fredda come Snowmass, è l’area più grande del comprensorio, che dispone di piste lunghe diversi chiilometri e comodissime perchè poco distanti dagli ingressi dei numerosi hotel. Per gli amanti della wilderness, che amano coniugare la passione per lo sport e la contemplazione di paesaggi montani stupendi, meglio optare per i 30 Km di piste nel comprensorio di Ashcroft Ski Touring, dove ci si ritrova immersi nella natura incontaminata, a poche ore di distanza dalla White River National Forest. Mentre ad Aspen Highlands è possibile sbizzarrirsi tra le piste di Temerenity,

o Stato del Colorado, che spesso ospita le gare di Coppa del mondo di sci, è una delle destinazioni più gettonate degli Stati Uniti per gli amanti della neve e per gli appassionati degli sport invernali, grazie ai suoi bellissimi ed attrezzati comprensori sciistici.

In particolare Aspen, situata nella Contea di Pitkin, nei pressi delle Rocky Mountains, le Montagne Rocciose, grazie alla fama acquisita per aver ospitato i campionati mondiali di sci nel 1950, è diventata una celebre meta del turismo di lusso e una location gettonatissima in ambito cinematografico. Aspen possiede quattro impianti di ottima qualità, collegati da un servizio navetta e raggiungibili utilizzando lo stesso skipass. Tra le numerose possibilità offerte gli appassionati, anche i tour con guide sui gatti delle nevi per ammirare, da luoghi impervi, gli stupendi paesaggi immacolati. Aspen Mountain, la stazione principale e la più antica delle quat-

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Sciare in Usa, ad Aspen GRAND TOUR/ Arena Lifestyle 2/18

di Highlands Bowl e Steeplechase, una località particolarmente adatta agli esperti e agli amanti dello sci estremo. Il centro storico di Aspen, decorato da edifici caratteristici in mattoncini rossi, è veramente pittoresco: consente al viaggiatore di prendersi una pausa dalle piste, immergersi in un’ atmosfera ovattata, godere del relax aftersport tra boutique di lusso e bar raffinati. Gli appassionati di arte possono visitare i musei cittadini tra i quali l’Aspen Art Museum, riconoscibile per la sua forma di parallelepipedo reticolare, interamente realizzato con travi in legno dall’architetto giapponese Shigeru Ban, la cui struttura combina un gioco sapiente di trasparenze e di texture. L’Aspen Center for Environmental Studies è un centro studi attivo nella promozione e nella conservazione della fauna selvatica, che organizza conferenze ed eventi legati a tematiche ambientali ed ecologiche. Ad Aspen vi sono molteplici opportunità di soggiorno, con prezzi variabili a seconda dei propri gusti e delle proprie esigenze. Si può dormire in lussuosi hotel, dotati di ogni comfort, come il Jerome and il St Regis. Nel caso in cui si preferisca godere lo spettacolo del cielo stellato e tornare a vivere in armonia con la natura, ci sono numerosi chalet da affittare. In estate invece si possono scegliere i campeggi a Lincoln Creek e a Pearl Pass oppure quelli ubicati nelle prossimità della White River National Forest; un’altra opzione ottima per tutte le stagioni potrebbe essere quella di dormire nei numerosi rifugi d’alta quota presenti ad Aspen, a Vail, a Leadville, a Breckenridge, a Crested e a Winter Park e spostarsi tra l’uno e l’altro sugli sci, trascorrendo una vacanza dinamica e avventurosa. Oppure si possono prenotare escursioni con le ciaspole, per esempio all’Aspen Meadows Resort. L’estate è bellissima su questi monti, tutti vanno in giro in mountain bike o fanno

trekking a piedi e a cavallo. Naturalmente al piacere dello sport si abbina spesso quello del relax acquatico. La Remede SPA del St. Regis Aspen Resort offre cascate confluenti e sale relax meravigliose. Per i pigri, nente di meglio dell’Hotel Limelight, che offre ai propri ospiti una colazione continentale quotidiana con frutta fresca e pesce affumicato. Vail, situata nella Contea di Eagle, è un’ altra località dello stato del Colorado, ricca di storia, facilmente raggiungibile dall’aeroporto Eagle e dall’aeroporto internazionale di Denver: è collegata alle località di Breckenridge e Keystone; inoltre si può raggiungere comodamente un altro sito, Beaver Creek grazie all’ottimo servizio navetta. Questa cittadina è notissima anche per la sua gastronomia e per il suo delizioso museo. Il comprensorio di Vail, che è la più estesa località sciistica degli Stati Uniti, è dotato di 31 impianti di risalita e di 195 piste ed è diviso in tre aree, distinte: il FrontSide a nord, con il Golden Peak per principianti e un muro abbastanza impegnativo per gli intermedi, il Blue Ski Basin, adatto agli sciatori esperti e intermedi e agli snowboarders, mentre l’area Northwoods, a sud, sul fronte posteriore, è consigliata solo agli esperti. Ogni anno a Vail si svolgono i Burton US Open, i campionati di snowboard che attirano qui migliaia di visitatori e appassionati di questo sport; tra le principali attrazioni da visitare durante quei giorni suggeriamo di fare un salto allo snowpark e l’halfpipe, una rampa semicircolare utilizzata dagli snowboarder e da chi pratica sci freestyle. Lo spettacolo è davvero emozionante anche per chi non ha mai messo i piedi sugli sci o su una tavola. Le attività preferite dai turisti sono lo sci di fondo, la salita con le ciaspole, lo snowboard, mentre di sera si può imparare a gio-

COSA MANGIARE AD ASPEN Vediamo un po’ cosa mangiare in questa cittadina per gustare al meglio i prodotti tipici locali. In generale in Colorado le ricette risentono dell’influenza della tradizione messicana o del Sud-Ovest degli Stati Uniti. Aspen offre anche una vivace vita notturna tra bar e locali esclusivi, quindi ci si può divertire sicuramente: all’Ajax Tavern si gustano freschissime ostriche, zampe di rana croccanti e patatine fritte al tartufo. Il J-Bar è un saloon storico aperto dal 1889, decorato da cineserie intagliate, dove si può assaggiare il migliore hamburger della città, accompagnato da abbondanti insalate e antipasti, come l’intingolo di spinaci e carciofi. Anche Jimmy’s è un ristorante famoso, situato nel quartiere chic di Mill Street, dove è consuetudine permettere ai clienti di lasciare la propria firma sulle pareti: tra le pietanze consigliate ci sono i crab cake e le bistecche. Per trascorrere una serata romantica consigliamo La Creperie Du Village, sembra di cenare in uno chalet sulle Alpi francesi: potrete rilassarvi sorseggiando dell’ottimo vino in un ambiente confortevole e degustando la fonduta e piatti di formaggi assortiti. E naturalmente crepes dolci e salate, condite con crema ganache al cioccolato, dulce de leche, fragola, panna montata.

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care a bowling nella piazza del paese. Se voleste trascorrere una giornata di relax, per ricaricarvi, The Arabelle’s at Rock Resorts SPA fa al caso vostro; al Vail Mountain Lodge Spa potrete scegliere tra varie tipologie di trattamenti e massaggi. Per gli amanti della cultura, consigliamo vivamente di visitare il Colorado Ski and Snowboard Museum, dove si ha l’opportunità di approfondire la conoscenza del background storico del territorio e degli sport invernali attraverso un itinerario tematico basato su basato su scatti fotografici, diorami e attrezzature. Dopo una giornata trascorsa all’aria aperta sulle piste arriva l’happy hour. Per gli aperitivi si va in molti posti, tra cui il Bart and Yeti’s in terrazza e con musica live. Sbirciando tra i menù, consigliamo il Gardner cocktail, a base di gin, zenzero, lime, un pizzico coriandolo e un pizzico di serrano pepper. Qualora vogliate cenare nei pressi delle piste da sci, il posto giusto è il Game Creek Restaurant, dove si può provare una cucina raffinata e adatta a palati più esigenti con un buon rapporto qualità/prezzo. Imperdibile una puntata al 10th che vanta una cucina particolarissima: coniuga tra loro le tradizioni francesi, svizzere, italiane e non mancano le specialità tipiche del posto, antiche quasi come le Montagne Rocciose. La movida d’alta quota a Vail Village o a Lionshead offre molteplici occasioni di svago e di divertimento: Sweet Basil è un ristorante creativo, moderno, dove i clienti possono gustare dell’ottimo foie gras, ostriche, tartare di bisonte e naturalmente il granchio gigante dell’Alaska; cenare da Matsuhisa permette al viaggiatore di gustare le pietanze della cucina giapponese, come il sushi, il sashimi e i frutti di mare in un ambiente elegante e raffinato, davanti a un romantico camino in pietra, mentre fuori fiocca la neve. Il Pendulum è un altro ristorante molto gettonato, di fascia

alta, che coniuga la cucina americana con gli aromi profumati mediterranei, mentre al Craftsman si cena con musica rock di sottofondo, inclusa quella più vintage come i Led Zeppelin. Il Root & Flower offre un’ eccellente lista di vini pregiati, birra alla spina. Ma, nel caso in cui si preferisca la cucina etnica speziate, non ci sono dubbi: si va all’Annapurna, dove si degustano piatti tipici indiani e nepalesi. Anche Vail per dormire offre molteplici opportunità, adatte a tutti i livelli di turismo. I raffinati hotel nella zona del Vail Village dispongono di stanze con balcone, che si affacciano sul meraviglioso panorama circostante; il Lionshead Village è immerso in una atmosfera rilassata e familiare, si affaccia sulla piazza principale dotata di suggestiva pista di pattinaggio, sulle caratteristiche stradine si può fare shopping, cenare e divertirsi. La città offre un’ampia gamma di sistemazioni, dagli spa hotel agli appartamenti, dotati di cucinotto e di connessione Wifi. Golden Peak , una località adatta alle famiglie, permette di affittare appartamenti con camere attrezzate per i bambinie trascorrere tranquille giornate passeggiando e andando per negozi: i suoi hotel forniscono appartamenti con cucina e spa con piscine caldissime. I turisti più esigenti si rivolgono ad altre strutture, per esempio il Cascade Village, che offre varie sistemazioni, da lussuosi resort a chalet di montagna indipendenti, per gruppi di sciatori e snowboarders, che non vogliono distrazioni e gradiscono dormire vicino alla seggiovia per raggiungere agevolmente le piste. Beaver Creek, situata a poca distanza da Avon, è un’ altra famosa località sciistica, dove si svolgono regolarmente gare di Coppa del mondo di sci alpino e dove si sono tenuti per ben tre volte i campionati mondiali di sci: offre 1832 acri sciabili

GLI ANTICHI POPOLI DEL COLORADO

Il Parco nazionale di Mesa Verde è un’area protetta degli Stati Uniti e patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. È situato nello stato del Colorado, nella contea di Montezuma. Ha una superficie 211 km2 e comprende un’area in cui sono presenti i resti di numerosi insediamenti costruiti dagli antichi Popoli Ancestrali, una volta denominati Anasazi. Si tratta di villaggi costruiti all’interno di rientranze della roccia, denominati cliff-dwellings. Il più noto e il più grande di questi insediamenti è quello denominato Cliff palace. Il parco nazionale di Mesa Verde è situato nella sezione sudoccidentale dello stato del Colorado. Il territorio è formato da un altopiano con un’altitudine variabile tra 1860 m e 2560 m.

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Sciare in Usa, ad Aspen GRAND TOUR/ Arena Lifestyle 2/18

IL GRANDE PARCO MONTANO

Sopra: vista notturna di Aspen, la perla del Colorado, dove si svolgono le gare di Coppa del Mondo di sci alpino. Qui a fianco, sci in famiglia sulle bellissime piste americane, contornate da cittadine che offrono una vita notturna vivace e una gastronomia gustosa, con ottimi piatti di carne. Nello stato del Colorado si trova il parco nazionale delle Montagne Rocciose (Rocky Mountain National Park), istituito il 26 gennaio 1915, situato nel centro-nord a nord-ovest della città Boulder. Ha una superficie di 1.075 km² ed è dotato di maestose montagne, una ricca fauna selvatica, laghi e torrenti (tra cui le sorgenti del Colorado), climi e ambienti diversi come i boschi, le fo reste montane e la tundra. Il punto più alto del parco è Longs Peak, 4.346 m.s.l.m., dall’esploratore Stephen H. Long che, nel 1820, guidò una lunga spedizione in quel territorio.

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As

con panorami mozzafiato delle Montagne Rocciose e un ottimo servizio navetta che permette di raggiungere facilmente Vail. Naturalmente è possibile accedere a entrambe le stazioni sciistiche con un unico pass. In questa zona si può sciare su 150 piste di ogni livello di difficoltà: il Parco Strawberry è consigliato ai principianti, mentre la Rose Bowl e la Larkspur Bowl sono più indicate per sciatore intermedi. I più esperti possono scegliere la Birds of Prey, l’area dei back bowl e la Raptor, che è realizzata in occasione dei mondiali del 2015. La vita notturna di Beaver Creek offre numerose opportunità di svago e di divertimento: il design del ristorante Spago trae ispirazione dal paesaggio del Colorado e dall’epopea del West, con i pannelli color terra, i soffitti molto alti, le foto di paesaggi in bianco e nero appese alle pareti e i posti a sedere in cuoio. Questo ristorante, che presenta una cucina a vista con chef di altissimo livello al lavoro, offre pietanze stagionali, come il salmone affumicato in casa e le trote locali, le costolette d’agnello con le melanzane e il filetto di carne di cervo arrostito. Per i palati più ricercati sono disponibili più di 400 vini, selezionati tra le etichette dei migliori produttori americani. Il Beaver Creek Resort è un mondo incantato di negozi, alloggi e ristoranti, dove trascorrere una stupenda vacanza sulle piste da sci: il Toscanini è un ottimo ristorante italiano, situato in questo splendido scenario. Si mangiano piatti regionali del Bel Paese, con la vista della magica pista di pattinaggio su ghiaccio. La cucina aperta consente ai clienti di assistere a come si preparano piatti come le pappardelle con i petti di pollo fritti in padella, accompagnati da un prelibato intingolo di funghi al marsala. Per gli amanti del pesce, ecco le capesante e i gamberetti arrostiti in padella e chele di aragosta del Maine, servite in besciamella alla vodka: è inoltre possibile degustare squisiti frutti di mare e pizze accompagnati da vini

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italiani di alta qualità. Il ristorante Revolution, situato nello chalet di Beaver Creek, alla base di una montagna, offre una cucina consapevole che combina carne arrostita allo spiedo, carne di pollo, verdure con focaccia azzima e una varietà infinita di salse. L’Osprey, chalet ubicato a Beaver Creek, rappresenta il connubio perfetto tra fascino e autenticità, riflette la bellezza e la maestosità dell’ambiente naturale della Vail Valley e offre ampie sistemazioni, compresi due attici. E’ stato premiato come miglior resort degli Stati Uniti continentali nel 2012. Ciascuna stanza propone un arredamento raffinato. Alcuni alloggi offrono docce di vapore e suggestivi caminetti. L’attico è dotato di due camere da letto, di cucina ricercata, di vasca da bagno Jacuzzi e di balconi. Il Ritz-Carlton, situato nell’esclusiva enclave di Beaver Creek, è un hotel di lusso molto ricercato. La bellezza del paesaggio colpisce il visitatore. Anche qui si possono fare emozionanti escursioni attraverso i boschi rigogliosi. Il Ritz-Carlton avvolge i suoi ospiti con gli alloggi sofisticati e lussuosi, che ricordano gli chalet della grande montagna del West americano Il Charter, indicato da Condé Nast Traveller come uno dei migliori hotel degli Stati Uniti e del Canada nel 2010, è una vera e propria perla del Colorado: offre servizi di catering a qualsiasi ora, piscine al coperto, un grande hub (sala giochi) un centro benessere. Dispone inoltre di due ristoranti: il Terrace Restaurant per la colazione e il Black Diamond Bistrot per cenare con gli amici o con la famiglia, che serve pietanze americane in una location familiare, rilassata e ricca di fascino. Keystone Resort è un’altra località degna di nota a un’ora di distanza dall’aeroporto di Denver ed è il più grande comprensorio sciistico nell’area detta Summit County: offre piste adatte a varie tipi di sciatori, con 20 impianti di risalita e dispone di uno snowpark per soddisfare le sempre maggiori


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esigenze degli snowboarders. Il territorio comprende tre montagne - il Dercum, il North Peak e l’Outback - con oltre 3000 acri di terreno sciabile e dispone di tracciati adatti a ogni livello di difficoltà: l’Outback è più indicata a sciatori intermedi ed esperti. E’ una località celebre anche per i suoi ristoranti di fama mondiale, per i centri benessere di lusso, per le strutture ricettive, per i negozi e per i villaggi. Offre una notevole quantità di attività e di escursioni-avventura, adatte a tutta la famiglia, che si focalizzano principalmente sullo sci e sulla pratica dello snowboard. Keystone è molto gettonata dai giovani perchè si può sciare anche di notte; inoltre è sempre garantita una copertura di neve, anche artificiale. Chi non scia si può cimentare con il gatto delle nevi e con il pattinaggio su ghiaccio. Schoolyard è una collina, che rappresenta la nuova attrattiva, ideale per famiglie con bambini piccoli e per principianti e presenta caratteristiche peculiari, come i vicoli a tornado, per aiutare gli ospiti a districarsi attraverso le varie pendenze e i vari terreni di Keystone. Questa località dispone di un’ampia gamma di scelte di alloggio per tutte le esigenze di gruppi e di famiglie: i figli si divertono un mondo allo Springs nel River Run Village, che include una stanza da giochi, un centro multimediale, un cinema, una piscina riscaldata con scivolo e vasche d’acqua calda dove i genitori possono concedersi una pausa. I gruppi possono sicuramente sentirsi a proprio agio al Red Hawk Townhomes, grazie agli ampi spazi, alle comodità e al centro benessere. Nei pressi della Mountain House si può scegliere tra il Gateway Mountain Lodge, l’Inn e l’Ironwood Townhomes, mentre i principali luoghi aggregativi della vita notturna, i ristoranti e i negozi sono distanti solo alcuni passi dai principali alloggi e sono quindi facilmente raggiungibili. Keystone è costantemente animata da varie attività, dalle proiezioni cinematografiche notturne, ai concerti, ai carnevali, alle sfilate di moda. A dicembre, per esempio, inizia le celebrazioni di Kidtopia con

l’apertura del forte sulla Dercum Mountain, con feste e fuochi d’artificio. Durante l’inverno si svolgono vari eventi culinari , che presentano e coinvolgono tutti i ristoranti della zona. Lo Ski Tip Lodge offre un’ambientazione accogliente e si di stingue come uno dei migliori ristoranti del Paese, mentre il Keystone Ranch è un ristorante specializzato in bistecche di ottima qualità, immerso in un’atmosfera rustica ed elegante. L’Alpenglow Stube è uno dei ristoranti più panoramici d’America ed è stato insignito del Wine Spectator’s Award of Excellence. A fine vacanza, prima di ripartire in aereo da Denver, consigliamo a tutti una visita a St. Elmo, una città fantasma che vi immergerà nella storica cultura del Far West. St. Elmo una delle più famose e meglio conservate città fantasma del Colorado e degli Stati Uniti in generale, e rende bene l’idea di cosa fu la corsa all’oro nell’Ottocento. Venne fondata nel 1880 e inizialmente si chiamava Forest City, ma a causa dell’alto numero di cittadine nei dintorni con lo stesso nome prese il nome di St. Elmo: fu proposto da uno dei fondatori, Griffith Evans, che stava scrivendo un romanzo con quel titolo. Grazie all’estrazione di oro e argento la città si sviluppò rapidamente, arrivando ad ospitare duemila abitanti negli anni Novanta dell’Ottocento: c’erano l’ufficio del telegrafo, un negozio, un municipio, cinque hotel, svariati saloon, sale da ballo, la sede di un giornale, una scuola e la ferrovia. Il declino iniziò negli anni Venti: secondo la leggenda nel 1922 tutti i suoi abitanti salirono sull’ultimo treno in partenza dalla città e la abbandonarono. In realtà alcune persone, anche se pochissime, rimasero a viverci, e l’ufficio postale restò aperto fino al 1952, quando morì il postino. Quel che resta ora di St. Elmo è una fila di case di legno fatiscenti, lungo la strada principale e polverosa della città. Entrata a far parte del patrimonio storico nazionale, è visitata ogni anno da centinaia di turisti.

MAGICA DENVER

Denver è sede di celebri musei quali il Denver Art Museum con le sue collezioni di arte Western e dei Nativi d’America, il Museum of Contemporary Art con la sua innovativa arte contemporanea, seminari e mostre, il Clyfford Still Museum dedicato al noto espressionista astratto e il Kirkland Museum of Fine & Decorative Art considerato un vero tesoro ricco di opere d’arte del Colorado ed internazionali. Denver è una città che sa come divertirsi, da ascoltare musica dal vivo in uno dei bar o locali del quartiere LoDo (Lower Downtown) a fare il tifo per una delle sette squadre sportive professioniste, come i Colorado Rockies per il baseball al Coors Field. Un’attrazione assolutamente da non perdere è sicuramente il Red Rocks Park & Amphitheatre dove celebri musicisti si esibiscono contornati da antiche formazioni rocciose. E decine di pub-birrifici offrono eccellenti birre prodotte artigianalmente. MUSICA, SPORT E BIRRA

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Qui sopra, lo Skyline di Denver, la capitale del Colorado, che offre un gran numero di attrazioni e soprattutto musei ricchi di collezioni di arte western e di arti decorative dei Nativi d’America.


Arena Lifestyle 2/18- GRAND TOUR/NEMI, SUL LAGO DEI MISTERI

Nemi, il lago dei misteri che profuma di fragola di Giada Bellati

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coprire i misteri del lago di Nemi. Uno dei luoghi archeologici più affascinanti del Lazio, a pochi chilometri da Roma. Che a primavera organizza una sagra speciale... E’ un luogo magico, piccolissimo, situato nel cuore dell’Italia, che offre un magnifico panorama e un clima delizioso. E’ pure contrassegnato in arancio - vale a dire ottima qualità dell’ accoglienza - sulla guida del Touring Club. Avete indovinato, è il Lago di Nemi, che si trova nell’area dei Castelli Romani, sui Colli Albani a poco più di un’ora di distanza da Roma, che dista solo 30km. Il paese è piccolo, anche il lago è piccolo, ma nonostante queste ridotte dimensioni, è notevole l’importanza archeologica di questo luogo, che racchiude oscuri misteri, sommersi sotto le tranquille acque sulle quali si affacciano, oltre a Nemi, anche Genzano di Roma, sulla strada per Ariccia (la patria indiscussa della porchetta) Fornaccio e Pian di Gerri, un borgo collinare che introduce al Parco Regionale dei Castelli Romani. Il lago di Nemi, di origine vulcanica, è stato il fulcro di una zona abitata sin dall’epoca preistorica. In epoca romana qui sorgeva un importante tempio di Diana, che portò Nemi ad assumere un ruolo religioso e politico sotto varie dinastie di imperatori. Vari documentari sono stati girati a Nemi, le cui acque nascondono veri e propri tesori d’arte. Uno dei più famosi fu girato dal regista Massimo My, intitolato “Nemi, il mistero sommerso del lago”. Qui infatti tra il 1928 e il 1932 sono state ritrovate due navi impe-

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riali romane, costruite a scopo ludico e religioso per una grande cerimonia. Questi natanti erano stupefacenti, perchè costruiti con insolite tecniche ingegneristiche. I relitti vennero inseriti in un museo appositamente costruito sulle rive del lago, che fu pur troppo incendiato dai nazisti. La maggior parte dei reperti ritrovati sulle navi andarono dispersi durante quei giorni. Ricostruito e riaperto nel 1988, il Museo delle Navi Romane di Nemi, seppur privato dei suoi reperti più autorevoli, conserva alcuni pezzi salvati dall’incendio e dalle razzie. Alcune sale sono dedicate alle testimonianze protostoriche romane dell’area dei Castelli Romani. Una dotazione piuttosto ricca, poichè qui poco distante sorgeva un tempio di Diana, conosciuto anche come Tempio Nemorense, che come già detto era consacrato alla dea dei boschi e della caccia. Dell’ esistenza di due navi forse cariche di favolosi tesori gli abitanti del lago parlavano da secoli. La loro individuazione e i tentativi di riportarle alla luce iniziarono nel Rinascimento, ma tutto ciò non fece che danneggiare irreversibilmente i resti. Fu il Cardinale Prospero Colonna, signore di Nemi, a provarci per primo nel 1446. Provò a recuperare la nave più vicina alla riva mediante l’uso di una piattaforma galleggiante munita di corde e uncini. Nel 1535 ci riprovò il bolognese Francesco De Marchi, che potè misurare lo scafo, immergendosi sul fondo del lago dentro una campana di legno munita di oblò in vetro. Tre secoli dopo, il Cavalier Annesio Fusconi, al cospetto di un fol-


NEMI, SUL LAGO DEI MISTERI - GRAND TOUR/Arena Lifestyle 2/18

to pubblico, utilizzò una campana di Halley munita di pompa d’aria per raggiungere i relitti: potè così asportare smalti, mosaici, frammenti di colonne metalliche, marmi e chiodi. Il le gname recuperato venne utilizzato per creare ameni souvenir. Per fortuna il maltempo costrinse il Fusconi ad abbandonare l’impresa. Nel 1895 arrivò Eliseo Borghi, accompagnato da un palombaro. Riportò alla luce la bellissima ghiera in bronzo di un timone, lavorata a rilievo, con la testa di un leone. In quell’occasione vennero alla luce mosaici e attrezzi che servivano a far muovere piattaforme girevoli, che erano installate sulle navi. Vari reperti furono acquistati dal Museo Nazionale di Roma, altri furono venduti sul mercato antiquari. Il Ministero della Pubblica Istruzione, alla fine dell’Ottocento fermò le ricerche private e investì per riportare alla luce gli ultimi resti degli scafi, studiati ed esposti con grandissimo rigore scientifico, fino all’incendio. Fu perciò eseguito un rilievo generale del lago, ma si dovette aspettare il 1926 per decidere un abbassamento del livello delle acque fino a 22 metri, per permettere il recupero dei preziosi reperti e l’esplorazione del fondo del lago. Delle navi originali oggi si ammirano alcune parti dello scafo che erano immerse in acqua. Furono costruite, probabilmente, sotto l’imperatore Caligola (37-41 dc). La ricercatezza delle decorazioni e degli arredi e le vicende note sulla vita dell’imperatore, hanno fatto ritenere che queste navi fossero utilizzate per cerimonie e feste religiose. Nonostante le espoliazioni, mantengono intatta la loro imponenza, poichè è rimasta intatta la parte immersa dello scafo. Esaminandole, si scorgono le venature delle essenze lignee utilizzate: pino, abete e quercia. La parte esterna della carena è rivestita da un tessuto in lana

imbevuto di sostanze che lo rendono impermeabile e poi da fogli di piombo tenuti insieme da una fitta chiodatura. Il primo scafo misura 71 metri in lunghezza e 20 in larghezza, il secondo è più lungo di 4 metri e poco più largo. E’ caratterizzato dalla presenza di posti a sedere a distanza regolare, forse destinati a portare fuori bordo le scalmiere dove appoggiavano i remi. Sono state ritrovate anche le grandi ancore: una è in legno, con ceppo in piombo e l’altra, del tipo detto ‘ammiragliato’ fu scambiata per un manufatto ottocentesco ideato dal capitano inglese Rodger nel 1851. La città di Nemi si apre dunque alla curiosità del visitatori con i suoi percorsi a bordo lago, le sue botteghe artigianali, le passeggiate nel centro storico con testimonianze medioevali,la Chiesa di Santa Maria del Pozzo, costruita nel ‘500 in sostituzione di una preesistente cappella. Di rilevante importanza storico-artistica è anche il Santuario del Crocifisso, che ospitava i francescani, legato a una leggenda locale. Fra’ Vincenzo da Bassiano racconta dei suoi dubbi al momento di dover scolpire il volto del Cristo. E di averlo trovato già raffigurato nel Crocifisso dopo una notte di preghiera. La gustosa cucina romana si innesta in questo territorio famoso per la coltivazione delle fragole, saporitissime grazie al terreno vulcanico. La tradizionale “Sagra delle fragole “ si svolge ogni anno nella prima domenica di giugno. Durante la festa i frutti vengono distribuiti nelle vie tipiche del borgo, nelle piazze si danza e si fa musica. Da alcuni anni in concomitanza alla sagra si tiene la mostra dei fiori, al termine della quale il fioraio vincitore riceve in premio la “Fragola d’oro”, un monile che racchiude al suo interno un frutto fresco bagnato nel prezioso metallo.

COSA SI MANGIA SUL LAGO DI NEMI La gustosa cucina romana si innesta in questo territorio famoso per la coltivazione delle fragole, saporitissime grazie al terreno vulcanico.. Una leggenda vuole che questi frutti siano nati dalle lacrime della dea Venere. Mele e funghi sono i principali prodotti da portare a casa. Non per nulla i Romani avevano portato le fragole di Nemi nella capitale dell’Impero, soprattutto durante una festa religiosa che si teneva a Campo de’ Fiori. Durante la sagra si trovano diverse varietà di fragole: a cuore, coniche o allungate, quelle piccole e soavi selvatiche. Tra i piatti più famosi della cucina nemese da scegliere al ristorante ci sono i funghi porcini, la polenta con le salsicce, la minestra di gialloni (una zuppa di fagioli) profumata alla satorrea, un’ erba selvatica locale. Ma si gustano anche il baccalà di guazzetto, la coratella (interiora di agnello) con le fave e la pizza di farina di mais ripiena di verdure. Passando ai dolci, le fragole sono gli ingredienti principali delle famose crostatine con crema pasticciera che si gustano qui. Un’ altra specialità degna della sua fama è il fragolino, un gustoso distillato a base di fragoline di bosco, riconosciute come Prodotto Agrolimentare Tradizionale (PAT). Tra i ristoranti più famosi della zona ricordiamo “A casa di Nino”, l’”Osteria Pelliccione”, i ristoranti “Ramo d’Oro” e “Le Scalette”, infine l’osteria “Dar Vignarolo”.

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La straordinaria degustazione delle fragole alla sagra di Nemi, che si svolge ogni anno, la prima domenica di giugno.


Arena Lifestyle 2/18- WINE & CO/ I vini bianchi fermi

Bianco, fermo, perfetto Ogni volta che si sceglie un bianco, è battaglia tra i fanatici dei fermi e tra gli amanti delle bollicine. I puristi del vino, in effetti optano per il ‘no gas’. Ecco alcuni da preferire, se si pasteggia a carni bianche e pesce.

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gionati, e piatti a base di carni bianche e pesce d’acqua dolce. Il Roero Arneis è ottimo anche per i momenti dell’aperitivo e dell’antipasto a base di pesce di mare. Passando al Triveneto, ecco il profumatissimo Gewürztraminer, prodotto in Trentino Alto Adige. E un vino che piace o non piace, dal tradizionale color paglierino carico, perchè la sua complessità aromatica, il mix di di fiori, frutta e spezie che porta con sè costringe a scelte piuttosto decise. Il gusto è secco e pieno, il tenore alcolico è alto. I traminer si accompagnano dunque perfettamente a crostacei, fois gras, carni bianche arrosto e piatti con gusti intensi. Giusto a ridosso del Trentino, in Veneto si produce un altro grande bianco fermo, il Sauvignon: un vino elegante, caratterizzato da un bouquet raffinato e dal sapore asciutto e vellutato. E’ un vino da bere giovane, quando esprime appieno le sue caratteristiche, e risulta perfetto se servito tra 8 e 10 gradi. Si sposa molto bene con antipasti, primi e secondi di pesce. Scendendo verso il Centro Italia si trovano vari tipi di Trebbiano, il vino prodotto con l’uva a bacca bianca più diffusa nella nostra Penisola. I Trebbiani sono vini freschi, profumano di fiori e frutti bianchi, vantano una discreta acidità, sono estremamente versatili negli abbinamenti culinari. Tra i bianchi fermi più apprezzati, la Falanghina campana va sicuramente conosciuta, perchè si tratta di un vitigno molto antico (occupa il 5% dell’area coltivata a vite in Campania) e dà origine a svariate DOC: Falanghina del Taburno, Campi Flegrei, Galluccio, tanto per fare un esempio. Il vino è bianco paglierino con riflessi verdognoli, profumo fruttato e dal sapore fresco.

ianco fermo o bollicine? Gli amanti del vino senza gas sono moltissimi e spesso non hanno nessuna intenzione di convertirsi agli adoratori di bollicine, che sono spesso donne. Quali sono i migliori vini bianchi fermi? La scelta è davvero ampia: dai fruttati a quelli più aspri e secchi, i vini fermi rappresentano la maggior parte della produzione totale, poiché l’ effervescenza naturale è difficile da ottenere e la spumantizzazione non è un processo economico. La maggioranza di vini fermi è dettata anche dalle richieste del mercato e, ovviamente, dalla maggior fruibilità dall’aperitivo in poi, come lo sono per esempio il Pigato ligure, l’Ortrugo piacentino, il Verdicchio marchigiano, il Greco campano. Ecco i migliori. Innanzitutto si definisce fermo qualunque vino che non presenti effervescenze, anche naturali, conferite dall’uso di uve particolari con una determinata acidità, oppure create artificialmente grazie a processi di spumantizzazione. I bianchi fermi sono innanzitutto ideali per accompagnare piatti a base di pesce e crostacei. Cominciamo dal nord ovest italiano col Roero Arneis, un vino bianco fermo prodotto in una regione top per i rossi, il Piemonte.La sua produzione è consentita esclusivamente in 19 comuni della provincia di Cuneo. Deve essere composto da almeno il 95% di uve bianche vitigno Arneis e, per la restante parte, da vitigni a bacca bianca non aromatica. Si presenta con un colore paglierino più o meno intenso, baciato da riflessi ambrati. Ci offre un profumo fresco e delicato, e al palato si presenta con sapore asciutto, secco, amarognolo ed erbaceo. Questo vino bianco si abbina perfettamente a formaggi sta-

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La cena delle Feste/ FOOD & CO - Arena Lifestyle 12/17

A sinistra ecco la profumatissima finocchiona IGP, regina dei salumi fiorentini, che ha dominato Pitti Uomo 2018 con l’inedito abbinamento a champagne. A fianco, il Presidente del Consorzio Alessandro Iacomoni.

La Finocchiona è glam

Regina dei salumi all’ultimo Pitti Uomo, ora ‘divorzia’ dal Chianti e si accompagna allo Champagne e ai superdry, in un abbraccio dei sensi davvero irresistibile. Perfetta per l’apericena con bufala e pomodorini

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a Finocchiona è di moda. La Regina dei salumi toscani,

quella che nella gastronomia spicca di più per morbidezza, sapore, profumi e unicità, grazie all’aroma di finocchio, utilizzato in semi e/o fiori nell’impasto, fa tendenza. La si è vista ovunque a Firenze, dentro e fuori dalla grande kermesse Pitti Uomo: e ora la finocchiona è diventa la super queen delle stuzzicherie. Per produrla si prediligono le parti della pancia e della spalla del suino. E dopo la legatura si passa alla stagionatura lunga. La tipicità di questo salume deriva dalla presenza di semi di finocchio nell’impasto, abitudine introdotta dai Toscani per rimpiazzare il più costoso pepe. La preparazione di questo profumatissimo salume si è poi diffusa in tutto il mondo. Esiste anche una variante ‘row’, preparata con un impasto più grossolano, che subisce una stagionatura più breve. Il prodotto deve essere tagliato in fette più alte rispetto al salume più asciutto, perché tende a sgranarsi; da questa caratteristica deriva il differente nome di Sbriciolona. L’ origine della Finocchiona risale probabilmente al periodo tardo medievale o al primo Rinascimento: si narra che Niccolò Machiavelli fosse anche un buongustaio ed alcuni passi di lettere testimoniano suo grande interesse per la finocchiona. Inizialmente presente e diffusa particolarmente nella zona di Firenze (la paternità è rivendicata da due città, sia Campi Bisenzio sia da Greve in Chianti), viene confezionata in cilindri dalle forme più grandi di quelle di un salame classico. Per questa sua conformazione, oggi molti consumatori preferiscono acquistarla al banco gastronomia, affettata da un professionista. Oppure da consumare a piacere, nelle comodis-

sime vaschette. Se non è mai capitato di assaggiarla di fianco a un bicchiere di rosso, seduti al tavolo di un vinaio o di un’ osteria tipica, è bene farlo come si tradizione vuole tra le mura di casa. Si gusta tra due fette di Pane toscano, affiancata a pomodorini e mozzarella di bufala maremmana, oppure alternata a funghi o carciofini sott’olio. Per l’aperitivo glam si sposa stupendamente con il prosecco o lo champagne, che sanno sottolineare al massimo il suo sapore fresco e appetitoso e il suo profumo inconfondibile. Per essere Finocchiona IGP ogni taglio e ogni confezione deve riportare, sia in Italia che all’estero, la dicitura ‘Finocchiona’ seguita dalla scritta ‘Indicazione Geografica Protetta’ o dalla sigla I.G.P. Il Consorzio della Finocchiona IGP martedì 9 gennaio è stato ospite presso Pitti Uomo, allo stand Landi, per l’evento “Finocchiona e Champagne”, che ha riscosso un successo strepitoso. L’inedito e interessante binomio ha visto coinvolti gli champagne della Gourmanderie di Milano di Francesco Frisenda e i produttori della ‘Finocchiona IGP’ che sono arrivati entusiasti e guidati dal Presidente del suo Consorzio di Tutela, Alessandro Iacomoni. “E’ con grande piacere che abbiamo accettato l’invito dell’azienda Landi a partecipare a questo inedito e goloso appuntamento. La moda e le eccellenze alimentari rivestono un importante ruolo nell’economia del nostro Paese. Se ad esse aggiungiamo una location come Firenze, Pitti Immagine e lo Champagne, completiamo un quadro di grande qualità ”. La Finocchiona Igp è stata degustata insieme al pane Verna e alle schiacciate cotte nel forno a legna, prodotte dal panificio Menchetti di Cesa, in provincia di Arezzo.

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Arena Lifestyle 2/18- FASHION/MACULATO E CONTAMINAZIONI

VESTITI, USCIAMO IN... ANIMALIER

Qui sopra, la fortunatissima collezione voluta da Donatella Versace, che rende omaggio alla memoria del grande Gianni Versace, ricordato anche dalla ficion in onda su Fox Crime. Giallo e nero i colori dominanti del maculato, abbinato al rettile e agli accessori con il logo della Medusa.

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a neve fiocca copiosa, ma noi già pensiamo all’estate e a come ci coloreremo la vita di tinte forti e di fantasie allegre. Ecco le tendenze più importanti da considerare per i primi acquisti.

Se non lo avessero suggerito gli stilisti più importanti, nessuno avrebbe pensato a resuscitare le spalline oversize, le stampe Anni Ottanta e Novanta, i turbanti della regina del varietà anni ‘50 Wanda Osiris o ad uscire di casa con orecchini a tema religioso o con le crocs (sì, proprio le ciabatte da camionista) decorate di pietre e perline. Il prolungarsi della stagione per il colore rosso, il grande ritorno del fucsia e soprattutto della stampa animalier e due invenzioni - il nuovo floreale e l’aristosport - sono le tendenze chiave da tenere d’occhio. REMEMBER DIANA Dopo i ruggenti Anni Ottanta, sono tornati gli anni ‘90 dell’eleganza. Il grigio, il rosso e il fucsia, colori preferiti della principessa Diana, sono tornati di gran moda e a seguire anche le fantasie geometriche minutissime che ella amava. Tra gli stilisti che hanno deciso di renderle omaggio, Virgil Abloh. Dal decennio più cool di fine secolo, ritornano anche i tailleur pantaloni in colori delicati, in materiali leggeri (dal cotone all’organza )con sandali e borse coordinati nella stessa nuance o nella stessa fantasia (Max Mara).

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ANIMALIER Un ritorno in verità atteso da tempo per le stampe maculate, zebrate, graffianti, già anticipato quest’inverno da alcuni brand. La collezione animalier più bella è quella firmata Versace, creata da Donatella Versace in omaggio al fratello scomparso Gianni, con fantasia leopardo in giallo e nero, da abbinare a abiti o pantaloni stampati negli stessi colori ma replicanti la corazza dei grandi rettili. Accessori d’obbligo, le catene con la mitica Medusa. IL FUCSIA La giacca dello smoking in squillante fucsia, con grandi spalline ,si potrà portare a tutte le ore. Di giorno con shorts rosa carne e camicetta bianca. E di sera con una tuta pantaloni fucsia ton sur ton con scollatura abissale e sandali altissimi. Parola di Tom Ford. CORTO CIRCUITO Le proposte per la nuova stagione estiva sono caratterizzate anche da inediti e assurdi esempi di ‘ corto circuito’, sprazzi di follia che non mancheranno di contagiare qualcuna. Tra i più stupefacenti, le ciabatte da camionista zeppate (sì proprio le crocs) e fornite di lacci, che diventano incredibili sandali da sera, con tanto di decor floreali, viste sulle passerelle di Balenciaga. Non certo da meno, il ritorno del turbante anni Cinquanta, un cavallo di battaglia della cantante Alicia Keys. Si porta di giorno, con il tailleur sportivo


MACULATO E CONTAMIINAZIONI/ FASHION - Arena Lifestyle 2/18

e la camicia maschile abbottonata fin sotto il mento, in colore contrasto. Se ci si veste di azzurro, per esempio, serve un turbante aragosta, fermato da una grande spilla floreale a forma di dalia, sempre arancio. Si porta al pomeriggio in fantasia bianco nero pop art, con un abito a grandi pois bianchi e neri e impermeabile nero. Oppure tutto nero in seta con un abito da sera corto giallo zabaione, completamente ricoperto di micropaillettes, indossato con scarpe e borsa dai colori accesi, come fucsia, verde o arancio. Ci si può sbizzarrire: ma dosando attentamente stili, spille e colori. In caso di dubbio, ispirarsi alla maestra assoluta del turbante, la meravigliosa attrice Silvana Mangano. Al terzo posto fra le contaminazioni di stagione più interessanti, quelle davvero complesse proposte da Gucci, che richiedono perlustrazioni attentissime dei mercatini vintage per procurarsi tutto l’occorrente: giacca principe di galles in colori neutri, camicetta di pizzo, collier de chien in cuoio color tabacco con le borchie, foulard nero, occhiali rock e cappello di paglia. Outfit davvero unici, insomma. Serve un foglio excel per ricordarsi tutto. Il nuovo denim è indubbiamente al quarto posto tra i corti circuiti di stagione. I giubbini con porzioni spalmate e stampate a fumetti ricordano i film di Sergio Leone. IL ROSSO Il colore più hot della scorsa stagione non vuole abbandonare la ribalta. Eccolo far capolino di giorno, con abiti corti in vi-

nile, smanicati, che ammiccano ai vecchi impermeabili Anni Settanta. Eccolo nell’abbinamento superclassico di giacca e camicia di seta. Ecco l’abito da sera superminimal, con tagli design Anni Novanta, da portare anche da solo. IL NUOVO FLOREALE Guardateci pure nell’armadio, tanto non troverete niente del genere, da nessuna parte. Il nuovo floreale va comprato: perchè le fantasie di quest’anno sono molto speciali. Prendiamo per esempio quelle straordinarie proposte da Mary Katrantzou. I mazzi floreali sono composti da grandi corolle, un po’ a colori (anche arricchiti da ricami con perline e baguettes) e un po’ in bianco e nero, come se dovessero ancora essere dipinte da un artista. E magari ci sono pure dei numeri stampati sopra, come se qualcuno dovesse fare questo lavoro secondo un preciso ordine.. RAPPER FOREVER Una nuova tendenza, lanciata da Gucci, che farà girare la testa per la strada a molti, che non sono abituati a questo genere di eccessi, più comuni in terra americana, da Los Angeles in giù. La giacca della tuta da ginnastica in tessuto tecnico bicolore - sì, proprio quella che si trova al supermercato o negli store sportivi - si ricopre di assurdi ricami di perline, di applicazioni colorate, di loghi. Si porta con il jeans e con collane a triplo filo di corallo, un materiale che sembrava dimenticato.

FIONA SWAROVSKY LANCIA LA COLLECTION “VIRGIN MARY” Fiona Swarovski ha annunciato la partenza di un nuovo progetto creativo, con la capsule collection “Virgin Mary” disponibile in anteprima esclusiva per l’Italia dal 1 Dicembre fino fine febbraio 2018 in una selezione di Swarovski store a Milano e Roma. La collezione celebra la Madonna come simbolo universale di protezione, speranza e femminilità. Icona delicata e potente, fonte di ispirazione inesauribile e trasversale, attraverso i secoli, fra Storia dell’Arte e cultura popolare, ancora oggi è una figura dal fascino unico. “Il legame con la Madonna ha radici profonde, nasce dai miei ricordi di infanzia e dalla mia educazione familiare. Nel corso dei miei viaggi ho compreso inoltre il valore universale della sua figura, la sua profonda umanità e la straordinaria semplicità della sua storia – spiega Fiona Swarovski – Maria è prima di tutto una madre e una donna coraggiosa, capace di accettare il suo destino, ed è per questo forse che la sua immagine è capace di infondere speranza e senso di protezione, attraverso il tempo e i cambiamenti culturali”.E’ alla femminilità che la collezione si ispira e alla maternità nel senso più ampio, come capacità di accogliere, comprendere, prendersi cura e amare. Valori universali che grazie alla collezione “Virgin Mary” si traducono in gioielli luminosi ed eleganti, impreziositi da meravigliosi cristalli Swarovski, realizzati con la maestria artigianale che da oltre 120 anni contraddistingue la Maison austriaca.La collezione comprende sei pezzi esclusivi: due cuff con un grande cristallo centrale che richiama la figura di Maria, circondato da un motivo di pavé e perle Swarovski, disponibili in rodio e nella colorazione in oro giallo; due orecchini pendenti che riprendono lo stesso decoro, nelle colorazioni oro giallo e oro rosa; ed infine due lunghe collane con cristallo pendente raffigurante Maria, impreziosite da croci in pavé di cristalli e, nella variante in rodio, da perle Swarovski.

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Arena Lifestyle 2/18- FASHION/MACULATO E CONTAMINAZIONI

BAGLIORI D’ORO E D’ARGENTO Il bagliore dei metalli accende la nuova stagione a tutte le ore del giorno. A sinistra in alto abito a sera Gucci azzurro cielo con decoro di foglie d’oro da portare con capelli curly e un gioiello sulla fronte. Sotto, lana e seta bouclè con frange e fili metallici da abbinare ai nuovissimi stivali in pvc, con o senza tacco. Chanel stupisce ancora una volta con pezzi iconici che sono già copiatissimi. Il divino Karl Lagerfeld intanto, per il suo tradizionale defilè in omaggio ai mestieri dell’arte Paris-Hambourg ha scelto l’Elbpilarmonie di Amburgo. Durante la sfilata del 6 dicembre sono state suonate musiche create appositamente ed eseguite dal vivo dall’Ensemble Resonanz. Qui sopra Gilda, l’orologio femminile per eccellenza della Maison Eberhard & Co., che è caratterizzato da forme morbide ed eleganti, si “veste” con un nuovo accessorio, il cinturino dall ’effetto argento, caratterizzato da un affascinante intreccio, ideale per le feste e per tutte quelle occasioni speciali in cui una donna ama sentirsi unica. A renderlo ancora più femminile e particolare è la lunghezza “oversize”, grazie alla quale la linea del polso è dolcemente accompagnata in un sapiente gioco di estetica e design. A chiudere il cinturino è come sempre l’inconfondibile fibbia personalizzata “E”. L’orologio Gilda ha una cassa ellittica in acciaio, dalle linee pulite ed essenziali su cui spiccano numeri romani, semplici o preziosi con brillanti.Animato da movimento al quarzo, protetto da vetro zaffiro bombato sferico brevettato con trattamento antiriflesso, Gilda propone inciso sul fondo un sinuoso ramage floreale ed è serrato da 4 viti celate.

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MACULATO E CONTAMINAZIONI/ FASHION - Arena Lifestyle 2/18

Per quelle che in cuor loro sognano di diventare rapper. LE GRAFICHE COMICS Il grande ritorno della grafica comics, un tema chiave degli Anni Novanta, lo avevamo già visto tra le idee dell’ inverno sulle coloratissime felpe lanciate da Gucci, soprattutto per le collezioni yung. Miuccia Prada non si è fatta sfuggire questa voglia di arty che circola tra le generazioni più giovani. Dunque propone camicie color menta con ricami di ragni. Una spiritosata da portare col pantalone nero oppure con l’animalier multicolor, gonne svasate da abbinare scarpe maschili allacciate o a fibbia, con o senza - tenetevi forte - calzettoni loggati. Oppure sandali da frate bicolori ricoperti di borchie. MIRROR, VINYL Le borsette ricoperte di ‘specchietti spezzati’ sono un vecchio fine anni Ottanta, al quale non pensavamo da un bel pezzo. Ci volevano gli abiti da sera di Dior, per farcele tornare in mente. Invece le scarpe in vinile trasparente trasparenti ce le ricordiamo bene, sono un classico delle collezioni di Giorgio Armani che non si ha mai avuto il coraggio di eliminare dall’armadio, perchè ogni tanto il grande Giorgio le ripropone. Chanel è uscita a gamba tesa con la sua splendida versione del vinile, con gli stivali overknee da portare per tutta la primavera ad ogni ora del giorno o quasi. Inutile dire che la caccia su internet al transparet boot, al tronchetto che svela

tutto il piede, al sandalo e alla ballerina ‘di cristallo’ da vera Cenerentola è aperta. STIVALI D’ESTATE Lo stivale estivo è un classico degli Anni Novanta che piace sempre. Nell’ultimo decennio ne abbiamo viste di versioni, da quelli in camoscio traforato a quelli ‘indianini’ supersmooth, dagli stivali spuntati di nappa leggerissima a quelli con punta infradito, come le havaianas. Ma il grande ritorno di quest’anno, oltre ai già citati overknee di Chanel, porta in alto un altro nome: Yves Saint Laurent. Questa griffe li ha riproposti alla grande, in raso lucido o opaco, tacco medio, completamente coperti di frange di piume, in total black o blu notte. Da portare rigorosamente di sera, quando l’onda che ricopre i polopacci contrasta fortemente con gli abiti ‘nuvola’ e gli abiti ‘cavolfiore’ in pelle, in raso e in vinile proposti dai designer che rendono immortale il mito di Yves. Anche qui la caccia è aperta, varie versioni dei boots nuvola si trovano, ma più spesso ricoperti di frange che di piume. L’ARISTOSPORT Il revival di Louis Vuitton sta spopolando. Il new romantic Anni Novanta, oggi ‘aristosport’, è sempre bello. Giacche in sete a stampe Settecento rivisitate con decori sposate con pantaloni ampi, short di seta, gilet tappezzeria ,camicie con maniche a sbuffo e pizzi ovunque. Evviva i Duran Duran.

SAN VALENTINO: CHIPS DI DIAMANTI E COCCOLE BEAUTY San Valentino è la giornata dedicata all’Amore, ma è anche un’occasione per regalare o regalarsi qualcosa di speciale. Mattioli ha racchiuso i bagliori dei diamanti in forme sinuose di grande effetto, la collezione Chips. L’Occitane propone le giuste coccole beauty per dichiararsi, dire ti amo a qualcuno o semplicemente a sé stessi. In occasione di Vicenza Oro 2018 Mattioli ha presentato in anteprima una capsule della collezione Chips, gioielli ispirati al movimento che, una volta indossati, disegnano forme stilizzate.La lavorazione del filo d’oro viene modernizzata in un gioco di onde leggere ed impreziosite dai diamanti bianchi: orecchini, anelli e bracciali avvolgenti in oro bianco e oro rosa racchiudono una sapiente lavorazione ispirata al filo della vita himalayano. Ora il il filo d’oro si rinnova e si trasforma fino a diventare un nastro prezioso ed elegante, nella versione in oro rosa. Per valorizzare questi gioielli, braccia morbide e profumate piacevolmente alla frutta con le novità proposte da l’Occitane. PER LEI: Fleur de Cerisier Eau Fraiche Eau de Toilette: una nuova fragranza romantica e delicata con estratti di Ciliegia de Luberon e Acqua di Fiori di Ciliegio. Fleur de Cerisier è anche Crema Mani: la texture leggera e non grassa annovera tra i componenti il burro di karité, dalla spiccata azione emolliente. Arricchitacon estratto di ciliegia del Luberon. PER LUI:Eau de Toilette L’Homme Cologne Cedrat: incarna l’evasione verso orizzonti lontani, quando la freschezza della brezza e il cedro di uniscono in qualcosa di meraviglioso. Un cocktail esperidato e acquatico su un fondo frizzante e speziato. E dopo la barba il Balsamo DL’Homme Cologne Cedrat: note agrumate e acquatiche si esprimono in questo Gel-Crema Dopobarba dal profumo fresco e energizzante che aiuta a idratare e donare sollievo alla pelle dopo la rasatura. Ridure le irritazioni e le sensazioni di stiramento legate alla rasatura. Inoltre tonifica e protegge la pelle dalle aggressioni esterne.

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In alto: Homme Cologne Cedrat di L’Occitane. Sotto: bracciale e anello Chips di Mattioli


Arena Lifestyle 2/18- GOLDEN GLOBE AWARD 2018

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LA NOTTE DEI GOLDEN GLOBES Si è tenuta a Beverly Hills la 75sima edizione dei Golden Globe, i premi del cinema e della televisione americani decisi dall’Associazione della stampa estera, che aprono la danza delle numerose cerimonie di premiazione dei primi mesi dell’anno e che soprattutto anticipano spesso quelli che saranno i risultati degli Oscar. Presentata dal comico e conduttore Seth Meyers, la serata ha dovuto ovviamente affrontare il clima scatenato nel mondo hollywoodiano dallo scandalo Weinstein, al centro di battute e dei discorsi di ringraziamento dei premiati. Per quanto riguarda il cinema, a sbancare è stato Tre manifesti a Ebbing, Missouri diretto da Martin McDonagh, battendo il super favorito The Shape of Water di Guillermo del Toro (che ha comunque conquistato la miglior regia). L’italiano Chiamami col tuo nome (Call Me By Your Name) di Luca Guadagnino, non ha purtroppo raccolto alcun premio. Nel mondo delle serie tv, invece, continua la stagione d’oro per la produzione Hulu The Handmaid’s Tale, così come per il successo di Big Little Lies. Sul lato commedia si è distinto invece anche The Marvelous Mrs. Maisel di Amazon Prime Video. In questi Golden Globes infatti, ogni momento è stato dedicato proprio a mandare un messaggio importante e vitale: il tempo dei molestatori, così come ha ricordato Oprah ricevendo il Cecil B. DeMille Awards, “è finito”. Hollywood lo dice con forza arrivando persino a trasformare quella che solitamente è una cerimonia all’insegna dello stile casual e dai toni irriverenti (molto più che agli Oscar) in un momento “istituzionale” sobrio e pacato. Le star hanno sfilato vestite di nero a sostegno del movimento #MeToo. Per quanto riguarda invece i trionfatori della serata si confermano Three Billboards Outside Ebbing, Missouri, vero e proprio protagonista della serata sul fronte cinematografico con cinque statuette tra cui quella, pesante, di Miglior Film Drammatico. Gli ha fatto da contro-canto Lady Bird e, in scia, The Shape of Water di Guillermo del Toro, miglior regista. Sul fronte televisivo trionfano le serie Big Little Lies, The Handsmaid’s Tale e The Marvelous Mrs. Maisel. Tre serie televisive con al centro donne e storie di donne.

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GOLDEN GLOBE AWARD 2018 - Arena Lifestyle 2/18

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Ecco i vincitori per il cinema: Best motion picture, drama: Three Billboards Outside Ebbing, Missouri. Best motion picture,: Lady Bird. Best performance by an actress in a motion picture, drama: Frances McDormand, Three Billboards Outside Ebbing, Missouri. Best performance by an actress in a motion picture, drama: Frances McDormand, Three Billboards Outside Ebbing, Missouri.Best performance by an actor in a motion picture, drama: Gary Oldman, Darkest Hour. Best performance by an actress in a motion picture, musical or comedy: Saoirse Ronan, Lady Bird. Best director, motion picture: Guillermo del Toro, The Shape of Water. Best performance by an actor in a motion picture, musical or comedy: James Franco, The Disaster Artist.Best performance by an actress in a supporting role in any motion picture: Allison Janney, I, Tonya. Best performance by an actor in a supporting role in any motion picture: Sam Rockwell, Three Billboards Outside Ebbing, Missouri. Best screenplay, motion picture: Martin McDonagh, Three Billboards Outside Ebbing, Missouri. Best motion picture, animated: Coco . Best motion picture, foreign language: In the Fade Best original score, motion picture: Alexandre Desplat, The Shape of Water .Best original song, motion picture: This Is Me — The Greatest Showman. E chi trionfa in tv: Best television series, drama: The Handmaid’s Tale, Hulu. Best television series, musical or comedy: The Marvelous Mrs. Maisel, Amazon. Best television limited series or motion picture made for television: Big Little Lies, HBO.Best performance by an actress in a television series, drama: Elisabeth Moss, The Handmaid’s Tale. Best performance by an actor in a television series, drama: Sterling K. Brown, This Is Us. Best performance by an actress in a television series, musical or comedy: Rachel Brosnahan, The Marvelous Mrs. Maisel. Best performance by an actor in a television series, musical or comedy: Aziz Ansari, Master of None. Best performance by an actress in a limited series or motion picture made for television: Nicole Kidman, Big Little Lies. Best performance by an actor in a limited series or motion picture made for television: Ewan McGregor, Fargo. Best performance by an actress in a supporting role in a series, limited series or motion picture made for television: Laura Dern, Big Little Lies. Best performance by an actor in a supporting role in a series, limited series or motion picture made for television: Alexander Skarsgard, Big Little Lies.

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Arena Lifestyle 2/2018/ Beauty - Primavera green

GREEN POWER PER MODA E MAKE UP

Qui sopra: l’abito couture completamente ricamato con decori di fiori e fili d’erba, Renato Balestra Alta Moda. A destra, lo stilista 92 enne.

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occheremo i 430 miliardi di mercato globale entro il 2022. Secondo “World Cosmetics Market Opportunities and Forecasts 2014-2022”, il business della bellezza è proiettato verso un futuro decisamente roseo.

Se nel 2015 era l’Europa il continente “top spender” nel settore beauty, nel 2016 è stata la volta dell’Asia (che ha totalizzato circa il 40% del mercato globale) e nel 2017 appena concluso è stato invece il turno degli Stati Uniti (con 69,273 milioni di USD spesi nel settore, una media di 155 dollari a persona). Per il 2018 sembrano saranno in tandem le aree trainanti, Asia e Nord America: qui si più del 60% del mercato della bellezza mondiale. Lo skincare, la cura della pelle è la categoria top, la più venduta e la più richiesta: rappresenta circa il 36% del mercato globale, seguita dai prodotti per capelli (23%) e dal make up, (circa il 18%). La cura della pelle insomma, anche se i risultati sono molto efficaci rispetto alla chirurgia estetica, rimarrà una categoria di pro-

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dotto molto redditizia. Ecco quali sono i prodotti più amati dell’anno appena conclusosi. Gli oli detergenti (+550%): pratici e veloci, efficaci per eliminare trucco e impurità, hanno conquistato milioni di donne con formule idratanti sulle più secche e purificanti e riequilibranti sulle tipologie miste e grasse. Le tinte liquide per le labbra (+414%): hanno fatto centro. La grande famiglia dei rossetti liquidi, soprattutto mat oppure all’opposto extra shine e metallizzati, piacciono per la capacitò di combinare alta saturazione di colore, extra tenuta ed un’ampia gamma di nuance inedite. Il fondotinta inclusivo (+ 378%), piace molto: sia quello pronto all’uso, sia quello creabile su misura con servizi tech. L’alta personalizzazione nel fondotinta nel 2018 diventerà un’esigenza ancora più forte quest’anno. Il rullo facciale (+345 %): la famiglia dei micro rulli da massaggio facciale spopola.Top seller, quelli in giada che decongestionano


Primavera green - BEAUTY/ Arena Lifestyle 2/18

borse occhiaie e rossori e i dermaroller dotati di micro aghi dall’effetto stimolante anti-age. Da provare. Prodotti per fare i capelli ricci (+166 &): Sta tornando alla grande la tendenza mosso, con maxi onde ma anche teste afro. Ciglia finte (+152 %): maxi, a ciuffetti, magnetiche o da incollare, le ciglia sono un focus di bellezza che proseguirà. E i mascara, restano al secondo posto fra i prodotti beauty più venduti al mondo. Il grande ritorno del kit all-in-one (+147 %): polveri viso, ma rossetti compatti e ombretti. Torna la voglia di gettare via la trousse piena di prodotti e avere una scatola sola, col necessaire per un trucco completo. Nail art geometriche (+83 %): basta con la french manicure e colori sgargianti. Ora torna di moda il colore nude che piace tanto anche a Meghan Markle. Ombretti luccicanti (+63 %): metallizzati, extra brillanti, perfino cangianti e olografici. Il luccichìo è stato la tendenza top per il makeup occhi dell’inverno 2017-18 e prosegue in rosa. Questi macro temi continueranno ad attirare i favori della clientela anche nei prossimi mesi, spiega il make up artist Andrea Pallanca. Ma global forecast di Tecnavio, il 2018 sarà anche green e orientato al lusso. Nel settore cura del viso sono sempre più importanti i prodotti anti-inquinamento, che totalizzano circa 8 milioni di euro di vendite totali, di cui 3 solo nel Regno Unito. Gli effetti negativi degli agenti ambientali sulla pelle, tra cui smog, aria condizionata, riscaldamento, batteri presenti nei filtri e sui mezzi pubblici, le luci degli schermi dei vari device sono ormai cosa nota. Il marketing del settore beauty si è attrezzato per rispondere al meglio nel 2018. Proporrà non solo ingredienti naturali, ma anche l’ eliminazione di sostanze chimiche nocive come parabeni, solfati, siliconi, conservanti, coloranti, minerali.

E anche packaging sempre più naturali, come quelli di Zao Make up. A chiedere queste specifiche sono le Millennials, .le 20/30 enni che acquistano il 40 % del mercato mondiale della bellezza e che preferiscono, al 73 %, prodotti naturali e attivi, di cui controllano attentamente le formule. Perchè la casistica di pelli sensibili, sensibilizzate e intolleranti è in aumento, ha raggiunto quota 80 % in Italia. Nessuno si stupisca dunque che creme e skincare di lusso siano sempre più richieste. Cina e Stati Uniti guidano le vendite. Ma anche in Europa, dominata dalle fragranze d’alta profumeria, le previsioni indicano un veloce aumento delle vendite di creme top, un +3,6% rispetto alla solita media del 2,4%. Resiste infine il gradimento mondiale per il fenomeno maschere, sempre più varie e specifiche per le diverse parti del viso e del corpo. Cresce costantemente la richiesta di personalizzazioni, formule mix & match adatte a rispondere ad ogni specifica esigenza della pelle e delle diverse aree del viso, così come è in rapido aumento l’utilizzo della diagnostica intelligente, ovvero servizi e device tech che guidano gli acquisti. In futuro con l’intelligenza artificiale avremo macchine come assistenti personali nella scelta di skincare e makeup. “Il 35% delle donne utilizza più di cinque prodotti per il trucco ogni giorno, e in media, ha nel beautycase almeno 12 brand di cosmetici. Fondotinta, mascara, rossetti, ombretti e prodotti per le sopracciglia, correttore, blush. E questa la classifica dei prodotti make up più acquistati del 2017 in tutto il mondo” sottolinea Andrea Pallanca. “Solo nel mercato statunitense oggi si vendono 6 mascara al minuto”. L’Europa domina il mercato dei fondotinta e bb cream, mentre l’Estremo Oriente ha visto un boom di vendite di rossetti, generando circa il 35% della richiesta mondiale. Il mercato del rossetto avrà la crescita globale più significativa, soprattutto

A PARIGI IL TRIONFO DELLA FASHION WEEK Il calendario della fashion week parigina si è concluso con un grande successo col trionfo dell’alta gioielleria e la presentazione di sfilate per le precollezioni femminili. La capitale francese si è riempita per le giornate dell’haute couture per la prossima estate dopo l’intensa settimana della moda maschile. Tra le notizie topo l’arrivo Hedi Slimane da Cèline, dopo l’addio pochi mesi fa di Phoebe Philo, per rilanciare la donna e varare nuove collezioni al maschile, nuovi profumi e l’alta moda. Così anche il marchio americano Proenza Shouler disegnato da Lazaro Hernandez e Jack McCollough ha stupito con la precollezione donna: ha puntato sul tie & dye e ha annunciato ad aprile il lancio del profumo che sarà prodotto da L’Oréal. Molti compratori intenti a scegliere le collezioni per le loro boutique hanno apprezzato la modernità e grinta della moda disegnata da Olivier Rousteing per Balmain, che ha ideato anche una capsule di abiti demi-couture per i red carpet omaggio all’archivio della maison che è di proprietà del fondo Mayhoola del Sovrano del Qatar. L’Italia è molto importante per Balmain, si configura oggi come il primo mercato europeo. Cèdric Charlier, lo stilista belga sempre più apprezzato, ha scelto di scattare il look book nella residenza dell’Ambasciatore del Belgio a Parigi. Propone un pret-à-porter attuale ma con accenti di tradizione, specie per la scelta dei tessuti: lo stilista produce e distribuisce la sue collezioni femminili col Gruppo Aeffe. Disegna una sola collezione a stagione e si ispira al mondo equestre per il prossimo inverno«E’ qualcosa che mi appartiene perché adoro i cavalli e ho praticato questo sport dai 8 a 18 anni – racconta lo stilista. Il mercato ha subito apprezzato le sue casacche da fantino sulle gonne in principe di galles, le giacche col gilet incorporato, i trench con giochi di pieghe, i cappotti grigi dalla forma arrotondata.

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Arena Lifestyle 2/18 BEAUTY - Primavera green

Qui sopra: il make up rosa per la primavera 2018 di Zao Make up, con packaging in bamboo. Sotto make up di Andrea Pallanca durante la Fashion Week. A sinistra, la linea Fenty Beauty firmata Rihanna. A destra, Kim Kardashian mostra i suoi fondotinta illuminanti.


Primavera green - BEAUTY/ Arena Lifestyle 2/18

grazie all’aumento della domanda di giovani e giovanissime. I nuovi marchi indipendenti sono molto graditi con vendite cresciute del +42,7%. È il caso, solo per fare alcuni esempi, di Fenty Beauty di Rihanna, di KKW Beauty di Kim Kardashian e del brand della sorellina minore, Kylie Cosmetics, di Huda Beauty, blogger che ha creato l’omonima linea cosmetica, così come Kat Von D, o Glossier, brand americano partito dal blog Into The Gloss, ora community e e-commerce mondiale. In Italia in cima alla classifica dei must del beauty ci sono il fondotinta (66%) e il mascara (48%), seguiti dal rossetto (40%). La matita per gli occhi (41%) rimane sempre la stessa e riacquistata identica nel tempo. In Italia si spende mediamente dai 20 ai 50 euro al mese in prodotti di bellezza, rispetto agli oltre 150 dollari che si concedono le americane. Ma vediamo ora le tendenze. Nel 2017 ha vinto il filone mat a 360°, dal viso alle labbra con ciprie e blush vellutati, boom dei rossetti effetto velluto e tinte labbra opache che hanno conquistato le italiane per via della praticità e della resa del look, si preferiscono quelli a lunga tenuta e a prova di sbavature. Per il 2018 si guarda avanti: la linea Fenty Beauty di Rihanna, con oltre 40 shades di fondotinta adatte a tutto il globo, dalle pelli albine alle afro-americane, ha venduto per oltre 72 milioni di dollari in un solo mese. Offre dalle alle basi agli illuminanti, fino alle sfumature più inedite e azzardate di rossetto, come i verdi e i blu, proposti perfino nella capsule collection griffata Balmain per L’Oréal Paris. Andrea Pallanca, l’international make up artist e docente nelle accademie internazionali - che questo mese sarà nei back stage del festival di Sanremo e della Fashion Week di Milano, Londra, Parigi e New York mentre nel resto dell’anno sarà a Miss Mondo, Miss Italia, The look of the year, Il Ballo delle Debuttanti, Una Ragazza per il Cinema, Alta Moda Roma, il Festival del Cinema di Cannes - conferma anche la decisa crescita del trucco permanente, un settore nel quale egli spicca come docente al master dell’Accademia Italiana di Trucco Permanente di Milano. “Il trucco permanente è di certo una delle tecniche più all’avanguardia nel settore della cosmesi, sia per gli strumenti utilizzati, sia per i prodotti di alta qualità farmaceutica oggi utilizzati nelle sedute di micropigmentazione. Il mercato chiede sempre più interventi su labbra e sopracciglia e ancora di più nella dermopigmentazione ricostruttiva. Le sopracciglia sono fondamentali: sono l’unico elemento del viso che si può spostare e sanno dona la giusta espressione ad ogni età. Se sono regolate o ricostruite bene, possono cambiare radicalmente un volto e valorizzarne al meglio tutti i tratti. Per fortuna è finita l’era delle cerette, alle qualil sono sempre stato contrario: spesso irritano questa zona molto delicata della pelle e a lungo andare sembra siano una delle cause della ptosi palpebrale.”

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ALTA MODA ROMA: UN ALTRO TRIONFO PER IL GRANDE RENATO BALESTRA A 92 il grande Renato Balestra non smette di stupire, con i suoi abiti da sera e da sposa straordinariamente creativi. Applausi scroscianti per l’erba ricamata sull’abito da ballo, le margherite che sbocciano sull’abito da sposa. Le sue collezioni diventano via via sempre più delicate, raffinate e propongono uno chic senza tempo. La collezione di Alta Moda Renato Balestra, ultimo esponente delle storiche maison romane, vanta una ricca clientela in Italia e all’estero che segue con le figlie Federica e Fabiana che lo affiancano da anni in atelier. Una collezione di soli 22 abiti che dà lezioni di stile e di artigianalità vera a tanti che l’alta moda la mostrano più che altro sull’etichetta. La natura spontanea della campagna romana ha ispirato i ricami e i colori: la sua primaverea colorata è completamente ricamata a mano su tessuti delicatissimi in tutti i toni del verde, dall’acquatico allo smeraldo e dalla mano impalpabile. Alcuni pezzi sono realizzati però anche nel famoso blu Balestra, uno dei capisaldi della maison. “Nel giardinaggio c’è qualcosa di simile alla presunzione e al piacere della creazione” ha detto lo stilista ai cronisti. Il pensiero di Hermann Hesse, insomma, si ètrasferito nella collezione couture primavera-estate 2018 che Renato Balestra ha presentato durante la kermesse Altaroma nei sontuosi saloni di Palazzo Brancaccio.L’evento ha richiamato un elegante parterre - e non solo al femminile - di burocrati, aristocrazia, politici e star system: in prima fila il sindaco di Roma Virginia Raggi, Silvia Venturini Fendi Presidente di AltaRoma, l’amministratore delegato di Pitti Immagine Raffaello Napoleone, e poi tante bellissime del piccolo e grande schermo, tra cui Milly Carlucci e la giunonica Valeria Marini, pure lei apprezzata stilista di abiti sposa e cerimonia. La fashion week promossa e organizzata da Altaroma ha visto i pezzi migliori fuori calendario: Gattinoni ha sfilato al Planetarium delle Terme di Diocleziano, Francesco Scognamiglio ha festeggiato i 20 anni della sua griffe alla Galleria Nazionale, Nino Lettieri ha sfilato all’Hotel Excelsior. Negli spazi del Guido Reni District, quartier generale della manifestazione si sono distinti Camillo Bona, Sabrina Persichino, Marco Rambaldi, Davide Grillo, Marianna Cimino, Roberta Bacarelli, Filippo Laterza. La sfilate ‘collettiva’ ‘Victoria si è svolta negli spazi di Palazzo Montemartini con la partecipazione di Abed Mahfouz, Marina Corazziari, Cinzia Ferri, Vanessa Villafane, Debora Lo Magno. Anton Giulio Grande ha sfilato invece all’Hotel Eden. Ha sfilato per lui la giovane mannequin Viktorjia Mihalovic, figlia del noto calciatore.


Arena Lifestyle 2/18- AGENT PROVOCATEUR/ I Millenials al voto

Votami perchè parlo male, come te Per influenzare gli elettori giovani e quelli più disillusi, i politici stanno cambiando il loro linguaggio elettorale: che diventa sempre più diretto ma talvolta anche più rozzo, infarcito di parolacce e insulti. Oppure troppo generalista come quello delle concorrenti di Miss Italia. O troppo buonista, come quello utilizzato dagli attivisti religiosi nei programmi radiofonici della sera...

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a politica è in subbuglio: il primo sondaggio sulle intenzioni di voto dei diciottenni, dei primi Millenials, ha lasciato tutti di stucco. Qest’anno al 4 marzo per la prima volta, voteranno i ragazzi che sono nati nei primi mesi dell’anno Duemila. Come si pongono rispetto alla politica? A prima vista non lo sono, ma perché? Cosa potrebbe portarli più vicino alla vita civile e politica? I 18enni risultano essere lievemente meno interessati alla politica rispetto all’opinione pubblica in generale: poco meno della metà dei ragazzi si dichiara interessato alla politica, contro quasi 3 italiani su 5 appartenenti alle altre età. Insomma, cominciamo bene. Ma se guardiamo a quelli che compiono 19 e 20 anni, le differenze sono lievi. Stiamo assistendo ad una campagna elettorale lunga e sfiancante, nella quale Renzi, Salvini, Berlusconi, Di Maio, Grasso e gli esponenti illustri degli altri partiti, invadono le piazze fisiche e mediatiche del paese, cercano di rubare la scena agli avversari politici in continui duelli testa a testa. I numeri dei giovani partecipanti al voto nelle recenti consultazioni elettorali, ha evidenziato una disaffezione crescente verso l’istituto del voto e scarsa partecipazione alla vita politica del paese. Imperversa la sfiducia nella capacità della politica di potere incidere sulla vita quotidiana. Lo dimostra il recente crollo dei consensi ai partiti tradizionali, la cui azione politica viene riconosciuta dagli italiani come sterile, se non addirittura controproducente. Quali sono dunque le motivazioni che avvicinano o allontanano i ragazzi dalla politica? Innanzitutto molto arriva da quel che sentono dire in casa: difficoltà economiche, problemi di sicurezza, cure sanitarie costose e di difficile accesso contribuiscono a creare uno zoccolo duro di disillusione e di pessimismo. Il dovere civico e la scelta del partito o del candidato da votare sono scelte che vengono effettuate molto dopo e che non differenziano i 18enni dal resto della popolazione elettorale. I giovani reclamano politici più competenti, ma anche capaci di utlilizzare un linguaggio più chiaro e diretto. Basta ascoltare i testi delle canzoni più in voga: da Fedez a Fabri Fibra a Sfera e basta in poi, tutti sono super diretti, super aggressivi, supercaustici nei giudizi e superdisillusi. Ma siamo sicuri che parlare ai giovani elettori abbassando il livello, con parole terra-terra e insulti (vaffanculo, vergogna, è uno schifo, basta, tutti a casa) ogni giorno quasi su ogni argomento, dalle pensioni alla difesa dell’olio di oliva, sia la strada giusta per conquistare il loro voto? Staremo a vedere. Gli esponenti dei partiti minori e neonati pensano di no: alcuni utilizzano espressioni così universali da assomigliare alla pace nel mondo auspicata dalle concorrenti di Miss Italia (ci aspetta un futuro meraviglioso, pieno di sfide, sfide che vinceremo, se saremo tantissimi. Si può fare di più e meglio, facciamolo insieme, eccetera). I politici che vengono dalla burocrazia e dalla magistratura continuano a esprimersi in modo criptico, scambiandolo per aulico, convinti di farlo bene. Gli ex politici in lizza si stanno riconvertendo in massa, usano un linguaggio elementare, fatto di battute e parole effimere che rimbalzano all’infinito, vanno controcorrente, hanno inventato una veterolingua rozza, semplicistica, aggressiva” che punta su emozioni, istinti, impulsi. L’obiettivo è uno: dare uno specchio all’elettore, che deve sentirsi a casa . Insomma, siamo passati dal ‘Votami perché ne so di più e parlo meglio al votami perchè parlo male, proprio come te”.

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dietro un sorriso, una storia

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