ARENA
WEB MAGAZINE ANNO IV N.37 GIUGNO 2018
Rivista mensile web a distribuzione gratuita, supplemento di Commodity World weekly. Prodotta e diretta da Katia Ferri Melzi d’Eril www.katiaferri.com
Arena Lifestyle - supplemento del settimanale on line Commodity World Weekly - Anno I II n.. 37 6 /2018 registr. al Tribunale di Pavia n. 673 dell’11/5/2007
LIFESTYLE
2018 , ANNO DEL CIBO ITALIANO:
FESTIVAL VEGANI, MUSEI, FIERE, MASTERCHEF Antonia Dell’Atte, mitica top model, conduttrice televisiva è tra i concorrenti di Masterchef Celebrity Spagna
ONNIVORI O NO? KATIA FERRI MELZI D’ERIL
Arena Lifestyle 06/18- EDITORIALE GIUGNO
EDITORIALE di Katia Ferri Melzi d’Eril
M
entre andiamo on line, a poche ore dalla fiducia al Governo Conte sia alla Camera che al Senato, infuria il dibattito sul tema dell’esperienza e della competenza che francamente lascia di stucco l’intera platea che popola l’arena dei nostri lettori. Non si capisce per esempio, la vibrante ostilità al governo Conte nei musei, nella sucola, persino nei radiogiornali e nei commenti audio di Radio24, la radio della Confindustria che da sempre invoca lo svecchiamento della classe politica, il lavoro ai giovani, l’importanza delle opportunità per le nuove generazioni, le scelte non pilotate. Io dico: lasciateli fare e non state a incalzarli ogni minuto, non hanno neanche preso possesso degli uffici e già sono incalzati sui decreti e sui programmi. Non ci sono neanche i viceministri, figuriamoci i consulenti tecnici che potranno garantire l’esperienza che tanto si reclama. Se escludiamo il premier, questo è il governo con l’età media più bassa: lo svecchiamento della classe politica è fatto. E allora ci si lamenta sulla competenza e si è fatto un polverone sui curricula. Perchè, l’ultima ministra della Pubblica Istruzione Valeria Fedeli che competenza aveva in tema di gestione scolastica? E non c’èra stato pure lì un problema di curriculum, ma ben più grave, perchè non c’era uno straccio di laurea e pure sul diploma ci fu da dire. A ben guardare, il governo giallo-verde le competenze le ha, soprattutto su alcuni dicasteri e ministeri chiave. Bastano quattro esempi. Il Ministro della salute finalmente è un medico. Giulia Grillo è un medico specializzato in medicina legale. Beatrice Lorenzin, l’ex Ministro dell’era Gentiloni non era andata oltre ia maturità classica. Marco Bussetti, nuovo Ministro all’Istruzione è laureato in Scienze motorie e vanta un percorso professionale tutto nel mondo della scuola. Alberto Bonisoli, nuovo Ministro dei beni culturali, laureato all’Università Bocconi, con esperienze manageriali internazionali, è stato numero uno della prestigiosa Accademia delle Belle Arti di Milano. Un cv che semplicemente polverizza quello del pur volenteroso Dario Franceschini, scrittore e politico di lungo corso.La sovrintendenza della pubblica Amministrazione è stata affidata a Giulia Bongiorno, penalista internazionale. Si tratta certo di uno dei ministeri più complessi e delicati Un altro tris di super esperti è stato scelto per guidare l’economia (Giovanni Tria), la Giustizia (Alfonso Bonafede) e gli affari europei (Paolo Savona). L’uomo giusto anche al Ministero del Turismo: il pavese Gianmarco Centinaio, con alle spalle una famiglia di agenti di viaggio e la carica di vicesindaco di Pavia con delega al Turismo. Uno che ha capito già dieci anni fa che l’Italia è una superpotenza di arte e cultura e che è dal turismo che usciranno i miliardi che ci servono per fare tutto: sistemare idrogeologicamente il territorio, portare la banda larga, dare finalmente lavoro a tutti.
In alto: il giuramento del Governo Conte. Al centro, la stretta di mano col Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In basso, foto ricordo con Gianmarco Centinaio nella nostra Pavia, due giorni prima della sua salita al Quirinale per l’incarico di Ministro del Turismo.
ARENA LIFESTYLE anno IV° n. 37, giugno 2018 - Editore e Direttore responsabile: Katia Ferri Melzi d’Eril Supplemento gratuito mensile del settimanale web Commodity World Weelkly Registr. Tribunale di Pavia n.673 17/5/2007 Redazione: Villa Melzi d’Eril, via Colombarone 13, Belgioioso PV - Italia Contributors di questo numero: Simone Pini, Ufficio stampa Maxxi-Palazzo Barberini per le foto di Alberto Novelli Contatti: katiaferri@hotmail.com, Facebook: Katia Ferri Melzi d’Eril - Tutti i diritti riservati
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SOMMARIO GIUGNO - Arena Lifestyle 06/18
SOMMARIO 4/ EDITORIALE di Katia Ferri Melzi d’Eril
GIUGNO 2018
5/ SOMMARIO GIUGNO 2018
32-37 /GRAND TOUR EUROPE
6-11/ OMNIBUS MOSTRE
38-39 /WINE
12-25/ COVER STORY
40-41 / MUSICA
20-21/COPERTINA
42-43 / WEEK END SUL LAGO
26-27/ CINEMA
48-49/ USCIRE IN CAMOUFLAGE
28-29/ TOP NIGHTLIFE
50-53/ PITTI UOMO
30-31 /HI-TECH, MUSICA/LIBRI
54/ AGENT PROVOCATEUR
Polonia, un tuffo nella storia
Uno champagne dedicato a Federer
Gli eventi di giugno
Tormentoni estivi crescono
Onnivori o vegetariani? La ‘guerra’ continua
Specchi d’acqua romantici da Nord a Sud
Antonia Dell’Atte a Masterchef celebrity Spagna
Il mimetico sta diventando il nuovo nero...
La Settima Onda
A Firenze fiera, eventi e feste non stop
La festa della Repubblica Italiana a Monaco
Albano e Romina: forse si risposano. Fra loro.
e-commerce, le tecniche in Fiera. I libri di giugno
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Arena Lifestyle 06/18- OMNIBUS MOSTRE
Giugno 2018 Firenze
Firenze
FINO AL 7/10/ 2018
FINO al 6/1/19
CONVITI E BANCHETTI, L’ARTE DI IMBANDIRE Nella casa-museo Stibbert, oltre all’ attività di un grande collezionista, si svolgevano anche quotidiane funzioni della vita della famiglia: si cucinava, si ricevevano gli amici, si pranzava assieme. Oggi con la mostra “Conviti e Banchetti” si vuole richiamare proprio questa grande tradizione di imbandire le mense. La mostra si propone di illustrare l’arte di decorare la tavola, dal Rinascimento fino all’Ottocento attraverso vivaci ricostruzioni delle apparecchiature del passato. Il banchetto è infatti un fenomeno sociale e culturale che nel corso dei secoli ha avuto un ruolo importante nell’evolu zione del gusto e degli stili. I migliori architetti e artisti erano chiamati per allestire celebrazioni di particolari momenti felici, come vittorie, matrimoni, o speciali ricorrenze. E ancora oggi sopravvivono le rappresentazioni pittoriche di alcuni dei più sontuosi banchetti della storia. Per stupire e dilettare gli ospiti, le famiglie principesche facevano a gara a esibire sempre nuovi tipi di vasellame e oggetti per la tavola, mentre celebri cuochi - passati alla storia per i loro libri di ricettari - confezionavano vivande dalle forme così mirabolanti che potevano rivaleggiare con le più pregevoli sculture. Una selezione di questo tipo di oggetti, parte meno nota della collezioni del Museo Stibbert, viene esposta in questa mostra, accanto a importanti pezzi provenienti da raccolte private.
FRITZ KOENIG Dal 21 giugno al 7 ottobre Firenze celebra Fritz Koenig, da molti considerato fra i più importanti scultori del ventesimo secolo, con una grande mostra monografica, la prima dopo la sua morte, presentando nei magnifici spazi verdi del Giardino di Boboli e nelle sale della Galleria degli Uffizi una grande quantità di sue opere, fra sculture e disegni, compresi anche, per la prima volta, i lavori degli ultimi quarant’anni della sua vita. Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, ben volentieri ha messo a disposizione gli spazi di sua competenza per questa occasione straordinaria. Il bronzo, la pietra, il corten delle monumentali sculture di Koenig ritmano gli spazi del capostipite dei giardini all’italiana offrendo alla vista l’intreccio prezioso fra le loro forme, lisce o ruvide, spesso apparentemente instabili e padrone di uno studiato disequilibrio, e lo sfondo di panorami unici e le quinte delle siepi, dei grandi alberi, dei prati. Personalità forte e complessa, Koenig negli anni rifiutò il mondo dell’arte e decise di ritirarsi, con la moglie Maria, nella sua tenuta di Ganslberg, in Baviera, dedicandosi con passione anche ai suoi amati cavalli purosangue arabi dei quali diventò allevatore, ai suoi pavoni, alle galline, ai gatti, insomma alla sua “arca di Noè” come la chiamava, circondato dalla sua collezione di arte africana tra le più notevoli al mondo.
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OMNIBUS MOSTRE - Arena Lifestyle 06/18
PICASSO IN PUGLIA Arriverà in Puglia tutto il genio di Picasso, in una terra dai tratti somiglianti a quella d’origine dell’artista, la Spagna. Il calore e la bellezza del mare, sono solo alcuni degli aspetti che accomunano due terre straordinarie che hanno dato i natali ad artisti divenuti simbolo dell’arte internazionale come l’iberico Picasso. Il progetto espositivo che sarà visibile sino al 4 novembre si intitola “L’altra metà del cielo” ed interesserà tre luoghi storici: Palazzo Ducale a Martina Franca, Palazzo Tanzarella ad Ostuni ed il castello di Mesagne. Uno sguardo sul mondo femminile, con un focus particolare sulle donne che hanno amato il grandioso artista, questo il soggetto delle opere di Pablo Picasso che saranno ospitate nel Tacco d’Italia, in alcuni tra i comuni più belli ed apprezzati della regione.
Sansepolcro
Spoleto
FINO AL 6/1/19
DAL 14/5/2018
VISIONI DALL’ALTO NEL DUOMO DI SPOLETO Novità al Complesso Monumentale del Duomo di Spoleto, che comprende la Cattedrale, il Museo Diocesano e la Basilica di Sant’Eufemia, con le inedite “visioni” dall’alto – interne ed esterne – della sommità dell’abside del Duomo e del campanile. Il nuovo progetto dell’Arcidiocesi, con la collaborazione di Civita Opera, è definito “Arte dello Spirito – Spirito dell’Arte”: due concetti, un chiasmo, una lettura più ampia, ma allo stesso tempo unitaria, dei monumenti della città, in cui la Cattedrale torna a essere non solo fulcro spirituale, ma anche artistico, da cui si diparte ogni altro itinerario. Come ha rilevato l’Arcivescovo di Spoleto, Renato Boccardo, quella del Complesso Monumentale “è una lunga storia, una storia di fede, di arte e di cultura. Ma bisogna tendere non solo l’orecchio del corpo ma soprattutto quello del cuore”. In questa prospettiva, due “visioni” straordinarie faranno parte dell’innovazione del percorso di luce. Per la prima volta il visitatore potrà ammirare dall’alto il ciclo di Filippo Lippi nell’abside e salire sulla vetta del campanile, dalla terra al cielo, come espone l’iconografia degli affreschi del pittore fiorentino: per esempio dl’Annunciazione alla Natività, dalla Morte della Vergine fino alla rappresentazione dell’Empireo. In particolare, nella vista in prossimità dell’abside, si può meglio osservare l’affresco del catino con l’Incoronazione della Vergine: Dio Padre e Maria risultano così figure imponenti e il visitatore riconosce da qui il popolo del Paradiso distinguendo le figure dei Profeti e delle eroine del mondo biblico.
UMBRIA TRA MEDIOEVO E RINASCIMENTO In tandem con l’ultimazione dei restauri della Resurrezione di Piero della Francesca, presso il Museo Civico di Sansepolcro, apre al pubblico, il 25 marzo, la mostra Piero Della Francesca. La seduzione della prospettiva. L’esposizione, curata da Filippo Camerota e Francesco P. Di Teodoro, e promossa dal Comune di Sansepolcro, è un progetto del Museo Galileo di Firenze con la collaborazione della Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia ed è organizzata da Opera Laboratori Fiorentini. Il progetto espositivo, che si articola intorno al “De prospectiva pingendi”, trattato composto da Piero della Francesca intorno al 1475, ha l’obiettivo di illustrare le ricerche matematiche applicate alla pittura di Piero della Francesca e la conseguente eredità lasciata ad artisti come Leonardo da Vinci, Albrecht Dürer, Daniele Barbaro e ai teorici della prospettiva almeno fino alla metà del Cinquecento. La mostra mira, inoltre, a mostrare al pubblico le due anime di Piero della Francesca: raffinato pittore e grande matematico. Oltre ad essere Maestro d’abaco, geometra euclideo, studioso di Archimede, Piero è stato anche un innovatore nel campo della pittura poiché per lui, quest’ultima, nella matematica e nella geometria, trovava il suo sostanziale fondamento. I suoi scritti, infine, soprattutto il De prospectiva pingendi, hanno dato inizio alla grande esperienza della prospettiva rinascimentale. La Mostra è suddivisa in otto sezioni che approfondiscono gli studi affrontati da Piero nel corso della sua vita.
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Arena Lifestyle 06/18 - OMNIBUS MOSTRE
PARMA TRA CIBO E BELLEZZA E’ stata da poco nominata Città Creativa Unesco della Gastronomia: ecco che Parma presenta, con orgoglio, un nuovo modello di sistema territoriale per la conoscenza e la promozione delle eccellenze gastronomiche. Nasce così una cabina di regia che riunisce operatori pubblici e privati per celebrare il territorio e dare visibilità alle sue eccellenze. In questo mese, dopo l’appuntamento con Cibus, il più importante salone dedicato all’agroalimentare, e il progetto complementare Cibus Off, in un viaggio tra chef, esperti di cultura enogastronomica e piccoli artigiani del gusto. Si continua poi con City of Gastronomy Festival (2-3 giugno), che offrirà uno sguardo a tutto tondo sul mondo del food, soffermandosi sulle produzioni tradizionali e sul made in Italy, che a Parma e in Emilia hanno posto le basi della cultura del cibo. www.parmacityofgastronomy.it
Venezia
Mestre
FINO AL 6/1/2019
ALBERT OEHLEN A PALAZZO GRASSI Palazzo Grassi presenta “Cows by the water”, la mostra personale di Albert Oehlen (1954, Krefeld, Germania) a cura di Caroline Bourgeois. La mostra traccia un percorso lungo la produzione di Albert Oelhen attraverso una selezione di oltre 80 opere, dalle più note a quelle meno conosciute, realizzate dagli anni ‘80 ad oggi e provenienti dalla Pinault Collection e da importanti collezioni private e musei internazionali. ‘Cows by the Water’ presenta un allestimento inedito, non cronologico bensì scandito da un ritmo sincopato tra i diversi generi e periodi, sottolineando così il ruolo centrale della musica nella produzione dell’artista, metafora del suo metodo di lavoro dove contaminazione e ritmo, improvvisazione e ripetizione, densità e armonia dei suoni diventano gesti pittorici. Albert Oehlen si afferma come uno dei protagonisti della pittura contemporanea grazie a una ricerca in continua evoluzione dedicata al superamento dei limiti formali e alle sperimentazioni, più che al soggetto dell’opera. ‘Cows by the Water’ a Palazzo Grassi è la più grande monografica in Italia dedicata ad Albert Oehlen, già protagonista di importanti esposizioni in tutto il mondo – tra le altre al Museo Nacional de Bellas Artes in L’Avana nel 2017, al Cleveland Museum of Art nel 2016, al New Museum di New York e alla Kunsthalle Zürich nel 2015, al Kunstmuseum di Bonn nel 2012 e al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris nel 2009.
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FINO AL 28/10/2018
“MOTOCICLETTA, ARCHITETTURA E VELOCITA’” Tra le iniziative progettate a Forte Marghera per valorizzare e avvicinare il pubblico giovane all’arte contemporanea, venerdì 8 giugno 2018, alle ore 18, inaugura un nuovo spettacolare appuntamento dedicato questa volta a uno dei simboli più curiosi e attraenti del design del XX secolo: la motocicletta. Questa grande esposizione sull’epopea delle due ruote italiane a motore sarà ospitata nello spazio messo a disposizione lo scorso anno a Forte Marghera dal Comune di Venezia e dalla Fondazione Forte Marghera , inauguratosi con l’inedita installazione di sculture ‘Gruppo di Famiglia’ provenienti dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro. Passione, tecnologia e design. Questo il mix che caratterizza le scelte delle 41 moto e scooter esposti , suddivisi in sette capitoli – Scooter, Elettrico, Sportive, Heritage, In Africa, Le moto fondamentali, Pezzi d’autore, Ardite e raffinate – pensati come una carrellata tra le più famose forme aerodinamiche del motociclismo italiano (con qualche incursione in ambito straniero). La rassegna - a cura di Marco Riccardi e con la direzione scientifica di Gabriella Belli - intende percorrere in tutti i sensi un ‘viaggio’ affascinante tra pezzi assolutamente esclusivi , che hanno fatto la storia delle due ruote, con lo scopo di raccontare, attraverso le ‘icone’ create dalle migliori industrie del nostro paese, come si è evoluto il concetto di design e di sicurezza in questo campo.
OMNIBUS MOSTRE Arena Lifestyle 06/18
ARTE GIAPPONESE A BOLOGNA Dal 24 marzo al 9 settembre 2018, Palazzo Albergati di Bologna ospita una grande mostra dedicata all’arte giapponese, un viaggio nel Mondo Fluttuante attraverso più di 200 opere che renderanno omaggio ai maestri dell’Ukiyo-e: Hiroshige, Utamaro, Hokusai, Kuniyoshi e molti altri. Con xilografie policrome dalle immagini fantasiose e dense di particolari il percorso si snoda tra il mondo femminile delle Geisha e delle Ōiran e il fascino dei leggendari guerrieri samurai. Ci sono il racconto della nascita dell’ukiyo-e e le famose stampe Shunga; le opere che ritraggono gli attori del teatro Nō e Kabuki accanto a quelle che rappresentano il mondo della natura, in tutte le sue manifestazioni – fiori, uccelli e paesaggi – fino all’arrivo della fotografia. La mostra, con il Patrocinio del Comune di Bologna e della Fondazione Italia Giappone, è prodotta e organizzata da Arthemisia e curata da Pietro Gobbi.
Forlì
Roma
FINO AL 17/6/2018
TRA MICHELANGELO E CARAVAGGIO Prosegue fino al 17 giugno 2018 una mostra che non è fuor di luogo defire “sontuosa”. Caratterizzata da un nuovo percorso espositivo che, per la pri volta utilizza come sede espositiva la Chiesa conventuale di San Giacomo Apostolo, a conclusione del suo integrale recupero. “L’Eterno e il tempo tra Michelangelo e Caravaggio” documenta quello che è stato uno dei momenti più alti e affascinanti della storia occidentale. Gli anni che idealmente intercorrono tra il Sacco di Roma (1527) e la morte di Caravaggio (1610); tra l’avvio della Riforma protestante (1517-1520) e il Concilio di Trento (1545-1563); tra il Giudizio universale di Michelangelo (1541) e il Sidereus Nuncius di Galileo (1610) rappresentano l’avvio della nostra modernità. Ad essere protagonisti al San Domenico saranno il dramma e il fascino di un secolo che vide convivere gli inquietanti spasimi di un superbo tramonto, quello del Rinascimento, e il procedere di un nuovo e luministico orizzonte, con grandi capolavori del Manierismo. L’istanza alla Chiesa di Roma di un maggiore rigore spirituale, se da un lato produceva una rinnovata difesa delle immagini sacre (soprattutto ad opera della ignaziana Compagnia di Gesù), dall’altro imponeva una diversa attenzione alla composizione e alla raffigurazione delle immagini, nonché a una ridefinizione dello spazio sacro e dei suoi ornamenti. Si sviluppano così scuole e orientamenti nuovi. Dal tentativo di dare vita a «un’arte senza tempo» di Valeriano e Pulzone, nell’ambiente romano, agli esiti del modellato cromatico di Tiziano, al naturalismo dei Carracci, con quel loro «affettuoso timbro lombardo», come lo chiama Longhi.
FINO AL 29/7/2018
HIROSHIGE, VISIONI DAL GIAPPONE Alle Scuderie del Quirinale proseguono le celebrazioni per il 150° anniversario dei rapporti bilaterali Italia-Giappone del 2016, con la rassegna monografica “Hiroshige, Visioni dal Giappone”, dedicata a uno dei più importanti artisti giapponesi di metà Ottocento. Una selezione di circa 230 opere, xilografie e dipinti su rotolo, divisi in sette percorsi tematici. Hiroshige è conosciuto come il maestro della pioggia e della neve, celebre per le sue illustrazioni di paesaggi e vedute del Giappone nelle quattro stagioni e nelle varie condizioni atmosferiche. La sua arte segna un cambio epocale all’interno del filone classico del paesaggio, con una tecnica che sfutta l’asimmetria della composizione, ponendo in primo piano le opere di grandi dimensioni. E’ sempre bene ricordare che Hiroshige ha influenzato i grandi maestri di fine ottocento, tra cui Van Gogh, Monet, Degas e Toulouse Lautrec.
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Arena Lifestyle 6/18- OMNIBUS MOSTRE
ROMA, DOMUS AUREA fino ad agosto 2018 Sono partite le visite didattiche al cantiere di restauro della Domus Aurea di Nerone, proprio di fronte al Colosseo. Il cantiere della Domus Aurea è visitabile con degli innovativi interventi multimediali nella prospettiva di valorizzazione scientifica del cantiere di restauro. Come implementazione rispetto ai precedenti anni, è stato realizzato un progetto site specific di realtà immersiva e video racconto. Gli interventi sono volti ad ampliare la fruizione da parte del pubblico con l’utilizzo di installazioni multimediali che fanno uso delle più recenti tecnologie come il videomapping su grandi superfici e la realtà virtuale. Il sito è accessibile esclusivamente con visita didattica con prenotazione obbligatoria. Ogni sabato e domenica visita didattica con realtà virtuale al cantiere di restauro della Domus Aurea € 14,00 + diritto di prenotazione . Gratuito per bambini al di sotto dei 6 anni
Pisa
FINO AL 5/11/2018
PISA CITTA’ DELLA CERAMICA Dieci secoli di storia, tra artigianato, commerci internazionali e trasformazioni culturali: si apre sabato 5 maggio la più grande mostra sulla ceramica mai realizzata in Italia, “Pisa città della ceramica. Mille anni di economia e d’arte, dalle importazioni mediterranee alle creazioni contemporanee”. Il progetto, realizzato dalla Società Storica Pisana, si sviluppa lungo sei mesi, fino al 5 novembre, in quattro sedi espositive principali (San Michele degli Scalzi, Palazzo Blu, Camera di Commercio di Pisa, Museo Nazionale di San Matteo), con oltre 500 pezzi in mostra, un cartellone di eventi dedicati a tutte le fasce di età, percorsi guidati in città e nel territorio pisano alla scoperta di inediti palazzi, chiese decorate da bacini ceramici, esempi di archeologia industriale e ceramisti ancora in attività, ma anche un sito web fruibile da smartphone, con mappe personalizzabili per costruire in autonomia il proprio itinerario di visita. La mostra invita a rileggere un intero territorio, che fu un’avanguardia nella tecnica destinata a cambiare le abitudini dell’Occidente, cominciando dalla tavola, per diventare un settore trainante per l’economia: la produzione della ceramica. “La città di Pisa è stata un’avanguardia in questo settore – dichiara Andrea Ferrante, assessore alla cultura del Comune di Pisa – nel futuro sarà importante connettere il sapere con il saper fare: questa mostra è un’occasione per valorizzare la tradizione del territorio”. L’esposizione al pubblico aprirà venerdì 1° giugno.
Gubbio
FINO AL 4/11/2018
GUBBIO AL TEMPO DI GIOTTO La città di Gubbio conserva intatto il suo splendido aspetto medievale, con le chiese e i palazzi in pietra che spiccano contro il verde dell’Appennino. È ancora la città del tempo di Dante e di Oderisi da Gubbio, il miniatore che il sommo poeta incontra tra i superbi in Purgatorio e al quale dedica versi importanti, che sanciscono l’inizio di un’età moderna che si manifesta proprio con la poesia di Dante e l’arte di Giotto. La mostra “Gubbio al tempo di Giotto. Tesori d’arte nella terra di Oderisi”, vuol restituire l’immagine di una città di media grandezza ma di rilievo politico e culturale nel vasto panorama italiano a cavallo tra la fine del Duecento e i primi decenni del Trecento, esponendone il patrimonio figurativo sia civile che religioso. Per l’occasione ha restaurato dipinti nascosti dalla polvere dei secoli, riconsegnando a Gubbio opere disperse nel corso della storia, riunendo quadri degli stessi pittori eugubini destinati ad altre città dell’Umbria, chiamando importanti prestiti dall’estero. Dipinti su tavola, sculture, oreficerie e manoscritti miniati delineano, anche con nuove attribuzioni, le fisionomie di grandi artisti come Guido di Oderisi, alias Maestro delle Croci francescane, Il Maestro della Croce di Gubbio, il Maestro Espressionista di Santa Chiara ovvero Palmerino di Guido, “Guiduccio Palmerucci”, Mello da Gubbio e il Maestro di Figline.Il padre di Oderisi, Guido di Pietro da Gubbio, viene oggi identificato in uno dei protagonisti della cosiddetta “Maniera Greca”, da Giunta Pisano a Cimabue.
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OMNIBUS MOSTRE - Arena Lifestyle 06/18
MILANO “Impressionismo e avanguardie” a Palazzo Reale
Fino al 2 settembre 2018, nella magnifica cornice di Palazzo Reale di Milano la bella mostra Impressionismo e avanguardie, Capolavori dal Philadelphia Museum of Art, una selezione di 50 capolavori provenienti da uno dei più importanti e storici musei americani, un’occasione unica per ammirare opere dei più grandi pittori a cavallo tra Ottocento e Novecento nel loro periodo di massima espressione artistica. Le collezioni d’arte moderna e impressionista – curate da Jennifer Thompson e Matthew Affron, conservatori del museo e curatori della mostra - sono uno dei fiori all’occhiello del Philadelphia Museum of Art. Provocatorie e sperimentali secondo i critici dell’epoca, le opere di Pierre-Auguste Renoir, Claude Monet, Paul Cézanne, Henri Matisse, Pablo Picasso e Paul Klee, tra gli altri, costituiscono un patrimonio grazie alla donazione di collezionisti dalla forte personalità, talvolta amici degli artisti, elemento che aggiunge un enorme valore al patrimonio del museo, oggi incrementato anche con opere di giovani artisti.Filadelfia è stata la capitale del collezionismo d’arte dalla metà dell’Ottocento e l’esposizione vuole essere il racconto di una storia che ha visto protagonista il suo museo ed i collezionisti che hanno contribuito al suo arricchimento. La mostra, è promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e MondoMostreSkira e si inserisce nella linea espositiva Musei del mondo a Palazzo Reale, inaugurata nel 2015, che vede la realizzazione di mostre delle più importanti collezioni museali di tutto il mondo non sempre note al grande pubblico e non sempre accessibili.Opere di artisti celeberrimi come Pierre Bonnard, Paul Cézanne, Edgar Degas, Edouard Manet, Paul Gauguin, Claude Monet, Vincent van Gogh, Camille Pissarro, Pierre-Auguste Renoir fino alle sperimentazioni di Georges Braque, Vasily Kandinsky, Paul Klee, Henri Matisse, Marc Chagall, Constantin Brancusi, Pablo Picasso, passando per il surrealismo di Salvador Dalí e Joan Mirò. A questi si aggiungono i lavori di tre grandi artiste: Mary Cassatt, Marie Laurencin, Berthe Morisot.Per la mostra milanese sono state scelte cinquanta splendide opere, in un percorso affascinante: troviamo i luminosi paesaggi di Monet con, tra gli altri, Il sentiero riparato(1873) e Il ponte giapponese (1895), di Sisley con Le rive del Loing (1885), di Pissarro con Paesaggio (frutteto) (1892), di Cézanne con Le Quartier du Four, à Auvers-sur-Oise(ca.1873) e Paesaggio invernale, Giverny (1894), di de Vlaminck con La Senna a Chatou(ca.1908), di Soutine con Paesaggio, Chemin des Caucours, Cagnes-sur-Mer (ca.1924), di Dufy con Finestra sulla Promenade des Anglais, Nizza (1938). E imperdibili scene cittadine come I grands Boulevards (1875) di Renoir e Place du Tertre a Montmartre (ca.1912) di Utrillo. Sfilano poi magnifici ritratti come Ritratto di Isabelle Lemonnier (ca.1877) di Manet, Donna con collana di perle in un palchetto (1879) di Mary Cassatt, Ritratto di bambina (1894) di Berthe Morisot, Ragazza con gorgiera rossa (ca.1896), Ragazza che fa il merletto(ca.1906) e Bagnante (ca.1917-1918) di Renoir, Ritratto di Madame Cézanne (1885-1887) di Cézanne, Ritratto di Madame Augustine Roulin e la piccola Marcelle (1888) e Ritratto di Camille Roulin (1888) di van Gogh, Nudo femminile seduto (1908-1909), Uomo con violino(1911-1912), Donna e bambine (1961) di Picasso, L’ora del tè (donna col cucchiaio)(1911) di Metzinger, Uomo al balcone (ritratto del dottor Théo Morinaud) (1912) di Gleizes, Omaggio a Maillol (1917) di Bonnard, Donna seduta in poltrona (1920) di Matisse.E ancora indimenticabili composizioni di frutta e fiori come Natura morta con rose centifolia in un cestino (1886) di Gauguin, Natura morta con mazzo di margherite (1885) di van Gogh, Cesta di pesci (ca.1910) e Natura morta con piatto di frutta (1936) di Braque, Natura morta sul tavolo (1925) di Matisse. E sculture come L’atleta (1901-1904) di Rodin visivamente legata al Pensatore, che ritrae Samuel S. White III, tra i maggiori donatori del Museo, l’enigmatico Il giullare (1905) di Picasso, la bellissima scultura in pietra Il Bacio(1916) di Brancusi.Imperdibili opere come Marina in Olanda (1872) di Manet, La classe di danza (ca.1880) di Degas, Una sera di carnevale (1886) di Rousseau, Cerchi in un cerchio (1923) di Kandinsky, Carnevale al villaggio (1926) di Klee, Simbolo agnostico (1932) di Dalí, Pierrot con rosa (ca.1936) di Rouault, Nella notte (1943) di Chagall.
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Arena Lifestyle 06/18 COVER STORY/ Saremo tutti vegetariani?
VADE RETRO CARNE?
RIVOLUZIONE VEG M entre sulle reti televisive impazzano le sfide culinarie, nelle grandi ville hollywoodiane come nelle mense, avanza la grande religione del culto vegano, con riti dedicati alla curcuma e alla pastinaca. Mentre a Masterchef Celebrities si impiattano gli animali da cortile, impazzano i raduni di crudisti, fruttariani e ora anche freegan. Il rapporto Eurispes 2018 ci dice che sono in grande aumento i vegetariani: in Italia rappresentano il 6,2% della popolazione.
Insomma, mentre entriamo nella stagione più bella dell’Anno del Cibo Italiano, come è stato proclamato il 2018, la guerra sul cibo, anzi quale cibo, di cui abbiamo spesso parlato sulle pagine di Arena, continua. E per giunta si fa più cruenta. Mentre ci prepariamo a festeggiare la Notte Bianca del Cibo Italiano, che in tutto il mondo sarà il 4 agosto prossimo, mentre a Masterchef Celebrity Spagna, dove si trova ora la nostra cover lady Antonia Dell’Atte, si infornano, si cuociono e si degustano tagliate, spezzatini e brasati, si frullano le uova e si sfilacciano le burrate, si impastano ravioli e patè, nei supermercati più glam come nei più anonimi food store aumentano le aree dedicate alla verdura bio, al chilometro zero, ai legumi freschi e secchi, ai semi, al caviale di melanzane sott’olio. E i festival vegani e vegetariani: il primo in Italia si chiama Armonia e si tiene da quindici anni al Castello di Belgioioso, con superospiti internazionali, chef vegani stellati, santoni dello yoga e del thai chi, lezioni di cucina biodinamica. Il mondo sta per dividersi (per davvero, non ridete) in uomini vegetariani (i buoni?) e uomini onnivori, (i cattivi?). L’identificazione del buono e del cattivo, necessità totalmente umana, la sta facendo il cibo. Parlare di ciò che mangiamo, di innovazione, di futuro, si potrà solo dopo aver chiarito da che parte si sta. Il cibo è sempre stato un elemento caratterizzante dell’identità nazionale ed è sempre stato un potente veicolo di attrazione turistica. E oggi l’Italia è vista dal popolo vegetariano e vegano come una delle nazioni ideali del futuro dove andare in vacanza, grazie alla spinta produttiva dell’agricoltura biologica. Mentre gli chef stellati sono consultati ovunque, più degli economisti, per dire la parola ultima su come si deve legare di salsa un arrosto, il l biologico ha
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Saremo tutti vegetariani?/COVER STORY/Arena Lifestyle 06/18
invaso anche le mense aziendali e i legumi spopolano ai party di Malibu. Elettra Lamborghini, una delle nuove pop star canore d’esportazione, si fa bella su ogni canale televisivo per la sua capacità di riconoscere il preferito tra cinque tipi diversi di latte di soia o per saper cucinare ceci e lenticchie: se la cava da sola anche per dodici persone. Promuove tra gli adolescenti uno stile di vita con i piedi per terra, sano e sostenibile per mente, anima e corpo (ci si crede guardando il suo, viene nel video Pem Pem). Mio figlio, invece che un videogioco, di recente si è comprato da solo una bilancia e un frullatore personali. Ridete pure. Ma in Sunset Boulevard ormai si parla solo di questo, dei ristoranti vegani migliori della città, dove impazzano le patate viola, si espongono vasi di curcuma fresca, si bevono succhi di mela e centrifughe di ogni cosa, dove al dessert ti portano il formaggio di tofu col miele per i vegetariani e le barrette di sesamo per i vegani. Il patè de foie gras è diventato un delitto, anche in Francia a Monaco non lo si trova più in bella mostra nel frigo ma lassù, quasi nascosto in alto, per non offendere gli animi sensibili. I salami non sono più appesi, a profumare il reparto gastronomia. E il pane che va a ruba non è quello dorato e croccante, che denuncia strutti e grassi animali tra i suoi ingredienti, ma quello dalla crosta dura, la mollica scura, magari infarcito di noci che fa bene e col lievito madre dura anche una settimana. Non si fanno più feste che non prevedano menù succulenti ma separati, con gli ospiti onnivori che sono felici di trovare il prosciutto dentro i vol au vents e i vegetariani felici di trovare l’orzo o il riso nero in insalata. Insomma, al momento della torta, fatta di strati di biscotto ai cereali e decorata con panna vegetale, non resta che consolarci tutti insieme con lo champagne, ma quello senza solfiti: un vino che in salotto fa più scena di un barricato millesimato. I vegetariani e i vegani sono in aumento, anche tra gli amici. E fanno proselitismo tutti i giorni: quando meno te lo aspetti, ti arriva sullo smartphone un video terribile girato di nascosto nei mattatoi con maiali, vitelli e cani straziati dai macellai cinesi, una cosa che ti rovina l’intera giornata e ti fa pensare che in un prossimo futuro passerai dall’altra parte. D’altronde, quanto più si diventa vecchi, tanto più è meglio mangiare leggero e sano. I nuovi seguaci del veg si aggirano nei supermercati con scarpe di plastica e borse di tela, come gli adepti di una religione. Che ha le sue diramazioni e le sue sette: per esempio i biologi vegani chilometrozeristi sono molto pochi, ancora.Ma è certo, cresceranno. I fondamentalisti vegan pure: hanno i loro riferimenti non solo tra i santoni indiani ma anche fra le star di Hollywood che ormai non mangiano altro che gallette di riso, pastinache (specie di carotone bianche, un ortaggio raro da noi, bisogna andare in Inghilterra o nei negozi bio per procurarsele e naturalmente sono mollicce e carissime) o si fanno sorprendere a inforchettare la pasta integrale al sugo, purchè sia un sugo vegetariano, ovvio, corretto. I vecchi santoni invece si danno alla didattica: corsi, seminari, settimane di cucina dinamica e biologica, con contorno di sedute yoga. Ma attenzione a scegliere bene i compagni di corso: qualcuno diventa talmente fanatico da passare all’azione. E la rabbia vegan non è meno violenta di quella onnivora. Non dimentichiamo che Nasim Aghdam, la donna che ha sparato negli uffici di Youtube prima di suicidarsi, ha accusato la società statunitense di non averle liquidato i diritti per le sue video denunce: una bella cifra parrebbe, perchè i suoi video contro l’allevamento di animali erano molto seguiti. Attuamente l’attrice Natalie Portman sta lavorando appunto a un documentario finanziato dagli animalisti, tratto da Eating Animals di Jonathan Safran (tradotto in italiano con il titolo “Se niente importa”, pubblicato da Guanda editore), per ricordare che lei stessa non mangia nulla di derivazione animale. Per concludere, siamo sicuri che il futuro sarà vegetariano, che “Vade retro carne” sarà il grido che animerà tutti? No, non lo siamo ancora. Ma certo il dubbio resta. Come se non bastasse, ci si mette anche Netflix: ha prodotto una serie intitolata Wild Wild Country, nella quale racconta la fuga di un personaggio, Bhagwan Shree Rajineesh, noto poi come Osho, dal cuore dell’India fino al deserto dell’Oregon. Un dio vivente che per ragioni fiscali ha trasferito lì nel deserto la sua comunità. Il braccio destro del santone conferma che c’è spazio per tutti: per le religioni che vogliono privarci di tutto, del cibo, del lusso, dell’amore. E c’è ancora spazio per quelli che vogliono sentirsi liberi di mangiare di tutto: dalla pasta al ragù bolognese, alla zuppa inglese con la panna.
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A sinistra: Brad Pitt, un vegano convinto che non mangia nè latticini nè uova. A destra, Natalie Portman. Sotto a sinistra, la top model Naomi Campbell
di Simone Pini
LE STAR CHE SONO DIVENTATE VEG E VEGAN I grandi trend passano sempre da Washington e Hollywood. Ma è ormai un esercito quello che segue fedelmente regimi alimentari vegetariani e vegani. Curiosa è l’entrata nel mondo vegan di Thom Yorke, cantante dei Radiohead, diventato vegetariano per far colpo su una ragazza, convertitosi poi al veganesimo per aver notato un profondo miglioramento fisico. Russel Brand, ex marito di Kate Perry, da molti anni anni vegetariano, è passato al vegan lifestyle nel 2011. Vediamo chi possiamo decidere di emulare, con la complicità dell’estate.
sia la carne sia il pesce: si nutre di molta frutta, verdura e di noccioline crude. Fa colazione con frutta e farina d’avena, mentre a pranzo e a cena predilige hamburger vegetariani, pasta, sushi con le verdure, frullati e insalate salutari. Bill Clinton Ha deciso di seguire la dieta vegana e sostiene che sia indispensabile alimentarsi in modo sano, privo di carne e di formaggi, optando per il consumo regolare di verdure, di cereali integrali e di legumi: l’ex Presidente degli Stati Uniti e la sua fondazione, in seguito al dilagante insorgere di patologie collegate ad un’errata alimentazione, si sono fortemente impegnati nel promuovere stili di vita più salutari, in grado di avere un impatto positivo sulle finanze e sulla qualità della vita. La colazione di Bill Clinton è costituita da un frappè al latte di mandorle, abbinato a bacche e a un po’ di gelato. A pranzo predilige insalata verde e fagioli, noci, humus di verdure, mentre a cena consuma la sua dieta, che include la quinoa e occasionalmente un hamburger vegetariano: spiega inoltre come i cavolfiori possano sostituire un delizioso purè. Una volta a settimana consuma una porzione di salmone e una frittata preparata con uova arricchite con omega3 per poter fortificare la massa muscolare.
Brad Pitt Celeberrima star del jetset holliwoodiano, che pare tornato a vedere la ex moglie Jennifer Aniston, adotta uno stile di vita salutista e un’alimentazione vegana, abolendo gli alimenti di derivazione animale, inclusi i latticini e le uova, gli zuccheri raffinati, la farina, il caffè e gli alcolici: è fondamentale consumare quotidianamente frutta e verdura disponibili in base alla stagione per poter fornire all’organismo la giusta dose di antiossidanti, sostanze preziose in grado di rallentare l’invecchiamento dovuto ai radicali liberi, derivati della soia, legumi e cereali integrali, tè bianco, tè verde e tisane depuranti. Pamela Anderson Segue un preciso regime dietetico vegetariano, che bandisce
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Arena Lifestyle 06/18 COVER STORY/ Saremo tutti vegetariani?
ARMONIA, IL FESTIVAL DEL BENESSERE E DEL BIO AL CASTELLO DI BELGIOIOSO
In alto: i resti del convento e della cappella sull’isola irlandese di Skelling Michael. Al centro, l’architetto Jorg Purner, che studia i campi di forza e di energia degli antichi edifici. Secondo lui il benessere della casa dipende dal tipo di acque che scorrono nel sottosuolo.
Si è svolta in questi giorni (1-3 giugno) la tredicesima edizione di “Armonia”, il festival dedicato alle proposte per il benessere.La manifestazione è nata come occasione di approfondimento sulle Arti per la Salute. E’ diventata poi negli anni un importante momento d’incontro tra pubblico, gli operatori e gli insegnanti delle più affermate Discipline Olistiche.Una preziosa occasione, inoltre, per presentare quelle emergenti. Tre giorni intensi nei quali sono state approfondite e presentate le più varie attività per sensibilizzare e far conoscere al pubblico ciò che è possibile fare per migliorare la qualità della propria vita. È importante ricordare che le discipline bio naturali non si pongono in alternativa o in conflitto alla medicina ufficiale, ma ne costituiscono una positiva integrazione, anche se distinte per impostazione culturale. Le discipline olistiche fanno fluire in chi ne riceve il vigore delle proprie funzioni psicofisiche e considerano la persona nella sua globalità ed unicità. Lo scopo, quindi, è il miglioramento della qualità della vita mediante la stimolazione e il riequilibrio delle proprie risorse vitali. Tra queste attività c’è anche l’alimentazione naturale, biologica, vegetariana e vegana, che in questa fiera-festival trova ogni anno largo spazio per produttori, esperti e pubblico, sempre più competente, appassionato e aperto ad ogni tipo di esperienza. Una parte degli espositori di Armonia sono dunque quelli presenti anche al Salone Officinalia che si svolge a ridosso di questo, nel mese di maggio. Dal gelato al pane, dai legumi alle essenze, dal seitan alla pasta integrale, dalla frutta secca ai dolci: lo shopping ad Armonia è sempre gettonatissimo e accompagnato da degustazioni. L’obiettivo del Salone Armonia, spiega la creatrice della mostra Gloria Spaini Bolzoni, è quello di suggerire a tutti un percorso personale, per trovare un equilibrio psicofisico interiore attraverso la conoscenza e l’approfondimento delle Arti per la Salute, tra cui Shiatsu, Reiki, Orthobionomy, Kinesiologia, Essenze Floreali, Ayurveda, Massaggio Sonoro, Iridologia, Riflessologia del piede, Biotransenergetica, Thai, Aura Soma. Nel bellissimo parco del Castello di Belgioioso, profumato dalle grandi magnolie secolari, si sono svolte come sempre sessioni di “corpo del sogno” meditazioni in movimento, esibizioni di danzaterapia. Inoltre affollatissime dimostrazioni e stages delle scuole di tai chi, yoga, sessioni collettive di campane tibetane armoniche e tanto altro ancora, con la partecipazione di esperti appositamente in arrivo da ogni parte del mondo. Il programma di attività in piscina si arricchisce ogni edizione e prevede sessioni di watsu, oceanic body work e apnea per tutti.
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Qui a fianco, altre star vegane: le cantanti Beyoncè e Jennifer Lopez. La prima ha deciso di lanciare un servizio a domicilio di pasti vegan, senza carni nè grassi di origine animale. Natalie Portman Attrice, regista e produttrice cinematografica, mantiene un aspetto tonico e giovanile seguendo una dieta vegana: dopo aver letto il libro Eating Animals di Jonathan Safran Foer, in cui si spiega come sono trattati gli animali negli allevamenti intensivi, ha deciso di passare dall’alimentazione vegetariana a uno stile di vita rigorosamente vegan e si nutre solo di cibi a base vegetale. Naomi Campbell Ha deciso di intraprendere un percorso alimentare vegano per motivi salutistici: ha deciso di non cibarsi di grassi animali e di eliminare completamente dalla propria alimentazione suini, pollame e carne in generale. Mangia regolarmente frutta secca, albicocche, datteri, beve tè verde purificante e a pranzo si nutre di abbondanti insalate, prelibate pietanze come il seitan, alimento vegetale altamente proteico, succhi di frutta e frullati. Carl Lewis Atleta ed ex velocista statunitense, ha deciso di seguire un regime alimentare vegano, grazie al quale riesce anche a mantenere sotto controllo il proprio peso corporeo: durante la sua infanzia nel New Jersey si nutriva regolarmente di verdure anche grazie agli insegnamenti di sua madre, Evelyn Lawler, atleta che partecipò alle Olimpiadi di Helsinki del 1952. Ciò che fu fondamentale per causare una svolta nel suo stile di vita, fu l’incontro con il Dottor John McDougall, da cui apprese la correlazione tra lo stile di vita e nel 1990 decise di diventare vegano. Oggi si nutre regolarmente di vegetali e di frutta fresca, di carboidrati complessi, come pasta, pane e cereali integrali, consuma proteine derivanti dalla soia, tofu e legumi, frutta secca, avocado, mentre ha deciso di bandire completamente dalla propria alimentazione sale, zucchero, caffeina, grassi di origine animale, farine e olii: non beve alcol e preferisce dissetarsi con succhi e centrifugati di pomodoro, pompelmo, arancia e carota. Jared Lareto Predilige un regime alimentare molto equilibrato e bilanciato:
mangia molta frutta e verdura, cruda o al vapore, semi oleosi, frutta secca, legumi, niente zuccheri raffinati e le preparazioni industriali ricche di conservanti, di coloranti e di sale. Ha dichiarato di cibarsi anche di snack senza latticini. Russell Brand Ha deciso di seguire lo stile di vita vegetarino fin da piccolo e dal 2011 ha bandito dalla sua alimentazione anche i latticini ed è diventato completamente vegano, anche per riuscire a darsi una disciplina alimentare. Beyoncè Ha scelto di adottare una approccio alimentare vegano con il marito Jay Z .In collaborazione con Marco Borges, il suo personal trainer, ha deciso di lanciare un servizio di consegna a domicilio di pasti vegan, senza carne né grassi animali. Jennifer Lopez Ha deciso di intraprendere un regime alimentare vegano anche grazie ai consigli di Beyoncè, abolendo per trentacinque giorni le proteine animali e nutrendosi solo di frutta e di verdura, per poi introdurre anche un apporto di cereali e di frutta secca: beve regolarmente latte di riso e di mandorla e consuma il tofu. Michelle Pfeiffer Dopo aver sperimentato uno stile di vita brethariano, basato sull’ ascetismo e sul prana, l’energia vitale dell’Induismo, ha deciso di seguire un regime alimentare vegetariano: l’ha convinta l’apparizione di Clinton, che è diventato vegano a causa di problemi di salute, a una trasmissione della CNN in cui si spiegavano i rischi correlati a un eccessivo consumo di grassi animali, l’attrice ha deciso di aderire a questo stile di vita. Portia de Rossi Ex modella, scrittrice e attrice, ha intrapreso un suo percorso dedicato al benessere. Ed è riuscita e a risolvere i disturbi alimentari imposti dal mondo della moda grazie al supporto della dieta vegana, a cui ha deciso di aderire.
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Qui sopra Scarlett Johansson: pensa che il cibo vegan le permetta di concentrarsi maggiormente sul set. A fianco Al Gore Fran Drescher Protagonista del telefilm cult degli anni 90 La Tata, ha deciso di aderire per ragioni di salute a una dieta vegana e priva di glutine. Scarlett Johansson Si è avvicinata allo stile di vita vegano dato che pensa che le permetta, tra gli altri benefici, di concentrarsi maggiormente sul set: in questo modo la sua passione per il vegan l’ha portata a sperimentare in cucina ed è diventata un’abile cuoca anche per quanto riguarda i dolci privi di latticini e di uova, come i muffin a base di banana e di cioccolato. Ammette tuttavia che è difficoltoso riuscire a seguire in modo intransigente questo stile di vita e sta riflettendo sulla possibilità di passare alla dieta vegetariana. A colazione mangia quindi omelette e frutti rossi, a pranzo predilige verdure e carboidrati e consuma grandi quantità di frutta e di verdura. Joaquin Phoenix Attore interprete del film The Master, che è stato portato da piccolo insieme ai fratelli ad assistere a una battuta di pesca, è un convinto sostenitore di tematiche ambientaliste e della salvaguardia del mondo animale e ha deciso di cibarsi solo di frutta e di verdura: si impegna costantemente per sensibilizzare l’opinione pubblica in collaborazione con l’organizzazione a difesa dei diritti degli animali People for the Ethical Treatment of Animals (PETA). Sostiene che escludere i cibi di derivazione animale dall’al-
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imentazione costituisce un utile step per difendere il pianeta. Al Gore Noto ambientalista ed ex vice-presidente degli Stati Uniti, ha deciso di convertirsi al veganesimo nel 2013 e ha sperimentato i benefici di questo regime alimentare: in un’intervista pubblicata su una rivista medica online ha evidenziato il miglioramento del suo stato di salute e ha dichiarato di voler proseguire con questa tipologia di alimentazione. Consuma quotidianamente verdura e frutta, legumi, zuccheri, fibre e cereali integrali. Alanis Morisette In seguito a disordini alimentari e a problemi derivanti da un costante aumento di peso, ha deciso di diventare vegana dopo aver letto il libro Eat To Live, del dottor Joel Fuhrman, specializzato in nutrizione, che propone una dieta che combina i principi vegan con la macrobiotica: per lei è più semplice nutrirsi di vegetali per potersi concentrare sulle proprietà nutrizionali e sui benefici che ne derivano. Alicia Silverstone Vegana dall’età di 15 anni, spiega il suo stile di vita nel suo blog The Kind Life, consultato anche da medici e da nutrizionisti e nel suo libro The Kind Diet: evidenzia la necessità di abolire tutti i cibi di origine animale, integrando la propria alimentazione con legumi, con cereali integrali e con la frutta. Consiglia di non consumare miele e zucchero bianco e di utilizzare malto d’orzo, sciroppo di riso integrale e di acero, melassa, agave e frutta secca.
Saremo tutti vegetariani?/COVER STORY/Arena Lifestyle 06/18
A sinistra in alto il cantante inglese Robbie Williams, divenuto vegano dopo alcuni problemi di salute. Sotto, l’attrice Demi Moore, che segue una dieta raw food molto rigida. A destra il Genio di tutti i tempi, Leonardo da Vinci, uno dei vegetariani più famosi del Rinascimento: in diversi scritti si esprime con sdegno e disgusto a proposito dell’uccisione di animali. Egli era solito acquistare al mercato gabbie piene di uccelli per restituirli subito alla libertà.
E NON DIMENTICHIAMO LEONARDO DA VINCI... Nonostante diversi storici contestino questa notizia, sembra certo che uno dei più grandi geni italiani di tutti i tempi, Leonardo da Vinci, fosse vegetariano. Diverse sue lettere parlano con sdegno e disgusto dell’uccisione di animali, è noto che comprasse uccelli in gabbia per poi liberarli, e in diversi scritti e lettere critica i banchetti che abbondano di carne, promuovendo invece le sue ricette a base di “nobili broccoletti” o prugne “accompagnate da una bella carota”. Anche oggi ci sono celebrity che hanno fatto endorsement pubblici a favore della loro scelta alimentare, come Paola Maugeri che ha perfino scritto un libro di ricette vegane, Paul McCartney che insieme alla figlia stilista Stella ha promosso i Meatless Mondays o Morrissey degli Smiths che ha perfino intitolato un album Meat is Murder. I n aperta polemica con i comunisti che mangiano i bambini, anche questo gli costa qualche convergenza con i Cinque Stelle, Silvio Berlusconi è ormai diventato stabilmente vegetariano. L’ex premier che si dichiara sconvolto dalle sofferenze che patiscono quelle “creature meravigliose”, negli allevamenti prima e nei macelli poi. A quanto pare la cucina di Arcore si è attrezzata a dovere per preparare un ragù vegetariano. Uno dei vegetariani più riservati di sempre è Jovanotti. Sulla scelta alimentare del cantante, infatti, non ci sono fonti certe. Mangia il pesce o no? È vegetariano da dieci anni o da cinque? Comunque sia, Jovanotti pare decisamente orientato alla veggie side of the road. E che a convincerlo sia stata una cena del collega Red Ronnie, vegetariano da tantissimo tempo, così come Adriano Celentano.
Robbie Williams Dopo avere avuto alcuni problemi di salute, ha deciso di adottare uno stile di vita vegano e più salutare, abolendo carne e proteine di origine animale. Demi Moore Ha scelto un approccio più rigido nei confronti del regime vegano , la Dieta Raw Food, che promuove il consumo di alimenti crudi, cotti al vapore o marinati: mangia yogurt magri, frutta di stagione, insalate verdi, insalate, pomodori, cetrioli, carote, frutta secca e soia. Tobey Maguire Celebre attore che ha interpretato l’Uomo Ragno nel 2002, ha decido di aderire allo stile di vita vegetariano dal 2002 e confessa di non aver mai avuto problemi in palestra durante gli allenamenti indossare i panni del supereroe. Jane Goodall L’illustre antropologa britannica ha deciso di aderire al regime dietetico vegetariano e definisce questa scelta “meravigliosa” perché consente di preservare l’ambiente e la biodiversità. Red Ronnie Critico musicale e conduttore televisivo, ha deciso di diventare vegetariano nel 1990. Cerca di scegliere pasta con farina di farro , ha deciso di abolire carne e latticini dalla propria dieta sostenendo che il consumo di proteine
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Arena Lifestyle 06/18- COVER STORY/Antonia Dell’Atte a Masterchef Celebrity
ANTONIA, MASTERCHEF E LA SFIDA TRA VIP
Qui sopra: Antonia Dell’Atte in abiti tradizionali alla Fiera di Siviglia. A fianco, nel manifesto dei concorrenti di Masterchef Celebrity. Sotto, primo giorno di convocazione: le istruzioni per la battaglia con gli altri concorrenti del programma culinario più famoso del mondo. Tra i suoi pezzi forti, dicono le amiche, i primi piatti tradizionali della cucina pugliese e alcune sue ricette personali di di pollo e di pesce.
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ella, brava ed esperta. La ex top model Antonia Dell’Atte sfida i colleghi della tv spagnola su un terreno caldo, caldissimo, anzi rovente: i fornelli. Chi vincerà?
Che coincidenza: mentre parliamo di futuro del food, di ‘guerra’ fra onnivori e vegetariani, inizia in Spagna un programma di cucina. E c’è una nostra amica italiana tra i concorrenti più in vista. Una donna affascinante che ci sa fare coi fornelli e ha un cognome curioso: pronunciandolo si evoca un alimento, il primo che riceve ogni essere umano. Antonia Dell’Atte, nostra musa in copertina, presentatrice, ex supermodella, è il personaggio televisivo che promette di caricare di humor e vivacità la sfida culinaria doppiamente famosa nel mondo: Masterchef Celebrity. Mora, altera e soprattutto alta, la bellissima pugliese nata nel 1960, figlia di un agricoltore brindisino, quando era sbarcata da poco tra le nebbie lombarde, fu scoperta dallo stilista Giorgio Armani: “Mi vide per caso in un ristorante: rimase colpito dal mio viso.
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Lo affascinarono il mio naso pronunciato, le mani grandi e questi piedi numero 42. Il giorno dopo firmai con lui un contratto per due anni”. Antonia fu scelta per rappresentare la donna del futuro: giacca maschile, capello a onde e un quotidiano finanziario in inglese, il Wall Street Journal sotto il braccio. Una donna manager vestita di grigio. Fu un successo planetario. Il suo volto ieratico ha campeggiato per anni vicino a Brera, sul lato di un palazzo in Via Broletto, dipinto su un pannello alto dieci metri. E ovviamente su tutti i giornali del mondo. Mentre stava nascendo la ‘Milano da bere’, negli anni d’oro della moda made in Italy, Antonia calcava le passerelle, campeggiava su centinaia di copertine e cavalcava la celebrità. Ma a modo suo, con un gran senso dell’ironia che nel 1984 la portò a inventarsi qualcosa per il piccolo schermo: a un tratto, vedemmo comparire la supertop delle copertine di moda nello show “Drive In” : parlava italiano. Ma come, si chiedevano gli spettatori, non era ame
Antonia Dell’Atte a Masterchef Celebrity Spagna /COVER STORY/ Arena Lifestyle 06/18
ricana? Macchè, era addirittura pugliese, con una taglia e una fisionomia che si vedono pià in Francia, nella zona di Digione, che non a Brindisi. E addirittura simpatica: interpretava un personaggio divertente, che poteva considerarsi la caricatura di sé stessa. Si dichiarava modella e vantava la sua meravigliosa vita mondana nelle metropoli. D’improvviso qualcosa la urtava, si arrabbiava in uno strettissimo dialetto brindisino. Neanche un secondo dopo, riprendeva la posa fotografica e il suo monologo posh, minimizzando con la frase «Scusate, ho avuto un momento casual..» Ma il suo destino professionale non era nella comicità televisiva. Anche se di tv ne ha fatta. Nel 1993 partecipò anche al video della canzone “Cafè de la Paix” di Franco Battiato. Durante una serata a Portofino, infatti, arrivò l’amore. Sposò il conte italo-spagnolo Alessandro Lecquio di Assaba y Torlonia, figlio della principessa romana Alessandra Torlonia di Civitella-Cesi e di don Clemente Lequio, cugino di secondo grado del re Juan Carlos di Borbone. E così se volò in Spagna, dove vive tutt’oggi, dopo un burrascoso divorzio. Il suo bellissimo figlio, Clemente Lorenzo, anche lui diventato modello, è la luce dei suoi occhi verdissimi, che sono ancora straordinari. Antonia negli ultimi anni l’abbiamo vista in tv collaborare con il programma “L’isola dei famosi 7” nelle vesti di opinionista. Nell’estate del 2010, inoltre, ha fatto parte della giuria del programma “Velone” su Canale 5: una curiosa passerella dedicata alle over 40 che avrebbero voluto far parte del cast del programma di Antonio Ricci. Nel 2011 è stata giudice in un altro programma “Italia’s Next Top Model” in onda su SkyUno, condotto da Natasha Stefanenko. Di recente la stampa rosa l’ha seguita alla Fiera di Siviglia, dove qualcuno ha scoperto quanto cucina bene. In men che non si dica è stata chiamata dalla Tv di Stato per vederla, finalmente, ai fornelli. Onnivora e amante dei sapori decisi, Antonia è amante della tradizione ma anche creativa, sia sulla carne che sul pesce.
Giorgio Locatelli, chef stellato italiano con ristorante a Londra, sarà tra i giudici della prossima stagione di Masterchef Italia
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MASTERCHEF ITALIA: C’E UN NUOVO GIUDICE. E’ IL VARESINO GIORGIO LOCATELLI (OF LONDON) Cambio di poltrona tra i giudici a Masterchef Italia per l’edizione 2018: arriva il bravissimo Giorgio Locatelli, 55 anni, il più famoso cuoco italiano all’opera fuori dai nostri confini, titolare della Locanda Locatelli, in 8 Seymour Street a Londra, uno dei ristoranti italiani più gettonati in terra di Albione, che è già stato giudice aggiunto in una puntata dell’ultimo. Prenderà il posto di Antonia Klugmann come giudice titolare nella nuova edizione. Star (culinaria e televisva) dai primi anni 2000, può lasciare tranquillamente per qualche giorno i fornelli, visto che il fatturato del suo ristorante supera i sei milioni di euro all’anno. Locatelli è il classico italiano che ha preso lo zainetto ed è partito: poteva crescere serenamente nel locale di famiglia (l’ex-stellato Cinzianella) ma non gli andava. “Avevo la fissa di Londra, mi ha sempre attirato, spiega”. Infatti, nell’86 si piazza al The Savoy, dove rimane per quattro anni. Poi lavora al Laurent e al Tour d’Argent a Parigi, un anno sabbatico (fondamentale, dice lui). Infine il felice ritorno sotto il Big Ben, come headchef del mitico Olivo. «L’’esperienza è stata eccezionale: eravamo solo quattro in cucina e due in sala per sessanta coperti. Mi ricordo notti a preparare piatti per gli altri cuochi inglesi che venivano a trovarci, dopo aver chiuso il loro servizio, per capire cosa stavamo combinando e che poi diventavano miei amici. Facendo di tutto all’Olivo ho capito cosa significasse avere una visione completa per far funzionare un locale, dall’acquisto dei prodotti al bilancio economico». Poi nel 1995, apre Zafferano che quattro anni dopo diventa il primo ristorante italiano a Londra a conquistare una Stella Michelin. Riconoscimento che si porta dietro nel 2002 quando, insieme alla moglie Plaxy, si sposta alla Locanda Locatelli. Risultato: successo immediato e Stella mai più persa. Pensando ai nuovi creativi, può lasciare di stucco il menu di Locanda Locatelli che prevede seppie e polenta, il minestrone di verdure, il baccalà mantecato e le patate arrosto. Ma la semplicità è la sua forza: i prodotti sono ineceppibili, le ricette precise, l’italianità al cento per cento. Da qui la presenza costante di clienti come Madonna (vuole sempre lo stesso tavolo, strano eh…), del cantante pop Robin Williams, di Johnny Deep anche quando è a dieta, dei coniugi Victoria e David Beckham tanto per citarne qualcuno che vi lascia di sasso.
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I 6 MUSEI-GIOIELLO DI PARMA (WEG E NON)
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Manifesto di lancio dei musei del Cibo di Parma, siti che aprono le porte a migliaia di visitatori. Che ogni giorno cercano qui il segreto del benessere a tavola, per affrontare serenamente una lunga longevità.
gnuno di noi sa quali sono gli alimenti che in assoluto preferisce. Sono sempre quelli che ci dava la mamma. Il territorio di Parma ce li restituisce all’interno di sei grandi contenitori didattici, i neonati Musei del Cibo, grazie ai quali questo lembo di terra tra fiume e mare è stato proclamato patrimonio Unesco, perchè impreziosito da sei preziosi gioielli. I “Musei del cibo” sono luoghi magici, ricchi di percorsi esperenziali e didattici che nessuna fiera, nessun festival, per fico che sia, potrà eguagliare. Siamo nel cuore di una terra che vanta alcuni prodotti, nel settore agro-alimentare, di altissima qualità, noti a livello nazionale e soprattutto internazionale: il formaggio Parmigiano Reggiano, il prosciutto di Parma, il culatello di Zibello, il salame Felino, la coppa di Parma, i vini dei Colli di Parma, la pasta fatta come una volta, le varietà più dolci del pomodoro, il fungo Porcino di Borgotaro. Il progetto dei Musei del Cibo nasce da una certezza: che per il futuro il turismo eno-gastronomico è in forte crescita sia a livello quantitativo che qualitativo, a livello nazionale ed internazionale. Stanno aumentando sempre più gli “Itinerari dei vini e dei sapori”, gli “Itinerari del gusto”, “Le vie del vino”, che valorizzano l’immagine dei territori e qualificano le nostre regioni. A Parma un’idea del genere ha trovato terreno fertile perché qui hanno sede alcune aziende prestigiose del settore: Barilla, Parmalat, Mutti, Rodolfi,
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Industrie conserviere, Consorzio del Parmigiano, Consorzio del Prosciutto, Consorzio del Culatello, Consorzio dei vini dei colli. Tutta l’economia parmense, insomma, è positivamente influenzata dallo sviluppo di questo settore. Oltre a valorizzare i singoli prodotti “raccontati” per il pubbico, l’economia e la cultura locale, i “Musei del cibo” contribuiscono alla costruzione di un nuovo prodotto turistico, sviluppano luoghi di attrazione per turisti insieme agli itinerari eno-gastronomici, che si integrano e sviluppano con quelli classici già esistenti sul territorio. I “Musei del cibo” sono nati per trasmettere la conoscenza dei processi di produzione dei sette prodotti protagonisti dell’agro-alimentare nel parmense. Per la loro specificità i percorsi espositivi devono risultare particolarmente coinvolgenti ed emozionali; raccontare una storia e non solo mostrare delle cose; coinvolgere tutti i sensi (e non solo la vista); consentire la degustazione e l’acquisto del prodotto e di merchandising ad esso correlato. Nel 1999 l’Amministrazione Provinciale di Parma, constatando la centralità del settore agroalimentare per l’economia dell’intero territorio provinciale, diede vita a uno puntuale studio per individuare alcuni progetti strategici per valorizzarla, esaltare la produzione di oltre 400 aziende: parve utile riproporre la storia, le origini dei prodotti. Gli assi portanti del settore agroalimenta-
Saremo tutti vegetariani?/COVER STORY/ Arena Lifestyle 06/18
re parmense sono costituiti da una agricoltura di qualità, una industria alimentare particolarmente vocata, con molte imprese a guida famigliare ma gestite in maniera manageriale, sostenute da un’ industria dell’impiantistica alimentare leader nel mondo per alcuni segmenti produttivi, E da presidi chiave come la Stazione Sperimentale delle Conserve, come garante dell’avanzamento tecnologico del settore; l’Università con insegnamenti specifici per l’economia e il management, per l’ingegneria e le scienze dell’alimentazione, le Fiere di Parma col salone internazionale “Cibus” per i prodotti alimentari e “Tecnocibus” per le tecnologie. Mancava solo il Distretto del Prosciutto per dare, a quella vocazione produttiva, politiche di tutela ambientale e di insediamenti tecnologici coerenti; e ALMA, la Scuola Internazionale di Cucina Italiana per l’alta formazione dei professionisti della ristorazione (nata nel 2004 nella Reggia di Colorno). I Musei del Cibo oggi possono celebrare e tramandare degnamente la storia dei prodotti d’eccellenza del territorio. Ecco allora l’idea di più Musei, non di uno solo, distribuiti sul territorio, con attenzione alla vocazione di ogni area e al sito in cui collocarli. Luoghi della memoria, suoi custodi fedeli, ma anche teatro dell’oggi, per tramandare la storia, salvarla dal rischio di disperdersi, parlare alle nuove generazioni. Luoghi vivi non solo per visitatori curiosi, ma anche per attività formative e divulgative sui caratteri dei prodotti, l’educazione alimentare al consumo. Per questo, in ogni museo sono stati predisposte le sale per la degustazione e le aule per la formazione e informazione di studenti, giornalisti, ricercatori. Il piano di fattibilità, attivato dal 2000, ha avuto realizzazione tra il 2003 e il 2014, condizionato dalla ricerca e disponibilità dei siti in cui collocare i singoli musei e dal reperimento dei finanziamenti per ristrutturazione dei locali e allestimento museografico. I Comuni destinatari dei vari musei hanno messo a disposzione dei siti per ospitare i Musei
e hanno condiviso con l’Amministrazione Provinciale gli oneri per gli investimenti di ristrutturazione e adeguamento dei locali alle esigenze museali. Gli allestimenti museografici, dopo attenta ricerca storica e reperimento di documenti, oggetti e macchinari da esporre, sono stati finanziati dalla Amministrazione Regionale dell’Emilia-Romagna tramite i fondi europei destinati allo sviluppo rurale. Il progetto dei Musei del Cibo ha poi comportato, fra restauri e allestimenti museali, investimenti per 4 milioni di Euro. Dal 2004 al 2017 sono stati oltre 200.000 i visitatori che hanno varcato la soglia di questi luoghi della memoria, con una media di oltre 15.000 accessi l’anno in grado di sostenere economicamente la creazione di servizi dedicati, come Museum shop, guide ed eventi collaterali. Il 2014, con l’apertura delle ultime due sedi museali, ha registrato oltre 21.000 visitatori di circuito. Il museo del Parmigiano “Nel paese di Bengodi, dove chi più dorme più guadagna, si trova una montagna enorme di formaggio Parmigiano grattugiato dal quale ruzzolano grossi ravioli e maccheroni d’ogni forma, cotti in brodo di cappone”. È con queste parole che a metà del Trecento Giovanni Boccaccio, nel suo Decamerone, cita il formaggio re per condire i maccheroni e i ravioli. Il Museo del Parmigiano Reggiano ha sede nello storico Casello ottocentesco che sorge all’ombra della Rocca Meli-Lupi a Soragna, abitata ancor oggi dal Principe Diofebo Meli Lupi di Soragna. E’ diventato anch’esso protagonista in un’area ricca di castelli e di ricordi verdiani, oasi naturali e luoghi storici di rara bellezza e suggestione, di sapori densi e inimitabili, di profumi che escono dalle finestre delle case: non per nulla siamo lungo la “Strada del Culatello”. Per raccontare il Parmigiano Reggiano, noto e apprezzato in tutto il mondo, che vanta origini antiche, è stata allestita la
IL MUSEO DEL VINO Assai sviluppata in epoca romana, la viticultura ha lasciato importanti testimonianze culturali nel territorio. L’allestimento del Museo del Vino nella Rocca di Sala Baganza, lo testimonia attraverso sei differenti sezioni. La prima sala, allestita in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale, è dedicata alla archeologia del vino nel parmense, con oggetti e immagini provenienti dagli scavi del territorio, che testimoniano come sia nato proprio in questa zona, introdotto dalle popolazioni celtiche, il modo “moderno” di bere il vino, schietto e in bicchieri, abbandonando l’uso greco e latino di vini annacquati e speziati. La seconda sala approfondisce gli aspetti legati alle caratteristiche della pianta della vite e alla viticultura, ripercorrendo le tracce di questa coltivazione nel parmense, presentando anche attrezzi e oggetti d’uso del secolo scorso e un filmato sulla tecnica della vite “maritata” agli alberi in filari, tipica della zona. Attrezzi e oggetti antichi raccontano, all’interno della terza sala, la vendemmia e la preparazione del vino, mentre immagini e documenti narrano le storie del vino del territorio: dalle Arti medievali alle tecniche francesi introdotte dai Borbone, all’amore di Garibaldi per la Malvasia, alla passione per la viticultura di Giuseppe Verdi. La discesa nell’ affascinante ghiacciaia rinascimentale si trasforma in una esperienza avvolgente: immagini a 360° raccontano, nel cuore del museo, il ruolo della vite e del vino nel rito, nella storia e nell’arte, immersi in una cultura millenaria ricca di tradizioni.Dopo aver attraversato il fossato della Rocca, si approda alla sala delle botti.Qui si scopre la storia dei contenitori per il vino e dei mestieri ad essi correlati: il vetraio e il bottaio. Ma vi è anche spazio per approfondire l’affascinante storia del cavatappi e per conoscere le “parole chiave” legate al vino. La sesta sala presenta i frutti della viticultura parmense:i pionieri del settore, la storia delle etichette, le varietà coltivate, i vini squisiti.rodottrfetti per essere
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Arena Lifestyle 06/18- COVER STORY/Food, saremo tutti vegetariani?
Qui sopra: interni del Museo della Pasta e Museo del Vino Lambrusco. A destra, il famoso salame prodotto nel borgo di Felino Corte Castellazzi, composta dalla casa colonica con stalla e fienile e dal prezioso caseificio di forma circolare con colonnato, dove si trovano esposti gli strumenti e gli attrezzi antichi e moderni impiegati nella lavorazione. Sono esposti oltre 120 oggetti, databili tra il 1800 e la prima metà del Novecento, e un centinaio di immagini, disegni e foto d’epoca che illustrano, all’interno di un edificio già adibito per secoli alla produzione del formaggio, l’evoluzione nel tempo delle tecniche di trasformazione del latte, le fasi della stagionatura e della commercializzazione e il ruolo fondamentale del Consorzio del Parmigiano Reggiano a tutela della qualità. Lo spazio circolare accoglie al centro l’antica caldaia in rame per la preparazione del formaggio. Vi è anche spazio per la produzione del burro e per la figura di San Lucio di Cavargna, protettore dei casari. Nel locale sotterraneo, detto della salamoia, è narrata la storia del formaggio Parmigiano, dal XII secolo ad oggi, la sua filiera produttiva e la storia della grattugia. È anche visibile un’ esposizione dedicata alle numerose imitazioni del Parmigiano Reggiano esistenti all’estero. Negli ambienti rustici annessi al corpo principale del museo è esposta, inoltre, una rassegna di attrezzi e oggetti quotidiani della civiltà contadi-
na, legata ai temi dell’alimentazione. E infine c’è il Museum Shop, dove è possibile degustare l’insuperabile prodotto. Per i gourmet e i cultori della buona tavola, infatti, il Parmigiano si presta ad essere assaporato in ogni occasione, con ogni tipo di pietanza e in abbinamento ai piatti più raffinati offerti dai ristoranti del luogo. Il Museo della pasta La sede del museo è collocata all’interno della Corte di Giarola, nel comune di Collecchio, in un centro di trasformazione agroalimentare d’epoca medievale. Sede di un’industria di conserva di pomodoro per i primi sessant’anni del Novecento, oggi è anche centro del Parco Fluviale Regionale del Taro. La pasta secca di semola di grano duro, un prodotto di origine mediorientale, ha trovato in Italia la patria d’elezione, sviluppandosi nei secoli in diverse aree del Paese: in Sicilia, in Liguria, a Napoli, a Bologna e in tutta l’Emilia. Nell’Ottocento inizia a Parma l’attività di Barilla, oggi leader mondiale del settore, che ha contribuito in maniera determinante alla nascita del museo dedicato, con dieci sezioni, alla storia della regina della tavola. La prima, dedicata al grano, alle sue caratteristiche e alle modalità di coltivazione,
Il MUSEO DEL PROSCIUTTO Grazie alle caratteristiche del territorio, nasce un business squisito. Il Museo del Prosciutto di Parma è a Langhirano, la capitale riconosciuta, nel complesso integralmente restaurato dell’ex Foro Boario, splendida architettura rurale dei primi del Novecento, storicamente destinata alla contrattazione del bestiame. Organizzato in otto sezioni, il percorso di visita al Museo inizia dal territorio, con la descrizione dell’agricoltura parmense, per poi passare alla sezione dedicata alle razze suine, alla loro diffusione nei vari continenti e alle varietà utilizzate per la produzione del Prosciutto di Parma. La sezione dedicata al sale racconta la storia di questo importantissimo strumento di conservazione degli alimenti, che grazie ai pozzi presenti sul territorio, favorì nel tempo lo sviluppo dell’arte salumiera.Vi è esposta una raccolta di sali provenienti da tutto il mondo e si vede un raro fi lmato sulla estrazione del sale dai pozzi di Salsomaggiore. La quarta sala è dedicata alla norcineria e raccoglie, oltre a numerosi documenti storici sull’attività della macellazione dei suini nei secoli, un campionario di antichi oggetti impiegati per la lavorazione delle carni. Le restanti sezioni presentano gli altri salumi tipici del territorio parmense, l’impiego del prosciutto in cucina e narrano, anche attraverso testimonianze in video, le tecniche di lavorazione del prosciutto e la struttura di un prosciuttificio. Presentano infine l’attività del Consorzio del Prosciutto di Parma, che garantisce la qualità di questo straordinario prodotto noto e apprezzato in tutto il mondo. L’assaggio onclude idealmente e piacevolmente la visita.alla Prosciutteria
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Saremo tutti vegetariani?/COVER STORY/ Arena Lifestyle 06/18 A sinistra: calderone nel Museo del Parmigiano. Al centro, guida alle varietà vegetali al museo del pomodoro. A destra, il porcino, re del Museo del fungo di Borgo Taro.
presenta modelli, antichi attrezzi contadini e documentiche testimoniano l’evoluzione delle tecniche agricole. La seconda sezione è dedicata alla macinazione, alle varie tipologie di mulino, con modelli e iconografia storica di grande interesse, la ricostruzione di un mulino a macine e un moderno mulino a cilindri. La preparazione casalinga della pasta fresca, a cui è dedicata la terza sezione, viene raccontata attraverso piccoli attrezzi domestici, l’arte del matterello e la straordinaria varietà della più ricca collezione italiana di “speronelle”, o rotelle da pasta. Un vero pastificio industriale della prima metà dell’Ottocento consente al visitatore, nella quarta sezione, di comprendere le varie fasi di produzione della pasta secca, con macchinari originali, perfettamente restaurati. Un secondo nucleo di macchine antiche, mostra, nella quinta sezione, le metodiche di produzione in un laboratorio artigianale emiliano del se colo scorso. La prima pressa continua, progettata dagli ingegneri parmigiani Mario e Giuseppe Braibanti nel 1933, introduce il tema dell’automazione sviluppato nella sesta sezione, con modelli e video, che presentano le attuali, modernissime tecnologie impiegate nei pastifici industriali per garantire un prodotto di alta qualità costante nel tempo. Nella settima sezione illustra, attraverso le “trafile”, si apprende il modo di formatura di oltre cento differenti formati di pasta, vere “architetture per la bocca”. Alla comunicazione della pasta è dedicata l’ottava sezione, con manifesti, locandine, affiches storiche realizzate da cartellonisti e grafici di fama. La sezione gastronomica presenta la storia dello scolapasta, dei ricettari e gli abbinamenti ideali tra formati e condimenti, valorizzando le tipicità delle varie regioni d’Italia e la Dieta Mediterranea. Una panoramica sulla pasta nell’arte e nella cultura – dai dipinti ai francobolli – chiude il ricco percorso espositivo. Il museo del Salame di Felino Il Museo del Salame Felino è ospitato nelle suggestive cantine del Castello di Felino.Costruito nell’890 come un semplice torrione, il castello venne ampliato e fortificato raggiungendo il massimo splendore con Pier Maria dei Rossi. Il primo documento relativo al salame rintracciato a Parma risale al 1436, quando Niccolò Piccinino, al soldo del Duca di Milano, ordinò che gli si procurassero “porchos viginti a carnibus pro
sallamine”, ovvero venti maiali per far salami. È uno dei documenti che si incontrano durante la visita del Museo del Salame di Felino, testimone del rapporto privilegiato instaurato nel tempo tra il prodotto unico che conosciamo e il suo territorio d’origine, dal bassorilievo scolpito nel XII secolo da Benedetto Antelami nel marmo rosa del Battistero, alle cronache dei sontuosi banchetti di Corte d’epoca rinascimentale. Appartenuto in successione ai Pallavicino, agli Sforza e poi ai Farnese, l’antico maniero domina la vallata fra i torrenti Parma e Baganza e oggi ospita un ristorante di charme. Organizzato in cinque sezioni, il percorso di visita al Museo inizia con le testimonianze storiche del rapporto tra Felino ed il suo prodotto-simbolo. La seconda sezione, dedicata alla gastronomia e collocata nelle antiche cucine, presenta l’impiego gastronomico del salame a Parma, con un singolare esempio di integrazione tra produzione e consumo in un’azienda agricola del XVII secolo. Nella sala grande si trova la sezione relativa a norcineria e produzione casalinga dell’insaccato, con un’ampia rassegna di oggetti appartenuti ai norcini e alle famiglie contadine del territorio. La sala successiva racconta la tecnologia di produzione, rappresentandone le caratteristiche salienti dalle origini fino alla tecnologia attuale con la “carta d’identità” del prodotto odierno, insignito nel 2012 dell’IGP – Indicazione Geografica Protetta – dalla Comunità Europea. Alcune testimonianze in video raccontano storie ed esperienze dei norcini e le moderne tecnologie di produzione , ancora fedeli alla ricetta originale, difesa del Consorzio del Salame Felino. E’ possibile grazie anche grazie alle sorgenti e ai pozzi di acqua salata presenti a Salsomaggiore e Rivalta. Il museo del Fungo di Borgo Taro Anche questo museo, sito appunto a Borgo Taro, rappresenta un’occasione per far conoscere e apprezzare non solamente il principe dei Funghi ma il territorio e la comunità di cui è espressione, a partire dalla qualità della materia prima cercata con pazienza, fino alla sapienza delle mani che continuano a trasformarlo in manicaretti sopraffini . In una terra fertile, delimitata a Nord dal Po e a Sud dall’Appennino, e compresa tra le valli dell’Enza e dello Stirone, fin dai tempi più remoti, la raccolta dei funghi si sviluppò parallelamente all’allevamento dei suini, favorita dalle vaste estensioni boscose e dalla presenza delle querce. Branchi di maiali pascolavano in vaste aree boschive e le popolazioni locali
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Arena Lifestyle 06/18 -CINEMA/ Film da non perdere
FILM PER L’ESTATE: LA SETTIMA ONDA
Qui sopra, una scena di “La Settima Onda”, film di Massimo Bonetti con Francesco Montanari, Valeria Solarino, Antonino Iuoro, Tony Sperandeo e il grande Alessandro Haber. Una favola moderna ambientata tra cielo e mare, in nelle splendide atmosfere della Puglia.
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utti (ora) vogliono Francesco Montanari. Già, dopo la vittoria del premio Canneseries, come miglior attore protagonista. Intanto possiamo vederlo ne ‘La Settima Onda’
E’ appena uscito in sala il bel film diretto da Massimo Bonetti (distribuito da Ipnotica Distribuzioni) in cui Montanari è protagonista. Massimo Bonetti, attore di lungo corso, ha lavorato con grandi registi (come i fratelli Taviani, Pupi Avati e Damiano Damiani). Il personaggio interpretato da Montanari è un pescatore amante del cinema, in difficoltà economiche, costretto a vivere nella casa della suocera assieme alla moglie Sara (Valeria Solarino). Il giovane pescatore, con il sogno di avere una pescheria tutta sua: ma dati i pochi risparmi e la scarsità di lavoro, si ritrova coperto di debiti e con il futuro incerto. Una vita difficile e un sogno da realizzare: l’esistenza del protagonista si divide tra questi due poli, mentre sullo sfondo c’è il blu del mare e le stupende atmosfere pugliesi riempiono lo schermo (e centrano gli obiettivi della Puglia Film Commission, far sognare quei luoghi allo spettatore). Il mare è l’unica via di salvezza per Tanino che, insieme al suo amico Vittorio (Antonino Iuorio), ogni notte esce in cerca del miglior
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pesce da vendere. Ma la fortuna non li assiste quasi mai. La bella moglie Sara, psicologa infantile che cerca in qualche modo di aiutarlo, nonostante anche il suo lavoro sia piuttosto precario, non può aiutarlo quando la banca lo incalza per i debiti. Tanino deve vedersela anche con la suocera Lavinia (Imma Piro), che in lui non ha mai creduto e che non perde occasione per ricordargli i suoi fallimenti. Un giorno Tanino incontra per caso un regista, Saverio Monti (Alessandro Haber), con cui nasce un’amicizia molto speciale. Saverio è un regista un tempo molto noto, dal tragico passato. Vorrebbe far pace con il passato, ma soprattutto con sè stesso, anche se ancora non ha trovato il coraggio per affrontare i propri fantasmi. Tra i due uomini si crea un legame: diversi ma allo stesso tempo simili, entrambi cercano di trovare un senso alla propria vita, nonostante i loro destini siano completamente opposti. La situazione finanziaria di Tanino si fa sempre più pesante, e i problemi si moltiplicano quando il pescatore, soffocato dai debiti, chiede aiuto a Michele Manni (Tony Sperandeo), un personaggio pericoloso. Per incuriosirvi, vi diciamo subito che Bonetti ha pensato di seguire un trend molto di moda, la creazi-
Film da non perdere /CINEMA -Arena Lifestyle 06/18
one di una ‘fiaba’ moderna, ambientata in un contesto realistico. L’idea di fondo della pellicola, ovvero far incontrare due mondi lontanissimi (quello popolare di Tanino e quello alto borghese di Saverio) ci fa venire in mente sia Nuovo Cinema Paradiso sia il Postino dove Troisi si confrontava col poeta Pablo Neruda. Dunque siamo veramente ben disposti a seguirlo fino alla fine. Tanino, appassionato di cinema, dovrà davvero rinunciare ai propri sogni? Massimo Bonetti, che firma anche la sceneggiatura, arricchisce la trama con molti personaggi secondari e cerca di non geolocalizzare precisamente in un luogo la storia. Per non offendere qualche sindaco, qualcuno di quelli che davvero spadroneggiano nei paesini del Sud (guai se qualcuno si riconoscesse, di questi tempi) il regista preferisce che si crei una certa confusione nelle inflessioni dialettali. Non siamo in un’epoca in cui l’approccio troppo ‘verista’ va bene. Dunque lo spettatore è più portato a concentrare l’attenzione sui contrasti che animano la sceneggiatura che non su Google maps. Nel dipanarsi della trama si rischiano intrecci troppo complessi e si sfiora qualche forzatura, pur di arrivare a un finale positivo, che però ci fa uscire dalla sala contenti. Chi è più attento ai dialoghi o al montaggio, potrebbe dirsi non completamente soddisfatto dal punto di vista tecnico: il regista sembrerebbe aver lasciato le briglie eccessivamente sciolte ai suoi attori di maggior fama. Bisogna però anche ricordare che il regista è egli stesso un interprete, dunque ha forse volutamente lasciato spazio ai suoi attori. E avrebbe forse potuto spendere qualcosa di più del budget di tutto rispetto per il montaggio? Il progetto, comunque, di certo supera l’esame della critica: ultimamente si apprezzano i registi italiani che trovano un budget sufficiente per dar vita a storie di speranza sociale e di uscita dalla precarietà economica.
Qui sopra Ravi Malek nei panni di Freddie Mercury: sono finite le riprese del film “Bohemian Rhapsody”, in uscita nelle sale americane il 2 novembre prossimo.
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BOHEMIAN RAPSODY IN DIRITTURA FINALE Dopo numerosi problemi e incidenti di percorso, tra i quali soprattutto ha pesato il licenziamento del regista Bryan Singer, il film sulla storia dei Queen e del suo leader Freddy Mercury, “Bohemian Rhapsody” sembra finalmente procedere. L’attesa quindi dovrebbe essere quasi terminata. Non ci resta che attenderne l’uscita per celebrare sul grande schermo una delle band che hanno fatto la storia della musica, con i loro più grandi successi: We Will Rock You, Another One Bites the Dust, You’re My Best Friend e appunto Bohemian Rhapsody. La pellicola musicale, la cui travagliata storia è iniziata nel 2010, dopo riscritture e defezioni, dovrebbe uscire nelle sale americane il prossimo 2 novembre. Una notizia che i fan del gruppo hanno accolto con grande entusiasmo. E dopo il poster e il teaser diffusi nei giorni scorsi, finalmente il pubblico può vedere il bravissimo attore Rami Malek nel ruolo dell’immortale Freddie, perfetto nel primo trailer ufficiale del film. Sarà proprio l’attore americano, che il pubblico conosce, soprattutto per la sua interpretazione nella fortunata serie Mr. Robot, a vestire i panni del famosissimo ed eccentrico cantante. Nonostante non sia inglese infatti, la trasformazione di Rami Malek sembra aver già convinto la maggior parte del pubblico. Accanto a lui in “Bohemian Rhapsody” troveremo Joe Mazzello nel ruolo del bassista Joe Deacon, Ben Hardy in quello del batterista Roger Taylor, mentre Gwilym Lee sarà il chitarrista Brian May. L’uscita del film farà tirare un sospiro di sollievo a molti: la sceneggiatura, dopo essere passata di mano in mano, è stata firmata da Anthony McCarten, già sceneggiatore del bellissimo “La teoria del tutto”. Il film ripercorrerà i primi passi della band, quelli della formazione dei Queen. Saranno ripercorsi i primi quindici anni di carriera, culminando poi con la rappresentazione del Live Aid, il concerto del 1985 organizzato per raccogliere i fondi per combattere la carestia in Etiopia. Ad oggi sembra quindi che la malattia, gli eccessi e la parte più oscura della vita di Freddy Mercury, compresa la sua battaglia contro l’AIDS, non saranno ricordati. Del resto il chitarrista Brian May, presente nelle fasi salienti della produzione del film fin dagli inizi, ha sempre voluto che questo importante biopic celebrasse la band nella sua totalità e non si concentrasse solamente sugli aspetti privati della vita del cantante. L’incontro con Brian May e Roger Taylor cambiò la vita di Freddie, apprezzato per le sue straordinarie doti di pianista e grande vocalist in gruppi come “Sour Milk Sea” e “Wreckage”.. I tre fonderanno quel gruppo dal nome molto glamour di “Queen”, suggerito dallo stesso cantante che fino ad allora si era fatto chiamare Freddie Bulsara. E quindi sceglie, sempre con attenzione alla sua vena teatrale, “Mercury” in omaggio al mitologico messaggero degli dei. L’esigenza di un bassista porterà poi John Deacon a completare la formazione.
Arena Lifestyle 6/18- / TOP NIGHTLIFE/ Eventi e party di GIUGNO
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Si è tenuta sulla terrazza dell’Hotel Le Meridien di Montecarlo, tra i pini e le magnifiche piscine, la festa della Repubblica Italiana data da S. E. l’Ambasciatore d’Italia nel Principato di Monaco Cristiano Gallo con la moglie Sabrina (foto2,3), con oltre 700 ospiti che al tramonto hanno cantato gli inni nazionali del Principato e della Repubblica, dopo il discorso d’apertura. Al secondo mandato nel Principato, l’Ambasciatore d’Italia ha ringraziato per l’amicizia tra i due popoli le autorità monegasche. Tra gli ospiti di eccezione S.E. Jacques Boisson, Segretario di Stato e S.E. Laurent Anselmi, Responsabile degli Affari Legali per il Governo Monegasco, a conferma della sto rica amicizia che unisce il Principato all’Italia; Raffaele De Benedictis, Console Generale d’Italia a Nizza; Monsignore Bernard Barsi, Arcivescovo di Monaco; Ezio Greggio, Presidente del Comitato degli Italiani all’Estero (COM.IT.ES). La mitica soprano Katia Ricciarelli in duetto con il bravissimo tenore Francesco Zingariello (foto 20) ha intonato l’inno nazionale di Mameli, quello monegasco e alcune delle più belle arie della tradizione italiana e partenopea grazie al contributo del tenore Giuseppe Gambi e del cantautore Carlo Mey Famularo. Un talento canoro che ha suscitato vibranti emozioni tra il pubblico. “La presenza degli italiani a Monaco è sempre stata rilevante, sia in termini quantitativi che qualitativi” ha sottolineato l’ambasciatore Gallo “oggi sono oltre 8.400 connazionali iscritti all’anagrafe, che rappresentano il 22% della popolazione del Principato. Già dalla fine dell’Ottocento sono stati gli italiani a costruire materialmente la città e i dintorni, provenivano soprattutto dalle vicine regioni. Oggi sono circa 4000 i frontalieri che lavorano ogni giorno nel Principato e 1500 imprese operanti nel Principato”.
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Eventi e party di GIUGNO - TOP NIGHTLIFE/Arena Lifestyle
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L’Italia è il principale partner commerciale di Monaco, che rappresenta uno snodo importante per il nostro Paese. Un luogo ideale per la promozione di idee e prodotti che qualificano il nostro Paese. A loro va il mio personale ringraziamento che concorre a rendere l’Italia una superpotenza di Arte e Cultura”. Presenti alla festa anche altri rappresentanti della comunità italiana monegasca, fra cui il Presidente dell’Associazione degli imprenditori italiani a Monaco (che quest’anno festeggia i 15 anni di presenza), il Presidente dei frontalieri autonomi e il Presidente della società Dante Alighieri, che da sempre organizza eventi di grande rilevanza culturale. Lo chef Renato Bernardi ha deliziato con assaggi di pasta e di risotto, mentre gli ospiti visitavano le molte isole gastronomiche con squisite proposte di finger food, formaggi e mozzarelle italiane, squisiti dolci napoletani. Calorosa la partecipazione degli sponsor, da Ferrari latte classe bio a Acqua D’Elba a Unapro, da Lunae a All’, da A Roca a S-ko, da Tebro a Spazio Italiano Interior Design, da J.Luis sensory experience a Ruggiano. E poi ancora Efg private Banking e Communiquè, Compagnie Monegasque de Banque, Mfo sarl, Montelvini, Radio Monte Carlo, Bedin, Maison des Pates, Marzocco, Sedik, Istituto Rosemberg, Agre Montana, Factotum Ventimiglia. Per tutti alla fine, un simpatico omaggio di 13 Credenze: confezioni di pasta e pasticceria napoletana al fico. Nell’atrio del magnifico Hotel Le Meridien, che si trova giusto di fianco al famosissimo Jimmyz, lo sponsor Monac’Art ha portato alcune magnifiche opere d’arte, tra cui un grande quadro di Canaletto raffigurante il Canal Grande alla Punta della Dogana.
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Arena Lifestyle 06/18- HI-TECH/ E-commerce in fiera
Il futuro dell’e-comm A fianco la nuova app di Poste Italiane per il ritiro di un pacco personale al comodo sportello, dove è un robot che gestisce complemetamente gli arrivi.
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ono stati due giorni memorabili per il Netcomm Forum, che quest’anno ha trattato tutti i più importanti temi del commercio digitale: logistica, omnichannel retail, tecnologie, modalità di pagamento, marketing, analytics, export e aspetti regolamentari. Migliorare l’esperienza d’acquisto e consolidare le relazioni con l’onlife consumer significa porre il cliente al centro della rivoluzione digitale. I numeri parlano di 184 espositori, oltre 170 speaker, 3 plenarie a cui hanno preso parte 4.000 persone e 84 workshop: la XIII Edizione del Netcomm Forum, l’evento più importante in Italia dedicato al commercio digitale, si chiude con 2 giornate, circa 15.000 presenze, una crescita del 27% rispetto all’edizione del 2017. Insomma Netcomm è il più grande hub digitale italiano che aiuta le aziende a sviluppare nuove capacità e conoscenze. “Gli operatori ci chiedono di poter esplorare tutte le sfide che il settore digitale sta ponendo loro, scoprendo qui i nuovi trend e cercando strumenti su cui basare le proprie strategie”, afferma Roberto Liscia. “È proprio sull’innovazione che si giocherà la partita del next retail, dove manager e imprenditori dovranno comprendere come trasformare la loro azienda, come digitalizzarla, come rivedere organizzazione, processi e competenze, usando in modo intelligente le nuove tecnologie digitali a disposizione. Ma dovranno promuovere anche una logica di continua sperimentazione innovativa, per rimettere in discussione il presente e ridisegnare il futuro. Il tema centrale di quest’anno sono state le strategie per rimanere competitivi nell’era del next retail, dove il confine tra shopping online e retail fisico non è più così definito. Basti pensare che il numero di e-shopper nel mondo nel 2018 sarà di quasi 2.000 milioni, e il valore delle vendite nel 2021 salirà a 4.878 miliardi di dollari, con una crescita del 18%. In questo contesto, il consumatore è sempre più connesso e multicanale e richiede un’esperienza di acquisto online che spesso non trova. Per questo è necessario per i brand investire in tecnologie, anche disruptive, che vanno dalla blockchain all’intelligenza artificiale ai modelli predittivi, per dare all’e-shopper un’esperienza completa e frictionless. Sono coscienti di trovarsi al centro di questa rivoluzione digitale anche gli operatori dei sistemi di pagamento, presenti ieri alle plenarie e ai workshop. I dati Netcomm indicano, infatti, che la propensione all’uso di strumenti di pagamento innovativi è in aumento e che gli e-shopper utilizzano in media 2 modalità di pagamento online per i loro acquisti. Guardando alle abitudini dei consumatori elettronici dal punto di vista geografico, si scopre che la Cina è attualmente il primo Paese per importanza nelle vendite online con 682 miliardi di dollari di fatturato nel 2017, davanti agli Stati Uniti. Netcomm, il Consorzio del Commercio Digitale Italiano, è il punto di riferimento in materia di e-commerce e retail digitale nel panorama nazionale e internazionale. Nato nel 2005, riunisce oltre 300 aziende composte da società internazionali e piccole-medie realtà di eccellenza. Netcomm promuove lo sviluppo dell’e-commerce e dell’evoluzione digitale delle imprese, generando valore per l’intero sistema economico italiano e per i consumatori. Netcomm è uno dei membri fondatori dell’Associazione Europea del Commercio Elettronico, Ecommerce Europe. I principali ambiti nei quali Netcomm è impegnato riguardano: lo sviluppo di studi e ricerche sul mondo dell’e-commerce; la promozione di eventi e workshop; la creazione di tavoli di lavoro che analizzano dal punto di vista economico e regolamentare le primarie industry dell’e-commerce e le tematiche funzionali più rilevanti, interfacciandosi mediante attività di lobbying con le autorità nazionali e internazionali; l’affiancamento delle aziende associate tramite un supporto legale, fiscale e servizi convenzionati; attività di comunicazione e di formazione sul territorio nazionale; il sostegno all’internazionalizzazione delle aziende italiane; la promozione delle competenze digitali dei consumatori e di strumenti a sostegno degli acquisti online quali il Sigillo Netcomm, che identifica i siti di e-commerce affidabili e di qualità.
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Arena Lifestyle 06/18- LIBRI
Libri novità a giugno
UN RICORDO DI PHILIPH ROTH Seymour Levov è un ricco americano di successo: al liceo lo chiamano “lo Svedese”. Ciò che pare attenderlo negli anni Cinquanta è una vita di successi professionali e gioie familiari. Finché le contraddizioni del conflitto in Vietnam non coinvolgono anche lui e l’adorata figlia Merry, decisa a portare la guerra in casa, letteralmente. Un libro sull’amore e sull’odio per l’America, sul desiderio di poter appartenere a un sogno di pace, prosperità e ordine, sul rifiuto dell’ipocrisia e della falsità celate in quello stesso sogno.
LA CINQUINA DEL CAMPIELLO M
entre a Firenze si spalancano le porte de “La città dei lettori”, è stata selezionata a fine maggio a Padova la cinquina finalista della 56^ edizione del Premio Campiello, concorso di letteratura italiana contemporanea promosso dalla Fondazione Il Campiello ‐ Confindustria Veneto. Nel corso della consueta votazione pubblica nell’Aula Magna G. Galilei di Palazzo Bo, Università degli Studi di Padova, la Giuria dei Letterati ha votato tra i 250 libri giunti alla segreteria del premio. I cinque libri più votati sono: La ragazza con la Leica (Guanda) di Helena Janeczek con 9 voti; La Galassia dei dementi (La Nave di Teseo) di Ermanno Cavazzoni con 6 voti; Mio padre la rivoluzione (Minimum Fax) di Davide Orecchio con 6 voti; Le vite potenziali (Mondadori) di Francesco Targhetta con 6 voti; Le assaggiatrici (Feltrinelli) di Rosella Postorino con 6 voti. Durante la serata la Giuria ha inoltre annunciato il vincitore del Premio Campiello Opera Prima, assegnato a Valerio Valentini per il romanzo Gli 80 di Campo-Rammaglia (Editori Laterza). Il vincitore della 56^ edizione del Premio Campiello sarà proclamato sabato 15 settembre a Venezia sul palco del Teatro La Fenice, selezionato dalla votazione della Giuria dei Trecento Lettori anonimi. Paolo Giordano, Divorare il cielo A dieci anni da La solitudine dei numeri primi, Paolo Giordano torna a raccontare la giovinezza e l’azzardo di diventare adulti. L’amicizia fra maschi, la ribellione a Dio e ai padri, il desiderio e la rivalità: Divorare il cielo è un grande romanzo sul nostro bisogno di trasgredire, e tuttavia di appartenere costantemente a qualcosa o a qualcuno. Al centro c’è una generazione colma di vita e assetata di senso, che conosce tutto eppure non si riconosce in niente. Ragazzi con un piede ancora nel vecchio millennio, ma gettati nel futuro, alla disperata ricerca di un fuoco che li tenga accesi.La prima volta che Teresa li vede stanno facendo il bagno in piscina, nudi, di nascosto. Lei li spia dalla finestra. Le sembrano liberi e selvaggi. Sono tre intrusi, dice suo padre. O tre ragazzi e basta, proprio come lei. Bern. Tommaso. Nicola. E Teresa che li segue, li studia, li aspetta. Teresa che si innamora di Bern. In lui c’è un’inquietudine che lei non conosce, la nostalgia per un’idea assoluta in cui credere: la religione, la natura, un figlio. Sono uno strano gruppo di randagi, fratelli non di sangue, ciascuno con un padre manchevole, carichi di nostalgia per quello che non hanno mai avuto. Il corpo li guida e li stravolge: la passione, la fatica, le strade tortuose e semplici del desiderio. La campagna pugliese è il teatro di questa storia che attraversa vent’anni, quattro vite, un amore. Una storia d’amore e di amicizia. Un racconto epico, trascinante, che cattura il lettore e lo trattiene a lungo, per lasciarlo pieno di domande e di risposte, di fiducia nella potenza della narrazione. Antonio Dikele Distefano Non ho mai avuto la mia età, Mondadori Questa è la storia di un ragazzo che non ha mai avuto la sua età. Non ha neanche un nome, e per comodità lo chiameremo Zero. Gli anni di Zero, dai sette ai diciotto, i capitoli che scandiscono il romanzo, sono duri, sono anni che hanno il sapore della povertà e della periferia. Ma sono anche anni passati ad attraversare strade in bici, con il cellulare attaccato a una cassa per permettere agli altri di sentire la musica. In piedi sui pedali, a ridere in mezzo alla via. Pomeriggi a giocare a pallone, a sperimentare il sesso e a bruciarsi per amore. Sono anni passati in quartiere consapevoli però che l’unico modo per salvarsi e garantirsi un futuro è andare via perché se nuoti nel fango, alla fine ti sporchi. Ma quello che c’è fuori fa paura. Ci sono gli sguardi indiscreti sui bus, le persone che tengono più stretta la borsa quando ci si avvicina, le ragazze che aumentano il passo e cambiano strada quando ti incontrano. C’è un Paese che non ti riconosce, gente che non si ricorda che essere italiani non è un merito ma un diritto. Non ho mai avuto la mia età Distefano ci regala uno spaccato dell’esistenza di tutti quegli Zeri che con la vita si sono sempre presi a pugni in faccia, consapevole che ce la devi fare sempre anche quando non ce la fai più.
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ITINERARI DELLA STORIA IN POLONIA Dal medioevo al Settecento, dal periodo romantico al comunismo stalinista: la Polonia è una terra che porta su di sè i segni di grandi dominazioni, il dolore dei grandi assedi e dell’Olocausto. Ma oggi ha saputo trasformare il ricordo in momenti intensi di riflessione. Ecco perchè il viaggio in Polonia è un viaggio dell’interiorità, più che la solita vacanza in una nazione europea.
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rendete al volo il finire della primavera per visitare la Polonia, la grande nazione dell’ Europa Centrale che confina a ovest con la Germania, a sud con la Repubblica Ceca e la Slovacchia, a est con la Lituania, la Bielorussia e l’Ucraina, a nord con il Mar Baltico e la Russia. Secondo i più antichi calcoli è proprio in territorio polacco il centro geografico d’Europa. L’ emblema della Polonia è l’aquila bianca con la corona dorata in campo rosso. E le aquile volano ancora sulle vaste pianure, un territorio di 312.700 km2 di superficie dove abitano oltre 38 milioni di persone. La capitale della Polonia, Varsavia (1.700.000 abitanti ca.), è distesa sulle rive del fiume Vistola ed è circondata da bellissime città come Łódź, Cracovia, Wrocław (Breslavia), Poznań, Danzica, Katowice e Stettino. Dal 1999 la Polonia fa parte della NATO e, dal 2004, è membro dell’Unione Europea. Avvistato dall’alto prima dell’atterraggio, il territorio polacco appare estremamente diversificato. A sud si innalzano le catene montane dei Sudeti, dei Carpazi e grandi altipiani. I Sudeti sono tra i massicci montuosi più antichi del nostro continente. I Carpazi sono relativamente più giovani. La loro parte centrale è costituita dai Tatra, caratterizzati da una morfologia alpina. La zona centrale del Paese è invece occupata dalle grandi pianure. Al nord, nelle regioni della Pomerania e dei Masuri, centinaia di laghi costellano i pittoreschi rilievi, al riparo di splendidi boschi. Ancora più a nord si dispiegano le spiagge sabbiose del Mar Baltico. Bellissime ma dall’acqua un po’ fredda per i nostri standard. Il clima della Polonia è temperato. In estate, a luglio, la temperatura media è di ca. 19 gradi. Non mancano le giornate calde, con una temperatura che supera i 30 gradi. I mesi più freddi dell’anno sono a gennaio e a febbraio, con temperature medie di qualche grado inferiori allo zero. D’inverno (gennario, febbraio e marzo) i monti sono in genere discretamente innevati. In tutte le stagioni sono visitabili vari siti, ma i più entusiasmanti sono di sicuro
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Vista panoramica diVarsavia. Sotto, alcuni dei bellissimi castelli che punteggiano la nazione. Qui a destra, una chiesa di Varsavia. I polacchi sono considerati un popolo credente. Oltre l’80% della popolazione dichiara di appartenere alla chiesa cattolica romana, ma nel territorio sono presenti anche chiese ortodosse, moschee, sinagoghe, luoghi di culto protestanti e buddisti. i castelli. Al contrario di tante catene alberghiere moderne, i palazzi e i castelli con ospitalità vantano un’anima e uno stile personalizzato. Un esempio sono gli hotels a Kreg nella regione di Pomorze, Paszkowka vicino Cracovia o Lomnica. Assolutamente da non perdere sono i Castelli teutonici come quello di Kwidzyn, Golub Dobrzyn e naturalmente quello di Malbork. In stile rinascimentale ma più piccolo rispetto al Wawel è il castello di Brzeg, antica residenza dei Piasti nella regione di Slaskie. Tutti i vecchi castelli hanno naturalmente un loro “protettore” , o meglio dire un fantasma. Numerose sono le leggende che gravitano intorno a questa figura. A Ksiaz è tuttora vivo il mito della giovane Daisy, nel palazzo di Walewice si narra della signora Walewska che pare, proprio qui, abbia dato alla luce il figlio di Napoleone Bonaparte. Il castello a Checiny viene visitato, durante la notte, dal fantasma di un cavallo mentre a Niedzica appare il fantasma di una principessa inkas. A Pszczyna troviamo uno dei cinque palazzi – insieme a Kornik, Kozlowka, Lancut e Wilanow- che hanno conservato una struttura e un arredamento immutato nel corso degli anni. Il più grande castello polacco era quello di Krzyztopor a Ujazd – purtroppo però non si è conservato. Tra le fortezze visitabili, facenti parte del Percorso dei “Nidi d’Aquila” solo Pieskowa Skala è rimasta praticamente intatta. Nei castelli vengono organizzati moltissimi eventi, tra cui tornei cavallereschi e balli in maschera. Ad Antonin, palazzo di caccia dei Radziwill, viene organizzato annualmente il Festival di Chopin mentre a Staniszow, antica residenza dei principi Reuss, è sorta una galleria che promuove i giovani artisti. La capitale della Polonia, Varsavia, è una città che richiede qualche giorno di attenzione. Offre antico e moderno, con molti quartieri ricostruiti dopo la Seconda Guerra mondiale. I musei moderni e interattivi sono una grande attrazione: per esempio il Museo dell’Insurrezione di Varsavia, il Museo di Chopin, POLIN – il Museo della Storia degli Ebrei Polacchi, il Museo d’Arte Contemporanea Zacheta, il Centro delle Scienze Copernico e molti altri, offrono un intrattenimento d’alto livello e un riparo, in caso di pioggia. Potete acquistare la carta Warsaw Pass www.warsawpass.com, per visitare tutti questi posti con unico biglietto. Il verde e gli spazi dedicati al tempo libero sono molti. L’inizio maggio è il momento in cui il fiume Vistola diventa il punto di riferimento per tutti quelli che sono alla ricerca del relax, del divertimento e di una conoscenza inusuale della
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A sinistra, la visita alle miniere di sale di Katarzyna, situate appena fuori Varsavia. Qui sopra, l’ngresso del campo di concentramento, con la terribile scritta “Il lavoro rende liberi”. LE SURREALI MINIERE DI SALE Vale la pena di affittare un taxi, un’auto o un pullman che porti a 13 km dalla città, alle famose Miniere di Sale (Katarzyna), che si visitano con una guida. Al di sotto della città di Wieliczka abbiamo trovato una delle più antiche miniere di sale funzionanti dal Medioevo. Nel 1978 è stata riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Il percorso turistico comincia con una discesa di circa (380 gradini) e una volta arrivati si è catapultati in un mondo surreale, totalmente scavato nel sale. Durante il percorso poi, oltre a vedere i diversi macchinari usati, vengono raccontate anche molte curiosità tra cui la leggenda sulla principessa Kinga. Si racconta che la principessa di Ungheria chiese al padre di regalare alla Nazione una miniera di sale, visto l’enorme valore che questo minerale aveva in quell’epoca. Il Re ungherese acconsentì alla richiesta della figlia, e Kinga gettò il suo anello di fidanzamento all’interno della miniera così una volta arrivata in Polonia indicò ai minatori dove scavare. I minatori scavarono fin quando trovarono un blocco di sale nel quale era custodito l’anello della principessa: da allora Kinga divenne la patrona protettrice dei minatori e a lei è dedicata la bellissima Sala Principale della miniera meglio conosciuta come “Cattedrale di Sale”. Al suo interno si trovano sculture, altari e bassorilievi tutti rigorosamente fatti di sale. La sala che ospita la cappella dove sono conservate le reliquie della “Principessa Santa” si trova a 101 metri sotto terra. Qui viene celebrata la messa e sempre qui hanno luogo diverse cerimonie e concerti (l’acustica della miniera è perfetta).Entrata alle 13:00, si scende prima a 70, poi a 90 e infine a 130 metri sotto terra. Posto suggestivo anche se molto turistico.(sotto ci sono
capitale polacca. Il lungofiume, moderno e ristrutturato dal lato del centro storico, è ricco di bar, club e punti ristorazione, mentre l’altro lato è rimasto “al naturale”, con le sue 7 spiagge urbane e tratti boschivi. Dai primi di maggio parte anche la stagione di navigazione sul fiume, dunque adesso è possibile attraversare la Vistola con battelli, tram acquatici e fare escursioni bellissime fuori dall’abitato. Per avere una visuale più ampia, non perdetevi la vista sulla Vistola dall’alto. Salendo sul tetto-giardino della Biblioteca Universitaria, avrete una vista formidabile sulla città . Col mese di maggio si aprono molte iniziative culturali en plein air, tra le quali l’attesa stagione concertistica nel Parco Reale Lazienki, con appuntamento fisso ogni domenica alle 12 e alle 16 intorno alla statua di Chopin. In questa elegante cornice verde, i virtuosi da tutto il mondo deliziano il pubblico con le loro interpretazioni della struggente musica del compositore polacco. I concerti gratuiti nel parco sono un happening imperdibile. Ogni giorno alle 19 nel centro storico della città, in Krakowskie Przedmiescie 62, nello Chopin Point si può ascoltare la musica di Chopin in un salotto, proprio come quelli in cui il giovane compositore si esibiva durante la sua gioventù a Varsavia. La capitale polacca offre molte opportunità anche sul fronte culinario. Ci sono vari ristoranti premiati con la stella Michelin, locali informali in cui gustare degli ottimi lunch, i milk bar (bary mleczne) per i nostalgici, bei caffè dalle atmosfere moderne o tradizionali, ottime pasticcerie. Se piacciono le atmosfere post-industriali e un po’ vintage, è imperdibile il mercato Hala Koszyki, ristrutturato da poco, dove si può gus-
tare un pasto circondati dal particolare clima della Varsavia anteguerra. Oppure si può seguire l’esempio dei varsaviani e visitare uno dei “mercati della colazione”, con prodotti freschi e a km 0, acquistati (e consumati) direttamente dai fornitori locali, all’aria aperta e in un’atmosfera di completo relax. I “mercati della colazione” si svolgono ogni fine settimana in vari quartieri di Varsavia: i più forniti sono quello nel quartiere Mokotow (ogni sabato e domenica) e di Zoliborz. Palazzi, vie, piazze storiche e chiese gotiche. La bellissima Cracovia si presenta subito con i suoi tesori al visitatore. La
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Veduta dell’ex campo di concentramento di Auschwitz, meta di pellegrinaggi da tutto il mondo. Si raggiunge in pullman con partenza dalla stazione di Cracovia. Si possono visitare i blocchi, dove sono visibili i resti degli effetti personali delle persone (capelli, occhiali, spazzole, valigie, scarpe, nonché i barattoli con dentro il cianuro utilizzato per le camere a gas). Sono visioni davvero toccanti e dall’impatto visivo molto forte. ve
città è molto bella, piena zeppa di chiese e di guglie che spuntano dagli alberi. Molto semplice ma ben strutturata, si sviluppa intorno alla enorme piazza del mercato (Rynek Glowny), con le strade principali che partono tutte da lì, per poi essere circondata dalle mura di cinta e da bellissimi e curatissimi giardini. Il centro è situato sulle rive del fiume Vistola ai piedi della collina di “Wawel”, dove si trovano un imponente Castello e la bella Cattedrale. Cracovia è una città dove storia e cultura si fondono tra le vie del quartiere ebraico Kazimierz, che un tempo era la parte principale della città dove ebrei e polacchi vivevano pacificamente fino al rastrellamento degli ebrei da parte dei nazisti. La prima cosa che ti consigliano di visitare è la famosissima Basilica di Santa Maria, situata nella piazza principale della città. La chiesa è in stile gotico con una bella facciata esterna ma è quando si entra dentro che si rimane a bocca aperta di fronte all’altare, in stile gotico. Una curiosità di questa chiesa è la leggenda dell’Hejnal. Si racconta infatti che in una delle due torri ogni ora suoni un trombettista delle guardie dei vigili del fuoco a ricordare il richiamo alla gente per l’imminente attacco da parte dei Tartari. Il suono della tromba si interrompe bruscamente, proprio a ricordare che una freccia colpì il trombettista mentre dava l’allarme. Lo squillo di tromba in effetti si ripete ogni ora e per ogni lato delle finestre della torre principale, da cui è anche possibile osservare la piazza dall’alto. Se si è fortunati si può intravedere il vigile di turno che suona la tromba. Dopo aver visitato la chiesa si può percorrere la via Florianska fino ad arrivare ad uno dei resti del sistema difensivo che una volta circondavano la città di Cracovia, dove durante il giorno
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si trovano anche diversi artisti di strada. Nel quartiere universitario dove si visita il cortile dell’Università Jagellonica è molto particolare l’architettura che ricorda lo stile inglese: nelle ore dispari dalle 9:00 alle 17:00, c’è un carillon da cui escono i personaggi più illustri della storia di questa Università. Un giro nel quartiere ebraico è obbligatorio per chi intende conoscere meglio questa città e viverla a partire dalla sua tragica storia. Kazimierz si può raggiungere a piedi con una passeggiata di circa 20 minuti dal centro. Colpisce il forte contrasto architettonico delle strade, dei negozi e dell’atmosfera un po’ triste e malinconica: andare in questo quartiere è come fare un salto indietro nel tempo. La visita prosegue verso il ghetto: sebbene sia rimasto ben poco vale la pena fare un salto nella vecchia piazza dove oggi troviamo un’istallazione di sedie che rappresentano come numero simbolico le migliaia di ebrei che furono deportati in massa verso i campi di concentramento. Il quartiere di Nowa Huta (la nuova acciaieria) sorse dal nulla su richiesta di Stalin nel 1949. Dalla caduta del comunismo gli impianti sono stati messi sotto accusa per il devastante inquinamento che hanno prodotto. Varie guide iniziano il loro tour da un bar dell’epoca con il racconto della storia affascinante del quartiere operaio con l’acciaieria della mitica e vecchia Trabant (auto d’epoca comunista per eccellenza). In questo quartiere si trovano le uniche ‘Latterie’ di Cracovia autentiche, visto che nel centro città sono molto turistiche. Prima di lasciare Cracovia si può andare sul Tumulo di Kosciuszko (una tappa fuori dagli schemi turistici). A Cracovia ci sono ben
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Si possono visitare i blocchi, dove sono visibili i tristi resti degli effetti personali delle persone (capelli, occhiali, spazzole, valigie, scarpe, nonché i barattoli con dentro il cianuro utilizzato per le camere a gas). Sono visioni davvero toccanti e dall’impatto visivo molto forte. Molti visitatori piangono mentre, passando da un blocco all’altro, la guida fa vedere le foto, i plastici e i documenti originali conservati in apposite scrivanie e bacheche. Chi se la sente, può passare per le stanze dove punivano e torturavano i prigionieri, la cella di padre Kolbe, il muro delle fucilazioni, ii cortile delle impiccagioni, la stanza con i forni, la camera a gas: la guida spiega che ai prigionieri veniva detto che erano docce, davano a tutti sapone e asciugamano per non creare il panico tra la gente. Una volta dentro anzichè l’acqua veniva emanato il gas. Dopo questa tappa del tour, si sente il bisogno di raccogliersi in preghiera, in una chiesa o in una sinagoga. Gli ebrei vengono da tutto il mondo, oltre che per visitare i terribili luoghi dell’Olocausto e il ghetto di Varsavia per pregare innanzi alle tombe di due celebri rabbini: Elimelech e Dawid Biderman. Per chi segue la religione cattolica romana, la capitale spi rituale della Polonia è Jasna Gora a Czestochowa – dove è conservato il miracoloso dipinto della Madonna Nera. I pellegrini si recano qui a piedi e giungono in questo luogo dal forte spirito religioso il 15 di agosto, in occasione della Festa dell’Assunzione. In Polonia vi sono in tutto 200 santuari. La maggior parte di essi è dedicata alla figura della Madonna. Ogni luogo di culto custodisce un dipinto sacro (Koden, Swieta Lipka, Gietrzwald, Lezajsk) oppure una statua (Skepe, Bardo, Wawolnica). Spesso accanto a questi luoghi troviamo un ruscello dalle proprietà miracolose (Studzieniczna, Krasnobrod, Lesniow). Il più vecchio Santuario polacco si trova a Gorka Klasztorna dove nel 1079 è apparsa ad un pastore la figura della Madonna. Lichen è la Basilica più grande della Polonia; può conte-
quattro di Tumuli ma questo è quello più alto (ben 36 metri), dalla cui cima si può ammirare tutta la città. Per arrivare lassù si fa una piacevole passeggiata lungo i fianchi verdi del monumento. Volendo fare un giro nei dintorni in auto, si può visitare il Villaggio Zalipie, un luogo genuino nel bel mezzo delle campagne polacche. In questa località le donne dipingono con motivi floreali le loro abitazioni, le chiese e gli oggetti di uso quotidiano. Anche se non è un luogo molto attrezzato per il turismo , risulta molto affascinante. Da lì si può proseguire verso Tarnow, la città in cui è stata organizzata la prima deportazione di massa verso Auschwitz. E’ piccola ma ci sono alcune cose che vale la pena visitare come: l’Old Town Hall da dove si può ammirare il panorama sulla piazza principale della città, il Jewish Trail dove sono conservati i resti della vecchia Sinagoga, la Cattedrale di Tarnow e infine i resti del castello posti su una collina. Per chi se la sente, una giornata intera andrebbe dedicata alla visita del museo di Auschwitz e del campo di Birkenau (Auschwitz 2). A prescindere dalle idee politiche di ognuno di noi, è un posto che merita di essere visitato, per la riflessione profonda che stimola in ciascuno di noi. Si va comodamente in pullman, con partenza dalla stazione. Auschwitz mi accorgo che è una città dormitorio, piena di verde ma con un silenzio quasi surreale. La cosa che balza all’occhio subito è il gran viavai di autobus e pullman e la serietà di tutti i visitatori che arrivano, scolaresche comprese.Non consigliamo di avventurarsi da soli, il tour con la guida o l’’audioguida costa poco e risulta veramente necessario. Cuffie sintonizzate e si parte: entrata dal famoso cancello con la scritta ARBEIT MACHT FREI (il lavoro rende liberi). La prima impressione è di stare dentro un cimitero: i cipressi, l’incredibile quiete ed i “blocchi” rendono lo scenario non proprio allegro, anche se l’impatto generale è reso meno tetro dal sole e dai prati verdi intorno…tutto è rigorosamente contornato dal filo spinato, è ovunque.
LE MAGNIFICHE POLICROMIE MEDIOEVALI DI OPOLE Nei dintorni di Brzeg, una città nel distretto di Opole (Alta Slesia), si trovano ben 20 chiese gotiche che nascondono dei veri tesori dell’arte medievale: le policromie. Queste policromie, conservate perfettamente, devono il loro buon stato ai protestanti che, trasformando queste chiese in templi protestanti, hanno dipinto le mura in bianco, nascondendo per secoli le preziose policromie. Scoperte solo nella seconda metà del XX secolo, le policromie più antiche sono datate per il XIV secolo: si tratta delle opere del Maestro di Brzesk, l’unico artista del quale conosciamo il nome. Le sue opere si trovano sulle pareti della chiesa di San Antonio a Strzelniki, uno dei templi più antichi, costruito nel XIII secolo. La chiesa a Małujowice invece, chiamata la “Capella Sistina della Slesia”, viene considerata la più bella. Notevoli anche le chiese site a Krzyżowice e Łosiów. Facendo una gita alla scoperta delle policromie nascoste nelle chiese nella provincia di Brzeg, non bisogna tralasciare il capoluogo della provincia. A Brzeg possiamo ammirare il castello in stile rinascimentale e altre chiese medievali.
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nere 30 mila persone. A Sonica troviamo le Scale Sante e a Gidlach la più piccola scultura dedicata alla Madonna. Ha solamente 9 cm di altezza. I Polacchi si recano spesso in pellegrinaggio alle Vie Crucis, percorsi che imitano il calvario di Gesù Cristo. Durante la Settimana Santa vengono riproposti i Misteri del Martirio di Gesù di Nazareth. Celebre è Kalwaria Zebrzydowska inscritta nella Lista dell’Unesco. Altri luoghi similari si trovano a Kalwaria Paclawska, sul Monte Sant’Anna e a Wambierzyce. Per i cattolici ortodossi il luogo di culto più importante è Grabarka, dove ogni 19 luglio accanto alla Chiesa Ortodossa di Swieta Gora vengono apposti dei crocifissi. Per i tatari la festa più importante è il Kurban Bajram. Durante questa festività ci si riunisce presso la Mecca di Bohonikach. La città di Czermna, in Bassa Slesia, è diventata famosa per un’attrazione piuttosto curiosa: la Cappella dei Teschi (Kaplica Czaszek). Trattasi esattamente di quello che sembra dal nome: la Cappella dei Teschi è stata realizzata con i resti dei corpi degli abitanti del paese, morti nel XVIII secolo per colpa dell’epidemia del vaiolo. L’idea fu del prete di origine ceca Wacław Tomaszek e la cappella fu costruita nel 1774. L’idea, anche se sembra macabra, in verità è un tipico modo, per i suoi tempi, di esorcizzare la morte e di ricordare che il corpo non è altro che un contenitore dell’anima. Molti turisti rabbrividiscono, ma potete credeci che alla fine ci vanno apposta.
Vista delle coloratissime piazze di Cracovia, città che vanta una quantità di caffè all’aperto dove si può mangiare. Gli italiani però amano molto ordinare i pierogi, sorta di ravioli ripieni di carne oppure di formaggio fresco, cipolla e patate. I pierogi sono dei ravioli a mezzaluna riempiti
COSA MANGIARE IN POLONIA La cucina polacca è considerata, a torto, poco appetibile e soprattutto pesante. In realtà le cose stanno diversamente. La cucina polacca può essere estrema: ma se si vuole provarla, all’atto pratico, sapere esattamente cosa si mangia non è sempre necessario. Per esempio: la zuppa barszcz, i bigos e makowce, non sono altro che zuppa di barbabietole, stufato di carne e pasta dolce lievitata. I pierogi, sono l’ alternativa che soddisfa tutti quelli che non hanno il coraggio di assaggiare la zuppa con il sangue di anatra o lo stinco di maiale con la birra. I pierogi sono dei ravioli a mezzaluna riempiti di carne oppure, nella versione più classica e tradizionale, di formaggio fresco, cipolle e patate. In teoria sarebbero economici ma siccome sono anche il piatto più richiesto dagli stranieri, possono raggiungere prezzi incredibilmente alti e non giustificati. Se volete mangiare pierogi scegliete almeno i ristoranti più tradizionali, dove potrete gustarne il sapore autentico. Ed ecco alcuni piatti tipici del nostro Paese: il Zurek (minestra di farina di segale, accompagnata da uovo sodo e salumi), il Barszcz bialy o czerwony (zuppa di barbabietole bianche o rosse), il Bigos (zuppa con diversi tipi di carne, crauti e spezie) , la Kotlet schabowy (cotoletta di maiale), la Kotlet mielony (cotoletta con carne macinata), i pierogi, il flaczki ( trippa), i kluski ziemniaczane (simili agli gnocchi di patate), le placki ziemniaczne (frittelle di patate).Sono particolarmente gustosi i prodotti derivanti dal latte: vari tipi di ricotte e la famosa smietana (panna acida) utilizzata per la preparazione di molte portate. Sono prelibati i piatti a base di pesce, soprattutto d’acqua dolce: la carpa, cucinata in vari modi, portata tradizionale della Vigilia natalizia, e l’anguilla; di mare, aringa e merluzzo. Dolci tipici: il makowiec ( con semi di papavero), il piernik (dolcetto al miele), il mazurek (fatto di pasta frolla e frutta secca), il sernik (a base di ricotta), jablecznik ( con mele e panna montata), la galaretka (gelatina di vari colori con frutta e panna). Passando ai drink, accanto alla vodka, non mancano vini e liquori a base di miele. Nonostante sembri il contrario, non è il liquore per eccellenza ma ne esistono anche altri e di vodka non ne esiste un solo tipo. La Wyborowa, la Polonez, la Zytnia e la Zubrowka, aromatizzata con un’erba che cresce nella Foresta di Bialowieza, sono le marche più famose e si trovano praticamente ovunque. I polacchi però si mettono a bere vodka solo nelle grandi occasioni: per i giorni normali preferiscono la birra. Le birre polacche sono ritenute tra le migliori al mondo (la Zywiec e la Tyskie).urna della capitale turca, polie-
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Arena Lifestyle 06/18- WINE & CO/ Il super slam di Federer
CHAMPAGNESLAM
Giugno è il mese ideale per godere di prosecchi, champagne e bianchi dal colore dorato e dal profumo intenso. Se non potete trovare in giro l’edizione limitata di Moet dedicata al campione di tennis Roger Federer, prendetela con filosofia. Dopo un’ ora di racchetta in un blasonato club sportivo di Milano, godetevi un drink o un lunch in un giardino. Oppure partite direttamente per il festival dell’Albana, in Romagna...
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di Simone Pini nutile presentarlo, ha vinto venti volte un titolo slam. A 36 anni e mezzo, la sua carriera assume sempre più i contorni della leggenda. I suoi successi sono iniziati nel 2003 e sono proseguiti alla media di un trionfo all’anno: 6 open d’Australia, 1 Roland Garros e 5 Us Open.
E’ comprensibile, dunque, che Moët & Chandon abbia deciso di celebrare Roger Federer e gli insuperabili 20 anni di carriera dell’icona leggendaria del tennis, Brand Ambassador della Maison dal 2012 con la straordinaria Moët & Chandon Greatness Since 1998 Limited Edition, presentata di recente a Parigi nella magica cornice dei giardini di Pavillon Ledoyen di Yannick Alléno. Molti gli ospiti che hanno brindato con le magiche bollicine Moët & Chandon in onore del campione e dei suoi vent’anni di eccellenza, eleganza e impegno altruistico. Dai campioni di tennis Stefan Edberg e Tommy Haas, al giocatore di hockey su ghiaccio Henrik Lundqvist, alla star del rugby Dan Carter, fino all’icona di stile Virgil Abloh e al fashion photographer Giampaolo Sgrua. Lo champagne del successo e del glamour dal 1743, ha creato per lo speciale tributo a Roger Federer e ai suoi 20 anni di carriera l’esclusivissima Moët & Chandon Greatness Since 1998 Limited Edition, espressione della grandeur della Maison a supporto della missione charity del suo Brand Ambassador. Realizzata rigorosamente a mano in soli 20 esemplari versione Magnum e vestita da un preziosissimo nastro in pelle, che ricorda il grip delle racchette da tennis, Moët & Chandon Greatness Since 1998 Limited Edition è un puro omaggio ai 20 anni di carriera di Roger Federer, icona leggendaria del tennis dei nostri tempi e simbolo di eccellenza e eleganza dentro e fuori il campo. Dal 2012 Moët & Chandon ha iniziato un’avventura entusiasmante con il campione di tennis, un legame divenuto da subito un connubio perfetto di valori condivisi e straordinari traguardi. Per l’inedita Limited Edition è stato selezionato Moët & Chandon Grand Vintage Collection 1998, tra i più preziosi e iconici millesimati e 65° vintage della storia della Maison. Champagne eccezionale creato esclusivamente con uve della raccolta proprio del 1998, anno in cui Roger Federer ha dato il via alla sua brillante carriera, Moët & Chandon Grand Vintage Collection 1998, è lo champagne della Maison che segna 20 anni di eccezionali traguardi di Roger Federer e celebra perfettamente i brillanti momenti della sua incomparabile scalata. Solo 20 Limited Edition Magnum numerate in tutto il mondo. Una raffinata
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Il super slam di Federer WINE & CO Arena Lifestyle
sleeve in nastro di introvabile pelle nera e creata a mano da artigiani francesi, abbraccia ogni bottiglia come i grip abbracciano le racchette dei campioni di tennis. Sul prezioso nastro in pelle sono delicatamente incise a mano la firma di Roger Federer e il nome della bottiglia Greatness since 1998. Creato per esaltare la maestosità di Moët & Chandon Greatness since 1998, il nastro in pelle svela l’autografo di Roger Federer sull’etichetta. Stampato in oro a caldo all’interno dell’iconica cravatta, il messaggio di Roger Federer “I sogni si avverano!”, le stesse parole che il campione ha usato per espri mere la sua gioia lo scorso Febbraio quando, ancora una volta, è diventato il giocatore N° 1 nel mondo. “Moët & Chandon è onorata di celebrare Roger Federer e il suo straordinario traguardo donando il 100% dei ricavi della vendita di Moët & Chandon Greatness since 1998 alla Roger Federer Foundation” afferma Stéphane Baschiera, Presidente e CEO Moët & Chandon.Moët & Chandon è orgogliosa di supportare la Roger Federer Foundation, l’organizzazione charity fondata nel 2003 dal giocatore di tennis svizzero, che vede come missione filantropica quella di migliorare la vita dei giovani svantaggiati attraverso l’istruzione in sei Paesi dell’Africa meridionale e della Svizzera.“Quest’anno, noi della Roger Federer Foundation aspiriamo a rendere migliore la vita di un milione di bambini attraverso l’istruzione. Sono grato a Moët & Chandon per questa generosa donazione, che è un aiuto importante per raggiungere questo ambizioso obiettivo”, afferma Roger Federer. Ogni bottiglia esclusiva di Moët & Chandon Greatness since 1998 sarà disponibile per ordini speciali dal 1 Luglio al prezzo di 19.998 €, esclusivamente presso la Boutique Moët Hennessy (via email rogerfederer20@moet.com) e su www.clos19.com.
DRINK&LUNCH IN GIARDINO, NEL CUORE DI MILANO
I migliori ristoranti con cortine di Milano sono location raffinate ed eleganti perfette da scoprire soprattutto durante la stagione. Qui ci si può fermare per un drink ma anche gustare piatti di altissima qualità, in una cornice a cielo aperto incantevole. Uno dei più storici e famosi è 10 Corso Como, un Cafè Restaurant molto caratteristico, che oltre a trovarsi a Milano, ha aperto anche a Seoul, Shangai, Beijing e New York.La sua particolarità è quella di essere un “concept store”, che ospita oggetti di design, collezioni di abbigliamento, musica e libri, oltre al bar, al ristorante con cortine, a un albergo con tre stanze e a una galleria d’arte. Di recente si sente parlare del ristorante Seta, in via Monte di Pietà 18 a Milano è perché ha ricevuto 2 stelle nella prestigiosa Guida Michelin. Il ristorante si trova all’interno del Mandarin Oriental Hotel e vi potrete assaggiare piatti di altissimo livello preparati dallo chef Antonio Guida, in una location elegante. Il Bacaro del Sambuco si trova in via Monte Napoleone 13, nel cuore del Quadrilatero della Moda e celebra con il suo menù la migliore cucina italiana.Agli interni raffinati fa da contraltare un elegante cortile storico arredato con stile, il modo perfetto per cenare in tranquillità tra il verde a pochi passi dal cuore pulsante della città. Un altro locale storico a pochi passi dal Teatro della Scala, in via Alessandro Manzoni 12/: il Don Lisander di Milano aperto nel 1947 è ancora oggi uno dei più apprezzati della città. Oltre alla magnifica sala interna dallo stile molto sofisticato, si mangia in un elegante cortile con giardino, visibile dal patio del ristorante, dove gustare piatti di qualità abbinati ai migliori vini italiani.
GIUGNO, IL MESE DELL’ALBANA Da qualche anno in Romagna il mese di maggio (e in questo 2018 anche di giugno) è dedicato all’Albana. E ogni anno il Consorzio Vini di Romagna e i diversi Comuni coinvolti in questo processo di valorizzazione e promozione del vino simbolo di questa terra – insieme al Sangiovese – forniscono nuovi spunti e nuove possibilità di conoscenza agli eno-appassionati che partecipano ai vari appuntamenti. Dopo gli appuntamenti della scorsa settimana a Brisighella e Oriolo dei Fichi, il 3 giugno tappa a Dozza, Faenza il 10 giugno (a Casa Spadoni), Bertinoro il 16 giugno. In tutte le location sarà presente un banco d’assaggio per dar modo al pubblico di degustare e apprezzare i 7 vini finalisti, selezionati “alla cieca” da una giuria tecnica composta da critici delle principali guide del settore, tecnici ed esperti enogastronomici, sommelier, commerciali vino. Dalla graduatoria della Giuria tecnica si andrà ad assegnare il premio “Albana Dèi” ai migliori Romagna Albana DOCG di tipologia secco. Nelle date indicate, inoltre, il pubblico potrà votare i sette vini finalisti per eleggere “L’Indigeno del Cuore”– premio Valter Dal Pane e le Albane locali per eleggere l’Albana del Borgo (versioni secco e passito). Il Consorzio Vini di Romagna presidierà tutti i banchi d’assaggio con “A scuola di Etichetta”, info-point sul Romagna Albana DOCG dove poter illustrare agli avventori il percorso e gli elementi di valore della Denominazione d’Origine Controllata e Garantita, vertice massimo della piramide della qualità dei vini italiani ed europei, avamposto di tutela e valorizzazione dell’italianità. Il giallo brillante dei Questi appuntamenti annuali sono l’occasione per il Consorzio Vini di Romagna per fare il punto sul vitigno grappoli e del vino Alautoctono e vino più identitario della Romagna, nell’intento di diffonderne la cultura affermandone la straor- bana di Romagna dinarietà e il carattere distintivo, nella ricchezza d’interpretazioni dei produttori romagnoli. L’evento dedicato all’Albana, giunto alla sesta edizione, è curato da Carlo Catani e Andrea Spada.
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Arena Lifestyle 06/18- MUSICA/ I tormentoni dell’estate
TORMENTONI ESTIVI, ECCO LA TOP LIST
Qui sopra, Ghali, uno degli artisti trap più convincenti del momento. Il suo “Cara Italia” è tra i pezzi che ci faranno ricordare questa estate 2018, insieme al latinissimo “La cintura” di Alvaro Soler e a “Italiana” , ultimo singolo del sodalizio tra J-Ax e Fedez.
L’
‘abbiamo già nella testa, la hit che ci seguirà per tutta l’estate. Ma non canteremo tutti la stessa. Perchè quest’anno a contendersi la palma di ‘tormentone’ ce ne sono un bel po’. Pop e rap se la giocano sul filo di lana.
mese fa con una salsa classica, al fianco della collega superstar Demi Lovato. Echame la culpa, uscita a fine dello scorso anno, è però ancora tra i singoli più suonati della Top of The Music italiana e siamo certi che farà una buona estate, soprattutto nelle balere all’aperto e sulle spiagge.
Come al solito, appena spunta la bella stagione, sbocciano i singoli sul mercato discografico. L’ambizione di tutti gli artisti è, di questi tempi, una sola: azzeccare la canzone giusta, quella che verrà definita ‘tormentone’ dalla stampa e ‘business centrato’ dalle major della discografia. Lasciamoci alle spalle Despacito di Luis Fonsi, Shape Of You di Ed Sheeran e Senza Pagare di J-Ax & Fedez e prepariamoci a giudicare la nuova playlist: ciascun brano può catturare il nostro gradimento e non solo grazie al sound. Anche il videoclip deve fare la sua parte... Ecco alcune delle canzoni che ci verranno proposte in spiaggia, in montagna e in tutti i locali trendy.
Rockstar - Post Malone Il video è una mattanza inguardabile, per i più. Ma il brano è efficace, da record in tutto il mondo, con 114 giorni consecutivi in vetta alla Global Spotify Chart. Rockstar di Post Malone troverà il suo spazio nei pre e after party di tutto il pianeta, nei prossimi mesi. Insieme ai 21 Savage, il rapper ha messo a segno una super hit supportato ora anche dal nuovo album Beerbongs & Bentleys. Italiana di J-Ax e Fedez Diciamocelo subito: “Senza pagare” era molto più potente, ma “Italiana” ha sicuramente fatto centro in termini di sponsor. J-Ax & Fedez hanno pubblicato l’ultimo pezzo a due voci con cui concludono il percorso insieme. Lo si sente già molto ovunque, tv compresa, dunque siamo sicuramente in zona ‘tormentone’.
La cintura – Alvaro Soler Una hit che vuole replicare il grande successo di El mismo sol e Sofia. Il testo è semplice, il ritmo anche, il balletto collettivo senza allusioni sessuali troppo spinte, che si vede nel video (girato a Cuba, con ricchissimo sponsor) è già stato imparato anche dai bambini delle elementari.
These Days - the Rudimental Sound semplice e piacevole, sicuramente da suonare. I Rudimental per These Days invitano tre fuoriclasse della musica: le voci nel brano sono, infatti, di Jess Glynne, Macklemore e Dan Caplen. Un brano allegro e fresco, perfetto per fare i tuffi o la
Echame la culpa - Luis Fonsi/Demi Lovato Il protagonista del 2017, Luis Fonsi è tornato in radio qualche
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I tormentoni dell’estate - MUSICA/ Arena Lifestyle 6-/18
ginnastica in spiaggia. Peace & Love - Charlie Charles, Sfera Ebbasta e Ghali E’ un genere per giovanissimi, dunque niente storture di naso, perchè questi giovanotti hanno totalizzato 1 milione e mezzo di stream nel primo giorno di uscita, entrando subito nella Top 50 Global di Spotify. Tra i più seguiti della sfera trap italiana, Sfera Ebbasta e Ghali collaborano per la prima volta insieme in Peace & Love, prodotta da Charlie Charles. Cara Italia - Ghali Cara Italia di Ghali è in costante ascesa. Il giovane prodigio della trap a poche ore dalla pubblicazione è volato al primo posto su Spotify e ha macinato oltre 4 milioni di views in un giorno. Ottimo testo, ritmo semplice, voce modificata quanto basta per piacere: lui dichiara di scrivere musica per ragazzini, ma piace anche agli adulti. Video multietnico con bambini. Non ti dico no - Boombadash e Loredana Bertè E’ bellissimo ritrovare la voce italiana grintosa e ribelle di Loredana Bertè confezionata in un ritmo reggae salentino davvero piacevole dei Boombadash, prodotto da Takagi & Ketra. Hit assicurata. Video lesbo, non per tutti, dove a tratti si vede Loredana, in formissima, che canta col gruppo. Idgaf - Dua Lipa Sicuramente lo avrete già sentito da un po’, ma questo brano di Dua Lipa piace ancora molto e resta tra le hit.L’artista che
ha collezionato più nomination nella storia dei Brit Awards sarà ancora in giro con questo brano anche durante l’estate 2018. Moscow Mule - Benij & Fede Il duo amato dalle teenager dello Stivale prova a centrare l’obiettivo tormentone con Moscow Mule, un singolo che è nato con l’aiuto di Federica Abbate e Rocco Hunt. Video girato sulle coste dell’India, ritmo allegro. Alla produzione ritroviamo Takagi & Ketra. Fresco, semplice. Forse un po troppo? X -Nicky Jam e J Balvin Subito ai posti più alti nelle classifiche internazionali, questo brano - struttura semplice ma potente - fa onore alla bella collaborazione fra Nicky Jam e J Balvin. Tormentonissimo! Una vita in vacanza - Lo stato sociale Basta l’overture con i violini per annunciare l’amatissimo tormentone con il testo ‘stellare’, premiatissimo all’Ariston, con la indimenticabile vecchia che balla il rock’roll acrobatico. Sul podio da Sanremo, negli spot tv, non accenna a scendere. Girls - Rita Ora con Cardi B, Bebe Rexha e Charlie XCX Il nuovo singolo di Rita Ora dal titolo Girls, che coinvolge anche Cardi B, Bebe Rexha e Charlie XCX, avrebbe un sound perfetto per la sigla di Miss Italia. Ma il testo è super esplicito....Una hit bollente, perfetta per le notti in discoteca, che dominerà di certo l’estate.
ELETTRA LAMBORGHINI: SE IL DEBUTTO E’ QUESTO... Ahimè, niente allusioni sfumate, niente frasi romantiche. Una hit che più bollente non potrebbe essere, accompagnata da un video che fa semplicemente venire l’infarto. La rampolla dei Lamborghini, non contenta dei successi raccolti con la serie tv “Riccanza”, si dà alla musica. E col suo primo brano macina milioni di visualizzazioni, alla faccia di tanti artisti della canzone ben più navigati. Si intitola “Pem Pem” : sì, significa quello che vi è venuto in mente per primo, anche se non avete ancora sentito il testo, cantato nel video dalla sua vocina al miele in un tripudio di letti disfatti, maschi arrapati, hot pants, canottiere di rete, tanga, trecce corvine, ciglia bistrate, gioielli tribali e costumini sfrangiati. Tre minuti e rotti di natiche a vista in ogni fotogramma, con varianza di dimensione, razza e colore. Le sue personali sono tatuate ‘leopardo’. La prosa è più che esplicita e volutamente cantilenante. Insomma, un divertimento senza fine: bellezza e sesso senza troppe complicazioni in testa, dalla prima all’ultima nota. La signorina Lamborghini con questa filastrocca allegra ma al tempo stesso malinconica, irripetibile ovunque, pubblicata a fulmine dalla Universal, è balzata immediatamente in cima alle classifiche mondiali portandosi a casa in poche settimane un Disco di Platino. Chi non ha visto il singolo di debutto dell’ereditiera che si dichiara single, si prepari. E tenga lontano i figli minori: perchè dopo cinque minuti hanno già imparato le strofe e il ritornello. Molti complimenti, meritati, alla bravissima Elettra, che, anche se il suo stile non piacerà a tutti, vanta numeri a sette cifre in Elettra Lamborghini sul set del vicontinua crescita : erano già 4 milioni le views per il videoclip in meno di una settimana. Ora deo di “Pem Pem”, disco di platino e oltre 48 mln di visualizzazioni. siamo a 48,8 milioni. E certi che per tutta l’estate “Pem Pem” non ci lascerà in pace.
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Arena Lifestyle 06/18- WEEK END/ Andar per laghi
WEEK END PER DUE SUI LAGHI D’ITALIA Sopra: acque azzurre, maestose. Molti laghi italiani sono navigabili. E offrono un turismo pigro e tranquillo, per raffinati gourmeur
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e il tempo è ancora troppo variabile per andare a fare il bagno al mare, il week end ideale è sull’acqua, ma al lago. Con tanti itinerati di storia, arte e gusto da scoprire in tutta Italia.
Il turismo sui laghi è in netto recupero. Un po’ perchè la nostra popolazione è sempre più anziana e non può arrostirsi tutta l’estate sotto l’ombrellone o sfibrarsi su e giù per i monti. Un po’ perchè molti laghi sono abbastanza vicini alle metropoli, dunque il week end si tende a staccare la spina, ma senza andare troppo lontano. Qualcuno alla fine ha anche deciso di viverci, sulle sponde d’acqua dolce. Fare il pendolare non è così male, in fondo, se ci si può circondare di tanta bellezza. Ecco i laghi dove regalarsi una casa, una vacanza o almeno un week end. PIEMONTE - Lago Maggiore Si parte da Verbania per la scoperta del lago Maggiore, lambito dalla strada statale 33 del Sempione. È su questo percorso che si scoprono Stresa, con l’elegante lungolago che attraversa giardini e aiuole colorate, le ville ottocentesche e gli alberghi in puro stile barocco e liberty, tra cui la Villa Bolongaro. Tante anche boutique gastronomiche che propongono l’orgoglio del territorio: robiole, taleggi, tome ossolane e piemontesi. Per gli appassionati di trekking ecco la vetta del Mottarone e per il sabato di relax vari agriturismi con spa, piscina affacciata sul lago e solarium come Villa Aminta. E poi tanti parchi e giardini con una magnifica vis-
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ta sulle Isole Borromee, dove si vista il magnifico palazzo abitato tutt’oggi dai Principi Borromeo. Qui si praticano molti sport estivi acquatici come lo sci, il paracadute ascensionale, la moto d’acqua. Per lo shopping di artigianato, imperdibile la sosta sulla statale 34 per raggiungere Ghiffa, dove ha sede il Museo dell’Arte del Cappello. LOMBARDIA - Lago di Como Le acque verdi ondeggiano magnifiche davanti a nostri occhi, punteggiate di imbarcazioni. Per apprezzare in un unico colpo d’occhio la città di Como e l’acqua si può salire a Brunate. Altrimenti c’è una strada romanticissima, da fare in motocicletta o con un’ auto scoperta, respirando il profumo dei tigli: è la strada statale 40 Regina, che ci guida su queste rive maestose. Una stupenda passeggiata conduce a Villa Olmo, edificio neoclassico circondato da un superbo giardino all’italiana, mentre il Museo della seta permette di scoprire la tradizione tessile plurisecolare e di portarsi a casa un elegante souvenir. Più avanti, le bellisisme ville di Cernobbio si ammirano dai tanti sentieri che iniziano oltre le viuzze di Moltrasio e Laglio, dove arrivano i vip di tutto il mondo, perchè Villa Oleandra è il buen retiro di George Clooney e della sua famiglia. Il tour diventa gastronomico se ad Argegno si devia sulla provinciale 13, immergendosi nell’area naturale che circonda Castiglione D’Intelvi, ricco di agriturismi come “Il Talento nella Quiete”,
Andar per laghi /WEEK END/ Arena Lifestyle 06/18
dove si gusta una specialità locale: la Miascia. E’ una torta realizzata con pane, latte, uova, farina, scorza di limone, frutta secca, mele, uva e quant’altro le dispense della casa possano offrire; tipica della tradizione contadina, questa specialità si è declinata nel tempo in una infinità di varianti. Se si ama il tour botanico, val la pena una giornata intera una visita ai lussureggianti giardini della Villa Melzi d’Eril di Bellagio, di proprietà della famiglia Gallarati Scotti, con lunch a pochi passi dal cancello. Poco prima della città di Menaggio, la strada Regina devia verso un altro specchio d’acqua, il lago di Lugano, dove si specchia Porlezza; il campanile della chiesa barocca chiesa di San Vittore svetta sul borgo alle porte dell’area lacustre stesa tra Italia e Canton Ticino. Anche qui, tra barche, ferrovie a cremagliera e funivie ci si immerge nella incantevole natura prealpina. LOMBARDIA - Lago di Garda Storia, arte e natura si fondono in maniera imparaggiabile sulle rive ridenti di questo lago grandissimo che bagna le sponde della Lombardia e del Veneto. Imboccando la Gardesana occidentale, si incontra subito una delle perle più importanti del lago, Gardone Riviera, dove si trova il Vittoriale degli Italiani, l’eccentrica residenza dello scrittore e poeta Gabriele d’Annunzio. A Gardone si visita anche il magnifico giardino botanico Hruska, realizzato fra il 1912 e il 1914 da Arthur Hruska, che qui impiantò circa 2mila piante esotiche provenienti da ogni parte del mondo, dall’Africa alla Nuova Zelanda passando per il Canada. Oggi questo parco straordinario, ornato di statue e fontane, è di proprietà della fondazione Andrè Heller. La tappa gourmet più interessante è tra i tavoli di Villa Fiordaliso, che offre una meravigliosa terrazza panoramica. Per chi vuole fondersi con lago e cielo, sosta obbligata a Sirmione, dove
le magnifiche piscine di Acquaria a bordo lago offrono una sensazione straordinaria. Per gli appassionati di mercatini, il borgo da scoprire è Toscolano Maderno. Le anime greeen si benano invece sulla strada provinciale 38, detta “della Forra”, quando l’abitato di Piovere si congiunge a Tremosine in un percorso che, tra gallerie nella roccia, ripidi tornanti e slarghi mozzafiato, permette di godere di scenari di bellezza assoluta. Tornando al sole, sulle rive del lago, Limone sul Garda accoglie con le sue botteghe di prodotti bio: olio di oliva, liquori e miele al limone sono lo shopping da non perdere. A Lovere Giacomo Agostini, leggenda del motociclismo, trascorse qui l’infanzia e la prima adoloscenza. Nel palazzo neoclassico che ospita la Galleria dell’Accademia di belle arti Tadini, invece, si conservano tesori come il bozzetto in terracotta de “La religione” di Antonio Canova, modello per la grande scultura destinata al monumento a Clemente XIII in San Pietro. Da qui inizia il percorso detto “del Tonale e della Mendola”, che conduce a quasi 1900 metri di quota offrendo suggestioni naturali imperdibili, con pendenze intorno al 7%. Nelle stagioni più calde qui si possono fare escursioni e passeggiate alla scoperta di aree faunistiche spettacolari. Oppure fermarsi nelle terme di Boario a provare i trattamenti che sfruttano le proprietà delle acque che sgorgano da quattro fonti alimentate dalle Alpi che circondano la Valle Camonica. Gli amanti dell’archeologia qui trovano circa 300 ettari di Riserva naturale, con Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo e oltre 550 rocce istoriate sparse su 25 siti. Archeologia, etnografia e arte preistorica si rincorrono tra questi borghi, tra i quali spiccano Nadro, col bel museo ospitato in un struttura del XV secolo e Cimbergo, ricco di sono scavi archeologici presso il castello e le sue millenarie fortificazioni.
BASILICATA - Grumento e il lago del Pertusillo Il lago del Pertusillo è un invaso artificiale creato negli anni Cinquanta. Per la gioia non soltanto di chi aveva bisogno d’acqua per usi agricoli e civili, ma anche di una fitta popolazione di uccelli; con la sua corona di faggi e castagni, è un paradiso per i birdwatcher che qui possono avvistare folaghe e cicogne, cavalieri d’Italia, germani e aironi. Siamo nell’area più a nord del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, un frammento di Basilicata i cui sapori tipici si incontrano nella vicina Grumento Nova, grazie ad agriturismi come il Parco Verde; nel casale si gustano infatti prodotti realizzati con le veraci farine di mischiglio, la ciambotta a base di verdure di stagione e i ferricelli al ragù. E dopo una visita agli scavi archeologici dell’antica Grumentum, nuova tappa golosa da Donna Rosa, caseificio immerso nel verde della Val d’Agri. Il latte è fornito dalle greggi che pascolano nei 40 ettari di proprietà aziendale, terreni mantenuti in regime biologico per garantire la qualità e il sapore del prodotto finale. Troverete formaggi erborinati, pecorino stagionato, ricotta salata, burrata, provola e il caratteristico Casieddu. La strada statale 598 conduce in circa un’ora al mare di Scanzano Jonico.
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I delicati manicaretti realizzati con il pesce del lago di Como, accompagnati da puree di patate e salse speziate, aromatizzate con le erbe fini delle montagne prealpine con le quali si prepara anche un ottimo gin.
Arena Lifestyle 06/18- WEEK END/ Andar per laghi
SICILIA - Lago Preola e Gorghi Tondi Bisogna andare verso Mazara del Vallo per trovare un lago nell’isola siciliana. Da queste parti dire lago è quasi sinonimo di e gamberi rossi, sono una delizia assoluta per il palato. Questo angolo di Sicilia, oltre al mare, blu e generoso, possiede anche un grande territorio verde che separa la costa dall’interno, un territorio ricco di sorprese. Mazara è infatti inserita nella Riserva Naturale Integrale del Lago Preola e dei Gorghi Tondi, un’oasi palustre gestita dal Wwf che si estende per oltre 335 ettari e ospita decine di splendide specie vegetali, dalle orchidee selvatiche agli asfodeli. Ed altrettante specie acquatiche di uccelli e di rettili, come la tartaruga palustre siciliana. Non molto distanti da lì sono ubicate le bellissime le aree archeologiche di Selinunte e di Eraclea Minoa. Le rovine di Selinunte comprendono l’Acropoli, la collina orientale, il pianoro, il santuario della Malophoros e le due necropoli di Manicalunga e Galera Bagliazzo. La strada statale 115 conduce poi velocemente fino ad Agrigento e al Parco della Valle dei Templi, che si estende per circa 1300 ettari e comprende i resti dell’antica città di Akragas A poca distanza, la bella cittadina di Ribera, patria delle arance, dove assaporare tutti i piatti della tradizione siciliana.
Andar per laghi /WEEK END/ Arena Lifestyle 06/18
LAZIO - Lago di Albano Si parte da Roma seguendo la statale 7, che raccoglie l’eredità dell’antica Via Appia e si inoltra nel verdissimo territorio dei Castelli. A poca distanza dalla metropoli, il silenzio della Ville Pontificia di Castel Gandolfo e il misterioso Lago di Albano ancora ricco di reperti romani, che si può scrutare dall’alto, dalle stanze degli alberghi, dopo una serata passata in trattoria o tra le luci di una sagra, a gustare i sapori veraci. Ci si perde tra gli assaggi nelle osterie di Ariccia e i forni di Genzano. All’interno del Parco dei Castelli Romani, merita una deviazione dall’Appia il paese di Nemi. Magari per fare una bella passeggiata sulla via Francigena che parte subito dopo il museo che accoglie le misteriose navi romane trovate tra le sue acque profonde. Si passeggia a piedi su un sentiero che dal lago di Nemi arriva alla famosa Fonte di Tempesta. Dopo un primo tratto asfaltato si passa accanto ai ruderi di antiche case abbandonate, il sentiero ripido entra nel bosco panoramico e offre bellissimi scorci sul lago. Prima di ripartire, una puntata d’obbligo all’osteria di Benito al Bosco, a Velletri, dove la famiglia Morelli propone una cucina di mare e di terra con suggestioni antiche. ABRUZZO - Lago di Scanno Il lago di Scanno è il più romantico, a forma di cuore: uno specchio d’acqua che buca i Monti Marsicani riflettendo le vtte, il verde dei pascoli d’altura che d’inverno si innevano e
si trasformano nelle belle piste da sci di Passo Godi e Monte Rotondo. Scanno è un grazioso borgo popolato da circa duemila persone, sono custodi del binomio tra la pietra degli edifici storici e il cangiante sfondo montano che ha attirato, e continua ad attirare turisti, pittori e fotografi da tutto il mondo. Impossibile passare di qui senza fermarsi in uno dei suggestivi bioagriturismi, come quello di Valle Scannese di Gregorio Rotolo per esempio. Ovunque si assaggiano impareggiabili formaggi. A poca distanza da qui si ergono Villalago e l’eremo di San Domenico, un santuario scavato nella roccia che si bagna nell’omonimo lago, che fu dimora del monaco benedettino; la piccola chiesa conserva un tesoro di affreschi e dipinti che decorano la navata severa, sormontata dall’altare neogotico. Da Scanno va verso il Molise imboccando la statale 83 Marsicana, che attraversa l’area meridionale del Parco Nazionale d’Abruzzo. Qui si incontrano il delizioso lago di Barrea, la “camosciara” piena di animali selvatici da fotografare, le antiche faggete e il borco di Pescasseroli dove sono custodite e le memorie di Benedetto Croce custodite da Pescasseroli. A un passo c’è l’altopiano del Fucino, oppure in direzione opposta, si costeggiano enormi campi coltivati dominati dall’antico castello di Celano. Di qui si riprende la statale 696, che attraversa il Parco Sirente Velino. In lontananza appaiono i tetti de l’Aquila, il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
MOLISE - Lago di Castel San Vincenzo Siamo in provincia di Isernia, a ridosso delle statali 17 e 652, che permettono di attraversare un territorio piccolo ma non per questo privo di attrazioni. Il lago di Castel San Vincenzo è un lago artificiale nato negli anni Cinquanta con la costruzione di una diga. Ma è ormai perfettamente integrato nel paesaggio ed è bellisismo. Qui si praticano pesca sportiva, gite in in canoa, rilassanti nuotate e camminate nella natura viva che si riflette nello specchio d’acqua. Il lago di Castel San Vincenzo prende il nome da piccolo borgo medievale incastonato tra i monti più meridionali del Parco Nazionale d’Abruzzo, a metà strada tra Lazio e Molise. E’ un luogo ideale per lo shopping, iniziando dall’artigianato tipico; nella cittadina di Scapoli, ad esempio, si tiene in vita l’arte della fabbricazione di oggetti in legno, fra cui la zampogna. Nell’ultimo weekend di luglio si svolge, da oltre 40 anni un curioso festival dedicato a questo strumento. Immancabile in paese un museo dedicato alla zampgna, che si raggiunge superando l’antica fortificazione longobarda che si snoda tra le splendide viste sulle montagne e la valle del Volturno. Per non parlare della tavola: viaggiando verso Castelpetroso, ad esempio, si incontrano vari agriturismi e caratteristici chalet in legno e pietra dove si viene accolti per gustare ravioli ripieni di ricotta e tartufo, polenta, grigliate e arrosti.
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Qui sopra, il piccolo lago di Scanno, incastonato tra gli aspri monti dell’Abruzzo. Nella pagina a fianco, i laghi d Como, Garda, Preola e in basso il Lago maggiore con le Isole Borromee.
info: 3923387888 Fb: Tailor’s Art Revolution
TAILORS ART REVOLUTION in collaborazione con l’artista Marina Kaminsky
- photo: Natalia Vasilishina
model: Anelya Izgenova
Arena Lifestyle 06/18- TREND: Impazza il camouflage
VESTITI, USCIAMO IN... CAMOUFLAGE
Filologico, disegnato, arricchito da decori: il mimetico, in francese ‘camouflage’, sta diventando, così come il rosa, il nuovo nero. Acquistandolo adesso, c’è il rischio di portarselo dietro fino all’inverno inoltrato, sotto cappotti, pellicce e piumini.
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toni come il rosa shocking, da portare con gonne a balze dallo stile preppy. Dries Van Noten ha porta in passerella una blusa con motivo camo definito da paillettes multicolor. Il brand Amiri completa la sua collezione con chemisier in cachemire e cotone extra long, spacchi laterali e tasche applicate: un mix ultra femminile. Sì, la stampa mimetica pronta a invadere il nostro guardaroba, in questa stagione, ci regalerà una lunga coda di portabilità, andremo avanti così fino all’inverno, sia al maschile che al femminile. Che l’ispirazione venga dalla guerra fredda, dalle ferite belliche ancora aperte in giro per il mondo (in Siria e in varie nazioni africane) o dalla nostalgia degli Anni Settanta, non si sa. Ma è certo che la stampa camouflage, ogni volta che ritorna, ha la capacità di reinventarsi e non perdere d’intensità. I dettagli delle uniformi militari sono ancora una grande fonte d’ispirazione per tantissimi brand moda anche per questa primavera-estate 2018. Il mood mimetico rivive in diversi capi e accessori; dalla stampa più classica a nuovi cromatismi e inedite interpretazione, la camo-mania è più viva che mai. E spesso la
e le origini sono militari, beh, le intenzioni attualmente sono pacifiche. Il camouflage è diventato - come il rosa- il nuovo nero. Vale a dire un color trend che non ha nessuna intenzione di scomparire tanto presto. Catturatelo ora e ve lo terrete per tutto l’inverno... Camo is the new black. O almeno così pare. Dopo il rosa, è lo stile militare, quello che trova la massima declinazione quest’anno. Il pattern mimetico ha conquistato da diverso tempo passerelle e streetstyle.Un po’ Soldato Jane, un po’ Lara Croft, il trend camouflage sembra infatti essere diventato una filosofia pacifica e permanente.Se anche di natura sportiva e maschile, gli stilisti hanno saputo reinterpretare il trend militare conferendo un carattere couture e sofisticato ai look che lo ripropongono, posizionando lo stile tra i più portabili nella quotidianità. Se quindi Off-White, Yeezy e Rag&Bone per la primavera-estate declinano il carattere sporty del mimetico attraverso la proposizione di bomber, giacche dritte e jeans skinny sia per lui che per lei. Isabelle Marant nella sua linea Étoile propone bluse mimetiche leggerissime con volant dallo stile “vedo non vedo”, insomma un camouflage arricchito di
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Impazza il camouflage /TREND: Arena Lifestyle 06/2018
troviamo abbinata al maculato, al floreale e -novità di stagione al tropicale. L’abbinamento perfetto per la fantasia militare è ovviamente il denim, verde e azzurro per uno stile casual e sportivo: sia che si tratti di un paio di jeans skinny in stampa militare, una T-shirt o una giacca, l’accostamento con il jeans è perfetto. Ma quest’anno si vede ben altro. Si trova ovunque il camouflage mixato a colori chiari come il giallo, l’arancione, il rosa cipria o l’azzurro pastello. Via libera anche all’abbinamento con il nero, un classico che non passa mai di moda. In tema athleisurewear, immancabile il look che unisce camouflage e con gli shorts o una tuta in jersey grigio perla.La collezione Spring/ Summer 2018 di 5 progress conduce i più esigente in un viaggio esotico che esalta la natura felice di mete caraibiche calde e incontaminate, il camouflage incontra piccoli pappagalli ara, fiori di ibisco variopinti, che si adagiano su maxi t-shirt o diventano patch, impreziosite da migliaia di micro paillettes oro. Il viaggio prosegue poi nel Mediterraneo di cui 5 Progress omaggia le colorate coste siciliane, tratteggiate da alberi di profumati limoni e di ciliegie. Un tandem con l’amaranto e i pregiati ricami all’uncinetto realizzati dalle mani sapienti di donne. Nell’armadio maschile il camouflage invade soprattutto il reparto giacche. È in nylon leggero sfoderato il giubbino di Blauer, stesso materiale per il bluson reversibile di Paltò, mentre il bomber di Herno è in cotone seersucker con bande in maglia elastica su collo, polsi e fondo. Chi invece gioca e si diverte a reinterpretare maggiormente il mimetico sono i marchi globali The North Face e Timberland. Il primo brand propone una collezione unisex, Tropical Camo – con materiali leggeri, altamente performanti, punta a un target preciso, dare nuova vita a questo pattern iconico. Il secondo invece rende omaggio alla famosissima giacca militare americana che si chiama M65.
Nel guardaroba uomo non può mancare una Military Camo Jacket, dal motivo geometrico all over: si apre con una zip nascosta sul davanti, offre una vestibilità ampia ed è realizzata in twill di cotone organico, lavato, per donare al capo quell’affascinante aria vissuta; concepita per il Compatible Layering System di Timberland, può essere indossata sovrapposta a una giacca tecnica trapuntata o in denim. Anche Replay per i suoi pantaloni militari maschili punta sull’originalità e sceglie il ruggine come nuance principale. Sono ad alto comfort pronti da indossare con una giacca, felpa o t-shirt in tinta unita.Passando agli accessori, vediamo il mimetico invadere semplicemente tutto, dalle sneakers alle borse, dagli orecchini ai sandali, dagli occhiali da vista ai marsupi. Lo zaino Tumi grazie all’espansibilità consente una maggiore capacità di carico e dispone di diversi scomparti, quello di Clarks in tela cerata invece non teme la pioggia e propone una fantasia camo molto discreta; infine regala una nota di allegria per chi resta in città a lavorare -grazie agli inserti in pelle gialla - il modello porta PC/iPad con tasca portabottiglia o portaombrello e anti-frode RFID firmato Piquadro. Per i lunghi viaggi c’è la valigia rigida di Eastpak, resistente ma leggera e realizzata con un materiale ibrido innovativo in tessuto e schiuma. Come tocco finale al camo outfit, non possono mancare gli occhiali. Sono comodi e leggeri quelli firmati Dolce&Gabbana, da portare anche di sera, con un look total black. Per chi, quando arriva il sole, vive col cappello, ecco il design camo di La Martina che si accorda con l’orologio G-Shock di Casio, decorazione ‘ti vedo e non ti vedo’, cassa e cinturino in resina, impermeabile fino a 20atm. Una declinazione di camouflage in rosso, colore supertrendy di questa stagione, 2018, è proposta da Louis Vuitton in lana e cotone lavorati a maglia: il motivo camouflage è serigrafato su uno sfondo Monogram jacquard. Anche Valentino cede al trend: propone dei costumi camouflage con stampa mimetica davvero irresistibili.
ARGENTO, ROCK E PIETRE. L’ESOTERISMO FIRMATO PIETRO FERRANTE Esoterismo, accenti rock, originalità e stile, si fondono sapientemente nella nuova capsule collection di anelli firmata dal jewelry designer, Pietro Ferrante. Un’esclusiva linea di ring unisex in argento 925 realizzata interamente a mano in Italia tramite la tecnica della cera persa, impreziosita ora da dettagli esclusivi, autentici intarsi e da piccole borchie all over. Protagonisti della cornice centrale, rifinita nei minimi dettagli, luminose perle Mabè dalla forma emisferica o pietre ovali in taglio cabochon. Dal lapislazzuli, che stimola il Terzo Occhio e allontana rabbia e pensieri negativi, al turchese, che aumenta la forza spirituale e la capacità di esprimersi stimolando capacità chiaroveggenti. Passando per l’onice, che lavora sul primo chakra, collegato al nostro istinto di sopravvivenza, alla stabilità, al bisogno di mettere radici e di trovare il proprio posto nel mondo. Sono gioielli strong dall’aria vintage, adatti ad ogni outfit, alcuni ispirati alle atmosfere caratteristiche dei bar americani con musica dal vivo, altri ad antichi anelli nobiliari, con l’eliminazione dei tratti barocchi e l’aggiunta di touch contemporanei. Una collezione unica, che sottolinea, ancora una volta, il gusto specialissimo di Pietro Ferrante, un designer amante dei contrasti e fiero della sua vocazione street e punk.
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Costume camouflage di Valentino. Anello di Pietro Ferrante
Arena Lifestyle 06/2018 / FASHION - Pitti Uomo 2018: optical power!
94° PITTI, LO SHOW UOMO SI FA OPTICAL
Multirighe, multicolor, optical. Un uomo coloratissimo, proiettato nel futuro, come lo immagina Sergio Colantuoni, lifestyler della kermesse che si apre alla Fortezza da Basso di Firenze dal 12 al 15 giugno prossimo. Con eventi ‘fuorisalone’ che invadono tutta la città.
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ta per aprire i battenti Pitti Immagine Uomo: il lancio della manifestazione viene affidato alle note electro pop e alla grafica optical del video P.O.P Pitti Optical Power.
L’edizione n.94 del salone internazionale dedicato alla moda maschile, dal 12 al 15 giugno alla Fortezza da Basso di Firenze sarà un 24h party people visuale e virtuale very glam. Parola di Agostino Poletto, direttore di Pitti Immagine Uomo: “Sarà una festa visuale e virtuale che stimolerà nuovi orizzonti della percezione e della prospettiva delle cose, grazie alla curatela di Sergio Colantuoni”. Insomma, un’esplosione di colori ideata da un creativo semplicemente esplosivo. Eventi su eventi renderanno come sempre magica questa manifestazione, che anno dopo anno si conferma punto di riferimento mondiale nel mondo del menswear e del lifestyle contemporaneo. All’ edizione 2018 saranno presenti ben 1.240 marchi, di cui 561 stranieri. Numerosi progetti doneranno nuova linfa all’universo dell’outdoor, con tante idee che mirano a vestire bene anche chi ama vivere all’aperto. Fra gli elementi di spicco di questa edizione, c’è molta curiosità per l’ondata di talenti proveniente dal Nord Europa e dall’Europa dell’Est.
Fra gli eventi da non perdere, secondo gli addetti ai lavori sono il debutto di Ice Play, la nuova linea di Iceberg dedicata alla street couture; le novità del brand Paul&Shark by Nick Wooster: il designer americano ha preparato una bellissima capsule collection. Poi c’è il progetto beachweare di Ermenegildo Zegna, che andrà in scena con uno show all’interno di uno spazio indipendente – il Cortile del Teatrino – e con una modalità di presentazione sperimentale. Uno spazio dedicato accoglierà anche i brand della scuderia Basicne: K-way, Sebago e Superga al Padiglione delle Ghiaia. In Fortezza da Basso, si potrà vedere il 45% del totale dell’offerta fashion, i 60mila metri quadrati presentano ampie zone rieditate e rinnovate: ci saranno ambienti aperti alla ricerca, alla sperimentazione e spazi dedicati al relax dei visitatori. Tema di questa edizione, che si avvale ancora del contributo straordinario del Ministero dello Sviluppo Economico e dell’ Agenzia ICE per potenziare l’ ospitalità per i buyers, le media relations e la pubblicità. Tutto sarà “P:O:P: Pitti Optical Power”. Sarà una festa visuale e virtuale a tutto colore, il layout della fiera presenterà infiniti giochi di righe che si movimentano, ondeggiano,
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Pitti Uomo 2018: optical power! FASHION Arena Lifestyle 06/ 2018
si ritrovano sul piazzale della Fortezza e dentro ogni stand, in una situazione mossa e caleidoscopica curata da Sergio Colantuoni, lifestyler a 360 gradi (dalla moda alla cucina al design), il più raffinato ed eclettico creativo italiano: se si devono fare grandi allestimenti o grandi produzioni, come quelle di Pitti Immagine, chiamano sempre lui. Ha realizzato campagne pubblicitarie, ha ideato negozi, allestito fiere e stand. Inutile dire che le sorprese di questa edizione sono ancora una volta mozzafiato e che, tanto per dare un assaggio, -per girare dentro al salone ha pensato a una edizione speciale di biciclette declinate anch’esse con le grafiche Pop, create in collaborazione con Spinebike. Insomma, ci sarà moltissimo da fare e da vedere, si proveranno nuove emozioni e molti correranno a vedere la già citata sezione nuova, denominata “I Go Out”, dedicata all’abbigliamento per chi ama vivere a contatto con la natura. Il Menswear Guest Designer di questo Pitti Uomo sarà un designer inglese, il promettentissimo Craig Green, che terrà una sfilata esclusiva il 14 giugno. Lo Special Guest sarà invece il Gruppo Roberto Cavalli che, tornando quest’anno a sfilare a Firenze, segna un importante riscatto nella sua storia d’eleganza contemporanea. Il direttore creativo Paul Surridge presenta la collezione maschile sul sagrato della Certosa di Firenze. Tra gli eventi speciali previsti, c’è “Fanatic feelings”: una mostra curata da Markus Ebner e dal critico d’arte Francesco Bonami - promossa dal Centro di Firenze per la Moda Italiana e da Pitti Immagine - che punterà l’obbiettivo sull’attrazione che il mondo dello sport esercita sulla moda. Tra le novità degne di nota, anche la presenza in forma ufficiale della Cina con una sfilata organizzata da Studio Torricelli, che si annuncia uno show “all’italiana”. La collezione By Creations vanta manodopera cinese e indirizzo stilistico “tutto italiano”. La nazione ospite di questa edizione sarà la Georgia, con una fitta rappresentanza di creativi, molti dei quali hanno appena sfilato a Tbilisi: saranno visibili allo Spazio Carra in Fortezza.
Non saranno da meno i talenti fashion in arrivo dalla Scandinavia, riuniti in un progetto denominato Scandinavian Manifesto, in collaborazione con Revolver Copenhagen: saranno presentate ben 17 collezioni, firmate da fashion designers provenienti dai regni del nord: Danimarca, Svezia e Norvegia. Non mancheranno anche le innovazioni del Sol Levante: il creativo giapponese Fumito Ganryu, allievo della scuola di Comme des Garcons, ha scelto Firenze per lasciare il segno. Lancerà la sua etichetta indipendente con una sfilata alla Galleria Frittelli di Novoli. Sempre dal Giappone per Moncler Genius arriva a Pitti Uomo una capsule collection firmata Hiroshi Fujiwara, famoso per le sue avveniristiche creazioni. Un luogo che merita assolutamente un passaggio è Pitti Tutorship, il dipartimento di Pitti Immagine diretto da Riccardo Vannetti, dove sarà in scena la quinta edizione di Pitti Tutorship Reward, che ha per partner school la prestigiosa Parsons School of Design di New York. Nei primi tre giorni della fiera sarà gran festa alla Leopolda per i 70 anni di Herno, all’evento denominato Library: si racconterà la storia del marchio che dal 1948 ad oggi non ha mai tradito il Made in Italy. Sarà aperto dal presidente e amministratore delegato di Henro Claudio Marenzi, presidente di Pitti Immagine. Aveva 17 anni la prima volta che ha partecipato a Pitti e da allora ha solo accresciuto il suo entusiasmo. Tra gli eventi più spettacolari, ci sarà anche quello firmato Lardini, che riempirà di fiori il suo spazio. Grande attesa anche per la sfilata sporty del marchio tedesco MCM, e per il lancio della menswear capsule di COS, gigante del fast fashion svedese con base a Londra che sfilerà nel cortile dell’Istituto degli Innocenti con la sua linea minimal Soma, caratterizzata dal supercomfort e dall’elevato design. Torna a presentare a Pitti Uomo Federico Curradi, stilista fiorentinissimo (e anche direttore creativo di Peuterey) apre il suo atelier in Santo Spirito e nel giardino di un nobile palazzo
UN REBUS I NUMERI DEL TESSILE NEL 2018 L’anno 2018 è partito col segno positivo per l’industria italiana del tessile e dell’abbigliamento: nel primo trimestre ha fatto segnare una crescita del fatturato dell’1,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Bene l’export, anche se le dinamiche appaiono diverse tra un comparto e l’altro e addirittura all’interno degli stessi segmenti di business. Ma l’indagine congiunturale, resa nota dal centro studi di Confindustria Moda su un campione di 70 imprese operanti in tutti i segmenti della filiera, segnala una preoccupante «schizofrenia della domanda» e «tante sfumature e specificità che interessano le realtà settoriali».La raccolta ordini nel primo trimestre è risultata soddisfacente (+3,4%) per le aziende. Ma ora a preoccupare sono le condizioni ambientali prospettate di recente a Milano, proprio alla presentazione del salone Pitti da Claudio Marenzi, presidente della società fieristica Pitti Immagine e della federazione Confindustria Moda. «Il 2018 è iniziato bene, ma resta qualche perplessità sul secondo semestre per le tensioni geopolitiche e il rischio di dazi. Ripetere i buoni risultati del 2017 - ammette - credo sarà difficile».
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Sergio Colantuoni, lifestyler di molti eventi della moda, tra cui Pitti Immagine Uomo 2018
Arena Lifestyle 05/2018 / FASHION - Costumi, il trionfo dell’intero
L’UOMO VOGUE TORNA IN EDICOLA Il 12 giugno verrà celebrato con un party, a Firenze alle Serre Torrigiani, il ritorno in edicola de L’Uomo Vogue. In occasione del 50° anniversario della storica testata di Condé Nast, l’Uomo si presenta completamente rinnovato nella formula editoriale e per la prima volta in lingua inglese, rimarcando così il suo ruolo di ambasciatore nel mondo dello stile maschile italiano. Una curiosità: per il primo numero, le cinque storie di moda sono affidate ad altrettante fotografe donna – un inedito punto di vista femminile sullo stile maschile contemporaneo. GLI EDITORIALS DI PITTI UOMO Nascono gli Editorials di Pitti Uomo: due spazi-installazione al piano Attico del Padiglione Centrale, per immergersi in una sofisticata ricerca di oggetti curiosi e speciali. Una selezione autoriale di proposte dedicate agli stili di vita dell’uomo contemporaneo. Temi di questa edizione sono PET PEOPLE e PAPER PEOPLE, il tutto con un set design a cura di Sergio Colantuoni.
Costumi, il trionfo dell’intero FASHION Arena Lifestyle 06/ 2018
presenta la collezione che porta il suo nome con una speciale installazione. Non mancheranno ovviamente i pezzi forti della storia della moda maschile del nostro tempo: nell’area prestigiosa di Classico Italia, Belvest presenta il guardaroba più completo per l’uomo metropolitano che alla moda chiede outfit seri, classici e rassicuranti. Tra le novità del Pitti 2018 ci sono diversi capi di abbigliamento e accessori da uomo che segneranno le tendenze moda della prossima stagione calda. Per chi ama le anticipazioni, diciamo subito che da qui a un anno si confermerà il fascino del grande classico trench color caramello, da scegliere tra i top brand come Burberry, Duca d’Aosta e Allegri, brand notoriamente specializzato nelle giacche timeless e raffinate. Buone notizie per chi preferisce i piumini: in arrivo nuovi tagli design da Moncler, mentre Freedomday ha preferito puntare sulla sportività, la leggerezza e il color azzurro brillante. Tagliatore ha firmato, invece, una serie di giacche di pelle da uomo, sia classiche sia bomber, per soddisfare gli animi più rock. Per gli amanti della maglia, prendete confidenza da subito con il marchio inglese Drumhor: sorprende con i suoi pull in cashmere nuvola per la primavera, superleggeri e peso piuma, i fili nobili che approdano a trame mosse e effetti di colore. La lana con il lino strech e la seta, il merinos con tinture acquerellate, il cotone con il cashmere in tinta unita e con finiture a piccole righe multicolor sul colletto delle polo e sui bordi. L’estate esplode in un caleidoscopio di colori brillanti: il verde mela, il giallo limone, il rosa geranio, l’arancio papaya accostati alle palette più pacate dei blu e dei verdi, al rosa antico e al terracotta. Microgeometrie, righe interrotte per i cotoni superfine o quelle irregolari per i cotoni più pesanti che sembrano lavorati a mano, piccoli jacquard che danno vita a effetti optical e muovono le superfici.
I buyer internazionali, dopo la giornata in Fiera, si lasciano tentare dalla movida, occasione di svago e di business: molti eventi serali sono organizzati dai brand italiani.
PRONTI A ROMPERE LE REGOLE ARRIVA ARKISTAR Parte da Pitti Immagine Uomo 94 la rivoluzione fashion and design di Arkistar. Si tratta di un nuovo brand pronto a sbalordire il mondo della calzatura, grazie a un altissimo contenuto di tecnologia e design. Debutta a Firenze con la collezione primavera-estate 2019 disegnata daAlberto Del Biondi, tra le più prestigiose firme del design italiano contemporaneo a livello internazionale. Si è cimentato in una nuova sfida: raccontare la nuova evoluzione dello shoe design, proponendo calzature confortevolissime, innovative, sbalorditive dal punto di vista visivo. L’anima di questo progetto è la suola: un brevetto di nuovissima concezione, abbinato alla costruzione con materiali performanti, che uniscono il design a una piacevole sensazione per il piede nel movimento quotidiano. Oltre a essere presente a Pitti Immagine Uomo 94 con uno stand nell’area Urban Panorama, sarà in uno special project all’interno di Gerard Loft Firenze, che ospiterà in esclusiva una selezione della collezione PE 2019 e il video di presentazione. TOP GLAM AI POP UP STORES L’ area POP UP STORES presenta una proposta trasversale riservata ai prodotti lifestyle del guardaroba maschile: eyewear, calzature, borse e accessori da viaggio, ma anche oggetti di design molto interessanti Tra i nomi presenti quest’anno ci sono: Alice Made This, Edhèn Milano, Ettinger, F Clio, Fanga, HNDSM, Inverni, Lundi, Maison FParis, Maison Marcy, Mariella Martinato, Oscar Graves, Paolo Scafora Napoli, Riz, Spektre Sunglasses, The Bespoke Dudes Eyewear, The Silk Shirt Company, Tyler & Tyler, Ulturale.
TUTTI GLI EVENTI ON STAGE Tra gli eventi e i cocktail ai quali tutti ambiranno entrare spiccano la festa al Gucci Garden, la festa di Ermanno Scervino e l’inaugurazione della nuova boutique di Giorgio Armani. Martedì 12 giugno Gucci celebra l’apertura di due nuove sale della Galleria curata dal critico Maria Luisa Frisa, all’interno del Gucci Garden – ideato dal Direttore Creativo della Maison, Alessandro Michele – nello storico Palazzo della Mercanzia, in Piazza della Signoria a Firenze. Per l’occasione, nella boutique del Gucci Garden saranno presentati nuovi prodotti in edizione unica, con le illustrazioni di un artista al suo debutto nella collaborazione con la Maison. Brunello Cucinelli che proporrà come sempre un prodotto altissimo per la qualità e la distribuzione puntuale, sarà ancora un grande successo. Nella serata del 13 avrà luogo per amici e clienti il Cucinelli - friends -dinner, divenuto ormai un evento atteso nel calendario fiorentino.Birkenstock sceglie lo storico Giardino Torrigiani per una sfiata–showcase e un party, mercoledì 13 giugno. Lancerà il mood della collezione PE 19, arricchito da un “paesaggio sonoro” firmato da Michel Gaubert. E in Fortezza, allo spazio degli Archivi, il brand presenterà un Natural Skincare foot treatment suite, un bar all’aperto e tutte le categorie di prodotto.
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Arena Lifestyle 04 /18 - AGENT PROVOCATEUR/ Il grande ritorno di Al Bano e Romina
E si risposarono: tra loro Non vissero felici e contenti, per un po’ della loro vita. I fab two di Cellino San Marco, però, si sono rincontrati da un po’ e stanno tornando insieme. E forse si risposeranno. Una provocazione bella e buona, davanti a tante coppie che si separano. Una favola moderna. Un po’ come Brad Pitt e Jennifer Aniston. Daranno prima i nostri, in Puglia, l’esempio?
L
a conferma finale del ritorno di fiamma tra Al Bano e Romina e l’idea che possano sposarsi di nuovo fa sognare i fan, ma ancora non c’è, mentre andiamo on line, ma la conferma dei diretti interessati non dovrebbe tardare, visto che lei è già tornata a visitare la suocera. Chi doveva dire o no il da farsi sulla questione, si è già espresso. La madre di Albano, Jolanda, base della famiglia e - come conferma da sempre suo figlio - “ anche la testimone di 90 anni di storia d’Italia “ ha detto sì. Alla sua età è ancora inarrestabile e pensa che senza i suoi squisiti manicaretti l’Al Bano nazionale , che ha speonto da poco 75 candeline, possa deperire. Dunque la sua felicità per la ripresa dei rapporti tra gli ex coniugi vip di Cellino San Marco, dopo anni di sofferenze di fronte al loro divorzio, è un segnale sicuro per i media che si sono scatenati a tessere le lodi della famiglia ritrovata e a tessere la tela nera del dissidio tra lui e la ormai ex Loredana Lecciso. Chissà se il consenso e la felicità della signora Jolanda possano spingere Al Bano a compiere il grande passo che tutti sperano faccia, ossia di tornare all’altare insieme a Romina, 48 anni dopo le prime nozze. Intanto ora si godono già una gioia e i confetti, sono diventati nonni per la prima volta grazie alla figlia Cristel Carrisi. I due cantanti si erano divisi dopo anni di profondo dolore per la scomparsa dell’altra figlia Ylenia, scomparsa tragicamente nel lontano 1994 a New Orleans e mai più ritrovata. Fu proprio la sua sparizione a decretare la fine del matrimonio tra il cantante e la Power. Sofferenza e accuse reciproche, l’impotenza di darsi una risposta determinarono la crisi profonda tra i due, la separazione e scontri in tribunale. Poi, a sorpresa, erano tornati ad esibirsi insieme ‘una tantum’, nel 2015: cantarono il medley di “Cara terra mia”, “Ci sarà”, “Felicità” al Festival di Sanremo. Lei davanti alle telecamere pareva più sulle sue, mentre per lui, lo si capì, è stato subito ritorno di fiamma. E i suoi commenti su quel commento tolsero ogni dubbio. Da allora i contatti sono ripresi, creando un gran polverone nella storia tra Al Bano e la sua compagna Loredana Lecciso. Romina Power, del resto, non ha placato le polemiche, le sue recenti ingerenze sulla vita del clan di Cellino si sono moltiplicate, anzi ha alimentato le speranze dei fan che da sempre sognano di veder tornare insieme la coppia legata nel lavoro e nella vita. «Non so cosa è che mi lega ad Al Bano, un legame indissolubile... - aveva detto tempo fa Romina, ospite da Maurizio Costanzo - mi fa venire davvero i nervi. Questa cosa che ci lega non smetterà mai...» E al conduttore, che le chiedeva se si fosse mai innamorata davvero negli anni vissuti lontana da Carrisi, aveva risposto: «No. Ho pensato ‘trovo qualcuno più come me’ ma invece... Poi c’è un altro fatto strano, secondo me: le nostre voci insieme creano una vibrazione che arriva dentro anche a chi le ascolta... Provocano una sensazione di benessere». Inutile dire che queste parole hanno scavato un solco profondissimo tra il Carrisi e la Lecciso, che nel frattempo se n’era andata a stare per suo conto. Intanto Romina ha postato una vecchia foto di famiglia sul suo profilo Instagram. In attesa di sviluppi amorosi di secondo grado, la signora Jolanda torna al centro dell’attenzione dei media: sarà protagonista di un documentario, il 10 e 17 giugno, su Rete Quattro, dal titolo “Mia madre”.
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dietro un sorriso, una storia
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