Arena lifestyle 09:2017

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ARENA Arena Lifestyle - supplemento del settimanale on line Commodity World Weekly - Anno I II n.. 27 6 /2017 registr. al Tribunale di Pavia n. 673 dell’11/5/2007

LIFESTYLE

foto di Marc Hom

Rivista mensile web a distribuzione gratuita, supplemento di Commodity World weekly. Prodotta e diretta da Katia Ferri Melzi d’Eril www.katiaferri.com

WEB MAGAZINE ANNO III N.29 SETTEMBRE 2017

74° MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA VINCE GUILLERMO DEL TORO. MA DUE MOSTRI SACRI SANNO ANCORA RUGGIRE BENE...

ROBERT E JANE, I LEONI D’ORO KATIA FERRI MELZI D’ERIL



Organization: DEGORSI LUXURY CONSULTING Media Partners

500° ANNIVERSARIO DEL VIAGGIO DI LEONARDO DA VINCI E FRANCESCO MELZI VAPRIO - AMBOISE 1516 -2016

in collaborazione con Associazione Culturale “Arena Media Star”

LEONARDO DA VINCI: THE GENIUS OF WATER SEPTEMBER 2, 2017 BELGRADE WATERFRONT HEADQUARTERS

SALON OF EXCELLENCE CONFERENCE h 16.30 - 17.00 BOOK TALK AROUND THE NOVEL “VIAGGIO CON LEONARDO” ( translations: english, serbian) chairman: Alexander Dordevich introduction: Cristina Vittoria Egger

the author: KATIA FERRI MELZI D’ERIL

free entrance by reservation (info@arenamediastar.com) Special thanks to 24HOURS OF ELEGANCE for invitation in Belgrade

The 20% of profit of book selling will be destinated to finance various kid’s cultural events. We work for the knowledge of the Genius Leonardo da Vinci all around the world.


EDITORIALE di Katia Ferri Melzi d’Eril

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uando è venuto il momento di decidere il volto della copertina di settembre, due mesi fa, non ci ho pensato neanche un attimo. Quello straordinario di Robert Redford, alla sua bella età di oggi, mi aveva colpito davvero molto da quando l’ufficio stampa della Biennale di Venezia me lo ha inviato, insieme al comunicato della proclamazione dei Leoni d’oro alla carriera: Jane Fonda e Robert Redford sono fra i grandi protagonisti della 74° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica e milioni di persone hanno seguito con emozione il loro storico red carpet, al Lido di Venezia. Di Robert ricordo la prima volta che l’ho visto: avevo dieci anni, era il 1972 e una zia puntava il dito sulla pagina di un giornale, Grand Hotel: c’’era sopra quell’uomo bellissimo, dall’’aria maschile: gli occhi morbidi e quella pelle straordinaria da anglosassone che tanti miei coetanei desideravano, come gli occhi blu. Io invece ho sempre invidiato Jane Fonda: magrezza inossidabile, sorriso splendido, volontà di ferro: quando il suo telefono di attrice squillava di meno, divenne una star del fitness: le sue videocassette di lezioni di aerobica venivano copiate, clandestinamente, su milioni di videoregistratori al giorno, in tutto il mondo. E così arrivarono per lei nuovi copioni, ruoli meno sexy, più consapevoli. Che riflettevano anche il suo orientamento politico. Jane Fonda è diventata anche un riferimento inossidabile per la prevenzione dei tumori, il salutismo, il cibo sano. A proposito di cibo, sono sempre di più i riferimenti, nelle nostre pagine, anche di turismo, a proposito dei luoghi dove fermarsi per un ristoro. Questo mese andiamo un po’ controcorrente: suggeriamo di andare per un week end a Pietrasanta invece che a Forte dei Marmi. E di godersi la spiaggia in Corsica ma fuori stagione, da metà settembre. E di fare un week end nella Montecarlo dei Balcani invece che in quella dei nababbi, Belgrado, in Serbia: un Paese che attira molti capitali ora (già, quelli dei nababbi) e si prepara a trainare tutti i Balcani. La capitale del lusso della Nuova Europa ci ha invitati sul Danubio all’evento “24Hours of Elegance”. Nelle pagine di moda parliamo di colori guida per l’autunno-inverno 2017-18 (che sono molti, dunque qualcosa abbiamo tutti già nell’armadio). E festeggiamo un altro mito, Karl Lagerfeld, che compie non si sa quanti anni, ma è certo che li compie in questo mese.

In alto, Jane Fonda e Robert Redford ne “Il cavaliere elettrico”. Al centro, con Cristina Egger in motoscafo verso il suo red carpet alla 74° Mostra internazionale del Cinema di Venezia. Sotto notte a Pietrasanta con il professor Pietro Marani, il più importante studioso mondiale di Leonardo da Vinci che passa le vacanze proprio qui.

ARENA LIFESTYLE anno II° n. 29, settembre 2017 -Editore e Direttore responsabile: Katia Ferri Melzi d’Eril Supplemento gratuito mensile del settimanale web Commodity World Weelkly - Registr. Tribunale di Pavia n.673 17/5/2007 Redazione: Villa Melzi d’Eril, via Colombarone 13, Belgioioso PV - Italia Contributors di questo numero: Marta Fadda, Francesca Grimaldi, Contatti: katiaferri@hotmail.com, Facebook: Katia Ferri Melzi d’Eril - Tutti i diritti riservati Si ringraziano per le foto: Marc Hom (copertina) e ufficio stampa Fondazione Biennale di Venezia,

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SOMMARIO

4/ EDITORIALE di Katia Ferri Melzi d’Eril

SETTEMBRE 2017

5/ SOMMARIO SETTEMBRE 2017

36-37 /MUSICA- LIBRI Le novità del mese

6-7/ TREND Il food ‘km 0’, ma australiano

38-41 /WEEK END Corsica, la Francia in mezzo al mare

8-13/ OMNIBUS MOSTRE ESTATE 2017

42 / WINE & CO Rivo, il gin che arriva da Como

14-19/ GRAND TOUR WORLD Serbia, il lusso si sposta a Est

43/ FOOD & CO Tempo di cheese

20-21/ TOP NIGHLIFE A BELGRADO

44-47/FASHION Cappotto, i colori guida dell’autunno

22-31 /COVER STORY: VENEZIA CINEMA TRIONFA L’HORROR, VINCE LA FAVOLA

48-49/ FASHION Buon compleanno Karl

30-31/ 74° BIENNALE CINEMA Top Nighlife sul red carpet

50-53/ BIENNALE ARTE Appuntamento In Paradiso

34-35/ CINEMA LOCARNO Chi ha trionfato a bordo lago Sopra: sandalo di Renè Caovilla esposto alla Biennale Arsenale. A destra, il red carpet di Claudia Gerini alla 74° Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia

54/AGENT PROVOCATEUR Lucca: a lezione di turismo 5


Arena Lifestyle 09/17- TREND: I nuovi sapori d’Australia

MUSCOLI D’OSTRICA E BONBON PLUVIALI

Sopra: vongole australiane, dette ‘pipi’, si gustano i noodles, come nella cucina thailandese, o come antipasto, con fagiolini al vapore, julienne di caot e sedano e mini pannocchie. Ottimi, dalla nuova cuisine oceanica, anche i muscoli di ostrica, che si servono con cavolo cinese.

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e siete stufi della solita paillard, della rucola onnipresente, del sushi con menu infinity, degli spaghetti alla bottarga, dei sofficini e del pollo arrosto dell’Esseluga, degli equilibrismi di Cracco e dei panini imbottiti del bar, siete pronti per le nuove frontiere del gusto: il km zero dall’Australia Certo, per divertirsi davvero, bisogna andare lì, sciropparsi le dodici ore di volo e farsi dodici minuti di lampada Uva e un’ora di bagno, per riprendersi in fretta, entrare nei panni del gastronauta pronto a tutto. Ma è sufficiente prenotare in alcuni dei 50 migliori ristoranti dell’ultimo Continente del mondo, per immergersi in una esperienza indimenticabile. Da Sidney a Melbourne, la città che lo scorso aprile ha ospitato la cerimonia di premiazione dei migliori 50 ristoranti del mondo, il cibo australiano è pronto a stupire i palati più difficili e a incuriosire quelli più annoiati. Ora anche in Australia è stato scoperto il ‘kilometro zero’: e i risultati sono semplicemente strabiglianti. Mentre ci portano al nostro tavolo, diamo un’occhiata in giro. Qualcuno è già al dessert, gli

portano un uovo di emù, uno struzzo di taglia minore, montato con idromele e servito con pesche del deserto sotto spirito. Oppure un nido di cioccolato fuso, prodotto con cacao della foresta pluviale di Daintree, miele indigeno e gelato di semi di acacia. In altri piatti si avvistano foglie croccanti (di saltbush, un cespuglio dal colore grigiastro), fritte come la nostra salvia, ricoperte di polvere di aceto. Oppure muscoli di ostrica (pearl meat) serviti con cavolo cinese appena scottato. Il tradizionale astice blu viene servito con un misterioso caviale di limone, con alghe e spinaci di Coorong, piante grasse che crescono vicino alle spiagge. La bistecca di agnello è molto saporita perchè gli animali vengono nutriti con erbe salate, coltivate in brughiere spazzate dal vento marino. Quella di canguro è morbida e dolciastra: si può anche farsela servire battuta in tartare. D’inverno, è preceduta da un brodino di wallaby (cugino del canguro) o di ‘pipi’: sono piccole vongole, che galleggiano nella loro acqua di cottura insieme a noodles, una tradizione che riprende quella cinese, coreana e thailandese. La rivista Gour-

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Arena Lifestyle 09/2017- TREND: I nuovi sapori d’Australia

met Traveller Australia ritiene che il nuovo trend della cucina locale (considerando che ci si trova su un’isola popolata da 25 milioni di abitanti, raggruppati in poche zone, il resto è praticamente tutto deserto) sarà molto interessante e investirà tutto il mondo, che è a caccia di novità assolute. La ristorazione australiana ha solo 200 anni. Mancano i locali tramandati di generazione in generazione ai quali siamo abituati dalle nostre parti ma anche in Spagna e Francia. Mancano i ricettari di cucina nobiliare, mancano le ricette dei conventi. I cuochi australiani sono liberi dalle tradizioni, autonomi. E oggi sono diventati piuttosto spericolati, stanno creando una nuova identità culinaria, gastronomica. Stanno studiando a fondo le loro materie prime e il loro paesaggio, la loro storia e le loro abitudini. Nelle case si trovano ricette della tradizione colonialista: ricette inglesi, portoghesi, inglesi, olandesi e francesi. Ma ora si guarda altrove. Alla cultura millenaria aborigena, agli ingredienti ‘forti’ che si trovano solo nel nuovo mondo. Ovviamente una delle influenze più interessanti della cucina australiana di oggi arriva dalla tradizione indigena, quella maori: è caratterizzata da un particolare tipo di cottura al vapore grazie al quale i cibi non necessitano di aggiunta di grassi durante la preparazione. Il piatto della tradizione Maori per eccellenza, lasciando perdere gli spiedini di larve impanate e fritte (che faranno storcere il naso a qualcuno, ma provate a pensare alle nostre lumache al burro e prezzemolo?) – da cui prende il nome il tipo di cottura dell’antica popolazione - è l’Hangi: una preparazione a base di carni, spesso di pecora, e verdure preparato cuocendo il cibo in una buca scavata nel terreno e ricoperta da un asse di legno. A Rotoura, il banchetto viene associato a un buffet accompagnato da uno spettaco-

lo folkloristico di danza Maori. Insomma, sembra di essere dentro una grande miniera inesplorata. Gli chef arrivati dall’Europa sono molti e sono figli di una cucina costruita e raffinata. Un nuovo ristorante, East Dining ha decisamente portato una ventata d’aria fresca sulla scena della ristorazione australiana. Nella cittadina costiera di Mount Martha, Melbourne, circondato dalla sublime bellezza naturale della penisola di Mornington, questo ristorante innovativo parte dall’idea di creare piatti unici poiché realizzati con ingredienti tutti locali, dal pesce fresco dell’oceano alle erbe raccolte lungo la costa. Oltre a consentire a East Dining di mettere a punto sapori particolari e di esaltare e personalizzare il gusto dei piatti che escono dalla sua cucina, questa preponderanza della filiera corta innesca un circolo virtuoso e porta con sé anche un effetto collaterale importante: un ridotto impatto dell’attività sull’ambiente circostante, amplificato anche dalle altre pratiche sostenibili che accompagnano tutti i processi, fino alla gestione degli scarti e dei rifiuti.Ma c’è un ulteriore aspetto che rende East Dining particolarmente interessante: è l’utilizzo di tecniche di preparazione innovative, che aggiungono all’eccellenza degli ingredienti un tocco di sofisticatezza e giocosità. Fra i piatti di maggior successo ci sono ad esempio i popcorn al caramello preparati con l’azoto liquido, spruzzati con bacon allo sciroppo d’acero, atriplice e peperoncino, o le ostriche servite con cappe sante e erbe di spiaggia. Il ristorante organizza anche delle spedizioni di foraging durante le quali i membri dello staff condividono la loro esperienza e le loro conoscenze in termini di erbe selvatiche, invitando gli ospiti a scoprire quali erbe si possono raccogliere in loco per dare un tocco di più alla propria cucina casalinga: una lezione davvero interessante sulla grande importanza degli ingredienti freschi nell’alimentazione quotidiana.

BISCOTTI AL CIOCCOLATO: I TOP AL MONDO SONO AUSTRALIANI I Tim Tam non sono semplicemente dei biscotti al cioccolato che si trovano in tutti i supermercati australiani, ma rappresentano l’essenza stessa dell’Australia, al pari di Uluru, della grande barriera corallina e dell’Opera House di Sydney. Non c’è viaggio in Australia che si rispetti senza il consumo smodato di Tim Tam, #sapevatelo. Forse l’Australia non ha una cultura gastronomica degna di tale nome, ma con i Tim Tam si è davvero superata. La cosa che rende goduriosissimi i Tim Tam, oltre alla formula “magica” che dà loro il gusto cioccolatoso e di cui credo sia meglio non sapere la composizione, è che possono essere usati come cannuccia nel caffè o nel latte caldo morsicandone le estremità opposte: il biscotto interno ovviamente si ammorbidisce, ma la copertura di cioccolato (il cosiddetto “coat”, cappotto) tiene in piedi tutto l’ambaradan evitando che si spappoli miseramente al suolo, ovviamente se non siete particolarmente lenti. Poi, una volta esaurita la sua funzione di cannuccia, lo si mangia bello inzuppato dalla bevanda scelta e col cioccolato in fase iniziale di fusione (chiaramente va poi mangiato a partire dal basso, ossia dalla parte che era a contatto col liquido e che ha iniziato a sciogliersi per prima). Questa operazione in gergo si chiama Tim Tam Slam.

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In alto, cruditè di muscoli d’ostrica, con divers salsine. Sotto, arrosto maori con purè e verdure della foresta


Arena Lifestyle 09/17- OMNIBUS MOSTRE

Settembre 2017 Venezia

Illegio

FINO AL 3/1/2018

LA COLLEZIONE AL THANI Venezia conferma la sua fama di Porta dell’Oriente con una mostra rara e preziosa. Proprio davanti alla bella mostra sulla creatività di Gianmaria Buccellati, alla Biblioteca Marciana, dal 9 settembre fino al 3 gennaio 2018, lo scrigno di Palazzo Ducale brillerà della luce di 270 gemme e gioielli provenienti dalla collezione dello sceicco Hamad bin Abdullah Al Thani, membro della famiglia reale del Quatar. Si tratta di prodotti di un’altissima tradizione orafa, ma vere e proprie opere d’arte che hanno una storia lunga cinque secoli.Nella terra dei diamanti di Golconda, degli zaffiri del Kashmir, questi gioielli sono molto di più di un semplice ornamento: ogni gemma ha il suo significato nell’ordine cosmico e riflette il rango, la terra, lo stato civile e la ricchezza di chi lo indossa. Negli ambienti di corte, metalli e pietre preziose ornavano tutto, mobili, armi e abiti cerimoniali. Partendo dalla finissima oreficeria cinquecentesca, si arriverà fino al XX secolo, tra gioielli leggendari appartenuti ai più nobili personaggi dell’Impero Moghul e ardite creazioni di epoca coloniale, testimoni dell’incontro tra le gemme antiche e la cultura orafa europea, come quella della maison Cartier. vCurata da Amin Jaffer, conservatore capo della Collezione Al Thani, e da Gian Carlo Calza, studioso di arte dell’Estremo Oriente, con la direzione scientifica di Gabriella Belli, Tesori dei Moghul e dei Maharaja.

FINO AL 8/10/2017

AMANTI, PASSIONI UMANE E DIVINE

A Illegio, in provincia di Udine, la nostalgia mistica di una dolcissima e drammatica Maddalena in pianto, opera di Caravaggio, sarà tra i capolavori esposti nella mostra internazionale d’arte di Illegio, intitolata quest’anno “Amanti, Passioni umane e divine”. La rassegna, inaugurata il 21 maggio scorso, incentrata sull’amore di coppia e su quelle opere che al meglio hanno saputo rappresentare le storie più torbide e struggenti, ha accolto dall’11 agosto all’8 ottobre, nel piccolo borgo della Carnia, non lontano da Tolmezzo, la tela del Merisi. Il capolavoro, parte di una collezione privata, ed esposta ad oggi soltanto cinque volte, andrà ad affiancare le oltre 40 opere dell’appuntamento artistico giunto alla tredicesima edizione. Caravaggio torna, dunque, a Illegio per la terza volta, dopo il successo del “Riposo durante la fuga in Egitto” e di “Giuditta e Oloferne”, esposti rispettivamente nel 2009 e nel 2015. Recentemente riconosciuto dalla critica come opera da inserire nel corpus delle tele realizzate dal pittore milanese, il quadro, presenta evidenti rimandi alla Morte della Vergine, opera oggi al Louvre, e mai esposta nella chiesa romana per la quale era stata commissionata.

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OMNIBUS MOSTRE - Arena Lifestyle 09/17

Proseguono le esplorazioni urbane a Venezia di Alberto Lasala (a sinistra) , artista lagunare emerso un anno fa alla collettiva “Anomale architetture aliene” organizzata in Laguna, al Silos, dai curatori Massimo Donà, Italo Zannier e Umberto Zampini. Dalle ultime tele emerge una nuova e diversa consapevolezza. Una pittura intima e visionaria, in cui il colore - persino i suoi sontuosi neri - svolge un compito centrale diventando architettura del quadro.

Firenze

Tolmezzo

FINO AL 26/9/2017

FINO AL 15/9/2017

PASOLINI NELLA COLLEZIONE EGIDIO MARZONA La città di Tolmezzo, in collaborazione con l’Associazione di promozione sociale Reset, ha orgogliosamente presentato, tra gli eventi collaterali organizzati da Tolmezzo Città Alpina dell’anno 2017, la rassegna dedicata a uno degli intellettuali più interessanti, complessi e controversi del Novecento, lo scrittore e regista Pier Paolo Pasolini. Con la direzione artistica affidata alla curatrice Michela Lupieri, per la prima volta il capoluogo carnico ospita una rassegna di tre giorni caratterizzata da un’ offerta culturale ampia e diversificata tesa sia a presentare il legame di Pasolini con le Arti, in particolare il cinema e la musica, sia il suo rapporto con il Friuli. Per evidenziare la complessità della produzione pasoliniana, la rassegna si articola nella mostra “Pasolini presenta/e. Pier Paolo Pasolini nella collezione Egidio Marzona” a Palazzo Frisacco, nella proiezione di “Appunti per un’Orestiade africana” al Nuovo Cinema David e nel concerto “La musica dei film di Pasolini” parte della rassegna Carniarmonie, nel cortile del Museo carnico Michele Gortani. Ulteriori eventi collaterali che vedranno coinvolti figure di spicco del panorama culturale italiano come il critico cinematografico Roberto Chiesi, responsabile del Centro Studi – Archivio Pasolini della Cineteca di Bologna arricchiranno la rassegna nei mesi a seguire. La mostra sarà aperta fino al 15 settembre.

UFFIZI LIVE 2017 E’ un programma ricco ed eterogeneo per generi e linguaggi, questo di Uffizi Live 2017, una rassegna di performance, musica, danza e teatro che vedrà partecipare artisti da tutta Italia e non solo. La Galleria degli Uffizi di Firenze dedica grande spazio soprattutto ai giovani e alle “idee giovani”, e grande spazio anche alle donne, assolute protagoniste sia in quanto performer che come soggetto di ispirazione prediletto in molti percorsi artistici, centrati in modo sempre diverso e originale. Gli eventi d’estate propongono temi, aspetti e volti femminili immortalati in tante opere d’arte della Galleria delle Statue e delle Pitture degli Uffizi. Un museo che apre anche alla contemporaneità e al dialogo fra antico e contemporaneo: molti pure i progetti sperimentali, innovativi, di contaminazione fra generi espressivi fino anche all’utilizzo di suggestive tecnologie digitali, dal light design alle sperimentazioni elettroacustiche. Un’attenzione particolare è stata rivolta anche a contenuti e linguaggi di respiro internazionale, considerando che quello delle Gallerie degli Uffizi è un pubblico assolutamente eterogeneo per cultura, lingue e sensibilità. Graditissimi ospiti anche due ensemble dall’estero, dalla Spagna e dall’Inghilterra.

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Arena Lifestyle 09 /17- OMNIBUS MOSTRE

BRUXELLES, LE CELEBRAZIONI MAGRITTIANE FINO AL 3 SETTEMBRE A 50 anni dalla scomparsa di René Magritte, il Belgio celebra il “pittore del mistero” con un calendario denso di appuntamenti. Grandi mostre, ricercati approfondimenti e percorsi multisensoriali rendono omaggio a una figura emblematica dell’arte del Novecento, che con ironica inquietudine ed efficacia comunicativa in netto anticipo sui tempi ha lasciato un segno indelebile nell’immaginario visivo mondiale. Fino al 3 settembre la cittadina sul Mare del Nord ospiterà la Magritte Experience: all’interno di una gigantesca bombetta ispirata al celebre soggetto di molti quadri, i visitatori potranno viaggiare nell’universo onirico del pittore attraverso un coinvolgente tour virtuale tra le sue opere cult. Con lo stesso biglietto sarà possibile accedere alla Sala del Candelabro del casinò e di ammirare in via del tutto straordinaria l’opera prima del grande surrealista: ben 70 metri di visioni bizzarre, in cui sono già evidenti i temi principali della sua arte.

Firenze

Pistoia

FINO AL 15/9/2017

URS FISCHER A “IN FLORENCE” 2017 Due sculture in cera che emulano figure umane si consumano sciogliendosi lentamente davanti agli occhi del pubblico mentre ammiccano, sull’arengario di Palazzo Vecchio, alla riproduzione del David di Michelangelo, accanto a un’opera in metallo alta dodici metri, monumentale, ma solo in apparenza. Sarà questo il saluto a Firenze dell’artista svizzero neo-rinascimentale Urs Fischer, in occasione della seconda edizione di In Florence, il grande evento di arte contemporanea ideato da Fabrizio Moretti e Serio Risaliti e organizzato in concomitanza con la Biennale Internazionale d’Antiquariato di Firenze. Dal 22 settembre al 21 gennaio 2018 un provocante binomio tra antico e contemporaneo porterà a piazza della Signoria il monumentale omaggio di Fischer, protagonista assoluto del progetto a cura di Francesco Bonami. Nell’elegante salotto della cittá dei Medici, l’artista svizzero che nel 2011 durante la Biennale di Venezia fece sciogliere una copia in cera del Ratto delle Sabine del Giambologna, uno dei grandi capolavori della statuaria rinascimentale presente dal 1583 sotto la Loggia dei Lanzi - torna a far parlare di sé. Il suo sorprendente, provocante progetto artistico non mancherá, infatti, di suscitare reazioni e discussioni sul linuaggio dell’arte contemporanea, sull’evoluzione delle tecniche e del concetto di bellezza.

FINO AL 3/9/2017

MARINI MARINI A PISTOIA Pistoia - La Capitale Italiana della Cultura in carica celebra uno dei suoi figli più illustri: lo scultore, pittore e incisore Marino Marini, tra i maggiori protagonisti dell’arte del Novecento. Da settembre una grande mostra a Palazzo Fabroni racconterà l’opera di Marini a tutto tondo, contestualizzandola stilisticamente e storicamente all’interno del vasto alveo del Modernismo internazionale. Tra luglio e gennaio, altre tre esposizioni amplieranno ulteriormente la prospettiva del progetto attraverso i lavori di artisti con cui Marini condivise passioni ed esperienze, dal fotografo Aurelio Amendola allo scultore Kengiro Azuma, fino a Juan Mirò. Si tratta della più completa retrospettiva mai dedicata all’arte del maestro toscano ne ricostruirà attraverso un ampio corpus di opere l’intero percorso creativo, soffermandosi su quell’attitudine all’invenzione plastica che ne caratterizzò l’attività di scultore. A fornire nuove chiavi di lettura sarà il confronto con modelli e fonti di ispirazione, dalle antichità egizie alla statuaria greco-arcaica ed etrusca, dal Medioevo al Rinascimento e all’Ottocento, in un itinerario in dieci sezioni che passerà attraverso i più celebri cicli di Marini inserendoli nel più vasto panorama dell’arte occidentale tra gli anni Venti e i Sessanta.

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OMNIBUS MOSTRE - Arena Lifestyle 09/17

NOTTI A CARACALLA, EVENTI FINO AL 3 SETTEMBRE Con le sue luci scintillanti e i placidi silenzi, la notte regala alle Terme di Caracalla un fascino speciale. Un suggestivo itinerario che, in giorni stabiliti, dopo il tramonto, conduce i visitatori alla scoperta di uno dei complessi termali più grandi e meglio conservati dell’antichità, dove i romani dedicavano parte del loro tempo ai bagni, alla cura del corpo, ma anche allo studio e al passeggio. Dal 18 agosto al 3 ottobre ogni martedì e venerdì il prestigioso “centro benessere” di gran successo a Roma tra il 212 e il 216 d.C., voluto dall’imperatore Marco Aurelio Antonino Augusto, soprannominato Caracalla, si potrà ammirare, di notte, in occasione delle visite guidate a cura della Soprintendenza Speciale, in collaborazione con Electa. Il percorso, che accoglierà gruppi di massimo 25 partecipanti, si snoderà tra le monumentali vestigia illuminate che sbucano dalla notte, per insinuarsi nei sotterranei, un intricato dedalo di gallerie nelle quali erano installati i servizi che alimentavano le terme in superficie.

Milano

Aquileia

FINO AL 7/1/2018

GUSTAV KLIMT AL MUDEC La vita, le figure e i paesaggi di Gustav Klimt, ma anche la pittura e l’architettura, le arti applicate, il design e la moda della Vienna secessionista di fine ‘800-inizi ‘900: ecco i protagonisti assoluti di quest’estate 2017 al MUDEC – Museo delle Culture di Milano. Dal 26 luglio ha aperto il proprio palinsesto estivo con il grande evento espositivo Klimt Experience, una rappresentazione multimediale totalmente immersiva dedicata al padre fondatore della Secessione Viennese curata da Crossmedia Group. Con la direzione scientifica di Sergio Risaliti, il progetto ospitato al MUDEC intende anticipare le celebrazioni per il centenario della morte dell’artista, che sarà festeggiato a Vienna nel 2018 dai principali musei della città. Prodotta da 24 ORE Cultura, Klimt Experience accompagnerà i visitatori del Museo delle Culture fino al 7 gennaio 2018, e si propone come un vero e proprio excursus multisensoriale che racconta attraverso immagini, suoni, musiche, evocazioni l’universo pittorico, culturale e sociale in cui visse e operò Klimt e in cui il pittore austriaco fu assoluto protagonista.

FINO AL 30/7/2017

UNA MOSTRA INEDITA SU PALMIRA Palmira resiste alla furia iconoclasta dell’Isis e guarda con speranza a quella ricostruzione, ci si auspica prossima, che potrebbe portare, sebbene con un complesso e difficile sforzo, al recupero di circa il 99% dello straordinario patrimonio culturale di questa città carovaniera dai contorni mistici, divenuta simbolo di resistenza a fronte della devastante “pulizia culturale” attuata dai miliziani contro un patrimonio che conta i millenni. È un rassicurante messaggio di speranza quello lanciato dall’archeologo Paolo Matthiae, in occasione della presentazione alla stampa della mostra “Volti di Palmira ad Aquileia”in programma fino al 3 ottobre al Museo Archeologico Nazionale di Aquileia. Si tratta della prima esposizione allestita in Europa e dedicata alla “Venezia delle sabbie” e ai tesori dell’antica Persia dopo le distruzioni recentemente perpetrate dal fondamentalismo islamico contro i simboli considerati espressione di eresia e idolatria.

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LONGOBARDI A PAVIA Longobardi - Un popolo che cambia la storia”: è il titolo dell’importante mostra aperta fino al prossimo 3 dicembre nelle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia. Quasi 100 musei hanno prestato le loro opere, circa 300 e ci sono voluti 2 anni di lavoro per allestirla. Le otto sezioni della mostra raccontano due secoli di storia durante i quali Pavia fu capitale del Regno. Sono 32 i siti e i centri longobardi rappresentati, 17 i video originali e le installazioni multimediali, 58 i corredi funebri esposti. Sono in esposizione, il codice contenente l’Editto di Rotari, le monete coniate dai singoli ducati, reperti dalla necropoli di Pogliano Veronese.

Tivoli

Reggio C.

DAL 9/7/ 2017

RIAPRE IL TEATRO DI ADRIANO Si inaugurano con l’apertura del Teatro Marittimo i due anni che Tivoli dedica alla figura di Adriano Imperatore, nel 1900° anniversario dell’ascesa al trono. Con la sua eleganza fuori dagli schemi, l’edificio rappresenta al meglio la passione del sovrano per le novità più estrose dell’architettura, ma anche un personalissimo rifugio che racconta l’indole meditativa e filosofica del monarca viaggiatore. Qui infatti Adriano era solito ritirarsi a pensare tra i riverberi dell’acqua e l’isolamento della piccola domus al centro del laghetto. Chiuso dal 2010, grazie a una consistente opera di restauro il Teatro è stato rimesso in sicurezza e ha recuperato completa leggibilità. I visitatori potranno attraversarne l’insolito portico anulare, che un tempo consentiva di accedere ai due Palazzi Imperiali di Villa Adriana, e ammirare il luogo prediletto dall’imperatore sull’isolotto circondato da un canale. Il restauro ha lasciato intatto il fascino delle rovine, mentre la luce riacquistata dalle pietre ne enfatizza le linee avvolgenti caratteristiche dell’architettura adrianea. Un intervento strategico per Alfonsina Russo, Soprintendente per Roma, Viterbo ed Etruria Meridionale, visto il valore che il Teatro Marittimo assume all’interno del sito: oltre a essere “il più celebre complesso architettonico della Villa, si lega con numerose citazioni nell’architettura moderna, l’edificio ha contribuito in maniera determinante all’iscrizione della residenza tiburtina nel Patrimonio Mondiale dell’Unesco”.

FINO AL 24/9/2017

AROMATA, PROFUMI E UNGUENTI ANTICHI Una giovane donna intenta a specchiarsi, una sirena con le ali spiegate, e ancora Hermes, con tanto di mantello, petaso e calzari a fasce, che regge, con il braccio sinistro, il caduceo. Sono alcune delle figure che adornano contenitori e balsamari, vasi impiegati per la conservazione delle essenze e unguentari deposti come ex voto, bruciaprofumi utilizzati nei santuari e che il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, rinnovata dimora dei Bronzi di Riace, con un’ esposizione ampia, ben presentata e generosa di informazioni per i visitatori digiuni di arte antica, con ottime guida, sfodera in occasione della mostra dedicata alla bellezza femminie, “Aromata. Profumi e unguenti nell’antichitá”. Un itinerario raffinato - che si inserisce nell’ambito del progetto Notte d’estate al MArRC - alla scoperta dell’ammaliante universo della seduzione e della bellezza nel mondo classico. Dal 10 agosto al 10 settembre piazza Orsi, spazio all’interno del Museo Archeologico Nazionale, ospita circa 50 reperti inediti, esposti in quattro vetrine, appartenenti alla ricca collezione del Museo. Si tratta di pezzi provenienti da alcune cittá della Magna Grecia, che coprono un arco di tempo che corre dall’età arcaica alle successive fasi di età romana, e che illustrano gli impieghi degli unguenti nei luoghi di culto, nelle necropoli e nella vita quotidiana, in stretta connessione con la bellezza e la cura del corpo.

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LA NUOVA POMPEI DI LIONE In Francia l’hanno già ribattezzata la “piccola Pompei”: una città romana, con tanto di mosaici e ville patrizie, sta venendo alla luce lungo il corso del Rodano, a Sud di Lione. Abbandonata in seguito a un grosso incendio, è rimasta pietrificata in un istante eterno. Una coltre di cenere ha preservato le sue rovine per quasi 2000 anni, proprio come nel caso delle città sepolte dall’eruzione del Vesuvio. “Abbiamo avuto un’opportunità unica”, ha dichiarato Benjamin Clement, l’archeologo a capo del cantiere: “Questi sono senza dubbio gli scavi più importanti degli ultimi 40-50 anni”. Il sito si estende su una superficie di 7000 mq nei pressi dell’insediamento di Vienne, quartier generale della tribù celtica degli Allobrogi, conquistato dai Romani all’epoca di Cesare.

Agrigento

FINO AL 5/11/2017

INSTALLAZIONE SOTTO IL MARE Una Sicilia in chiave pop, descritta da luci e forme barocche ispirate ai carretti e alle tradizionali luminarie di paese nei giorni di festa, torna a splendere nel mare di Lampedusa, accendendo un sentiero fatto di stelle colorate - rannicchiate come le Pleiadi - per i tanti migranti riusciti ad approdare, ma anche per quelli che non ce l’hanno fatta. La Cosmogonia mediterranea di Domenico Pellegrino è intimamente e storicamente legata all’isola in cui ha preso forma. È una festa di cerchi a colori - che simboleggiano l’eterno ritorno - ma anche di fiori illuminati di giallo, verde, rosa, espressione di pace e di accoglienza, che accendono le profondità dell’isola distesa tra l’Italia e l’Africa, non distante dalla Porta d’Europa, l’omaggio di Mimmo Paladino ai migranti. Pensata per Lampedusa e adagiata per un solo giorno, nel luglio del 2016, nei fondali della Guitgia, l’installazione subacquea - immaginata dall’artista Domenico Pellegrino si prpropone di raccontare una vera e propria “visione sottosopra” del Mediterraneo - dopo un viaggio di un anno in giro per la Sicilia, sarà colllocata, fino al 30 settembre, proprio nel punto in cui approdano le navi che soccorrono i migranti.

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Taverna

FINO AL 18/11/ 2017

BAROCCO IN CALABRIA Un gemellaggio nel segno dell’arte, tra due giganti del Seicento, tesse un inedito percorso artistico che dalla terra del Cavaliere calabrese si allunga verso Cento, patria del Guercino. Mattia Preti e Giovanni Francesco Barbieri si incontrano a Taverna, paese natale di Preti, grazie a un ambizioso progetto espositivo finalizzato ad approfondire il confronto tra le cifre stilistiche e creative dell’artista di Calabria e l’opera dei grandi maestri che lo ispirarono. Dal 12 agosto al 18 novembre il piccolo centro catanzarese ai piedi della Sila ospita la mostra in due tappe Guercino-Preti a confronto, la nuova linea dell’arte barocca, che presenterà, per la prima volta, in Calabria, alcuni capolavori del maestro ferrarese - con il quale l’artista calabrese entrò in diretto contatto durante la sua prima formazione artistica - che saranno messi in dialogo con le pale d’altare e le tele di Mattia Preti conservate a Taverna. La seconda tappa porterà invece, prossimamente, le opere di Preti nel centro ferrarese di Cento. «Con questo nuovo progetto - spiega Giuseppe Valentino, direttore del Museo civico di Taverna - vogliamo presentare, per la prima volta in Calabria e in modo esaustivo, l’opera del Guercno, ampliandone la conoscenza attraverso il carattere scientifico e divulgativo della mostra e delle sue tematiche».


Arena Lifestyle 09/2017- Grand Tour World: la Serbia

SERBIA, LA ROSA DEI BALCANI

Un viaggio-avventura in auto in Serbia e a Belgrado, nella quarta città più popolosa dell’Europa Sud Orientale, dopo Istambul, Bucarest e Atene. Panorami selvaggi e impervi circondano la capitale, sempre più moderna e sempre più gettonata dai turisti e da investitori di tutto il mondo. I capitali arabi la trasformeranno presto nella ‘Montecarlo on the river’. E noi siamo andati a scoprirla..

I

n Serbia non si passa, si va. Il grande fascino di questo Paese deriva dalla commistione di diverse culture, religioni, climi e paesaggi. La capitale, è la città più popolosa dell’ex Jugoslavia e la quarta nell’Europa sudorientale dopo Istanbul, Bucarest e Atene. Fra le più antiche città dell’Europa, Belgrado, la nostra meta, è il centro culturale e scientifico della Serbia, oltre che il fulcro trainante della nazione. Belgrado, la capitale della Serbia, è il polo finanziario ed economico della nazione, nonché meta turistica sempre più gettonata. Divisa in 17 comuni, questa serba conta all’incirca 1.700.00 abitanti e tra questi c’è un numero sempre maggiore di italiani. E’ un viaggio-avventura da 12 ore quello che ci porta da Pavia a Venezia a Belgrado in auto, invece di volare là soltanto in una ora e mezza. Andiamo, insieme a una allegra carovana di appassionati d’auto d’epoca, all’evento più glam dell’anno: 24 Hours of Elegance, organizzato da DeGorsi Luxury Events sul Danubio e nei palazzi della ex Royal Family di Jugoslavia.Vetture di ogni epoca, dal 1930 in poi, sfrecciano davanti a noi tra campi coltivati a perdita d’occhi e boschi, con molte soste per ammirare il territorio, degustare i piatti tipici e comprare vino e dolci. I percorsi sono praticamente rettilinei finchè si resta in autostrada, si scoprono paesaggi montuosi, villaggi antichi, borghi segnati da una guerra che è ancora troppo recente per poter essere archiviata. La Serbia, per la sua bellezza, è da sempre teatro di aggressioni e di conquiste, di dominazioni e di ribellioni. Popoli e tribù si sono sempre mescolati qui: dal punto di vista etnico qui sono già nate le nuove razze europee del futuro con sangue nuovo, un mix proveniente dal Nord e dal Medio Oriente, dal Mar Nero e dal Mediterraneo. Anche se il viaggio tocca i duemila chilometri, le autostrade slovene, croate

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Grand Tour World: la Serbia Arena Lifestyle 09/2017

La musica e la danza serbe si basano su una forte tradizione folkloristica tzigana, simile a quella della vicina Bulgaria. La gajde, scandita dal suono di più cornamuse, rappresenta la base della musica tradizionale serba, la cui origine risale al IV secolo a.C., quando il territorio era occupato dai celti. In Kosovo, invece, prevale una musicalità più arabeggiante, danzata al ritmo di una musica che trova le sue origini in Turchia. A Novi Sad, dal 2000, nel mese di agosto si tiene la più grande manifestazione musicale a livello europeo. Exit, questo il nome della kermesse, è capace di presentare al pubblico le migliori band del panorama musicale del vecchio continente. Dura quattro giorni e viene allestito nella suggestiva cornice dell’ottocentesca Fortezza Petrovaradin che si affaccia sul Danubio. Per passare una bella serata ascoltando la musica tradizionale e degustando i piatti tipici serbi, si può andare al Tri Sesira, “Tre cappelli”, un famoso ristorante nella zona antica di Skadarlija, che pullula di localini di questo tipo, dove si mangia a suon di musica. e serbe sono facili da percorrere perché sono in pianura, in buone condizioni e relativamente poco trafficate nella gran parte dell’anno. Il costo del transito autostradale dopo il confine italiano è decisamente basso. L’attraversamento della Slovenia, con i suoi villaggi austroungarici, è vincolato all’acquisto della vignetta autostradale all’autogrill. Oltre il confine sloveno, si paga tutto con la carta di credito o con i graditissimi euro, a meno di non volersi riempire le tasche di valuta locale. La moneta della Serbia è il Dinaro, suddiviso in 100 Para. Al confine tra Slovenia e Croazia e tra Croazia e Serbia si perde più tempo per uscire che per entrare. E di sicuro è meglio evitare il week end per il transito. E’ obbligatorio esibire il passaporto in corso di validità, anche per i minori, in entrata e in uscita. Dal 12 giugno 2010, tuttavia, ai cittadini dei Paesi della Ue, è concesso di entrare in Serbia con la sola carta di identità. Ma le operazioni di controllo non sono veloci. Le piazzole di sosta, con bar e punti di ristoro, così come i distributori di benzina, sono frequentataissime. Sul territorio serbo vi è una distribuzione capillare di stazioni Jugopetrol e Lukoil.Il limite di velocità sulle autostrade, in Slovenia, Croazia e Serbia, varia da 120 Km/h a 130 Km/h. Per circolare sulle strade della Serbia, si dovrebbe possedere la Carta Verde con la dicitura SRB. Ma il giubbino di emergenza e la cassetta per il pronto soccorso sono obbligatori. Dalla prima sera in Serbia si capisce subito che la cultura locale è dominata dalla musica e dalla danza: il pop da discoteca locale e la musica popolare che ha alle spalle un’antica tradizione folkloristica simile a quella della vicina Bulgaria. Noi siamo stati portati nella zona dei ristorantini tipici, allietati da gruppi musicali russi o gitani durante l’attesa dei gustosi piatti di derivazione turca, greca e ungherese. Una serata divertentissima, aperta dalle ricette di carne alla griglia della Serbia, che vengono annaffiate dall’ottima birra Jelen e dai corposi Sauvignon delle colline e conclusa da un brandy a base di frutta fermentata chiamato Rakija. Meno note di Belgrado, ma certamente belle, anche la moderna Novi Sad, città universitaria che possiede il fascino

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Arena Lifestyle 09/2017- Grand Tour World: la Serbia

Da sinistra: passeggiata al tramonto sul Danubio. Nella zona di Savamala si mangia e si balla nei ristorantini ricavati sui battelli ARCHEOLOGIA E STORIA, TERME E NATURA Ci sono anche molti centri termali in Serbia, il più importante è Vrnja?ka Banja. Altri centri termali sono Soko Banja e Ni?ka Banja. Tra i siti archeologici, imperdibile Gamzigrad, vicino all’odierna città di Zajecar e antico insediamento romano di Felix Romuliana, dove l’imperatore Gaio Valerio Galerio fece costruire, tra il 297 e il 311 d.C., un grande palazzo. Oggi sono ancora visibili bagni, templi, porte e piazze dell’antica città, così come porzioni del magnifico palazzo, con un piccolo tempio e altare e una lussuosa residenza con quattro grandi sale decorate con affreschi e pavimenti a mosaici. Interessante è anche il sito preistorico di Lepenski Vir. Oltre 200 torri di roccia, simili a quelle che si incontrano in Cappadocia, sono lo spettacolo più sorprendente di Djavolja Varos, mentre nella Riserva Naturale di Deliblatska Pescara la foresta e la steppa crescono sopra al più grande sistema di dune di sabbia d’Europa. Il Parco Nazionale di Djerdap, infine, situato sulle rive del Danubio, lungo la frontiera con la Romania, nella parte orientale della Serbia, conserva la Gola di Djerdap, conosciuta come Iron Gate: la valle, formata da tre gole distinte (Gornja klisura, Gospodjin vir, Veliki e Mali Kazan), si estende per quasi 100 km, in mezzo a burroni. Nei pressi di Kazan, dove il fiume si restringe a soli 150 metri di larghezza, le pareti rocciose s’innalzano oltre i 300 metri.

delle città ungheresi, e Nis, da sempre importante crocevia di popoli, una porta tra Oriente e Occidente abitata fin dall’Età della Pietra. L’ economia della Serbia è ancora molto basata sull’agricoltura: il paesaggio è caratterizzato da sterminate coltivazioni di cereali, frutta, tabacco e barbabietola. Ampi spazi sono destinati all’allevamento bovino e suino. Ma sta crescendo vorticosamente il business del turismo. Belgrado, la capitale della Repubblica federale serba, è luogo in cui questo nuovo fermento si percepisce con mano. La città si trova al centro del Paese, proprio nel punto in cui il fiume Sava confluisce nel Danubio. Dunque per attraversarla si superano vari ponti, ben suddivisi in corsie. In alcuni punti ci si sente un po’ come sulle sopraelevate a Genova, mentre la periferia che arriva dall’autostrada fa pensare piuttosto all’hinterland di Bologna. Belgrado è stata abitata da popolazioni neolitiche fin dal 5000 a.C. e deve il suo nome (letteralmente significa “città bianca”) a Papa Giovanni VIII, che glielo impose nell’VIII secolo d. C. Da allora cominciò una infinita sequenza di dominazioni. Arrivarono prima i Celti e poi i Romani, Bizantini e Ottomani, Belgrado ha alle spalle una storia gloriosa che la rende unica rispetto alle altre città serbe e la fa spiccare anche nel confronto con altre capitali europee, Distrutta e ricostruita per ben 40 volte nel corso dei suoi 2300 anni di vita, Begrado si è sviluppata sempre attorno al Kneza Mihaila, elegante viale pedonale costellato di caffè e bei ristoranti che le dona la tipica

paesaggio.

atmosfera delle città nord europee. Accanto agli imponenti edifici storici ricostruiti tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, come il Teatro Nazionale e il Parlamento serbo, si trovano i resti delle mura della cittadella fortificata costruita dagli Ottomani e di una “turbe”, ovvero una tomba gentilizia. Antichità e architetture moderne convivono le strade, con una semplice passeggiata si vedono palazzi neoclassici, Art Nouveau, facciate tipiche del Secessionismo e Romanticismo. Sulla riva sinistra del Danubio, invece, si trova il quartiere di Zemun con case basse di ispirazione austriaca e la Cattedrale di San Michele, neoclassica e impreziosita da elementi baroc-

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Grand Tour World: la Serbia Arena Lifestyle 09/2017

In alto, il principe ereditario Alessandro II nel giardino del Palazzo di Belgrado con il Principe Carlo d’Inghilterra e la principessa Caterina, molto attiva con la sua fondazione benefica. dedicate agli affari. Dunque qui si può uscire a piedi e correre o passegiare sulla riva, ammirando l’acqua blu prima di tornare al buffet faraonico del breakfast serbo, soprattutto se la notte prima si è indugiato troppo con la cucina francese del ristorante Boho bar. Belgrado sta puntando molto sull’attrattività di turisti e sull’attrattività di capitali europei e soprattutto mediorientali. Attualmente gode di uno status amministrativo interessante, oggi detiene un’autonomia maggiore rispetto ad altri centri urbani ed è il fulcro della vita economica, finanziaria, culturale e scientifica della Serbia. Qui molti parlano un buon inglese oltre al serbo e al russo. Ma in altre città sul territorio si parlano spesso l’ungherese, il rumeno, lo slovacco e l’albanese. Gli italiani sono presenti con oltre 1500 imprese, destinate a crescere a causa del basso costo del lavoro.La religione più diffusa è quella ortodossa e la Chiesa Ortodossa Serba, ha giocato, e gioca tutt’ora, un ruolo di primo piano nella formazione dell’identità serba. Le chiese ortodosse sono molto belle, ben restaurate e fornite di preziosi tesori, anche antichi, che si possono ammirare con adeguata presentazione. Esistono, tuttavia, cospicue minoranze di religione islamica sunnita e cattolica.Lo sport più popolare in Serbia ad oggi è il calcio, nel quale sono impegnate due squadre: la Stella Rossa e il Patrizan, ognuno con un proprio stadio, un proprio coach e un proprio piano di marketing. Altri sport molto seguiti sono il tennis, la pallmano e la pallacanestro. Dal punto di vista sportivo, comunque,

chi. Qui si trovano anche la Torre del Millennio, il parco Topcide e il mauseoleo del Maresciallo Tito, ultimo dittatore della Jugoslavia unita. La zona più turistica della città è senza dubbio quella di Stari Grad che ospita il Museo Nazionale, il Teatro Nazionale, il grande parco Kalemegdan e il Parlamento. Per godere di un’immagine d’insieme di questa città così ricca di contrasti si può indugiare ai giardini pubblici che dominano il fiume e guardano la zona del Waterfront, che presto avrà tutta un’altra fisionomia. Oppure fare un giro sul monte Avala , pochi chilometri a sudest della città, dove sorge il Monumento al Milite Ignoto. Da qui si può capire molto di questo Paese e di questa città, prima di tornarsene in albergo a riposare. Come si può immaginare, si cammina molto da queste parti, non solo perchè il centro città è affollatissimo per lo shopping, dunque chiuso al traffico. Ma non è pensabile una visita qui senza una gita sul fiume Danubio, a bordo di un battello da crociera, con tanti sedili a cielo scoperto oppure su un piccolo piroscafo, un natante che prende il largo mentre si servono gli aperitivi. Il Danubio, che abbiamo visto anche dalla finestra della nostra stanza, è una parte chiave della vita e degli abitanti di questa città. A proposito, abbiamo dormito all’hotel Radisson Blu Old Mill, ricavato in un ex mulino abbandonato: un 4 stelle molto confortevole con vista fiume, dotato di garage e spa, molto comodo per chi viaggia in gruppo e ha bisogno di raggiungere il centro in pochi minuti. Altri alberghi importanti come l’Hyatt sono stati costruiti infatti in zone più periferiche,

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Arena Lifestyle 07-8/2017- Grand Tour World: la Slovenia

Cena sul Danubio al Savanova, poi si va per discoteche. Sotto: l’esclusivo evento 24Hours of Elegance, con auto d’epoca e Alta Moda al Palazzo Bianco degli ex sovrani. I SERBI FAMOSI NEL MONDO IVO ANDRIC Ivo Andric (9 ottobre 1892 -13 marzo 1975). Romanziere, poeta e scrittore di racconti brevi, vinse il premio Nobel per la Letteratura nel 1961. Naque nel villaggio di Dolac (Bosnia) nel 1892. Nel 1914 uscì la raccolta Hrvatska mlada lirika (Poesie dei giovani croati). Dopo la Prima Guerra Mondiale pubblicò due raccolte di poesie sulla prigionia durante la guerra. NIKOLA TESLA Nikola Tesla (10 luglio 1856 ? 7 gennaio 1943). Inventore, ingegnere meccanico ed elettronico, Tesla ha dato un importante contributo alla diffusione commerciale dell’elettricità ed è conosciuto nel mondo per i suoi rivoluzionari esperimenti e risultati nel campo dell’elettromagnetismo alla fine del XIX secolo e nei primi anni del XX. I brevetti e gli studi teorici di Tesla hanno gettato le basi per i moderni alternatori di corrente.

la Serbia è un paese molto competitivo. Perciò ad oggi vanta, praticamente in tutte le discipline, un ottimo palmares. Sono circa mille, solo a Belgrado, le strutture sportive, equipaggiate per ospitare gare e incontri relativi a quasi tutte le discipline sportive. Passando alla gastronomia, un pranzo tradizionale serbo si apre con la... minestra con testicoli di vitello. Ma è difficile che qualcuno ve la proponga, oggi a Belgrado, neanche nel quartiere ungherese Zemun. E’ preparato solo nelle campagne più remote e piuttosto di rado. Questo piatto ha il compito di preparare lo stomaco al piatto principale, di solito un abbondante e saporito piatto di carne. Da provare anche un classico della tradizione gastronomica serba, il pasulj , una densa minestra di fagioli bianchi insaporita da spezie e pezzetti di carne di maiale, che non va confusa con la versione densa con cipolla, cucinata al forno che prende il nome di prebranac . Prelibate sono le trippe presentate nella minestra con paprica dolce o piccante o ancora più sostanziose impanate, fritte e servite con salsa tartara che ne smorza il sapore deciso. Oltre a queste pietanze da cucchiaio, come primo piatto si può inserire la srpska gibanica , una sfoglia riempita con formaggio fresco, kajmak e, nelle ricette più ricche, uova. Tra le specialità serbe da provare assolutamente c’è senza dubbio la čorba, una minestra di carne servita all’inizio di qualsiasi pranzo o cena. Qui è la carne a farla da padrona, preparata e servita nei modi più diversi. Tipici sono i cevapcici, rotolini di carne macinata accompagnati da pane e cipolle oppure la

GORAN BREGOVIC Goran Bregovi (Sarajevo, 22 marzo 1950).È uno dei musicisti e compositori serbi più noti sulla scena internazionale. Attualmente vive tra Parigi e Belgrado.ajevo con la famiglia. Pljeskavica, simile al nostro hamburger con ottima carne alla griglia. La musaka, invece, è carne di manzo o di maiale unita a patate e uova diversa da podvarak, questa volta carne arrosto servita con i crauti.Un grande piatto, tradizionale di tutti i Balcani è il burek, un pasticcio ricchissimo, di sottile pasta sfoglia farcita all’interno con diversi ingredienti. Tra gli antipasti caldi bisogna citare anche il pohovani, una formina di formaggio fresco impanata e fritta, servita con salsa tartara e funghi alla griglia. Tra gli antipasti freddi è deliziosa l’insalata di pomodori e cetrioli con ricotta salata grattugiata. La proja è un piatto cucinato con farina di mais e arricchito con formaggio e uova, che affonda le radici nella Serbia rurale. Tra i dolci d’impronta mediorientale il più diffuso è la baklava: più strati di pasta sfoglia uniti da burro fuso e da un ripieno di pistacchi e noci macinate. Molto popolari sono le palacinke (crêpes

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Grand Tour World: la Serbia Arena Lifestyle 09/2017

Gita fuori porta ai castelli sul Danubio e verso le impervie montagne. Per una sosta gastronomica, il ristorante Vozd Oplenac, vicino alle tenute vinicole dei Principi e al Mausoleo reale dove è sepolta l’intera dinastia che dominò i Balcani

COSA VISITARE A BELGRADO

venerando il santo da cui il tempio prende il nome. Oggi il tempio è una delle attrazioni più affascinanti e imponenti di Belgrado. Il Museo Nikola Tesla Nikola Tesla è il famoso fisico di nazionalità serba e a cui è dedicato il museo costruito nella capitale Belgrado. Nato da un progetto culturale nel 1929 il museo riporta all’interno tutto ciò che riguarda il fisico: documenti, premi, articoli, foto, disegni e anche progetti realizzati e non conclusi di Tesla. Parte di questo materiale era rimasto negli Stati Uniti, finché la dittatura di Tito non diede vita all’idea di commemorare il fisico serbo in uno dei palazzi più belli e centrali di Belgrado. Molti dei progetti del genio serbo, a cui oggi è dedicato un marchio di automobili avveniristiche, sono rimasti nelle mani della CIA.

La Fortezza Eretta lungo il fiume Sava nel secondo secolo, la Fortezza aveva lo scopo di proteggere la città dalle invasioni esterne. Tutt’oggi questa costruzione è la sede del Museo storico di Belgrado come complesso di carattere difensivo. La fortezza oggi rappresenta il museo della storia di Belgrado, raccontando tutti gli scontri che la città ha ospitato e le numerosi distruzioni che la Fortezza ha subito: dagli attacchi dei Goti e degli Unni, agli Avari e gli Slavi, per poi accennare anche ai diversi lavori di rafforzamento da parte del governo Lazarevic. Solo alla fine dell’ottavo secolo la costruzione ha ottenuto la sua forma definitiva. Venendo alla sua storia recente, Belgrado è una città che di solito si ricorda nelle lezioni scolastiche di storia, nel capitolo sulla Prima Guerra Mondiale, proprio come il luogo in cui è scoppiato il conflitto. Infatti, il 28 giugno 1914, avvenne nella città l’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando e della moglie, ad opera dell’anarchico Gavrilo Princip.

L’Isola di Ada Ciganlija Uno dei posti più belli da visitare per i turisti che hanno deciso di puntare su Belgrado è l’isola di Ada Ciganlija. Anch’essa lungo il fiume Sava, è in verità un’oasi costruita dall’uomo e arricchita da bellissime spiagge. Poco distante da Belgrado (si trova a quattro chilometri dal centro della città), e quindi facilmente visitabile ed è una delle mete preferite dagli abitanti che la considerano il perfetto punto di ritrovo nelle giornate estive. Ricca di vegetazione e spiagge, l’isola di Ada Ciganlija occupa un’area di 2,7 chilometri quadrati.

Il Tempio di San Sava Presente a Vracar, uno dei distretti di Belgrado, il tempio è, oltre che la più grande chiesa ortodossa presente al mondo, una delle costruzioni più suggestive e importanti della capitale della Serba. Il Tempio di San Sava, ubicato in una posizione centrale, ovvero vicino alla piazza Slavija, trova le sue origini durantie l’Impero ottomano. Per le restrizioni adoperate da quest’ultimo, i Serbi si rifugiarono nella preghiera ortodossa

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Arena Lifestyle 09/17- / TOP NIGHTLIFE: 24 Hours of Elegance 2017

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Sotto il patronato del principe ereditario Alessandro di Serbia e della Principessa Katherine si è svolta a Belgrado la manifestazione “24 Ore di Eleganza - Concorso d’Eleganza & Salon di Eccellenza”. La kermesse ideata da DeGorsi, luxury advisory creata da Alexander Dordevich con Cristina Vittoria Egger (28) offre un lungo week end di piacevolezze a chi ha voglia di avventurarsi, con o senza auto d’epoca, in una delle città più interessanti e nel futuro più moderne dell’Europa del Terzo Millennio. La famiglia del Principe ereditario S.A.R Alessandro II è molto orgogliosa che la manifestazione “24 hours of Elegance” si sia svolta, oltre che nel centro città, anche nelle loro residenze, immerse nel Parco di Belgrado. Questo evento infatti è uno dei più glamour dell’anno nella capitale ed è una importante promozione per famosi marchi serbi davanti a un pubblico internazionale. E’ inoltre una importante promozione per Belgrado e la Serbia, finalizzato alla creazione di nuove opportunità per le aziende straniere: la Serbia offre molte agevolazioni agli investitori internazionali, che moltiplicano le presenze. Le imprese italiane, per esempio, sono oltre 1500. Con main sponsor Belgrade Waterfront, l’immobiliare che sta costruendo i grattacieli sulle rive del Danubio e Chivas Regal, “24Hours of Elegance” è stato ancora una volta un successo per l’affluenza del pubblico e di ospiti internazionali, tra cui i collezionisti di preziose auto d’epoca arrivate (2, 19, 21, 24) appositamente dal Belgio, dall’Italia, dalla Francia e da Montecarlo, dalla Slovenia e da altri Paesi Balcanici. La manifestazione “24 Ore di Eleganza” in realtà dura tre giorni (1 settembre - 3 settembre), perchè gli ospiti , tra cui una delegazione di Amitiè Japan (10, 17) gradiscono il ricco programma di appuntamenti quotidiani (25) predisposto dalla DeGorsi, con focus sulle auto di lusso, il turismo raffinato, l’enogastronomia e il fashion Luxury.

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24 Hours of Elegance 2017 /TOP NIGHTLIFE/ Arena Lifestyle 09/17

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Il Palazzo Bianco, nel sobborgo reale di Belgrado, ha ospitato una bellissima festa (16) che si è aperta con passi di danza e con l’esposizione di importanti brand di lusso internazionali, contrassegnati da alta qualità, maestria e design, inaugurata da Mrs Alison Andrews: Dormeuil (26) ha proposto incredibili tagli di tessuto che i migliori maestri di forbice, come Camps De Luca, sanno valorizzare costruendo un abito maschile perfetto, da accompagnare con le cravatte del brand serbo Maruska e le calzature di grandi nomi come Fabi, Aubercy e Igor Suhenko, gli orologi HOH. Per le lady più esigenti, i cappotti di pitone firmati Melina, i foulard di Maruska, gli abiti da cocktail e da sera di Atelier Cappelletti (1,13,18,20) che hanno sfilato tra gli applausi con accessori top glam: le pochette di Aristopop (30,4) gli stivali e sandali da sera di Fabi (27,12), i gioielli di Berg (23).La serata di gala si è conclusa con una cena privata nella residenza ufficiale dei Principi, la Villa Reale Beli Dvor con la presenza di S.A.R la principessa Elisabetta Karadordevich (30) e vari esponenti dell’aristocrazie europea (8, 17). A conclusione della serata si è svolta una lotteria benefica per raccogliere fondi a sostegno della Fondazione Umanitaria della Principessa Caterina di Serbia.Il Principe ereditario S.A.R. Alessandro II vive a Belgrado dal 2001. Come figlio dell’ultimo re, Pietro II, che non abdicò mai, ha i pieni diritti di pretendente. Il Principe è noto per le sue opinioni tolleranti e democratiche. Ha unito personalmente l’opposizione politica su parecchi importanti temi prima della caduta di Milošević e nel Palazzo riceve tutti i capi religiosi del paese, dimostrando il proprio desiderio per il rispetto dei diritti umani e di una regolare democrazia. I membri della Casa Reale sono molto dediti ad attività umanitarie: la principessa ereditaria Caterina ha una Fondazione Umanitaria e suo marito Alessandro ha una propria Fondazione per la Cultura e l’Educazione.

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Arena Lifestyle 09/17- COVER STORY/ 74° Mostra Internazionale del Cinema

VENEZIA/CINEMA: TRIONFA L’HORROR VINCE LA FAVOLA Cannibali, pedofili, assassini insospettabili, criminali di buona famiglia, casalinghe violente. Quest’anno emerge il lato più cupo e violento della Mostra: teste mozzate, crani spappolati e presenze sulfuree infiammano il concorso. Ma alla fine vince una favola quasi disneyana, silenziosa, con la bella muta che ama per sempre un dio amazzonico acquatico

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a 74ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica che si è svolta a Venezia dal 30 agosto al 9 settembre, anche quest’anno diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Fondazione Biennale è finita. E noi come al solito, chiudiamo tardi. Per essere tra i primi a festeggiare i vincitori, ma anche i vinti. La kermesse presiduta da Paolo Baratta è partita ufficialmente mercoledì 30 agosto, inaugurando la stagione dei premi 2017/2018. Negli ultimi anni dal Lido di Venezia sono passati alcuni dei capolavori cinematografici di maggior richiamo, lo scorso anno La La Land e Arrival. E, a proposito di serie TV, l’anteprima fuori concorso di The Young Pope. Venezia sta eclissando Berlino dalla lista dei festival più importanti, mentre alcune rassegne americane come il Sundance Festival stanno salendo rapidamente. Va detto che il Festival di Cannes che precede tutti, raccoglie gran parte del cinema d’autore prodotto ogni anno, con la presenza di nomi importanti sia in giuria che in concorso. Per mantenere il suo status, dunque. il festival veneziano deve investire molte risorse e non solo economiche. Innanzitutto tener duro e andare avanti a dispetto delle critiche. Ogni anno si sente si sentono sempre le stesse, per esempio a proposito della dubbia commistione tra cinema commerciale e cinema d’autore. La presenza delle produzioni hollywoodiane più commerciali, guardate con sufficienza dal concorso berlinese, nel tempo si sono rivelate un importante paracadute di protezione. Fino a pochi anni fa film come Birdman o Gravity non avreb-

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COVER STORY/ 74° Mostra Internazionale del Cinema -Arena Lifestyle 09/17 Nella pagina a fianco: il red carpet di Claudia Gerini per il film del Manetti Bros il 6 settembre. A fianco in maglietta polo, il bravissimo attore Matt Damon con la diva Joanne Moore e George Clooney, per il film in concorso che non ha dato i frutti sperati in termini di premi (ma vediamolo al botteghino). A fianco una scena di “The shape of water” la favola di Guillermo del Toro, con la ragazza muta (Sally Hawkins) che si innamora di un ‘dio amazzonico’,un mostro acquatico. L’erotismo è il fil rouge della pellicola che però fa più immaginare che vedere.

SUBURBICON, IL SESTO FILM DI GEORGE CLOONEY Gli insider dell’Academy puntavano su Downsizing, il film di apertura di Venezia 74: dopo Gravity, Birdman, Il caso Spotlight e La La Land, quest’anno si puntava sul bel film di Alexander Payne (che ha già vinto due statuette come miglior sceneggiatore) aprire il festival e vuole arrivare dritto alla Oscar Night). Suburbicon di George Clooney non ha vinto premi ma sarà certo molto apprezzato dal pubblico, che non si perderà di certo anche Mother!, dove ‘la ragazza di fuoco’ Jennyfer Lawrence è diventata carne da cannone. Suburbicon, il sesto film con la regia di George Clooney è sicuramente quello che la critica ha gurdato con maggior prevenzione, dopo la delusione dell’ultima prova a sua firma, Monuments Men, mentre per Gravity c’ erano state le standing ovation. Sono vari motivi che giustificano tale atteggiamento, nonostante il cast stellare presentato stavolta come Matt Damon, Julianne Moore e Oscar Isaac, senza contare la presenza dei fratelli Coen come co-sceneggiatori e il coinvolgimento personale di Clooney a proposito degli importanti temi socio-politici trattati nel film. Suburbicon è una storia ambientata nell’America sonnolenta, benpensante e razzista del 1959.Nella tranquilla cittadina di Suburbicon la vita appare molto tranquilla, sembra un posto ideale per poter crescere i propri figli. Un giorno però arriva una famiglia di afroamericani e questa presenza spiazza tutti, scatena il lato peggiore dei suoi abitanti, che devono aspettare ancora 5 anni per veder promulgato il Civil Rights Act che entrò in vigore in tutta la nazione americana nel 1964. All’interno della piccola-media borghesia bianca di Suburbicon si stanno consumando però altri delitti: Nancy Lodge (Julianne Moore), dolce e buona madre di famiglia è la vittima di un incidente stradale. In realtà viene uccisa su commissione dal marito Gardner Lodge (Matt Damon) e da sua sorella Margaret Lodge (interpretata anche lei dalla Moore), che sono divenuti amanti e sono disposti a tutto pur di stare insieme. Questo omicidio passionale ‘standard’ scatena una serie di eventi drammatici e rocamboleschi. Parte, insomma, il tipo di storia che l’amico strettissimo di Clooney, Matt Damon, ama interpretare. La collaborazione tra Clooney e i Coen, hanno detto i critici in sala, non porta accenti particolarmente originali, ma appare indiscutibilmente necessaria. Il copione è basato su una sceneggiatura del 1986 (dopo il successo di Blood Simple) dei due fratelli, genial autori di Fargo e Il Grande Lebowski, Suburbicon è una dark comedy in puro stile Coen che mostra il lato oscuro dell’americano medio e l’ipocrisia dell’istituzione per eccellenza della nostra società, la famiglia. Durante il dipanarsi della vicenda grottesca emerge sempre di più la figura di Gardner Lodge, personaggio che incarna alla perfezione il cinismo e la mediocrità del white collar statunitense (un pò come il Jerry Lundegaard di Fargo); nel corso dei 104 minuti di durata del film lo spettatore si trova subito davanti a una scelta: se se la sente di odiare fin dalle prime apparizioni l’uomo perbene e la sua cognata complice (una bravissima Julianne Moore, che si sdoppia nei due ruoli, il secondo nei panni di una stupida casalinga). Come nella miglior tradizione del thriller statunitense ci sono anche i gangster coinvolti nell’omicidio ed entrano in scena alcuni personaggi di contorno che fanno ‘colore’, tipici del cinema coeniano (come per esempio l’ispettore assicurativo interpretato da Oscar Isaac) che contribuiscono ad accrescere, per quanto riguarda la storyline principale, la tensione narrativa. L’apporto di George Clooney alla storia sta soprattutto nel voler rappresentare il razzismo imperante dell’epoca, con un chiaro richiamo a quello che sta succedendo oggi nell’era Trump. Il regista attore indugia un po’ troppo sulla retorica, non dipinge adeguatamente la sottotrama della famiglia afroamericana (che perciò appare poco utile ai fini dello svolgimento della storia) e lascia spazio soprattutto al suo punto di vista politico. Abbiamo capito tutti che è un grande fan del partito democratico e che la sconfitta di Hillary Clinton proprio non gli è andata giù. Considerando il risultato di Monuments Men, Suburbicon è indubbiamente un film migliore del precedente, che aiuterà molto a rilancia la carriera da cineasta del divo americano; tuttavia, l’impegno politico non basta, serve anche una maggiore esperienza come autore, nella strutturazione delle storie.

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Arena Lifestyle 09/17- COVER STORY/ 74° Mostra Internazionale del Cinema CANNIBALI E SANGUINARI IN LAGUNA Per non farsi mancare niente, quest’anno i guru della 74° Mostra hanno lasciato spazio anche agli autori classici o estemporanei horror, alle anime nere, a film che traboccano sangue, in modo improvviso e spiazzante, come nelle pellicole choc di Darren Aronofsly e Paravel e Castaing-Taylor. Ci sono insomma molte opere pronte a deliziare gli amanti del genere horror. Mentre il placido Matt Damon spacca il cranio di un personaggio con un attizzatoio in Suburbicon, mentre la delicata Kirsten Dunst fa lo stessso con un ferro da stiro sulla testa di un ragazzo, dopo averlo segnato a caldo, Darren Aronofsky è il più terribile e raffinato: abituato a lavorare sull’inconscio umano, laddove si incontrano paure e desideri inconfessabili. Da Hubert Selby, autore di Requiem for a Dream, ha imparato a vedere la luce solo guardando negli angoli più nascosti dell’animo umano. Ecco dunque che dal suo groviglio di inquietudini nasce un film shock: una coppia come tante (Javier Bardem e Jennifer Lawrence) vivono in una bellissima casa in campagna che lei ha restaurato per trasformarlo nel loro buen retiro. Una notte arrivano due ospiti inattesi (Ed Harris e Michelle Pfeiffer). La loro presenza in casa si fa pesante, tutto sembra congiurare contro la padrona di casa, si respirano le atmosfere diaboliche di Rosemary’s Baby. La ex Katniss di Hunger Games non riesce a sopportare la grande pressione che la circonda, il finale è immaginabile, basta guardare il poster-santino voluto dal regista che attualmente è anche il suo partner ufficiale. Il bellissimo Bardem di “Prosciutto Prosciutto” è arrivato però al Lido con il suo fascino maturo anche in altri panni, quelli del terribile Pablo Escobar, il sanguinario signore della droga colombiano, che ebbe veramente una storia con una giornalista (interpretata sullo schermo da sua moglie, Penelope Cruz). Evidentemente non gli bastava il ruolo di cattivo (con protesi dentaria) di Skyfall. E il ruolo morboso di “Mother!” lo conferma. Per i fanatici del sangue, la 74° edizione della Mostra propone un catalogo ricchissimo: punizioni corporee (il pollice trapanato al dentista per farsi giustizia privata), ossa fracassate, teste mozzate, crani spappolati, carni recise dal filo spinato se si vuol costruire un cilicio domestico (in First Reformed). Il corpo di un ragazzo nero all’obitorio ne “L’ordine delle cose di Segre” lascia poco soddisfatti gli amanti della violenza declinata in immagini. Ci vuole ben altro. In effetti l’apice lo tocca il vero cannibale giapponese Issa Sagawa in Caniba, un film in cui con lo sguardo perso verso l’obiettivo, a trent’anni dal giorno in cui uccise, fece a pezzi e mangiò una compagna di corso che rifiutava le sue avances, con una voce che appare più terribile che mai, accusa la propria madre e i cartoni animati di aver suscitato in lui le sue orribili pulsioni. Non mostra alcun pentimento. Anzi: dice in faccia all’attonito spettatore che l’amore è cannibalismo, fin dal bacio e dal desiderio di leccare le labbra dell’altro.

Qui sopra, immagini dagli horror in Laguna quest’anno: Jennifer Lawrence protagonista di Mother, un frame di Three Billboards Outside Ebbing, Missouri, la violenza disturbante di Brawl in Cell Block 99, Issa Sagawa in Caniba di Paravel e Castaing-Taylor, premiato per l’incredibile documento.

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A sinistra Paolo Virzì con l’attore Donald Sutherland. Qui a fianco photocall di First Reformed bero ricevuto, al Lido, l’accoglienza calorosa che ricevono oggi. Ma poichè non è solo l’arte il motore del settore (conta anche il profitto), la Biennale Cinema ha capito in anticipo che seguire i tempi significava anche allargare il Pantheon del cinema d’autore, che bisognava trovare un posto ai registi più spettacolari che ermetici: nomi del calibro di Chazelle, Cuaron o Villeneuve che la critica più esigente accoglie tiepidamente, ma molto apprezzati dai produttori e dal pubblico.Va da se che gli autori europei, più impegnati nel cinema d’arte o psicologico, abbiano preferito accasarsi al Festival di Cannes, soprattutto se francesi: una kermesse dove, anche se non si porta a casa un Leone, si ottiene una buona ribalta e una grande attenzione della critica. A Venezia dunque, ci si aspettano ormai registi esordienti (o quasi) pronti a tutto, nomim appena emersi, al secondo film o addirittura al debutto (vedi La Región Salvaje di Amat Escalante dell’edizione 2016) o quel cinema d’autore che non mette in primo piano i registi ma le star, scegliendo quelle più in vista sui rotocalchi e dal sicuro successo al botteghino. La 74. Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia prosegue dunque con questo approccio più ecumenico e più : presenta in anteprima mondiale una collaudata miscela di film americani che piacereanno di sicuro e lungometraggi provenienti da tutto il mondo tra i quali trovare la ‘perla nera’. Fra i film più attesi troviamo dunque l’ultima fatica di Guillermo del Toro The Shape of Water interpretata da Michael Shannon, Sally Hawkins e Octavia Spencer: una storia ambientata sullo sfondo della guerra Fredda e di un complesso intrigo politico. Pacific Rim e Crimson Peak sono attesissimi dai fan. Sarà molto applaudito il red carpet del regista Darren Aronofsky, che ha incassato successi come Il Cigno Nero e The Wrestler (vincitore Leone d’Oro). Ma non solo per la bravura dell’autore di Pi Greco – Il Teorema Del Delirio e Requiem For A Dream, Noah e L’Albero Della Vita. L’attesa è per vedere la sua partner, Jennifer Lawrence, interprete di Mother! che si candida (per ora) come il film più atteso della Mostra.

Il regista americano che si era regalato una lunga pausa da lavoro, punta ovviamente a un premio a Venezia ma possibimente a una nomination agli Oscar. Altre importanti pellicole americane sono Suburbicon e Downsizing, il film d’apertura di questa edizione. Si tratta di due cosiddette dark comedies, due opere legate al genere dell’assurdo: la prima, attesissima è l’ultima fatica diretta da George Clooney, su un copione scritto dai fratelli Coen; invece il film di Alexander Payne, regista di Sideways e del plurinominato Paradiso Amaro. Entrambi questi film hanno per protagonista il grande Matt Damon che lo scorso anno si è preso una pausa (si fa per dire, ha ottenuto buoni riconoscimenti come produttore di Manchester by the Sea) ed ora è pronto a tornare alla ribalta come attore. Tra gli altri Sarà presente Andrew Haigh, regista e sceneggiatore salito alla ribalta prima con Weekend, un piccolo film indipendente che raccontava la storia di un weekend di amore fra due uomini, e poi con 45 Anni. Qui presenta una pellicola tratta da un romanzo, Lean on Pete, nel quale unisce le forze di attori del calibro di Buscemi, Anthony Mann e Chloë Sevigny. Haigh, nonostante la sua ristretta filmografia, è un autore dalla voce potente, chiara e originale: un outsider da non sottovalutare. Gli altri due artisti che prendiamo in considerazione sono invece autentiche leggende, colonne portanti della storia del cinema americano: Paul Schrader e Frederick Wiseman. Paul Schrader, nell’ultima parte della sua carriera, ha virato verso una forma di cinema più sperimentale e oscura, indigesta al grande pubblico e destinata a dividere diametralmente anche gli appassionati. Leggendo la trama di First Reformed, la sua ultima fatica, è facile credere che non sarà una pellicola per tutti. Frederick Wiseman è uno dei più grandi documentaristi della storia del cinema mondiale. A lui è stato consegnato un Leone alla carriera ed un Oscar onorario, a coronamento di carriera che dura da oltre 50 anni: il suo nuovo film, Ex Libris – The

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New York Public Library, documentario sulla biblioteca della Grande Mela, si aggira attorno ai duecento minuti di durata (circa tre ore e venti). Fra questi grandi nomi rischiamo di scordarci altri ottimi registi: Martin McDonagh, regista del cult “In Bruges”, approda in concorso alla 74. Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia con “Tre Manifesti a Ebbing, Missouri”, a cinque anni dal poco fortunato “7 Psicopatici”. Ritornano inoltre Abdellatif Kechiche e Samuel Maoz; il primo, regista del discusso “La Vita di Adele2, si presenta con un coming of age dal titolo provvisorio “Mektoub, My Love: Canto uno” mentre il secondo, già vincitore del Leone d’Oro con il bellissimo “Lebanon”, arriva in Laguna con il favorito “Foxtrot”. Degni di nota sono poi i due più importanti esordi presenti all’interno del concorso di quest’anno: si tratta di due opere prime estremamente diverse fra di loro. La prima è “Human Flow”, documentario sull’immigrazione diretto da un grande artista come Ai Weiwei, peraltro autore negli ultimi anni di diverse opere legate al tema (come la Refugee Boat installata alla galleria nazionale di Praga); la seconda è del regista esordiente Xavier Legrand, il quale, con il suo favoritissimo “Jusqu’à La Garde”, vuole raccontare un matrimonio distrutto e l’amara battaglia fra due genitori per la custodia del figlio. Ovviamente sono attesi anche i film italiani presenti nelle varie sezioni: Nico, 1988 aprirà il concorso di Orizzonti mentre il secondo film di Andrea Pallaoro, Hannah, sarà in concorso insieme al primo film in lingua inglese del regista Paolo Virzì, The Leisure Seeker, che ha ingaggiato Donald Sutherland.Fra gli outsider italiani in concorso non possiamo non citare la nuova divertente fatica dei Manetti Bros., Ammore e Malavita con Claudia Gerini e il film di Sebastiano Riso Una Famiglia, con protagonista Micaela Ramazzotti.

CUORI INSANGUINATI: LOVING PABLO E AMMORE E MALAVITA Fuori concorso, l’ennesimo film sul terribile signore della coca, interpretato da Xavier Bardem che ci prova a far dimenticare Benicio del Toro in “Escobar:Paradise Lost” narrando la storia d’amore clandestina tra il capo dei capi e la giornalista e personaggio televisivo Virginia Vallejo, interpretata dalla vera consorte dell’attore, l’attrice Penelope Cruz. Questo approccio più intimo sul comportamento criminale del narcotrafficante più famoso del mondo, diretto dal regista e sceneggiatore spagnolo De Aranoa, è ambientato negli anni più duri della furiosa guerra che egli combattè contro il governo colombiano. La giornalista, confidente e amante, persa nella sua storia di attrazione e fascinazione, sopravvissuta a quegli anni terribili, grazie ai suoi ricordi ha permesso di raccontare verosimilmente questa storia di passione, pazzia e terrore che ha caratterizzato uno dei decenni più violenti della storia recente. Ma passiamo ora alla scommessa di due fratelli sbarcati a Venezia che hanno voglia di vincere soprattutto al botteghino. Marco e Antonio Manetti, gli attivissimi registi che si fanno chiamare Manett Bros e hanno girato sette film in diciassette anni , hanno presentato un musical in salsa napoletana: Ciro, un killer senza scrupoli (Giampaolo Morelli) che di mestiere fa il sicario di Don Vincenzo (Carlo Buccirosso) deve eliminare un testimone scomodo, Fatima (Serena Rossi, un nuovo talento che doppiava Anna in Frozen), giovane infermiera e amore giovanile del giovane con la pistola. In alcuni momenti i personaggi della storia, in cui recita anche Claudia Gerini, si parlano cantando: prima di un bacio, dopo una sparatoria. Si parte con la cover di What a Feeling di Irene Cara in Flashdance (l’amore ritrovato) e si va avanti con una compilation super nota a tutti in una irresistibile girandola pop.

LORIA BRAMBILLASCA ‘DARK LADY’ IN H36 Loria Brambillasca, ballerina e attrice che ha partecipato alla quarta puntata del reality show Top Nightlife in veste di inviato speciale, esordisce sul grande schermo tra gli interpreti di H36, primo film al mondo della durata di 36 ore, presentato dal regista Fabio Bastianello alla 74° Mostra internazionale del Cinema di Venezia. Il film ha ricevuto ricooscimento come “miglior progetto audiovisivo di ricerca e innovazione” da parte di Asti Film Festival alla presenza del suo direttore Riccardo Costa. Già nel 2001 Bastianello aveva conseguito ad Asti un altro premio, il Nuove Forme di Comunicazione con la sua opera prima “Secondo Tempo”. La Brambillasca interpreta una parte molto intensa nella storia, una tragedia tutta italiana. Durante un talk show in una televisione locale, il dialogo tra ospiti e conduttore si infiamma sul caso di una fabbrica tessile chiusa. Oltre agli ex lavoratori, intervengono anche alcuni spettatori che risultano armati. Con la complicità di altri che occupano lo studio, la situazione si complica: Loria Brambillasca, tra le figure più intense dei sequestratori, ha provato per 10 mesi con altri 13 attori le parti, ad amplissimo tasso di improvvisazione. Il film è visibile in streaming su www.36.live

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Loria Brambillasca sulla terrazza dell’hotel Excelsior al Lido di Venezia dove si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del film H36 nella sala Italian Pavilion. L’attrice e conduttrice, nota ballerina di latin e boogie che si esibisce coi campioni mondiali di swing e boogie, ha interpretato per la prima volta una parte drammatica.


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VICTORIA & ABDUL, CHE SUCCESSO

In alto una scena del film con Judi Dench e Ali Fazal e il poster del film. Qui sopra, una fotografia che ritrae la Regina Vittoria nelle Higlands con il vero Abdul Karim, il giovane musulmano, che le porge dei documenti da firmare.

Pochi giorni fa, il 3 Settembre sono arrivati al Lido Stephen Frears, premiato quest’anno con il prestigioso Premio Jaeger-LeCoultre, accompagnato dalla splendida pantera grigia Judi Dench. Judi Dench per Victoria & Abdul è ancora una volta la Regina Vittoria, l’altezza reale che i registi avvicinano con timore e reverenza. Victoria & Abdul è il film stupefacente presentato in questa edizione, caratterizzato da una nonchalance molto british. Stephen Frears sa di fare una scelta coraggiosa: scegliere il Festival di Venezia per presentare questo lungometraggio, proprio mentre in Gran Bretagna ricorre il ventennale della tragica morte di Lady D, The England Rose. Prima di lei gli inglesi avevano nel cuore un’altra queen, Alexandrina Victoria, meglio nota come Vittoria, Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda e Imperatrice d’India, incoronata a Londra nel 1837 e morta nell’Isola di Wight nel 1901. Stephen Frears ha scelto di avvicinare un tabù Ovvero, raccontare gli ultimi mesi di vita della Regina Vittoria e della sua amicizia con un giovane musulmano. E’ rimasta celata per oltre un secolo questa storia della loro affinità elettiva quasi istantanea: un rapporto privilegiato che ha scatenato una vera e propria rivolta di Corte: il legame tra Victoria e Abdul Karim (interpretato Ali Fazal), musulmano, indiano e suddito dell’imperatrice, divenuto guida spirituale, maestro di lingua hindi, una figura molto controversa, di cui si è sempre parlato sottovoce all’interno della Corte inglese. Questo film rappresenta un esempio incredibile di equilibrio tra commedia, realismo, humour e tragedia. Ma è anche un modello culturale stupefacente, ci mostra come si possa affrontare da un punto di vista totalmente inedito una questione razziale, sociale, religiosa e politica che è quasi impossibile da descrivere a parole, tanto è al centro della cronaca, dell’occidente, delle nostre vite. Moltissimi gli applausi per il regista al momento della consegna del Premio Jaeger Le Coultre – che dal 2006 a Venezia è il secondo premio alla carriera, secondo solo al Leone D’Oro – la cui dicitura completa è un suadente e altisonante “Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker” .Stehen Frears ha nuovamente stupito tutti con il suo humor, ha salutato con un tanto semplice quanto eloquente: “Arrivederci Europa”. Che può essere inteso in due modi: per sottolineare la Brexit decisa dagli inglesi e ormai inarrestabile. Ma anche per anticipare l’avvento dell’Eurabia, il nuovo volto musulmano del Vecchio Continente, che alcuni prevedono arriverà presto. Mentre altri, pur avendolo davanti agli occhi, non vogliono vedere.

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COVER STORY/ 74° Mostra Internazionale del Cinema -Arena Lifestyle 09/17 nile: Lyna Khoudri per Les Bienheureux di Sofia Djama A fianco la gioia del regista Guillermo del Toro vincitore del Leone d’oro con “The Shape of Water” AND THE WINNER IS... Alla fine, come sempre, le sorprese alla Mostra Internazionale dell’Arte Cinematografica di Venezia. Con un occhio a Hollywood (per la scelta di del Toro) e a un altro a Cannes (decisamente superata in termini di gradimento della critica). Ancora una volta il direttore Alberto Barbera ha saputo presentare una selezione straordinariamente eterogenea, coniugando il cinema d’arte con prodotti che gli spettatori ameranno vedere in sala. Ecco l’elenco completo di tutti i film vincitori , iniziando da quelli in concorso, con Giuria presieduta dall’attrice Annette Bening. Leone d’Oro per il Miglior Film: The Shape of Water di Guillermo del Toro Leone d’Argento Gran Premio della Giuria: Foxtrot di Samuel Maoz Leone d’Argento per la Migliore Regia: Xavier Legrand per Jusqu’à la garde Coppa Volpi per la Migliore Interpretazione Maschile: Kamel El Basha per The Insult di Ziad Doueiri Coppa Volpi per la Migliore Interpretazione Femminile: Charlotte Rampling per Hannah di Andrea Pallaoro Miglior Sceneggiatura: Martin McDonagh per Tre Manifesti a Ebbing, Missouri Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente: Charlie Plummer per Lean on Pete di Andrew Haigh Premio Speciale della Giuria: Sweet Country di Warwick Thornton Ecco invece vincitori della sezione Orizzonti, giuria presieduta da Gianni Amelio Premio Orizzonti per il Miglior Film: Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli Premio Orizzonti per la Miglior Regia: Vahid Jalilvand per No Date, No Signature Premio Orizzonti per la Miglior Sceneggiatura: Los Versos del Olvido di Alireza Khatami Premio Speciale della Giuria di Orizzonti: Caniba di Verena Paravel e Lucien Castaing-Taylor Premio Orizzonti per il Miglior Cortometraggio: Gros Chagrin di Céline Devaux Premio Orizzonti per la Miglior Interpretazione Maschile: Navid Mohammadzadeh per No Date, No Signature di Vahid Jalilvand Premio Orizzonti per la Miglior Interpretazione Femmi-

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Ecco il verdetto sulle opere prime: Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”, giuria presieduta da Benoit Jacquot Jusqu’à la garde di Xavier Legrand Ecco i vincitori del Premio Venice Venice Virtual Reality, giuria presieduta da John Landis Miglior Film VR: Arden’s Wake Expanded di Eugene Yk Chung Migliore Esperienza VR (per contenuto interattivo): La Camera Insabbiata di Laurie Anderson e Hsin-Chien Huang Migliore Storia VR (per contenuto lineare): Bloodless di Gina Kim Ecco i premiati al Venezia Classici, con giuria presieduta dal regista Giuseppe Piccioni Premio Venezia Classici per il Miglior Film Restaurato: Idi i smotri di Elen Klimov Premio Venezia Classici per il Miglior Documentario Sul Cinema: The Prince and the Dybbuk di Elwira Niewiera e Piotr Rosolowski Attesissimi anche i vincitori della Settimana Internazionale della Critica 2017 Premio del pubblico SIAE: Temporada de caza di Natalia Garagiola Premio Circolo del Cinema di Verona: Team Hurricane di Annika Berg Premio Mario Serandrei/Hotel Saturnia per il Miglior Contributo Tecnico: Les garçons sauvages di Bertrand Mandico Infine, i vincitori delle giornata degli autori: Premio GdA Director’s Award: Candelaria di Jhonny Hendrix Hinestroza Premio del Pubblico BNL: Ga’agua – Longing di Savi Gabizon Premio Label Europa Cinemas: M di Sara Forestier Premio Fedora per il Miglior Film: Eye On Juliet di Kim Nguyen Premio Fedora per il Miglior Regista Esordiente: Sara Forestier per il film M Premio Fedore per il Miglior Attore: Redouanne Harjane per il film M Premio Nuovo IMAIE Talent Award per il Miglior Attore: Mimmo Borrelli in L’Equilibrio di Vincenzo Marra Premio Nuovo IMAIE Talent Award per la Miglior Attrice: Federica Rosellini Dove Cadono Le Ombre di Valentina Pedicini Premio Edipo Re: Valentina Pedicini per Dove Cadono Le Ombre Premio Lanterna Award: L’Equilibrio di Vincenzo Marra


Arena Lifestyle 09/17- COVER STORY/ 74° Mostra Internazionale del Cinema

VENEZIA, L’ORO ALLA CARRIERA A ROBERT E JANE

by Marta Fadda

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alleria di capolavori alla 74° Mostra Internazionale di Arte Cinematografica: ecco i film scelti per il restauro E’ il regista italiano Giuseppe Piccioni (Fuori dal mondo, Luce dei miei occhi, Questi giorni) a presiedere la Giuria di studenti di cinema che – per la quinta volta – assegna i Premi Venezia Classici per il miglior film restaurato e per il miglior documentario sul cinema. Tra i diversi capolavori restaurati di Venezia Classici della 74. Mostra, sono stati presentati: Novecento di Bernardo Bertolucci(1976), Deserto rosso di Michelangelo Antonioni (1964, Leone d’oro alla Mostra di Venezia), Gli amanti crocifissi (1954) e L’intendente Sansho (1954, Leone d’argento alla Mostra di Venezia) di Kenji Mizoguchi, I figli delle mille e una notte di Nacer Khemir (1984), Femmina ribelle di Raoul Walsh (1956), L’occhio del maligno di Claude Chabrol (1962), L’asso di picche di Miloš Forman (1963), Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg (1977), Batch ’81 di Mike De Leon (1982) e Tutto in una notte di John Landis(1985). Venezia Classici è la sezione che dal 2012 presenta alla Mostra in anteprima mondiale, con crescente successo, una selezione dei migliori restauri di film classici realizzati nel corso dell’ultimo anno da cineteche, istituzioni culturali e produzioni di tutto il mondo. Curata daAlberto Barbera con Stefano Francia di Celle, Venezia

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Classici presenta inoltre una selezione di documentari sul cinema e i suoi autori. La Giuria presieduta da Giuseppe Piccioni è composta da 26 studenti – indicati dai docenti – dell’ultimo anno dei corsi di cinema delle università italiane, DAMS e Ca’ Foscari. Questo l’elenco dei titoli di Venezia Classici selezionati per la 74. Mostra. A completamento della sezione Venezia Classici, verrà presentata una selezione di documentari sul cinema e i suoi autori. Les baliseurs du désert / El-haimoune (Wanderers of the Desert) [I figli delle mille e una notte]di Nacer Khemir (Tunisia, Francia, 1984, 95’, Colore)Restauro: Cinémathèque royale de Belgique Batch ‘81di Mike De Leon (Filippine, 1982, 108’, Colore) Restauro: Asian Film Archive Černý Petr (Black Peter) [L’asso di picche] di Miloš Forman (Cecoslovacchia, 1963, 89’, B/N) Restauro: Národní filmový archiv Chikamatsu monogatari (A Story from Chikamatsu) [Gli amanti crocifissi] di Kenji Mizoguchi (Giappone, 1954, 102’, B/N) Restauro: Kadokawa Corporation, The Film Foundation in collaborazione con The Japan Foundation


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Close Encounters of the Third Kind [Incontri ravvicinati del terzo tipo] di Steven Spielberg (Stati Uniti, 1977, 137’, Colore) Restauro: Sony Pictures Entertainment Daïnah la métisse di Jean Grémillon (Francia, 1932, 48’, B/N) a seguire Zéro de conduite – giornalieri di Jean Vigo (Francia, 1933, 20’, B/N) Restauro: Gaumont con il supporto di Centre national du cinéma et de l’image animée Il deserto rosso (Red Desert) di Michelangelo Antonioni (Italia, 1964, 120’, Colore) Restauro: CSC-Cineteca Nazionale in collaborazione con RTI-Mediaset Deux ou trois choses que je sais d’elle (Two or Three Things I Know About Her) [Due o tre cose che so di lei] di Jean-Luc Godard (Francia, 1967, 87’, Colore) Restaurato da : Argos Films con Centre national du cinéma et de l’image animée La donna scimmia (The Ape Woman) di Marco Ferreri (Italia, Francia, 1964, 93’, B/N) Restauro: Cineteca di Bologna e TF1 Studio in collaborazione con Surf Film Idi i smotri (Come and See) [Và e vedi] di Elem Klimov (Urss, 1985, 143’, Colore)Restauro: Mosfilm (produttore del restauro, Karen Shakhnazarov) Into the Night [Tutto in una notte]di John Landis (Stati Uniti, 1985, 115’, Colore)Restauro: Universal Pictures Non c’è pace tra gli ulivi (Under the Olive Tree) di Giuseppe De Santis (Italia, 1950, 107’, B/N)Restauro: CSC-Cineteca Nazionale in collaborazione con CristaldiFilm di Zeudi

Araya e Massimo Cristaldi Novecento (1900) di Bernardo Bertolucci (Italia, 1976, 317’, Colore) Restauro: 20th Century Fox, Paramount Pictures, Istituto Luce – Cinecittà e Cineteca di Bologna, con la collaborazione di Alberto Grimaldi e il sostegno di Massimo Sordella Ochazuke no aji (Flavor of Green Tea Over Rice) [Il sapore del riso al tè verde] di Yasujirō Ozu (Giappone, 1952, 115’, B/N) Restauro: Shochiku Co., Ltd. L’oeil du malin (The Third Lover) [L’occhio del maligno] di Claude Chabrol (Francia, 1962, 91’, B/N) Restauro: Studiocanal con il supporto di Centre national du cinéma et de l’image animée The Old Dark House [Il castello maledetto] di James Whale (Stati Uniti, 1933, 72’, B/N) Restauro: Cohen Film Collection / Cohen Media Group The Revolt of Mamie Stover [Femmina ribelle] di Raoul Walsh (Stati Uniti, 1956, 93’, Colore) Restauro: 20th Century Fox Sanshō dayū (Sansho the Bailiff) [L’intendente Sansho] di Kenji Mizoguchi (Giappone, 1954, 126’, B/N)Restauro: Kadokawa Corporation, The Film Foundation con la collaborazione di The Japan Foundation A completamento delle proiezioni della sezione Venezia Classici, è stata presentata una selezione di documentari sul cinema e i suoi autori.

Sono stati attribuiti all’attrice statunitense Jane Fonda e al regista e attore statunitense Robert Redford i Leoni d’oro alla carriera della 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (30 agosto – 9 settembre 2017). La decisione è stata presa dal Cda della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta, su proposta del Direttore della Mostra del Cinema Alberto Barbera. La consegna dei Leoni d’oro alla carriera a Jane Fonda e Robert Redford avrà luogo venerdì 1 settembre nella Sala Grande del Palazzo del Cinema (Lido di Venezia), prima della proiezione Fuori Concorso del film di Netflix Our Souls at Night, diretto da Ritesh Batra e interpretato da Jane Fonda e Robert Redford, prodotto da Redford e dalla sua società Wildwood Enterprises, Inc. A proposito di questi riconoscimenti, il Direttore Alberto Barbera ha dichiarato: “Poche star hollywoodiane hanno avuto una vita contraddistinta da atteggiamenti altrettanto risoluti e fieri come quelli esibiti da Jane Fonda nel corso della sua carriera professionale. Un’esistenza segnata da passioni intense, vissute all’insegna dell’indipendenza da ogni forma di conformismo, con una generosità toccante e vulnerabile. Di volta in volta, attivista politica e sociale, sex symbol, scrittrice, icona femminista, produttrice, profeta dell’esercizio fisico, ma soprattutto attrice di straordinario successo e non comune talento, Jane Fonda è tra le maggiori protagoniste della scena cinematografica contemporanea. Il Leone d’oro alla carriera è il tributo doveroso all’impegno personale e alle brillanti qualità di un’interprete che ha saputo dar vita a personaggi indimenticabili, controversi e disparati, dando prova di un’incessante capacità di reinventarsi, pur rimanendo fedele a se stessa, ai propri valori, al proprio indiscusso talento d’artista”.

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I Leoni d’Oro 2017. Nella pagina a fianco, Jane Fonda. Qui sopra, Robert Redford, star della nostra copertina


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Cocktails in riva al mare, party fino all’alba e dj set hanno reso indimenticabile questa edizione della Biennale Cinema di Venezia, con presidente di giuria Annette Benning, (1) impreziosite dai look delle star. Sono moltissime le celebrity arrivate in occasione del Festival del Cinema di Venezia 2017. Julianne Moore ha indossato all’arrivo un abito Prada in organza di seta nera con ricami di piume e dettagli a motivo floreale a cui ha abbinato un paio di occhiali da sole Max Mara. Amal Clooney (pagina a fianco, 17) ha scelto di indossare un abito bustier in plumetis su base di tulle, della collezione Ermanno Scervino e un abito color lavanda per accompagnare il suo George. Bellissimo e divertente Jim Carrey (3) in seta lucida, scherza coi fotografi. Ammiratissimo il tuxedo dell’attore e top model Alessandro Egger sul red carpet con la madre Cristina, che ha indossato ‘moretti’ di Dogale Jewellery e accessori Fabi. Bagliori metallici per la premiatissima Charlotte Rampling (8). Alessandro Borghi per il party Vanity Fair “So Wonderful” ha indossato un completo Heritage DYI nero con giacca a due bottoni e camicia DYI bianca con ricami personalizzati sul colletto e stivaletti in pelle nera, tutto di Gucci. Amanda Seyfried ha scelto gli occhiali da sole di Carrera. L’attrice libanese Rita Hayek sul red carpet dedicato al film The Insult di Ziad Doueiri ha indossato l’orologio Reverso One Duetto Moon firmato Jaeger-LeCoultre. Paillettes Prada per Michaela Ramazzotti (7). Rosso totale per Valeria Marini (9) e Simonetta Romanoff (10). Le notti ‘bianche’ sono iniziate il 29 agosto all’Hotel Danieli con il coctail party di Variety intitolato “Faces of Woman” e con il cocktail organizzato dagli hotels Ciga: “Venice Movie Stars Lounge”. Il 30 agosto un bellissimo gala dinner sulla spiaggia all’Excelsior organizzato dalla Biennale, mentre il party di Vanity Fair si è tenuto a Ca’ Rezzonico. Il 31 agosto il Kempinsky Palace sull’isola di San Clemente ha aperto le porte per il party dedicato al film “First Reformed, con Ethan Hawke and Amanda Seyfried. Intanto al Sina Centurion Palace la festa per il film con Vincenzo Salemme e Anna Foglietta “Il contagio”. Alla Giudecca grande inaugurazione a cura di Vanity Fair per la mostra con David Montgomery. Rai Cinema ha organizzato al Kempisky Palace di San Clemente il party per Human Flow. Intanto al Centurion Palace, l’attesissima festa per il magazine Diva & Donna organizzata da Tiziana Rocca. Al Palazzo Contarini Polignac si è tenuto l’elegante Franca Sozzani Award con la presenza di Pierre Casiraghi e della principessa Beatrice Borromeo (13).

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Sempre il 2 settembre, all’Ambassador Loredan Palace, party in onoere della nuova campagna di Ermenegildo Zegna. Intanto al Kempiski Palace in San Clemente, un omaggio ai due Leoni d’oro alla Carriera, Robert Redford e Jane Fonda, con la festa “The Life in Common” by Edoardo Winspeare. Alla Mediterranean Terrace, party per il progetto College Cinema della Biennial and Venice.Non poteva mancare il divo per eccellenza: il 2 settembre all’ Hotel Cipriani si è tenuto il party for George Clooney’s ‘Suburbicon’. Il magazine Lampoon ha scelto invece il Conservatorio Benedetto Macello per il party offerto da Tiffany & Co. Il 3 settembre, al Kempiski Palace sull’isola di San Clemente, il party organizzato daRai Cinema per ‘The Leisure Seeker’ di Paolo Virzì, che si è fatto vedere in compagnia di Donald Sutherland (14) . Tra le dive più attese Jennifer Lawrence (19), ex diva di Hunger Games, che ha recitato in Mother con Javier Bardem (15), Penelope Cruz (15) Michelle Pfeiffer (19). Al top anche Sienna Miller, Julianne Moore, Matt Damon, Kristen Wiig, Charlotte Rampling, Helen Mirren, Donald Sutherland, Robert Redford, Jane Fonda, Woody Harrelson, Frances McDormand, Ethan Hawke, Amanda Seyfried, Judi Dench, Michael Caine. Al Centurion Palace si è tenunta la festa in onore di Susan Sarandon and Thierry Frémaux organizzata da Tiziana Rocca. Lido - Ciga Hotels Greenhouses ha ospitato invece la festa per la 14° edizione del Venice Movie Stars Photography Award. Il 4 settembre al San Clemente Palace il party ‘Woodstock’ per Mulleavy sisters. Intanto alla Palazzina G la festa per il film “Una famiglia” di Sebastiano Riso. Il 5 settembre alla Terrazza Mediterranea del Lido, l’attesissima festa del mensile di cinema Ciak, mentre la piscina dell’Excelsior Lido ha ospitato Short Twinset event shot by Sydney Sibilia. Il 6 settembre la festa in salsa partenopea della commedia “Ammore e Malavita”. Al Pachuka il 7 settembre il party “Brute and Bad” by Cosimo Gomez. Infine il 9 settembre a Palazzo Flangini il party di chiusura organizzato pda The Secret Gate. Applausi per la bellissima Micaela Gioli (18) e per Valeria Golino tornata davanti alla macchina da presa (20). Forse i selezionatori non lo sanno, ma al Lido hanno portato anche il divorzio più celebre del 2016. A un anno esatto dall’annuncio della separazione dei Brangelina, al Lido con la visione di First They Killed My Father: A Daughter of Cambodia Remembers, il documentario di Angelina Jolie, prodotto da Netflix, sono arrivate le news: l’autrice ha appena dichiarato che la decisione di mettere la parola fine al matrimonio con Brad Pitt lei la prese proprio sul set di questo progetto, in Cambogia…

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Arena Lifestyle 09 /17- CINEMA & CO

MOVIE FESTIVAL A LOCARNO La grandissima platea in piazza a Locarno per il festival del cinema. Un evento estivo che richiama il grande pubblico ma anche molti addetti ai lavori del settore movie, poichè la rassegna svizzera sforna spesso importanti talenti della macchina da presa

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Il 2 agosto ha preso il via la 70° edizione del Festival del Cinema di Locarno (Cineasti del presente), diretto da Carlo Chatrian, dove ha debuttato Demain et tous les autres jours, storia sul rapporto madre–figlia diretta ed interpretata da Noémie Lvovsky.

Il Festival ha visto la proiezione di numerosi film tra cui i due film e tre documentari di Rai Cinema: “Amori che non sanno stare al mondo” di Francesca Comencini con Lucia Mascino e Thomas Trabacchi, un film che racconta di un amore incapace di stare al mondo e di come le donne lo affrontano: vedremo la pellicola nelle sale, il prossimo autunno distribuito da Warner Bros. Il secondo film in gara è stato “Gli Asteroidi” di Germano Maccioni, unico film italiano in gara per il Pardo d’Oro con protagonisti Pippo Del Bono e Chiara Caselli: è ambientato nella provincia di Bologna, racconta la crisi economica vista con gli occhi di tre ragazzi ventenni. I tre documentari italiani sono invece: “Ibi” di Andrea Segre, una storia vera di crisi ed immigrazione che vede una donna – Ibi, appunto – lasciare la Nigeria dove vive con i tre figli per trasportare droga fino all’Italia. Da qui il carcere a Napoli, dove non avrà notizie dei suoi figli per più di 15 anni. Decide allora di filmarsi e di iniziare una nuova vita, con una nuova casa e un compagno a Castelvolturno. Una storia curiosa è “Il monte delle formiche” di Riccardo Palladino, ambientato sull’appennino bolognese e dove l’8 settembre di ogni anno, giungono delle formiche alate che si accoppiano in volo e successivamente – i maschi – muoiono sul sagrato della chiesa di Santa Maria Formicarum, sotto gli occhi di turisti e fedeli. Infine ecco “Surbiles” di Giovanni Columbu, un lavoro realizzato per rivivere le leggende e storie fantastiche: le Surbiles sono delle figure femminili immaginarie simili alle streghe, presenti nella cultura popolare della Sardegna. Il documentario vede interviste e e il coinvolgimento della popolazione locale, come un ritorno al cinema etnografico di Ernesto De Martino. Se per l’Italia l’unico film in gara per il Pardo d’Oro è “Gli Asteroidi” di Germano Maccioni, per gli Stati Uniti se ne contano ben 18 tra cui la spy-story “Atomica Bionda” con Charlize

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Arena Lifestyle 09 /17- CINEMA & CO

Theron e diretto da David Leitch. La Theron interpreta una spia – Lorraine Broughton – che viene inviata a Berlino per smontare un’organizzazione di spionaggio. Ma in questa edizione del Festival la vera sorpresa è arrivata dall’attrice Fanny Ardant, che ha recitato nel ruolo di un transessuale - Farid – che è diventato Lola: l’uomo ormai è una donna e sorgono non pochi problemi quando viene cercato/a dal figlio. Le cose si complicano ancora di più se si considera che la trama è ambientata nell’Algeria degli anni Sessanta. In questo film, il corpo, viene visto dalla protagonista come una gabbia per la propria libertà: “Il film non parla di transessualità, ma ci dice che abbiamo una vita sola, viviamola, con difficoltà e sofferenza, ma come vogliamo viverla”, ha dichiarato la Ardant. Sicuramente è un progetto molto difficile, ma anche molto apprezzato dalle comunità gay. Il 7o° Festival svizzero ha visto la presentazione di vari progetti che ben si sposano con i temi dei giorni nostri: crisi economica, immigrazione e diritti. Ma si è girato molto anche sul tema famiglia: è il caso del film Scary Mother di Ana Urushadze, cineasta georgiana, un film che parla del ruolo delle donne nell’odierna Georgia attraverso la storia di Manana, casalinga, madre e moglie che ha la passione per la scrittura. Nessuno la incoraggia a scrivere il suo primo libro e, quando si decide a farlo fa, sarà il marito a leggerlo e scoprire che si tratta di eventi reali. Nukri, titolare di una cartoleria, sarà l’unico a sostenerla e permetterle così di essere indipendente dalla sua famiglia. Ciò che colpisce di questa pellicola è la vicenda della protagonista, che potrebbe essere qualsiasi donna georgiana che lotta per i propri sogni e la propria indipendenza dai membri della sua famiglia. Viene fuori una storia dolorosa di emarginazione sociale sullo sfondo di una Tbilisi post – sovietica, fotografata mirabilmente da Konstantine-Mindia Esadze. La 70esima edizione del Festival di Locarno si è conclusa con l’ennesima sorprsa, con il Pardo d’Oro assegnato al documentario cinese Mrs. Fang di Wang Bing, non solo regista ma anche sceneggiatore e coautore della fotografia, del montaggio e del suono. Premio speciale della Giuria ad As Boas Maneiras di Juliana Rijas e Marco Dutra, con Isabelle Huppert miglior attrice grazie al film Madame Hyde ed Elliott Crosset Hove miglior attore con il film “Winter Brothers”. Miglior regia, infine, a F.J. Ossang per 9 Doigts.

Il regista cinese Wang Bing con il leopardo d’oro, simbolo del festival del cinema svizzero, che quest’anno ha lasciato a bocca asciutta Usa e Italia

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VALERIA MARINI PREMIO ALLA CARRIERA AL GRAN GALA’ DI VENEZIA “ARTE, CINEMA, IMPRESA” DELLA FONDAZIONE MAZZOLENI

A sinistra la cerimonia di premiazione. A destra la Marini festeggiata al tavolo degli amici, fra cui l’attrice Claudia Gerini e il tenore Nicola Pisaniello. Valeria Marini è stata premiata al Gran Galà Arte Cinema & Impresa 2017, organizzato dalla Fondazione Mazzoleni. Già presente lo scorso anno come madrina di questa serata, la Marini è un’attrice, showgirl, stilista e produttrice cinematografica italiana, nata a Roma il 14 maggio 1967. Ha raggiunto il successo nei primi anni ‘90, nel mondo dello spettacolo lavorando prima come modella. Nel 1991 ha esordito in teatro recitando nella commedia di Neil Simon “I ragazzi irresistibili” con Mario Scaccia. Immediata è stata la sua affermazione come primadonna in diversi spettacoli del “Bagaglino”, rimanendovi per più stagioni e tornandovi nel corso degli anni successivi. Dal 1994 è diventata la testimonial della IP in una serie di spot pubblicitari e ha posato per due calendari, diventando la prima donna italiana a realizzarne uno. Nel 1997 ha condotto con Mike Bongiorno e Piero Chiambretti la 47ª edizione del Festival della Canzone Italiana di Sanremo prendendo anche parte alle puntate del Dopofestival condotte da Bruno Vespa come ospite fisso e inviata. Ha recitato come protagonista al fianco di Alberto Sordi nel film “Incontri proibiti” e recitato in diverse serie televisive italiane che hanno avuto successo anche all’estero, come “Pepe Carvalho” e “Il settimo papiro”. Negli anni duemila i ha girato due film in Spagna, è tornata in teatro come protagonista della commedia “All’angelo azzurro” ed stata il soggetto di “Marilyn” , un ritratto eseguito dal poeta e artista Norman Zoia. Sempre in quegli anni uscì per Cairo editore il suo libro autobiografico “Lezioni intime”, scritto assieme a Gianluca Lo Vetro, nel quale descrive particolari piccanti e non solo, della sua vita, privata e artistica, e accettò di partecipare per una settimana come naufraga al reality de L’Isola dei Famosi, di cui concorrerà nuovamente l’intera edizione del 2012. Negli ultimi anni è continuamente invitata a partecipare a vari programmi televisivi come “ Ballando con le stelle”, “Caduta libera” e “Gli italiani hanno sempre ragione”. Dal 2016 partecipa come ospite e inviata di programmi sulle reti Mediaset, dove presto la rivedremo con un nuovo insolito progetto.


Arena Lifestyle 09/17- CLASSICA/ POP

Musica

A fianco, Gianni Morandi durante le riprese del featuring“Volare” scherza con Fabio Rovazzi, ideatore anche della maglia in stile ‘Supreme’. Il duo con questo singolo ha collezionato milioni di like su Youtube e ha sfondato altrettanti record di vendite. Gianni Morandi vive una seconda giovinezza: è ammirato dai coetanei, riscoperto dai cinquantenni e scoperto per la prima volta dagli under venti. Che sono diventati suoi fan...

a cura di Marta Fadda

MORANDI MI FA VOLARE G

ianni Morandi, classe 1944 sta vivendo la sua seconda giovinezza: la canzone dell’estate – al pari di Despacito di Daddy Yankee e Luis Fonsi – è Volare: il duetto targato Morandi/ Fabio Rovazzi. Un duetto quasi impossibile, assurdo da concepire per la grande differenza di età e di genere tra i due. E per dirla tutta, la differenza c’è anche nel mestiere. Ma non certo nella verve. Da una parte abbiamo Gianni Morandi, un musicista che negli anni è entrato nel cuore degli italiani, generazioni diverse conoscono il suo repertorio in cui non si possono non citare i grandi successi come “In ginocchio da te”, “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”, “Occhi di ragazza”, “Non son degno di te” e tanti altri. Va detto che chi è nato negli Anni Duemila è andato a consultarla la biografia di Gianni Morandi, per vedere chi è: e molti hanno scoperto che non solo i genitori conoscevano le sue canzoni. Ma che i nonni le sapevano ancora tutte a memoria. Alcuni senior, vedendo gli scatti di Morandi quando fugge dai ‘rapitori’, si sono pure rimessi a correre. Dall’altra parte c’è Fabio Rovazzi, 23 anni, videomaker, autore figlio del web che sta cavalcando l’onda del successo. Che canta pur sapendo di non essere un cantante e tantomeno un musicista, come da lui stesso dichiarato. Ma di certo lo si può definire un grande autore di testi e un grande creativo. Eppure il mix improbabile ed esplosivo funziona, sono oltre 80 milioni le visualizzazioni totalizzate (fini ad ora) su youtube e non si contano i passaggi sulle radio E naturalmente il mito si consolida nei jingle pubblicitari e con le apparizioni live. Durante un’esibizione Morandi è pure risorto come l’araba fenice: scivolato giù dal palco, con (quasi) arresto cardiaco per Rovazzi dallo spavento, si è rialzato ed è risalito cantando come niente fosse, a 74 anni. Passato e presente che si incontrano, in un duetto più cinematografico che musicale secondo alcuni: nel videoclip, Rovazzi riesce a sequestrare la moglie di Gianni, Anna, e questo permette la riuscita della collaborazione che vede la partecipazione di diversi personaggi dello spettacolo. Risultato: piovono i dischi di platino, raggiungono il 2° posto in classifica dei singoli più ascoltati e passati in radio, proprio alle spalle di Despacito. Volare è un singolo che piace tantissimo a tutte le generazioni e che colpisce per i testi oltre che per l’aspetto visivo: le immagini che accompagnano la musica sono l’elemento che dà la spinta in più ai singoli di fare successo e scalare le classifiche. Gianni Morandi non è comunque nuovo al mondo dello schermo: sin dai primi anni della sua carriera ha sempre preso parte a pellicole: Totò Sexy (1963), I ragazzi dell’Hully Gully (1964), Non son degno di te (1965) tratto dall’omonima canzone e in collaborazione con Laura Efrikian, sua compagna dell’epoca. Altre pellicole sono datate anni Settanta, Ottanta e Novanta fino a The Pills del 2016.Dal prossimo 24 settembre andrà invece in onda L’Isola di Pietro, serie TV targata Canale 5 e ambientata nell’omonima isola dell’arcipelago del Sulcis Iglesiente, dove il cantante nazionalpopolare, interpreterà la parte di un pediatra.

FEDERICO CANEPA QUADRI SUONA AL SACRO MONTE DI VARESE

Federico Canepa Quadri, 18 anni, giovane vincitore del concorso “Un vincitore per il Sacro Monte, la musica esce da Casa Pogliaghi” si è esibito il 9 settembre al Museo Pogliaghi, sul Sacro Monte di Varese. Tra i brani eseguiti, i suoi preferiti di Chopin: Preludio Opera 45, due mazurche, lo Studio opera 10 n.3, il notturno opera 48 n.1 e lo Scherzo n.3 opera 39. Quindi due rare pagine di Giuseppe Verdi e i travolgenti “Tre Preludi” di George Gershwin.

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Arena Lifestyle 9/17- LIBRI

Libri

Qui a fianco Donatella di Pietrantonio, vincitrice del Premio Campiello con una storia di abbandono

CAMPIELLO,VINCE L’ARMINUTA C

i risiamo con le sorprese al Campiello. O forse è il vento del mare che entra dispettoso in Laguna e soffia sui pronostici di ferro, dal cinema alla letteratura. Donatella con la sua storia di dolore ha sbaragliato la cinquina finalista alla cinquantacinquesima edizione del Premio Campiello. Fra le 78 opere segnalate (sulle 270 inviate dagli editori) la giuria dei letterati, presieduta quest’anno dall’attrice Ottavia Piccolo, ha scelto storie molto diverse che se la vedranno ora alla finale. Dalla primavera in poi, come sempre, si sono sprecate le critiche e le ovazioni, gli applausi e i commenti a voce bassa degli addetti ai lavori che non hanno condivido i criteri di selezione adottati. Ma questo accade tutti gli anni, dunque non conta. Contano le novità che emergono da questa edizione: alcuni autori hanno in comune un’idea letteraria sperimentale con particolare attenzione al linguaggio usato in pagina, a cominciare da Stefano Massini, “lo scrittore italiano più rappresentato sui palcoscenici di tutto il mondo”, con Qualcosa sui Lehman (Mondadori), un riuscito testo ibrido a metà fra il romanzo e la ballata. Alcuni hanno in comune il tempo: Mauro Covacich con La città interiore (La Nave di Teseo) si muove a cavallo del tempo nella sua Trieste, fra la violenza della Storia e la mappa dei sentimenti. Invece, Alessandra Sarchi in La notte ha la mia voce (Einaudi) ha scelto di scrivere un diario intimo sulla disabilità, una storia d’amicizia al femminile. E’ piaciuta molto la voce narrante di Donatella Di Pietrantonio con L’arminuta (Einaudi), narra della provincia, dell’adozione e dell’abbandono, della promiscuità della pubertà. Ma di certo nessuno si aspettava la sua vittoria. Applausi anche per la poetessa Laura Pugno con La ragazza selvaggia (Marsilio), è riuscita ad evocare atmosfere davvero surreali. Ma la sua storia al femminile si tinge di mistero, di ribellione, di presagi oscuri. La selezione che si giocherà la finale accoglie anche la sperimentazione del linguaggio, senza esasperazioni. Ecco come nasce la scelta della giuria di valorizzare anche la raccolta di undici racconti Un buon posto dove stare (La Nave di Teseo) scritta da Francesca Manfredi. La Manfredi sfodera la sua lingua cinica e pulita che ricorda i grandi narratori d’oltreoceano di short stories. Questa scelta ha lasciato non poco sorpreso il mercato e la critica. Fino a pochi anni fa le raccolte di racconti erano ignorate dai lettori – talvolta per colpa degli editori, che pubblicavano solo opere di romanzieri. Siamo forse giunti ad un piccolo giro di boa, in attesa che si affaccino sulla scena i nuovi specialisti del genere, come erano Dino Buzzati e Piero Chiara? I cinque finalisti del concorso di letteratura italiana contemporanea promosso dalla Fondazione Il Campiello Confindustria Veneto sono arrivati sul palco del Teatro La Fenice dopo aver concluso la lunga tournée lungo tutta la penisola (fra le tappe Venezia, Catania, Sanremo, Modena, Jesolo e Caorle con una tappa internazionale di prestigio al principato di Monaco). Ma le vendite, le vetrine, le recensioni, i servizi fotografici, i selfie e le opiniono non bastano. Dopo le ribalte e le piazze, tutto è passato nelle mani dell’imperscrutabile giuria dei 300 Lettori Anonimi, sino alla proclamazione del vincitore, che si è tenutacome sempre il 9 settembre al teatro La Fenice di Venezia, nella serata condotta quest’anno da Enrico Bertolino e Mia Ceran. In quel momento Donatella ha potuto sognare e dedicare questo grande premio alla sua terra, martoriata e ferita in questo lunghissimo anno.

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Arena Lifestyle 09/17- GRAND TOUR/ CORSICA

CORSICA, LA FUGA DI FINE ESTATE

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a mondanità non c’è. I lidi glam, neanche. Ma la raffinata semplicità, la schiettezza degli abitanti e dei paesaggi della Corsica riescono a stregare chiunque. Sopratutto chi decide di regalarsi un ultimo week end a fine stagione... Se si vive una vita inquieta, ma si detestano le vacanze chiassose, la Corsica è la meta ideale per chi parte a settembre e per chi ha già girato molto e vuol stare in un posto riposante e tranquillo, da solo o con amici fidati. La Corsica è un’ isola che offre mare, montagna e campagna in pochissimi chilometri, dunque risulta ideale per gli indecisi, per gli irrequieti. Quando ci si stufa della spiaggia bianchissima, basta prendere una bici o una moto per avventurarsi tra foreste antiche e tra canyon di roccia. L’isola della Bellezza, come la chiamano i suoi abitanti, va visitata possibilmente in bicicletta, in auto scoperta o in moto, con il corpo al vento tiepido e aspro. E possibilmente partendo dal nord, la zona più suggestiva e dove si colgono meglio i contrasti del suo

paesaggio. Il traghetto da Genova arriva a Bastia, una città piena di vicoli come una casbah. Volendo si può cominciare con una visita all’Eglise de Saint Michel, un gioiello di architettura romanica in stile pisano, su una collina nei dintorni di Murato. Poco distante si trova la Ferme de Campo di Monte, un albergo celebre in tutta l’isola ricavato in un palazzo antico, dai muri tanto spessi da non aver bisogno dell’aria condizionata. Se si arriva di sera, un ristorante interessante dove è però bene prenotare per tempo è Le Potager du Nebbiu, in Route de San Griolo, che propone una cucina corsa di famiglia rivisitata dallo chef, servita sull’aia di una fattoria, con semplicità e allegria. Poi ci si avventura verso l’interno: si prende la strada per Cap Corse, la D81 che porta verso Patrimonio e le sue bellissime campagne. Procedendo verso nord si incontrano le coste frastagliate, le strade strette amate dai motociclisti, che si inerpicano fra cam-

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GRAND TOUR/CORSICA - Arena Lifestyle 09/17

pi e mare fino a Nonza, un villagio che sfiora la spiaggia e regala - soprattutto a chi arriva da metropoli come Roma o Milano - un silenzio irreale, una atmosfera magica, i capanni e piccoli bar indicano la direzione giusta per raggiungere la torre genovese, la spiaggia nera e l’Eglise di Sainte Julie. A Nonza molti alloggiano a CAsa Lisa, un piccolo albergo dall’aria familiare, con stanze depoca arredate con gusto semplice. Al mattino il breakfast è servito in un giardino di piante grasse, con vista onde. Quasi quasi non si ha troppa voglia di partire verso la costa occidentale, le sue aspre protuberanze. La rocca di Nonza è perfetta per l’aperitivo serale, a La Sassa si comincia a comprendere l’anima selvaggia di questa isola coperta di macchi amediterranea. Tra gli indirizzi più segnalati per cenare, lo storico bistrot (nato nel 1898) Morganti a Marina d’Albo: la sua cucina di mare, i profumi aromatici delle erbe sono quasi ipnotici per chi vive tra casa e ufficio. Spostandosi verso Saint Florent, meglio vestirsi meno hypster, : non siamo alla Plage de l’Alga, vicino a Calvi. Qui si va lentamente anche solo per passeggiare tra le stradine di questo borgo che è il fiore all’occhiello di tutta la Corsica, dove si acquistano belle borse di paglia. A Saint Florent si fanno ottimi suntini a base di polpo e carpaccio di tonno, si gustano vini bianchi profumati e corposi. Tra gli indirizzi da segnare, la brasserie Ind’ e Lucia, nella Place de l’Ancienne Poste. Da qui si può partire per una gita a laro, si affittano gozzi o ci si può imbarcare sui gommoni che portano la spiaggia di Saleccia, un angolo specialissimo nel Desert des Agriates, un’area dove non si vede un ombrellone neanche col binocolo: tutti si godono la sabbia bianchissima, l’acqua smeraldina, il vento tiepido. Se proprio si vuole, si può portare una tenda piccola e leggera per ripararsi dal sole. Dopo questa tappa, si può puntare verso Ovest, la Balagne ci aspetta con il suo paesaggio di pascoli e montagne e i suoi

piccoli borghi che, come dappertutto qui, hanno nomi un po’ italiani e un po’ francesi. Si va verso Calvi, paradiso delle spiagge apparatete, e verso l’Ile-Rousse, un paesino che al mattino profuma di biscotti, basta andare nella vecchia Piazza del Cannonee perdersi nell’antico mercato. Questa parte della Corsica è punteggiata di borghi suggestivi, di villaggi arroccati su alture aspre che raccontano la loro storia di strenua difesa dagli invasori. Tra i posti da asplorare, Speloncato con U Sechiju, sia per fermarsi a dormire, sia per fermarsi a mangiare nel bistrot. L’albergo si trova in un palazzo nobiliare nella Place de l’Eglise, l’Ancien Palais du Cardinal Savell. Qualcuno ha definito la Corsica un continente in miniatura. Turisticamente è apprezzata soprattutto per le sue spiagge, incastonate in 1000 chilometri di coste e considerate fra le più belle del Mediterraneo. Ma esiste anche un’altra Corsica, fatta di alte montagne, profondi canyon, valli verdeggianti, antichi borghi, fiumi e laghi. Ed è quella che merita di essere scoperta, magari alternando le escursioni all’interno con il mare. Si capirà allora perché i francesi la chiamano «L’ile de Beautè», l’isola della bellezza. La parte più interessante è quella centro-settentrionale, un’area protetta che ospita un parco nazionale. Ile de Beauté Chi arriva dall’Italia solitamente sbarca a Bastia dopo 4 ore e mezzo di traversata da Livorno con i traghetti Moby. Ma è possibile partire anche da Savona e stagionalmente da Piombino. Una volta arrivati, per scoprire la Corsica interna si può puntare verso Corte, antica capitale di quello che fu anche uno stato indipendente. È caratterizzata da una storica cittadella che sorge su un alto sperone di roccia che domina una delle

COSA SI MANGIA IN CORSICA La cucina della Corsica, per motivi storici e geografici, subisce l’influenza sia dalla Francia che dall’Italia, pur mantenendo una propria originalità, grazie soprattutto all’utilizzo di prodotti tipici dell’isola. La cucina, al contrario di quanto si possa immaginare, è caratterizzata in particolar modo da carni e salumi. Tra i salumi più conosciuti troviamo il Prisuttu, prosciutto essiccato per 18 mesi, il Lonzu, filetto di maiale affumicato, conservato sotto uno strato di grasso, il Figatellu, salsiccia di fegato al vino grigliata e il Salamu, una salsiccia secca speziata. Tra le carni invece, possiamo trovare piatti tipici di cacciagione spesso serviti come zuppe condite sostanziosamente o spezzatini accompagnati da polenta. Caratteristici il “Civet de sanglier”, cinghiale selvatico stufato con carote, castagne, aglio, cipolla e finocchi, e l’agnello alle olive tipicamente chiamato “Veau aux olive”. Rinomata, la gastronomia corsa, anche per gli ottimi formaggi. Il Brocciu è il più conosciuto. È un formaggio fresco simile ad una ricottina, che viene servito negli antipasti, all’interno di zuppe e frittate, o da solo a fine pasto, accompagnato da marmellate locali.Sulla costa si potranno inoltre gustare anche ottimi pesci e frutti di mare. Il piatto particolare è una zuppa di pesce chiamata “bouillarbasse“, preparato con il pescato fresco locale e condito con zafferano, peperoncino e pangrattato.

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Q!ui sopra, i famosi salumi della Corsica, affumicati ed essicati, speziati, accompagnati da corposi formaggi da ‘meditazione’.


Arena Lifestyle 09/17- GRAND TOUR/CORSICA

valli più pittoresche. Chi non raggiunge Corte in auto, può farlo in treno da Bastia, percorrendo una linea costruita a fine Ottocento. Un tracciato decisamente ardito, che offre grandi occasioni paesaggistiche. E sono in molti a fare quest’esperienza ferroviaria imbarcandosi sul convoglio che i corsi chiamano «Trinighellu», che poi prosegue la sua corsa verso la costa occidentale raggiungendo il capolinea di Ajaccio, città natale di Napoleone. Corte, che non arriva a 7000 abitanti, è sede di una celebre università ed è piena di vita e di botteghe artigiane, che si scoprono anche percorrendo gli stretti vicoli che si arrampicano verso la cittadella. Una volta in cima merita una visita il Musée de la Corse, sulla storia e le tradizioni dell’isola.

e Falcunaghje, tutti da scoprire nella Valle di Niolo. Esiste anche chi organizza escursioni a piedi accompagnati da asinelli, su cui caricare il bagaglio o mettere a cavalcioni i bambini. Nelle valli fra i monti che circondano Corte non mancano insediamenti storici. Come il convento di San Francesco di Caccia del XVI secolo, che sorge nella valle dell’Asco. Ma il massimo delle attrazioni a sfondo culturale è presente in un’area definita «misteriosa e impenetrabile», Bozio, dove sorgono villaggi fermi nel tempo e circondati da foreste. Si scoprono così antiche cappelle in alcune delle quali è possibile ammirare grandi affreschi del Quattrocento. Fra le più famose Santa Lucia di Mercurio, San Lurenzu e San Nicolao, ma soprattutto San Quilico del XIII secolo, secondo alcuni la più bella dell’isola oltre al convento San Francesco di Bozio del 1300. In tutta la zona sono presenti piccoli alberghi di charme e agriturismi, dove è possibile gustare la cucina tradizionale. La zona è famosa per i formaggi e per il miele. Nel ristorante Auberge de la Restonica sono apprezzati i filetti di maiale con salsa di mirto e la trota alle erbe. L’ultima guida Lonely Planet raccomanda a Corte i dolci della pasticceria Casanova, i calici della Rivières de Vins e il vitello alle castagne condito al miele di Terra Corsa. Dovunque non si può fare a meno di assaggiare il brocciu, un latticino saporito tipico dell’isola, fatto con latte di capra o pecora. Infine non va dimenticato quello che viene definito uno dei più celebri sentieri europei da trekking, il GR20, nato nel 1972, che attraversa l’intera Corsica da Nord a Sud. È suddiviso in sedici tappe, da percorrere a piedi una al giorno. È un’esperienza difficile e molto faticosa. Eppure, ogni anno, viene affrontata da circa dodicimila persone.

Per chi non voglia rinunciare a un bagno rinfrescante interessante è l’universo delle piscine naturali, un aspetto poco noto dell’isola seppure presente in dieci località. Si tratta di pittoreschi laghetti nati dopo secoli di erosione di fiumi e torrenti, con acque limpide dove è piacevole immergersi. A volte sono alimentate da rombanti cascate. Molti abitanti locali le scelgono per un tuffo estivo lontano dall’affollamento delle spiagge. Intorno a Corte le piscine naturali più invitanti sono quelle delle vicine valli della Restonica, di Niolo e di Tavignano. Le piscine di quest’ultima valle sono raggiungibili solo a piedi, percorrendo un antico sentiero che parte dalla cittadella. Nelle altre valli, invece, esiste anche l’opzione cavallo (alcuni ranch organizzano trasferimenti). In alcune zone si può anche navigare con canoe a noleggio, con le quali si attraversano canyon di notevole fascino. I più frequentati sono sicuramente quelli di Ruda, Frascaghju

DOVE DORMIRE IN CORSICA Scegliere i luoghi dove pernottare in Corsica dipenderà soprattutto dallo scopo del vostro viaggio, dal tipo di cose che vi piacerebbe fare o vedere e da come intenderete muovervi all’interno dell’isola.Se avete intenzione di andare in Corsica esclusivamente per il mare e per il sole potete optare per resort della costa sud-orientale o occidentale (Porto Vecchio, Calvi o Ile-Rousse), se avete intenzione di esplorare la Corsica in auto potreste scegliere come campo base la strada principale tra Corte e Ponte-Leccia, se preferite invece una vacanza più avventurosa potrete scegliere anche di alloggiare lungo la strada, in rifugi di montagna o in tenda. La Corsica offre tutti i tipi di sistemazione: grandi alberghi in grandi città, resort, Bed &Breakfast quasi ovunque, appartamenti o monolocali caratteristici, ville o case di campagna, campeggi e spazi adibiti a camper e roulotte. Ogni città può accontentare gusti differenti ed è consigliata per un tipo diverso di vacanza. Tra le città preferite per soggiornare troviamo:Ajaccio, con numerose soluzioni per dormire: alberghi, B&B, case vacanze.Bonifacio, per coloro che vogliono trascorrere una vacanza comodamente sdraiati su alcune delle spiagge più belle della Corsica, come Palombaggia e Rondinara.

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GRAND TOUR/CORSICA - Arena Lifestyle 07-8/17

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Arena Lifestyle 7-8/17- WINE & CO/ Il gin made in Como

A la bella bottiglia di Rivo Gin. Sotto, Marco Rivolta, inventore del primo distillato di erbe made in Italy, che raccoglie i profumi delle montagne comasche

Il gin made in Como

Marco Rivolta ha riscoperto le tradizioni erboristiche del lago e le ha trasformate in gin: uno dei distillati più bevuti al mondo. Che affonda le sue radici non nella terra di Albione, ma nella nostra Penisola, nei segreti dei conventi..

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pro, tuttavia molte altre erbe (i “botanical”) concorrono alla costruzione del bouquet. Il foraging è l’arte di cercare le erbe direttamente in natura. È un’attività che richiede pazienza e dedizione, ed è un lavoro di squadra gestito da Gianna Rivolta, appassionata botanica, insieme ad un gruppo di botaniche professioniste e raccoglitrici. L’aspetto affascinante e magico del tema foraging, e più in generale della raccolta di botaniche, è proprio la capacità di individuare le erbe giuste. Saper riconoscere anche le botaniche più ovvie non è cosa semplice. Il foraging sta crescendo anche in Italia, con qualche anno di ritardo rispetto ai paesi nordici. Molte erbe che oggi sono utilizzate in alcuni piatti di chef famosi erano usate dalle nostre nonne in cucina oppure nella preparazione di rimedi medici. Tra le specie botaniche raccolte Timo serpillo, Melissa, Santoreggia e Pimpinella ed altre, che insieme a Ginepro, Coriandolo, Cardamomo e Angelica costituiscono il bouquet di gusto del primo gin italiano. La raccolta delle botaniche avviene 3-4 volte all’anno. Guardando l’etichetta di Rivo Gin, si ritrovano un po’ i colori delle botaniche, nelle linee geometriche che si inseguono per creare figure astratte, che nei dettagli riprendono due elementi del territorio: le montagne e le onde del lago. Inoltre si ammicca al mondo dell’arte, al razionalismo italiano di cui Como è la culla. Distribuito anche in Uk, la patria del gin, il Rivo Gin, millesimato e in bottiglie numerate, è stato lanciato sul mercato italiano con un evento particolare un ‘gin day ‘ che ha riscosso un ottimo successo.

ui sul lago di Como, dalle erbe e dai fiori che crescono sulle montagne attorno al Lago di Como - e dalla passione di Marco Rivolta e di sua madre Gianna - è nato un gin lombardo. Si chiama Rivo Gin, dal profumo fresco, balsamico e già promette di lanciarsi alla conquista del mondo. I rivieraschi sono stati i primi a stupirsi di questa straordinaria impresa. Innanzitutto si chiedono perchè produrre proprio il gin e non un altro distillato più vicino alla tradizione italiana. Il gin è un prodotto ormai inglese nella percezione comune. Ma non tutti sanno che le prime tracce di distillati di vino con infusioni di ginepro nascono invece in Italia e risalgono al 1055. Se ne hanno tracce, per esempio, nel Compendium Salernitanum della scuola di medicina Salernitana. Il Rivo Gin utilizza ingredienti di alta qualità: quelli locali sono selezionati e raccolti a mano nelle montagne attorno al lago di Como. I produttori si avvalgono dell’esperienza di una delle distillerie più antiche d’Italia per trasformare le erbe e conservarne il profumo nel distillato. La cui distillazione avviene fin dall’ alambicco discontinuo in rame a bagnomaria. Una volta raccolta, ciascuna erba fresca viene direttamente immessa in soluzione idroalcolica separata a 50°per 48 ore. Successivamente, ciascuna botanica viene pressata e ciascun infuso ottenuto distillato. Ciascuna specie botanica è gestita separatamente, distillata individualmente e poi assemblata gradualmente con le altre. La distillazione avviene in piccoli batches per garantire la migliore qualità in ogni bottiglia. Dietro il termine “foraging” menzionato sull’etichetta c’è il lavoro di raccolta e selezione delle erbe Gin è il prefisso di gine-

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Arena Lifestyle 9/17- FOOD & CO

Formaggio in festa

Settembre è il mese ideale per gli amanti del formaggio: in tutta la Penisola si moltiplicano le sagre, le fiere, gli eventi e le degustazioni a cura dei produttori, che arrivano ad animare i borghi con feste enogastronomiche molto pittoresche e mercatini pieni di curiosità gastronomiche.

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a fine dell’estate segna l’inizio delle tradizionali sagre, molte sono dedicate al formaggio. Ce n’è per tutti i gusti e, prima dell’avvio a Bra della grande kermesse Cheese, val la pena di andare a gustarli a km zero. Un formaggio poco conosciuto, a pasta dura saporito e leggermente piccante, da tavola nella versione più fresca e da grattugiare in quella più stagionata è Canestrato di Moliterno, un prodotto lucano fatto con latte intero di pecora e di capra allevate ancor oggi allo stato brado nei pascoli lungo gli antichi percorsi della transumanza delle greggi, in 60 comuni della Basilicata. Pressato in canestri di giunco - dai quali derivano sia il nome, sia le caratteristiche striature della crosta – il Canestrato viene poi sottoposto all’asciugatura, che dura circa 30 o 40 giorni, e infine alla stagionatura nei “fondaci”, grotte situate unicamente nel comune di Moliterno, in provincia di Potenza, che garantiscono le condizioni microclimatiche adatte. In base alla stagionatura, il Canestrato può essere definito primitivo (fino a 6 mesi), stagionato (da 6 mesi a un anno) o stravecchio (oltre i 12 mesi). Per assaggiare e acquistare il vero Canestrato di Moliterno IGP conviene rivolgersi ai produttori e agli stagionatori locali. L’occasione perfetta è la Sagra del Canestrato che si svolge a Moliterno ogni anno la prima domenica di agosto, dove è possibile non soltanto assaggiare il formaggio nei banchi appositamente allestiti e nei locali tipici, ma anche assistere alla preparazione della cagliata. Per gli amanti dei formaggi più molli, i migliori formaggi di malga aspettano gli appassionati ad Asiago dal 7 al 17 settembre. Made in Malga, l’evento nazionale dedicato ai formaggi di montagna, torna ad Asiago per

quattro giorni ricchi di iniziative e di novità. La manifestazione per eccellenza dedicata alla degustazione e alla scoperta dei formaggi di malga anima il centro storico di Asiago con assaggi, degustazioni ed incontri nei negozi, bar, ristoranti ed hotel della città. Domenica 11 Settembre 2016 come accade ormai da 37 anni, avrà luogo presso Borgo Cima Rest (Magasa), in provincia di Brescia, la tradizionale Sagra del Formaggio. Anche quest’anno saranno presenti i produttori locali con le loro prelibatezze in vendita (formaggiose ma non solo, ci sono anche salumi e prodotti da forno, poi naturalmente grandissime griglie per la cottura del famoso spiedo bresciano) e poi ci saranno anche gli artigiani del legno, sia all’opera dal vivo che con esposizioni di lavori già fatti, come taglieri, ciotole, insalatiere, macinini, scatole per il tè e saliere. La manifestazione inizierà con l’arrivo dei produttori locali che non mancheranno di preparare dal vivo sia gli arrosti, sia la polenta cùsa, le salamine, le patate arrosto e ovviamente non mancherà il formaggio fuso “Tombea”. Sabato 10 e domenica 11 settembre, nella cittadina marchigiana di Fiordipiano (Montemaggiore al Metauro) si gustranno i nvece i migliori prodotti della tradizione lattiero casearia regionale. Protagonista di questa edizione 2016 della manifestazione sarà la Casciotta d’Urbino, regina della tavola marchigiana che festeggia quest’anno venti anni dalla certificazione della DOP. E’ il primo formaggio DOP delle Marche che realizza un fatturato annuo superiore ai 4 milioni di euro e occupa circa 550 addetti in tutta la filiera.

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Arena Lifestyle 09/17- FASHION/ Cappotto & Co

PRIMA DI TUTTO IL CAPPOTTO Minimal o romantico, animalier, con collo a impermeabile, con maniche trasparenti, ricamate con animali. Tra le nuance vincenti della nuova stagione, il marrone, il rosso incandescente, il rubino, il giallo curry, il grigio, il rosa e il viola

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otto l’ultimo sole di settembre, più che al rientro intelligente, le donne pensano al primo acquisto intelligente della stagione. Che è, facile da indovinare...un cappotto. Le sfilate primaverili di Parigi, New York, Londra e Milano ci permettono di scegliere le tendenze colore dell’autunno inverno 2017-2018 con una certa facilità. Il marrone e il rosso incandescente sono i colori dominanti, il beige latte e il bruno tabacco, il giallo curry e il grigio tortora e il viola sono ancora in pista, così come il rosa pallido che ha proseguito la sua corsa dalla primavera ad oggi. Quella di acquistare in anticipo un capo invernale di un colore ‘giusto’’ è un’idea raccolta da sempre più donne, se ne trovano tanti di pezzi interessanti nuovi tra brand e stilisti minori e di usati in perfetto stato negli outlet: anzi è una mossa lungimirante che in molte hanno già fatto. Lo testimoniano i dati raccolti dai principali e-commerce di moda e riportati dal sito WhoWhatWear. com. Anche Net-a-Porter registra un notevole incremento di vendite di cappotti e capispalla all’inizio di settembre, quando si cominciano ad avere le idee chiare ed è facile accaparrarsi i capi più trendy. Come è accaduto nelle precedenti stagioni, non ci sono precise tendenze moda da seguire ‘copia e incolla’, ma si vedono molti trend da cogliere e saper abbinare. Il cappotto di stagione più venduto sarà lungo, costruito e rosso rubino, colore del 2018 secondo l’agenzia di moda Wsgn (per Dior invece sarà da acquistare blu). Tra i più belli quello mor-

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bidissimo con inserti di pelliccia sulle maniche firmato Fendi, da portare con tracolla classica rallegrata dalle frange. Per le più alte, il cappotto di ciniglia color rubino di Max Mara, senza bottoni, comodo e largo come un accappatoio, da portare con gonna di velluto e tacchi alti rossi. Il rosso fuoco vira verso l’arancio per Prada, che propone l’abito cocktail dalle bretelle sottili e la gonna impreziosita da alta balza di pelliccia. Il giallo curry piace molto a Balmain: i pantaloni sono gauffrè come una corteccia e sopra si esprime la maglia. Victoria Beckam sceglie il curry per il tailleur perfetto per le rosse, da portare con collant a piccolissimi e radi pois, superchic, con polacchini color cuoio. Ma anche a Alberta Ferretti, per il maxicappotto giallo di ispirazione jap, con grande fiocco. Qualcosa di giallo anche per Hermès, che abbina il curry al turchese, declinato in un maxi shearling. Hermès punta di più sullo shearling cammello da portare con pantaloni e maglione, Max Mara declina questo colore dalla testa ai piedi:imper, dolcevita e pantaloni da portare con lamaglia. Il camoscio color tabacco è la scelta vincente di Chloè, che lo abbina al cammello e al cioccolato: la tuta sportiva cambia aspetto e si porta con i tacchi alti. Toni del tabacco abbinati al nero anche per Yves Saint Laurent che propone un mix tra europa e medio oriente: lunghezza mini, supermaniche, spalline e cappello garcon con paragola che può, all’occorrenza, diventare chador. Il rosa pallido e le ruches proseguono nelle collezioni firmate Lanvin, che punta ancora sul gioco di trasparenze. Una tonalità più ortensia è scelta da Rochas


Arena Lifestyle 09/17- FASHION/ Cappotto & Co

per gli abiti da giorno più severi, mentre Miu Miu ha deciso che il rosa con qualche flash argento va bene per la tuta da portare con maxicappottone confetto e cappello di pelliccia, modello bonbon. Ma la proposta più sorprendente è quella di Gucci: è rosa l’abito da sera romantico che di più non si può, con piccoli fiocchi e decori in svarowsky profilati di nero, per dare al tutto un’anima rock. Romantico ma rivisitato anche l’abito di raso a pieghe piatte firmato Prada, che si porta con stivaloni flosci color aragosta. Restando in zona abiti da sera, Gucci insiste coi romanticismi vintage: l’abito viola a volant pieghettati, ma in lurex scintillante, effetto cioccolatino. Il rosso incandescente, in seta e tulle con ammiccamenti indiani è il pezzo forte di Valentino, che propone questo abito lungo portato con pianelle di pelliccia. Per Calvin Klein il rosso si porta col blu avion: pantaloni flamboyant e camicia army con dolcevita bianco. Avion in evidenza anche per Miu Miu, che rallegra il cappottone di ecopelliccia con cintura e bottoni gioiello. Ma altri stilisti, come Stella Mc Cartney, hanno deciso che il loro colore guida è il bordeaux, declinato in camoscio, da portare con le scarpe in cuoio cognac. Anche Jill Sander sceglie il bordeaux per grandi piumini di raso da portare con abiti e polacchini ton sur ton. Stessa scelta per Marc Jacobs, che propone lo shearling bordeaux, da portare con i pantaloni dello stesso colore e un pullover grigio perla. Victoria Beckam lo sceglie per la gonna plissè trasparente, da portare con la giacca e una severa camicetta. Passiamo all’argento, colore guida per Balenciaga che lo abbina alla maglia grigia. Chanel impone lo shearling color alluminio da portare con stivali argento e la tiara in testa. Il grigio tortora è il cavallo di battaglia per il total look firmato Nina Ricci. Torna il tailleur pantalone con camicia a vista dal collo importante. Pantaloni in lana grigia

e blusa senza maniche a punti grossi anche per Michael Kors. Grigio medio abbinato al cuoio, un superclassico anche per l’abito con collo zippato di Marni. Il denim, le stampe, la tuta luxury sono alla moda, così come le giacche in shearling, l’abito lunghissimo e il tailleur. Un’indicazione utile per gli acquisti: quest’inverno la moda è orientata verso modelli over e maxi. Una pacchia per chi è ‘fuori taglia’. Sono sulla ribalta i look con scritte e messaggi. Sono stati molti gli stilisti che hanno disegnato con le scritte non solo le t-shirt ma anche abiti, maglioni e altri indumenti. Andrà di moda l’argento e comunque la parola d’ordine sarà brillare. Non perde il fascino il tailleur con pantalone che sta conquistando donne sempre più giovani. Che sia aderente, ampio e leggero o anche destrutturato. Le stampe floreali, protagoniste dell’estate, le ritroviamo anche nella stagione invernale: fiori sulle borse, le scarpe, i cappotti e le pellicce. Hanno toni decisamente più scuri e, in alcuni casi, sono disegnate con ricami fatti a mano oppure con applicazioni 3D. A proposito di stampe, anche i pois (se piacciono) avranno la loro rivincita. Per darsi un tocco di chic servono le piume, soprattutto per le serate più esclusive. Agosto è anche il mese durante il quale acquistare jeans da sfoggiare al rientro al lavoro o da indossare in una festa di fine estate con gli amici. Saranno però luxury jeans: tutti gli stilisti li hanno inseriti in collezione, Viktor&Rolf li hanno proposti impreziositi con bottoni brillanti, Stella McCartney con stelline, Dolce e Gabbana con patch, scritte, disegni e stemmi. Tutti ricamati e messi in bella vista. street. A proposito di stelle, sono il decor dominante per Yves Saint Laurent. Per chi può permetterselo, un capo da acquistare è la tuta couture. Anche in questo caso la classica tuta proveniente

STELLA MC CARTNEY STUPISCE ANCORA IN TANDEM CON ADIDAS La partnership pluridecennale fra Stella McCartney (al centro nella foto in basso a destra) e Adidas sembra non esaurirsi. Dopo StellaSport, la linea rivolta ai giovanissimi a prezzo modico e dai colori fluo e la collezione in bianco Wimbledon “vestita” con finiture moderne, ma di rimando alla lingerie d’epoca, in una Tokyo “virtuale” è nata la pre-collezione A/I. I capi tecnici- giacche, fuseaux, felpe, t-shirt, scarpe, etc etc- non sono stati disposti su scaffali ma visibili attraverso una dimensione 3D. Così se Adidas stupisce tenendosi sempre al passo con i tempi. Questa volta costringendo il suo pubblico a immergersi a 360° nell’opera. I suoi sportswear si dimostrano ancora una volta essere ready to wear. Ovvero pronti a essere indossati in ogni occasione anche fuori dallo sport. E la dimostrazione viene proprio dallo spettacolo dove quattro atlete giapponesi eseguono gli stessi movimenti ma in scenari differenti. Non importa quando li vesti, importa se li vesti. Anche fuori dalla realtà aumentata.

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Arena Lifestyle 06/17- FASHION/ Cappotto & Co


Arena Lifestyle 06/17- FASHION/ Cappotto & Co

dall’abbigliamento sportivo viene arricchita da ricami, passamanerie multicolor, pizzo, seta. Alessandro Michele per Gucci l’ha reinventata con elastici sui polsini, fiori e volants. Da indossare con le sneaker? No, con i tacchi altissimi. Attenzione solo all’età. Non è per tutte...Ai primi freddi si festeggerà il grande ritorno dell’abbigliamento in pelle: non solo biker e giubbetti ma anche il cappotto in pelle nera stile Matrix sarà un must. Chi della pelle quest’anno ha fatto il materiale dominante è il brand Tod’s. La pash jacket, è leggerissima. Il montone è trattato come un tessuto, cucito da fili di cotone per una nuova eleganza urbana. Dolce & Gabbana puntano ancora sui fiori, dalle ortensie alle rose, per ravvivare il cupo inverno: tenere corolle si posano con ricami o con applicazioni di metallo e pietre su borse, scarpe, cappotti di velluto e broccato. Ma si portano volentieri anche le giocose clutch da sera con motivo di carte da gioco. Dondup rispolvera un mix già visto, il romanticismo italiano e la seduzione dello stile garçonne. Maschile e femminile insieme per delineare un’attitudine contemporanea: si rivedono i completi pied-depoule dai colori insoliti e dalla mano tridimensionale, quasi goffrata: si indossano sopra hoodies. Ecco gli abiti pieni di rouches da indossare sopra innocenti t-shirt di cotone e poi ancora capi sartoriali, dal blazer all’overcoat in pelle stampa animalier e le già citate tute, ma in jersey. Per gli amanti della tela Genova, ecco le mini profilate in raffia e il nuovo modello cinque tasche con la doppia cinta.

Le giovanissime preferiscono uno stile dark candy, che ricorda i miti del rock ma anche Lolita. Si ammicca volentieri alle favole ambientate negli anni ‘70, alle ispirazioni barocche e ai dettagli army, le vecchie stampa seventies, ma si vedono in giro anche i capi sportivi, qualcosa che ricorda le vecchie felpe Anni ‘80. David Bowie e Rod Steward fanno capolino tra i tessuti glitter, i broccati e le trasparenze seducenti. Gli abiti da sera si imprezioniscono con inserti in broccato, dettagli sport e in tulle, borchiette e strass. La collezione Gucci è quella che guida il trend autunno inverno 2017-18 per le giovanissime. Il lamè dorato anche a righe multicolor si mescola alle calze di pizzo di lana, alle scarpe di velluto color prugna, alle camicie di seta con inserti di pizzo. Per le borse, i must have sono ancora firmati Chanel (i nuovi colori invernali con profili in acciaio argento brunito da abbinare con la collezione di ispirazione spaziale), Dior, Gucci (con applicazioni scintillanti in pietre e ricami a forma di animali e fiori), e Louis Vuitton, con le mitiche edizioni limitate firmate Jeff Koons che porta sugli accessori (tracolla, porta iphone e foulard) con il permesso del Louvre, la Monna Lisa di Leonardo da Vinci.Anche in fatto di accessori il colore rimane quindi il protagonista assoluto ed incontrastato della collezione: le luci artificiali e metalliche che illuminano le notti delle grandi metropoli, ispirano i bagliori e le superfici iridescenti delle handbag e di mini bag dalle forme essenzialmente geometriche e minimal.

L’ ORO DI NAPOLI (DA INDOSSARE) Napoli ha la maggior concentrazione di artigiani nel settore del tessile abbigliamento e una ricco tessuto di pellettieri artigiani. I prodotti che escono da queste abili mani sono indescrivibili: di fattura perfetta, con materiali introvabili per bellezza. Alcuni atelier addirittura si visitano come un museo, perchè i clienti desiderano vedere con i loro occhi il processo produttivo dei capi o delle scarpe richieste, soprattutto se con particolari personalizzazioni. Tra le sartorie più famose, che conoscono tutti, la storica di Mariano Rubinacci, la bottega dalla quale sono partiti tanti nomi illustri della sartoria napoletana. Oggi il negozio si trova in via Chiaia al 149: è uno spazio esclusivo che possiede anche un prezioso archvio di stoffe, dei migliori produttori, tra i quali scegliere la preferita. Alcuni dei grandi nomi della sartoria napoletana, come Panico e Pascariello, Gennaro Solito e Gigi Dalcuore, meritano una visita. Napoli rimane una piazza sulla quale si spunta un ottimo rapporto qualità / prezzo. Gli atelier dei sarti sono spesso immersi in quartieri carichi di storia, con le pareti tappezzate di premi, riconoscimenti e certificati di merito. Panico o Ciardi hanno in bella mostra vecchi ferri da stiro e pareti dipinte. Per le cravatte si va, ovviamente da Marinella, nel piccolissimo negozio dove c’è spazio solo per due persone. Cappelli di Via Cavallerizza, è l’altro tiemaker napoletano conosciuto a livello internazionale. Per i gemelli si va da Barbarulo: è una famiglia che li produce da 4 generazioni e ha un bellissimo negozio a Capri, che vende gioielli d’epoca. Se si vuole un capo in pelle, però bisogna rivolgersi alla Sartoria Melina, capace di creare giubbotti leggerissimi, giacche, cappottini in pelle o camoscio senza tele, completamente cuciti a mano (anche le asole), con una qualità che non si è mai vista nel vitello nabuk. Sartoria Melina ha mostrato le sue ultime creazioni uomo e donna al Salon of Excellence che si è tenuto all’evento 24Hours of Elegance di Belgrado.

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Cappottino donna in pitone lunghezza al ginocchio, completamente cucito a mano da Sartoria Melina di Sarno, in provincia di Napoli, specializzata nella lavorazione di ogni tipo di pellame, dal vitello nabuk al camoscio ai rettili.


Arena Lifestyle 09/17- FASHION/KARL LAGERFELD

BUON COMPLEANNO KARL (LAGERFELD)

Qui sopra: lo stilista tedesco che ha reso mitico il brand Chanel: “Amo considerarmi un “freelance”. Questa parola è l’unione di “free”, libero, come ho sempre voluto essere, e “lance”, che ricorda la parola francese “lancé”, com’ era o definita un tempo un’ambita cortigiana. Io mi sento così, libero e mercenario. La mia regola professionale è sempre la stessa: lavorare più degli altri, per dimostrar loro quanto sono inutili”.

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d ogni compleanno si vocifera del suo pensionamento. Ma lui non ci pensa. Anzi, ha sempre più da fare. E non Qualche anno dopo si trasferì da Jean Patou: ben presto, tuttavia, decise di licenziarsi, dal 1965 lavorò da Clohè per 20 anni. Poco solo nel campo della moda... In barba ai gufi. tempo dopo, ebbe l’opportunità di aprire un proprio negozio a Gli anni sono 84 oppure 82? Nessuno lo sa con certezza. Ma al- Parigi. In quegli anni era solito consultare la veggente turca di meno il giorno, quello pare certo, è nato il 10 settembre. Dunque, Christian Dior, Madame Zereakian, che gli predisse un grande qualunque sia il numero delle sue candeline, auguri anche da noi successo nel mondo dei profumi e della moda. Scettici o no, la a Karl Lagerfeld, stilista a vita di Chanel e Fendi, ma non solo: signora ebbe ragione. è un eccellente fotografo, un designer di oggetti e naturalmente A partire dal 1972 cominciò a collaborare con Fendi, marchio una icona pop. Basta vedere il suo colletto inamidato, i guanti di di abbigliamento italiano per il quale disegnò innovative pellicce pelle, gli occhiali scurissimi e i lunghi capelli bianchi racchiusi da colorate. Nel corso degli anni Settanta, Karl Lagerfeld si cimentò un fiocco per riconoscerlo. nella realizzazione di costumi per produzioni teatrali, collaboKarl Otto Lagerfeld nasce il 10 settembre ad Amburgo, in Ger- rando - tra l’altro - con registi famosissimi come Luca Ronconi mania, unico figlio di Elisabeth e di Christian, membro di una e Jurgen Flimm. famiglia a capo di una banca d’affari scandinava che era respons- Nel 1980 disegnò i costumi per “Les Troyens” di Hector Berlioz, abile dell’introduzione del latte condensato in territorio tedesco. un’opera allestita alla Scala di Milano per la regia dello stesso RonAltre informazioni sui suoi primi anni di vita, sono controverse. coni, ma anche per “Komodie der Verfhrung” di Arthur SchnitQuel che è certo è che Karl Lagerfeld emigrò, nel 1953, a Parigi, in zler, spettacolo allestito al Burgtheater di Vienna per la regia di compagnia della madre. Un paio di anni più tardi fu il vincitore Horst Zankl. Nello stesso anno lo stilista fondò “Lagerfeld”, la sua di un concorso per il disegno un cappotto promosso dal Segre- etichetta, con la quale lanciò linee di vestiti e profumi molto intariato Internazionale della Lana. Arrivato dal nulla, si aggiudicò novativi. La sua linea di abbigliamento in un primo momento un posto da Pierre Balmain, prima di vincere il concorso per un ebbe il nome di Lagerfeld Gallery, ben presto l’etichetta viene sosaltro premio, questa volta sponsorizzato da Yves Saint Laurent. tituita con Karl Lagerfeld. Nel 1983 iniziò a lavorare per Chanel.

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Arena Lifestyle 9/17-FASHION/KARL LAGERFELD

Dal 1987 è il fotografo ufficiale delle campagne pubblicitarie Chanel. Nel 1990 Lagerfeld si occupò dell’ideazione e della creazione dei costumi del “Der Schwierige” di Hugo von Hofmannsthal allestito al Festival di Salisburgo. Nel novembre del 2001, la prima novità: H&M mise a disposizione, in alcuni punti vendita, varie creazioni dello stilista tedesco. Nel giro di due giorni i prodotti andarono esauriti. Nello stesso periodo, Karl Lagerfeld perse quarantadue chili: aveva raggiunto questo traguardo in poco più di dodici mesi e scrisse anche un libro di successo per diffondere il suo nuovo stile alimentare. L’anno successivo chiese a Renzo Rosso - il fondatore di Diesel - di collaborare. La collezione, a cui venne dato il nome di Lagerfeld Gallery by Diesel, venne disegnata da Karl e poi sviluppata dal team creativo della Diesel, con la supervisione di Rosso. Si componeva di cinque pezzi che vennero presentati in occasione della Settimana della Moda di Parigi, per poi essere messi in vendita in edizione limitata alle Lagerfeld Gallery di Monaco e di Parigi e alle Diesel Denim Gallery di Tokyo e di New York.Nel 2004 disegnò alcuni pezzi speciali per star del mondo della musica, tra le quali Madonna, che ha indossato abiti Lagerfeld per il Re-Invention Tour. Il 18 dicembre del 2006 annunciò il lancio di una nuova collezione per uomini e donne, K Karl Lagerfeld, che include t-shirt e jeans. Successivamente siglò un accordo con Dubai Infinity Holdings, un fondo di investimenti che lo aiutò dal punto di vista economico. Il 10 settembre del 2010 il Couture Council del Museo del Fashion Institute of Technology ha assegna a Lagerfeld un premio creato apposta per lui e denominato The Couture Council Fashion Visionary Award. Un paio di mesi più tardi lo stilista tedesco rese noto l’inizio di una collaborazione con Orrefors, brand che si occupa di manifattura di cristalli in Svezia. Lo scopo è di disegnare una collezione

artistica: la prima è stata lanciata nella primavera del 2011, con il nome di Orrefors by Karl Lagerfeld. Nel 2012 il suo appartamento di Parigi è stato molstrato per la prima volta sull’edizione francese di “Architectural Digest”. Vista la sua bravura come fotografo, nel 2013 Karl Lagerfeld si è dato alla regia: ha direto il cortometraggio “Once Upon a Time “, con Keira Knightley nel ruolo di Coco Chanel e Clotilde Hesme nei panni di sua zia Adrienne Chanel. Negli ultimi anni, ogni volta che il Kaiser della moda si è presentato in coda alla sfilata di Chanel, insieme agli applausi sono scattati i pettegolezzi. Sta o non sta andando in pensione? Ad oggi pare che ancora non se ne parli. Dopo aver coronato il sogno di sfilare a Cuba, si diceva che avesse intenzione di posare le forbici. Ma lui niente: continua ad andare in Rue Cambon, come fa da oltre 50 anni, disegna anche le collezioni di Fendi e sogghigna sotto gli occhiali neri. “Tutti lo vogliono sapere e sperano che vada in pensione così da ottenere il lavoro - ha detto un anno fa ad ‘Harper’s Baazar’ in occasione di un’intervista realizzata da Kendall Jenner, sua musa e cover girl del numero di giugno - Ma i miei contratti con Fendi e Chanel sono a vita”. Secondo le voci circolare nei mesi scorsi, tra i candidati più accreditati nella rosa dei ‘papabili’ alla poltrona di Chanel spicca Hedi Slimane, suo pupillo ed ex creativo di Saint Laurent che ha disegnato la giacca di paillettes colorate indossata dallo stilista di Amburgo a Cuba. Insieme con le sue funzioni presso Chanel, Fendi, e, naturalmente, la sua etichetta, l’icona della moda ha annunciato il suo primo progetto di design nel settore immobiliare residenziale negli Stati Uniti.In partnership esclusiva con Eddie e Jules Trump Karl Lagerfeld contribuirà alla progettazione di due aree residenziali vicino ad una spiaggia di Miami. Il progetto chiamato “The Estates a Acqualina” sarà completato nel 2020 e conterrà 265 residenze.

KARL E’ ANCHE EVENT MANAGER E FOTOGRAFO Karl Lagerfeld ha innovato la celebre casa di moda francese – fondata nei primi del Novecento da Coco Chanel – aggiornando continuamente gli stilemi che la caratterizzano: i tessuti bouclé, i giacchini senza revers, le borse con le catene, i fili di perle e le camelie. Le sfilate che organizza per Chanel sono molto scenografiche: si tengono solitamente nel Grand Palais di Parigi trasformato di volta in volta in un casinò, in una strada parigina, in un supermercato, in un aeroporto o in una base spaziale. Dal 1987 Lagerfeld scatta personalmente le foto per il catalogo e le pubblicità dell’azienda, ha anche diretto due cortometraggi in cui Keira Knightley (https://www.youtube.com/watch?time_continue=885&v=0o9dTCl0hkY) e Kristen Stewart interpretano il ruolo di Coco Chanel. A giudicare dai risultati – Chanel ha un fatturato annuo di 4,3 miliardi di euro – il suo lavoro è un successo. Da anni porta sempre occhiali da sole neri molto grandi e i capelli bianchi raccolti in una coda, indossa camicie con collo alto, cravatta nera corta con una spilla di brillanti, e guanti in pelle con le dita scoperte, stile biker. Nonostante nel 2010 abbia vestito la bottiglia della Coca Cola light, Kaiser Karl ama la Pepsi. Ha una gatta,Choupette – diventata famosa su Instagram – che lo ha reso una persona migliore e meno egoista. Lo scorso anno la gatta gli ha fatto guadagnare 3 milioni di euro in pubblicità per una casa automobilistica tedesca e un prodotto di bellezza giapponese.

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Lana e perle per proteggere la testa dal freddo inverno 2017. Acquerello di Martina Stella da sfilata Chanel


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BIENNALE: ARTISTAR OSPITI DI CONCILIO EUROPEO DELL’ARTE

Qui sopra, il manifesto della mostra organizzata per la Biennale Internazionale d’Arte da Ocac e Ministero della Cultura Thailandese a Paradiso Gallery, il padiglione che si trova all’ingresso della Biennale Giardini.

I

l Padiglione Nazionale Thailandese è ospitato anche quest’anno nello spazio di una prestigiosa fondazione internazionale, il Concilio Europeo del’Arte a Venezia, che gestisce la Paradiso Gallery all’entrata Giardini Biennale.

Il Concilio Europeo dell’Arte (CEA) è una fondazione culturale internazionale che da più di 10 anni si occupa di progetti culturali di grande rilievo, fra cui queli dedicati all’arte contemporanea, italiana e internazionale. E’ nata in Francia per volontà della giurista Ingrid Brunazzi, laureata all’Università di Bologna e alla Sorbona, specializzata in Diritto Europeo, con una brillantissima carriera alla Corte di Giustizia Europea in Lussemburgo. Da Parma, la terra di origine della sua famiglia, ha ereditato la voglia di fare e di innovare. Dunque il Cea, con le sue sedi in vari Paesi del mondo, si è dato negli anni forme e strumenti diversi per essere al passo con le differenti normative nazionai e le mutevoli esigenze dello scenario culturale europeo.

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In Italia il Concilio nasce in Italia a Venezia come Associazione CEA – Concilio Europeo dell’Arte nel 2006 per iniziativa di due raffinati galleristi e mecenati, Marina Bertoldini e Fabio Marafatto. A pochi anni dal varo di una legge (la 383 del 2000) che, sull’onda di un fenomeno in continua espansione, aveva riconosciuto in modo pieno il ruolo sociale dell’associazionismo, cercando di “favorire il formarsi di nuove realtà associative e di consolidare e rafforzare quelle già esistenti”. La legge 383 ha offerto alle associazioni di promozione sociale come il Cea appositi strumenti istituzionali fra i quali la possibilità di stipulare convenzioni con gli enti pubblici per lo svolgimento delle proprie attività statutarie, l’utilizzazione gratuita di strutture pubbliche per manifestazioni e iniziative temporanee e l’opportunità di usufruire in comodato di beni mobili ed immobili pubblici per le proprie attività. Fu una vera rivoluzione: ciò che fino ad allora poteva essere solo una scelta discrezionale dell’ente pubblico a favore dell’associazionismo sociale, dal 2000 costituì,


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invece, una possibilità riconosciuta con legge dello Stato. Nel gennaio 2016 è stato varato dunque il nuovo assetto istituzionale del Concilio Europeo dell’Arte, oggi divenuto una Fondazione riconosciuta: si è reinventato, è divenuto un incubatore di varie attività organizzate dall’Associazione, mantiene vivi i rapporti istituzionali con gli altri enti che si occupano di cultura in Italia e in Europa ed invita ovunque i suoi membri ad elaborare intenti e progetti artistico-culturali per archi di tempo variabili. Il progetto varato negli anni con la Thailandia ha dato ottimi frutti: grazie all’ospitalità del Concilio Europeo dell’Arte, la bellissima nazione asiatica ha portato alla Biennale il suo Padiglione Nazionale da qualche anno e nel 2017 ha finalmente potuto ospitare il lavoro di Somboon Hormtientong, un pittore astratto rinomato sia nell’ambiente artistico del suo Paese, sia in quello internazionale. Con i suoi lavori nell’esposizione alla Paradiso Gallery “Krung Thep Bangkok”, organizzata dall’ Office of Contemporary Art and Culture (OCAC), Ministero della Cultura, Thailandia, e della quale il curatore è Numthong Sae Tang, Somboon può mostrare al pubblico della Biennale la miglior produzione della Thailandia, che presto avrà una sua Biennale d’Arte contemporanea. L’esposizione, fatta di installazioni, sculture, disegni,video mostra una storia di Bangkok diversa da quella che può percepire un turista, o chiunque in genere non abbia un’esperienza diretta della cultura di Krung Thep, ovvero della città di Bangkok. Somboon non guarda semplicemente ai grattacieli, alle costruzioni imponenti di oggi o alla civiltà frenetica della contemporaneità di Bangkok. Al di là di templi e palazzi, l’artista scava in profondità per svelare splendide storie nascoste, soffocate dallo scenario circostante, viste dalla prospettiva di gente comune. Somboon porta alla luce la bellezza recondita

degli oggetti creati e ritrovati che sceglie di mostrare. Somboon Hormtientong crea all’interno del Padiglione Thailandese, alla Paradiso Gallery - spazio espositivo del Concilio Europeo dell’Arte a Venezia - un’atmosfera di serenità, affinché chi guarda possa avvertire il valore estetico dei suoi lavori, esposti secondo la sua personale percezione. L’interazione tra le opere d’arte ed il pubblico crea intenzionalmente un contrasto tra l’opera d’arte stessa, la serenità che comunica, e l’ambiente circostante che è uno spazio aperto al pubblico, vivo, frequentatissimo: contiene un ristorante, un garden bar, una terrazza dalla quale si gode di una vista bellissima della laguna. L’attenzione del visitatore è richiamata da ogni oggetto, la sua mente viene pervasa da una sensazione di pace, a cui seguono pensiero organizzato, analisi, interpretazione, e tutta una serie di domande, a cui potrà trovare le proprie risposte. Alcuni potrebbero persino vedere un significato relativo al proprio vissuto personale in rapporto al contenuto dell’opera di questo artista. Con “Alamak! Project” in occasione dell’apertura della 57a Biennale d’Arte di Venezia, il Concilio Europeo dell’Arte presenta anche un altro progetto. La location è ai Docks dell’Arsenale: qui si godono le nuove sperimentazioni dell’arte asiatica con la mostra multimediale “Islands in the Stream”. Anon Pairot e Kawita Vatanajyankur sono due giovani artisti, entrambi di origini asiatiche, che hanno deciso come altri della loro generazione, di vivere lavorando in diversi Paesi, sviluppando una ricerca complessa e contraddittoria sulle realtà economiche, sociali, culturali della globalizzazione. La loro attenzione per la rappresentazione o la denuncia di questioni sociali, culturali e scientifiche, rende questi artisti ed il loro lavoro un punto di riferimento per il pubblico dell’arte, dall’esperto al semplice appassionato. In questo

E’ QUI LA FESTA? ALAMAK PARTY In occasione della biennale Arte di Venezia il Concilio Europeo dell’Arte e Alamak! Project hanno presentato anche l‘Alamak! Party: il 7 settembre l’esposizione “Islands In The Stream” è rimasta eccezionalmente aperta oltre il suo orario di chiusura in una versione… cinematografica. Infatti, grazie alla collaborazione con il Ca’ Foscari Short Film Festival, è stata presentata e proiettata una selezione dei migliori cortometraggi di giovani registi asiatici che hanno partecipato alla rassegna cinematografica internazionale veneziana.

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senso, nella “società liquida” descritta dal filosofo Zygmunt Bauman, le loro biografie e le opere che presentano a Venezia nell’ Alamak! Pavilion, possono essere considerate come terraferma: “Isole nella corrente”, un momento stabile nel flusso incessante e ridondante di informazioni, immagini e gesti artistici che rifuggono dalla profondità che sta invece alla base del lavoro ironico e drammatico di questi autori, nell’analizzare ed evidenziare le contraddizioni del nostro quotidiano. Così Kawita Vatanajyankur indaga la condizione femminile e le restrizioni a cui è sottoposta la donna nella società, non solo asiatica, attraverso video di forte impatto in cui corpi femminili sono impegnati in equilibrismi quasi impossibili. Anon Pairot approfondisce il significato degli oggetti del quotidiano attraverso una Ferrari in rattan, oppure attraverso la rappresentazione iconica di sacchi di riso, memorie della sua vita familiare. Analogamente Invisible Designs Lab e Kwangho Lee, guest artists della mostra, presentano oggetti che uniscono suono e materia alchemica, in un dialogo continuo tra reale e immaginario. Venezia, città magica dove gli artisti di Alamak! espongono presso gli Arsenale Docks, è a sua volta “Isola nella corrente”, una realtà che ha saputo resistere alle traversie della storia, alle intemperie della natura, all’incuria degli uomini: una città che sarebbe sott’acqua se il mondo della cultura non si fosse attivato per difenderla, per lasciarla vivere, unica città in mezzo al mare, come perfetto esempio di equilibrio tra natura e artificio. Per questo la mostra “Islands in the Stream” è anche un omaggio a Venezia oltre che una presenza ‘forte’ sua Biennale, un’ esposizione unica e di straordinaria importanza per l’arte passata, presente e futura. La mostra è curata da Yoichi Nakamuta, talent-scout e collezionista fondatore di Alamak! Project e da Stefano Casciani, designer, scrittore ed editore della rivista Disegno. Alamak! Project nasce come piattaforma per talenti emergenti nella scena asiatica ed esplora il lavoro di questi artisti e designer, come forza trainante per la diffusione delle loro idee e opere. Perciò si usa l’esclamazione comune in tutta l’Asia sudorien-

tale e in Giappone per esprimere sorpresa e meraviglia. Tale concetto è stato ideato e sviluppato da Yoichi Nakamuta. Alamak! Pavilion, ampio spazio espositivo realizzato, in collaborazione con il Concilio Europeo dell’Arte, agli Arsenale Docks a San Pietro di Castello, ha ricevuto ottime recensioni per le installazioni di Kawita Vatanajyankur, Anon Pairot, Invisible Designs Lab.e Kwangho Lee, che si sono perfettamente inserite in questo luogo veneziano affascinante e ricco di memorie industriali, carico di forza espressiva. Anon Pairot, fa incontrare nel suo lavoro arte e design con oggetti che esprimono i suoi riferimenti culturali, la sua esperienza di vita quotidiana, la sua “cittadinanza” nell’universo asiatico. Anche i processi di produzione industriale e il marketing rappresentano per lui fasi di un’azione sociale per migliorare qualità e la consapevolezza delle persone sulle proprie necessità e diritti. Spesso i suoi lavori ironizzano sulla troppa importanza data agli status symbol: auto, accessori di moda, armi, gli oggetti più semplici vengono trasformati dal suo intervento, in ammonimenti sulla natura effimera del benessere creato dalle cose. Così nella mostra appare la grande scultura “Changrai Ferrari”, realizzata in rattan da un gruppo di esperti artigiani: spogliata della sua mobilità e materialità originale, si arricchisce della qualità dell’esecuzione manuale. Kawita Vatanajyankur, Tailandia Kawita è una video-artista di origine asiatica che si è formata in Australia: e già famosa, con i suoi lavori offre un’analisi di grande forza espressiva sulle costrizioni e le sfide quotidiane che le donne sono chiamate ad affrontare. Nelle sue performance, Kawita si presta ad esperimenti fisici che testano, spesso dolorosamente, i limiti del corpo femminile: una sfida che è contemporaneamente coinvolgente e squilibrante sia per l’artista che per l’osservatore. I colori accattivanti e luminosi dei suoi video caratterizzano una ricerca estetica che attinge al linguaggio visivo della rete, sarcastica allusione al linguaggio del consumismo che pretende di dare una gratificazione istantanea è comprensiva o esaurisce il valore dell’Arte, e perciò non rimane che ricercare questo suo valore in tutte le forme ed espressioni possibili.

IL PROGETTO CEA PER “VIAGGIO CON LEONARDO” Il romanzo “Viaggio con Leonardo” di Katia Ferri Melzi d’Eril sarà presentato dal Concilio Europeo dell’Arte il 15 settembre prossimo sulla terrazza della Paradiso Gallery presso l’ingresso della Biennale Giardini. L’autrice parlerà del Genio fiorentino a Venezia, dell’influenza della sua pittura sugli artisti presenti in città tra il 1499 e il 1501, dei rapporti tra Leonardo da Vinci e i Melzi. Il dott Alessandro Zanotto, esperto di storia veneta rinascimentale, parlerà delle scorribande dei pirati uscotti che rapirono il figlio di Francesco Melzi, che fu amministratore di Leonardo e suo allievo di pittura (per diletto). Il romanzo sarà presentato dalla fondatrice del Cea, alla Maison d’Italie di Parigi il 6 novembre prossimo con la presenza dell’Ambasciatore d’Italia a Parigi Giandomenico Magliano.

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Arena Lifestyle 9/17- AGENT PROVOCATEUR/ Lucca alla riscossa

Like Rolling Stones Invece di lamentarsi per il troppo turismo e la troppa sporcizia, come fanno i veneziani, i lucchesi si inventano eventi e si attrezzano per accogliere i visitatori, con un ritmo non stop, per tutto l’anno. Grazie allo sforzo congiunto di alberghi, bed & breakfast, ristoranti, trattorie, librerie e privati che mettono a disposizione le loro abitazioni, le presenze crescono sempre di più e raggiungono tassi di incremento a due cifre. Ci sono i soldi per pulire la città e fare i parcheggi. Dopo il tutto esaurito di Lucca Comics, sono andati benissimo il festival del cinema, del bel canto e del teatro. Insomma, ci manca solo un concerto storico con qualche vecchio leone del rock per sbancare del tutto... Eccovi accontentati.

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hi semina bene, raccoglie meglio. Il sindaco di Lucca Antonio Tambellini, è al settimo cielo. La sua città va in controtendenza, balza ai vertici della classifica nazionale, è seconda solo a Matera nella soddisfazione espressa dai turisti. Un gradimento che raggiunge l’83,91% contro l’87,54% della città dei sassi, Matera. In base ai dati statistici ufficiali raccolti ed elaborati dal dipartimento Servizi turistici di valenza sovracomunale del Comune di Lucca, diretto da Antonio Marino, e resi noti dall’assessore Stefano Ragghianti, l’incremento turistico registrato nel settore alberghiero, nel periodo gennaio-giugno 2017, rispetto allo stesso periodo del 2016, è a due cifre: +12,2% gli arrivi, + 11,4% le presenze. Un dato decisamente positivo, soprattutto quest’ultimo, relativo al segmento delle presenze, e cioè ai giorni di permanenza dei turisti in città, che si rivela nettamente superiore al +7,9% fatto segnare dall’intero territorio provinciale, che comprende anche Viareggio e Forte dei Marmi. Percentuali, quelle raggiunte nel solo comune di Lucca, che si traducono in 74.446 arrivi nel 2017 contro i 66.377 nel 2016, e con 147.318 presenze contro le 132.201 dell’anno passato. Lucca, soprattutto in questi ultimi anni, è riuscita a mettere a disposizione del turismo nazionale ed internazionale, ormai sempre più ‘spalmato’ anche nei mesi di bassa stagione, eventi e opportunità di grande appeal. Come Lucca Film Festival, Lucca Classica, Virtuoso e Belcanto Festival, Puccini Days, Photolux, Lucca Teatro Festival, Lucca Comics&Games e last but not least, Summer Festival. Quest’anno, in particolare, il Summer Festival, avendo programmato proprio a Lucca l’unico concerto in Italia dei Rolling Stones, ha proiettato il nome della città toscana nel mondo. Ed il passaparola che ne seguirà è la migliore pubblicità orientata al turismo internazionale. Una pubblicità che non ha prezzo e che durerà chissà per quanti anni.“Un dato estremamente interessante – spiega l’assessore Ragghianti – è quello relativo alla provenienza dei turisti che visitano la nostra città. Crescono, infatti, gli arrivi e le presenze sia dall’Italia (+14,8%; 15,1%) che dall’estero (+7,5%; + 3,9%), ma mentre l’incremento degli italiani, pur positivo, è inferiore al dato provinciale ed evidenzia tutta la forza espressa dalla Versilia, la percentuale di stranieri che scelgono Lucca per trascorrere qualche giorno di vacanza è nettamente superiore al totale provinciale: quasi doppia per gli arrivi (+7,5% a fronte di un +4,1% in provincia) e in controtendenza per le presenze (+3,9% a fronte di un -3,1% in provincia). I flussi monitorati sono ovviamente solo quelli che fanno riferimento a turisti transitati presso strutture ufficiali, alberghiere ed extralberghiere. Ad oggi, infatti, non esistono sistemi strutturati per monitorare il fenomeno crescente dei turisti che soggiornano in abitazioni messe a disposizione da privati che non esercitano attività d’impresa turistica. Insomma, se si avessero tutti i numeri, sareabbero ancora di più. «Nella crescita di Lucca dal punto di vista turistico - commenta il sindaco, Alessandro Tambellini – ci leggo la voglia di riscatto di una città intera, che nell’affermarsi agli occhi del mondo ritrova e rilancia se stessa. Nel parlare di sviluppo turistico sostenibile, oggi, abbiamo la possibilità di creare un modello diffuso di turismo, che parta dal centro storico e si allarghi a tutto il territorio comunale e viceversa, in un sistema integrato che diventi un modello di sviluppo economico del territorio stesso. Penso alle risorse ambientali, paesaggistiche e naturalistiche, a partire dal patrimonio rappresentato dal fiume; alla stratificazione architettonica e urbanistica, che trova ancora esempi meravigliosi; alla campagna costruita dall’uomo e ai luoghi della memoria, sia essa memoria storica o del lavoro; alle bellezze artistiche che costellano l’intero territorio lucchese e che fanno da cassa di risonanza a quel piccolo grande museo a cielo aperto che è il nostro centro storico”.

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dietro un sorriso, una storia

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