ARENA Arena Lifestyle - supplemento del settimanale on line Commodity World Weekly - Anno I II n.. 31 11 /2017 registr. al Tribunale di Pavia n. 673 dell’11/5/2007
LIFESTYLE
foto fornita da Jean-Marc Lemaitre
Rivista mensile web a distribuzione gratuita, supplemento di Commodity World weekly. Prodotta e diretta da Katia Ferri Melzi d’Eril www.katiaferri.com
WEB MAGAZINE ANNO III N.31 novembre 2017
Jean-Marc Lemaitre lo scienziato che ci farà tornare ^
GIOVANI KATIA FERRI MELZI D’ERIL
EDITORIALE di Katia Ferri Melzi d’Eril
S
e temete di confessare che avete paura di invecchiare, tema chiave di questo numero, non abbiate paura. E’ una cosa comune e non solo al genere femminile, si chiama ritifobia: la paura di accumulare le rughe. Negli ultimi anni sono venute fuori varie fobie, di tipo talmente nuovo, che questa vi sembrerà addirittura preistorica. Le paure che possono colpire ognuno di noi sono varie: la paura dei ragni, degli insetti, dell’altezza, del buio…Ma quando questa paura diventa immotivata siamo in presenza di una vera e propria fobia e nei casi più gravi di una patologia.. Le più comuni in assoluto sono l’ofidiofobia (la paura dei serpenti ma anche delle innocue lucertole che si arrampicano sul terrazzo di casa), la glossofobia (la paura di parlare in pubblico), l’aracnofobia (la paura dei ragni). Va ricordata anche l’alectorofobia, cioè la paura, piuttosto rara, di pollame, piccioni, passerotti e galline che si è sviluppata soprattutto dopo i casi di aviaria. E’ ancora molto forte la claustrofobia (la paura di restare chiusi in ascensori e montacarichi). Ma ecco che arriva la biofobia, una paura vecchia come il mondo ma con un nuovo significato: se prima si temevano principalmente le epidemie come la peste e il tetano, oggi ci spaventano di più tsunami, uragani e il buco dell’ozono. Invece, nel mondo di oggi, dove la bellezza e l’apparire sono molto importanti, è molto diffusa la quasimodofobia: la parola deriva dal nome del campanaro gobbo di Notre-Dame e indica un’attenzione eccessiva per il proprio aspetto fisico. Il terrore di apparire brutti può spingere l’interessato a rivolgersi troppo spesso al chirurgo plastico. Quando il 1 novembre del 1993 è stata fondata l’Unione Europea, nessuno avrebbe mai pensato che questa sarebbe stata l’oggetto di una paura ingiustificata, l’ eurofobia. Molti degli abitanti dei Paesi aderenti provarono senso di perdita di identità e gelosia nel dover condividere qualcosa con altri Stati. Adesso la chiamiamo più brevemente Brexit. Da non confondere con paura nei confronti di un intero popolo, come per cla hi soffre di sinofobia, intesa come sentimento di avversione nei confronti del popolo e della cultura cinese, oppure di islamofobia, in questo caso nei confronti del popolo islamico. L’ 11 settembre del 2001 è nata una fobia tutta nuova, di cui molti di noi sono ancora affetti, la qa’idafobia, la paura di rimanere vittime di attentati terroristici di Al-Qaeda, presto sostituita dalla isisfobia. Ma siamo un po’ tutti , nel nostro mondo ormai super tecnologico, affetti dalla cyberfobia: la paura del computer, del tablet, del cellulare troppo sbirciato, per contare i like sui social.
In alto, il grande ritorno dell’animal design e della texture animalier per l’autunno inverno 2017-18. Qui sopra, l’evoluzione dei cellulari, oggetti del desiderio che possono però indurre una reazione contraria, la cyberfobia.
ARENA LIFESTYLE anno II° n. 31, novembre 2017 -Editore e Direttore responsabile: Katia Ferri Melzi d’Eril Supplemento gratuito mensile del settimanale web Commodity World Weelkly - Registr. Tribunale di Pavia n.673 17/5/2007 Redazione: Villa Melzi d’Eril, via Colombarone 13, Belgioioso PV - Italia Contributors di questo numero: Sebastiano Calà, Valeria Frattini, Vittoria Risetti Contatti: katiaferri@hotmail.com, Facebook: Katia Ferri Melzi d’Eril - Tutti i diritti riservati
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SOMMARIO 4/ EDITORIALE di Katia Ferri Melzi d’Eril
NOVEMBRE 2017
5/ SOMMARIO NOVEMBRE 2017
34-35 /MUSICA- LIBRI Le novità del mese
6-7/ WEEK END Quando lo street food fa spettacolo
36-37 /CAPODANNO AL NORD Elegante Stoccolma
8-13/ OMNIBUS MOSTRE AUTUNNO 2017
38-41 / CAPODANNO AL CALDO Piace esotico ed ecogreen
14-15/FOCUS MOSTRE Il Rinascimento a Firenze
42-43 / CAPODANNO A EST Sofia, il ponte tra Europa e Islam
16-25/ COVER STORY TORNARE GIOVANI, LA RICERCA
44-45/ WINE, FOOD Il master sullo champagne. Feste, attenti all’import
26-29/ COVER STORY FATEVI CURARE DA UN ROBOT
46-49/FASHION ‘Animal fever’ su capi e accessori A/I 2017-18 50-51/ BUON COMPLEANNO CALVIN KLEIN
30-31 /GREY POWER LA CARICA DEGLI OVER 50, 60, 70
52-53/ STRENNE & IDEE PER LE FESTE Il bello del fuoco
32-33/ CINEMA Johnny Depp e il mistero sul treno
54/AGENT PROVOCATEUR 5
Arena Lifestyle 11/17- TREND: Street food, che show
STREET FOOD, ORA DIVENTA UNO SHOW
Nella foto grande, un piatto di pasta alla boscaiola con funghi, piselli, pomodoro, pancetta. A sinistra, S.A.R. Emanuele Filiberto di Savoia su uno dei suoi food truck “Prince of Venice” che distribuisce street food realizzato con i prodotti delle sue fattorie e delle aziende del network “Eccellenze di Casa Savoia”. A fianco, il food truck di Masterchef in una piazza di Parigi, che serve i piatti mostrati nello show tv.
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ppassionati di street food, attenzione: adesso, prima di mangiare un panino, arrotolare uno spaghetto o incrociare le bacchette nel riso, arriva lo show. E ci potrebbe scappare il selfie con un Principe come Emanuele Filiberto di Savoia. Oppure uno chef stellatissimo come Jamie Olivier. Il cibo di qualità non si trova solo nei grandi ristoranti, ma anche all’angolo di una città, su un veicolo opportunamente modificato per diventare una cucina professionale o domestica a quattro stelle. Il fenomeno è talmente in ascesa e gradito al pubblico che ormai anche in Italia si tiene uno Street Food Truck Festival, itinerante in varie città, con larghissimo seguito. L’edizione 2017 ha fatto tappa a Trento, Forlì, Milano, Perugia, Bassano del Grappa, Prato dove si terrà in questi primi giorni di Novembre. Intanto A Los Angeles spopola la pasta fatta a mano da street food. A servirla, in rare occasioni per la gioia dei suoi followers, le ‘regali’ mani di Emanuele Filiberto di Savoia, che è già stato incoronato principe della pasta a portar via di Los Angeles. Il suo truck azzurro è diventato un’attrazione per i cittadini del-
la città degli angeli, che oltre alla blasonata presenza sembrano apprezzare anche le altre creazioni artigianali di Savoia e soci, deliziando il palato con mezze maniche, orecchiette, tortellini, ravioli e tanto altro griffati ‘Prince of Venice’. ‘’Agli americani piace mangiare in strada, soprattutto a pranzo. Io offro un prodotto di qualità che non ha nulla da invidiare ai locali italiani di Los Angeles’’. Emanuele Filiberto utilizza l’olio delle sue fattorie, i pomodori pelati made in Italy e vari ingredienti provenienti dalle aziende associate al network “Eccellenze di Casa Savoia” dopo attenta selezione. Il food truck, battezzato Prince of Venice, ha il colore azzurro della dinastia Savoia. A seguire i fornelli, quando viaggia in tutto il mondo per seguire le opere benefiche dell’Ordine dinastico di San Maurizio e Lazzaro, Emanuele Filiberto ha scelto lo chef Mirko Paderno. L’idea del Principe, che ha lanciato questo progetto da qualche tempo, è stata subito copiata da Rossano Rubicondi, ex naufrago dell’Isola dei Famosi ed ex marito di Ivana Trump, che presto
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Street food, che show TREND - Arena Lifestyle 11/2017
aprirà un ristorante con camion cucina da street food, dotato anche di forno a West Palm Beach in Florida, poco distante da Mar a Lago dove Donald Trump, ex marito della sua ex moglie Ivana, ha il suo resort di lusso. Solo prodotti italiani e di prima qualità caratterizzeranno la cucina del ristorante di Rubicondi che non ha escluso anche una serie di servizi, per esempio consegnare a domicilio una pizza appena sfornata. Le prenotazioni non mancano, nemmeno quella di Donald Trump. Tra i pionieri di questo nuovo trend, poteva forse mancare il team di Masterchef? Assolutamente no. Il furgoncino con il mitico logo dello show televisivo, con chef a bordo pronto a realizzare leccornie impensabili sul marciapiede, ha stazionato in moltissime città, per esempio in Rue St. Lazare a Parigi. Dall’altra parte dell’Oceano c’è invece Jamie Oliver – noto chef e personaggio televisivo amatissimo in tutto il mondo – che ha invece lavorato fianco a fianco con Jaguar Land Rover per realizzare una supercucina su quattro ruote, mettendo in luce la versatilità della Land Rover Discovery, uno dei mezzi più utilizzati da chi amai il tempo libero, la caccia, i safari, le escursioni su terreni impervi, savane, deserti e coste amenissime dove non si incontrano facilmente gli umani e ancor meno i ristoranti. Il SUV creato con l’aiuto di Jamie è dotato di una completa attrezzatura da cucina, che comprende anche slow cooker, barbecue, gelatiera, oliera e zangola, per fare il burro in movimento. La divisione Special Vehicle Operations (SVO) di Jaguar Land Rover ha collaborato alla realizzazione dell’idea di Jamie, da sempre cliente e fan di Land Rover. Lo chef ha provato il nuovo mezzo nella sua fattoria dell’Essex nello scorso mese di agosto.
Il risultato è sbalorditivo, se si pensa che la sua è l’unica Discovery al mondo equipaggiata anche con un rapidissimo tostapane nella consolle centrale, mentre il girarrosto è pilotato dalla presa di forza. Non mancano altre caratteristiche ingegnose, per esempio una pentola slow cooker posta vicino al motore, una macchina per fare la pasta fresca, un piano di cottura a gas ed un piano di lavoro/da pranzo estraibile. Volendo, si può andare in giro portandosi appresso un orto di erbe aromatiche fresche ed un portaspezie ai finestrini posteriori. La crescita dello street vending ha ovviamente fatto esplodere il mercato dei fornitori di mezzi opportunamente modificati. UP Design, centro stile specializzato nel design industriale in Italia e nel Mondo, offre a imprenditori, aziende, operatori in franchising e allestitori estrema flessibilità e libertà nella realizzazione di allestimenti bespoke su Ape Piaggio. La loro innovativa piattaforma che permette al committente di acquistare un modulo componibile per l’allestimento personalizzato di veicoli operanti nei settori street food, retail e fashion. Si tratta insomma di un vero e proprio kit di montaggio, ordinabile con o senza veicolo è pensato e realizzato per essere spedito in tutto il mondo e assemblato anche in officine terze grazie a istruzioni precise e dettagliate.Eccellenza nei materiali, flessibilità dimensionale, velocità costruttiva e leggerezza sono i punti di forza del sistema di Up design. Pannelli stratificati o in alluminio alveolare, elementi di meccanica di precisione, guide di scorrimento derivate dalla automazione industriale sono solo alcune delle soluzioni tecnologiche adottate, mentre la scelta dei materiali si è rivolta ad alluminio, ferro e legno per garantire la completa riciclabilità.Insomma, dietro un hamburger su strada, c’è molto più di quanto si pensi.
SAPORI DI CAFFE’ Una giornata dedicata al caffè, alle caratteristiche della materia prima, alla sua lavorazione dal chicco al consumo si è tenuta alla Scuola di Cucina Sale& Pepe in Piazza Diaz 5 a Milano, offerta da Delonghi, produttrice di macchine per il caffè espresso conosciute e apprezzate dal grande pubblico. Hanno partecipato Gabriella Baiguera, esperta di caffè, che introdotto gli ospiti nel mondo profumato del caffè, illustrando ogni fase della produzione dal chicco alla pianta, fino al raccolto, il trasporto, la tostatura, la macinatura e il consumo, nella sua accezione più modera. La Torrefazione Caffè Alberto ha accompagnato i ‘caffenauti’ nella degustazione di due tipologie cru di grande livello. Infine lo chef Matteo Schibilia ha realizzato uno strabiliante rotolo di coniglio accompagnato da una salsa insolita e gustosa al caffè. Matteo Scibilia lavora a Ornago dove ha aperto l’Osteria della Buona Condotta, un ambiente caldo e confortevole d’inverno e fresco d’estate, con un cortile popolato da alberi. Barese di nascita ma milanese da sempre, ha lavorato per molti anni nel settore alimentare. La sua cucina, per scelta, è del territorio, anche se ogni tanto spazia altrove. In carta ha la quiche di verdure e formaggio ma anche il granchio reale con avocado e wasabi, l’ossobuco, la trippa, il coniglio al caffè, tipico della zona, e, in stagione, gli asparagi rosa di Mezzago, la cotoletta superclassica, alta, cotta nel burro chiarifiato e il tradizionale risotto milanese al salto appoggiato su fonduta di bitto o di casera.
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In alto, Matteo Scibilia tra i fornelli con la nuova espresso De Longhi. Sotto, il coniglio al caffè appena impiattato.
Arena Lifestyle 11/17- OMNIBUS MOSTRE
Novembre 2017 Casalmaggiore
Città di Castello
GIUSEPPE DIOTTI (1779-1846) - FINO AL 28/1/2018 Fino al 28 gennaio 2018, a Casalmaggiore (CR), nel Museo Diotti, all’interno del palazzo ottocentesco che fu dimora e studio dell’artista si tiene la mostra dedicata a Giuseppe Diotti, protagonista della pittura tardo neoclassica, sensibile alle istanze del Purismo e interprete originale del Romanticismo storico. Alla mostra saranno presenti un centinaio di opere provenienti dai più importanti musei lombardi, come la Pinacoteca di Brera, il Museo Civico Ala Ponzone di Cremona, l’Accademia Carrara di Bergamo, i Musei Civici di Brescia, i Musei Civici di Pavia, il Museo Civico di Lodi. L’obiettivo principale del percorso espositivo per tematiche è ricostruire con precisione l’intera vicenda biografica dell’artista. Una specifica sezione approfondirà il tema dantesco di “Ugolino nella torre”, in un confronto fra le diverse versioni del Diotti e quelle di artisti contemporanei, come Palagi, Sabatelli, Massacra, sul crinale fra Neoclassismo e Romanticismo. Sarà allestita nella più ampia sala del Palazzo Diotti una collezione d’arte che di dipinti e oggetti d’arte formata nei decenni trascorsi a Bergamo. A chiudere il percorso ci sarà una sezione documentaria sulla fortuna dell’artista nella sua epoca, con stampe di traduzione, libri e periodici. Il percorso a Casalmaggiore condurrà all’interno del Palazzo Municipale, nella chiesa di Santo Stefano, nel Palazzo Favagrossa e nel villino Diotti di Rivarolo del Re; quello lombardo, toccherà le località in cui Diotti operò nel corso della sua vita, lungo l’asse Casalmaggiore-Cremona-Bergamo, con appendici a Lodi, nelle valli bergamasche, sul lago d’Iseo e a Brescia.
LE TRAME DI GIORGIONE - FINO AL 4 /£/2018 Fino al 4 marzo 2018 si terrà a Castelfranco Veneto (TV), presso gli ambienti del Museo Casa Giorgione, la mostra “Le trame di Giorgione” il cui punto di partenza sarà la “Pala di Castelfranco”, capolavoro primo di Giorgione. “Le trame di Giorgione” si presenta come una mostra affascinante e coinvolgente, ricchissima di capolavori, di storia dell’arte e di storia del tessuto, fino ad arrivare a comporre una originale storia del costume. L’intera mostra fa volutamente riferimento al solo territorio della Serenissima che, all’epoca, estendeva il suo dominio tra l’Egeo e la Lombardia orientale. Accanto ai ritratti, come in tutte le sezioni della mostra, è possibile ammirare preziosi esemplari di tessuti d’epoca. Anche nel nucleo successivo dedicato al Seicento, il lusso si pone come fattore di distinzione identificato dall’impiego di materiali e di manifatture di grande pregio e di altissimo costo. L’ultimo nucleo a raccontare la storia della manifattura tessile veneziana, in un percorso ancora una volta sviluppato tra arte e raffinato artigianato, è quello dedicato al ‘700. Qui, ancora accanto ai ritratti, viene esibita la prestigiosa collezione tessile settecentesca del Duomo di Castelfranco, insieme con abiti, corpetti, guanti e borsette dell’epoca, provenienti da Palazzo Mocenigo a Venezia.Usciti dal Museo, il percorso raggiunge i “luoghi di Giorgione” nell’antico centro cittadino: il Duomo, la Torre Civica, lo Studiolo di Vicolo dei Vetri, la Casa Costanzo, la Casa Barbarella.
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OMNIBUS MOSTRE -Arena Lifestyle 11/17
L’ADORAZIONE DEI PASTORI DI PERUGINO Il capolavoro per Milano 2017 sarà “l’Adorazione dei pastori del Perugino”, una tavola di grandi dimensioni proveniente dalla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, ospitato fino al 28 gennaio 2018, al Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano. L’opera è il capolavoro indiscusso della maturità di Pietro Vannucci, detto il Perugino e fa parte di un polittico eseguito per la chiesa di sant’Agostino a Perugia, su commissione dei frati agostiniani nel 1502. Si trattava infatti di una grandiosa pala d’altare, a più scomparti e su più registri, che doveva essere alta più di otto metri e che era formata da oltre trenta tavole. Il progetto di allestimento, curato dall’arch. Alessandro Colombo dello Studio Cerri & Associati, cercherà di suggerire lo spazio architettonico a cui era destinata l’opera e di rievocare il grandioso polittico di cui era parte.
Catania
Pistoia
FINO AL 20/5/ 2018
DA GIOTTO A DE CHIRICO - I TESORI NASCOSTI Fino al 20 maggio 2018 il Castello Ursino di Catania ospita “Da Giotto a de Chirico - I Tesori nascosti”. La mostra, a cura di Vittorio Sgarbi, è un progetto di Contemplazioni e offre al visitatore un’ampia panoramica sui soggetti affrontati dagli artisti, da quello sacro alle raffigurazioni allegoriche e mitologiche, dal genere del ritratto a quelli del paesaggio e della natura morta. L’obiettivo di questa grande esposizione è raccontare attraverso preziosi tesori “nascosti” lo svolgimento della storia dell’arte italiana, da Giotto a Giorgio de Chirico. La mostra nasce dal desiderio di illustrare, attraverso una ragionata selezione, il Tesoro d’Italia “nascosto e protetto” nelle più importanti raccolte private italiane in un arco temporale di oltre sette secoli, dalla fine del Duecento alla metà del Novecento. La mostra. La “Madonna” di Giotto e due teste muliebri marmoree, prime sculture “italiane” riferite a un maestro federiciano della metà del Duecento, aprono la straordinaria galleria, dove sono raccolti molti altri capolavori e tante altre opere della pittura del Settecento. Si tratta, di una mostra di particolare interesse, per diverse ragioni. Innanzitutto, perché mette insieme capolavori di alcuni dei più grandi artisti in assoluto (Giotto, Caravaggio, Ribera, soltanto per ricordarne alcuni), opere difficilmente accessibili perché provenienti da collezioni private, e così tutte insieme e secondo perché tutti, cittadini e turisti (presenti in città sino alla prossima tarda primavera), avranno modo di poter godere di un numero così rilevante di opere, circa 150.
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FINO AL 7/1/ 2018
ATTORNO ALL’OPERA Fino al 07 gennaio 2018 al Museo Civico di Pistoia, nel trecentesco Palazzo Comunale in Piazza del Duomo, varrà inaugurata la mostra “Attorno all’opera: la presentazione di Gesù al Tempio di Anton Domenico Gabbiani. Il progetto espositivo costituisce l’occasione per promuovere, nell’anno in cui Pistoia è Capitale Italiana della Cultura, la conoscenza dell’arte seicentesca e settecentesca, ampiamente presente nella città toscana. L’esposizione, curata da Riccardo Spinelli, facendo perno sul capolavoro del Gabbiani, mira a valorizzare l’importanza della cultura tardo-barocca fiorentina e romana a Pistoia. In mostra anche un’opera del napoletano Jacopo Del Po, Riposo durante la fuga in Egitto (1675 – 1676) e due pale della chiesa delle benedettine, restaurate per l’occasione: Nascita della Vergine (1712) di Alessandro Gherardini e l’Annunciazione (1710 – 1716) di Benedetto Luti, allievo di Gabbiani.
Arena Lifestyle 11 /17- OMNIBUS MOSTRE
ROMA : MONET. CAPOLAVORI DAL MUSÉE MARMOTTAN MONET DI PARIGI Fino all’11 febbraio 2018 si terrà a Roma l’esposizione, curata da Marianne Mathieu che presenta circa sessanta opere del padre dell’Impressionismo. Si tratta di opere provenienti dal Musée Marmottan Monet - che nel 2016 ha festeggiato gli 80 anni di vita - testimonianza del suo percorso artistico, ma soprattutto dell’artista medesimo. Si tratta infatti delle opere che Monet conservava nella sua ultima dimora di Giverny e che il figlio Michel donò al museo. Dai primissimi lavori, le celebri caricature della fine degli anni 50 dell’800, attraverso i paesaggi rurali e urbani di Londra, Parigi, Vétheuil, Pourville, ai ritratti dei figli, alle tele dedicate agli amati fiori del suo giardino (rose, glicini, agapanti) fino alla inquietante modernità dei salici piangenti, del viale delle rose o del ponticello giapponese, per arrivare alle monumentali Ninfee e Glicini.
Catania
FINO AL 18/2/2017
Roma
FINO AL 17/12/2017
VIVIAN MAIER. UNA FOTOGRAFA RITROVATA
DA IO A NOI. LA CITTÀ SENZA CONFINI
Fino al18 febbraio 2018 dopo il classicismo di Chagall e l’arte psichedelica di Escher, Catania ospita un’artista che con la sua fotografia ha conquistato il mondo: Vivian Maier. Gli spazi espositivi della Fondazione Puglisi Cosentino ospiteranno una delle più complete rassegne dedicate alla grande fotografa statunitense: con oltre 120 fotografie in bianco e nero realizzate tra gli anni Cinquanta e Sessanta, una selezione di immagini a colori scattate negli anni Settanta e alcuni filmati in super 8. Vivian Maier. Vivian Mayer realizzò un enorme numero di immagini potenti, di grande bellezza senza mai mostrarle a nessuno, ha tentato di conservarle per molto tempo come il bene più prezioso. Attraverso scorci e scene di New York e Chicago (città in cui visse la Maier), ma anche istantanee di piccoli dettagli, particolari e imperfezioni il grande pubblico ha così la possibilità di conoscere il carattere discreto seppur deciso e intransigente di un’artista unica. Tra i suoi soggetti prediletti anche bambini e anziani; fugaci momenti di vita e di strada; città e abitanti in un momento di fervido cambiamento sociale e culturale.
Fino al 17 dicembre 2017 il Palazzo del Quirinale ospita per la prima volta una mostra d’arte contemporanea: “Da io a noi. La città senza confini”, ideata e promossa dalla Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del MiBACT, Direttore Generale Federica Galloni e dal Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, e curata da Anna Mattirolo. Allestite nella Galleria di Alessandro VII e nelle sale contigue, le opere di 22 artisti italiani e internazionali (residenti o spesso attivi nel nostro Paese) presentano la visione delle odierne metropoli – senza confini e senza centro – sottolineando le potenzialità che animano questi luoghi nella prospettiva contemporanea. Il progetto muove dalla riflessione sul concetto di “periferico”, utilizzando i diversi linguaggi dell’arte contemporanea (pittura, scultura, fotografia, video), per restituire una dimensione poetica di una società in trasformazione, seguendo le tracce lasciate dall’uomo sul territorio, le forme di paesaggio che l’azione umana genera, l’identità che il nuovo ambiente generato è in grado di trasmettere. Gli artisti utilizzano un doppio sguardo che oscilla dalla condizione individuale a quella collettiva. Le periferie diventano luoghi senza confini, labirintici e in continuo mutamento nelle quali le persone tratteggiano il loro difficoltoso percorso di conquista di una propria, a volte trasformata, identità.
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OMNIBUS MOSTRE - Arena Lifestyle 11/17
GIAN LORENZO BERNINI ALLA GALLERIA BORGHESE Dal 01 novembre 2017 al 04 febbraio 2018 a Roma, per celebrare i vent’anni dalla sua riapertura, la Galleria Borghese inaugurerà una grande mostra dedicata a Gian Lorenzo Bernini che si riallacci al discorso critico avviato con la mostra “Bernini scultore”, realizzata ormai vent’anni fa. La Villa, che contiene il nucleo più importante di marmi berniniani, è la sede ideale per considerare l’insieme della produzione dell’artista. Il tema conduttore della mostra è dunque la scena privilegiata della scultura alla Galleria Borghese di Gian Lorenzo Bernini. Le singole sezioni della mostra saranno affidate a specialisti che da tempo si occupano del grande artista o di particolari aspetti della sua carriera o ancora del ruolo da lui giocato all’interno del più ampio fenomeno del Barocco (Andrea Bacchi, Maria Giulia Barberini, Anna Coliva, Anne-Lise Desmas, Luigi Ficacci, Stefano Pierguidi).
Siena
Bologna
FINO AL 21/1 2018
AMBROGIO LORENZETTI
FINO AL 21/1 2018
DUCHAMP, MAGRITTE, DALÌ. RIVOLUZIONARI DEL ‘900
Fino all’11 febbraio 2018 “I rivoluzionari del ‘900” metterà in scena a Palazzo Albergati uno dei periodi più dirompenti di tutta la storia dell’arte, con nomi del calibro di Marcel Duchamp, Man Ray, René Magritte, Max Ernst, Francis Picabia, Kurt Schwitters, Salvador Dalì: il gotha dei due movimenti, completato dalla presenza del più “giovane” ma altrettanto eversivo Jackson Pollock. In mostra 180 quadri, sculture, fotografie, collage, readymade, più una serie di preziosi documenti, tutti provenienti dall’Israel Museum di Gerusalemme. Si tratta di una rara occasione per trovarsi a contatto con un numero incredibile di opere icona, come la “Gioconda con i baffi” di Duchamp o Le Chateau de Pyrenees di Magritte. Il percorso si articolerà in sezioni dedicate ai temi più cari a Surrealisti e Dada, come “Illusioni e paesaggi da sogno” o “Automatismo, biomorfismo e metamorfosi”, per scoprire le più inquietanti ibridazioni tra umano, organico e inorganico. “Meravigliose giustapposizioni” sorprenderà con fotomontaggi, collage e spiazzanti assemblaggi di oggetti, mentre “Desiderio” esplorerà il mito della donna nelle sue declinazioni più oscure, tra cui il celebre Le rêve de Vénus di Dalì. Si tratta di una collezione fuori dal normale per gran parte dei pezzi in mostra per Duchamp, Magritte, Dalì.
Fino al 21 gennaio 2018 a Siena, presso il Santa Maria della Scala, sarà allestita la mostra dal titolo “Ambrogio Lorenzetti”. L’esposizione, promossa e finanziata dal Comune di Siena, gode dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e del patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e della Regione Toscana. Viene considerato come l’evento più importante dell’anno tra le esposizioni organizzate non solo a Siena ma anche in Italia. La mostra rappresenta in realtà il culmine di un progetto scandito “in più tappe”, avviato nel 2015 con l’iniziativa “Dentro il restauro”. Si pensi che su Ambrogio Lorenzetti non esiste una moderna e affidabile monografia scientifica. La mostra, preceduta da un’intensa attività di ricerca e dalle importanti campagne di restauro, è l’occasione per ricostruire la sua straordinaria attività. Una tale iniziativa è possibile soltanto nella città di Siena, che conserva all’incirca il settanta per cento delle opere oggi conosciute del pittore. Ma la mostra - grazie a una serie di richieste di prestito molto mirate (saranno esposte tra le altre opere provenienti dal Louvre, dal National Gallery, dalle Gallerie degli Uffizi, dai Musei Vaticani, dallo Städel Museum di Francoforte, dal Yale University Art Gallery) - ambisce a reintegrare pressoché interamente la vicenda artistica di Ambrogio Lorenzetti, facendo nuovamente convergere a Siena dei dipinti che in larghissima parte furono prodotti proprio per cittadini senesi e per chiese della città.
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Arena Lifestyle 11/17- OMNIBUS MOSTRE
BROCANTAGE, A NOVEGRO DAL 12 AL 15 DICEMBRE Ad arricchire le proposte natalizie ci pensa il Brocantage di Novegro con un parterre quanto mai interessante di tutto quanto attiene al collezionismo, all’oggettistica e agli arredi di antiquariato. Sono più di 160 gli espositori che partecipano all’imminente edizione in programma nei giorni 11-12-13 dicembre p.v. Le loro proposte costituiscono un’ indubbia attrazione per quanti vogliono attribuire al loro regalo un valore non solo economico ma anche di grande significato artistico ed affettivo. Se poi la gratificazione è personale, rivolta ad arricchire una propria collezione o l’arredamento della propria casa, il Brocantage costituisce una risorsa sempre prodiga di curiosità.
Milano
Roma
FINO AL18/2/2018
FINO AL 30/11/2017
TOULOUSE-LAUTREC. IL MONDO FUGGEVOLE
LA GALLERIA E IL SUO DOPPIO
Fino al 18 febbraio 2018, Palazzo Reale di Milano celebrerà Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901) con una grande mostra monografica che ne evidenzierà l’intero percorso artistico e i tratti di straordinaria modernità. La mostra è promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, dal Palazzo Reale, da Giunti Arte Mostre Musei e da Electa, con il Musée Toulouse-Lautrec di Albi el’Institut national d’histoire de l’art (INHA) di Parigi. Il progetto espositivo, articolato in sezioni tematiche, condurrà il visitatore a comprendere il fascino e l’importanza artistica del pittore bohémien che, senza aderire mai a una scuola, seppe costruire un nuovo e provocatorio realismo, sintesi estrema di forma, colore e movimento. L’evoluzione stilistica dell’autore verrà delineata in tutte le sue fasi di maturazione, dalla pittura alla grafica, con particolare riguardo per la sua profonda conoscenza delle stampe giapponesi e per la passione verso la fotografia. In mostra saranno esposte oltre 250 opere di Toulouse-Lautrec, con ben 35 dipinti, oltre a litografie, acqueforti e la serie completa di tutti i 22 manifesti realizzati dall’artista ‘maledetto’ provenienti dal Musée Toulouse-Lautrec di Albi e da importanti musei e collezioni internazionali come la Tate Modern di Londra, la National Gallery of Art di Washington.
Il Polo Museale del Lazio, diretto da Edith Gabrielli, presenta presso la Galleria Spada l’iniziativa “La Galleria e il suo doppio”: due opere di Philippe Casanova dedicate alla Galleria Spada. L’appuntamento evidenzia la suggestione esercitata dalla celebre galleria barocca sulla pittura dell’artista francese Philippe Casanova, il quale, in una sorta di gioco di specchi, riproduce la vera e propria Galleria lunga del cardinal Bernardino Spada, ovvero quella “ala nova” aggiunta nella prima metà del Seicento al grande palazzo cinquecentesco per conservarvi l’importante collezione d’arte di famiglia. Ormai da anni impegnato in una sua personale cronaca pittorica contemporanea che ha attraversato i più eminenti spazi sacri e profani del Barocco romano, Philippe Casanova misura qui spazio e opere della Terza Sala, invitando a sua volta il visitatore a scoprire la Galleria e i suoi due “doppi”. L’invito a confrontare lo spazio vero e quello dipinto costringe l’osservatore ad uno sguardo insistito su opere e arredi della collezione. L’iniziativa affianca quella attualmente dedicata al prestito della Natività di Dumont le Romain dal Museo di Chantilly, gettando un ponte tra l’arte antica e la sua rappresentazione contemporanea.
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OMNIBUS MOSTRE - Arena Lifestyle 11/17
TRA SIMBOLISMO E LIBERTY: ACHILLE CALZI Fino al 18 febbraio 2018 a Faenza (RA), presso il Museo Internazionale delle Ceramiche, si terrà la mostra “Tra Simbolismo e Liberty: Achille Calzi”. L’esposizione rappresenta il punto di arrivo di un importante lavoro antologico, mai prima condotto, su un artista cardine della storia culturale e della produzione simbolista e liberty del nostro paese. La mostra è la prima di un percorso che il MIC ha intrapreso per attribuire il giusto riconoscimento a livello nazionale, a maestri – tutti di nascita faentina – come Giovanni Guerrini, Pietro Melandri, Anselmo Bucci, Domenico Rambelli – sottolinea la direttrice del MIC, Claudia Casali.
Pavia
Napoli
FINO AL 3/12/2017
FINO AL 10/11/2017
LONGOBARDI, UN POPOLO CHE CAMBIA
DALLE AVANGUARDIE ALLA PERESTROJKA
Al Castello Visconteo di Pavia n grande evento internazionale che ha già portato in città più di 100 mila visitatori. Nord e Sud Italia sono uniti per la più importante mostra mai realizzata sui Longobardi. Una mostra epocale, punto di arrivo di oltre 15 anni di nuove indagini archeologiche, epigrafiche e storico-politiche su siti e necropoli altomedievali. La mostra sarà in tournee fino al 3 dicembre 2017 al Castello Visconteo di Pavia, dal 21 dicembre 2017 al MANN di Napoli e poi ad aprile 2018 volerà al Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo. Sono oltre 300 le opere esposte, più di 80 i musei e gli enti prestatori, oltre 50 gli studiosi coinvolti nelle ricerche, 32 i siti e i centri longobardi rappresentati in mostra, 58 i corredi funerari esposti integralmente e17 i video originali e le installazioni multimediali.
Dal 03 Novembre 2017 al 10 Novembre 2017 si terrà la mostra, promossa dalla Città di San Pietroburgo e dal Consolato Onorario della Federazione Russa in Napoli. “Dalle Avanguardie alla Perestrojka” viene presentata in occasione di due rilevanti ricorrenze storiche: 240 anni fa fu stipulato il primo accordo di scambi diplomatici e culturali tra Caterina la Grande Imperatrice di Russia e Ferdinando di Borbone Re delle Due Sicilie; inoltre, quest’anno, si ricordano i 100 anni della Rivoluzione russa. Il Museo del Novecento a Napoli accoglie gli artisti di San Pietroburgo con un nucleo di 128 opere e offre l’opportunità di scoprire un aspetto ancora sconosciuto dell’arte russa. Negli ambulacri del Castello, il percorso espositivo descrive la produzione artistica di San temi, stili e generazioni artistiche: dalle conquiste delle avanguardie russe e le influenze della modernità all’emergere delle tradizioni locali, passando per il socialismo reale fino ai fenomeni artistici del periodo della perestrojka e alle ricerche contemporanee. Dipinti a olio, acquerelli e disegni offrono una visione completa delle varie scuole, tendenze e correnti artistiche che si sono susseguite nella città russa. Un vero tesoro di stimoli visivi, un panorama della produzione artistica di una città colta ed elegante, che ha da sempre rappresentato il collegamento principale tra la Russia e l’arte delle capitali europee.
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Arena Lifestyle 11/17- FOCUS MOSTRE /Il ‘500 a Firenze
L’ESSENZA DEL ‘500 A PALAZZO STROZZI
A Palazzo Strozzi a Firenze una raffinatissima riunione di 70 capolavori assoluti, realizzati da 41 maestri, di cui 17 restaurati appositamente per questa mostra.
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utunno fiorentino nobilitato da una grande mostra, raffinata e colta sul Rinascimento, il fiore all’occhiello della città, della Toscana e dell’Italia intera.
Fino al 21 gennaio 2018 una mostra-evento irripetibile, ultimo atto della trilogia sulla “maniera” di Palazzo Strozzi (dopo quella su Bronzino nel 2010, Pontormo e Rosso Fiorentino nel 2014), che vede riuniti per la prima volta capolavori assoluti di Michelangelo, Andrea del Sarto, Rosso Fiorentino, Bronzino, Giorgio Vasari, Santi di Tito, Giambologna, provenienti dall’Italia e dall’estero. 41 artisti esposti con 70 opere, di cui 17 restaurate per l’occasione con un costo di più di 350mila euro: una mostra che lascia a Firenze, all’Italia e al mondo un patrimonio artistico migliorato, a cura di Friends of Florence e Banca Federico Del Vecchio. “Il Cinquecento a Firenze” è veramente una straordinaria esposizione, dedicata all’arte del secondo Cinquecento nel capoluogo toscano, che mette in dialogo opere di artisti come Michelangelo, 14
Andrea del Sarto, Rosso Fiorentino, Pontormo, Bronzino, Giorgio Vasari, Santi di Tito, Giambologna. Ultimo atto d’una trilogia di mostre di Palazzo Strozzi create da Carlo Falciani e Antonio Natali, iniziata con Bronzino nel 2010 e Pontormo e Rosso Fiorentino nel 2014, la rassegna celebra una eccezionale epoca culturale e di estro intellettuale, la seconda metà del Cinquecento a Firenze, in un confronto serrato tra “maniera moderna” e controriforma, tra sacro e profano: una stagione unica per la storia dell’arte a Firenze, segnata dal concilio di Trento e dalla figura di Francesco I de’ Medici, uno dei più geniali rappresentanti del mecenatismo di corte in Europa. La mostra comprende oltre settanta tra dipinti e sculture, espressione della temperie culturale di quel tempo. Lungo le sale di Palazzo Strozzi si troveranno a dialogare, in un percorso cronologico e tematico allo stesso tempo, opere sacre e profane dei grandi maestri del secolo come Michelangelo, Pontormo e Rosso Fiorentino, ma anche di pittori quali Giorgio Vasari, Jacopo Zucchi, Giovanni
Il 500’ a Firenze/ FOCUS MOSTRE Arena Lifestyle 11/17
Stradano, Girolamo Macchietti, Mirabello Cavalori e Santi di Tito e scultori come Giambologna, Bartolomeo Ammannati e Vincenzo Danti, solo per nominare alcuni di coloro che furono coinvolti nelle imprese dello Studiolo, della Tribuna e nella decorazione delle chiese fiorentine secondo le indicazioni conciliari. Artisti capaci di giocare su più registri espressivi mediando la propria formazione, avvenuta sui grandi maestri d’inizio secolo, con le istanze di un mondo che affrontava un complesso cambiamento verso l’età che sarebbe stata di Galileo Galilei, aperta a una nuova visione sia della natura sia dell’espressione artistica di respiro europeo. Fondamentale la rete di collaborazioni creata sia con musei e istituzioni del territorio che a livello internazionale, e l’importante campagna di restauri condotta in occasione dell’esposizione: diciassette sono stati gli interventi, a cominciare da quello alla cappella Capponi in Santa Felicita, reso possibile grazie al contributo di Friends of Florence, che ha interessato l’intero preziosissimo ambiente. Ben dieci pale d’altare di imponenti dimensioni e una scultura di Michelangelo sono inoltre state sottoposte a restauro: un’ottima opportunità per le opere che necessitavano da tempo di interventi lunghi e complessi. La mostra è prodotta e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi con Arcidiocesi di Firenze, Direzione Centrale per l’Amministrazione del Fondo Edifici di Culto-Ministero dell’Interno, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e per le province di Pistoia e Prato, con il supporto di Comune di Firenze, Camera di Commercio di Firenze, Associazione Partners Palazzo Strozzi e Regione Toscana, e con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze. Main sponsor della mostra è il Gruppo Unipol.
Il prezioso abitino trovato in Groenlandia
Il complesso lavoro di catalogazione e di studio delle collezioni di perle del Museo del Vetro di Murano, condotto per la Fondazione Musei Civici di Venezia da Augusto Panini, tra i massimi esperti sull’argomento, ha portato alcuni mesi fa alla pubblicazione del primo dettagliato catalogo e poi alla sorprendente mostra allestita negli spazi delle ex conterie del Museo lagunare, dall’8 dicembre 2017 al 15 aprile 2018. Un mondo unico quello delle perle di vetro: oggetti decorativi ma anche preziosa merce di scambio esportata in grande quantità nel XIX secolo verso le colonie dell’Africa Occidentale, dell’India e delle Americhe. Monili tanto ricercati e ambiti, in cambio di perle di vetro i nativi d’America accettarono di cedere il territorio che oggi conosciamo come Manhattan. Venezia inizia la sua produzione verso il XIV secolo e una delle prime tecniche impiegate fu quella a speo: utilizzando una piccola quantità di vetro fuso e un ago di ferro (speo o spiedo) che si faceva girare al fuoco di un lume, si realizzava una perla forata. Ma la tecnica che divenne prevalente nei secoli successivi fu la fabbricazione delle perle a partire da bacchette o canne di vetro forate o massicce. Nella seconda metà del XV secolo viene messa a punto la molatura di perle da canna forata a più strati, con sezione a stella (perla rosetta), e solo verso il XVI secolo si riscopre e si affina la tecnica delle perle alla lucerna o a lume, La collezione del Museo del Vetro è costituita da 85 cartelle campionarie contenenti 14.182 perle, da tre pannelli di stoffa del 1863, dono della Società delle Fabbriche Unite contenenti 2015 perle e 266 mazzi di conterie, da 91 mazzi di perle a lume, di cui alcuni incompleti, da 8957 perle integre e 274 frammentate e 492 mazzi di conterie. Scomparso sin dal 1912 l’inventario redatto dall’abate Zanetti, solo ora si è riusciti a ricondurre molte di queste perle, mazzi e cartelle alle vetrerie attive a Venezia e Murano tra il 1820 e il 1890 .
TESSUTO E RICCHEZZA A FIRENZE NEL TRECENTO Sarà un prestito eccezionale ad aprire la mostra Tessuto e ricchezza a Firenze nel Trecento. Lana, seta, pittura che si terrà presso la Galleria dell’Accademia di Firenze dal 5 dicembre al 18 marzo 2018. Si tratta di un grazioso vestitino in lana prestato dal National Museum di Copenhagen, confezionato sulla metà del XIV secolo per una bambina e recuperato dagli archeologi in Groenlandia. Esso si pone idealmente alla fonte del gusto occidentale per l’abbigliamento e lo sviluppo del concetto di “moda”, ai giorni nostri uno dei motori fondamentali dell’economia del Paese. L’esposizione, ideata e curata dalla direttrice Cecilie Hollberg, mostrerà, infatti, l’importanza dell’arte tessile a Firenze nel Trecento, sia dal punto di vista economico che nel campo della produzione artistica e nei costumi della società del tempo. La piccola veste, che farà bella mostra ad inizio del percorso espositivo, proviene da scavi condotti nel 1921 a Herjolfnaes sulla costa orientale della Groenlandia, che portarono al rinvenimento di un cospicuo numero di costumi, databili per la maggior parte al Trecento. L’abitino era probabilmente confezionato per una bambina di tre anni.
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Arena Lifestyle 11/17- COVER STORY/ Tornare giovani
NON E’ UN MONDO PER VECCHI. PAROLA DI LEMAITRE &CO I nostri figli non moriranno, in media, a 84 anni, ma dopo i 100. Perchè conosceranno molto tardi le malattie infettive e molte patologie che oggi sono fra le sette cause di morte della specie umana. Per tutti (o quelli che potranno pagare, vedremo) ci sarà la rigenerazione degli organi, sostituibili come pezzi di ricambio. Vale a dire il massimo ringiovanimento possibile. Veder sparire le rughe o crescere i capelli è già un gioco da ragazzi...
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uando si incontrano scienziati del calibro di Jean-Marc Lemaitre e Aubrey De Grey, si comprende cosa potessero mai provare i potenti signori del Rinascimento, quando ascoltavano le idee dal vivo, dalle labbra un pioniere dell’innovazione e della ricerca come Leonardo da Vinci. A me è successo. E’ stato un momento indimenticabile.
La conferenza organizzata dal Concilio Europeo dell’Arte e dalla sua fondatrice Ingrid Brunazzi alla Maison d’Italie dell’ambasciata d’Italia, nel cuore della Citè Universitaire di Parigi, è stranamente affollata. Ma non perchè in questa data, 6 novembre 2017, si parla di Leonardo da Vinci, il Genio italiano di cui si parla sempre molto nella capitale francese, che ospita - fra disegni all’Institut de France e quadri al Louvre - il nucleo più consistente della sua produzione. Perchè si parla degli studi anatomici di Leonardo e di ‘segreto della vita’, quello che lui tanto cercava tra le viscere dei trapassati, così straordinariamente disegnate. E se ne parla con coloro che sul segreto della vita stanno lavorando da un po’, i biologi di fama mondiale Jean-Marc Lemaitre e Aubrey De Grey, i più straordinari innovatori su questo tema sempre molto dibattuto e molto seguito dal grande pubblico sono per la prima volta insieme a un convegno non scientifico, a parlare a tutti delle loro incredibili ricerche.
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Tornare giovani COVER STORY/ Arena Lifestyle 11/17
Da sinistra: la duchessa Ingrid Brunazzi, organizzatrice della conferenza “Leonard, le secret de la vie”. A fianco Emmanuel Gauvin dell’Association Francaise Transhumaniste, il prof. Aubrey de Grey, il prof. Jean Marc Lemaitre. Qui sopra, foto ricordo con De Grey.
AUBREY DE GREY, IL BIOCHIMICO DELL’IMMORTALITA’
Entro il 2050 potremmo aver già raggiunto le conoscenze scientifiche necessarie a conferire un prolungamento notevole della vita. È quanto sostiene il bio-chimico inglese Aubrey de Grey, trapiantato in California, un assoluto pioniere della scienza, tanto apprezzato quanto contestato. Non sappiamo se si sente un po’ come Leonardo da Vinci incompreso dagli uomini del suo tempo, quando se ne esce con domande che lasciano di stucco gli interlocutori. Per esempio “Lei vorrebbe sapere o no quando dovrà morire?” Oppure affermazioni del tipo:“La natura ha scelto la morte dell’individuo come strategia finalizzata alla sopravvivenza e l’evoluzione delle specie, costringendolo a continuare, prolungare se stesso tramite la riproduzione.“ Di sicuro, come il Genio che ci ha lasciato perfette illustrazioni tridimensionali del corpo umano, si liscia la lunghissima barba e procede dritto per la sua strada. L’azione terapeutica proposta da de Grey per ottenere ’ immortalità, consisterebbe nel riparare i danni dell’organismo. “Ma giocando d’anticipo. Solo in tal modo si può vivere molto a lungo.” Il Progetto SENS (Strategies for Engineered Negligible Senescence), fondato e diretto da Aubrey De Grey, si propone l’obiettivo di fornire tecniche sofisticate e trattamenti chimici mirati, capaci di contrastare ed arrestare l’azione devastatrice delle principali cause che innescano nell’organismo il processo di invecchiamento che conduce alla morte.Le cause dell’invecchiamento, ormai conosciute da oltre 20 anni, si riducono a sette. Rifiuti extracellulari, responsabili ad es. di malattie come il morbo di Alzheimer. Rifiuti intracellulari, responsabili ad esempio dell’arteriosclerosi. Terza causa: cellule morte che non vengono rimpiazzate. E poi cellule dannose che vengono accumulate, come ad esempio il grasso viscerale. Quinta causa, le mutazioni: dei cromosomi, responsabili dei tumori. O dei mitocondri, responsabili delle malattie mitocondriali. Infine, la settima causa: i legami reciproci extracellulari tra proteine, che sono responsabili, ad esempio, dell’irrigidimento delle pareti arteriose. “Le categorie delle cause di invecchiamento ad oggi identificate, sono queste; da oltre vent’anni, nonostante i grandi progressi della nostra capacità di analisi, non ne troviamo di nuove e questo ci fa presumere che probabilmente non ne usciranno altre. “ De Grey afferma che l’approccio tradizionale della gerontologia (la medicina che si occupa dell’invecchiamento) vale a dire il rallentamento dell’accumulo dei danni e dei cambiamenti dell’organismo dovuti alle normali funzioni metaboliche, non può funzionare: perché richiede una profonda comprensione di processi metabolici estremamente complicati. Inoltre definisce questo approccio una pura “gestione” dell’accumulo di uno o più di questi danni. Dunque il suo punto di vista è in aperto contrasto con quello dei gerontologi. “Le mie teorie sono regolarmente pubblicate su riviste scientifiche e sono accuratamente esaminate dai biologi. Sono fuori dal campo della gerontologia e quindi poco conosciute dai gerontologi. Ma non sono difficili da capire: una casa non dura in eterno. Non crolla se si fanno le manutenzioni o si riparano periodicamente i danni. Tutti sanno che è impossibile impedire i danni cellulari e molecolari causati dall’invecchiamento. Dunque una corretta strategia anti -aging prevede che si proceda a ripararli. Ma io dico che bisogna cominciare prima che essi diventino causa di morte. Insomma, dobbiamo preparare i nostri figli a un percorso nuovo, in fatto di salute: un’infanzia e una gioventù “tradizionali” per poi cominciare a essere “riparati” durante l’età adulta, per rimanere praticamente senza età per un lungo tempo. Le riparazioni periodiche diverranno un fatto normale, il processo di invecchiamento procederà solo fra un intervento e l’altro. “ Naturalmente, non è facile decidere da soli qual’è l’età per cominciare a riparare o l’età biologica che si preferirebbe allungare. Io per esempio, in attesa dell’elisir ringiovanente che uscirà quando Jean Marc Lemaitre venderà i brevetti a qualche multinazionale, vorrei tanto fermarmi almeno qui, ai miei 55 anni. Sempre meglio che niente. Aubrey De Grey mi spiega con un sorriso che ora non è possibile. Che comunque sarebbe possibile solo in parte. “E’ verosimile che ai diversi aspetti dell’invecchiamento si possa già porre rimedio in diversa misura e con diverse frequenze di intervento”. Ma non è questo il punto sul quale egli vuole portare la mia attenzione. Mi invita invece a riflettere su tutto quel che comporterà in futuro la possibilità di controllare l’invecchiamento. Cosa decideranno di fare i governi, a quali cittadini sarà permesso usufruire di queste terapie. Cosa succederebbe se tutti potessero conoscere in anticipo una delle sette cause per le quali moriranno e quando ciò succederà? Ecome gestirebbero la loro vita se vivessero di più. “Oggi la maggior parte della gente non crede davvero che si possa fermare l’invecchiamento. Ma tra quelli che ci danno credito, ci sono già coloro che mettono in guardia i governanti sugli effetti di una vita umana che si possa allungare. Certo: la lotta all’invecchiamento è un problema molto più socio-culturale che scientifico. Un fattore non tecnologico ma decisivo per l’allungamento della vita umana è quello che io chiamo “l’aumento dell’avversione al rischio”. E’ semplice: noi saremmo disposti a prendere molti meno rischi nella nostra vita, se sapessimo che abbiamo un “ammontare di vita” molto più lungo da perdere. Una cosa che dubito faremmo di fronte a una prospettiva di vita di 150 anni è quella di guidare l’ auto. L’intera società svilupperebbe una nuova saggezza. Magari non subito. Ma poi sì. E’ un po’ quel che è accaduto con la Rivoluzione industriale”. 17
Arena Lifestyle 11/17- COVER STORY/ Tornare giovani LA BIOLOGIA INCONTRA LA COSMETICA Il mondo della biologia e quello della cosmetica collaborano. Ma abbiamo già capito che nel futuro, nell’armadietto del nostro bagno, avremo più siringhe per iniezioni che creme. E che la cura della bellezza sarà affidata più agli specialisti che al fai-da-te. Nel 2016 Helena Rubinstein lanciava Prodigy Reversis, trattamento globale anti-età ispirato a un “prodigio”: annullare gli effetti del tempo. Oggi, la griffe ne completa la gamma con Prodigy Reversis Night, specifico per agire la notte quanto i processi di rinnovamento cutaneo sono più intensi, offrendo così a tutte le donne la possibilità di dimostrare al mattino l’età che si sentono. Con l’età le cellule vanno incontro alla senescenza e secernono una serie di fattori pro-invecchiamento detto Fenotipo secretorio associato alla senescenza (SASP, Senescence Associated Secretory Phenotipe). Per contrastare i suoi effetti il Comitato Scientifico e i laboratori del brand hanno collaborato con il Dott. Jean-Marc Lemaître, direttore della Ricerca dell’INSERM di Montpellier, rivelando l’azione anti-radicali e anti-ossidante dell’acido leontopodico, il principale attivo del fiore di edelweiss. La sua formula deve infatti l’efficacia a un’esclusiva De-Ageing Molecule, connubio di cellule madri di edelweiss e spore di ganoderma, noto come “fungo dell’immortalità”, fortificante, anti-età e antiradicali. D’eccezione anche la texture, cremosa e morbida al tatto, da applicare sia come maschera che come soin notte. Il settore della cosmetica si troverà invece in difficoltà grazie a un recentissimo trattamento per la degenerazione maculare senile (le macchie della pelle) poichè è stato sperimentato il trapianto (autologo e da donatore) di cellule epiteliali del pigmento retinico derivato dalle cellule Ips (cellule staminali pluripotenti indotte). Masayo Takahashi, Project Leader Riken Center for Development Biology che lavora al Kobe Medical Center General Hospital (Japan), ha illustrato i risultati del suo lavoro in questo campo in occasione del XI Simposio ‘Restoration of Vision’, organizzato dalla Fondazione Ri.Med, in collaborazione con l’Istituto la Vision di Parigi e la School of Medicine dell’Università di Pittsburgh, “Abbiamo effettuato la prima applicazione di cellule Ips nel 2014, su un paziente affetto da degenerazione maculare senile. Le cellule sono state prelevate dalla cute e successivamente trasformate in Ips e apposte al tessuto retinico. Oggi - sottolinea - effettuiamo ricerche cliniche per il trapianto allogenico utilizzando cellule derivate da staminali di un donatore. Il nostro obiettivo - conclude - è dimostrare la sicurezza ed efficacia di questa procedura per la cura delle malattie della pelle, ma soprattutto per eliminare le macchie della retina”.
In alto, il dott. Jean Marc Lemaitre, direttore della ricerca dell’Inserm di Montpellier intervistato in tv sulla sua ricerca. Qui sopra, la crema Prodigy Reversis Night di Helena Rubinstein, sviluppata in collaborazione con l’istituto di Montpellier.
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Tornare giovani COVER STORY/ Arena Lifestyle 11/17
A sinistra, il prof. Jean-Marc Lemaitre nel laboratorio sperimentale sul ringovanimento di Montpellier. Qui sopra, foto ricordo prima della conferenza “Leonard: le secret de la vie” . Lemaitre guida un gruppo di ricercatori francesi che ha condotto uno straordinario studio sul processo d’invecchiamento cellulare. Dalla loro ricerca, emerge che ora si può invertire tale processo, riprogrammando le stesse cellule. I primi esperimenti sono stati condotti dopo il 2007, su cellule di uomini e donne, con età compresa tra i 74 e i 101 anni. Nel 2007 infatti il giapponese Shinya Yamakanaka fece vari esperimenti sulle cellule della pelle, riprogrammandole per ottenere staminali pluripotenti. Il capitolo eliminazione delle rughe, insomma, è stato archiviato da un pezzo nella medicina di alto livello. Ormai sulla pelle si sa tutto. Che l’attività riproduttiva delle cellule raggiunge il massimo tra l’1 e le 4 del mattino, quando la temperatura corporea si abbassa di mezzo grado, favorendo il microcircolo e lo smaltimento delle tossine, mentre lo strato corneo e le fibre elastiche mettono in moto i meccanismi di autoriparazione. Per questo prima di andare a letto è bene assumere integratori a base di collagene e applicare formule rigeneranti per il viso a base di acido iarulonico e fiori ( i baccelli delll’orchidea vanilla planifoglia pare siano molto efficaci, così come alcune molecole prodotte nel periodo di crescita del frutto). Ma nel futuro è immaginabile che tutti faranno impiantare nuovi lembi di pelle, quando saranno studi di quella vecchia, come già si fa oggi nei casi disperati di gravi patologie o gravi ustioni (vedi box a pag. 21). Ma torniamo agli scienziati francesi che sono riusciti a riprogrammare in vitro alcune cellule di età avanzata trasformandole in «staminali pluripotenti indotte», cioè restituendo la capacità di suddividersi e moltiplicarsi a vecchie cellule - donate da uomini di 74, 92, 94, 96 e persino 101 anni - solitamente degradate e vicine alla fine. Come per ogni scoperta di questo tipo le rituali cautele impongono di ricordare che le prime applicazioni mediche arriveranno non prima di 10 anni. Ora si studia il ringiovanimento più importante, quello degli organi: una nuova modalità di riprogrammazione cellulare che permette di ottenere cellule che possano riprodursi
all’infinito, come le cellule staminali embrionali. Lemaître ha lavorato nella direzione comune a molte squadre di ricercatori di tutto il mondo, che ormai da alcuni anni puntano a rige nerare in laboratorio tessuti o organi umani danneggiati. Esperimenti promettenti sono in corso a partire dalle staminali embrionali, che hanno il potere di differenziarsi in qualsiasi cellula dell’organismo - epatica, cardiaca, cerebrale, ecc. - ma che suscitano grandi problemi etici a causa dell’utilizzo degli embrioni. In Francia, per esempio, l’uso di staminali embrionali è proibito, salvo deroghe speciali. L’attuale, grande passo in avanti di Lemaître consiste nell’avere creato staminali da cellule di persone non solo adulte, ma addirittura molto anziane. «Ogni cellula normalmente controlla con regolarità lo stato delle proprie funzioni, e quando si accorge che sono ormai degradate smette di dividersi e moltiplicarsi», spiega lo scienziato francese. Questo stadio di senescenza era considerato finora l’ultima tappa dell’invecchiamento prima della morte cellulare, ed era ritenuto irreversibile. L’équipe di Montpellier ha dunque proseguito nella strada indicata dai giapponesi, che erano intervenuti sulle cellule adulte aggiungendo quattro geni. «Dopo molti tentativi abbiamo introdotto altri due geni e quello si è rivelato essere il cocktail vincente - dice Lemaître -. Nel giro di 15 giorni le cellule anziane hanno cominciato a proliferare di nuovo e poi a cambiare forma. Le nuove cellule assomigliavano in tutto e per tutto a quelle originarie, ma senza alcuna traccia di invecchiamento». Per ottenere questo miracoloso risultato, i ricercatori hanno combinato due fattori di trascrizione: NANOG e LIN28. Non chiedetemi cosa sono. Basti sapere che il successo è stato ottenuto sulle cellule di persone ultra novantenni sulle quali sono stati tentati i primi impianti. Jean-Marc Lemaitre, Institute of Functional Genomics dell’Università di Montpellier, non si sente un nuovo Leonardo? Sorride. “E’ un grosso passo in avanti per la medicina rigenerativa”, in quanto tale risultato, “permette di avere nuovi dettagli sull’invecchiamento e su come correggere i suoi aspetti patologici. Tutti i marker
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dell’invecchiamento sono stati cancellati dalle cellule originali, e dopo la riprogrammazione sono state in grado di dar vita a cellule nuove con diverse funzioni”. E ora guarda al futuro. “Attraverso la riprogrammazione cellulare, si potrebbero curare malattie neurodegenerative come il Parkinson o l’Alzheimer, ma anche patologie cardiache, il diabete e l’artrosi. Ci vorranno almeno 10-15 anni affinché la teoria si traduca completamente in pratica: ciononostante, il ringiovanimento cellulare mediante riprogrammazione rappresenta uno step autorevole per la comunità scientifica mondiale. “Siamo orgogliosi di aver avviato un nuovo paradigma per il ringiovanimento delle cellule”, poiché “l‘età delle cellule non è sicuramente un ostacolo per la riprogrammazione”. Cellule che non muoiono, insomma: a infrangere questa barriera finora impenetrabile il gruppo di ricercatori francesi che ha convinto alcuni pazienti ultracentenari a prestarsi alla causa scientifica (con una posta in palio del genere, chi non l’avrebbe fatto?) donando delle cellule: queste sono poi state riprogrammate in laboratorio attraverso una cura di ‘ringiovanimento’, che ha permesso loro di recuperare le caratteristiche di cellule staminali embrionali, capaci di differenziarsi in cellule di ogni tipo di tessuto umano. Infine i primi test sul tessuto vivo. Il merito va al gruppo “Plasticità genomica e invecchiamento” Avenir dell’Inserm, l’Istituto nazionale di sanità e ricerca medica francese, che ha inoculato alle vecchie cellule un cocktail specifico di sei fattori genetici, capace di cancellare i segni d’invecchiamento. I ricercatori hanno poi compiuto un altro passo avanti: hanno dimostrato che le staminali ottenute con questo cocktail hanno la capacità di rigenerare tutti i tipi di cellule umane. Le cellule prodotte hanno le caratteristiche fisiologiche delle cellule ‘giovani’, sia dal punto di vista della loro capacità di proliferare, sia da quello del
metabolismo cellulare. Il gruppo di Lemaitre ha avviato la sua sperimentazione moltiplicando cellule della pelle (fibroblasti) di un donatore settantaquattrenne per ottenere un campione definito della senescenza, caratterizzata dal blocco della proliferazione cellulare. Il gruppo ha innanzi tutto confermato che ciò non era possibile usare un gruppo di soli quattro fattori genetici, quelli classicamente usati nelle sperimentazioni sul ringiovanimento. Ha poi ha aggiunto due fattori supplementari, che hanno permesso di superare l’ostacolo. Grazie a questo nuovo cocktail di sei fattori, le cellule senescenti, riprogrammate in staminali pluripotenti funzionali, hanno riacquistato le caratteristiche di staminali embrionali che hanno ritrovato la capacità di autorinnovamento e il loro potenziale di differenziamento iniziale, senza conservare alcuna traccia dell’invecchiamento precedente.Per verificare le caratteristiche ringiovanite di queste cellule, il team francese ha poi testato il processo inverso. Le staminali pluripotenti sono state differenziate nuovamente in cellule adulte e comparate sia alle cellule invecchiate originarie, sia a quelle ottenute a partire dalle staminali embrionali. “I segni d’invecchiamento sono stati eliminati e le staminali ottenute possono produrre cellule funzionali di ogni tipo, con una capacità di proliferazione e una longevità aumentate”, spiega Lemaitre. I risultati ottenuti hanno convinto il gruppo a testare il cocktail su cellule più anziane, di 92, 94, 96, fino a 101 anni. “La nostra strategia ha funzionato anche sulle cellule dei centenari. Da questo momento, l’età delle cellule non è più una barriera per la riprogrammazione”, aggiunge. “Questi lavori aprono la strada all’uso terapeutico delle staminali pluripotenti, come fonti ideali di cellule adulte tollerate dal sistema immunitario, per riparare organi o tessuto in pazienti anziani”, conclude il
UNA CHIOMA AL PLASMA
Il PRP è una delle grandi novità del momento nel settore della medicina estetica. Significa “plasma ricco di piastrine” e viene utilizzato per rigenerare qualsiasi tessuto cutaneo grazie ai fattori di crescita che contiene. Elisabetta Sorbellini, dermatologa dello studio Rinaldi di Milano, spiega che in ambito tricologico questo trattamento è molto utile per prevenire o rallentare la caduta dei capelli, ma anche per stimolare la ricrescita. Il paziente viene sottoposto a un prelievo di sangue che viene centrifugato per separare le piastrine. Questo plasma viene subito iniettato con piccoli aghi in anestesia locale nel cuoio capelluto. Può essere applicato anche tramite un gel e attivato con la ionoforesi. Infine si passa al lavaggio e alla fototerapia. Le sedute vanno ripetute 2-3 volte alla distanza di un mese. I risultati di infoltimento si vedono dopo la seconda seduta, ma per il mantenimento è sufficiente un trattamento all’anno. Le iniezioni possono lasciare un po’ di gonfiore e indolenzimento che passa dopo qualche giorno. Per il resto si possono riprendere subito le normali attività.
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In attesa delle novità genetiche a proposito di rinnovamento delle cellule del cuoio capelluto, per il problema del diradamento capillare ci sono i trapianti e le applicazioni di plasma ricco di piastrine, tre volte all’anno.
Tornare giovani COVER STORY/ Arena Lifestyle 11/17
Dalle staminali, una pelle bionica. Che serve anche ai ‘bambini farfalla’... biologo. Assan, 9 anni, ha una nuova pelle bionica grazie a un’impresa scientifica guidata dall’Italia che annuncia su ‘Nature’ “il primo intervento salvavita al mondo con cellule staminali epidermiche corrette dalla terapia genica”. Un team internazionale coordinato da Michele De Luca, direttore del Centro di medicina rigenerativa ‘Stefano Ferrari’ dell’università di Modena e Reggio Emilia, è intervenuto su un piccolo rifugiato siriano accolto in Germania insieme alla sua famiglia. Hassan è un ‘bimbo farfalla’, malato di una forma di **epidermolisi bollosa** (Eb giunzionale Jeb), che unita a una grave superinfezione batterica gli aveva ‘mangiato’ l’80% della pelle del corpo. E’ stata ricostruita per intero, sana e funzionale, dal team modenese. E reimpiantata con 3 operazioni allo University Children’s Hospital tedesco di Bochum. Nel 2015, all’età di 7 anni, Hassan “aveva perso quasi tutta la pelle”, spiega De Luca. “Morfina e coma farmacologico” erano le uniche armi a disposizione per sedare il dolore del piccolo, che sembrava condannato a morire. Il team del centro modenese, costruito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, ha posto in atto una collaborazione con Holostem terapie avanzate, spinoff fondato dai ricercatori di Unimore con Chiesi Farmaceutici, e altre realtà accademiche e cliniche europee. In primis di Salisburgo, in Austria, con cui “abbiamo in corso una sperimentazione di fase clinica I-II”, ricorda lo scienziato, fra i più attivi ai tempi del caso Stamina nella battaglia per imporre le ragioni della medicina basata sull’evidenza. Grazie a una tecnica americana, da più di 30 anni De Luca coltiva in laboratorio le staminali epidermiche. Inizialmente sono state usate nei grandi ustionati; poi sperimentalmente sui malati di Eb, geneticamente modificate per correggere il difetto del Dna all’origine della malattia rara, amplificate e trapiantate. Nel 2006 su ‘Nature Medicine’ la prima dimostrazione che la metodica poteva funzionare. Ora a 2 anni dagli interventi “Hassan va a scuola, corre, si sente normale”, testimonia il padre. “Aveva dolori fortissimi e ci faceva domande alle quali non potevamo rispondere: perché devo stare chiuso in casa? Perché non posso giocare a pallone?”. Ora può farlo. La sua pelle sta “meravigliosamente bene, non ha più avuto bolle né ferite. Per noi è come un sogno”. Prima il derma di Assan era diventato fragile come le ali di un insetto: bastava un minimo contatto per provocare dolorose lesioni. “Con questa malattia l’epidermide si stacca dal derma - riassume De Luca - a causa di un difetto nei geni che regolano la produzione delle proteine responsabili dell’adesione”. Una patologia ‘orfana’ che, “nelle sue diverse forme, conta circa 500 mila casi nel mondo”; in Italia le stime parlano di 1.500 pazienti. “Il bambino presentava una mutazione nel gene Lamb3, lo stesso già corretto in fase di sperimentazione clinica su 2 pazienti, sebbene in aree molto meno estese”, precisa lo scienziato. “Il nostro Centro di medicina rigenerativa - evidenzia - dispone di un’ officina Gmp”, certificata per pratiche di buona fabbricazione, “autorizzata alla produzione di lembi di epidermide geneticamente corretta per uso umano e gestita da Holostem.” Con la consulenza di Johann Bauer, dermatologo dell’Eb House di Salisburgo, sono stati messi a punto i protocolli clinici e gli enti regolatori tedeschi che hanno dato l’ok in tempi brevissimi. Graziella Pellegrini, coordinatrice di Terapia cellulare del Centro Stefano Ferrari, ringrazia i “tanti ragazzi che hanno lavorato giorno e notte” per regalare ad Hassan una pelle nuova. “Gli restava soltanto quella di viso, mani e piedi”. I ricercatori modenesi ne hanno prelevato una porzione, ottenendo una coltura di cheratinociti primari che sono stati modificati con l’inserimento della versione sana del gene Lamb3, veicolato da un retrovirus vettore. Le cellule ‘gm’ sono state fatte proliferare fino ad avere “tanti lembi di pelle di dimensioni comprese fra 50 e 150 centimetri quadrati”, continua De Luca. Per il bambino ne sono serviti “una decina”, spediti “in un contenitore a temperatura controllata” . Il chirurgo plastico Tobias Hirsch li ha usati nei “3 interventi eseguiti tra fine 2015 e inizio 2016. Prima gli arti e i fianchi, in seguito la schiena e il resto” riferiscono Rothoeft e Hirsch. “Per 8 mesi Hassan è rimasto bendato come una mummia”, racconta il padre. “Poi la sorpresa e la gioia di una pelle integra”.
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Tornare giovani COVER STORY/ Arena Lifestyle 11/17 A sinistra, un embrione umano. Qui a fianco: modificare il DNA umano oggi è possibile, ma i permessi dipenderanno dalla volontà dei governi.
E’ L’ORA DEI BAMBINI OGM? Mentre in Francia si ricerca per rallentare la morte, altrove si lavora su altri segreti della vita. L’idea di dare vita a una razza superiore, a individui programmati per essere migliori o per adempiere a determinati compiti è solo lo spunto per una trama fantascientifica o sarà davvero possibile in futuro creare in laboratorio esseri umani più sani, più forti, più intelligenti? I recenti progressi della scienza nel campo dell’editing genomico rendono la domanda sempre meno assurda. È la stessa comunità scientifica internazionale ha cominciato a interrogarsi. È di quest’anno la pubblicazione del rapporto Human genome editing: Science, Ethics and Governance, della National Academy of Sciences (Nas) e della National Academy of Medicine (Nam) statunitensi. Frutto di un anno di lavoro, il documento ribadisce le raccomandazioni scientifiche, i risvolti etici e politici che gli interventi sul dna delle cellule germinali, se messi in pratica, porterebbero. Il report statunitense però non ha sbarrato completamente la strada a simili applicazioni. Dunque nel corso dell’anno sono stati fatti avanti passi avanti della ricerca verso i primi esseri umani con un Dna ‘su misura’. La notizia dei primi embrioni umani geneticamente modificati negli Stati Uniti - grazie a uno studio di un team di ricercatori di Portland, Oregon - arriva da un’anticipazione sulla ‘Mit Technology Review’ e segue il primo tentativo in assoluto di questo tipo, effettuato due anni fa in Cina. La ricerca, firmata da Shoukhrat Mitalipov dell’Università dell’Oregon, è stata condotta modificando il Dna di un gran numero di embrioni monocellulari con la tecnica di editing genetico Crispr. Finora gli scienziati americani avevano osservato con un mix di timore, invidia e qualche allarme le indagini su questa tecnica. Ad oggi, i tre studi sulla modifica degli embrioni umani sono stati pubblicati tutti da scienziati cinesi. L’idea ora è che Mitalipov abbia aperto nuove strade, sia per quanto riguarda il numero di embrioni coinvolti, sia dimostrando che è possibile correggere in modo sicuro ed efficace i geni difettosi che causano malattie ereditarie. Anche se a nessuno degli embrioni ‘Ogm’ è stato permesso di svilupparsi per più di un paio di giorni - e non c’era l’intenzione di impiantarli in una donna - questo esperimento ambisce a diventare una pietra miliare sul cammino verso la nascita del primo essere umano geneticamente modificato. Ma a quale scopo?
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L’intenzione degli scienziati è quella di dimostrare che è possibile eliminare o correggere i geni che causano malattie ereditarie, come la beta-talassemia, prima della nascita. Il processo è chiamato “ingegneria germinale”, perché ogni bambino geneticamente modificato passerebbe poi queste modifiche alle generazioni successive attraverso le proprie cellule germinali, ovuli e sperma. Nobili intenti, anche se non manca chi teme che questi esperimenti possano dar vita a un mondo di “neonati su misura”, una variante ingegnerizzata e migliorata dell’Homo sapiens. Una prospettiva fortemente osteggiata da organizzazioni religiose, parti della società civile e aziende biotecnologiche. Tanto che, per alcuni, la tecnica Crispr è già una potenziale “arma di distruzione di massa”. Shoukhrat Mitalipov è insomma il primo scienziato negli States ad aver modificato il Dna degli embrioni umani. Sul suo studio però c’è ancora molto riserbo: Mitalipov ha rifiutato di commentare i risultati, in attesa della pubblicazione. Altri scienziati hanno confermato l’esperimento. “Per quanto so, questo sarà il primo studio pubblicato negli Stati Uniti”, dice Jun Wu, collaboratore presso il Salk Institute a La Jolla, California, che avrebbe svolto un ruolo nel progetto. Ma se non si tratta del primo studio mondiale, perché tanto scalpore? Le precedenti pubblicazioni cinesi avevano riscontrato che la tecnica Crispr aveva causato degli errori e che i cambiamenti desiderati non erano stati trasmessi a tutte le cellule di un embrione, ma solo ad alcune (mosaicismo). Mitalipov e i suoi colleghi sono invece convinti di aver dimostrato con chiarezza che è possibile evitare sia il mosaicismo che gli effetti “fuori bersaglio”. Molte decine di embrioni umani sarebbero stati creati per l’esperimento, utilizzando lo sperma donato di uomini portatori di mutazioni alla base di varie malattie ereditarie. E il gruppo Usa sembra aver superato le precedenti difficoltà, sperimentate dai cinesi. Insomma, la tecnica a stelle e strisce sarebbe migliore. Siamo ancora all’inizio di un lungo cammino, ma questo gruppo sembra al momento essersi spinto più avanti di chiunque. Ogni sforzo per trasformare un embrione geneticamente modificato in un bambino, negli Usa per il momento è stato bloccato dal Congresso. Un ostacolo legale che potrebbe essere aggirato semplicemente conducendo simili studi in altri Paesi. Aspettiamo ora la lista delle nazioni che si dichiarino pronte a sperimentare i bambini Ogm.
Arena Lifestyle 11/17- / IL SEGRETO DELLA VITA: La conferenza a Parigi
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Si è parlato di antiaging, ringiovanimento, transumanismo, di nuove frontiere della biologia alla conferenza “Leonard: le secret de la vie”, che si è tenuto a Parigi il 6 novembre scorso e si è aperto con la presentazione del romanzo “Viaggio con Leonardo” di Katia Ferri Melzi d’Eril, alla Maison d’Italie (21, 25) dell’ l’Ambasciata d’Italia a Parigi. Organizzata dalla Presidente del Concilio Europeo dell’Arte CEA (1) duchessa Ingrid Brunazzi, giurista e amica di importantissimi scienziati, questa serata ha visto la presenza di nomi mondiali del marketing, della biologia e della ricerca, che sono arrivati appositamente a Parigi per ricordare la straordinaria attività del Genio fiorentino, la sua curiosità, la ricerca tenace nel campo della medicina, l’innovatività dei metodi, la visione di traguardi inimmaginabili per gli uomini del suo tempo. La serata è stata aperta dal Direttore della Maison d’Italie dott. Roberto Giacone (2) con un saluto dell’ambasciatore d’Italia a Parigi Giandomenico Magliano portato dall’addetto culturale dott.Ugo Ciarlatani (20) che ha sottolineato il ruolo centrale di Leonardo da Vinci nell’immagine della cultura italiana. La duchessa Ingrid Brunazzi ha dissertato poi sul rapporto dialettico fra pensiero scientifico francese ed inglese, un dialogo che risulta fondamentale oggi nel momento storico della Brexit: l’Inghilterra deve poter mantenere un legame con l’Europa, anche tramite le iniziative di CEA. Dopo la prolusione di Katia Ferri Melzi ‘Eril, sul ruolo dei Melzi, unica famiglia milanese di mecenati che comprese e protesse il lavoro di Leonardo, è seguito un bellissimo intervento del docente di economia Christophe Rioux
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La conferenza a Parigi/ IL SEGRETO DELLA VITA/ Arena Lifestyle 11/17
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(11) sull’amore di Leonardo per lo ‘slow made’, valore fondamentale per l’industria italiana e francese del lusso. E poi lo spirito pionieristico di Leonardo è stato evocato dagli scienziati top che hanno onorato l’evento con la loro presenza, biologi che lavorano sull’allungamento della vita umana: il francese Jean-Marc Lemaitre (French Institute of Health and Medical Research di Montpellier) (24, 26) e l’inglese Aubrey De Grey (4, 6) atterrato dalla California dove ha sede la sua Fondazione Sens. L’ultimo intervento in ordine di apparizione è stato affidato a Emmanuel Gauvain (18) rappresentante dell’Associazione transumanista francese. L’umanità sarà radicalmente trasformata dalla tecnologia del futuro, ha detto Gauvin. Si prevede la possibilità di ri-progettare la condizione umana in modo di evitare l’inevitabilità del processo di invecchiamento, le limitazioni dell’intelletto umano (e artificiale), un profilo psicologico dettato dalle circostanze piuttosto che dalla volontà individuale, la nostra prigionia sul pianeta terra e la sofferenza in generale. È necessario uno sforzo di ricerca sistematico per comprendere l’impatto di tali sviluppi per ora all’orizzonte e le loro conseguenze a lungo termine. Occorre un’apertura mentale che ci permetta di adottare tali tecnologie invece che di tentare di proibirne l’uso o lo sviluppo. Sosteniamo il diritto individuale di espandere le capacità fisiche ed intellettuali e di aumentare il controllo sulla propria vita. A conclusione Benedicte, sposa di Jean-François de Grèce, ha portato due quadri dalla sua mostra parigina, per evocare il segreto della vita che Leonardo ha tanto ricercato nel corpo umano.
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Arena Lifestyle 11 /2017- Cover Story: lunga vita grazie ai robot
FATEVI SALVARE DA UN ROBOT Mentre i biologi e i gerontologi disputano sull’etica dell’esistenza e dell’immortalità, il mondo della medicina si riempie di macchine. Che ci salvano la vita. Ecco le migliori (e meno conosciute dal grande pubblico).
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iutati a respirare, camminare, vedere, sentire da un robot, un cobot, un automa in grado di muoversi con facilità. Le nuove apparecchiature medicali ad alta tecnologia che non vediamo mentre siamo curati, operati, assistiti per il recupero dell’autosufficienza. Eppure ci sono. Alcune sono macchine emozionanti, come le incubatrici, ambienti a doppia cortina d’aria, condizionamento controllato sulle quali si possono calibrare clima, umidità e ossigenazione, tararle secondo le condizioni del neonato nato prematuro o con problemi di varia natura. Altre sono macchine sorprendenti: lo sono per esempio i banchi di prova sui quali si testano le mani protesiche. Prima di montarne una su un paziente, anche se c’è la garanzia del costruttore, la fanno aprire e chiudere mille volte almeno. Perchè poi devono rispondere, senza difetti, ai minimi segnali elettrici inviati dal cervello lungo i nervi del braccio, quando il paziente pensa di muovere la mano che non ha più e afferrare per esempio una mela. Lo sono anche i macchinari per simulazioni utilizzate in campo odontoiatrico per offrire sessioni di pratica agli aspiranti dentisti. I simulatori di pazienti sono molto ingombranti e dotati di un aspetto quasi soprannaturale, vista la pazienza che devono mette in conto per ogni seduta. Questi apparecchi, del robot hanno soltanto la testa e pure senza capelli, nè orecchini o collane. Sono dotati di arcate dentarie complete e possiedono anche guance, in tutto simili a quelle vere, rivestite di lattice. Un dettaglio che permette di sfruttare l’osservazione del momento. La macchina più completa per la sala operatoria è denominata, non a caso Robot Da Vinci. Il robot Da Vinci e la chirurgia robotica in Italia si sono diffusi notevolmente in questi anni. L’Italia insieme a Stati Uniti, Francia,
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Lunga vita, grazie ai robot Arena Lifestyle 11/2017
Nella pagina a fianco e qui sopra, operazioni condotte con il Robot Da Vinci, per varie patologie, dall’asportazione della prostata all’asportazione di un tumore al polmone. La multinazionale che progetta e commercializza il robot nel mondo è americana. Sotto: l’equipe specializzata in chirurgia robotica con il prof. Luca Morelli, dal 2009 Referente per la Chirurgia Mini Invasiva, Laparoscopica e Robotica del reparto di Chirurgia Generale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana.
Germania e Spagna è tra i Paesi in cui fino a oggi si è fatto più ricorso ai robot in sala operatoria, stando ai dati forniti da Intuitive Surgical, la multinazionale americana che progetta e commercializza Da Vinci nel mondo. All’Ospedale di San Donato Milanese ano sono centinaia i pazienti che vengono operati ogni anno per l’asportazione della prostata. L’intervento viene realizzato proprio con la chirurgia robotica. All’Ospedale Humanitas i chirurghi operano con il modello più evoluto di robot Da Vinci, il modello Xi. L’Humanitas tuttavia è dotato anche del precedente modello Si. Anche all’Ospedale San Raffaele il robot Da Vinci è utilizzato per la prostatectomia robotica radicale, l’asportazione completa della prostata. La chirurgia robotica con Da Vinci viene inoltre utilizzata all’Istituto Europeo di Oncologia e all’Ospedale Maggiore di Milano. A Roma il panorama della chirurgia robotica è variegato. Attualmente i centri di riferimento nella Capitale sono l’Ospedale San Giovanni Addolorata, l’IFO Regina Elena e il Policlinico Gemelli. Al San Giovanni Addolorata la chirurgia robotica è una realtà consolidata e strutturata dal 2007 per le discipline di chirurgia generale, urologia e ginecologia. All’IFO Regina Elena viene utilizzata per l’urologia e la ginecologia, al Policlinico Gemelli per la ginecologia. La chirurgia robotica in Italia viene applicata in buona parte delle regioni, da Nord a Sud. I robot Da Vinci operano ormai da anni, per esempio all’Ospedale Villa Sofia di Palermo e all’Ospedale Giglio di Cefalù. A Catania il primo intervento con un robot Da Vinci è stato effettuato nel 2013 presso la casa di cura GretterLucina.A Bari il robot da Vinci viene utilizzato al Policlinico Giovanni XXIII. In Puglia ci sono anche gli Ospedali Riuniti di Foggia e la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. All’Ospedale Pascale di Napoli Da Vinci ha operato per la prima volta nel 2012. Sempre a Napoli la chirurgia robotica viene utilizzata all’Ospedale Cardarelli, al Federico II e all’Ospedale dei Colli. La Città della Salute di Torino che negli ultimi anni ha incrementato notevolmente gli interventi che impiegano i robot.
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Arena Lifestyle 11 /2017- Cover Story: lunga vita grazie ai robot
In questa pagina il famoso Ecce 2, costruito a Monaco di Baviera. Nella pagina a fianco, il robot Phantom per radioterapia prodotto da Alderson e l’automa Toro per risolvere problemi di deambulazione.
Il robot Da Vinci è presente anche a Pavia, al Policlinico San Matteo; l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana il primo robot Da Vinci lo ha acquistato nel 2001.All’Ospedale Morgagni di Forlì dal 2007 il robot da Vinci viene utilizzato per interventi di chirurgia generale, chirurgia toracica, ginecologica, urologica, vascolare, otorinolaringoiatria.Nell’ospedale forlivese la robotica è di casa, non solo quella chirurgica: otto automi trasportano farmaci, rifiuti, biancheria e pasti da un’area all’altra della struttura sanitaria. Questi robot riconoscono e sono capaci di evitare gli ostacoli, anche umani, e si muovono da un reparto all’altro grazie a un avanzato sistema di mappatura che gli consente di conoscere alla perfezione ogni centimetro del percorso che compiono. Ogni robot può spostare pesi fino a 400 chili e nel corso della giornata lavorativa può arrivare a fare anche 350 viaggi.
DA VINCI, IL CENTRO DI FORMAZIONE IN TOSCANA La Toscana oltre a strutture sanitarie che utilizzano la chirurgia robotica può vantare anche un importante centro di formazione. A Grosseto si trova a uno dei centri più importanti per la chirurgia robotica in Italia ma anche a livello internazionale: la Scuola internazionale di chirurgia robotica dell’Ospedale Misericordia. Proprio a Grosseto, al Misericordia, nel 2000, è stato eseguito il primo intervento addominale, una colecistectomia, impiegando il robot Da Vinci che fino a quel momento era stato utilizzato principalmente per interventi di cardiochirurgia. Le strutture di cui parliamo in questo post sono solo parte di quelle che in Italia utilizzano la chirurgia robotica. Sul sito davincisurgeonlocator.com è possibile cercare i centri che fanno uso del robot Da Vinci e della chirurgia robotica in Italia e all’estero.
mento e movimento dell’apparato neurale umano. E’ dunque costituito di ossa, articolazioni, muscoli e tendini, tutti artificiali. I ricercatori possono così studiare al meglio i meccanismi cerebrali responsabili del movimento corporeo. MIROSURGE Il sistema Mirosurge, creato nel Centro Aerospaziale tedesco, è specializzato in telechirurgia. I medici possono manipolare a distanza bracci robotici, invece di tenere in mano gli strumenti tradizionali. Per prima cosa visualizzano immagini 3d molto dettagliate del campo operatorio. Poi permettono di percepire le sensazioni tattili del braccio robotico in tempo reale, attraverso la strumentazione installata nella stazione di lavoro. Questa tecnologia è in via di perfezionamento, perchè l’obiettivo ultimo è far si che un chirurgo possa operare da remoto, stando anche in un altro continente. Certo, serve una connessione sicura a banda larga...
ECCE2 Nel momdo della robotica Ecce2 è già una star. Si chiama in realtà Embodied Cognition in a Compliantly Engineered Robot (vale a dire Cognizione incarnata in un robot ingegnerizzato in maniera compliante) èd è un robot costruito presso la Technical University di Monaco di Baviera. Si tratta di una delle invenzioni a maggior impatto emotivo, parte del progetto Human Brain. Questo automa non ha nulla da invidiare alle antiche macchine disegnate da Leonardo, in fatto di innovazione. E’ stato progettato pensando al reale funziona-
PHANTOM Il Phantom per radioterapia, prodotto da Alderson, è una
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Lunga vita, grazie ai robot Arena Lifestyle 11/2017
PECCIOLI, IL PAESE DEI ROBOT Il comune di Peccioli è un piccolo centro non lontano da Pisa. È arroccato su una collina, da cui guarda la Valle dell’Era. Ai piedi del piccolo borgo toscano – conta poco meno di 5000 abitanti – c’è una casa che è un punto di eccellenza mondiale in un settore di ricerca di avanguardia, quello dello sviluppo dei robot. Se infatti Peccioli può fregiarsi del titolo di «città dei robot», il merito è di un accordo tra lo stessso comune e Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, grazie alla quale è stato aperto un laboratorio, gestito dall’Istituto di biorobotica del Sant’Anna, in una delle case del borgo: la cosiddetta «casa domotica». Si tratta di un luogo in cui si possono testare sistemi che in futuro potrebbero aiutare persone anziane e tenere loro compagnia, e le cui attività si basano anche sulla partecipazione attiva della popolazione locale.
scultura a grandezza naturale che riproduce una testa umana. Serve per calibrare gli effetti della radioterapia. La testa modellata, suddivisa in sezioni orizzontali, riproduce gli stessi valori di densità del corpo umano. Le sezioni orizzontali, dello spessore di 2,5 cm, possono essere rimepite di vari tipi di tessuto artificiale, per eseguire dei test.
umano. Gli ultimi modelli sono in grado di supportare le funzioni vitali per oltre due ore e anche in caso di black-out elettrico. STARMED I neonati ricoverati in terapia intensiva saranno presto collegati a questa apparecchiatura che ricorda una tuta spaziale per astronauti. Si tratta di uno scafandro per assistenza respiratoria di emergenza. Esso garantisce una eccellente ventilazione assistita per i piccoli. Invece del casco, c’è una specie di bolla che circonda tutta la testa. Il dispositivo, realizzato anche per pazienti adulti, mantiene una pressione continua nelle vie aeree e assicura la ventilazione polmonare in caso di episodi di insufficienza cardiaca.
ROBOTY E’ un robottino concepito all’interno dei progetti di ‘robotica soft’, realizzato con materiali deformabili come silicone e gomma, per emulare al meglio l’anatomia umana e il movimento. Questo prototipo serve ai ricercatori per studiare e progettare robot o tutori che aiutino le persone a svolgere i compiti di ogni giorno negli ambienti abituali. Roboty è in grado di interagire perfettamente con il mondo fisico e di spostarsi con movimenti del tutto simili a quelli dell’uomo.
TORO Il nome per esteso è Torque Controlled Humanoid Robot. Si tratta, più che di un robot, di un automa a controllo di coppia che pesa circa 75 chili. Viene utilizzato per studiare i problemi di equilibrio e deambulazione. E’ stato progettato per mantenersi eretto, salire le scale, oltrepassare piccoli ostacoli. Comunque può controllare la stabilità aggrappandosi alle pareti, a tavoli e sedie, oppure appoggiando un ginocchio a terra.
S5 Lo so, non è un gran nome. Eppure questa macchina impiegata dai cardiologi, è in grado di sostituirsi completamente alla funzione cardiaca polmonare, mantenendo sotto controllo la circolazione extra corporea e naturalmente anche l’ossigenazione sanguigna è seguita all’ennesima potenza. Si tratta di una apparecchiatura piuttosto ingombrante, piena di schede e di tubi che si riempiono di sangue, proprio come quelli del corpo
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Arena Lifestyle 11/17- GREY’S POWER
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Le pantere grigie continuano a fare ascolti, fatturati, a raccogliere voti, consensi e applausi in ogni campo: dall’industria alla tv, dalla scienza alla moda. Ecco le lady e i vip over 50 e over 60 che piacciono e che guideranno ancora l’Italia. “Boooooommm!!! Domenica Live spicca il volo e supera ogni tipo di concorrenza!!! Arriviamo al 23% di share con 3 milioni di spettatori!! Siete pazzeschiiiiiiiiii “ E’ il messaggio che Barbara D’Urso (foto 1,2,3) ha postato a fine ottobre sui social per commentare la grande vittoria di Domenica Live su Canale 5: un confronto diretto vinto nettamente dalla conduttrice Mediaset contro Rai 1 che schierava le Parodi al loro esordio con Domenica In. Lady Cologno, come è soprannominata dai media Barbara D’urso, ormai vive segregata agli studi Mediaset 12h su 24h, sette giorni su sette. Personaggio che unisce e divide, Barbarella ha fatto breccia nel cuore del pubblico. Sempre in casa Mediaset, Federica Panicucci (4,5) ha visto, dopo anni di mediocri risultati, ha visto lievitare gli ascolti di Mattino5, programma che conduce con tenacia. Negli anni è diventata una vera signora del piccolo schermo, pronta e preparata, ha venduto bene sorriso e professionalità, tanto da abituare il pubblico di Canale5 alla sua smagliante e perfetta presenza. Ha cinquant’anni ma ne dimostra fisicamente e caratterialmente trenta. Amatissima dal pubblico e top influencer Daniela del Secco, invitatissima Marchesa d’Aragona in tutte le principali trasmissioni televisive, dove spopola con la sua eleganza e il suo buonumore, avendo superato i 65 anni. Mai stanca del cinema, l’attrice e produttrice Maria Grazia Cucinotta (8,12), impegnata in varie coproduzioni internazionali, anche con partner asiatici. Mai stanca di combattere l’imprenditrice Diana Bracco: dopo l’impegno per l’Expo coronato da un grande successo, ha rappresentato la Camera di Commercio di Milano ai colloqui sulla Brexit e ha previsto subito (ahimè) che Amsterdam sarebbe stata un osso duro per la gara sulla nuova sede dell’Agenzia del Farmaco Europea. Mai stanca di numeri un’altra famosa lombarda, Alessandra Stella, uno dei pochissimi scienziati donna alla guida di un ente nazionale di bioinformatica, il Parco Tecnologico Padano di Lodi. Infine la stellare Fabiola Gianotti, che dal 2012 è stata nominata direttrice generale del Cern di Ginevra: anche la prestigiosa rivista Time le ha dedicato una copertina. Passiamo ora ai campioni del sesso maschile in fatto di simpatia, telegenia, capacità dialettica, imprenditoriale, ricchezza culturale, intelligenza finissima, creatività senza limiti. Anche per loro, l’età matura è stata migliore della giovinezza...
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Antonio Ricci (12) mitico autore di “Striscia la Notizia” , lo show condotto da Ezio Greggio ed Enzo Jacchetti (13) presentando il libro “Me tapiro”, svela su Chi un retroscena curioso legato all’amico Beppe Grillo (14,15) di cui è stato autore per anni. «È colpa mia se è sceso in politica? In un certo senso sì. Una volta siamo andati da Bruno Vespa a commentare le elezioni: ha fatto il primo monologo politico e ha capito che funzionava, così ci ha preso gusto». Ricci parla anche di Fabio Fazio e di “Che tempo che fa”, sconfitto dalla fiction di Canale 5. «A Fazio suggerirei di tornare a Raitre. Il danno maggiore è che, per farlo brillare su Raiuno, la domenica sera hanno spento Raidue e Raitre, così Mediaset e La7 possono brindare, pure Giletti (18). I proventi di “Me Tapiro” andranno al gruppo Abele di don Ciotti, una comunità di recupero per tossicodipendenti e persone con storie difficili alle spalle. Torna in pista Luciano Benetton spiegando i motivi che l’hanno “obbligato” a tornare ad avere un ruolo attivo nell’azienda. L’ho lasciata nel 2008 «con 155 milioni di euro di attivo» e 9766 dipendenti e la ritrovo ora con «81 milioni di passivo» (bilancio 2016) e dipendenti scesi a quota 7328. l peccato più grave delle gestioni di questi anni? «Hanno smesso di fabbricare maglioni. È come se avessero tolto acqua a un acquedotto», sospira Benetton. «Hanno commesso errori incomprensibili. Come se chi governava l’azienda l’avesse fatto apposta».Pronto a tornare in campo anche il fotografo Oliviero Toscani (19, un altro “vecchietto”), con cui l’intesa è sempre stata massima. Indimenticabili le campagne pubblicitarie che per lustri hanno tenuto banco, divertendo, facendo riflettere, creando polemiche e – soprattutto – contribuendo il misura enorme al successo del marchio. Volando da Treviso in Sicilia, ecco Antonio Zichichi che commenta il dato di Trapani ultima in classifica tra le città italiane per qualità della vita.“Noi trapanesi dobbiamo ritrovare l’orgoglio della scienza che ci appartiene. Nel mondo sono convinti che Archimede sia greco, invece è siciliano. A casa nostra è stata scoperta quella cosa che si chiama mondo scientifico, da Archimede a Galilei. Cominciamo con il ritrovare l’orgoglio delle nostre radici. Sarebbe già molto. A Palermo invece è bufera. “La foto? E’ una polemica tutta giornalistica”. Così Vittorio Sgarbi (21) neo assessore regionale ai Beni Culturali in Sicilia, ha risposto a margine di un convegno a Palazzo Pirelli circa la sua assenza alla prima riunione della giunta Musumeci. Ma egli sottolinea di essere arrivato puntuale, di aver fatto una prima foto col gruppo: poi avevo un areo per Roma, mica potevo mancare all’apertura della mostra su Michelangelo. La giunta ha diffuso la foto ufficiale senza la sua unica star: che passo falso...
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Arena Lifestyle 11/17- CINEMA/ I FILM D’AUTUNNO
MISTERO SUL TRENO
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A destra, la locandina dello spettacolare film in uscita nelle sale italiane, interpretato da un cast di attori stellare. Diretto e interpretato da Kenneth Branagh, con Michelle Pfeiffer, Johnny Depp, Judy Dench. A fianco, la storica pellicola diretta da Sidney Lumet.
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classico (rispolverato) della letteratura del Novecento. Resterete avvinghiati allo schermo in pochi secondi.. Torna sul grande schermo il più accademico, e di tutti gli investigatori di Agatha Christie, il più antipatico: il belga Hercule Poirot. Prologo spettacolare a Gerusalemme, ampie citazioni del film che Sidney Lumet girò nel 1974 con il meglio degli attori hollywoodiani e molte innovazioni che lo fanno apprezzare enormemente. Scritto dalla Christie durante un suo soggiorno a Istanbul, nella stanza 411 del Pera Palas Hotel (oggi adibita a piccolo museo in suo onore), il romanzo fu pubblicato a puntate dal settimanale statunitense The Saturday Evening Post nell’estate del 1933, mentre l’anno successivo fu raccolto in un unico libro dall’editore inglese Collins Crime Club; in Italia fece la sua comparsa nel 1935, edito da Mondadori col titolo Orient Express, in seguito denominato col titolo più fedele all’originale. Si divertiranno i ‘nuovi adepti’ della Christie, gnari del carattere di Poirot, preciso e maniacale nel suo bisogno di simmetria: odia le cravatte storte, le uova di grandezza diversa e bollite più di quattro minuti, eccetera. Kenneth Branagh ostenta un paio di baffi posticci enormi, si vedono solo in qualche vecchio quadro dell’epoca del Kaiser. Il gruppo dei viaggiatori dell’Orient Express, da Costantinopoli a Parigi, incollati di paura sui sedili della carrozza ristorante e negli
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scompartimenti illuminati dalle lampade art déco, è ancora una volta stellare. Con la finta vedova allegra, meravigliosa Michelle Pfeiffer. “Non volevo mancarle di rispetto” si scusa Poirot. “Potrebbe almeno provarci”, risponde lei. Judy Dench nei panni della Principessa Dragomiroff è sublime, così anche Penelope Cruz, quasi senza trucco, nei panni della bambinaia piegata dal rimorso. Il divo Johnny Depp, straordinario nei ruoli degli esseri più ambigui o torbidi che esistano -dal pirata al vampiro al turista - soddisfa lo spettatore, grande recitazione, come sempre. Ma si ha il sospetto che non fosse per nulla contento, stavolta di fare il cattivo, sarà perchè stavolta gli tocca riestire i panni di un cattivo terribile, un cattivo ‘rapisci e ammazzabambini’. Infatti si vede, nel flash back, solo un lampo del suo volto, neanche in primo piano, durante il rapimento della piccola Daisy. Vada invece per le scene dove deve minacciare il bravo investigatore con la pistola sotto il tovagliolo o quando se ne deve stare lì a fare il morto pugnalato. Ma questo film è una pellicula talmente cult, talmente immortale...Dunque è meglio esserci (a morire sul set) che rifiutare. In effetti è un cattivissimo perfetto, alternative migliori di sicuro non ce n’erano. Dopo l’omicidio il treno si blocca per una tempesta di neve, sopra un ponte sospeso sul vuoto. La tecnologia ci offre inseguimenti spettacolari e panorami dei Car-
CINEMA/ I FILM D’AUTUNNO Arena Lifestyle 11/17
pazi che forse non esistono neanche più.. Il treno del film invece esiste, si poteva visitarlo a Parigi due anni fa, d’avanti all’Istituto di Cultura Araba. E naturalmente si può ancora prenotarlo per il famoso viaggio che costa un patrimonio oggi come allora. Insomma, godiamocelo. E dopo questo, non perdete la prima visione di The Place , il nuovo film di Paolo Genovese , ispirato alla serie tv americana “The Booth at the End”. Il film ruota attorno alla figura di un personaggio misterioso, ospite abituale a abitudinario di un locale dove se ne sta seduto, giorno e notte, al tavolo in fondo. La domanda che tutti si pongono è: chi è quell’uomo? Al suo tavolo riceve dei visitatori. Ognuno di loro ha un desiderio profondo, un desiderio difficile da realizzare, se non impossibile. L’uomo misterioso è pronto a esaudire le loro richieste in cambio di alcuni “compiti” da svolgere. Quanto saranno disposti a spingersi oltre i protagonisti per realizzare i loro desideri? Chi di loro accetterà la sfida lanciata dall’enigmatico individuo, per il quale tutto sembra possibile? Il personaggio misterioso è interpretato da Valerio Mastandrea ( che ha interpretato i film Fiore, Perfetti Sconosciuti ecc..) circondato da tantissimi attori italiani come Marco Giallini, Alba Rohrwacher, Vittoria Puccini, Rocco Papaleo, Silvio Muccino, Silvia D’Amico, Vinicio Marchioni, Alessandro Borghi, Sabrina Ferilli e Giulia Lazzarini.Nove personaggi si avvicendano rapidi al tavolo dei desideri, consumando un caffè e masticando fantasie, ambizioni, rimpianti. Hanno a disposizione una manciata di minuti, giusto per formulare il desiderio, definirne i contorni, precisarne il senso e la portata. Poi ricevono un compito da svolgere, che si saprà poi. Il ritmo è sostenuto eppure quieto, niente accade se non il dialogo. Promosso.
BIENNALE COLLEGE, I 3 PROGETTI SCELTI Sono stati scelti i 3 progetti che accedono alla fase di realizzazione dei film della 6a edizione (2017 – 2018) di Biennale College – Cinema. Biennale College – Cinema è l’iniziativa della Biennale di Venezia che promuove nuovi talenti per il cinema offrendo loro di operare a contatto di maestri, per la realizzazione di lungometraggi a micro budget. Sono state scelte per la prossima fase due opere prime e un’opera seconda • Deva Mall - Petra Szocs (regista, Ungheria) | Péter Fülöp (produttore, Ungheria) | Gergő Nagy (co-writer, Ungheria) – opera prima. Ora ti veniamo a prendere gentilmente, lanciandoti nel fuoco (opera prima). • The Ice Rift - Margherita Ferri (regista, Italia) | Chiara Galloni (produttore, Italia) – opera prima. In un piccolo paese di montagna, dove tutto è immobile la 15enne Vanessa è stanca di essere considerata la ragazza più carina in città e trova una via di fuga, o addirittura il suo primo amore, in Maia, un maschiaccio che combatte sulle piste da hockey allo stesso modo in cui combatte la propria solitudine. • Yuva (Home) - Emre Yeksan (regista, Turchia) | Anna Maria Aslanoglu (produttore, Turchia) – opera seconda • Yuva (Home) - La vita solitaria di Veysel, un uomo che vive nei boschi alla stregua di un animale, viene distrutta quando quella terra viene venduta. La sua ostinazione si trasforma in un confronto con il fratello minore Hasan che arriverà dalla città per convincerlo a lasciare quei luoghi. I 3 team scelti parteciperanno ora a due ulteriori workshop, sempre a Venezia, dal 3 al 6 dicembre 2017 e dall’11 al 15 gennaio 2018. Questi apriranno la possibilità alla realizzazione vera e propria di 3 lungometraggi a microbudget tramite un contributo di 150.000 euro ciascuno, che saranno poi presentati alla 75. Mostra del Cinema di Venezia 2018.
CLASSICI IN DVD La corazzata Potëmkin (Bronenosec Potëmkin, URSS/1925, 68’) edizione restaurata Un film cult, utile per convocare una spaghettata in terrazza la prossima estate. Fate come Nanni Moretti, la sera dell’ultima tragica partita dell’Italia per la qualificazione ai prossimi Mondiali (dove non è entrata), a quattro mesi dalla scomparsa di Paolo Villaggio (che, anche per quella scena tratta da “Il secondo tragico Fantozzi”, è entrato nel vocabolario delle citazioni storiche). Il regista, al suo cinema Nuovo Sacher di Roma, in concomitanza con la partita Italia-Svezia ha messo in cartellone “l’edizione integrale restaurata” del film di Sergej Ejzenštejn. Nel film di Fantozzi, in concomitanza della partita tra Inghilterra-Italia (“valevole per la qualificazione alla Coppa del Mondo”), lo sfortunato ragioniere viene convocato per il cineforum aziendale, dove si proietta questa storica pellicola. Il povero Fantozzi disperato, definisce La corazzata Potëmkin “una cagata pazzesca”. La recente serata romana è stata introdotta da Gian Luca Farinelli (anche qui citazione del professor Guidobaldo Maria Riccardelli di fantozziana memoria). Per la nuova edizione la musica composta da Edmund Meisel nel 1926 è stata restaurata da Helmut Imig con l’aiuto di Lothar Prox. Sceneggiatura: Nina Agadžanova-Šutko, Sergej Ejzenštejn. Fotografia: Eduard Tissė. Scenografia: Vasilij Rachal’s. Musica: Edmund Meisel. Interpreti: Aleksandr Antonov (marinaio Vakulinčuk), Vladimir Barskij (comandante Golikov), Grigorij Aleksandrov (ufficiale Giljarovskij), Aleksandr Levšin, Andrej Fajt, Marusov (ufficiali), Zavitok (medico di bordo Smirnov), Michail Gomorov (marinaio nel comizio), Ivan Bobrov (marinaio recluta), Konstantin Feldman (studente sovversivo), Beatrice Vitoldi (donna con la carrozzina), Julia Ejzenštejn (donna col cibo per i marinai).
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Arena Lifestyle 11/17- MUSICA CLASSICA/
Musica
A sinistra, il chitarrista degli AC/ DC Malcom Young. A fianco, il cantautore bolognese Cesare Cremonini, che aprirà il suo tour negli stadi italiani il 15 giugno 2018.
CREMONINI IN TOUR NEL 2018 E
ra solo questione di tempo, un passaggio inevitabile nella costante crescita artistica e di pubblico di Cesare Cremonini: a giugno 2018 il cantautore bolognese sarà per la prima volta nella sua carriera in tour negli stadi italiani. La prima data è stata fissata per il 15 Giugno allo stadio Thegil di Lignano per poi passare allo Stadio Olimpico di Roma, al San Siro di Milano e per ultimo al dall’Ara di Bologna.Per il cantautore Bolognese, che sugli spalti del Dall’Ara s’è visto più volte per tifare rossoblù, e ora si prende il palco più importante della sua città, e non solo. E per quella che sarà la sua festa il gran finale non poteva che essere a Bologna, dove Cremonini ancora vive e ha lo studio di registrazione privato. In questa nuova avventura negli stadi I sold out dei precedenti tour nei palasport a supporto di “Logico” e del disco live che lo aveva seguito avevano fatto presagire questo salto. L’artista è tornato nuovamente a far parlar di sé poiché il 3 Novembre è uscito il suo ultimo inedito intitolato Poetica. Il brano farà parte del nuovo album (con ulteriori brani) che prenderà il nome “Possibili scenari”, che uscirà il 24 novembre e rappresenterà il decimo album dell’artista.Nello stesso giorno prenderanno anche il via le vendite per i biglietti della data bolognese (che si immaggina già sold out) e del tour. LA SCOMPARSA DI MALCOM YOUNG Il mondo della musica perde un altro importante pezzo della storia della musica rock, Malcolm Young, chitarrista e co-fondatore degli AC/DC è morto all’età di 64 anni. La Star ha fondato la leggendaria band hard rock con il fratello Angus nel 1973. Nel 2014 si era ritirato permanentemente a causa di un principio di demenza. La morte è stata appresa tramite una notizia riportata sul sito della storica rock band, la quale veniva annunciata con le seguenti parole: << “Oggi con il cuore pesante di tristezza gli AC/DC devono annunciare la scomparsa di Malcolm Young. Malcolm, insieme ad Angus era il fondatore e creatore del gruppo. Con la sua enorme dedizione ed il suo impegno era la forza che guidava la band. Come chitarrista, scrittore e visionario, era un perfezionista e un uomo unico. Diceva e faceva sempre quello che voleva. Era sempre molto orgoglioso di tutti i suoi lavori. La sua lealtà ai fan era senza precedenti”>> Il fratello Angus Young ha inoltre aggiunto: <<”Essendo suo fratello è molto difficile esprimere a parole cosa significasse per me. Il legame che avevamo era unico e molto speciale. Ci lascia una grandissima eredità che vivrà per sempre. Malcolm, ben fatto”.>> Malcolm era il chitarrista del gruppo e forniva un indispensabile supporto per i riff del fratello Angus con il quale riempivano le arene. Dopo aver formato la band nel 1973, i fratelli Young sono stati accreditati come co-autori di tutti i brani degli AC/DC dal 1975 con il loro debutto High Voltage fino al 2014 con Rock or Bust. Questo album è stato il primo senza Malcom, che ha annunciato il suo ritiro nel settembre di quell’anno poiché affetto da demenza. Numerosi sono stati i messaggi di cordoglio rivolti al chitarrista, molti dei quali proveniente da colleghi facenti parte dello stesso mondo della musica. Il gruppo dei Guns N’ Roses, durante il loro concerto a Sacramento, in California, hanno eseguito una versione dal vivo di Whole Lotta Rosie, dall’album Let There Be Rock del 1977, davanti all’immagine dell’artista. Anche i Foo Fighters, dopo il messaggio di Dave Grohl, hanno voluto onorare la memoria di Malcolm, aprendo la loro performance a Città del Messico con una cover di Let There Be Rock.
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LIBRI Arena Lifestyle 11/17
Libri
A sinistra la copertina de “La Colonna di Fuoco” edito da Mondadori. Qui a fianco, l’autore Ken Follett.
IL GRANDE RITORNO DI KEN K
en Follet torna con il nuovo libro intitolato La Colonna di Fuoco, seguito ideale de I Pilastri della Terra e Mondo senza fine. E’ il terzo volume della serie di Kingsbridge, ovvero la trilogia di romanzi di Follet ambientati nella città immaginaria di Kingsbridge, in Inghilterra, che ripercorre le vicende storiche inglesi dal XII al XVI secolo. Con questo nuovo libro Follet ci conduce in un’Europa insanguinata dai conflitti religiosi tra protestanti e cattolici e all’interno delle lotte per il potere nelle corti del vecchio continente. I fatti si svolgono a partire dal Gennaio del 1558 quando il giovane Ned Willard fa ritorno a casa, Kingsbridge, e si rende conto che il suo mondo sta per cambiare radicalmente. Egli, figlio di un ricco mercante protestante vorrebbe sposare Margery Fitzgerald, figlia del sindaco cattolico della città, ma il loro amore non basta a superare le barriere degli opposti schieramenti religiosi. il cuore del giovane è messo a dura prova vedendosi sottrarre, Margery, la donna che ama, a causa di un matrimonio combinato atto a garantire alla famiglia Fitzgerald, aristocratica, il titolo nobiliare. Ned tuttavia sarà di nuovo costretto a lasciare nuovamente Kingsbridge, ed ingaggiato da Sir William Cecil, il consigliere di Elisabetta Tudor che dopo la sua incoronazione vedrà tutta l’Europa rivolgerglisi contro e che affiderà a quest’ultimo il compito di creare una rete di spionaggio incaricata di proteggerla dai numerosi attacchi nemici, si ritroverà ad essere uno degli uomini a far parte dei primi servizi segreti britannici esistenti. Mentre la lotta tra cattolici e protestanti ha raggiunto dei livelli molto infuocati la Francia ha dichiarato guerra alla Spagna per il controllo del regno di Napoli e altri stati della penisola italiana, e l’Inghilterra si è schierata con la Spagna. La Francia, di fatto, riesce a riprendersi Calais ma non anche gli stati italiani tanto desiderati. Ken Follett dà vita ad un romanzo storico di grande spessore e ci riesce grazie ad un’impostazione chiara ed esaustiva, un’impostazione che tramite il mutamento di prospettiva (si passa dalla Gran Bretagna, alla Francia, passando per la Spagna e per i Paesi Bassi) nulla risparmia e nulla lascia al caso. L’opera inoltre è completata da minuziose descrizioni (che consentono a chi legge di rivivere sulla pelle le avventure delineate) Il risultato finale è quello di trovarsi di fronte ad un bellissimo romanzo, una perla che nonostante tratti vicende in secoli turbolenti ma ad oggi lontani, in realtà si presenta e si palesa di grande attualità. Per concludere Ken Follett non delude e regala al grande pubblico la degna conclusione per una meravifgliosa trilogia. MARIO FORTUNATO: TUTTI I NOSTRI ERRORI ‘’Tutti i nostri errori’’ raccoglie sedici racconti che Mario Fortunato ha scritto e riscritto nel corso degli ultimi trent’anni. Alcuni sono del tutto inediti, altri hanno visto la luce solo in edizioni numerate, oppure sono stati pubblicati all’estero o in rivista, mentre altri ancora sono usciti in libro. Al di là del loro percorso editoriale, essi compongono il ritratto implacabile e febbrile di un autore e del suo Paese, l’Italia, in quel punto in cui il destino individuale, scoprendo i propri errori, dà luogo al comune paradosso che chiamiamo Storia. Intrecciati a specchio nel modo apparentemente casuale e invece necessario in cui la vita lega le persone, il loro presente e la terra incognita del passato, questi sedici racconti sono in realtà un romanzo controvoglia: l’unico forse possibile nel ‘’tempo dilazionato e revocabile’’ dei nostri giorni.
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Arena Lifestyle 11/17- CAPODANNO AL NORD/ Stoccolma
UN WEEK END A STOCCOLMA Qui sopra, vista del centro storico di Stoccolma, impreziosito dal Palazzo Reale e da vari edifici risalenti storici. La città è circondata da una natura magnifica e da un arcipelago che conta ben 24 mila isole.
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este a Stoccolma, la capitale della Svezia, la perla della Scandinavia. Un luogo magico che offre il meglio di sè proprio nella stagione invernale, quando il blu intenso del mare contrasta con il bianco abbagliante del paesaggio urbano, spruzzato di neve.
Fino a qualche settimana fa Stoccolma era una vera e propria esplosione di diversi colori: gli alberi rossi e aranciati circondano la città come una corona e i suoi stessi abitanti nei fine settimana amano fare lunghe passeggiate in uno dei tanti parchi della capitale, lungo le rive del Mar Baltico e del lago Mälaren oppure nei boschi che circondano il centro. Dopo la rigenerante boccata di aria fresca, si passa il tempo visitando una varietà di mostre nei musei e gallerie, seducenti negozi nei diversi quartieri, vivendo esperienze gastronomiche ispirate al mare e alla cucina di terra e ascoltando concerti nei tanti club musicali della città. Stoccolma, definita “la città sull’acqua”, è coperta per un terzo dal verde. Vanta una natura mozzafiato con i suoi immensi parchi e boschi e il suo arcipelago di 24.000 isole. Immancabile la gita all’isola di Djurgården, un tempo riserva di caccia del re, è il parco nazionale urbano per eccellenza della città di Stoccolma. E’ formata da due ambienti separati da un canale dove d’estate si nuota e d’inverno si pattina sul ghiaccio. Sull’isola di Djurgården si trovano alcuni dei luoghi più famosi e belli di Stoccolma: la nave-museo Vasa, la sola ammiraglia da guerra del 1600 ancora esistente al mondo, e lo Skansen, il più antico museo all’aperto dell’intera Europa con tanto di zoo e acquario. Questo museo all’aperto, inaugurato nel 1891, illustra oltre 5 secoli di storia svedese attraverso 150 edifici tradizionali come case, negozi, magazzini, fattorie e chiese che rappresentano ogni angolo della Scandinavia. Per i bambini è presente anche uno zoo con orsi, scimmie, coccodrilli, alci e renne. Tra le altre attrazioni dell’isola si trova il Nordiska Museet, il Museo nordico che espone la storia culturale svedese degli ultimi 500 anni, e il Gröna Lunds Tivoli, un parco di divertimenti bello soprattutto di sera, con giochi, montagne russe e attrazioni a caduta libera come la Fritt Fall, dove si precipita da un’altezza di 80 metri in 6 secondi. Tra le attrazioni più gettonate della città c’è anche il famoso Museo degli Abba, un gruppo canoro che dagli Settanta ad oggi ha venduto milioni
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Stoccolma/ CAPODANNO AL NORD/ Arena Lifestyle 11/17
e mlioni di dischi: molte canzoni degli Abba sono entrate nelle colonne sonore di film e di musical, uno per tutti il famosissimo “Mamma mia!”. Nella parte settentrionale dell’isola di Djurgården si colloca uno dei punti di riferimento di Stoccolma, la Torre di Kaknäs, è torre della televisione, vanta una altezza di 160 metri: è una delle costruzioni più alte dell’intera Scandinavia e da qui si può godere di una stupenda vista sulla città di Stoccolma e il suo arcipelago. Sopra la torre è possibile trovare anche un ristorante dove poter gustare le specialità svedesi ad un’altezza di 120 metri. A nord della torre ci sono gli scali per le linee di traghetti che arrivano e partono per l’Estonia e la Finlandia. Un’ altra presenza, vissuta come un’attrazione dai turisti è la metropolitana di Stoccolma, una galleria d’arte impressionante. Oltre 90 delle 110 stazioni espongono le opere di quasi 150 artisti. Acquistando un biglietto della metro di Stoccolma si possono vedere sculture, mosaici, quadri, installazioni, incisioni e rilievi dagli anni ’50 ai giorni nostri. Stoccolma non è dunque solo una città contemporanea e dinamica, ma ha alle spalle una ricca storia di arte, musica, danza e architettura dal 1600 in poi. Il palazzo più grande di Stoccolma è il Palazzo Reale, Kungliga Slottet, edificio barocco con 600 stanze, residenza e sede del tesoro storico- culturale della famiglia reale svedese. Gli appartamenti reali, il tesoro e il museo Trekronor sono aperti ai visitatori. Il Palazzo Reale si trova nella città vecchia, Gamla Stan, fondata nel 1252, uno dei centri medievali meglio conservati al mondo, tra i quali tutti girovagano estasiati. Se ci si trova nei paraggi a mezzogiorno, è possibile assistere al cambio della guardia, e visitare la Cappella dove, nel 2013, si son tenute le nozze delle Principessa ereditaria di Svezia Victoria , duchessa di Västergötland. Naturalmente, una volta qui, è bello fare tappa nella piccola piazzetta Stortorget per bere un caffè nel palazzo del Museo del Nobel, dove si trova la famosa sala che ospita ogni anno la cerimonia di consegna del prestigioso Premio. Da non perdere la stradina più stretta e pittoresca della Svezia, Mårten Trotzigs gränd e l’eclettico mix di caffetterie, bar e negozi
di souvenir. Il Teatro Reale, Dramaten, in centro a Stoccolma, è un palazzo in stile liberty, con ricchi decori dorati. Nella piazza Gustav Adolf si affaccia invece il Museo della danza. che espone collezioni che riguardano la danza, il teatro e l’arte. Di fronte al Museo della danza c’è lo splendido palazzo neoclassico del 1897, sede dell’Opera Reale e del Balletto Reale svedese. Per i più appassionati è consigliata la visita guidata dietro le quinte. Gli amanti dello shopping si spostano invece nella cosiddetta City, l quartiere di Stoccolma dove si concentrano tutti i grandi magazzini. Visto il clima rigido soprattutto d’inverno - qui si raggiungono tranquillamente i 30 tradi sotto zero sono situati tutti sotto lo stesso tetto, dunque si tratta di un vero paradiso per i pigri amanti dello shopping. Il quartiere più bohemienne di Stoccolma è Södermalm, la meta per amanti del vintage, dei marchi indipendenti e delle gallerie non convenzionali, mentre il quadrilatero di Östermalm, il cuore elegante di Stoccolma, è la meta per chi ama lo shopping di lusso tra le grandi griffes internazionali. Dopo lo shopping ci si dedica alla tavola. E quella svedese, per chi non la conosce, offre una varietà di sapori e di varianti davvero squisita. Den Gyldene Freden, il più antico ristorante di Stoccolma con arredi originali, serve ottimi piatti della tradizione svedese. È aperto tutto l’anno tranne il 24 dicembre (il Natale degli svedesi) e la vigilia della Mezza Estate, perché tutti i negozi e molti dei musei rimangono chiusi. Da fine novembre inoltre la piazza principale della città vecchia ospita un tradizionale mercatino di Natale. A casa si possono portare innanzitutto i tradizionali souvenir della città, vale a dire gli gnomi dispettosi in ceramica e lana cotta, che secondo la leggenda, se trattati bene, portano molta fortuna. Se ne possono trovare il ceramica e lana cotta. Poi, ovviamente, non mancano bambole e riproduzioni del personaggio di Pippi Calzelunghe. Piaccioni molto anche gli zoccoli felpate ed impermeabili, molto colorati e col tacco alto. E i barattoli di creme alla selvaggina, i formaggi, i fiori e i dolci.
COSA MANGIARE A STOCCOLMA
Stoccolma è una città poliedrica anche a livello gastronomico. La cucina svedese offre specialità davvero sorprendenti in grado di stupire ogni palato e di incontrare il gusto di tutti. VAri chef svedesi sono stati classificati tra i migliori a livello mondiale. Il pesce è il principale alimento della cucina svedese e viene preparato e gustato in diversi modi: affumicato, marinato, al forno, cotto, crudo, e, naturalmente, condito con le salse tipiche del posto. In particolare modo i pesci maggiormente consumati ed apprezzati dagli svedesi sono il salmone, il merluzzo, le aringhe, il baccalà e vari tipi di crostacei. La carne più diffusa nei ristoranti di Stoccolma è quella di renna, seguita da alce, maiale, vitello e montone. La carne viene prevalentemente bollita o stufata. Ad accompagnarla sono prevalentemente le patate e le salse tipiche. A livello dolciario la tradizione svedese vanta una tradizione ricca e variegata. A Stoccolma si potranno gustare delle marmellate straordinarie, dei biscotti caratteristici del luogo e delle gustose pagnottine dolci.
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La ‘Venezia del Nord’ offre una ricca offerta di ristoranti dove gustare il pesce sccandinavo affumicato, marinato, bollito e cotto al forno. In alternativa, carne di alce e di renna, vitello e montone.
Arena Lifestyle 11/17- CAPODANNO AL CALDO
SAN SILVESTRO TOP? SI’,ECOSOSTENIBILE
Qui sopra, vista sul meraviglioso paesaggio africano con foresete e montagne, dall’ elegante lodge ecosostenibile. Gli italiani che voglion’o fare una vacanza rispettosa dellì’ambiente sono ormai il 48& sul totale dei viaggiatori abituali.
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e vacanze invernali al caldo sono sempre più gettonate. Ma con una marcia in più: quelle consapevoli, ecoresponsabili e personalizzate, più ricche di contenuti culturali. Insomma, cenoni e abbuffate addio... Non potevamo finire il 2017, dichiarato dall’ ONU anno internazionale del turismo sostenibile, senza parlare di viaggi green, nel rispetto dell’ecosistema. La sostenibilità è un sentimento ormai diffuso, un movimento di massa senza più grandi confini di budget, età e istruzione. Secondo uno studio svolto da Espresso Communication per Conlegno, oggi il 48% degli italiani vuole andare in vacanza attuando azioni rispettose per l’ambiente. La domanda “green” cresce del 9% all’anno secondo l’osservatorio della Borsa Italiana del Turismo. Ma anche l’ultima edizione di Lecco Turismo, svoltasi lo scorso aprile, ha messo a fuoco proprio questo tema. Anche secondo la fondazione Univerde, il 16% degli italiani ormai ha optato per il turismo sostenibile. Soprattutto
quando viaggia in località esotiche. Il tema del turismo consapevole nasce dall’esigenza di voler rispettare l’ambiente e le persone, ma anche dall’esigenza più profonda di creare un viaggio che ci assomigli di più e che ci coinvolga fino in fondo. Nel 1970 il turismo era concepito essenzialmente come la fuga dalla città e dal lavoro. Il paesaggio era solo una specie di fondale di un periodo dedicato al riposo e alla disintossicazione dallo smog. Gli anni ‘80 e la nascita di movimenti come il WWF e Legambiente hanno portato un nuovo punto di vista, hanno lanciato iniziative nuove e ci hanno insegnato che esistono territori lontani da casa che sono anche un nostro patrimonio. Molti turisti si sono messi a studiare la storia delle zone nelle quali vanno in vacanza e hanno stimolato la nascita di piccoli musei locali, anche ‘stagionali’ e lo sviluppo di tante botteghe artigianali. Infine negli anni 2000, prima una minoranza illuminata, poi
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CAPODANNO AL CALDO - Arena Lifestyle 11/17
una porzione sempre più crescente di viaggiatori, ha iniziato a voler entrare nel paesaggio. A soggiornare sempre di più in alberghi diffusi o nati dall’iniziativa di famiglie per conoscere la gente del posto e magari contribuire a risolvere i loro problemi. Dopo un decennio di voli low cost, siamo diventati tutti turisti più esperti, anche quando viaggiamo fuori dai soliti circuiti e siamo tutti più protagonisti delle nostre esperienze di viaggio. Grazie alla diversificazione dell’offerta, oggi abbiamo una maggiore facilità di scelta e - attraverso lo smartphone anche un maggiore ventaglio di opportunità immediate. Fra queste c’è anche il viaggio ecologico-enogastronomico che ha aperto le porte alla cultura del cibo e ai sapori del mondo. Per un viaggio che ci faccia entrare in maggior contatto la natura ma anche contribuire allo sviluppo locale, sono molto importanti le guide locali, meglio se autorizzate e verificate: per scoprire aree protette, monumenti storici, per conoscere l’utilizzo di prodotti a km 0 da comprare e portare a casa. Affidandosi a una migliore organizzazione in loco, si ha la possibilità di vivere la vacanza lasciando l’auto a casa, utilizzando driver multilingue che spiegano il territorio attraversato durante i tragitti. In tal modo si acquista una conoscenze più critica delle risorse che ci circondano. Chi ha sempre dato per scontati lo scorrere dell’acqua calda della doccia o una certa ricchezza del cibo, prende coscienza del fatto che in certe areee si tratta di benefit non disponibili per tutti. Oppure addirittura procurate esclusivamente per quell’evento. Il World Travel Awards è un premio assegnato alle strutture alberghiere di alto profilo da una commissione di esperti e di operatori. Il titolo di iniziativa più Green del mondo, lo scorso anno è stato dato al Hua hin Resort, ua struttura che si affaccia sul Golfo del Siam in Thailandia: si tratta di un luogo pieno di meravigliosi bungalows e lagune fiorite in stile Thai tradizio-
nale, che ha incontrato il favore dei viaggiatori che cercano sensazioni diffuse. Per chi vuol accostarsi a questo mondo, l’ Associazione Italiana Turismo Responsabile offre una mappa completa di tutte le strutture della Penisola con servizi “green”. Oggi queste esperienze sono diventate patrimonio anche dei grandi marchi alberghieri che comprano piccoli alberghi di fascino in luoghi ameni o in città d’arte per rispondere alle nuove esigenze di clienti già acquisiti: è una strategia che nasce come scelta etica ma anche come scelta di marketing. Molte hanno intanto riorientato la loro offerta sul tema del lla sostenibilità soprattutto a proposito dell’uso efficiente delle risorse a disposizione in camera, dall’acqua della doccia meno bollente o meno scrosciante agli asciugamani cambiati con meno frequenza. Sono diventati ecosostenibili anche gli snack nel minifrigo e i gift, dai prodotti per la toeletta al cioccolato. Il 44% dei viaggiatori si dice disposto a spendere anche il 20% in più per avere la certezza di utilizzare servizi ‘amici’ dell’ambiente. Anche asecondo il motore di ricerca Booking.com ci sono viaggiatori sensibili alla presenza di vari servizi, per sempio i pannelli solari, nelle strutture fra cui scegliere. Chi vuole intraprendere questo percorso tra gli operatori del settore non si occupa però solo dei consumi energetici ma punta anche a lavora anche sul rapporto con il territorio, sull’uso di prodotti e personale del luogo. Inoltre la Comunità europea invita a certificare il ridotto impatto di beni e servizi nell’’intero ciclo produttivo. Un concetto sul quale insste da anni il network LifeGate, che da almeno dieci anni propone sul suo sito prodotti ecosostenibili, ogni sorta di servizi e naturalmente viaggi. Tra gli alberghi più ecosostenibili del mondo, il Marataba Trails Lodge è l’ideale per disintossicarsi dalla tecnologia. Nelle camere, dotate di soffitti di tela, si è completamente
ECOSOSTENIBILITA’ RAFFINATA SUL LAGO DI GARDA L’hotel a 5 stelle Lefay Resort & Spa sorge sul Lago di Garda, a Gargnano, in provincia di Brescia, e incarna alla perfezione la sostenibilità e raffinatezza mediterranea in un ricco paesaggio collinare punteggiato di terrazzamenti naturali traboccanti di olivi. Esteticamente, la facciata in legno e pietra del Lefay Resort si mimetizza con la Riviera dei Limoni circostante. Questo effetto visivo si coglie al meglio immersi nella magnifica piscina con vista sul lago, senza preoccuparsi troppo dello spreco: l’acqua in eccesso viene riutilizzata per l’irrigazione! Questa location è ideale anche per una vacanza gourmet: la zona è famosa perla sua cucina gustosa e sana, che ha per protagonista lo spiedo. Il concetto culinario di Lefay, Vital Gourmet, mette in pratica un’etica rigorosa: è concesso l’utilizzo di ingredienti di stagione, prodotti da agricoltura biologica a km zero e sono proposti solo piatti della tradizione mediterranea.
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La magnifica posizione del Lefay Resort di Gargnano, sul Lago di Garda, una struttura ecosostenibile a cinque stelle che coniuga la sua mission ‘green’ con la raffinatezza e la tavola gourmet.
Arena Lifestyle 11/17- CAPODANNO AL CALDO
sconnessi dal Wi-Fi e da altre distrazioni, e ci si può interamente concentrare sulla Waterfall Valley, a un paio d’ore d’auto da Pretoria.Poiché sono ammessi solo otto ospiti alla volta, la tranquillità è assicurata per i visitatori così come per l’ambiente. L’hotel, interamente alimentato a energia solare, sorge nel Parco Nazionale di Marakele, che offre numerose opzioni per esplorare la catena montuosa del Kransberg nonché gli insediamenti risalenti all’Età del Ferro e le gole circostanti. Accompagnati da guide esperte, si esplora la Riserva di Marakele e, con un po’ di fortuna, avvistare la più grande colonia di grifoni. L’hotel si è prodigato al massimo per espandere e preservare il territorio dei “Big Five” (leone, elefante, bufalo, leopardo e rinoceronte), consapevole che il lusso non è ciò che si trova all’interno della struttura bensì la natura che si trova al suo esterno. Per chi ha scelto il Capodanno in Asia, il Jetwing Vil Uyana è un progetto di famiglia risalente agli anni ’70. La tradizione continua per mano dei fratelli Hiran e Shiromal Cooray, con una strategia di turismo sostenibile che rispetta l’ambiente e e offre un buon comfort. La struttura sorge nel perimetro di un acquitrino artificiale che funge anche da riserva naturale per centinaia di uccelli, mammiferi, farfalle e anfibi. Questo paradiso si trova a qualche ora dalla vivace capitale dello Sri Lanka, Colombo, e vi farà sentire lontani anni luce dal resto del mondo. La vastità della natura dello Sri Lanka si osserva al meglio dalla cima di Sigiriya, sito Patrimonio dell’Umanità con le rovine di un palazzo risalente al V secolo. Negli alloggi realizzati con materiali riciclati, pareti di giunchi intrecciati e tetti erbosi, ci si sveglia sorseggiando il te, con il sole che risplende sulla risaia. Ma il San Silvestro più desiderato potrebbe essere anche nei Paesi ad alto tasso di modernità, come gli Stati Uniti o il Giap-
pone. Visitare le capitali del consumismo mondiale non significa rinunciare al soggiorno green. Basta sapersi Per chi vola in Giappone, la scelta più ecosostenibile è il resort Hoshinoya Karuizawa Dopo un breve tragitto in auto da Tokyo, ci si trova circondati da rigogliosi alberi centenari e dai torrenti che sgorgano dal Monte Asama: entrambi questi elementi sono stati rispettati e utilizzati come fonte d’ispirazione nella creazione del resort. Il fiume svolge un ruolo chiave nel fornire energia idroelettrica all’Hoshinoya Karuizawa mediante un sistema chiamato semplicemente Energy In My Yard (EIMY), che fornisce al resort il 70% di tutta l’energia utilizzata, tra cui quella impiegata nel magnifico riscaldamento a pavimento. La fama dell’energia del resort risale al lontano 1914, quando vi fu scavato il primo bagno termale. Autori come Hakushu Kitahara erano soliti immergersi nei bagni termali per stimolare la loro creatività. Oggi nei pressi è stato costruito un Tombo-no-yu (bagno turco comunale) per offrire accesso ad acque benefiche a bassa alcalinità approvvigionate in modo naturale e messe a disposizione nel bagno di pietra, nella sauna e nel bagno all’aperto. Tra i suoni dell’Hoshinoya Karuizawa, si comprende perché gli alberi del posto siano stati scelti per prosperare in questo lusso naturale. Con le colonne giga ntesche nella hall, passando per le suite immacolate, il Park Hyatt Hyderabad dimostra che stravaganza ed ecologia possono essere alleate naturali. Viziatevi senza sentirvi in colpa in questo palazzo che vanta una tecnologia per il risparmio energetico, la gestione efficiente dell’acqua e la riduzione dell’impronta di carbonio. Questi dettagli sono valsi all’hotel la meritatissima certificazione LEED® Gold nel 2011. La posizione geografica dell’hotel consente di visitare agevolmente i monumenti di Hyderabad, come la moschea Charminar e il forte della cittadella di Golconda.
ECOGREEN ANCHE A LAS VEGAS
Chi l’ha detto che il lusso non può essere ecosostenibile, anche nella città del divertimento più sfrenata del mondo? Con le sue luci a risparmio energetico, i prodotti per la pulizia eco friendly e la cucina biologica, l’ultra-chic Mandarin Oriental Las Vegas dà nuovo lustro all’ecoturismo. La sua certificazione LEED® Gold elimina qualsiasi dubbio circa l’ecosostenibilità di questo super hotel raffinato e silenzioso, caratterizzato da splendide suite e piscine eleganti che fanno impallidire il kitch di molte altre catene presenti nel quartiere dei casino.
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CAPODANNO AL CALDO - Arena Lifestyle 11/17
LA PERLA GREEN DEL COSTA RICA Raggiungibile in mezz’ ora d’auto da San José, a breve distanza dai vulcani attivi della Costa Rica e incastonato in una piantagione biologica di caffè, sorge il bellissimo Finca Rosa Blanca Inn. Nel 1985, l’insegnante di tai-chi taoista Teri e l’artista Glenn si misero in attività con un unico sogno: creare un hotel ecosostenibile con il minor impatto possibile sull’ambiente. Tra gli sforzi profusi a tale scopo, il fatto di nascondere l’impianto elettrico sottoterra per non arrecare danni alla fauna selvatica e il riutilizzo della polpa di caffè come fertilizzante. E’ utile avvalersi di una guida esperta per attraversare la piantagione di caffè e saperne di più sul magnifico caffè biologico di alta qualità prodotto qui, assaporare bacche di caffè mature (durante la stagione del caffè) e partecipare a una “catación” (degustazione di caffè) per confrontare gli aromi del chicco sacro della Costa Rica.
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Arena Lifestyle 11/17- CAPODANNO ALL’EST: SOFIA
SOFIA, INCANTO TRA EUROPA E ISLAM L a capitale bulgera, in bilico tra eredità sovietica e liberismo, è un affascinante ponte tra Occidente e mondo slavo. E come delicato punto di incontro tra opposte religioni... Guardiamo la cupola d’oro della cattedrale ortodossa di Aleksandr Nevskji e dietro il monte Vitosha dalla terrazza dell’hotel Sense di Sofia, il cuore pulsante della Bulgaria, nazione presidente dell’Europa dal 1° gennaio 2018, la capitale del paradosso che diverte come nessun’altra, oggi: una città che nella sua storia ha cambiato nome otto volte, è passata di mano tra vari imperi e ha vissuto sotto varie dittature. Nella piazza principale la vista della chiesa copta, delle cattedrali ortotosse, della ‘moschea dei Bagni’ e della grande sinagoga, tutte insieme, sono una vista che sorprende sempre il visitatore. Qui religione e cultura si mescolano, la lingua è un mix di glagolitico e di greco, ma non mancano i termini arabi ed ebraici. La nuova meta dei turisti che vogliono contemplare le nuove frontiere tra Oriente e Occidente è senza dubbio la Bulgaria, il Paese più povero dell’Unione Europea e quello con la più alta percentuale di anziani. Fa parte dell’Unione Europea dal 1 gennaio 2007, con un reddito pro capite inferiore agli 8 mila dollari (in Italia è 35), con 7,3 milioni di abitanti e un’aspettativa di vita pari a 74 anni. Sono almeno tre milioni i bulgari che se ne sono andati negli ultimi 23 anni, la metà degli abitanti. Altri vogliono restare e per farlo hanno scelto proprio Sofia. Una città che offre tante opportunità se ci si ingegna, perchè il turismo è vivace e in
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continuo aumento. Tra i monumenti da visitare, il Museo d’Arte Socialista, affiliato alla Galleria Nazionale d’Arte, che espone sempi di arte bulgara realizzata tra il 1944 e il 1989, durante l’epoca comunista. La Central Sinagoga è il tempio sifardita più vasto d’europa, impreziosito da splendidi affreschi. La Cattedrale di Alexandr Nevskij è stata costruita a partire dal 1882 in onore dei 200 mila russi morti per l’indipendenza della Bulgaria: domina la città con la sua bellissima cupola dorata e ospita un bellissimo museo di icone nella cripta. Sofia conserva i capolavori di Sinan, il Michelangelo del Medio Oriente, autore della moschea Bania Bazi Dzamija. Che propone la gustosa cucina ottomana e straordinarie isole di bellezza come la Carkva Sv. Petka Samardzijska, di culto cattolico, oggi parzialmente interrata e immersa in un caos urbano con palazzi antichi fatiscenti e massicce architetture sovietiche al quale soprattutto i turisti anglosassoni non sono abituati. La cappa di grigiore e di severità che si vedeva nei vecchi film di spie, non c’è più. I marchi italiani di scarpe campeggiano davanti ai palazzi presidenziali, ma ci sono ancora tante botteghe che vendono riproduzioni di icone, saloni di parrucchiere e di massaggi alla maniera dei pstori di fianco alle stazioni della metropolitana, bed e breakfast con ristorante casalingo, negozi ricavati in monumenti antichi. Un anfiteatro romano è stato ceduto a un albergo, l’Arena di Serdica, che ci ha fatto la hall.
CAPODANNO ALL’EST: SOFIA- Arena Lifestyle 11/17
Un pezzo della severa Biblioteca Nazionale è un night club (Once upon a time Biblioteka) e si balla tra gli scaffali di volumi, oppure si può mangiare il sushi. In una scuderia dove riposavano i cavalli che tiravano i primi tram, Hambara, oggi c’è un localino a luci soffuse. Una chiesa trasformata in bagni pubblici dai turchi, divenuta poi un museo archeologico, è diventata un bar che non chiude mai, l’Art Club Museum. Anche il Palazzo dell’Esercito ha capitolato. Le pompose tappezzerie ci sono ancora, i broccati anche: ma invece degli stivali dei generali del Patto di Varsavia, ora vi qui risuonano i tacchi delle scarpe da ballo, splendono le luci dei concorsi di hip hop. Il busto di Lenin si vede nel parco Museo dell’Arte Socalista oppure sulle bancarelle dei mercatini, vicino al palazzo dell’ispettorato alla motorizzazione. Insomma, Sofia ci sorprende a ogni passo con la sua anima pluriculturale, i megastore dove si trovano tutti i loghi europei diligentemente clonati, i vecchi mercati di frutta e verdura, gli enormi cinema. I magazzini Tzum, testimonianza del socialismo e del Partito Comunista, erano la galleria commerciale più ampia di tutta la Bulgaria sovietica. Oggi le scale mobili portano non ai reparti dove si vendevano tozze penne stilografiche, lavatrici a carbone, radio in bachelite. Ma a shop di articoli da regalo. Per i nostalgici a caccia di vintage, ci sono le microdrogherie ricavate in vecchi palazzi, i mercatini di cimeli socialisti, il mercato delle donne con mele e barbabietole, la lonza affumicata, la paprika, i cosmetici della Valle delle Rose, il pesce fritto, le saponette al catrame, il sale speziato e l’erba di San Giovanni, una specie di viagra naturale, che si vende secca. Modernità e tradizione si intrecciano curiosamente, Bagri è il primo ristorante Slow Food, che propone piatti a chilometro zero. I piatti vegetariani locali sono proposti di fianco a botteghe che propongono il meurche, un insaccato preparato
in piccoli villaggi e Aligotè, un vino bianco della Valle Dobrudzhae, al confine con la ex Yugoslavia. La colonna sonora di tutta questa città piena di spazi multifunzionali, di loft trasformati in concept store, caffetterie e librerie, è la musica Chalga, che si può comprare in dischi di vinile da Dukyan Meloman, che anima un quartiere zeppo di ristorantini visitati da gruppi di bande armate di clarini e tamburi che rallegrano le tavolate di stranieri.Per raggiungere la Bulgaria si parte con Wizz Air da Milano, Pisa, Roma, Bologna e Bari. Per dormire ci sono pochi hotel di alto livello: Arena di Serdica, con alcune camere dotate di terrazzo e spa interna (150-300 euro a notte) e Hotel Hilton, con camere ampie, arredi moderni, vicino alla metropolitana (da 85 a 150 euro a notte). L’Art Hotel Simona, è famoso per i suoi murales (da 30 a 50 euro a notte). Per mangiare ci sono moltissimi ristoranti. I più famosi però sono Veselo Selo, un locale circondato da un bel parco dve si ascolta e si danza musica balcanica e si mangiano piatti di carne piuttosto corposi (prezzo medio 30 euro). Raketa Rakia Bar è un gastropub arredato in stile sovietico, dove si mangia un ottimo formaggio di capra, da annaffiare con la grappa locale. (prezzo medio 20 euro). La zupperia per antonomasia è Supa Star, che le offre anche da asporto. Ottime quelle caldeo di patate, pollo, lenticchie e bue e quelle fredde di yogurt e cetrioli. Si servono anche panini con hummus e melanzane (prezzo medio 10 euro). Se si vuol progare la cucina antica bulgara si va da Mr Uli, che propone le insalate di pomodori, cetrioli, peperoni, cipolla, formaggio salato di poecora e un’infinità di tapas di tradizione ottomana. Un ristorante in appartamento piuttosto noto è Lavanda, con cucina a vista e due salette con arredi colorati. Qui l’hummus di peperoni si serve con il Mavrud, il robusto vino rosso locale (prezzo medio 20 euro).
SHOPPING A SOFIA Gioielli, oggetti di design, capi di abbigliamento, ceramiche. Lo shopping più interessante a Sofia si realizzat nel centro cittadino, tra Boulevard Bulgaria e la strada Isrk. Sulla circonvallazione esterna verso il monte Vitocha si trova il Mercato delle Donne, un grande mall pieno di marchi europei, molto gettonato. Lo showroom Sklada, oltre alle produzioni di designer locali, ospita numerose creazioni made in Italy, tra cui quelle di grandi designer Anni Ottanta come Achille Castiglioni e Alessandro Mendini. Sono presenti anche i pezzi della spagnola Patricia Urquiola e della australiana Pipa Bradbury, così come quelli nipponici di Shigeru Ban. Alla Testa Gallery si acquistano i gioielli di Nikolay Sardamov, gli oggetti in ceramica di Dvora e i mobili di Ilian Milinov. Il negozio Sabai ospita gioielli e ceramiche di artigiani e artisti bulgari. Sono pure molto interessanti gli articoli in vendita da Gallery 2.0, un negozio che offre tutti capi unici, borse sciarpe e cuscini coloratissimi di Shevitza, lavori a maglia di Chekmedje, calze di Biala Lodka. Dukian Meloman vende il meglio della produzione artistica bulgara, dalla musica tradizionale alle canzi di Sofi Marinova, la star della chalga. Artisti e dj come Kottarasshky sono specializzati nel remix di ritmi balcanici da esportare nelle discoteche di Londra e Berlino, Ristoranti e vie dello shopping a Sofia, capitale della Bulgaria
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Arena Lifestyle 11/17- WINE & CO/ La masterclass di champagne
A sinistra, l’aula della masterclass di champagne all’Hotel Principe di Savoia a Milano. A destra la cuvee imperiale rosè di Moet e Chandon.
Pazzi per lo champagne Il nettare degli Dei che ha conquistato il mondo, propone al grande pubblico con un evento formativo entusiasmante, quattro masterclass che portano l’amatore a conoscere meglio tutte le fasi del processo produttivo.
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one dei rosé e la tecnica del dosaggio. I master class saranno condotti dagli Ambasciatori dello Champagne, una rete di professionisti scelti sulla base di una rigorosa selezione dal Comité Champagne. Claudia Nicoli, Leonardo Taddei e Chiara Giovoni, rispettivamente Ambasciatori italiani dello Champagne nel 2006, 2008 e nel 2012, guideranno il pubblico nel corso della giornata insieme a un’ospite speciale: Violaine de Caffarelli, enologa del Comité Champagne. Chiara Giovoni parlerà dei vini di riserva, Claudia Nicoli tratterà il tema ‘lavorare sui millesimi’, invece Violaine de Caffarelli porterà il pubblico a conoscere meglio gli champagne rosè. Infine Leonardo Taddei concluderà con un intervento sui dosaggi. Il Comité Champagne, creato dalla legge francese del 12 aprile 1941, ha sede a Epernay e riunisce tutti i viticoltori e tutte le Maison di Champagne. L’organizzazione interprofessionale rappresenta uno strumento di sviluppo economico, tecnico e ambientale. Il Comité Champagne mette le due professioni in relazione tra loro e conduce una politica di qualità costante e di valorizzazione del patrimonio comune della denominazione.
uelli che amano lo champagne sono molti, ma quanti invece lo conoscono per davvero? Un’occasione unica per conoscere tutti i segreti della denominazione Champagne, la sua produzione, i suoi profumi e i nomi delle maison da non farsi sfuggire, è la sessione di quattro masterclass in programma a Milano, condotte da formatori d’eccellenza e accompagnate dalla degustazione di 18 cuvée. L’appuntamento top del 2017 è per lunedì 20 novembre a Milano con l’Académie du Champagne 2017. Si tratta di un appuntamento completamente dedicato alla formazione promosso dal Bureau du Champagne in Italia, che rappresenta nel nostro paese il Comité Champagne. Rivolta principalmente ai professionisti del settore, l’Académie è a numero chiuso e riservata a 180 ospiti che possono registrarsi sul sito dedicato. L’Académie 2017, con il titolo è “Prestigio, libertà e diversità nell’elaborazione di uno Champagne”, affronterà il tema della cuvée, una parola che in Champagne racchiude molti significati. Durante la vendemmia, col termine cuvée si indica il frutto della prima spremitura delle uve. Nella fase di elaborazione invece è il risultato della lunga e delicatissima fase dell’assemblaggio. Infine cuvée è anche la parola che designa i vini più particolari e ricercati della gamma champenoise. I partecipanti affronteranno un viaggio ideale attraverso questi diversi significati che segnano altrettante tappe del méthode champenoise e scopriranno l’importanza dei vini di riserva, il ruolo delle annate nella creazione di un Blanc de Blancs, l’elaborazi-
Sito web dell’Académie du Champagne: https://hrpeventi. wordpress.com/ Fototeca Champagne: www.phototheque.champagne.fr/index_fr.php Facebook: www.facebook.com/ChampagneBureauItalia/ Web: www.champagne.it – www.champagne.com L’Académie du Champagne è anche social con l’hashtag #AcademieduChampagne
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Tavola delle Feste, ecco i pericoli- Arena Lifestyle 11/17- FOOD & CO
Attenti alla strenna
In occasione delle Feste, la tavola si arricchisce di doni: piatti già pronti, pesce e tanti prodotti agricoli importati, provenienti da Paesi che non rispettano le norme europee in fatto di fertilizzanti e pesticidi. Eccoli
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uanto ne sapete della provenienza di quello che porterete in tavola per le Feste? Fate sempre attenzione a quello che acquistate. Ma soprattutto durante i giorni frenetici degli acquisti per i pranzi di Natale e Capodanno. La Coldiretti ha stilato di recente “La classifica dei cibi più pericolosi”, presentata al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio e l’ha elaborata sulla base del Rapporto del Ministero della Salute sui sistema di allerta europeo. Cosa ne emerge? Che si parla di percentuali da capogiro, per esempio, di arachidi cinesi o di peperoni turchi o di peperoncini indiani contaminati da pesticidi: una autentica “invasione” di cibi pericolosi stranieri, che dal 2015 hanno conosciuto un vero e proprio boom in tutte le categorie finite sotto accusa per l’eccessiva presenza di residui chimici, micotossine, metalli pesanti, contaminanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti. Secondo i dati Coldiretti, il prodotto più pericoloso è la nocciola della Turchia, un frutto che denunicia la presenza di aflatossine oltre i limiti, i cui arrivi sono aumentati del 47%, facendo segnare il fatturato record di 295 milioni di euro. Boom del 48% anche per il tonno e il pesce spada spagnoli, in cui si segnala un’eccessiva presenza di metalli pesanti. Si attesta invece al 141% l’incremento delle importazioni di altra frutta secca, le arachidi dalla Cina, anche qui con problemi di aflatossine, così come sono forte in aumento gli ingressi di peperoncino indiano, più nel mirino per i ripetuti allarmi da contaminazioni microbiologiche e pesticidi. Ma non mancano i peperoni (+19%) e i fichi secchi (aflatossine e pesticidi) sempre importati dalla Turchia. Pure gli arrivi di
pistacchi dall’Iran – rileva la Coldiretti - aumentano del 9%, nonostante i problemi di aflatossine, così come salgono del 10% quelli di pesce pescato nelle acque vietnamite, dove si è riscontrata la presenza di metalli pesanti. Il problema è che non ci si ferma alla semplice nocciolina: la realtà è che molti di questi prodotti sono usati come ingredienti nelle preparazioni di cibi poi spacciati per Made in Italy, senza che ci sia alcuna traccia in etichetta. Dunque il problema non si ferma alle materie prime, ma passa ai prodotti lavorati.Ecco la black list dei cibi più pericolosi. 1) Frutta secca proveniente dalla Turchia (nocciole) aflatossine oltre i limiti. 2) Frutta secca proveniente dalla Cina (arachidi) aflatossine oltre i limiti. 3) Erbe officinali e spezie dall’India (peperoncino) microbiologici/pesticidi oltre i limiti. 4) Pesce proveniente dalla Spagna (tonno/pesce spada) con presenza di metalli pesanti in eccesso. 5) Frutta e verdura in arrivo dalla Turchia (fichi secchi/peperoni) con aflatossine e pesticidi oltre i limiti. 6) Frutta secca proveniente dall’India (inclusi i semi di sesamo), che hanno riscontrato contaminazione salmonella. 7) Frutta secca proveniente dall’Iran (pistacchi) contenenti aflatossine oltre i limiti. 8) Frutta e verdura provenienti dall’ Egitto (soprattutto olive e fragole) con presenza di pesticidi oltre i limiti. 9) Frutta secca proveniente dagli Stati Uniti (pistacchi) con aflatossine oltre i limiti. 10) Pesce proveniente dal Vietnam (pangasio) metalli pesanti in eccesso.
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Arena Lifestyle 11/17- FASHION/ Animal fever
MI VESTO DA TIGRE (O DA GIRAFFA) Qui sopra: la felpa Kenzo con la testa di tigre che ha spopolato all’inizio dell’inverno. Un motivo cavalcato per molti anni dalla regina della moda milanese Krizia. Gucci ha riempito le sue collezioni di farfalle ma anche di serpenti corallo, che si arrampicano un po’ dovunque, dalle borse ai cappelli, fino ai pantaloni.
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li animali, soprattutto selvaggi, spopolano per l’inverno 2017-18. Ricamati, stampati o stilizzati, decorano accessori e capi di abbigliamento. Oppure li occupano, a tutto Gli animali sono sempre stati protagonisti di molte campagne pubblicitarie in televisione e in molte riviste di moda: piccoli cuccioli di cane per la pubblicità di borse Louis Vuitton e Longchamps, cuccioli di leoni per Bulgari e pantere per i gioielli di Cartier. Ma la creatività degli stilisti non si limita a questo: ora gli animali entrano - o meglio tornano - in gioco da protagonisti, come lo furono alla fine degli Anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. Diventano il motivo, ricamato, stampato o stilizzato da ammirare, ricamato o luccicante, setoso o 3d. E accendono la fantasia di indossa t-shirt, pull, vestiti, calzature e borsette. Questa tendenza, tornata particolarmente in voga per questo autunno- inverno, viene recuperata dal passato: senza dimenticare chi degli animali ha fatto un business permanente come la griffe francese Hermes, con le sue coloratissime cravatte , nello scenario della moda possiamo sicuramente ricordare la collezione autunno inverno 2015-2016 di Gucci dominata da api colorate oppure tutte d’oro che ronzano su giacche, abiti, borse e scarpe indifferentemente da uomo o da donna. Simbolo di questa tendenza fu sicuramente la “Dionysus Bag”. Una borsa che sposava gli animali, con l’iconico sfondo GG, ma che si contraddistingueva rispetto alle altre per la chiusura particolare, con motivo a doppia testa di tigre. Ma ora è l’insetto operoso l’ape, simbolo perenne della maison
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Gucci, a rubare la scena nella variante con maxi ricamo Anche Dolce & Gabbana in passato, nella collezione autunno inverno 2015- 2016 aveva scelto l’ape come protagonista, ma in questo caso per la collezione uomo. Era stata ricamata su completi, giacche, magliette, felpe, bomber, a volte rappresentata con minuzia anatomica, altre volte solo accennata. Il tutto condito con l’ironia e il sapore barocco che Stefano Dolce e Domenico Gabbana amano infondere alle loro collezioni. Le borse della maison Gucci quest’anno vedono prevalere i decori a forma di grande farfalla colorata, circondata da fiori. Alessandro Michele ha disegnato per Gucci una collezione che si ispira al mondo animale e floreale scegliendo il velenosissimo serpente corallo quale emblema. Questo motivo di rettile in movimento si insinua ovunque impreziosito da ricami apposto sulla gamba di un jeans aderente accompagnato da un’applicazione a forma di fiore, oppure stampato sul retro di una giacca in nylon verde felce. Lo ritroviamo anche su t-shirt in cotone, cinture di pelle, cuffie di lana da grande freddo e modelli diversi di borse: dalla shopper alla tracolla in pelle nera, anche nella versione uomo. Fonte d’ispirazione per diverse creazioni, il “ Kingsnake ” e’ simbolo di saggezza e potenza ed e’ diventato un motivo emblematico, molto gradito dal genere maschile. Inutile ricordare che il serpente è l’animale simbolo della maison Bulgari, che ha ispirato la creazione di centinaia di pezzi,
ANIMAL FEVER- FASHION 11/ 2017/ Arena Lifestyle
dagli anelli a spirale agli orologi serpenti Bulgari, dai primi famosissi modelli realizzati con la tecnica Tubogas fino a quelli usciti negli ultimi anni con scaglie in oro e brillanti da far perdere la testa, a dimostrazione di come il serpente abbia da sempre influenzato la creatività della maison, che ha deciso di apporlo anche sulla chiusura delle borse. Anche l’ammiraglia Dior partecipa a questa tendenza, in modo meno eccentrico e sempre molto particolare. Nella collezione estate 2017 aveva proposto un vestito lungo nero di voile, con un grande pipistrello stilizzato rosso sul corsetto, per donare un carattere tenebroso, dark a questo capo. La maison Dior di recente ha lanciato gonne e bluse decorate da insetti e ha inoltre creato accessori popolati da animali, per esempio una borsa di pelle nera con delicati ricami di cigni, farfalle e libellule, dai colori accesi, principalmente tonalità di rosso, giallo e azzurro. La designer Elisabetta Franchi ha sposato da molti anni il decoro animalier almeno da 4 anni. Nelle sue collezioni più recenti sono apparse varie creazioni dedicate agli amici a quattro zampe, nate in collaborazione con l’illustratrice Megan Hess, che ha curato in particolar modo il packaging della sua linea. Questo progetto ha anche un lato sociale: il ricavato della vendita di alcuni pezzi e’ stato devoluto ad associazioni che si occupano della tutela e difesa degli animali. Un po’ quello che ha fatto Pomellato, che con la vendita dei suoi ciondoli Dodo ha finanziato progetti per la tutela di animali in via di estinzione. Altra tendenza per eccellenza e’ quella che ormai viene definita “tiger-trend”, lanciata di recente dalla maison Kenzo. Ma tutti gli over 50 sanno che negli Anni Ottanta era la stilista italiana Krizia ad avere il monopolio del decor felino e che i
suoi maglioni oversize da portare come un abito sui leggins (che allora si chiamavano fuseaux) accompagnati da scarpe basse stringate spuntavano da lunghissimi cappotti di cashmere o alpaca che sfioravano la caviglia. L’ultima collezione è stata apprezzata in molti Paesi dove è sbarcata avendo come portabandiera il morbido maglione che ha come protagonista la testa di una tigre; ruggente, stilizzata e colorata, ha portato ottimi profitti alle collezioni ideate da Carol Lim e Humberto Leon, direttori creativi di Kenzo. Proposta in in vari colori, tutti accesi, le teste di tigre risaltano sullo sfondo tinta unita: rosso, giallo, verde, viola. Guardando l’intero panorama della moda di questi ultimi anni, notiamo che si e’ scatenato un vero e proprio zoo-a’porter sulle passerelle. La griffe “Au jour le jour” propone un abito lungo, con grandi volants alla caviglia, color blu notte, ravvivato sul petto da una decorazione a forma di giraffa. Il brand Coach propone un pull rosso di lana che presenta sul davanti uno squalo dalla bocca spalancata, da abbinare ad una gonna nera con fiori e frange, per sottolineare l’ispirazione venuta dalla natura. Passando al tema marino non possiamo dimenticare la robe grand soirèè-acquario proposta da Dolce & Gabbana. Anche questo abito è lungo fino ai piedi, nero con una trama a rete, su cui risaltano ricami a forma di pesci, stelle marine, cavallucci marini che ci porta subito sul fondo del mare. Gucci sulla passerella ricorda la protezione della savana, proponendo un modello molto vistoso ed eccentrico di cappotto. Lungo sotto il ginocchio, in tonalità arancione molto accesa, è arricchito da due grandi zebre che si guardano con aria di sfida. Sempre rimanendo in tema di animali esotici, anche i lemuri diventano protagonisti di capi d’abbigliamento: sono stati
MACULATO O ANIMALIER? L’animalier è lo stile decorativo che riprende il manto degli animali , una moda già in voga dall’epoca greca-romana che include anche il motivo zebra. Da non confondere dunque con maculato, che si riferisce solo alla texture dei felini. Entrambi non passano mai di moda, alcuni anni sembrano quasi sparire per poi tornare in auge l’anno successivo. E’ sufficiente un capo con questa fantasia per rendere sofisticato un look, ma bisogna stare attenti agli abbinamenti, evitare l’ “effetto giungla”. Le collezioni autunno-inverno 2018 segnano il ritorno al maculato per i cappotti e gli accessori. Soprabiti di Givency, Bottega Veneta e Dior possono essere abbinati ad un completo nero o un vestito sempre a tinta scura per un look glamour ma estroso, elegante e non banale. La fantasia animalier è molto amata dalla maison Blumarine che propone un cappotto nero con collo e contorni in pelliccia maculata. In fatto di maculato Gucci propone un nuovo modello di borsa molto eccentrico, con manico nero e dettagli blu e rossi. Mai più senza qualcosa di animalier, insomma. Se non vi piace addosso, provatelo sulle calzature, sia snakers che decolletè e sulle unghie. L’ltimo moda trend in fatto di manicure audaci è quello realizzato con motivi leopardati e zebrati.
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Arena Lifestyle 11/2017- FASHION/ Animal fever
ANIMAL FEVER- FASHION 11/ 2017/ Arena Lifestyle
scelti dalla collezione Max Mara. Ecco un caldissimo maglione di lana con lemure in primo piano, abbinato ad una gonna con piume verdi. In pieno inverno, nel grigiore della città, siamo trasportati in un attimo in un ambiente esotico, in una foresta. Uno stormo di rondini vola e si ferma su un vestito lungo fino ai piedi di color ocra, firmatoValentino Garavani, che le accompagnate con fantasie geometriche e disegni stilizzati di piume. Da tempo la maison Stella McCartney utilizza per molte sue creazioni il motivo del gatto; per gli amanti dei felini, ecco la gonna interamente coperta da cuccioli ricamati di tre tonalità differenti, bianco, grigio e beige. Tenerissimi e simpatici, sono stampati anche su un cappotto in jacquard, monopetto con abbottonatura frontale. La stampa con i gatti che sta riscuotendo un successo planetario, si ripete sulla sciarpa di seta, sulle t-shirt di cotone anche per la collezione Stella McCartney Kids, per coccolare come si deve le fashion addicts under 12 che hanno o vorrebbero avere un gatto. Tra gli ottimi marchi di pelletteria italiani, Braccialini e’ un must: segue i trend e insiste su una grande qualità delle lavorazioni, fin nel dettaglio. A proposito di animali, propone modelli di borse molto particolari: una piccola a forma di scimmia, morbida per ricordare il pelo degli animali e con applicata la testa della scimmia; un’altra a forma di toro, con applicazioni in acciaio per ricordare la corrida e corna
dell’animale. Infine una shopper piu’ semplice con stampato un gufo. Il gufo è stato il simpatico protagonista delle collezioni firmate Burberry per l’inverno 2012, nel corso del quale lo abbiamo visto non solo stampato su maglie e felpe, ricamato sugli abiti e appeso a lunghe catene da portare al collo nei noiosi pomeriggi di pioggia. Ma anche trasformato in decoro per la borsetta, insieme al famoso e delicato tartan della maison inglese. Anche a Roma, la maison Valentino torna sui suoi passi e si regala qualche citazione colta dalle collezioni del passato, che erano disegnate personalmente da Valentino Garavani. Tra le idee sfilate in passerella, una variante sulla fortunata collezione borchie: ecco una piccola borsa a tracolla nera con borchie azzurre, arricchita con ricami ispirati al mondo animale più fantastico: piccole farfalle colorate, scarabei e colibrì. Spunta anche un un camaleonte. ”. Anche gli zaini per il tempo libero e la scuola sono popolati, quest’anno di motivi che arrivano direttament e dal mondo animale. C’è ancora uno scarabeo sul minizaino firmato Gucci. I piccoli insetti colorati da tonalità arancioni e rosse creano una fantasia unica e molto particolare, proposta in tre varianti differenti. Le libellule sono l’insetto scelto da Fornarina per decorare molti degli accessori proposti nelle varie collezioni: una piccola libellula vola su una decolleté rossa di vernice. Un’altra, arricchita e impreziosita da piccoli Swarovski gialli e fucsia , decora una cintura di pelle nera.
E ANIMALIER ANCHE IL BLACK FRIDAY: OVUNQUE CI SONO AREE ‘PET BAR” In questi giorni non leggiamo email o pubblicità che non riguardino il « Black Friday ». Si tratta di un giorno, per quanto non festivo, particolarmente importante per le attività commerciali e per lo shopping. E’ una tradizione tipica americana, che fa coincidere il giorno successivo al Thanks Giving Day, Giorno del Ringraziamento, con una giornata all’insegna dello shopping sfrenato. Le grandi catene sono solite offrire sconti e promozioni eccezionali al fine di incrementare le proprie vendite. In America si verifica un vero e proprio assalto ai negozi: ore di coda davanti alle vetrine per aggiudicarsi i pezzi migliori al minor prezzo. In questi ultimi anni la moda del black friday ha cominciato a diffondersi in Italia. Non è ancora una tendenza diffusa, solo una selezioni di negozi aderisce, anche se si sta diffondendo anche tra alcune marche prestigiose. Alcuni negozi aderenti: Amazon, Eprice, Nike, Sephora, Asos, Guess, Calzedonia, Intimissimi e molti altri ancora… Chissà se arriveremo mai agli sconti pazzi che vengono offerti in America, ma è comunque una buona occasione per curiosare tra i negozi e perché no cominciare ad acquistare qualche regalo di Natale a prezzo veramente scontato.
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Un’immagine dei grandi magazzini Macy’s durante la giornata del black friday, con sconti che su alcuni articoli arrivano anche al
Arena Lifestyle 11/ 2017/ Anniversari - CALVIN KLEIN
BUON COMPLEANNO CALVIN KLEIN
A sinistra un’immagine di campagna pubblicitaria Calvin Klein Jeans. A destra, lo stilista nel 2011 ad un party a New York
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utti conoscono il marchio Calvin Klein ma quasi nessuno sa parlare di lui. Eccovi allora la sua meravigliosa storia e naturalmente ..Buon Compleanno Calvin (il 3 novembre) Il nome di quest’uomo ancora bellissimo è anche quello della sua marca di abbigliamento, commercializzata dalla sua compagnia, la Calvin Klein Inc. fondata nel 1968. Nel giorno del suo compleanno, non si contano i milioni di uomini nel mondo che si sentono più belli e più sicuri con un suo capo di abbigliamento addosso. Capi semplici, eppure speciali, di qualità indiscutibile. Che segnano un’epoca, quella del ‘minimal’. Nato da genitori ungheresi ebrei, il giovane Calvin frequenta la prestigiosa New York’s Fashion Institute of Technology, benché non conseguirà mai la laurea, ricevendo soltanto nel 2003 un dottorato ad honorem. Calvin Klein comincia il proprio praticantato quando sta ancora studiando, nel 1962 e lavorerà per cinque anni realizzando vestiti per alcune boutique di New York, per esempio fece da assistente designer per Dan Millstein per due anni. Sol-
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tanto in seguito, ma relativamente presto rispetto ad altri colleghi, fonderà una compagnia propria, insieme ad un amico di infanzia. Klein è stato uno dei numerosi stilisti cresciuti nella comunità di immigrati ebrei del Bronx, insieme a Robert Denning o Ralph Lauren. “Quando andavamo in giro con Ralph - ricorda - io cercavo di assomigliare a James Dean e lui cercava di assomigliare a qualcuno che era nato da un’altra parte”. Queste sue origini e frequentazioni hanno fortemente influenzato il suo stile, che è sempre stato contraddistinto da una straordinaria ed elegante essenzialità. Sotto l’ala protettiva di Baron de Gunzburg, Klein divenne celebre nella scena della moda newyorkese, prima ancora del lancio della sua prima collezione di jeans. Alcuni anni dopo, parlando a Bianca Jagger per un’intervista su Interview magazine, pubblicata poco dopo la morte di Baron, Klein ha dichiarato che proprio quest’uomo uomo è stato uno dei maggiori ispiratori del suo stile e che per lui è stata davvero una grande fortuna averlo conosciuto.
Anniversari CALVIN KLEIN - 11/ 2017/ Arena Lifestyle
Nel 1964, Klein ha sposato Jayne Centre, dalla quale ha avuto una figlia, Marci. La coppia ha divorziato dieci anni dopo, nel 1974. Nel 1987 si è risposato con Kelly Rector, una dipendente della Calvin Klein, Inc., dalla quale ha poi divorziato nel 2006. Dichiaratamente bisessuale e sentimentalmente irrequieto, dopo anni di solitudine, lo stilista ha recentemente avuto una love-story con il suo modello Nick Gruber; i due si sono lasciati nel 2013. Less is more è il concetto ispiratore di Calvin Klein seguendo il quale si ricerca la purezza delle linee. Un obiettivo centrato da sempre dal marchio newyorchese, fondato nal 1968 da Calvin insieme all’amico Barry Schwartz. Uno stile casual e metropolitano in cui si legge il suo american soul. Le ragioni della sua scelta sono comuni anche ad altri creatori suoi contemporanei. Negli anni 70 iniziò a prevalere una visione più pratica della moda: designer come Giorgio Armani, Calvin Klein, Ralph Lauren e Halston iniziarono a creare uno stile molto essenziale e lineare, discreto e sofisticato, abbandonando i codici estetici dei decenni precedenti. Niente fiori, decorazioni e applicazioni, tutto qual che è sopra un capo è da considerare un fronzolo inutile. Il rivoluzionario “ritorno al basico”, tipico degli anni 90, è identificabile con le semplici sottovesti in cotone di Klein, con le sue giacche asciuttissime da portare con una t-shirt, con i suoi tuxedo maschili sexy anche per le donne, con le camicie bianche, immacolate e perfette, che si portano da sole. Linee pure, tendenza al bianco asettico o alle palette neutre di grigio, nero e beige conquistano stuoli di donne. Le donne più giovani divengono candide visioni, indossano abiti senza spalline con chiusura a portafoglio o fruscianti vesti di seta appoggiate delicatamente al corpo con o senza tulle o organza. Blazer attillati dalle spalle quadrate, morbide bluse e pantalo-
ni larghi divengono la divisa di milioni di giovani. Klein è in grado di declinare un concetto di nuovo lusso americano multirazziale, di tracciare una portabilità dolce e discreta adatta a tutti, propone un look femminile elegante ma pratico, con una vestibilità adatta a qualsiasi ora del giorno, a qualsiasi età e idoneo per qualsiasi razza. I pezzi più famosi dello stilista sono però quelli ..di biancheria : mutande, canottiere, boxer e tanga sono prodotti incessantemente, in barba a qualsiasi altra moda. Questi capi realizzati nei soliti colori basici sono apprezzati da stuoli di giovani ed ex giovani in tutto il mondo. Basta questo nome sull’elastico per rassicurare, non si sa come, milioni di maschi sulla loro potenza fisica. E di femmine sulla loro ottima forma. Misteri delle griffes. La figlia dello stilista, Marcy, oggi produttrice televisiva di successo, ha raccontato che più di una volta le è capitato di leggere il nome di suo padre sulle mutande di un aspirante fidanzato, che le indossava abitualmente. Una situazione a dir poco imbarazzante, che è stata simpaticamente ripresa anche nel cinema. Nel film “Ritorno al futuro” con Michael J. Fox, la protagonista Lorraine chiama Marty col nome di Calvin Klein perchè è questo che vede comparire scritto sull’elastico delle mutande del ‘naufrago spaziale’. Nessun imbarazzo a proposito di mutande e dintorni invece per lo stilista newyorkese, che ha rivelato tranquillamente in televisione di utilizzare egli stesso la biancheria stampata in alto col suo nome, mescolata però a quella di altre griffes perchè “mi piace tener d’occhio cosa fa la concorrenza”.
IL SUCCESSO GRAZIE A CAMPAGNE CHOC Nel 1980, un tempo non così lontano, sembrava normale esibire una giovane attrice e modella quindicenne in un annuncio sexy per una marca di jeans. Nel ruolo della protagonista, Brooke Shields poi sussurrò una frase che ha causò uno scandalo, “Vuoi sapere cosa c’è tra me e i miei Calvin Klein? Niente.” Dieci dopo, siamo daccapo. Nel 1995 il profumo Obsession viene reclamizzato per da una sconosciuta Kate Moss completamente nuda in una foto che scopriva il suo busto adolescenziale e svelava capezzoli minuscoli, da bambina. Lo scandalo durò tre settimane, fece il giro del mondo: la campagna fu ritirata, il profumo andò a ruba, la Moss divenne famosissima e il simbolo dell’anticonformismo. Nel 2015, altro colpo: la linea di intimo rilanciata alla grande dal cantante Justin Bieber nella campagna pubblicitaria del 2015, con foto con un filmato divenuto cult, che le ragazzine scaricano ancor oggi sui propri cellulari. Insomma, il Calvin comunicatore non ne sbaglia una...
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Arena Lifestyle 11 2017/ IDEE PER LE FESTE
QUANDO IL FUOCO SI PUO’ REGALARE
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utti conoscono il marchio Calvin Klein ma quasi nessuno sa parlare di lui. Eccovi allora la sua meravigliosa storia e naturalmente ..Buon Compleanno Calvin (il 3 novembre) Il fuoco, da sempre, esercita una potente fascinazione sugli esseri umani: siamo attratti dal suo calore, dalla sua forma mutevole. A questo elemento sono dedicati i “rêve de feu”, focolari da tavola, di Roberta Cipriani, architetto e artista, autrice di una serie di sculture in metallo ispirare alla “memoria antica dell’umanità”. I centritavola, in ferro dipinto di rosso e oro, raffigurano fiamme e legna che arde, alcuni motivi natalizi come la grotta della natività, gli angeli e il fiore della vita, un simbolo di creatività che si ritrova nelle piramidi Maya ed egiziane. Un percorso luminoso, formato da sottopiatti con candela, conduce all’Albero della Vita: nel suo tronco, illuminato dall’interno, sono incise frasi e memorie di ciò che gli uomini hanno detto del fuoco nel passato, mentre le fiamme si sviluppano in corrispondenza dei rami. Tutti i “rêve de feu” di Roberta Cipriani sono dotati di bruciatore in acciaio
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alimentato con bioetanolo, non inquinante ed ecocompatibile e hanno dei contenitori per olii essenziali dedicati all’aromaterapia. Le presentazioni di Roberta Cipriani sono denominate “Festa della Luce e del Fuoco”: si svolgono solitamente nella cornice di uno storico palazzo con corte ottagonale, come la sede di Officinali di Montauto, un’ azienda che produce cosmesi e olii essenziali biologici. Per l’artista, è “il luogo ideale dove forme, profumi e sensi si fondono con il calore del fuoco”. Roberta Cipriani si laurea nel 1989 in architettura a Firenze, lavora presso lo studio di Architettura di Roberto Magris (ex Superstudio), dove si occupa di ristrutturazioni. A 29 anni sposata, decide con il marito di vivere in campagna e di seguire vari interessi della famiglia. In seguito alla scelta della scuola Waldorf per i suoi figli, intraprende un percorso artistico antroposofico steineriano legato principalmente alla pittura e scultura. Si dedica allora ad uno studio profondo del colore da Goethe a Steiner, lavora sulla teoria
IDEE PER LE FESTE 11/ 2017/ Arena Lifestyle
dei colori prima che sulla creta e sul metallo, compie un percorso interiore che si manifesta poi nella creazione delle sue apprezzatissime forme. Da questo momento nasce l’esigenza di creare nuovi spazi intorno a sé: come designer crea nuove forme e nuovi utilizzi. In una casa ideata da Roberta Cipriani a Firenze, un tavolo tondeggiante concepito sul tema dell’onda, dialoga con una forma appesa alla parete: un’opera d’arte luminosa può essere staccata e unita al tavolo per ampliarlo. La prestigiosa rivista Ad dedica a questo progetto la copertina di maggio 2012. Lo scorso ottobre ha ricevuto il premio internazionale Pupille d’oro, per la capacità di valorizzare, attraverso il suo lavoro, il meraviglioso territorio della Maremma. UNA VISITA AL MUSEO SVIZZERO DEL FUOCO Il Museo «Forgiato dal fuoco» di Hergisvil, sul lago di Lucerna, a poca distanza dal meraviglioso Museo del Trasporto, racconta la storia del vetro e della Glasi Hergiswil. Accompagnati da luci e suoni sarete guidati attraverso un labirinto, in una serie di locali appositamente allestiti, dove sono illustrati gli sviluppi dell’arte del vetro alla Glasi Hergiswil nonché gli alti e bassi dell’azienda. Il museo racconta le storie della gente del posto, della lotta tra i piccoli e i grandi, dei direttori e dei lavoratori. Ambienti accoglienti illustrano la grande crisi svizzera del secondo dopoguerra e il salvataggio della Glasi da parte di Roberto Niederer. Il museo è un film coinvolgente, un teatro nazionale, una stanza dei misteri, una macchina del tempo. Lasciatevi incantare dai molteplici allestimenti. Il museo ha avuto l’onore di essere stato nominato dal Consiglio Europeo «uno dei più bei musei d’Europa 1996».
REGALARE UN GIRO NEL GIARDINO DEL FUOCO I Kew Gardens meritano sempre una visita, ma se ancora non ci siete stati o state pensando di farci nuovamente un salto, questo è il momento giusto. Dopo le accensioni nelle principali strade di Londra, ora anche i Kew Gardens hanno le loro luci natalizie: se pensavate che le decorazioni di Regent Street fossero spettacolari, l’istallazione dei giardini botanici vi lascerà senza parole. E vi darà una buona idea per un regalo ‘ di fuoco’ davvero inusuale. Il giardino è stato illuminato con oltre 60 mila luci incantante, che regalano ai Kew Gardens un’atmosfera davvero fiabesca. L’esposizione include giganteschi alberi cantanti di Natale, chiome luccicanti, ponti magici e luci verticali a cascata e colorate. Aspettatevi anche giochi di luce e acqua, un albero dei desideri in cui inserire il regalo atteso e tante postazioni per fare foto spettacolari. Tuttavia, le principali attrazioni sono due: il Tunnel della Luce, un tunnel interamente formato da piccole luci, e il Giardino del Fuoco, in cui gli alberi sono circondati da lanterne e fiamme di fuoco. Un’occasione da non perdere sia per i grandi che i piccini e che si terrà da oggi fino a lunedì 1° gennaio. L’apertura serale, in cui sarà possibile osservare l’istallazione al buio, è prevista per le ore 17, mentre la chiusura è fissata per le 22 (l’ultimo ingresso è alle 19.40). Il prezzo dei biglietti varia in base all’orario (Peak o Off peak) e in base a prenotazione in anticipo o acquisto sul posto. Gli
CAPODANNO DI FUOCO CON ...BACI STELLARI Sono il rosso del fuoco e il guizzare delle fiamme ad ispirare l’abito grand soireè Baci Stellari in satin, con tulle a effetto nudo, ricamato a mano della collezione disegnata da Valeria Marini (a fianco) prodotta da Antonio Notaro. Una miriade di paillettes definisce ed esalta il corpo come non mai. Il brand Baci Stellari è nato dall’espressione usata dalla showgirl e imprenditrice di origine sarda, per salutare i suoi fans, durante la partecipazione al programma televisivo “Notti sul Ghiaccio”. Diventata un hastag utilizzato sui principali social network, è stata trosformata in brand: identifica la sua proposta di stile per un target che ricerca un prodotto femminile, scintillante, giovane, di tendenza e di qualità, ma ad un prezzo accessibile. Entrato nella galassia dei brand creati da Valeria Marini, Baci Stellari comprende oggi una linea di abiti da sera impreziositi da cristalli, perle, paillettes rigorosamente cucite a mano, abiti da cerimonia e couture, minidress scintillanti e alcuni completi pantalone. Alcuni pezzi sono giocati sul tema della trasparenza, ma in modo sapiente: reggiseni a fascia e perizomi color carne si nasconodono perfettamente sotto i capi firmati daValeria Marini, che nel 2017 ha presentato questi capi con un grande party a Roma a Palazzo Dama a Roma e in giro per l’Italia con un tour di affollatissimi eventi.
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Arena Lifestyle 7-8/17- AGENT PROVOCATEUR/ Apre Fico a Bologna
Agriparco con vista... inceneritore A
pre Fico Eataly World , il più grande parco agroalimentare al mondo, una fiera permanente del food da sei milioni di visitatori l’anno come la definisce il suo ‘patron’, Oscar Farinetti. Sì, proprio lui, l’imprenditore di Eataly che con la sua creatività ha saputo creare seimila posti di lavoro. Questa nuova realtà dal nome che fa marketing, è già stata definita la Nuova Mirabilandia, l’Expo del futuro, la nuova Disneyworld distesa su 100 mila metri quadri a Bologna. Un grande parco per divertirsi dove non si incontrano Paperino e Topolino ma i contadini al lavoro, le vacche, i polli vivi. Ci sono le stalle, i campi coltivati, un cinema, sei giostre, le pizzerie e i ristoranti, le biciclette e il trenino elettrico su gomma che fa il verso al Frecciarossa mille, per muoversi. Ci sono gli orti, un museo della civiltà contadina (un altro? ce ne sono centinaia sparsi per tutta l’Italia e non ci va nessuno, soltanto le scolaresche delle elementari e degli asili), gli allevamenti con 200 tipi di animali, le vigne con 60 tipi diversi. Poi i ristoranti, le osterie e i chioschi tematici per lo street food. Sono coinvolte 40 aziende di produzione e trasformazione provenienti dalla Sicilia, dalla Romagna, fino al Piemonte, raccontano la biodiversità del Belpaese, le eccellenze alimentari. Ci soo anche i corsi di educazione alimentare che si organizzano con le scuole e el università. Farinetti è superottimista, vitaminico, romantico è molto eccitato quando parla di questa sua creatura. Le sue interviste di questi giorni sono un mix di speranze e di paure, di coraggio e di sfida. Figlio di un comandante partigiano, è nato ad Alba nel 1954 da genitori innamorati delle Langhe, grandi lavoratori, grandi venditori e mercanti. ha realizzato Fico per narrare la filiera dell’alimentare, per portare i prodotti italiani dalla terra al piatto. I visitatori potranno scegliere i prodotti che desiderano - freschi, trasformati o conservati - e farseli spedire dalle Poste. Ma quanti, mentre ammireranno le fresche insalate dei giardini perfetti di Farinetti, passeggeranno con un panino in mano o siederanno davanti alla pasta fumante condita coi pomodorini coltivati proprio lì fuori, sapranno cogliere anche il senso della sua straordinaria provocazione? Il panorama che si vede dai padiglioni di Fico è quello, a un chilometro di distanza, del più grande inceneritore della Regione Emilia Romagna. Un mostro bruciapattumiera a due passi dal nuovo paradiso bio, dai suoi campi, dai suoi orti e dai suoi vigneti. Un mastodontico impianto di cui Farinetti non si era neanche accorto (come da sua dichiarazione al quotidiano Affari Italiani) mentre costruiva la sua Disneyland nel 2014. Una presenza che regala emissioni quotidiane visibili a quelli che mangiano la pasta bio dentro al bio parco, che non danno affatto problemi, secondo il Comune di Bologna. Ma se andiamo a leggere cosa dice la Regione Emilia Romagna in una sua pubblicazione che si chiama “Quaderni di Moniter”, che ha condotto un’analisi sugli effetti della presenza di inceneritori sulla salute dei residenti in un territorio, qualche domanda vien da farsela. Soprattutto se si ha un figlio studente di veterinaria che sogna di andare a lavorare a Fico, oppure se si ha una sorella contenta di aver trovato lavoro lì come cassiera. L’aria respirata a Fico da chi ci lavora tutto il giorno, non è proprio di montagna. La terra dove si coltivano pomodorini e belle insalate, potrebbe avere un’incidenza di cadmio fuori misura. E che dire dell’acqua usata per abbeverare gli animali, per lavare le verdure, per cuocere la pasta? Sotto i 3 km di distanza, non c’è da stare nè allegri nè fichi. Aumentano i rischi di contrarre tutti i tumori e anche sulle gravidanze i dati non sono positivi. A Bologna come a Modena, ma anche a Corteolona e in moltissimi altri posti senza bioparco alimentare.
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dietro un sorriso, una storia
Dental Euro - Studio Odontoiatrico Direttore Sanitario Dott. Daniele Sette Via De Amicis 55 - Urgnano (BG) Telefono: 035 4872113 - 392 931 3154